16 Dicembre 2020 / / Idee

Approfondiamo un po’ le soluzioni per camere da letto piccole. Cosa è un letto contenitore e quali sono i vantaggi nell’averne uno?


Se vivi o hai vissuto in una casa piccola, ti ritroverai in quello di cui ti parlerò tra poco.

Abitare in una casa mini, con una camera da letto piccola, è davvero frustrante. Per quanto ti ingegni per trovare soluzioni salva spazio e posto per contenere tutti i tuoi oggetti, purtroppo non ci sono idee miracolose.

I muri non si possono abbattere a caso o trasformare in elementi contenitivi speciali. Il punto fondamentale per chi vive in spazi piccoli è l’organizzazione al centimetro dello spazio disponibile, soprattutto in camera da letto.

Un alleato direi immancabile in situazioni del genere è il letto contenitore.

Vediamo perché.

letto contenitore in tessuto grigio perla in camera da letto con parquet
CasaArredoStudio Annalisa

Letti a contenitore: conosciamoli più da vicino

Partiamo da qualche dato tecnico e informazione pratica su questi letti.

Come dimensioni di ingombro, siamo nelle misure di un letto matrimoniale standard. Quindi tra ai 180 e i 190 cm di larghezza e i 210 cm di lunghezza. Questa dimensione può variare in base al tipo di testata che scegli per il tuo letto: quelle imbottite, ad esempio, ingombrano di più delle testate in legno.

È infatti possibile avere un letto a contenitore di differenti materiali: non è detto che tu debba scegliere per forza un letto in tessuto, perché ci sono anche dei modelli in legno fatti con questa caratteristica.

Se stai scegliendo il tuo letto e ne vedi uno che di default non ha il contenitore, prova a leggere bene nella descrizione prodotto. Molto spesso è possibile aggiungere il cassone contenitore anche a modelli che di base non ce l’hanno. In questo caso la profondità del letto aumenterà e se quel letto aveva i piedini, nella versione con cassone non ci saranno.

soluzioni per camere da letto piccole: recuperare spazio con un letto contenitore in tessuto beige in camera in stile industriale
Letto Adina
Sai cos'è il letto sommier? Leggi il post per poter rispondere a chi ti vuole mettere in difficoltà 

Sai che ci sono differenti tipologie di apertura dei letti a contenitore?

Quella più diffusa è l’apertura del letto verso il lato più corto, quello vicino alla testata. Nei nuovi modelli i meccanismi di apertura rendono i movimenti molto più fluidi e leggeri, evitando spiacevoli incidenti.

Esistono però altri due tipi di apertura: quella in cui il letto si alza parallelamente alla base contenitore e quella che vede il letto aprirsi rispetto al lato lungo del letto.

Differenti aperture possono comportare anche costi maggiori, per il tipo di meccanismi utilizzati. La scelta dipende da diversi fattori: la conformazione della stanza, la disposizione degli arredi e il numero di volte che andrai ad aprire e chiudere il letto.

Sicuramente l’apertura del letto parallelo al cassone è la più semplice quando si tratta di pulire e rifare il letto, così come a livello di praticità di utilizzo dello spazio contenitivo. Le altre due tipologie di aperture rimangono comunque agevoli nella vita di tutti i giorni, quindi quando scegli rifletti bene su quelle che sono le tue attività e abitudini quotidiane.

camera da letto in stile classico con pareti grigio scuro, luci in vetro a sospensione e letto contenitore in tessuto
letto con contenitore e apertura a ribalta
Armadi e case piccole? Guarda questi esempi 

Soluzioni per camere da letto piccole. Perché scegliere un letto contenitore?

Vorrei esaminare un po’ meglio le motivazioni per cui in una camera da letto piccola il letto contenitore è praticamente un obbligo.

Magari anche tu come me non sei proprio convinta di avere un letto del genere, soprattutto se ti fermi a pensare al momento in cui il letto lo devi disfare e rifare. Se però andiamo a fondo del discorso, i punti salienti sono anche altri.

Più si vive in una casa e più gli elementi che accumuliamo aumentano. Perché è vero che per ogni oggetto che entra uno dovrebbe uscire, ma non lo si fa quasi mai (escludendo ovviamente i decluttering di massa che si fanno puntualmente ogni anno).

Quindi man mano che aumentano gli oggetti, aumentano anche gli spazi di contenimento in cui metterli, per evitare di averli accumulati qui e là. Pensa alle scarpe, al cambio stagione (se lo fai), alla biancheria del letto e il piumone: quanto spazio portano via solo questi oggetti?

Ti dirò che per me il piumone è il pezzo della camera da letto che mi crea più problemi. Gonfio ed ingombrante, non so mai dove metterlo. E il letto contenitore che avevamo quando abitavamo in una casa più piccola in questo mi veniva in soccorso.

Ma non solo: anche gli asciugamani in più, le lenzuola di scorta e i trolley. Davvero ci stava dentro di tutto, lasciando armadi e cassetti liberi per i vestiti e gli accessori.

Se a questo aggiungi anche il sottovuoto hai fatto davvero bingo.

Vedi che alla fine i vantaggi non sono pochi?

Hai ancora qualche remora per il fattore pulizia del letto contenitore? Ti posso dire due cose. Il fondo del cassone è rimovibile per quando è il momento delle grandi pulizie; ci sono dei letti che hanno un sistema di alzata del cassone assistita per agevolare il passaggio dell’aspirapolvere, ma comunque in linea di massima il braccio snodabile dell’aspirapolvere riesci a farlo passare.

Te lo dico io che l’ho fatto per un bel po’ di tempo.

soluzioni per camere da letto piccole: letto contenitore senza testata, bianco
CasaArredoStudio Letto Azelia

Te lo dico io che l’ho fatto per un bel po’ di tempo.

Letto contenitore sì o no? Raccontami la tua esperienza

Come hai potuto leggere di letti contenitore ce ne sono molte tipologie. Potremmo far rientrare nella categoria anche quelli con struttura letto in legno, con cassetti nei lati lunghi. Strutturalmente differente da quello con cassone, anche il letto con cassetti permette di moltiplicare lo spazio contenitivo.

Che diciamocela, non è mai abbastanza se in casa si è anche solo in due a vivere. Figuriamoci se aggiungiamo animali, bimbi o entrambi.

Che tipo di esperienza hai tu con i letti di questo tipo? Ne hai mai avuto uno o lo compreresti?

Raccontami il la tua esperienza!

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30 Novembre 2020 / / VDR Home Design

Villaggio operaio di Crespi d’Adda. Da 25 anni fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ma è conosciuto da pochi. Scoprilo qui.


Hai mai sentito parlare dei villaggi operai? 

Probabilmente no o forse di sfuggita, perché in Italia di questo fenomeno architettonico e culturale ci sono davvero poche testimonianze. E’ più facile vederli in nord Europa, dove la cultura industriale è sempre stata profondamente diversa dalla nostra. 

In Italia però è conservato uno di questi gioielli, testimoni di un tempo che fu. Il Villaggio Operaio di Crespi D’Adda, in provincia di Bergamo, è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale Unesco nel 1995 e celebra quest’anno i suoi primi 25 anni. 

Ti va di scoprire con me qualche dettaglio in più?

Crespi d'Adda, Veduta aerea - ©Archivio Storico di Crespi d'Adda
villaggio operaio di Crespi d’Adda, Sala caldaie – ©Archivio Storico di Crespi d’Adda

Villaggio Operaio Di Crespi D’adda: testimonianza di una cultura imprenditoriale illuminata

Perché ti parlo di questo reperto di architettura industriale? 

Prima di tutto perché si tratta di uno degli innumerevoli tesori che abbiamo sul nostro territorio e di cui conosciamo poco o nulla. Secondo, perché da sempre le architetture industriali del nostro passato recente mi affascinano da che ne ho memoria. 

Materiali solidi come i mattoni, ma anche tecnologici come il ferro ed il vetro, intrecciati in forme anche insolite per uno stabilimento industriale. Le grandi campate ad arco, ma anche i grandi lucernari a shed. 

Tutti elementi che sono entrati nel nostro immaginario collettivo e impreziosiscono le tanto di moda case loft. 

