Progetto inedito ideato dal direttore creativo Mattia Priori, il nuovo letto Hello by Noctis fa della sinuosità materica il suo punto di forza.
Luogo eletto al riposo e alla rigenerazione, la camera da letto muta forme e colori e si prepara ad accogliere nuovi sogni e vecchi amori. Noctis, affermata realtà con una straordinaria expertise nell’ambito dei letti tessili 100% Made in Italy, si sintonizza con i nuovi paradigmi dell’abitare contemporaneo con una nuova proposta per la camera da letto che unisce tradizione e modernità.
Hello, il letto versatile e accogliente
Essenziale e armonioso, Hello si distingue per la testiera avvolgente e scultorea in grado di ricreare la sensazione di un caldo abbraccio. Metafora del benessere, la soluzione può essere customizzata con due cuscini in memory foam rimovibili, come esige la tradizione Noctis.
Hello, tuttavia, formalizza ulteriormente il suo sguardo verso il futuro. È con questa nuova originale proposta che Noctis introduce l’innovativa retePolimera®, un importante passo avanti verso un futuro più sostenibile e un arredamento a misura di ambiente.
La rete, infatti, elimina il legno ed è realizzata in polimero, seguendo un processo di produzione completamente tracciabile che lo rende un prodotto 100% circolare. Inoltre, è in grado di garantire al contempo robustezza, solidità e longevità, tutte caratteristiche distintive dei prodotti Noctis e fondamentali per assicurare un’elevata qualità dei prodotti.
Nell’immagine, letto Hello h 27 di Noctis proposto nella versione matrimoniale con rete/materasso da 160×200 cm. Rivestimento in tessuto Fluff 0025 cat. B. Piedi Hello natural 11 cm.
Sopra, Hello h 17 di Noctis proposto nella versione matrimoniale con rete/materasso da 160×200 cm. Rivestimento Aida 19 cat. C. Piedi Hello neri 25 cm.
In foto, il nuovo letto Hello h 17 di Noctis proposto nella versione matrimoniale con rete/materasso da 160×200 cm. In questo caso è stato scelto il rivestimento Bentley 802 cat. C. Piedi Hello neri da 25 cm.
Le nuove lampade di design per esterno illuminano e decorano giardini, terrazze e balconi, ecco sei nuovi modelli scelti per voi
Le sere d’estate sono straordinariamente lunghe, ed è bello stare all’aperto favoriti dalla dolcezza dell’aria mite alla sera. Con l’estate gli spazi esterni della casa diventano i protagonisti assoluti: terrazze con belle tavole imbandite per cenare al chiaro di luna, giardini dove fare festa con gli amici, patii dove godersi un buon aperitivo.
Come illuminare queste sere speciali, all’insegna del relax e della compagnia? Le soluzioni per illuminare gli spazi esterni sono molte, noi abbiamo scelto per voi sei novità proposte dai migliori brand.
Lampade di design per esterno
Applique ORCHID PLUS di Axolight
Orchid Plus è la lampada firmata dal designer austriaco Rainer Mutsch per Axolight. Disponibile in più versioni, sospensione, applique, plafoniera, da terra e da tavolo, è proposta nelle finiture desertwhite, greige, laguna aqua. I diffusori ad imbuto realizzati in alluminio sprigionano fasci di luce sia diretta che soffusa. La tecnologia LED dimmerabile, previene il surriscaldamento assicurando così la massima durata della fonte luminosa. L’anima hi-tech di Orchid Plus emerge anche nell’utilizzo della tecnologia DIM TO WARM, che consente di diminuire il flusso luminoso aumentando di pari passo la temperatura colore del LED.
Lampada da terra Meduz di Royal Botania
Regala alla tua terrazza un tocco extra di lusso con la lampada Meduz disegnata da Kris Van Puyvelde per Royal Botania. Questa moderna lampada decorativa a treppiede è un elemento perfetto per creare un’atmosfera artistica in qualsiasi terrazza. Un oggeto che diventa un vero e proprio pezzo d’arredamento di grande impatto.
CAMPING di Linea Light
Versatile e dall’estetica accattivante, Camping è una lampada da tavoloportatile ricaricabile; chiamata così perché si ispira alle vecchie “luci da campeggio“, le iconiche lampade a olio trasportabili con una maniglia. Camping si distingue per la sua silhouette moderna con un occhio di riguardo alla tecnologia, alla portabilità e alla qualità. La piastra e la maniglia possono essere posizionate a diverse altezze, influenzando l’emissione luminosa circostante. La lampada è caratterizzata da tre diverse intensità di luce e, grazie alla tecnologia Warm TuneTM, la temperatura colore può variare da un minimo di 1700K (luce molto calda) ad un massimo di 4000K (luce naturale). www.linealight.com
MADCO, la lanterna minimalista di Elisa Ossino
Insieme alla designer Elisa Ossino, Ambientec sperimenta per la prima volta il colore dando un tocco caldo, emozionale e allo stesso tempo minimalista a una lanterna contemporanea. Il corpo luminoso di MADCO è una sfera adagiata su una struttura visivamente esile e ruotabile a 360° per modulare configurazioni di luce sempre diverse. La calotta inferiore che racchiude le componenti tecnologiche e il trasformatore, è declinata in una palette di cinque tonalità a scelta: oliva, pesca, terracotta, mostarda e ciliegia. Facilmente ricaricabile grazie al caricatore USB-C e con un elevato indice di impermeabilità (IP66), MADCO è un oggetto versatile e trasportabile. L’invito a sfiorarla e ruotarla è irresistibile, portandola con sé in terrazza, nel living, in camera da letto o nella stanza da bagno. Un oggetto che regala un tocco di leggerezza e giocosa eleganza ad ogni ambiente, perfetto anche per gli scenari contract dal dehors di un ristorante alla lounge di un hotel.
Lady D, lampada da terra e sospensione di Karman
Una sospensione (e lampada da terra) per cene all’aperto in un materiale anticonformista che preserva l’eleganza e la classe di un lampadario di cristallo, così come la principessa del Galles, di alto lignaggio ma dai modi semplici e sinceri.
