La collaborazione tra Higold Milano e Pininfarina ha dato vita a collezioni di arredi per esterni dal grande impatto estetico. Scopriamo Onda, Bold e Armonia.
Collezione Onda, design Pininfarina
Higold Milano, brand del gruppo internazionale Higold, inizia la sua incredibile parabola nella capitale del design nel 2018. In occasione del Fuorisalone, il brand presenta ben 8 linee di arredi per esterni di alta gamma. Tra questi, spicca la collezione Onda, progettata da uno degli studi di design più famosi al mondo, Pininfarina. La collaborazione tra Higold Milano e Pininfarina, iniziata nel 2017, ha dato vita a collezioni di arredi per esterni dal grande impatto estetico, che hanno proiettato Higold Milano tra le eccellenze del Made in Italy. Del resto, Pininfarina ha saputo interpretare magistralmente la cifra stilistica di Higold, basata sui contrasti tra materiali e volumi, coniugandola con la propria esperienza progettuale. Nascono così arredi nei quali funzionalità, tecnologia ed ergonomia, caratteristica fondamentale delle sedute firmate Pininfarina, si fondono in un design elegante, dalle linee fluide e dallo stile riconoscibile.
Collezioni Onda e Bold, le collezioni iconiche Higold Milano e Pininfarina
Il debutto della collezione Onda, che segna l’inizio della collaborazione tra Higold e Pininfarina, non è certo passato inosservato. Premiata con i prestigiosi Red Dot Design Award e IF Design Award, Onda rappresenta l’eccellenza negli arredi outdoor di alta gamma. Del resto, l’esperienza di Pininfarina nella progettazione di auto e di yacht di lusso affiora in ogni dettaglio, dai materiali fino al design. La scocca in alluminio definisce la struttura degli arredi per la zona lounge, contenendo sedute e schienali in una sottile fascia la cui forma si ispira alle onde. La pluralità di forme, finiture e rivestimenti consente la creazione di innumerevoli configurazioni, adatte a contesti diversi, dal giardino al bordo piscina, dal terrazzo alla spiaggia. Gli elementi modulari permettono di arredare le aree lounge con divani ad angolo, divani lineari, divanetti a due o a tre posti, da integrare a piacere con poltrone, daybed e tavolini, senza dimenticare sedie e tavoli per le aree snack e dining. Gli accenti in teak birmano sui braccioli e i tessuti tecnici, declinati in bianco o grigio, riprendono il gioco dei contrasti tanto caro a Higold.
Collezione Onda, design Pininfarina
Il binomio vincente Higold e Pininfarina bissa il successo di Onda con la collezione di arredi da esterni Bold, dallo stile decisamente marinaro e un po’ retrò. Bold si ispira apertamente al mondo degli yacht, e non a caso la collezione è stata esposta nello stand Pininfarina Nautical al prestigioso Monaco Yacht Show 2021. La struttura ricorda vagamente le poltroncine in rattan che affollavano le spiagge ai primi del Novecento, un omaggio alla tradizione confermato dalla scelta di impiegare un rivestimento in tessuto blu navy e bianco. La sottile striscia in alluminio che sottolinea il centro della curva formata dalla struttura caratterizza gli arredi, dalle sedute ai tavoli, conferendo una nota di sofisticata eleganza e di unicità.
Collezione Bold, design Pininfarina
Collezione Armonia by Pininfarina, un capolavoro di stile
Tra le novità presentate per il 2022, spicca la collezione Armonia, l’ultima in ordine di tempo firmata dal team di Pininfarina. Armonia è un salotto per aree lounge che si può definire, senza timore di essere smentiti, un vero e proprio capolavoro di stile. Il legno e il tessuto si contendono il ruolo di protagonista in un sottile gioco di contrasti che alterna vuoti e pieni, superfici lisce e ruvide, linee rette e curve. La solida struttura in legno è arricchita, nello schienale delle sedute, da un elegante reticolato di corde intrecciate, che dialogano con il rivestimento, declinato in grigio o in bianco.
Collezione Armonia, design Pininfarina
Armonia nasce da un sapiente mix tra tradizione e innovazione, tra cura del dettaglio e tecnologia, ed è un arredo da vivere sia outdoor che indoor. La collezione comprende diversi elementi modulari caratterizzati da una lieve curvatura della struttura e della sagoma dello schienale. Questa soluzione permette di creare configurazioni dinamiche dal grande impatto estetico. Completano la collezione gli eleganti side table da accostare alle sedute, e i pratici e capienti tavolini da caffè con vano contenitore.