Veniamo al dunque. 

villaggio operaio di Crespi d'Adda, Ingresso della fabbrica
villaggio operaio di Crespi d’Adda, Ingresso della fabbrica – ©Walter Carrera, Associazione Crespi d’Adda

Chi ha voluto questo Villaggio e perché?

SI tratta di un villaggio operaio voluto dal proprietario del cotonificio, Cristoforo Benigno Crespi, per tutte le persone impiegate nel suo stabilimento. 

Le opere di costruzione sono cominciate nel 1877 e sono finite intorno al 1920, passando nelle mani del figlio Silvio. L’architetto a capo del progetto era Ernesto Pirovano con l’ingegnere Pietro Bunati. 

La posizione del Villaggio è strategica, perché sorge vicino al fiume Adda. Lungo la strada che costeggia il fiume trovano posto la fabbrica, gli uffici e la casa padronale. Il resto degli edifici sono situati dall’altra parte della griglia, scandita da tre strade parallele alla principale.

Nel Villaggio c’erano le case per gli operai, ognuna con piccolo orto e giardino, e le case dei dirigenti. Ma  anche la chiesa, il teatro, la caserma dei pompieri, la scuola ed il cimitero (più altre strutture comunitarie).

Il villaggio cominciò a spopolarsi intorno al 1929 (quando il cotonificio smise l’attività) e tutto il villaggio rimase di proprietà di un’unica azienda fino al 1970. 
Una planimetria perfettamente distesa ed ordinata, che vedeva nettamente separate le zone residenziali, da quelle di pubblica utilità da quelle di produzione. Una progettazione che ha voluto trasformare un territorio inutilizzato in una risorsa per la comunità, creando valore e senso di unità.

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Crespi d'Adda
Crespi d’Adda, Unesco Visitor Centre e Monumento ai caduti – ©Marlin Dedaj, Associazione Crespi d’Adda

Celebrare i primi 25 anni di una preziosa risorsa nazionale ed internazionale 

Era il 5 dicembre 1995, a Berlino, quando il Villaggio Operaio di Crespi D’adda venne inserito nel World Heritage List. Questa la motivazione:

“un esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, che vide la luce in Europa e nell’America del Nord tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo, espressione della filosofia predominante tra gli industriali illuminati nei riguardi dei loro operai”.

Questa candidatura straordinaria è stata merito dell’audacia di alcuni giovani universitari, che riuniti nel “Centro Sociale Fratelli Marx” riuscirono a far capire l’importanza storica e sociale della promozione di un luogo così speciale. 

Nel 1993 elaborarono il  “progetto di rivalutazione culturale per Crespi d’Adda”, atto a proteggere il villaggio operaio da una attività di speculazione edilizia, supportata in parte anche dalla comunità. In questo progetto erano comprese attività di promozione e sviluppo culturale e turistico del Villaggio, oltre che ovviamente quella di preparazione di tutta la documentazione da presentare per fare inserire il sito nel World Heritage List. 

villaggio operaio di Crespi d'Adda, Sala caldaie - ©Archivio Storico di Crespi d'Adda
villaggio operaio di Crespi d’Adda, Sala caldaie – ©Archivio Storico di Crespi d’Adda

Tutta questa mirabolante avventura verrà raccontata in un libro che uscirà l’anno prossimo, il cui autore è Giorgio Ravasio

Voglio raccontare come andarono realmente le cose in quegli anni. Molti si sono arrogati meriti non propri e molti che osteggiarono la nomination sono poi saliti sul carro dei vincitori. Nel mentre, ai veri eroi di questa esperienza non sono mai stati riconosciuti i meriti di questo risultato incredibile. Sarà l’occasione per fare chiarezza su un periodo importantissimo della nostra storia”.

Purtroppo a causa del Covid il Villaggio non potrà festeggiare questo importante anniversario in modo adeguato. L’Associazione Crespi con l’Assessore competente Donatella Pirola ha pensato però a tutta una serie di iniziative che avranno luogo nel 2021 (si affiancheranno alle normali visite al Villaggio).

Sarà possibile ammirare mostre fotografiche, così come partecipare ad una rassegna cinematografica all’interno del Teatro del Villaggio, dibattere all’interno di un circolo letterario che avrà come argomento principe l’industria ed il lavoro.    

Crespi d'Adda, Massa di operai nella fabbrica
Crespi d’Adda, Massa di operai nella fabbrica – ©Archivio Storico di Crespi d’Adda

Villaggio Operaio di Crespi D’adda. Una perla da conoscere e tramandare 

Penso che circa questi bellissimi poli culturali ci sia sempre troppo poca diffusione della conoscenza. 

Dalla nostra storia recente c’è sempre da imparare, nel bene e nel male

In questo caso specifico però, è stupendo poter vedere i livelli di civiltà a cui si era arrivati. Progettando questo villaggio l’intenzione era quella di aver cura della vita (in senso completo) delle persone che lavoravano per il cotonificio. 

Si era già arrivati alla concezione che una vita più soddisfacente avrebbe portato a lavoratori più produttivi. 

Purtroppo nei decenni molte vittorie sono andate perse e questo anniversario potrebbe essere una splendida occasione per tornare a riflettere. 

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28 Novembre 2020 / / Design

Materiali ecosostenibili per il design: anche una piccola scelta ha un grande impatto sull’ambiente. Scopri con me come.


Il discorso ecologia ti sta a cuore?

Quanto stai attento, nella vita di tutti i giorni, a quanto consumi e ricicli? Lo sappiamo tutti ormai, l’ecosostenibilità del nostro modo di vivere è sempre più importante. 

Solamente sviluppando un senso critico possiamo ridurre l’eccesso dello stile di vita della nostra società.

Sì, perché per quanto ci sembre di essere minimalisti, c’è sempre qualche punto che potremmo sfoltire un po’. 

Il design sta pian piano facendo la sua parte, sviluppando materiali sempre più green che è bene conoscere, per scelte ponderate. 

Eccone qui quattro.

Materiali ecosostenibili per il design in un soggiorno con divano grigio, tappeto a righe ed erba pampa.

Materiali ecosostenibili per il design: una premessa

Qualche parola di introduzione è d’obbligo, per avere un quadro preciso del design ecosostenibile.

Cosa vuol dire design sostenibile? 

Si tratta di un design che cerca di ridurre l’impatto sull’ambiente nella progettazione di prodotti industriali. Questo si può raggiungere riciclando materiali dismessi, riusando, montando, autocostruendo e utilizzando le energie rinnovabili.

Il design sostenibile ha anche diversi principi, che sono: l’utilizzo di materiali riciclabili e di energie rinnovabili, produrre oggetti resistenti e di qualità per ridurre la quantità di rifiuti, utilizzo di pochi materiali diversi nello stesso oggetto (per facilitarne lo smontaggio), pensare a processi produttivi che permettano di ridurre i consumi. 

Ovviamente il design sostenibile ed i suoi principi si possono applicare a qualsiasi campo che entri in qualche modo in connessione col design. Quindi anche l’interior design e l’architettura. 

Non è così raro sentire parlare di case ad impatto zero, in cui si utilizzano tecnologie moderne per sfruttare al massimo le energie rinnovabili e materiali ecocompatibili. Lo stesso si può fare nella scelta di arredi e complementi per casa, informandosi sulle opzioni possibili e agendo di conseguenza.

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Ecomalta® e Respet®: le nuove frontiere del riciclo consapevole 

Hai mai sentito parlare di questi due materiali? 

Molto probabilmente no, perché sono ancora poco conosciuti e diffusi nel campo dell’arredamento d’interni. 

Alcuni grandi nomi del settore (come Euromobil e Novamobili) annoverano uno o entrambi i materiali per le finiture dei loro mobili. 

L’ecomalta è un materiale incredibile, che non contiene calce, cemento e resine epossidiche. E’ composto al 40% da inerti che arrivano da riciclo certificato, facendo la sua parte nel mantenere la nostra società un po’ più pulita. 