La forma del diffusore, pensato da Matteo Ugolini per dare forma a “Lady D”, è un corpo di vetroresina bianca che esalta la silhouette della collezione da cui nella versione sospensione pendono gocce di cristallo. www.karmanitalia.it
La versione da terra non ha i pendagli in cristallo e si sposta grazie ad un anello sulla cima del diffusore.
TWILIGHT, disegnata da Paolo Zani per Warli
La lanterna da esterno Twilight di Warli ha un diffusore in vetro soffiato opalino finemente lavorato con incisioni a mano. Disponibile in tre dimensioni, la struttura è in acciaio inox, satinato o con verniciatura a polvere. IP 67 Colore bianco caldo. Dimmerabile con telecomando incluso. Base di ricarica a induzione con porta mini USB (IP 20) e cavo incluso nella confezione. Batteria ioni di litio. 3.7 V, 5200 mAH. Ricarica: 8h. Effetuare la ricarica con modulo spento all’interno. E’ consigliato ricaricare la lanterna almeno ogni 2/3 mesi.
Arredamento vintage: idee, consigli, foto ed esempi per creare ambienti con personalità.
Quasi mai le cose nella vita sono bianche o nere. Nell’interior design, in particolare, è la commistione di elementi diversi che genera gli ambienti più interessanti. Ecco perché oggi parliamo di stile Vintage, uno stile che noi amiamo molto. [credit photo: Alvhem]
Siamo Anna e Marco, esperti di interior design, ed oggi siamo qui con alcuni consigli su come arredare in stile Vintage senza sbagliare e senza far sembrare la tua casa un negozio dell’usato.
I mobili e i complementi d’epoca possiedono un fascino unico che risiede nella loro capacità di narrare una storia e di trasmettere un senso di nostalgia. Alzi la mano chi non ha mai pensato di acquistarne uno nei mercatini delle pulci o nei negozi dell’usato!
Più che una moda o tendenza, lo stile Vintage è un’estetica generale, che si evolve nel tempo. In effetti, molte tendenze di interior design (che per convenzione chiamiamo stili) degli ultimi decenni presentano elementi e decorazioni vintage o di ispirazione vintage, come Scandinavo, Shabby Chic, Country Chic, Farmahouse, Boho Chic o Industriale.
Da questo si intuisce che lo stile Vintage è molto versatile, in quanto varia in modo significativo a seconda del periodo storico di riferimento e di come viene sviluppato nel contesto contemporaneo.
Cos’è l’arredamento in Stile Vintage
Lo Stile Vintage nell’arredamento, combina elementi contemporanei ad arredi od oggetti che richiamano il passato, in una commistione che crea una certa continuità, pur creando punti focali ed elementi di interesse.
Da non confondere con lo Stile Retrò, dove invece si cerca di ricostruire l’arredo di un preciso periodo storico e se sei una patita delle scenografie di Mad Men o de La fantastica Signora Maisel, possiamo anche capirti!
Non devi vivere in una casa d’epoca degli anni ’40 o degli anni ’50 per creare uno spazio che ti ricordi il design chic e unico di quegli anni. Lo stile e i progetti dei migliori designer di quel tempo sono rimasti vivi nel corso degli anni e hanno trovato la loro strada nell’interior design di oggi.
Per quanto riguarda l’epoca, mentre gli oggetti d’antiquariato devono avere almeno 100 anni, i mobili e complementi d’arredo vintage sono più giovani: provengono da decenni passati, rispetto all’epoca contemporanea, quindi hanno più di 20 anni e meno di 100.
I mobili e gli oggetti non devono essere sempre originali in questo stile, anche se l’autenticità ha un certo peso per non far sembrare troppo artificioso l’ambiente domestico.
Attenzione, se non progettato con cura, questo stile può far sembrare rapidamente un ambiente datato, quindi speriamo che i suggerimenti di questo articolo ti aiutino a capire come portare uno stile vintage senza tempo nella tua casa.
All’interno del “vintage” in Europa ci sono alcuni decenni più amati, come gli anni ’50 del XX secolo, perché gli arredi di quell’epoca, con le loro linee pulite e le gambe affusolate, si abbinano meglio al design contemporaneo. Tuttavia ogni epoca ha i suoi punti di forza e mobili ed oggetti, in particolare di design italiano e scandinavo, sono molto apprezzati universalmente e alcuni sono diventati dei veri “classici”, presenti in molte case contemporanee di tutto il mondo.
80 anni di storia dell’arredamento mondiale. Stiamo parlando di epoche e stili di design molto differenti, come orientarsi? Il nostro consiglio principale è quello di creare un filo conduttore: selezionare quegli elementi dal design “simile” che si sposano benecon architettura e mobili contemporanei esistenti o scelti come base del nostro arredamento. Questo per evitare di creare mix poco armoniosi o di appesantire troppo la decorazione della casa, facendola assomigliare più ad un magazzino dell’usato, che ad un’abitazione accogliente.
Consigli pratici per arredare in Stile Vintage
Arredare in stile vintage significa combinare elementi retrò con un tocco di eleganza e sofisticatezza contemporanea. Una caratteristica importante di un ambiente vintage, quindi, è la presenza di oggetti e mobili vecchi e nuovi, creando un ambiente armonioso con l’eleganza del passato e il comfort di oggi.
In realtà non ci sono regole ferree e proprio per questo è un po’ difficile sia riuscire a creare un look coeso, sia da parte nostra dare dei suggerimenti generali. L’uso di questo stile di arredamento mette in mostra personalità ed originalità proprie, che si possono esprimere liberamente in modo più minimalista, classico o eclettico.
Ogni pezzo vintage, scelto con cura può essere unico e irripetibile, donando alla casa un carattere distintivo e uno spirito autentico. Il più delle volte la chiave è pensare alla funzione e lasciare il posto a forme semplici e senza tempo.
Detto questo, ecco alcuni punti salienti per creare un arredamento in stile vintage:
[credit photo: Bolaget]
1. Colori
Se non si è esperti di interior design, per evitare di creare un ambiente poco armonioso, sarebbe bene decidere prima quale epoca prediligere per gli arredi vintage, in modo da dare alla casa un fil rouge da seguire a partire dalla palette di colori dei mobili o dello stile originario. Tutto può anche partire da un pezzo d’epoca che si è ereditato o comprato in un mercatino.
