Il progetto di restauro proposto va oltre i convenzionali confini disciplinari e introduce una strategia funzionale intelligente, semplice e flessibile al tempo stesso. Il confronto tra nuovo ed esistente avviene tramite la rottura dei logici rapporti tra spazi e funzioni, permettendo una moltiplicazione delle attività e delle relazioni. Si tratta di un approccio avvolgente tramite cui materiali e finiture trovano un nuovo senso. All’esterno gli edifici vengono conservati nella loro materia originale, custodendo all’interno una costruzione pienamente contemporanea. Un box modulare e componibile completa l’intervento che, consentendo varie modalità di utilizzo, permette l’attivazione puntuale di specifici eventi all’interno di uno spazio pubblico diffuso e interattivo.
PROGETTO: Porto Culturale Parma LUOGO: Parma, Italia TIPOLOGIA: Centro Culturale ANNO: 2016 STATO: Progetto Preliminare DIMENSIONI: 4.300 mq DISCIPLINE: AR – ST – MEP
Capita spesso di associare a un significato un colore specifico. Ne siamo circondati, il mondo è fatto di segni e i colori fanno parte di questo schema. Il semaforo ne usa tre, i parcheggi, i cartelli, tutto o gran parte di ciò che si possa definire antropizzato è un sistema di segni e significati. Non abbiamo inventato nulla, è solo un riprendere ciò che ci circonda. La natura, le piante hanno sviluppato con colori metodi di riproduzione, di difesa, di mutamento. È un sistema complesso, ma anche smart che ha sempre fatto parte di noi.
La trasposizione del significato al simbolo è ciò che l’uomo, osservando l’ambiente, ha semplicemente preso in prestito. La mimesi, lo stacco, la sfumatura, sono tante declinazioni dello stesso metodo comunicativo. È innegabile che i riflessi si vedano anche nell’arte, nell’architettura e, dal ‘900 in particolare, queste tecniche sono diventate parte di studi approfonditi. Tanto per citarne alcuni: il periodo rosa e blu di Picasso, Mondrian e i colori prima, Itten e il Bahuaus, Aldo Rossi e i suoi padiglioni. L’architettura usa tale strumento anche per definire la funzione. Tecniche di cromotorapia associano a spazi comuni colori caldi ma tenui, zone del riposo hanno bisogno di colori freddi per rallentare il battito e conciliare il sonno. Sostenibile è anche lo spazio che si adegua al suo utilizzatore; ne favorisce il comfort, è smart ma ricercato, usa la luce per definirne i volumi. Questo è ciò che si ritrova in ambienti del Co-Housing pisano, fiore all’occhiello di uno studio giovane ma pieno di risorse: ATIproject. Il richiamo al colore è un tocco preciso, puntuale, non esteso. È la firma che lega gli ambienti. È ciò che contribuisce a rendere uno spazio ospitale e combatte lo stress di una vita frenetica. Il colore diventa condivisione, in un modello di edificio residenziale che ridefinisce il concetto di socialità.
In una società in cui lo sharing, il peer to peer prendono campo, questa è forse la chiave di lettura migliore.
È di nuovo un nuovo anno e questo significa un’ardesia nuova e pulita. I buoni propositi escono dal cappello e sempre più persone ne hanno per l’interno della casa. Può essere più accogliente, più suggestivo, più chic, più colorato o più sostenibile (che non è privo di importanza). In breve, è tempo di dare un’occhiata più da vicino ai tuoi interni e vedere come puoi creare una “casa” nel 2020. Ti diamo già il primo consiglio per questo nuovo anno: veneziane in legno!
Per ogni stile di casa
La cosa grandiosa delle veneziane in legno è che si adattano a qualsiasi stile di casa. Rurale, scandinavo, industriale o botanico? Una veneziana in legno è sempre una buona scelta. Con molte diverse opzioni di colori e finiture, come con il nastro per scale puoi personalizzare completamente la tua veneziana. Fantastico, perché nessuno vorrebbe avere le tende a rullo standard del vicino. Giusto?
Una scelta sostenibile
Il secondo vantaggio è che le veneziane in legno sono anche una scelta sostenibile. Stiamo installando in modo massiccio pannelli solari per generare energia per compensare il nostro consumo di energia. Ti piacerebbe allora ridurre i tuoi consumi con la decorazione delle finestre?! Non è necessario acquistare costosi pannelli solari per compensare la bolletta energetica.