Quali sono i vantaggi di questo materiale? E’ traspirante, quindi lascia uscire il vapore ma non lascia entrare l’acqua, rimanendo così indeformato. E’ antistatica, ignifuga e ingeliva

Così come il Fenix, anche l’ecomalta è estremamente flessibile ma resistente. Uno degli impieghi in la si vede maggiormente sono infatti i top della cucina con lavabo integrato. Dettaglio non da poco è che si possono creare superfici continue, senza giunzioni. 

E se anche tu come me non ami particolarmente la pulizia di casa, sai cosa questo voglia dire: meno tempo da perdere nelle faccende di casa e più igiene. 

Il Respet invece si ricava dal riciclo delle bottiglie di plastica. Non solo in parte: è prodotto al 100% utilizzando resina PET riciclata.

Se l’idea che sia un materiale che arriva dalla plastica ti lascia perplesso, è solo perché non sai quanti vantaggi abbia questo materiale innovativo. 

E’ estremamente flessibile sia per le superfici lisce e dritte che per quelle curve e con forme particolari. 

Si può avere con ogni tipo di decoro: colorato lucido o opaco, effetto legno, o con pattern che decidi tu. 

Il Respet è trattato con verniciatura anti-ingiallente, per renderne il colore inalterato nel tempo. E’ resistente agli agenti chimici e all’abrasione, punti questi che lo rendono perfetto per essere scelto per la cucina, ad esempio. 

materiali ecosostenibili per il design: scala in legno con lampadari a goccia e poltrona classica

Materiali ecosostenibili naturali? Il sughero ed il bambù

Non sono solo i materiali ipertecnologici ad essere amici dell’ambiente. Ci sono altri due materiali naturali al 100% che nell’ambito degli interni vengono usati davvero poco. 

Sto parlando del sughero e del bambù, entrambi estremamente versatili e pratici. 

Il sughero si ottiene dalla corteccia della quercia da sughero (Quercus Suber). Quindi non c’è bisogno di abbattere la pianta nel suo complesso, come nel caso del legno per arredamento

Si utilizza solo la corteccia esterna della pianta, per non intaccare le funzioni vitali della stessa (cosa che avverrebbe se si toccasse la corteccia interna). Tra un’estrazione e l’altra passano circa 3-10 anni e viene fatta rigorosamente a mano. 

Questo è uno dei motivi che rendono il sughero un materiale amico dell’ambiente al 100%. Ma quali sono le sue caratteristiche principali? 

E’ impermeabile e resistente all’umidità, dettagli questi che lo rendono perfetto sia in cucina che in bagno. E’ anche un ottimo isolante termico e acustico, così come antimuffa. 

Ecco perché lo vedi spesso utilizzato come rivestimento per i pavimenti o sulle pareti. 

Finiamo con il bambù: piante sempreverdi conosciute anche con il nome di Graminacee. Ovviamente quando dico bambù ti vengono in mente paesi come la Cina ed il Giappone, ma il bambù è coltivato anche in Africa, America e sempre più anche in Europa. 

E per fortuna direi anche!

Ora ti spiego perché. Prima di tutto questa pianta assorbe 36 volte più anidride carbonica di una foresta tradizionale e anche a livello di prestazioni meccaniche non scherza per nulla. 

Nel campo dell’arredamento e delle costruzioni la specie di bambù che si utilizza maggiormente è il Moso. 

Lo sapevi che il bambù si è aggiudicato il nome di “acciaio vegetale”? Questo perché la resistenza alla tensione delle sue fibre è due volte quella dell’acciaio. La resistenza a compressione del bambù è maggiore di quella del calcestruzzo, così come la resistenza a tensione e compressione è maggiore nel bambù che nel legno. 

Per cosa la puoi utilizzare in casa? 

Per creare arredi su misura come comò, comodini, arredi particolari ma anche come parquet. Come ti ho già raccontato è estremamente durevole e resistente, ma è anche facile da pulire, anti-tarme e antimuffa.

Cosa vuoi di più? 

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Scelte consapevoli anche nei piccoli dettagli di tutti i giorni

L’essere consapevoli dei nostri modi di vivere passa anche dalle piccole azioni di tutti i giorni. 

Scegliendo ad esempio uno spazzolino in bambù, praticamente indistruttibile. Oppure cominciando ad usare i saponi solidi, che impattano davvero molto meno sul ciclo produttivo ed ambientale rispetto ai tradizionali saponi nei contenitori di plastica. 

Ti propongo alcuni prodotti belissimi ed amici dell’ambiente. 

Chi non ha un costante bisogno di contenitori nel quale stipare cibo o liquidi? Questi di Curated Pieces sono in bambù (con tappo ermetico) e sono in colori davvero irresistibili. Così non dovrai più usare sacchetti e contenitori usa e getta. 

Sottopiatti o sottopentole in plastica o carta? 

Ma no. Prediligine uno in sughero, come questo a stampa animalier, prodotto da Top Drawer, azienda che ha fatto dell’ecosostenibilità del design il suo motto

Sempre della stessa azienda ci sono questi ombrelli richiudibili prodotti al 100% con plastica riciclata. 

Le possibilità sono davvero infinite, a te la scoperta. 

Piccoli gesti per grandi cambiamenti: cosa ne pensi di questi materiali ecosostenibili per il design? 

Anche se compiere una sola scelta come questa ti sembra abbia un peso irrilevante, non è così.

Scegliendo materiali e prodotti come quelli di cui ti ho parlato oggi contribuisce a dare rilievo a tutte quelle realtà che davvero si stanno impegnando per cambiare un po’ la situazione e le coscienze. 

Pensa che con una scelta del genere contribuisci ad avere meno rifiuti, meno produzioni devastanti per l’ambiente e di conseguenza è qualcosa in più verso una Terra più sana. 

Ti sembra poco?

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16 Novembre 2020 / / Stili

Bauhaus e arredamento: scopri con me cosa significa questo movimento e alcuni pezzi attuali che ne celebrano la grandezza.


Dimmi la verità.

Sei uno di quelli che se dico Bauhaus pensa ad un sacco di oggetti e pensieri o non ti viene in mente nulla?

Per chi ha studiato architettura o design il nome Bauhaus vuol dire molto. Una scuola all’avanguardia che ha segnato la strada di tutto il mondo dell’interior che è venuto dopo di essa.

Siccome so che molti conoscono i pezzi d’arredo creati in quegli anni (e copiati un sacco), ma non sanno da dove originano, ho pensato di scrivere questo post.

Pronta a prendere appunti?

Bauhaus e arredamento: qualche cenno di storia

Prima di parlarti degli arredi attuali che celebrano il compleanno della Bauhaus, voglio raccontarti qualche accenno di storia di questa scuola.

Ricordo ancora quando a storia dell’architettura la prof. ci spiegava le origini di questo movimento, ci raccontava dei maestri incredibili che vi hanno insegnato e della filosofia che stava alla base di tutto.

Io ne sono rimasta stupita, capendo che il design (quello buono) è proprio come lo vedevano loro. Funzionale, armonico, bellissimo, sempre attuale. Mi sono sempre chiesta cosa si provi a far parte di un movimento così innovativo. Ti rendi conto di far parte di qualcosa che cambierà la storia o forse non ne sei del tutto conscio?

Miei vagheggiamenti a parte, arrivo al sodo.

tavolo con piano in marmo rosso, base in laccato opaco rosso e dettagli in acciaio oro
HOMMES studio

Cos’è il Bauhaus?

Il Bauhaus (o meglio Staatliche Bauhaus in Weimar) è stata una scuola di design, arte e architettura fondata nel 1919 a Weimar, rimasta aperta e operante fino al 1933. E’ stata fondata da Walter Gropius ed il nome rimanda al termine medievale Bauhutte, cioè la loggia dei muratori.

Bauhaus non è stata solo una scuola, ma un vero e proprio riferimento per quelli che si muovevano nei campi dell’arte e dell’architettura di innovazione.

La direzione della scuola traeva le origini dalla scuola d’artigiano artistico di Weimar di Henry van de Welde. Diciamo che si tratta di movimenti che hanno voluto ridare importanza all’artigianato e ai prodotti fatti manualmente, in seguito alla Rivoluzione Industriale, alla produzione in serie e alla mancanza di unicità e imperfezione degli artefatti.