Nel dubbio, come per molti stili di arredo contemporanei, in cui occorre mescolare mobili di epoche differenti, è comunque una buona idea optare per una palette di colori neutri, in cui tonalità come il bianco, il grigio o il beige creano una base elegante e permettono agli elementi vintage di risaltare.
Tuttavia, il colore è molto presente nello stile vintage. Per aggiungere tocchi di colore puoi scegliere di farlo attraverso alcuni elementi: rivestimenti di divani o poltrone, cuscini, tende, mobili, accessori e naturalmente pareti.
Quali tonalità? I colori pastello erano molto popolari negli anni ’50 e possono essere utilizzati per pareti d’accento, alcuni mobili e accessori. Abbinati ai colori neutri donano un aspetto moderno e senza tempo.
Lo stile vintage, come abbiamo detto, è molto versatile e lascia aperte molte strade, quindi puoi usare anche colori più vivaci o più scuri per mettere in risalto gli arredi. In questi casi, puoi dipingere le pareti, ma se hai paura di osare con il colore, aggiungi un muro d’accento o dipingi le pareti a metà, come a creare una boiserie.
I mobili sono il vero punto di forza dello stile Vintage. Per combinare al meglio arredi di epoche diverse, è sempre utile creare una base con gli arredi principali, scegliendo mobili dalle linee pulite, forme eleganti e senza tempo.
Puoi decidere di scegliere mobili disegnati in quell’epoca, ma prodotti ancora oggi, come le più famose icone di design. Ad esempio le classiche sedie DSW di Eames, le Ghost di Stark o le Y chair di Wegner che possono essere abbinate a tavoli contemporanei dalle linee pulite, così come a tavoli classici.
Per dare carattere e personalità, rivolgiti ai mercatini o magazzini dell’usato, dove potresti trovare il pezzo giusto senza spendere una fortuna. Ad esempio potresti trovare poltroncine con forme arrotondate anni ‘50 oppure un tavolino con piano in formica e gambe affusolate per accompagnare un divano contemporaneo dalle linee pulite o trovare una credenza anni ’60 da inserire nella tua cucina moderna.
Ad alcuni di questi mobili vintage puoi anche dare una nuova funzione o una destinazione diversa per cui sono stati creati: ad esempio, puoi utilizzare vecchie valige o una vecchia sedia come comodino. Noi ad esempio, abbiamo recuperato in un cantiere, in cucina, una lampada a sospensione anni ’60 di un bel colore verde acqua e l’abbiamo trasformata in una lampada da tavolo per il soggiorno aggiungendo un cavo colorato e per pochi euro abbiamo recuperato in un mercatino dell’usato due comodini della stessa epoca che abbiamo usato come mobili in bagno.
Attenzione a non mescolare mobili ed oggetti vintage a caso, poiché non tutti gli elementi sono fatti per stare assieme. Lo scopo è quello di creare una certa continuità, altrimenti finirai per perdere il potenziale di un bel mobile vintage, se non riuscirai a farlo risaltare nel suo insieme.
Anche in questo caso, c’è molta libertà di azione e come sempre è importante diversificare le texture. Per tende, cuscini, nuovi rivestimenti e copriletti, utilizza tessuti di qualità e resistenti come il cotone e il lino per un tocco fresco, il velluto e la seta, per un aspetto più glamour e lussuoso, scegli i tessuti tecnici contemporanei per la praticità. Accanto alle tinte unite, per i cuscini e alcuni accessori tessili, potresti optare per stampe con motivi floreali delicati o disegni geometrici discreti, per creare un aspetto Vintage Chic o puntare su fantasie più vivaci per uno stile Vintage frizzante ed originale.
I metalli sono spesso presenti in questo stile, cambiando materiale a seconda del decennio d’ispirazione: ottone e bronzo per gli anni ’50, acciaio e cromature per i successivi decenni, ma anche metalli laccati sono presenti in questo stile.
La carta da parati era molto diffusa nelle epoche passate a cui facciamo riferimento. Dopo un periodo di pausa, è tornata in auge negli ultimi anni. Per una parete d’accento o per una stanza più intima e accogliente, puoi optare per una carta dai motivi geometrici, naturalistici o floreali. Attieniti sempre alla combinazioni di colore scelta all’inizio e ispirati ad uno dei pezzi di arredo vintage scelti, non potrai sbagliare.
I complementi di arredo possono fare la differenza per creare l’atmosfera vintage giusta. A seconda del gusto e dell’epoca a cui ci si ispira, puoi aggiungere selezionati oggetti decorativi come telefoni vintage, radio d’epoca, dischi in vinile, vecchie macchine da scrivere, ma anche specchi con cornici decorative, ceramiche e molto altro. Anche una bella collezione può diventare un bel punto focale in soggiorno o in cucina. Attenzione a non farsi prendere troppo la mano con gli elementi vintage, altrimenti rischi di trasformare la tua casa in un set cinematografico o in un caotico mercatino vintage.
[credit photo: Maisons du Monde]
6. Pavimenti e rivestimenti
I pavimenti in legno sono trasversali. I parquet hanno attraversato tutte le epoche e se scelti in essenza di rovere e a spina di pesce sono anche senza tempo e adatti ad ogni stile. Quindi se hai pavimenti in legno originali o puoi installarne di nuovi, questa è la scelta più azzeccata per qualsiasi tipo di stile vintage.
Le cementine, le piastrelle di graniglia o quelle esagonali erano comuni nelle case del dopo guerra, puoi anche considerare l’uso di queste piastrelle per i rivestimenti di bagni o cucine. In questo senso, rimangono sempre perfette e intramontabili le piastrelle bianche diamantate o semplici a mattoncino.
E’ chiaro che in una casa contemporanea ci si aspetta di vedere anche materiali contemporanei come il resistente gres porcellanato, ma per abbinarlo allo stile Vintage, scegli piastrelle dai toni neutri, che fungono da sfondo elegante senza essere invadenti. Ti sconsigliamo quelle effetto legno, perché danno un tono troppo artificioso per questo stile.