La decorazione delle finestre è particolarmente importante in questi mesi invernali. Normalmente si perde circa il 20-30% di calore attraverso le finestre. Appendendo qualcosa davanti alle finestre, ti assicuri di mantenere il calore all’interno. La decorazione delle finestre è davvero la scelta giusta!
Poiché le veneziane in legno coprono gran parte della finestra, molto meno calore può scomparire attraverso le finestre. Ciò significa che non è necessario riscaldare tanto in inverno, perché il calore è già sospeso in casa. E in estate queste stecche orizzontali trattengono il calore, in modo da non dover usufruire del climatizzatore. Quindi situazione di assoluta vittoria!
Belle veneziane in legno per tutte le tasche
Fino a qualche anno fa, la decorazione delle finestre era piuttosto costosa, quindi spesso acquistavamo le tende, le tende a rullo e le veneziane nei negozi di ferramenta. Dimensioni standard, semplici, dritte, banali e spesso anche nei colori base. Oggigiorno la decorazione delle finestre non è più così costosa e c’è una decorazione adatta per tutte le tasche. Questo vale anche per le veneziane in legno. E poiché puoi realizzare la decorazione della tua finestra su misura in molti negozi e negozi web, i tuoi nuovi avvolgibili (o tende, avvolgibili o tende a pacchetto) si adattano perfettamente alla cornice della finestra. Sono i piccoli dettagli nella tua casa che offrono un lusso extra.
Cosa sono i divani modulabili? Si tratta di una speciale categoria di imbottiti che, come dice il nome, sono composti da moduli indipendenti da abbinare tra loro in totale libertà.
Conosciuti anche con il nome di componibili, divani e divanetti di questo tipo stanno letteralmente conquistando i salotti moderni, al punto che le maggiori marche italiane e internazionali hanno almeno un divano componibile nella loro collezione.
Ma andiamo al sodo: cosa rende questi divani così speciali? E perché preferirli ai sofà fissi? Te lo spiego elencando 9 buone ragioni (e tante ottime idee) per scegliere un divano da comporre tu stesso.
Divano componibile = divano su misura
È impossibile parlare di divani componibili senza parlare del concetto di misura. Non mi riferisco però ai divani fatti su misura (per quelli ti consiglio un divano realizzato al centimetro), bensì a quelli che si adattano alla perfezione alle misure del salotto. E in questo i modulari non hanno eguali.
La composizione del divano segue uno schema modulare, per cui basta affiancare elementi uguali o diversi per ottenere il sofà della lunghezza, della profondità e della configurazione desiderate (compresa quella angolare).
Questione di schienale: divani modulabili con e senza spalliera
Divano con spalliera oppure no? Alzi la mano chi non si è mai trovato davanti all’eterno dilemma. Ebbene, una buona notizia: con i divani componibili non si è più costretti a scegliere.
Alcuni dei modulabili più famosi sono costituiti unicamente da cubi e isole, non hanno schienale né poggioli. Per intenderci, il principio compositivo è simile a quello dei divani da terra, con la differenza che molti sofà componibili comprendono, tra i vari accessori, cuscini zavorrati multiuso utili come poggiaschiena o poggiabraccio.
I cuscinetti sono dotati di un contrappeso interno che aiuta a mantenere la posizione scelta. Basterà semplicemente spostarli da un lato all’altro dell’imbottito, più o meno in profondità, per adattare il divano alle occasioni, al numero di posti necessari o al tuo personalissimo ideale di comfort.
Un divano da comporre, scomporre, smontare e rimontare
Tra tutti i pro dei divani modulari, la semplicità di montaggio è uno dei principali. Cambi casa? Ti trasferisci in un’altra città? Nessun problema: il divano può venire con te.
Nella maggior parte dei casi, i moduli imbottiti si fissano l’uno all’altro con baionette, calamite o ganci a forchetta. Un sistema di assemblaggio piuttosto rapido ed intuitivo, che non richiede particolare sforzo e risulta essere alla portata di tutti.
Se il montaggio dei divani componibili è facile e veloce, lo smontaggio non è da meno. Anzi, scoprirai un vantaggio in più: con tutta probabilità, durante il trasloco i componenti del divano passeranno dalla porta o dalle scale senza problemi né intoppi. (E se ancora te lo stai chiedendo, sì, questa è la prova che i divani smontabili esistono!)
Aggiungi un posto… sul divano: moduli indipendenti per sedute in più
I parenti lontani, gli amici storici, i compagni di calcio di tuo figlio. Per la serie: un divano grande può fare la differenza.