Quali erano i valori progettuali di questa scuola? Realizzare progetti che fossero funzionali, razionali, leggeri, trasparenti e ovviamente bellissimi. Si mescolavano tra loro materiali naturali come il legno e il cuoio, a materiali tecnologici come l’acciaio, la plastica ed il vetro.

Il Bauhaus rivoluziona tutta la filosofia progettuale. Non è più l’aspetto estetico ad avere importanza rispetto alla funzione, ma viceversa. La funzione d’uso e la praticità di fruizione erano i primi punti di considerare, l’estetica era una conseguenza.

Gli arredi del Bauhaus hanno creato le fondamenta del movimento moderno, con le loro forme semplici ed essenziali. Lo scopo di questi oggetti era di essere destinati ad entrare nella vita quotidiana di tutti, portando cura del dettaglio di natura artigianale con una produzione industriale.

Alcuni designer che hanno fatto parte di questo movimento? Le Corbusier, Mies Van Der Rohe, Kandinsky, Saarineen, Eames…

Appassionato di design storico? Qui un approfondimento su un maestro italiano

La mia selezione di pezzi per celebrare il Bauhaus

Come hai letto poco più su, la scuola del Bauhaus ha aperto nel 1919. Quindi è passato un secolo da quando questa filosofia ha plasmato le basi del futuo design industriale.

Tantissimi suoi principi e tipologie di arredi sono ancora in voga, utilizzati e prodotti dalle grandi aziende di arredo. Molti pezzi invece sono stati disegnati per celebrare questo compleanno così iconico.

Ho selezionato personalmente alcuni pezzi che sembrano usciti direttamente da Weimar e che hanno un fascino eterno. Guarda la carta da parati geometrica, che sembra vero marmo. E’ di Mindthegap e sta benissimo accoppiata con poltrone in tubolare d’acciaio e cuoi nero, come quelle vendute da Knoll.

Oppure un tappeto nei colori primari caratteristici del movimento (giallo, rosso e blu) legati da linee precise e nette. Altri due pezzi che meritano attenzione sono il tavolo di HOMMÉS Studio, con tavolo in marmo rosso, base laccata opaca rossa e dettagli in acciaio satinato oro.

Il portariviste di Block Design è semplice e geniale al contempo. Un filo solo che si piega ad accogliere 8 riviste, perfetto per completare il tuo studio o il tuo soggiorno.

Come si organizza una zona studio in casa? I miei consigli qui 

bauhaus e arredamento. la moodboard
 einrichten-design.de | HOMMÉS Studio | Chaplins Furniture | Rug’Society | Block Design

Bauhaus e arredamento: che ne pensi?

Sicuramente è uno stile, quello razionale, che non può piacere a tutti. Nessuna concessione a colori pastello o rassicuranti come il rosa, nessuna forma organica o floreale.

E’ uno stile asciutto ed essenziale, che vuol dare risposte concrete a domande ancora da porre.

Quel che è sicuro è che anche uno solo di questi elementi porterà nel tuo ambiente eleganza e sofisticatezza. Non è necessario averne tanti, ma sicuramente in un’interno molto classico pezzi di questo tipo creano il giusto mix di nuovo e antico.

Sono curiosa di conoscere il tuo punto di vista: conoscevi già il Bauhaus?

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9 Novembre 2020 / / Idee

Esempi di coworking innovativi: Cabinette a Valencia è uno spazio libero da cliché e idee preconcette, in cui lavorare in modo creativo.


Preferisci avere un ufficio tutto tuo o condividere uno spazio di lavoro?

Ti faccio questa domanda perché c’è un fenomeno che sta crescendo sempre di più. Il coworking: spazi di lavoro condivisi, in cui si può andare senza una frequenza precisa.

Puoi fare abbonamenti mensili, settimanali o giornalieri.

Vieni con me per vederne uno fuori dagli schemi.

Cosa significa coworking? Un accenno a questo nuovo stile di lavoro 

Prima di raccontarti qualcosa di questo spazio, voglio spiegarti un po’ meglio in cosa consiste lavorare in un coworking. 

Mettiamo ad esempio che tu sia un freelance e non abbia ancora avuto modo di crearti il tuo ufficio. O semplicemente non riesci a lavorare da casa. 

I coworking sono spazi abbastanza grandi attrezzati con postazioni di lavoro autonome. Di solito ci sono anche servizi comuni come telefoni,  bar o piccole zone ristoro. 

Il lato positivo è ritrovarsi con altre persone (freelance come te e che quindi condivido i tuoi stessi valori), evitando la solitudine portata dal lavorare da soli. Ma anche spendere una cifra modica, senza doversi sobbarcare le spese di affitto e arredo di un ufficio proprio. 

Il primo vero spazio di coworking è nato a San Francisco nel 2005, ad opera di Brad Neuberg. 

esempi di coworking innovativi a Valencia
Cabinette coworking

La progettazione unica di Masquespacio: colore e audacia 

Non è la prima volta che parlo dello studio multidisciplinare Masquespacio. Lo studio è formato da Ana Milena Hernández Palacios and Christophe Penasse. 

Lei specializzata in interior design e lui in marketing. Hanno fuso le loro specialità per dare vita ad uno studio che si occupa di branding e progetti di interior, dallo stile colorato, coraggioso e fresco.

Scopri qui l'ostello eclettico di Valencia

Lo stesso approccio lo troviamo nel nuovo coworking di Valencia, Cabinette

Un esempio di coworking innovativo, spazio colorato e pieno di arredi in velluto (disegnati da Ana e Christophe), con un rimando allo stile anni ’60 e ’70. Dall’esterno invece, la sensazione che si legge è di calma e rilassatezza, favorita anche dalle aree verdi presenti.

Cosa offre questo spazio? Tre sale riunioni, una terrazza, una cucina e tante cabine telefoniche… oltre che tante comode scrivanie su cui ispirarsi e creare nuove idee.

coworking a Valencia, Cabinette
Cabinette coworking
esempi di coworking innovativi in stile anni 60-70
Cabinette coworking

Esempi di coworking innovativi: design e ispirazione

La filosofia di questo spazio è chiara: stereotipi e cliché non sono ammessi.

È il coworking adatto a chi lavora nel campo delle discipline artistiche e creative, a chi deve creare idee ed è amante del design. Uno spazio che comunica positività ed energia, perfetto per chi vuole circondarsi di spazi inusuali e sopra le righe.

Il concept di questo spazio arriva dal film Playtime, con la sua rappresentazione di una Parigi anni 60/70.

Tutto in questo coworking comunica un’idea ben precisa: rompere gli schemi e invitare i fruitori dello spazio a pensare in modo alternativo, smettendo di ricorrere ad idee già conosciute.

Anche le tende e i quadri sono disposti al contrario rispetto al solito. Le tende non schermano le finestre, ma sono usate come elemento decorativo o di schermatura tra spazi.

Perché è bello potersi mettere in discussione, riflettendo su cosa sia “normale” nelle nostre vite quotidiane.

Lo schema di colori è deciso e audace: bianco, argento, lilla e marrone ruggine. Fasce di colore che si alternano, evidenziando parti precise dell’ambiente. Il colore invade anche il soffitto, ridando orgoglio a dei materiali obsoleti e poco affascinanti.

Gli arredi all’interno sono di Houtique (brand del duo Masquespacio) e contribuiscono a dare un tocco di ironia e fascino all’ambiente. L’applique Wink, le sedie Arco e gli sgabelli Déjà-Vu. 

Vuoi vedere un altro coworking? Scopri questo in Turchia 
coworking Cabinette con sgabello Déjà-Vu di Masquespacio (Houtique)
Cabinette coworking
postazioni di lavoro autonome in bianco con tende argento
Cabinette coworking
esempi di coworking innovativi: una delle sale riunioni con pareti viola e sedie Arco di Houtique
Cabinette coworking

Esempi di coworking innovativi: ci lavoreresti in uno spazio così?

Lo so, questo coworking non è per tutti. È uno spazio audace, che lancia molte provocazioni.