7. Illuminazione
Riguardo le lampade c’è l’imbarazzo della scelta. Le aziende italiane hanno prodotto nei decenni passati importanti pezzi di design che sono diventati dei classici, tuttora in catalogo, come la lampada da terra Arco progettata dai designer italiani Pier Giacomo Castiglioni e Achille Castiglioni nel 1962, giusto per citarne una. Scegli alcune lampade con un tocco vintage, dal design senza tempo. Le lampade da tavolo, a sospensione e le plafoniere degli anni ’50 e ’60 sono pezzi facili da trovare nei negozi di modernariato, se vuoi dare una nota di carattere. Comunque sia, assicurati di avere una buona illuminazione generale e almeno tre punti luce per ogni stanza principale, in modo da creare un’atmosfera accogliente, che ben si sposa con questo stile.
[credit photo: Laëtitia & Philippe Rissetto]
8. Elettrodomestici
Se desideri un tocco di “calore” nella tua cucina moderna, puoi cercare alcuni elettrodomestici dal design vintage, ad esempio ispirato agli anni ’50, ma con funzioni moderne. Un’icona di stile in questo senso è il famoso frigorifero Smeg bombato, venduto anche colorato. Dello stesso stile anche impastatrice, tostapane, macchina del caffè all’italiana, ma anche un ventilatore possono aggiungere un sapore nostalgico, diventando elementi di carattere in cucina.
9. Sostenibilità
Infine, è bene ricordare che l’arredamento vintage è anche una scelta sostenibile, in quanto si favorisce il riutilizzo di mobili e oggetti anziché l’acquisto di nuovi prodotti. Questo tipo di arredamento può dare nuova vita a pezzi dimenticati o trascurati, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo uno stile di vita più consapevole. In questo senso lo stile di arredamento vintage è anche uno stile di vita.
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Quando si parla di progettazione e costruzione di nuovi edifici o di ristrutturazione di quelli esistenti, l’aspetto acustico è un elemento fondamentale da considerare. Come afferma Diasen, la qualità acustica degli ambienti influisce direttamente sulla nostra esperienza di vita e di lavoro e può avere un impatto significativo sul nostro benessere e sulla nostra produttività.
Per questo, è previsto che i progettisti di edifici rispettino le norme e gli standard che stabiliscono i livelli di isolamento acustico e di riduzione del rumore in diverse tipologie di costruzioni, come residenziali, commerciali, industriali e pubblici.
In questo articolo, esploreremo i principali aspetti legati ai requisiti acustici degli edifici. Vedremo quali sono i parametri chiave da tenere in considerazione, come il livello di isolamento acustico, la riduzione del riverbero e la qualità del suono.
Requisiti acustici passivi degli edifici: cosa sono e cosa dice la normativa di riferimento
I requisiti acustici passivi degli edifici sono le specifiche tecniche e i criteri di progettazione che devono essere rispettati per garantire un adeguato isolamento acustico tra gli ambienti interni ed esterni di un edificio. Non solo: nel nostro Paese, già più di trent’anni fa, sono stati riconosciuti i rischi legati all’inquinamento acustico e si è dimostrato l’impegno per ridurli e prevenirli.
La legge quadro sull’inquinamento acustico (legge 447/95), infatti, è una delle norme sul tema, che stabilisce che i Comuni debbano adottare regolamenti per attuare la normativa statale e regionale sulla protezione dall’inquinamento acustico.
Per raggiungere questo obiettivo, esiste la normativa di riferimento per i requisiti acustici degli edifici, il DPCM del 5 dicembre 1997. Questo decreto stabilisce le disposizioni attuative del recepimento della Direttiva Europea sugli edifici per quanto riguarda il miglioramento delle prestazioni energetiche e acustiche degli edifici.
In particolare, questo decreto stabilisce le prestazioni che gli edifici devono avere in termini di isolamento acustico per diversi aspetti, come la separazione tra le unità immobiliari, il rumore esterno, il rumore di calpestio e il rumore generato dagli impianti.
Esistono poi delle norme tecniche per determinare la classe di prestazione acustica richiesta. In questo senso, è necessario fare riferimento alla UNI 12354:2017, che fornisce le linee guida per la valutazione e la classificazione acustica degli elementi di costruzione e degli edifici, nonché i metodi di calcolo per determinare il livello di isolamento acustico richiesto.
La norma UNI 12354:2017 definisce le diverse classi di prestazione acustica, indicate con le lettere A, B, C e D, a seconda delle esigenze funzionali degli ambienti e delle sorgenti di rumore circostanti. Ad esempio, per un edificio residenziale, potrebbe essere richiesta una classe di prestazione acustica A per garantire un elevato isolamento acustico tra le unità abitative.
La normativa stabilisce anche i valori limite di isolamento acustico da rispettare per le diverse classi di prestazione acustica. Questi valori sono espressi in termini di livello di pressione sonora normalizzato e dipendono dalla frequenza del rumore da isolare.
Grandezze di riferimento e indici di valutazione
Nel contesto dei requisiti acustici degli edifici, le grandezze di riferimento e gli indici di valutazione sono strumenti utilizzati per misurare e valutare le prestazioni acustiche di un edificio. Le prime includono il tempo di riverberazione (T60), che indica la durata del suono nell’ambiente, e il livello di rumore di calpestio di solai normalizzato (L’n), che valuta il rumore generato dal calpestio su piani superiori, ma anche il potere fonoisolante apparente di elementi di separazione fra ambienti (R’), l’isolamento acustico standardizzato di facciata (D2m,nT) e i livelli di pressione sonora ponderati A come LA Smax e LAeq.
Gli indici di valutazione sono indicazioni utili per misurare le prestazioni di isolamento acustico delle diverse parti dell’edificio. Questi indici forniscono informazioni sulla capacità delle partizioni, come pareti e pavimenti, di ridurre il rumore proveniente da altre aree o da sorgenti esterne.