Quando si parla di posti a sedere, i modulabili dimostrano una certa trasversalità. Diversamente dai lineari standard, per cui il numero di sedute è stabilito in partenza, i sofà da comporre sono divani in divenire, e come tali possono essere modificati in un secondo momento.
Aumentare il numero di posti di un divano componibile è un gioco da ragazzi: è sufficiente aggiungere al sofà preesistente tanti moduli quante sono le sedute mancanti. Ma esiste un’alternativa: i moduli indipendenti. Con piccole isole quadrate, pouf bassi e chaise longue, potrai sia garantire sedute in più per gli ospiti imprevisti che arredare piccoli angoli relax moderni e funzionali ad uso esclusivo (tuo, si intende).
Divani modulabili comodi comodi
A dispetto di un design poco convenzionale, il comfort dei divani modulabili è davvero notevole. Vuoi per le sedute imbottite, vuoi per l’ergonomia personalizzabile, i componibili centrano l’obiettivo: sono divani belli e comodi, accoglienti e invitanti.
La comodità è garantita da dettagli e da materiali di primissima qualità, che oltre a rendere il divano durevole e solido offrono un’esperienza di comfort davvero piacevole. Gli ingredienti del successo? Le imbottiture in memory, piuma e poliuretano indeformabile, ad alta densità o con zone a portanza differenziata, oltre a braccioli larghi e schienali ergonomici.
Divani bifronte: con un modulabile si può (ma attenzione alla profondità)
I divani bifrontali sono una piccola ma nutrita schiera di divani componibili che, come dice il nome, sono costituiti da due lati frontali. Detti anche bifacciali, questi sofà dalla doppia seduta sono rifiniti su 4 lati (benché un vero retro non esista) e sono spesso utilizzati per arredare il centro stanza di grandi saloni, sale o salotti.
I modelli più amati? I divani a doppio lato e i sofà con schienali riposizionabili, che si differenziano proprio per l’assenza di spalliere fisse. I primi sono divani con uno schienale centrale, da cui dipartono due sedute (una davanti e una dietro alla spalliera). I secondi sono divanetti modulari composti da isole in cui lo schienale vero e proprio è sostituito da cuscini a peso posizionabili liberamente lungo il sofà.
Dove posizionare un divano bifacciale componibile? Ovunque ci sia abbastanza spazio in profondità e si voglia creare un’atmosfera conviviale e informale. Non per nulla, i bifrontali sono comunemente considerati come divani da loft, da open space o da hall.
Divani modulari colorati: spazio alla fantasia!
Divani bicolore? Ottima idea… ma perché ridurre la scelta a due sole sfumature?
Divani bianchi con cuscini colorati? Bellissimi… ma non abbastanza creativi.
Divani multicolore? Finalmente si ragiona.
E la buona notizia è che i divani modulabili non pongono limiti alla scelta dei colori. Anzi, permettono di dare vita a composizioni coloratissime e perfettamente adattabili al contesto in cui saranno inseriti.
A voler seguire mode, anche quest’anno sono i colori pimpanti ad avere la meglio. Rosso cremisi, blu oceano, arancione acceso, verde lime e giallo senape sono le sfumature perfette per enfatizzare un divano componibile multicolor che, di per sé, lascerà a bocca aperta.
Oltre ai colori, i componibili permettono di puntare su abbinamenti di materiali per creare un ottimo effetto mix and match. Cerca di trarre vantaggio dalla modularità per creare divani bi-materia rivestiti in tessuto e pelle, stoffa e velluto, ecopelle e microfibra. E vale la pena dirlo: i moduli dei divani componibili sono rivestiti singolarmente, possono essere sfoderati e il rivestimento può essere lavato in lavatrice.
IL CONSIGLIO: se ami osare, dovresti azzardare con un bell’abbinamento giallo-blu. Non aggiungere altri colori, o rischierai di saturare l’ambiente: limitati ad invertire l’ordine dei cuscini del divano, per dare un ulteriore tocco di originalità.
Divani componibili moderni, strani, particolari
Chi dice colorato, potrebbe anche dire particolare. Perché, ammettiamo, il design dei divani componibili è tutto fuorché ordinario. Di per sé, i singoli moduli sfoggiano forme geometriche regolari (i cuscini sono cubi e parallelepipedi), ma quello che possono creare ha dell'incredibile. Basta spostare e riassettare le sedute per trasformare un componibile lineare in un divano quadrato, molto profondo e comodissimo, o addirittura in un divano letto matrimoniale senza meccanismo.