Ma è anche capace di creare un interno senza pregiudizi di genere o tipo, uno spazio libero e creativo. Con un’alternanza tra forme e materiali preziosi (radica, velluto… ), ma anche tra stili differenti.

Ora tocca a te. Sono curiosa di sapere cosa ne pensi di questo spazio e se ti ci troveresti a tuo agio.

Ti aspetto nei commenti!

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15 Ottobre 2020 / / Decor

Tipi di rivestimento divani: il post che stavi aspettando per fare finalmente chiarezza tra tutte le variabili presenti. Con una sorpresa.


Quando hai scelto il tuo divano sapevi la differenza tra i diversi rivestimenti?

Perché i materiali sintetici possono essere più adatti a te che hai un animale domestico, rispetto a quelli naturali. Oppure tu che sei attento all’ambiente, sai cosa scegliere?

Per me i rivestimenti degli imbottiti (poltrone, divani e letti) sono sempre stati un mistero. Ne sapevo qualcosa, ma non tanto quanto avrei voluto.

Ecco perché tengo molto a questo post, che ti guiderà nella giungla dei materiali esistenti.

tipi di rivestimento divani: in velluto color Tiffany
https://www.brennasalotti.it/

Un post scritto a quattro mani: la realtà di Brenna Salotti

Ti svelo un segreto.

Anche se mi leggi su questo blog, mi segui sui social e ti sembro una persona super presente, io non sono per nulla social addicted.

La continua esposizione e condivisione è un lavoro duro, che da fuori sembra molto più facile di quello che è in realtà. E anche trovare le giuste aziende con cui collaborare è difficile.

Ci sono professionisti e produttori che sembrano più capaci di quanto non siano davvero e viceversa. Per questo anche su Instagram scelgo con cura le persone con cui instaurare un rapporto di lavoro e condivisione.

Perché ci tengo a farti conoscere realtà produttive solide e valide, presso le quali rivolgerti senza paura di pentirtene. Come il caso dello showroom di Brenna Salotti, che ha anche una falegnameria a Cantù.

Li ho conosciuti su Instagram appunto, e mi sono subito innamorata di quello che producono e vendono. Oltre che della simpatia e professionalità. Come loro stessi precisano:

La nostra storia è una storia di famiglia.

Il loro percorso è cominciato più di quarant’anni fa, aprendo un piccolo magazzino in zona Brianza, il primo laboratorio di tappezzeria per imbottiti d’arredo.

Nel tempo questo piccolo laboratorio è cresciuto e si è evoluto, difendendo comunque le sue radici ma rimanendo al passo con i tempi.

Grazie alle conoscenze del settore e alla passione, dal piccolo laboratorio si è passati allo spazio espositivo di Cormano e alla falegnameria di Cantù.

Uno dei punti di forza è proprio la possibilità di poter personalizzare i dettagli, usando materiali di qualità e Made in Italy, ma anche la rosa di aziende accuratamente selezionate, che amplia la gamma di complementi ed arredi proposti.

Già ti sento.

Perché ti sto parlando di loro? Ora te lo spiego.

divano ad L grigio chiaro contro parete a calce bianca con camino
https://www.brennasalotti.it/

Tipi di rivestimento dei divani: lascati guidare dall’esperienza di pluridecennale di Brenna Salotti

Chi meglio di loro potrebbe spiegarti le differenti tipologie di rivestimenti esistenti?

Però te lo spiega in formato video e non in formato scritto. Ci è sembrato molto più interessante e diverse dal solito questo formato informativo.

Anche perché, diciamoci la verità, il futuro dell’informazione è sempre più diretta verso questa strada. Quindi ora clicca sul video e prendi appunti:

Se ora non puoi vedere e ascoltare il video, ti faccio qui un breve riassunto di quello di cui si parla.

Le possibilità tra cui puoi scegliere si differenziano principalmente in tre gruppi: i tessuti naturali (cioè la scelta più ecosostenibile), quelli sintetici e il gruppo delle pelli.

divano classico in pelle

I tessuti naturali: la scelta migliore per chi è attento all’ambiente

Tra i vari tipi di rivestimento per divani, poltrone e letti, i tessuti naturali rappresentano una scelta da tenere presente. Meno impattanti a livello ambientale grazie alle loro lavorazioni meno aggressive, hanno anche molti pregi.

La traspirabilità è sicuramente uno di questi, insieme alla matericità e sensorialità che li contraddistingue. Lino, cotone, canapa e tessuti misti sono l’ideale se l’ecosostenibilità ti sta particolarmente a cuore e se non ti pesa la maggiore attenzione che dovrai prestare per tenerli puliti ed in forma.

Hai bimbi e/o animali domestici? La prossima categoria è per te.

I sintetici: a prova dei più piccoli e degli amici a quattro zampe

I materiali sintetici (penso ad esempio alla microfibra) sono da prediligere in queste situazioni.

Il fitto intreccio nella trama della struttura li rende (quasi) inattaccabili alle unghie di gatti e cani. In questo modo avrai meno ansia in casa, sapendo che il tuo bellissimo imbottito è resistente.

Non da meno il discorso pulizia: grazie ai trattamenti antimacchia ti basterà un panno umido per farli tornare come nuovi, senza bisogno di sfoderare il divano completamente per lavarlo in lavatrice. E te lo dico per esperienza: con un bimbo piccolo il divano prodotto con questo tipo di rivestimento è davvero un salva vita.

Tipi di rivestimenti per i divani: finiamo con pelle, ecopelle e finta pelle.

Chiudiamo la carrellata con alcuni dei materiali più sofisticati e ricercati.

Chi non ha sognato almeno una volta un divano in pelle? Il fascino che hanno è indiscutibile, il modo in cui completano lo stile di un ambiente è unico.

Però c’è una differenza tra pelle ed ecopelle, ad esempio.

Pelle ed ecopelle sono entrambe di derivazione animale (sì, l’ecopelle non è sintetica). Quello che cambia sono i trattamenti che questi due materiali subiscono.

La pelle può essere primo fiore, mezzo primo fiore, può subire la martellatura… insomma, ci sono tantissime variabili che ne definiscono il prezzo e la qualità. Sono informazioni da chiedere per capire anche il tipo di trattamento che subiscono.

La pelle primo fiore è quasi sempre anilina: si tratta di un trattamento di rifinizione che lascia la superficie esterna della pelle scoperta e visibile a occhio nudo. Ovviamente è un trattamento che pesa parecchio a livello ambientale ed è uno dei motivi per cui molto spesso di scelgono le ecopelli.

Le ecopelli, infatti, sono meno dannose per il nostro ecosistema, riuscendo quindi a creare un compromesso tra la bellezza del materiale ed il rispetto dell’ambiente.

La finta pelle invece è proprio una pelle sintetica, a cui però bisogna prestare un filo di attenzione. Se sei decisa ad avere un imbottito in finta pelle, controlla che sull’etichetta ci sia scritto PVC e non PU.

Le pelli PU sono tessuti impregnati di resine poliuretaniche che però hanno presentato un po’ di problemi nel tempo, come ad esempio la screpolatura del tessuto. Con le pelli 100% pvc avrai lo stesso risultato estetico, ma con meno problematiche.

Che dimensioni hanno i divani? Clicca qui

Come scegliere il colore giusto del tuo divano?

Arriviamo ora al punto che mi riguarda più da vicino.

Come scegliere al meglio il colore del divano?

E qui non c’è una risposta unica, corretta e precisa. La scelta del colore di un pezzo così importante dipende da tanti fattori. Come sempre parti dallo schema colori che hai definito per casa tua, perché lo dovrai tenere a mente e usarlo per qualsiasi scelta tu faccia.

Se hai un soggiorno piccolo e poco luminoso, la scelta migliore potrebbe essere quella di un colore neutro per il divano. In questo modo contribuirà a dare luce, senza appesantire oltre il tuo spazio. Se la stanza ha dimensioni più che buone, potresti scegliere di andare tono su tono con la parete contro la quale si poserà il divano.

Ad esempio: parete grigio tortora scuro? Divano di due toni più chiaro. O viceversa. L’effetto sarà molto gradevole ed elegante, creando armonia nel tuo soggiorno.