Li indichiamo di seguito:
Indice del potere fonoisolante apparente di partizioni fra ambienti (R’w), calcolato secondo la norma UNI 12354-1:2017, misura l’efficacia delle partizioni nel bloccare il rumore proveniente da altre stanze o ambienti. Maggiore è il valore di R’w, migliore è l’isolamento acustico della partizione
Indice del livello di pressione sonora di calpestio di solai, normalizzato (L’n,w): Questo indice si riferisce al rumore prodotto dal calpestio sui pavimenti. Misura la capacità del pavimento di attenuare il rumore di calpestio e contribuisce a creare un ambiente tranquillo all’interno degli edifici
Indice dell’isolamento acustico standardizzato di facciata (D2m,nT,w), che indica l’isolamento acustico delle facciate dell’edificio. Misura la capacità delle pareti esterne di ridurre il rumore proveniente dall’esterno, come traffico stradale o altre sorgenti di rumore esterne.
Nel DPCM sono indicate tabelle che inseriscono, per ogni ambiente come scuole, ospedali, uffici, abitazioni, i precedenti indici, espressi sotto forma di numeri, facilmente consultabili.
Certificazione acustica dell’edificio, cos’è e quando è obbligatoria
In conclusione, parliamo di un altro obbligo che riguarda soprattutto gli edifici di nuova costruzione e quelli che vengono immessi sul mercato per la vendita o l’affitto.
La certificazione acustica è obbligatoria per gli edifici di nuova costruzione a partire dal 31 dicembre 2011, nonché per coloro che intendono affittare o vendere la propria proprietà. Tuttavia, se l’edificio è stato costruito prima dell’approvazione della norma, la certificazione non è necessaria a meno che non si decida di affittare o vendere.
Per eseguire la certificazione acustica di un nuovo edificio, sono considerati i requisiti acustici passivi, che includono un adeguato isolamento tra gli ambienti e il rispetto dei limiti di rumore esterno stabiliti dalla legge.
Essa viene eseguita da esperti nel campo dell’acustica e delle vibrazioni che abbiano la competenza giuridica e le conoscenze necessarie per stabilire valori di rumore accurati. Ci sono figure professionali certificate che possono svolgere questa attività, come tecnici ARPA o periti di aziende private.
Il costo della certificazione acustica può variare in base alle dimensioni e alla tipologia dell’immobile. In media, il costo per una valutazione di base si aggira intorno ai 600/700 euro.
Tenuta di Forci si trova in Toscana, a nord-ovest del centro storico di Lucca e nella zona di Pieve Santo Stefano, da sempre la collina più ambita della zona, sia per la sua natura incontaminata che per i panorami mozzafiato che si estendono fino al Mar Ligure.
La proprietà, che dista solo 8 km dal centro storico di Lucca, si trova infatti in una posizione strategica, a 35 km dalla costa della Versilia, conosciuta sia per città d’arte e cultura come Pietrasanta che località balneari come Forte dei Marmi. Dista inoltre solo 40 km dall’aeroporto internazionale di Pisa e 80 km da Firenze.
Il cuore pulsante della tenuta è Villa di Forci: costruita nel XIV secolo, fu inizialmente concepita come residenza di caccia dalla famiglia Buonvisi. Un secolo dopo fu ampliata dalla famiglia in una splendida azienda agricola. Negli anni successivi, la villa e il territorio circostante raggiunsero gradualmente l’apice del loro splendore con l’aggiunta della magnifica loggia dell’architetto Vincenzo Civitali.
La tenuta è composta da circa 360 ettari di terreno con boschi, vigneti, alberi da frutto, orti e vasti uliveti, un anfiteatro naturale privilegiato e ricercato, che combina perfettamente la sensazione di aperta campagna, dove sembra che tempo si sia fermato, con l’accessibilità a tutti i servizi locali e alle attività culturali.
I casali in vendita da Knight Frank
All’interno della tenuta sono in vendita undici casali, ognuno di metrature diverse e con caratteristiche individuali, con diversi ettari di terreno agricolo.
Segalato, Sorgente e Palazzina
Tra questi, Segalato, un’ex casa di caccia, e Sorgente la vicina fattoria. Segalato si caratterizzerà per l’ampia zona giorno con cucina, cinque camere doppie e otto bagni per un totale di 650 mq di superficie. Sorgente, una volta ristrutturato, comprenderà una zona giorno, una cucina, quattro camere doppie e cinque bagni per un totale di 560 mq di superficie. Gli edifici sono circondati da circa 4 ettari di terreno con piscina e ampie viste panoramiche. Vi è inoltre Palazzina, un’unica cascina storica circondata da circa 1 ettaro di terreno con piscina. Una volta ristrutturata, la superficie di 380 mq sarà composta da una zona giorno, una cucina, quattro camere matrimoniali e cinque bagni.
La Villa di Forci e il nuovo santuario
Villa di Forci è invece il cuore della tenuta, circondata da una fattoria, da un’ampia corte con ulteriori edifici e da due frazioni sulla sommità occidentale, dove verranno sviluppati alloggi che verranno messi in affitto o utilizzati per ritiri spirituali. La fattoria comprenderà un ristorante, un negozio di prodotti agricoli, uno spazio artistico, una cappella per concerti e cerimonie speciali e altro ancora.
È prevista inoltre la costruzione di un santuario della salute olistico, programmato per rispondere ai principi e alle pratiche rigenerative della terra, seguendo la filosofia della trasformazione, della guarigione della mente e del corpo, della nutrizione sana e della nuova coscienza – dal “suolo alla cellula”. Le attività saranno ospitate all’interno di alcuni edifici agricoli storici riutilizzati e di cascine ristrutturate vicino alla Villa.
Il progetto di ristrutturazione dei casali
La ristrutturazione dei casali avverrà secondo un progetto specifico con requisiti di eco-sostenibilità. Noti studi di architettura locali, in collaborazione con lo studio londinese Michaelis Boyd, si occuperanno del progetto.
Un team di professionisti della Tenuta di Forci guiderà i nuovi proprietari attraverso l’intero processo di ristrutturazione. Gli acquirenti avranno la possibilità di personalizzare l’immobile, rispettando i requisiti delle autorità locali e il concetto di sostenibilità. Le maestranze si concentreranno sul riutilizzo e sull’uso di materiali naturali, ove possibile di provenienza locale. I progetti terranno conto del percorso del sole e della luce naturale in un’ottica di risparmio energetico.