Se da una parte la dinamicità delle composizioni è l’asso nella manica dei divani modulabili più classici, dall’altra il design moderno stupisce con modelli che fanno della forma strana la loro carta vincente. Un esempio? I divani componibili curvi. Di norma composti da due elementi e un pouf ovale, questi divanetti curvilinei sono meno versatili nella componibilità, ma altrettanto accattivanti nell’aspetto.
Divani componibili per spazi piccoli e grandi
Ultimo vantaggio, ma non meno importante: la versatilità. Dritti e lunghi, ad angolo, con poggiapiedi, terminale o isola… l’estrema libertà compositiva rende gli imbottiti modulabili dei veri campioni di trasformismo, capaci di conferire al salotto un aspetto sempre nuovo.
Versatili nella configurazione, i divani modulari lo sono anche nelle dimensioni. Camerette, monolocali, spazi piccoli e ridotti: non c’è ambiente che non possa essere valorizzato con uno o più elementi da comporre tra loro.
Pouf extra large, chaise longue e sedute lunghe offrono idee per arredare anche locali grandi, che a dispetto di una superficie generosa hanno bisogno di soluzioni pratiche per sfruttare al meglio lo spazio a disposizione. È il caso dei soggiorni con pilastro centrale o colonne strutturali posizionate in mezzo alla zona giorno.
‘Beauty connects people’, tema del padiglione Italia ad Expo Dubai 2020, viene qui interpretato come espressione del genio creativo e della ricchezza culturale del nostro paese. Forti dello storico rapporto fra estetica e tecnica, la proposta progettuale riprende il tema dell’impianto tipologico a corte, ora scrigno di un simbolico albero centrale, metafora della centralità e della bellezza propri della natura. Attorno alla corte si sviluppa il percorso espositivo, leggibile dall’esterno tramite il gioco di bucature che disegna i prospetti. L’involucro riprende i temi della tradizione portandoli ad un livello estetico e tecnico fatto di contrasti espressivi e materici, all’interno del quale la luce e trasparenza giocano un ruolo cardine nel dare ordine allo spazio.
Il Nobu Restaurant di Doha è una vera e propria perla del design, con dettagli preziosi al suo interno e un’architettura studiata per stupire. Progettato dal designer David Rockwell del Rockwell Group, (ormai gruppo di fiducia dello chef Nobu Matsuhisa che gli ha affidato la progettazione di tutti i suoi ristoranti sparsi per il mondo), il Nobu si adagia sul litorale del Four Seasons Hotel, conquistando una vista privilegiata sul porto e sullo strabiliante skyline di Westbay.L’esperienza al Nobu comincia già dal percorso che porta al ristorante: un flessuoso ponte si snoda nell’acqua, facendone intravedere in lontananza l’architettura. Fatta di nastri di pietra ellittici, da cui fanno capolino le sfumature bronzate della copertura, l’immagine che balena alla mente è quella di una sinuosa conchiglia, che al suo interno richiamerà reminiscenze del mondo marino.Attraversato il ponte, l’ingresso a questo piccolo gioiello è sormontato da uno sbalzo impressionante, che accentua in maniera ancora più drammatica la circolarità della struttura, mentre una lenta cascata lungo una lastra di pietra contribuisce a innescare il mood giapponese.
Varcata la soglia, ad accompagnare il visitatore verso la scala di ingresso ai piani, c’è la poetica installazione del designer canadese Ken Gangbar progettata in esclusiva per il Nobu.
Composta da centinaia di pezzi di porcellana iridescente, è la prima suggestione legata al mare, con la sua somiglianza a un banco di luminosi e brillanti pesci bianchi.
Al primo piano si raggiunge la sala principale a doppia altezza. Qui le influenze orientali si adocchiano subito dai pannelli che avvolgono lo spazio, personalizzati per il ristorante dal designerKenneth Cobonpue, che utilizza la fibra di abaca, tipica delle Filippine, per produrre questi scenografici pannelli intrecciati.Il soffitto della sala è costellato da una serie di splendide luci a soffitto, create appositamente per il ristorante: una pioggia di sfere di vetro di diverse dimensioni e colori che incantano di giorno, ma ancora di più di sera, conferendo una piacevole illuminazione soffusa all’ambiente.