Schema colori monotono, con pareti bianche e arredi che seguono la stessa scia? Potresti inserire il divano in un colore forte e coraggioso, come il verde sottobosco, il rosso, il terracotta o il rosa cipria. Diventerà immediatamente il protagonista della stanza.

Arredare con il rosa? Certo!

Cosa ne pensi di tutte queste informazioni?

Io e tutto il gruppo di Brenna Salotti ce l’abbiamo messa tutta per darti le informazioni corrette per poter scegliere al meglio.

Certo, il discorso è ampio e articolato e un solo post non può spiegarti tutto. Però diciamo che le basi sono buone e già così potrai cominciare a districarti nel lungo e tortuoso percorso verso la scelta dei tuoi arredi.

Io sono qui per aiutarti nella scelta, ma ti consiglio davvero di andare a trovare sui social e dal vivo (se puoi) lo showroom di Cormano di Brenna Salotti.

Ne varrà la pena.

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1 Ottobre 2020 / / Idee

Arredare un ufficio in casa: ormai è diventato quasi un elemento immancabile nelle nostre case. Vediamo come realizzarlo all’atto pratico, grazie ai consigli di Giulia.


Il post di oggi è speciale, perché non l’ho scritto io.

E’ stato realizzato grazie alla collaborazione con Giulia, autrice e creatrice di LoquaceMente, blog che parla di casa, organizzazione e convivenza.

Arredare un ufficio in casa non è semplice, specialmente nel 2020. Quest’anno siamo stati tutti forzati a vivere l’ambiente domestico anche come ambiente lavorativo.

In quante abbiamo avuto difficoltà a distinguere i diversi momenti della giornata? Eccomi, sono la prima!

Il tavolo della cucina è diventato la scrivania di lavoro, ma anche l’area pranzo e lo spazio per i compiti e quello per giocare a scala quaranta, generando il caos nella casa come nella nostra mente.

Per questo è importante capire come arredare un ufficio in casa, senza confondere gli ambienti e il loro utilizzo.

persona che lavora al pc dall'ufficio di casa

Arredare un ufficio in una casa piccola

Se la tua casa è piccola e non hai a disposizione grandi spazi, puoi trovare delle soluzioni utili e pratiche.

Lavorare da casa non soltanto significa avere il piacere lavorare dal letto o dal divano – confesso che ogni tanto lo faccio! – ma, almeno per me, è ideale per poter passare più momenti con le persone che amo e guadagnare il tempo che prima perdevo per spostarmi.

Quindi, per poter lavorare da casa senza confondere gli ambienti domestici da quelli lavorativi, ho dovuto reinventare gli spazi, piccoli, del mio appartamento.

Ecco tutti i miei consigli!

1. Sedia

Scegli una sedia comoda, dovrai passarci ben 8 ore della tua giornata!

A me piace l’idea di avere una sedia che mi faccia stare seduta comoda, ma che non rovini l’estetica della casa. Una sedia bianca girevole, con schienale che sostiene la tua colonna ed elementi cromati come questa qui può essere l’ideale.

Le sedie della cucina, se sono comode ed ergonomiche, possono andare bene comunque. Per un sostegno in più puoi optare per un poggiaschiena da sedia, che ti aiuti a mantenere la posizione corretta.

E addio mal di schiena!

scrivania bianca con mensole bianche e pc

2. Scrivania

Ok, è vero, non tutti possiamo permetterci di mettere nella nostra piccola casa anche una scrivania. Però esistono delle opzioni molto comode, come le consolle allungabili, che quando non usi per lavorare possono essere un ottimo elemento d’arredo!

Ti consiglio di appoggiare la tua consolle allungabile al muro, e di scegliere un bel tappeto che riprenda la palette di colori della tua sedia e scrivania. Poi potrai sbizzarrirti a decorarla con qualche accessorio!

Non hai lo spazio per una consolle?

Non ti preoccupare, non ce l’ho nemmeno io. Ecco che il tavolo della cucina diventa davvero la mia scrivania. Per non impazzire, ho deciso che un lato del tavolo è quello su cui lavoro, l’altro quello in cui mangio.

E quando vado in pausa pranzo tolgo sempre tutto, così da avere una bella superficie sgombra da ritagli di lavoro, per staccare la mente come si deve.

Casa piccola? Guarda questa selezione di mini scrivanie per il tuo ufficio
arredare un ufficio in casa

3. Piante

Circondati di piante e di verde, ti farà stare più tranquilla e concentrata, allontanandoti un po’ dalle faccende domestiche. Scegli delle piante che ti piacciano e che ti facciano sentire a tuo agio, vedrai che il tuo umore e lo sfondo per le tue video-chiamate cambieranno tantissimo!

Non serve che tu vada dal fioraio a comprare un banano enorme, puoi anche scegliere qualche piccola pianta grassa che renda l’ambiente un po’ più naturale.

Piante facili da accudire? Leggi qui

4. Mensole e cassetti

L’idea di lasciare appunti, pc e documenti vari in giro per la casa ti alletta? Ferma tutto!

Non circondarti di cose che ti ricordino l’ufficio, perché farai molta più fatica a “staccare”. Scegli un posto, che sia un cassetto, una mensola o anche sotto il divano (se proprio non hai spazio!) per riporre tutte le cose che usi quando lavori.

In questo modo non avrai una casa più ordinata, ma sarà anche più facile dimenticare il lavoro una volta chiuso il pc.

arredare un ufficio in casa con vista dalla finesra

5. Luci

Scegli la luce frontale e naturale, se puoi. Ogni tanto ti farà bene guardare fuori dalla finestra e prenderti un momento di relax!

Se lo spazio che hai in casa non te lo permette, ti consiglio di posizionare la tua scrivania contro il muro, così da limitare lo sguardo a pc e nient’altro e selezionare una o più lampade che illuminino la scrivania e la tastiera. Meno avrai modo di vedere ciò che succede in casa, più sarai concentrata.

E se ami gli ambienti rilassanti, qualche candela accesa e profumata ti aiuterà a mantenere la concentrazione, senza dimenticare il relax.

6. Bonus: Colore

Se hai modo di arredare un ufficio in casa, o anche se vuoi utilizzare, come faccio io, gli spazi della tua casa sia per la vita personale che quella d’ufficio, non dimenticare il colore.

Sicuramente avrai arredato la tua casa basandoti su una palette che ti piaccia: prendila, mantienila e giocaci con tutti gli elementi d’arredo per il tuo spazio lavoro.

Vedrai che riuscirai a renderlo personale e unico!

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24 Settembre 2020 / / Stili

Arredamento anni ’70 ’80: cosa ti viene in mente? Al bando le case di nonne e zie. Qui una selezione di pezzi per la tua casa.


Se dico anni ’70 e ’80, cosa ti viene in mente?

Quasi sicuramente la casa di qualche nonna o zia che ti è rimasta impressa nella memoria. Quanto erano ingolfate di arredi e complementi quelle case?

Quanta voglia di trasmettere benessere e opulenza c’era, in certe scelte d’arredo? Una cosa è certa. Too much era sicuramente una delle parole chiave di quegli anni.

Però se prese a piccole dosi, alcune scelte di stile possono integrarsi benissimo anche oggi.

Vediamo quali.

Arredamento anni '70 '80 con carta da parati a tema esagonale
Mindthegap

Arredamento anni ’70 ’80.  Un ripasso degli elementi chiave

Effettivamente quali erano i punti cardine degli interni di quei decenni?

Cominciando dai pavimenti mi verrebbe da dire due cose, principalmente. La moquette nei toni del marrone o del beige, soprattutto nelle stanze di rappresentanza come il soggiorno. Anche nelle camere non era difficile vederla, per quel senso di pace e accoglienza che comunque da.

Anche il parquet a cassettoni diritti era super diffuso. Anzi, di solito era facile trovare la combinazione dei due elementi: moquette in soggiorno e zone di passaggio e parquet a cassettoni nelle camere. E te lo dico per esperienza, perché nella prima casetta in cui ho vissuto con i miei genitori era proprio così.