Storia della tenuta agricola
Per secoli la Tenuta di Forci è stata fortemente caratterizzata dalla sua componente agricola. Gli attuali proprietari, la famiglia Van Ogtrop, stanno ulteriormente sviluppando la tenuta con vigneti biodinamici, oliveti biologici, progettazione di permacultura e agricoltura rigenerativa. Il tutto per il desiderio di creare e mantenere un ecosistema autosufficiente con la minore interferenza umana possibile.
Il vino e l’olio d’oliva sono i pilastri dell’azienda agricola e l’obiettivo principale è quello di arricchire il terreno per ottenere il massimo risultato da tutte le attività agricole. Gli oltre 4.000 ulivi distribuiti nella proprietà produrranno olio d’oliva e olive biologiche di altissima qualità. I 7 ettari di vigneti saranno lentamente implementati e trattati da una talentuosa squadra di viticoltori ed enologi secondo i principi e le pratiche della viticoltura biodinamica, iniziando con la produzione artigianale di vino rosso e introducendo in futuro vini bianchi.
La filosofia alla base del progetto è quella di dare nuova vita alla tenuta agricola attraverso concetti di sostenibilità ed economia circolare, temi chiave molto sentiti dai proprietari, coinvolti personalmente nel progetto su più livelli generazionali.
Cosa mettere in un’anfora per valorizzarla? Le anfore sono oggetti d’arredo sempre attuali, recentemente tornati di grande tendenza.
Sono eleganti e classiche e si possono reperire sia nei negozi di home decor, che nei mercatini delle pulci, che nei negozi di antiquariato.
Si abbinano molto bene agli interni in stile rustico, ma sono perfette anche negli interni classici, scandinavi o contemporanei.
Cosa mettere in un’anfora grande?
Le anfore grandi da interno che hanno la bocca larga in realtà non sono anfore: si chiamano orci o giare. Un tempo venivano usate per conservare olio oppure vino, oggi sono perlopiù utilizzate come decorazioni per il giardino o per gli interni.
Un’anfora da ingresso è generalmente così: grande e capiente. L’idea decòr più sdoganata (ma sempre di tendenza), vede la collocazione simmetrica di due giare gemelle ai lati della porta di ingresso all’esterno di una villetta o di una casa singola.
Se non sai cosa mettere dentro una giara o un’anfora grande, tieni a mente questa “regola” di home decor.
Solo le anfore con l’apertura ampia possono essere accessoriate. Le anfore grandi con la bocca piccola sono notevolmente più eleganti vuote, magari esaltate da un bel piedistallo di un materiale e un colore in contrasto.
Ecco qualche idea per decorare un orcio da mettere in casa (per comodità, userò il nome “anfora”, ma tu ormai lo sai, non è una vera anfora).
Cosa mettere dentro un’anfora piccola
Quando l’anfora è in versione petite le cose sono due: o pochi fronzoli o niente.
Come decorare un’anfora di terracotta?
Se hai trovato un’anfora di terracotta nuova di zecca e vuoi trasformarla in un’anfora antica, ho il tutorial che fa per te.
Puoi cospargere l’anfora di yogurt bianco (meglio se scaduto) con un pennello e lasciare asciugare. Ripeti l’operazione più volte per creare una patina antichizzata.
Per un tocco di stile in più puoi passare l’anfora nella cenere quando lo yogurt è ancora umido. Si creerà una trama in rilievo e giochi di chiaro-scuro. Disclaimer: quest’ultimo passaggio funziona solo sulle anfore da tenere in casa.
Perchè scegliere la pietra sinterizzata Lapitec anche per l’ambiente bagno
Superfici orizzontali e verticali, piatti doccia, interno e bordo vasca. Così come minipiscine, saune, top o ante di mobili lavabo costituiscono le diverse categorie di prodotto, nell’ambito bagno, che possono essere realizzate in Lapitec.
Del tutto priva di pori sulla superficie, la pietra sinterizzata Lapitec permette infatti di essere impiegata a diretto contatto con l’acqua e con gli agenti di pulizia. Un materiale straordinario, che non subisce alcun tipo di alterazione. Inoltre, assicura notevoli proprietà igieniche e di sicurezza grazie alla sua composizione interamente silica-free e agli alti coefficienti di attrito di alcune finiture.
Formati e colori delle lastre Lapitec
L’importante dimensione delle lastre, in formato XXL fino a 1540×3440 mm, consente di realizzare i rivestimenti doccia. Il risultato sarà un effetto minimal grazie all’assenza di giunti e fughe. Inoltre, la lavorabilità del materiale, agevola la personalizzazione e la creazione di arredi, anche con estetiche e colorazioni differenti.
Dai toni caldi al bianco assoluto, anche con venature passanti nella collezione Musa, per arrivare alle varie tonalità di grigio e nero. La pietra sinterizzata Lapitec si declina nella palette per eccellenza dell’ambiente bagno, dove le cromie naturali permettono di ritrovare il benessere personale.
Lapitec è disponibile nei tre spessori di 12,20 e 30 mm e resiste a urti e graffi, alterazioni dovute all’effetto dei raggi UV, a sbalzi termici e temperature estreme. E’ inospitale per muffe e batteri ed esprime le sue migliori performance in immersione, mantenendo del tutto inalterato il suo aspetto.
Cos’è la pietra sinterizzata Lapitec
Frutto di un processo produttivo coperto da 25 brevetti, Lapitec è un materiale per architettura, interior e product design. E’ realizzato con una miscela di minerali 100% naturali senza resine, inchiostri o derivati del petrolio. È interamente privo di silice cristallina grazie all’impiego di Biorite®, una componente minerale brevettata dall’azienda. E’ quindi un materiale sicuro e ancor più sostenibile, ed è disponibile in lastre di grandi dimensioni con tre possibili spessori, in 16 nuance e 7 finiture superficiali.
Lapitec è una pietra sinterizzata “a tutta massa”. Esterno e interno sono infatti identici, senza smalto e stampa digitale sulla superficie; una caratteristica che gli consente di essere lavorato in tutto il suo spessore, con costanza di aspetto e performance. Privo di porosità sulla superficie, è poi resistente a sbalzi termici, gelo e alte temperature, raggi UV, graffi, prodotti chimici. Per questo può essere impiegato a diretto contatto con l’acqua.