Allo stesso piano gli ospiti possono godersi un drink al White Pearl Bar. La sua elegante struttura in alabastro, impreziosito da inserti in bronzo, ben contrasta con il pavimento in granito e i divanetti a zigzag. Il risultato è un ambiente casual ma sofisticato.Il compito di concludere il percorso esperenziale al Nobu è affidato alla magnifica lounge esterna, il cui spazio è stato progettato su vari livelli per poter godere di una vista a 360° su Westbay, sul porto e sulla Corniche. Nell’arredo ritornano echi dello stile orientale, con coperture scultoree in resina che contribuiscono a creare intimità tra le varie aree di seduta della lounge.Il Nobu Restaurant si afferma a Doha come un importante riferimento nell’ambito del restaurant design, con un’architettura iconica impreziosita da elementi custom e spazi studiati nei minimi dettagli, tutto con lo sfondo di una vista che non ci si stanca mai di contemplare, a qualsiasi ora del giorno.
Images source: Credits to Four Seasons Hotel, Architizer, Rockwell Group, Ken Gangbar
Cosa fare quando si mescolano vintage e new? Può essere un’impresa difficile riuscire a mantenere fresco qualcosa di vecchio, per non parlare del baldacchino in mogano di nonna Maria che vorresti nella cameretta di tuo figlio. Credo che questo sia uno temi di decorazione più attuale e interessante: mescolare arte e mobili di tutte le epoche per creare un look curato piacerebbe a tutti, ma non è facile. Il rischio è quello di creare stanze dai mix pericolosi, che finiscono per risultare “un pugno in occhio”. Ci vuole buon gusto e, soprattutto, qualche accorgimento utile.
1. Mobili vintage in legno scuro: come bilanciare il design mantenendolo aggiornato e leggero?
In questo caso il rischio che i mobili rendano la stanza vecchia e datata è reale. Per contrastare questo effetto meglio puntare su un ambiente chiaro e luminoso, eliminando certe idee come applicare la carta da parati {che pur ci piace tantissimo}. La parola d’ordine è alleggerire. Cambia, quindi, eventuali tende pesanti e sostituiscile con tendaggi ultra sottili – di lino per esempio – senza fronzoli. Inserisci nell’ambiente oggetti di design d’autore, che non tramonta mai, scegliendo materiali moderni come l’acrilico o la ceramica dalle forme pulite e attuali. In tal modo il vintage sarà felicemente accostato alle cose nuove e il risultato sarà una mescolanza armonica.
2. Come aggiungere dipinti ad olio, Art Deco e tessuti roccocò mantenedo lo spazio pulito e moderno? Nell’immagine qui sotto puoi notare la sovrapposizione, ben riuscita, tra un dipinto fiammingo con due sculture in stile Calder di fronte a fotografia di Bert Stern scattata nel 1962. Tre stili artistici, tutti di epoche diverse, si uniscono per formare un mix pulito e avvincente. Lo styling è di Mariette Himes Gomez.
Il suo segreto è semplice: usa il bianco. Spesso le stanze perdono la loro lucentezza moderna, quando troppe opere d’arte sono appese a un muro saturo di colore. Le pareti bianche forniscono l’ossigeno necessario alle opere vintage per respirare. Vale anche la pena notare l’uso di libri da tavolino impilati per creare un’ancora visiva con un fascino grafico. Il risultato? Un angolo che sembra attuale e raccolto.
3. Un tavolo da pranzo con sedie abbinate: le sedie sono troppo datate ma non vuoi sostituirle? Ecco l’idea in più.
Unisci il tuo cimelio di famiglia a una serie di sedie in stile Luigi lungo ogni lato e poi aggiungi due sedie moderne, geometriche e di un materiale meno tradizionale del legno: pensa al metallo oppure alla plastica trasparente delle Ghost di Philip Stark prodotte da Kartell. Se questo è troppo eclettico per i tuoi gusti, considera un rapporto 50/50 di sedie imbottite rispetto a quelle moderne per un perfetto equilibrio tra trama e materiali. La cosa più importante è scegliere ciò che ami.
In questo articolo vediamo insieme come arredare una camera da letto piccola sfruttando al meglio tutti gli spazi a disposizione, quali mobili scegliere e in particolare le caratteristiche che devono avere. Le immagini si riveleranno utili per trarre spunti d'arredo interessanti e trasformare una camera mignon in un ambiente confortevole.
Partiamo subito elencando alcuni arredi di cui hai assolutamente bisogno se la tua camera ha una superficie limitata:
LETTO CONTENITORE L'alleato salvaspazio per eccellenza in camera da letto. Lo spazio extra del box diventa fondamentale per riporre lenzuola, piumoni e scatole con il cambio di stagione. Nella cameretta di bambini e ragazzi questo spazio in più può essere usato anche per giocattoli o attrezzature sportive. Il classico modello di letto con box contenitore a cui siamo abituati è quello con rete alzabile ma, se ben ci pensiamo, può essere definito "contenitore" anche un letto con cassetti e cestoni estraibili. In questo caso al posto di sollevare la rete è sufficiente estrarre i contenitori posti sotto la rete.