Qualche dritta sulla posa del parquet? Clicca qui

Alle pareti (soprattutto negli anni ’70) una delle scelte più in voga era la carta da parati. In colori saturi e anche scuri, a pattern geometrici ed un po’ optical. Quante volte nelle case di zie & co ti sei imbattuta in un’infilata di stanze con carte di ogni tipo?

Poi per toglierle però erano guai.

Le essenze di legno dei mobili sono cambiate nel corso di questi ventenni. Si è passati da essenze scure (il teak ad esempio), dalla radica, a essenze più chiare come il frassino. Le forme degli arredi invece si sono fatte sempre più tonde, grazie soprattutto ai materiali plastici che hanno svolto il ruolo di padroni della scena.

Alcune icone di design quegli anni?

Ti piacciono le icone del design? Allora leggi questo post su Albini

La lampada Eclisse di Artemide, la Ball Chair, la lampada Nesso e lo stile Memphis, solo per citarne alcuni.

Una grande presenza di materiali come il poliuretano, il vinile, il cuoio. C’era una grande sperimentazione di forme e materiali contrastanti, così come colori vivaci e accostamenti a dir poco azzardati.

Lampada Nesso di Artemide
Lampada Nesso di Artemide

Dal passato al presente: usare gli stili iconici per dare un twist a casa tua

Ora ti starai domandando: bene, dopo aver percorso la strada dei ricordi, come inserisco degli arredi così in casa mia?

Comincio col dirti che i complementi anni ’70 e ’80 sono davvero esagerati. Sia nei colori, che nelle forme. Quindi è meglio evitare di creare un total look con più pezzi. Scegli un paio di elementi che vuoi inserire in un certo ambiente e abbinali al preesistente.

Potresti optare per un tappeto anni ’80 e una lampada anni ’70, per ravvivare il soggiorno, magari coprire un pavimento pessimo e creare un colpo d’occhio immediato.

Se invece hai una parete un po’ spoglia, magari in camera o dietro al divano, perché non appendere dei quadri di quei decenni? Ispirati alle space age o perché no, alla disco dance.

Hai voglia di qualcosa di più forte? Allora perché non inserire una carta da parati optical per dare quel colpo di colore che ti mancava.

Arredamento anni ’70 ’80: la mia selezione di pezzi

Non poteva mancare la mia selezione di arredi ispirati proprio agli anni ’70 e ’80. Ho provato a immaginarmi un soggiorno ravvivato da questi temi e mi è subito venuta tanta allegria. Ma mi sono anche ricordata di alcuni episodi di quando ero bimba, in cui guardavo certi pezzi e proprio non riuscivo a capirne la bellezza.

Il primo pezzo degno di nota è la carta da parati di Mindthegap: “The Mysterious Traveller Taj Mahal”. Bellissima e materica, al punto che sembra di essere di fronte a una parete intarsiata con pietra, marmo e terrazzo veneziano. Se la accosti ad arredi dalle forme semplici e in legno chiaro, riesci a controbilanciarne la vitalità.

La credenza in legno di mango di Cult Furniture è perfetta: forme essenziali, dettagli preziosi e tanto spazio contenitivo. Perfetta all’ingresso ma anche vicino alla zona pranzo, da decorare in modo semplice ma d’effetto con piante, vassoi e libri.

Le sedie non potevano mancare, visto il mio amore spassionato per questo complemento. La sedia Melvin di Sweetpea & Willow diventerà sicuramente il punto nevralgico del tuo spazio. Grande, comoda e accogliente è perfetta sia in soggiorno, che in camera, per un piccolo angolo lettura.

Chiudiamo la carrellata con tre complementi decorativi: la splendida lampada Nesso, che non ha bisogno di presentazioni (a proposito, ti ho raccontato di averne trovate due bianche nella casa di montagna?), il tappeto pieno di energia di KSL Living e una stampa di Mint & May che fa subito strobo e discodance.  

Arredamento anni '70 '80 la mia moodbaord
Stampa: Mint & May | Tappeto: KSL Living | Credenza: Cult Furniture | Sedia: Sweetpea & Willow

Cosa ne pensi di questo ritorno al passato?

Ora che ti ho raccontato un po’ dì questi tempi passati e che ti ho detto come inserirli in un contesto contemporaneo, sono curiosa di conoscere il tuo punto di vista.

Ti piaceva lo stile di quegli anni? Inseriresti complementi di questo tipo in casa tua? Per entrambe le risposte, per quale motivo?

Ti aspetto nei commenti!

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3 Agosto 2020 / / Interiors

Esempi di riqualificazione di aree industriali: il tabacchificio di Brescia. Quando sinergia e rete sul territorio riescono a valorizzare risorse dimenticate


Quante aree industriali abbandonate ci sono in Italia?

Quante di queste sono monumenti e quindi patrimonio culturale? Meriterebbero tutte una seconda vita, invece di essere lasciate al degrado e alla dimenticanza.

Ogni tanto succede che ci siano imprenditori illuminati, dalla visione ampia e futuristica, che riescono a compiere un piccolo miracolo.

È il caso dell’ex Tabacchificio di Brescia che è tornato a splendere col nome di La Tabaccaia.

Te ne parlo ora.

esempi di riqualificazione di aree industriali ex tabacchificio di Brescia esterno
Creative-Cables_Tabaccaia

Ex tabacchificio di Castrezzato: dal passato al futuro

Quando ho visto le foto del progetto di riqualificazione finito, mi sono innamorata del luogo.

Impossibile non succedesse e impossibile non capiti anche a te appena vedrai le foto. Ho quindi voluto scavare un pochino più a fondo per conoscerne meglio la storia e capire chi effettivamente avremmo dovuto ringraziare per tutto questo.

Grazie ad un bellissimo articolo del Giornale di Brescia (che ti invito a leggere), ho scoperto che questa struttura è stata costruita tra il 1933 ed il 1934. Ci hanno lavorato ben 300 persone fino al 1956, anno in cui la struttura ha chiuso.

L’ex tabacchificio negli anni è diventato anche filanda e consorzio, fino a che è subentrato lo stato di abbandono assoluto, tra erbe, muri pericolanti e senzatetto che vi cercavano riparo.

esempi di riqualificazione di aree industriali La Tabaccaia esterno con sedia Lady B ed installazione site specific
SCAB Design_Tabaccaia

Arriviamo nel 2017, quando c’è il punto di svolta. Giordano Agosti con la sua AJ group rileva la struttura, pronto a traghettarla verso il suo nuovo destino. Agosti è a capo anche della Ristorent, azienda che si occupa di noleggio di attrezzature per catering.

La società di Agosti comincia i lavori di messa in sicurezza, consolidamento e di recupero della struttura. Si arriva al fatidico 2020 che obbliga a fermare il cantiere per qualche mese. Ma Agosti non si perde d’animo e decide di utilizzare il cortile esterno della struttura, in queste sere d’estate.

Un open air aperto a tutti anche solo per concedersi una pausa, sorseggiare un buon bicchiere di vino, cenare degustando le numerose e differenti proposte culinarie offerte dallo street food, dal bistrot e dall’osteria, che ospiterà grandi nomi della ristorazione italiana.

La Tabaccaia esterno con tavoli e sedie Lady B
SCAB Design_Tabaccaia

Esempi di riqualificazione di aree industriali. Lo spazio vivo e polifunzionale de La Tabaccaia

In questi 10.000 mq riparte un’estate dai ritmi volutamente più lenti, deputato alla condivisione e agli incontri. Uno spazio che proporrà tante attività, nate dalla collaborazione con aziende e attività presenti sul territorio.

Ed è proprio il legame col territorio la forza propulsiva del progetto, ospitando differenti esperienze, diventando incubatore di idee e startup, promotore di cultura e coscienza ambientale.

Anche il progetto di arredo e allestimento dello spazio vede protagoniste due grandi aziende della realtà Bresciana: Creative-Cables per l’illuminazione e SCAB Design per le sedute.

esempi di riqualificazione di aree industriali La Tabaccaia esterno con sedia Lady B ed installazione site specific
SCAB Design_Tabaccaia

L’area del bistrot è stata infatti arredata con la seduta Lady B, in tecnopolimero (un materiale resistente ai raggi UV e agli agenti atmosferici, nonché leggero ma robusto) ed in vari colori terra. La poltrona fuori scala Lisa Lounge Club con il suo tavolino, invece, è l’oggetto cult di una installazione site-specific.