Le sue elevate performance, unite a una composizione green e ai formati XXL, consentono una grande versatilità di impiego. Lapitec è adatto per facciate ventilate e coperture, superfici orizzontali e verticali sia indoor sia outdoor, rivestimento piscine e di ambienti yacht, top di cucine o tavoli.
Hai presente quando entri in casa e vedi ordine e armonia? Ecco, queste sensazioni non sono date solamente dalla giusta scelta di arredamento, ma anche, anzi oserei dire soprattutto, dai piccoli oggetti decorativi, dalla loro quantità, da dove e come sono posizionati all’interno della stanza e della casa. In questo articolo desidero mostrarti qualche idea pratica su come disporre gli oggetti di home decor all’interno della tua casa, per prendere ispirazione e imparare ad applicare i consigli di home styling che ti permetteranno di provare ogni giorno quella piacevole sensazione di ordine e armonia ogni volta che varchi la soglia di casa.
Quando si arreda casa, ormai me lo avrai sentito dire più e più volte, si impiegano la maggior parte delle energie durante la scelta degli arredi principali e non si dà il giusto peso invece a tutti quei dettagli di home decor, che sono proprio quelli che fanno la differenza! Ovvero tutti quegli oggetti decorativi che creano quell’aspetto armonico e accogliente che hai tanto desiderato per la tua casa fin dall’inizio.
A dirti la verità questo (quello di sottovalutare il potenziale dell’oggettistica della casa) è un errore che ho fatto anche io quando sono venuta a vivere in questa casa (nel lontano 2010!). Forse perché l’ho arredata un pò di fretta o forse perché avevo la testa concentrata altrove. Poi pian piano mi sono resa conto che, nonostante l’arredamento scelto mi piacesse molto, mancava qualcosa. Gli oggetti decorativi, seppur pochi, c’erano, ma erano posizionati senza una logica precisa e armonica.
Quando mi sono sposata lavoravo in un’azienda come interior stylist da poco più di 1 anno e solo col tempo, grazie a tutto ciò che ho appreso e all’esperienza ho capito quali fossero gli interventi di home styling da applicare anche a casa mia, nella mia bellissima casa che tanto adoro!
Ora sono qui, su questo blog, proprio a condividerti tutto ciò che ho imparato in questi anni, perché desidero che tu possa provare le stesse e bellissime sensazioni che provo io a casa mia!
Troppo spesso vedo mensole, mobili della tv, vani a giorno sovraccarichi di soprammobili, oggettini e libri tutti ammassati tra loro senza nessun senso logico.
Quali sensazioni possono dare queste composizioni di oggetti? Ordine e armonia, oppure caos e disordine?
Sulla risposta direi che siamo d’accordo: caos e disordine!
Tu: “Ok Romi, ma mi vuoi demoralizzare?”
Niente affatto! Anzi, voglio fare subito con te un esercizio semplice ma pratico che ti permetterà di capire nel concreto ciò che puoi fare fin da subito per rimediare a questa situazione.
Esercizio pratico: facciamo uno styling insieme
STEP #1
Prendi un vano a giorno qualsiasi, quello che è sempre lì in disordine (può essere una mensola, una nicchia, il ripiano di un mobile) e liberalo, togli via tutto.
Togli tutti gli oggetti che gli stanno sopra…tutti eh!
Ora cosa provi?
Ah, che sensazione di respiro… Guarda quanto è grande quel ripiano, non te lo ricordavi, vero?
Ecco, ora che è grande però non significa che devi riempirlo tutto.
Dobbiamo cercare di renderlo bello! Bello e anche funzionale (in base alla zona in cui si trova).
Dai una bella pulita con un colpo di straccio e procediamo.
STEP #2
Ora ti ritrovi lì di fianco una montagna di oggetti. Dobbiamo capire se li vogliamo tutti riporre nel vano a giorno appena vuotato, oppure se possiamo fare una cernita ed eliminare qualcosa (= buttare ciò che non occorre più o riporre in un vano chiuso).
Per ognuno di essi chiediti: davvero lo voglio tenere a vista? Davvero è così bello o importante (es. ha un legame affettivo)?
STEP #3
Gli oggetti rimasti saranno i protagonisti del tuo nuovo styling del vano a giorno.
Tutti avranno un ruolo importante, il ruolo di far parte di una composizione armonica di oggetti.
Posiziona gli oggetti uno ad uno sul ripiano partendo dal più alto o dal più voluminoso, ad esempio dal vaso più alto, oppure da un gruppo di libri affiancati l’uno all’altro.
Procedi creando piccoli gruppi di oggetti distanziati tra loro. All’interno di ogni gruppo fai in modo che ci siano elementi alti, medi e bassi. Come ti accennavo 2 secondi fa, ogni gruppo deve essere distanziato dall’altro (quindi non avrai più l’ammassamento di prima) e tra un gruppo e l’altro è bene mantenere un dinamismo di altezze e forme.
Le composizioni di oggetti, se ben studiate e realizzate, possono trasformare l’aspetto estetico di una casa. Quando c’è ordine visivo, che anche ordine mentale, perché gli occhi sapranno dove guardare senza essere disorientati dal caos e dai troppi oggetti.
Fai un test con l’esercizio appena fatto insieme…lascia passare qualche giorno e dimmi se è cambiato qualcosa, a livello mentale intendo. Cosa provi ogni volta che passi davanti a quel ripiano appena sistemato? Ti dà serenità, oppure è rimasto indifferente? Le risposte a queste domande ti daranno la carica per sistemare un altro ripiano della casa, vedrai!
Quali sono le tipologie di composizioni di oggetti decorativi che si possono realizzare in casa
Potenzialmente qualsiasi superficie di appoggio, sia orizzontale, sia verticale, è adatta ad accogliere composizioni armoniche di oggetti. Per semplificare questo concetto, diciamo però che ci sono 3 principali tipologie di composizioni.
TIPOLOGIA 1 – Le composizioni con dietro una parete
Sono tutte quelle composizioni di oggetti posizionate su un piano di appoggio con nulla intorno, ad esempio: il tavolo da pranzo, l’isola o penisola della cucina, il coffee table, ecc…
Sono tutte composizioni visibili a 360° e cioè devono essere possibilmente armoniche su tutti i suoi lati, appunto perché sono posizionate al centro e noi ci muoviamo intorno ad esse quando fruiamo all’interno della stanza.