LETTO A SCOMPARSA Lo dice il nome stesso, il letto quando non è utilizzato scompare... dentro un "mobile contenitore". I letti a scomparsa sono sempre pronti all'uso e comodi: le doghe sono intere e il materasso è unico; non vengono piegati ma solo ribaltati e nascosti.
COMO' E SETTIMANALI ALTI La prima regola per arredare ambienti piccoli è sfruttare l'altezza e un comò settimanale è perfetto per questo compito. Quando in camera non c'è spazio per una grande cassettiera la soluzione è un mobile alto e stretto con tanti cassetti capienti, un settimino insomma.
COMODINI CUBO E CONTENITORI SOSPESI A volte per il poco spazio a disposizione si è costretti a rinunciare ai comodini ma buona cosa sarebbe scegliere dei comodini piccoli e capienti cioè comodini alti e stretti con tre o più cassetti. Per camere davvero mini esistono comodini di larghezza 30/39 cm, per camere piccole si può optare per comodini da 40/49 cm di larghezza, per camere piccole ma non troppo dei comodini larghi da 50 a 59 cm.
ARMADIO CON PROFONDITA' RIDOTTA Per quanto piccola sia la camera almeno un mini guardaroba ci deve essere e allora via libera ad armadi poco profondi e compatti. L'armadio Tilt ad esempio può essere scelto nella versione extra small di 35 cm di profondità, altri modelli sono invece disponibili con profondità 43,8 cm o 47,8 cm, più capienti ma altrettando compatti. Il segreto di un armadio piccolo sta nell'organizzazione interna: usa ripiani aggiuntivi, ganci appendiabito, porta cravatte e portascarpe e prevedi anche uno specchio.
ARMADIO A PONTE Se la camera è lunga e stretta puoi posizionare su un'unica parete il letto e l'armadio scegliendo per quest'ultimo un modello a ponte. Lo spazio contenitore si ricava così dalle colonne armadio di fianco al letto e dai pensili sospesi sopra il letto. Attenzione ad organizzali al meglio: nei vani più facili da raggiungere vanno messi gli oggetti di uso quotidiano, gli scomparti più in alto sono perfetti per il cambio di stagione e per tutti quegli oggetti che si usano occasionalmente.
Vediamo ora alcune immagini di mobili perfetti per arredare una camera piccola matrimoniale, una cameretta piccola per ragazzi e un ambiente piccolo da destinare agli ospiti. Foto ispirazione con tante idee alle quali forse non avevi ancora mai pensato.
Camera matrimoniale piccola
Arredare una camera da letto matrimoniale piccola richiede un doppio sforzo: scegliere gli arredi migliori e mettere d'accordo entrambi. Se lo spazio è davvero ristretto, nella scelta la funzionalità deve avere la meglio.
Camera ragazzi piccola
Non parliamo di camerette per neonati, piuttosto della stanzetta piccola di un ragazzo o di una ragazza. Gli adolescenti crescono in fretta e hanno bisogno di tanto spazio per riporre vestiti, scarpe, borse, zaini, libri e altrettanto spazio per studiare e rilassarsi.
Camera ospiti piccola
Arredare una camera piccola è già di per sè un'impresa ma lo è ancora di più se la stanzetta oltre ad essere usata come camera per dormire è anche studio o ambiente di servizio per stendere e stirare. In questo caso ci vogliono arredi salvaspazio e multifunzione che si trasformano in poco tempo e facilmente.
La tua camera da letto è piccola e non hai idee su come arredarla? Contattaci! Sceglieremo insieme gli arredi giusti per i tuoi spazi e studieremo come disporli per sfruttare ogni centimetro al meglio.
DEVI SAPERE CHE... Un decreto ministeriale del 1975 impone che ogni ambiente di casa rispetti delle precise dimensioni. In particolare per camere e camerette l'altezza minima è di 2,70 mt, la superficie minima per una camera matrimoniale è di 14 mq, la superficie minima per una camera singola è di 9 mq.