Tutti questi prodotti sono di SCAB Design, che è proprio di Brescia. Un’azienda che ha come valori fondanti stile, qualità, produzione 100% italiana e rispetto dell’ambiente.

esempi di riqualificazione di aree industriali ex tabacchificio di Brescia esterno
Creative-Cables_Tabaccaia

La parte dell’illuminazione è firmata Creative-Cables. Un’azienda giovane che però si è fatta conoscere subito ed in tutto il mondo. Il prodotto di punta è molto semplice: un cavo elettrico, come quello utilizzato in qualsiasi lampada, lampadario o elettrodomestico, che viene ricoperto in oltre 250 combinazioni colore-tessuto, utilizzando la stessa tecnologia alla base delle produzioni di passamaneria. Quindi da componente elettrico a elemento di design.

Per La Tabaccaia hanno proposta EIVA, il primo portalampada cablabile e riaccessibile in classe IP65 al mondo. Diverse possibili combinazioni per lampade da esterno colorate, durevoli, pratiche e funzionali. Il set-up illuminotecnico è stato seguito da CroVal.

SCAB Design Lady B

Riqualificare aree industriali, valorizzando il territorio e sfruttando il design

Questo progetto di riqualificazione è davvero splendido esempio sotto più punti di vista. Prima di tutto perché sono riusciti a riportare in auge un pezzo splendido di architettura industriale, permettendo a tutta la comunità di poterne godere.

In secondo luogo, perché si è dimostrato che creando sinergia e rete tra le differenti realtà del territorio si può creare qualcosa di unico, che valorizza un paese stupendo come il nostro. Più aziende che lavorano insieme per dare vita ad uno spazio in cui è possibile passare del tempo di qualità.

Tutto questo mentre si sta seduti su elementi d’arredo di assoluta qualità, frutto di ricerche e scelte di design di un’azienda innovativa ed internazionale. Così come le luci: la rappresentazione di un progetto che è nato da poco, ma ha le carte in regola per diventare un’icona.

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31 Luglio 2020 / / Idee

Home personal shopper: chi e cosa fa questa nuova figura professionale. In questo post un’analisi dettagliata di tutto quello che devi sapere.


Ti piacerebbe avere un consulente personale per arredare casa?

Sì, parlo proprio di un personal shopper come Carla Gozzi ed Enzo Miccio. Solo che invece di avere a che fare con vestiti, borse e scarpe, avrebbe per le mani letti, tavoli, sedie, ma anche lenzuola e quadri.

Esiste infatti la figura dell’Home Personal Shopper anche in Italia, anche se è ancora poco conosciuta.

Nel post di oggi voglio spiegarti bene cosa fa precisamente, perché dovresti rivolgerti a queste professioniste e per quali motivi.

Cominciamo.

bottiglie azzurre in vetro e in ceramica su credenza bianca
Kaboompics

Da dove nasce la figura dell’home personal shopper? Qualche cenno sulle origini

Delle origini di questa figura professionale non si ha una traccia certa dell’origine. Si sa che è nata in Inghilterra e negli Usa, dove anche la pratica dell’Home Staging è molto più radicata.

Il mondo dell’edilizia e dell’architettura è differente in quei paesi rispetto che in Italia. C’è più differenziazione e rispetto delle diverse attività che ogni professionista svolge. Ti faccio un esempio: una volta che un architetto ed un ingegnere edile hanno finito di costruire o ristrutturare un edificio, non è strano che si rivolgano ad un interior designer o ad un home personal shopper per definire tutto il progetto di arredamento e home styling.

È quindi quasi sicuro che questa figura professionale sia nata per supportare queste attività, nella ricerca di determinati pezzi di arredo. Rivolgendosi infatti ad una persona formata e competente nel campo si risparmia in tempo ma anche in soldi.

Perché l’Home Personal Shopper è in grado di trovare una selezione di complementi che siano in linea con un determinato stile e budget, senza dover perdere settimane in ricerche online (magari anche infruttuose).

home personal shopper che lavora alla scrivania con agende e quaderni
kaboompics

L’Associazione Nazionale Home Personal Shopper: obiettivi e mission

Veniamo ora all’Italia.

In Italia di questa figura si è cominciato a parlare nel 2012, quando è nato il primo sito con lo scopo di riunire tutti i professionisti del settore interior (sia architetti che interior designer) che oltre alle loro competenze, offrivano anche questo servizio.

Negli anni la situazione è cambiata ed il network non rispecchiava più le nuove esigenze dei professionisti, così come dei clienti. Quindi da semplice sito “raccoglitore” il network è diventato una vera e propria Associazione di Categoria.

La prima in Italia per questa professione: un traguardo importante, che mira a far emergere e valorizzare quella per ora è ancora vista come una funzione accessoria e non come vera professione. Grazie all’Associazione sarà possibile avere una formazione continua in questo campo, formarsi per diventare un esperto del settore.

AHPS vuole dare il giusto valore a quella che è una professione a tutti gli effetti, promuovendone l’attività sul territorio italiano anche attraverso i vari canali social inerenti.

Passiamo all’atto pratico della faccenda: cosa fa per te un HPS?

Già ti sento.

Sì ok, tante belle parole. Ma ancora non ho capito perché mi dovrei rivolgere ad un home personal shopper.

Ci sono tanti motivi per cui potresti rivolgerti ad un HPS. Potresti essere un’azienda del settore design e arredamento che vuole una figura formata nel campo, che la aiuti a promuovere i suoi articoli presso clienti e showroom.

Potresti essere un architetto alle prese con mille cantieri, che non ha proprio voglia di seguire la parte interior. Ecco che un Home Personal Shopper potrebbe supportare la fase di sviluppo contract suggerendo dei pezzi speciali che fai fatica a trovare.

Infine, potresti essere un cliente alle prese con l’arredo di casa propria. Hai quasi tutto in casa ma ancora ti sembra che manchi quel non so che. Non riesci a definire cosa, ma in soggiorno ed in camera vorresti aggiungere magari una carta da parati, o forse cambiare il tavolo. O forse solo le luci.

Un HPS ti aiuterà in tutti questi casi, chiacchierando con te prima di qualsiasi intervento, per cercare di capire i tuoi bisogni, i tuoi gusti, il tuo budget. È importante anche capire cosa non ti piace, verso quali stili sei più orientato, per cominciare a delineare una linea d’azione.

Solo poi seguono le famose moodboard e le shopping list.

E per finire: shopping assistito o per conto proprio?

Ovviamente un home personal shopper ti fornirà un elenco di pezzi che meglio rispondono alle tue richieste.

A questo punto ti si presentano due scelte: continuare lo shopping in totale autonomia, seguendo le indicazioni d’acquisto ricevute dall’HPS, oppure fare shopping assistito.

Cosa vuol dire?

Significa che l’hps può affiancarti in ogni fase dell’acquisto, dalla richiesta di preventivo fino alla finalizzazione dell’ordine. Per aiutarti a capire le diverse possibilità di scelta ma anche per aiutarti a compiere una scelta, quando l’ansia comincia a bussare.

Se invece non ne vuoi sapere e vuoi affidare tutto al HPS, puoi farlo: nessuno te lo vieta! Chiederà per te i preventivi, insieme valuterete le migliori opzioni.

Visto quante possibilità?

agenda planner con rose rosse

Scommetto che ora qualche pensiero sull’home personal shopper lo stai facendo

Ora che ti ho aperto il mondo degli home personal shopper, spero di averti incuriosito al punto da volerne sapere di più.

Se mi segui sui social lo sai che io sono Home Personal Shopper e quindi tutti i miei clienti godono di questo servizio comunque. Vai a dare un occhio al sito dell’Associazione per capire meglio cosa facciamo e leggere i post che scriviamo.

Ma anche per scoprire quali sono le splendide aziende partner che ci accompagnano in questo splendido percorso.

Ti aspetto nei commenti per sapere se conoscevi già questa professione oppure la hai scoperta ora.

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