TIPOLOGIA 3 – Le composizioni a parete
Le gallery wall sono un esempio immediato di ciò che si intende per composizioni a parete. Sono molto decorative, non ingombrano spazio all’interno della stanza e sanno esprimere (attraverso le immagini dei poster o delle fotografie contenute al loro interno) il carattere e la personalità di chi abita la casa.
Ora ti mostro qualche esempio di composizioni armoniche di oggetti decorativi per la casa, che ho realizzato qualche tempo fa. Nel farle mi sono divertita a scegliere prodotti monomarca, in modo che se magari te ne piacesse una in particolare, puoi replicarla velocemente facendo un acquisto unico nello stesso shop.
La nostra casa deve essere composta da arredi principali e oggetti decorativi più piccoli. Gli arredi principali definiscono la funzionalità di uno spazio e l’estetica principale. Tutti gli oggetti di home decor definiscono quel tocco finale di armonia, personalità e carattere di una casa. Senza di essi puoi avere l’arredo più bello e funzionale che vuoi, ma la tua casa sembrerà sempre fredda e impersonale.
Trasforma la tua casa
Impara a trasformare la tua casa con un metodo semplice, pratico e per chi ha poco tempo, a trasformare la tua abitazione fredda e impersonale in una casa accogliente e bella da vivere.
ma spesso ci si dimentica che illuminare casa è fondamentale per un buon progetto d’interior.
illuminare casa scegliamo le lampade
Per illuminare casa nel modo corretto ,
è necessario scegliere le lampade con la giusta direzione di luce
In che modo?
Luce diretta
Luce indiretta
Diretta e indiretta
illuminare casa con la luce diretta :
Quali sono le lampade con luce diretta?
tutte quelle che hanno una direzione della luce in un punto preciso.
La luce diretta è indicata per ambienti che richiedono attenzione.
Ad esempio,
La lampada da tavolo può risultare utile per leggere un libro ,
In cucina le luci sotto pensili hanno luce diretta per illuminare il piano di lavoro,
Il piano cottura e il lavello .
Sopra al tavolo da pranzo per illuminare la tavola.
illuminare casa con la luce indiretta
La luce indiretta è perfetta per creare l’atmosfera.
il fascio luminoso è rivolto verso il soffitto o le pareti.
Le lampade con luce indiretta sono consigliate per mantenere la concentrazione durante la giornata lavorativa…
ed oggi giorno non si tratta solo dell’ufficio fuori casa…
pensiamo a quanti di noi lavorano in smart working
diretta e indiretta facciamo un mix
Per ottenere un risultato ottimale è opportuno combinare i vantaggi di entrambi,
un mix tra luce diretta ed indiretta renderà l’ambiente più confortevole.
Illuminare solo con luci indirette non basterebbe,
e con la sola luce diretta mancherebbe un po’ di comfort.
luce calda o fredda?
Non esiste una regola
Bisogna sceglierla in base alle proprie esigenze di illuminazione.
È bene considerare però ,
Che la tonalità della luce influisce molto sul nostro stato d’animo a seconda della sua intensità.
perciò,
scegliere come illuminare ogni spazio nel modo giusto è importante per ottenere un grado di comfort ed efficienza adeguati all’ambiente in cui ci troviamo.
Sedie, tavoli e coffe-table, la collezione Rememberme regala nuova vita agli abiti trasformandoli in arredi sostenibili
Nato dalla creatività di Tobias Juretzek e dall’artigianalità di Casamania by Horm, la collezione Rememberme è sinonimo di innovazione e sostenibilità. La linea è infatti progettata per dare nuova vita agli abiti a noi più cari, al suo interno coesistono lo sguardo verso il futuro e il desiderio di mantenere vivo il passato.
Inquinamento, quanto incide l’industria tessile?
Secondo un recente articolo pubblicato nel sito del Parlamento Europeo, il settore tessile è tra i principali responsabili dell’inquinamento del pianeta. La produzione tessile ha bisogno di utilizzare molto acqua, senza contare l’impiego dei terreni adibiti alla coltivazione del cotone e di altre fibre. Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5milioni di tonnellate di microfibre nei mari.
Si calcola, infatti, che l’industria della moda sia responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme.
Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nell’UE nel 2020 hanno generato circa 270 kg di emissioni di CO2 per persona. Questo significa che i prodotti tessili consumati nell’UE hanno generato emissioni di gas serra pari a 121 milioni di tonnellate.
L’abbigliamento che finisce in discarica
In questi anni è cambiato anche il modo in cui le persone eliminano l’abbigliamento che non usano più. Molti capi, infatti, finiscono in discarica anziché essere donati.
Le soluzioni per ridurre questo impatto passano ovviamente cambiando i nostri modelli di consumo. E’ importante superare la cultura dello spreco dell’abbigliamento stagionale, indossati solo per pochi mesi, e optare per capi senza tempo, di qualità e durevoli. Inoltre, è altrettanto importante dare una seconda vita ai vestiti che non indossiamo più, vendendoli su piattaforme online di seconda mano, donandoli a enti di beneficenza per il riutilizzo o riciclandoli in altri prodotti, proprio come la collezione Remeberme.
Dal riciclo di abiti nasce la collezione di arredi Rememberme
La collezione si fa portavoce delle attuali problematiche sociali di sostenibilità e riciclaggio. Il designer ricava infatti il materiale, per la realizzazione della linea, dall’utilizzo di vecchi indumenti come jeans e magliette di cotone mischiati con una specifica resina atossica di origine vegetale. Gli abiti sono oggetti portatori di ricordi e di memorie e che conferiscono così a ogni singolo prodotto un valore aggiuntivo. Con Rememberme la personalità degli abiti continua a vivere dando espressione ai materiali e alla loro storia di vita.
Rememberme si sviluppa in sedie, tavolo e coffee-table dando vita a una proposta sostenibile completa.
Naturalmente, non ci saranno mai due prodotti identici, ogni pezzo è inevitabilmente unico nel suo genere.