La nuova sede della “Forti Holding SpA” è l’archetipo della filosofia progettuale di ATIproject, sintesi perfetta delle idee di un piccolo team di progettisti, fondatore della grande realtà che lo studio oggi rappresenta. In essa si rileggono gli enzimi della trasversale creatività che ne caratterizzano i progetti. Il Centro Direzionale è un contenitore tecnologico in termini di efficienza energetica. L’uso dei pannelli fotovoltaici diventa parte integrante dell’immagine architettonica che, unitamente ai sistemi schermanti, differenziano il disegno dei prospetti all’interno della strategia bioclimatica di impatto sulle prestazioni dell’edificio. Il progetto, completato nel 2016, ha ottenuto la certificazione LEED GOLD nel 2018, primo nella regione Toscana.
Il nuovo quartier generale della Forti S.p.a., situato tra Pisa e Livorno, ospita gli uffici e il centro direzionale del gruppo aziendale. Il Centro rappresenta un chiaro esempio di architettura sostenibile. Le performance energetiche dell’edificio sono diretta conseguenza di una progettazione attenta agli aspetti bioclimatici; lo studio delle superfici opache e trasparenti è studiato in base al loro specifico orientamento.
Dalla strada principale, una grande hall accoglie i visitatori; il suo triplo volume si apre in una grande facciata ventilata. La facciata sud-est è invece caratterizzata da grandi vetrate continue opportunamente schermate da frangisole lineari a passo variabile. Queste scelte si riflettono all’interno in ambienti di lavoro con vista aperta sul verde e i monti. Il verde è presente anche all’interno dell’edificio con giardini pensili e terrazze rivestite in materiali naturali, contribuendo alla regolazione del microclima. Infine, la facciata sud è stata interamente rivestita con pannelli fotovoltaici. La produzione fotovoltaica copre gran parte dei consumi (>80%) per quanto riguarda il condizionamento invernale ed estivo e l’illuminazione. Grazie allo sviluppo di apposite soluzioni architettoniche, l’involucro diventa il primo impianto tecnologico dell’edificio. Parallelamente all’involucro è stato sviluppato un apparato impiantistico all’avanguardia, che impiega fra le altre cose impianti di illuminazione LED, un sistema geotermico per la climatizzazione degli spazi interni e ricuperatori di calore. Il mix di fonti rinnovabili e strategie di contenimento dei consumi fanno di questo complesso un punto di riferimento per l’edilizia sostenibile di tutta la Regione Toscana.
Decidere di ristrutturare la propria casa comporta la necessità di rinnovare completamente l’ambiente domestico, inserendo non solo nuovi complementi d’arredo, ma intervenendo sulla struttura stessa dell’abitazione con aggiunte, variazioni e via dicendo.
La ristrutturazione, d’altronde, a volte può rivelarsi una scelta obbligata per ammodernare una casa e metterla in regola anche dal punto di vista della Legge (basti pensare agli impianti elettrici che devono seguire determinate regole); e sia che il bene da ringiovanire sia una casa di proprietà, sia che si tratti di un appartamento da affittare, le opere di ristrutturazione più importanti devono essere eseguite dal proprietario dell’immobile e non dagli affittuari.
Ristrutturare da soli o con i professionisti?
È possibile farlo da soli o è meglio affidarsi a degli esperti del settore? Optare per l’una o l’altra soluzione, non è puramente una scelta economica, ma anche valutare se si sa bene dove mettere le mani e si è in grado di fare determinati lavori. Ecco cosa può rientrare nell’orbita del fai-da-te e cosa deve richiedere l’aiuto di professionisti.
Occhio agli obiettivi
Il primo aspetto da considerare quando si vuole ristrutturare una casa è pensare allo scopo finale: un immobile ristrutturato è sicuramente più bello, pulito, sicuro e funzionale; tutte cose che verranno apprezzate anche nel caso in cui si voglia vendere o affittare la casa.
Detto questo, occorre progettare la ristrutturazione e scegliere i materiali che serviranno: vernici per tinteggiare le pareti, piastrelle nel caso si vogliano cambiare i pavimenti, un nuovo tipo di arredamento, porte e finestre, accessori protettivi come guanti, tute, occhiali, scarpe e così via.
Fissare il budget di spesa
Prima d’iniziare qualsiasi tipo di ristrutturazione, va considerato il budget massimo che si è disposti a spendere. In taluni casi, ad esempio, e in base al risultato che si vuole ottenere, possono servire anche attrezzi particolari quali un taglia-piastrelle assolutamente necessario per i rivestimenti, o arnesi per abbattere e ricostruire pareti e così via. Oggetti che possono andare al di fuori del campo del fai-da-te e che, per l’utilizzo, richiedono mani esperte.
Ristrutturazione totale o parziale?
Sono essenzialmente 2 le tipologie di ristrutturazione: parziale o totale. La distinzione è molto importante non solo per il tipo di lavoro che si intende svolgere, ma anche per gli aspetti normativi che riguardano il settore, che cambiano in base ai progetti: alcuni richiedono determinate autorizzazioni rilasciate dal Comune nel quale si trova l’immobile da ristrutturare, il pagamento di eventuali tasse, l’adozione di pianificazioni specifiche.
Quando si parla di ristrutturazione totale, si intendono tutti quei lavori che cambiano in modo evidente l’interno della casa e anche l’aspetto esterno; fattore che, in quest’ultimo caso, può causare un maggiore impatto estetico sul tessuto urbano circostante. Ecco degli esempi di ristrutturazioni totali, che richiedono necessariamente i permessi del Comune:
demolizioni o costruzioni che mirino a ridefinire lo spazio della casa, compresa la realizzazione di fabbricati esterni quali cottage in legno di una determinata grandezza, caminetti o box auto;
ri-tinteggiatura delle mura esterne dell’abitazione;
costruzione di un ulteriore piano;
ri-pavimentazione di una strada privata che conduce all’ingresso della casa.
Nel caso, invece, di ristrutturazione parziale, si intendono tutti quei lavori che non incidono sulle facciate esterne dell’abitazione e che non stravolgono eccessivamente neanche i loro interni in termini di grandezza, struttura e così via. Esempi di ristrutturazione parziale di una casa, per i quali non è obbligatorio nessun permesso comunale, sono:
procedere alla ri-tinteggiatura delle pareti e di eventuali grate e/cancelli;
ri-ammodernare gli ambienti domestici con un nuovo tipo di arredamento;
non intervenire sulle pareti portanti dell’abitazione, ma limitarsi all’abbattimento di alcune pareti divisorie all’interno della casa o alla costruzione di nuove, al fine di avere uno o più ambienti in più (ma sempre rispettando la metratura originaria dell’abitazione);
sostituire gli infissi, l’impianto elettrico e quello idraulico;
montare condizionatori.
Il fai-da-te nella ristrutturazione
Fatta la distinzione tra ristrutturazione totale e parziale di una casa, occorre decidere se optare per il fai-da-te o per l’affido dei lavori a dei professionisti. Se si sceglie il fai-da-te, è opportuno, prima d’iniziare i lavori, preparare nei minimi dettagli un piano progettuale. Così facendo, si avrà una prima stima del budget di spesa, una panoramica sul tipo di arnesi necessari (una cui panoramica completa è presente sul ferramenta online casadellaferramenta.it) e si riuscirà a comprendere la fattibilità del progetto e, orientativamente, quanto tempo potrebbe richiedere la sua realizzazione.
Attenzione alle detrazioni
Vanno, poi, considerate le detrazioni fiscali: in questo modo, si possono risparmiare parecchi soldi, dal momento che molti lavori di ristrutturazione rientrano nelle agevolazioni statali; per visionare nel dettaglio tutte le detrazioni previste, si suggerisce di consultare il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.
In linea di massima, comunque, le agevolazioni fiscali previste per la ristrutturazione di una casa sono le seguenti:
per spese che non superino i 48 mila euro, c’è una detrazione dall’IRPEF pari al 36%;
nel caso di spese superiori e fino a 96 mila euro, la detrazione è del 50%.
Inoltre, a godere delle agevolazioni statali può anche non essere esclusivamente il proprietario dell’immobile, ma altri soggetti quali locatari, parenti che vivono col proprietario e così via.
Il requisito imprescindibile per ottenere i bonus è dimostrare, per mezzo di un bonifico bancario denominato “parlante” (una specie di bonifico col quale l’Agenzia delle Entrate è in grado di sapere se effettivamente il denaro è stato speso per ristrutturare l’abitazione), di aver veramente sostenuto le spese dichiarate.
Non tutto può essere alla portata di tutti
Al termine dello studio del progetto di ristrutturazione, è consigliabile cominciare i lavori solamente se si capisce di poter effettivamente svolgere in maniera soddisfacente l’opera, anche considerando obiettivamente la propria capacità manuale e tecnica.
È da tenere sempre presente che se, ad esempio, tinteggiare una parete può essere un lavoro alla portata di tutti, il discorso può mutare considerevolmente se si tratta di cambiare i tubi del gas, effettuare dei lavori sull’impianto elettrico o sostituire il vecchio impianto idraulico, anche perché, in genere, occorrono degli attrezzi che non tutti gli appassionati del fai-da-te hanno in casa.