Il giardino modulare è di tendenza in questo periodo. È costituito da vari moduli composti da tavole di legno, scaffalature e scatole poste sui piani orizzontale e verticale.
I giardini modulari non solo permettono di sfruttare al massimo la luce solare che le piante ricevono, ma consentono di utilizzare il giardino per altre attività. Quando ricevi visite di amici, puoi spostare piante e fiori per creare il massimo spazio possibile. Oppure, puoi semplicemente cambiare l’assetto ogni volta che ne hai voglia: le possibilità sono infinite con un giardino modulare.
Come creare un giardino modulare verticale
Vuoi risparmiare spazio affinché i tuoi bambini possano giocare in giardino, ma hai comunque voglia di coltivare un sacco di verdure, fiori ed erbe? In tal caso, un giardino modulare verticale ti darà il meglio di entrambi i mondi. Il primo passo è quello di costruire o trovare alcuni scaffali su cui posizionare le tue fioriere. Scegli un materiale leggero ma resistente che sia facile da spostare.
Poi, costruisci o scegli le tue fioriere. Avrai bisogno di qualcosa di abbastanza profondo per le radici delle piante selezionate che possono anche agganciarsi o poggiarsi sui pioli degli scaffali. Potresti essere in grado di attaccare ganci ai tuoi vasi esistenti, mentre puoi posizionare fioriere più pesanti direttamente sugli scaffali.
Crea un letto rialzato portatile
I letti rialzati sono la più moderna soluzione pratica per il giardinaggio. Non solo essi consentono un accesso più facile al tuo orto, ma rendono anche più facile la raccolta, la manutenzione e il controllo. Tuttavia, il letto rialzato ha solo un difetto fatale: le sue dimensioni. Bloccato in mezzo al giardino, il tuo letto rialzato non ha l’opportunità di sfruttare quella preziosa luce solare che si sposta intorno al terreno o quel luogo accogliente contro il muro. Mentre se il tuo letto rialzato fosse più piccolo e più portatile, potresti spostarlo nella serra quando il tempo peggiora.
Un modo per rendere i tuoi letti rialzati portatili è quello di costruirli più piccoli. Tienili altrettanto in profondità, ma dimezzane le dimensioni. Assicurati di aggiungere una base su cui puoi mettere le ruote, oppure solleva il tuo letto rialzato su uno skateboard o uno strumento di movimento del vaso se muovi il letto rialzato meno frequentemente. Puoi anche usare vasi particolarmente grandi o con ruote profonde come aiuole rialzate. Questi vasi sono un’ottima soluzione pronta all’uso.
Usa i vasi
Man mano che le tue piante da appartamento diventano più estese probabilmente le rinvasi in contenitori più adatti, giusto? Beh, perché non tenere le piante in questi contenitori anche in giardino? I vasi più piccoli possono essere conservati su vecchi vassoi da tè o teglie da forno per facilitarne lo spostamento, mentre le pentole più grandi possono essere raggruppate in una carriola o in una vecchia carrozzina.
Non è nemmeno necessario attenersi solo ai vasi, cogli questa opportunità per essere creativo! Una vecchia bicicletta per bambini è un ottimo contenitore portatile per piante. Punti in più se ha ancora il suo cesto o il sedile della bambola. I vecchi stivali sono un’altra attraente opzione di semina. Potresti persino piantare i fiori in una vecchia ciotola incrinata poiché questo significa che i fiori ricevono comunque il drenaggio.
Utilizza i livelli
Un giardino a strati è un ottimo modo per mantenere le piante incompatibili separate l’una dall’altra e impedire alle piante di invadere il tuo spazio. Man mano che le piante crescono e hanno bisogno di più spazio, puoi riorganizzare le partizioni per offrire di più. Oppure, poiché altre piante richiedono diverse condizioni ambientali durante tutto l’anno, è possibile riposizionarle in tutto il giardino con facilità.Questa bordura per aiuole in plastica consente di tenere il prato separato dall’aiuola o dal percorso, ad esempio, senza che il terreno o le pietre si rovescino.
Il letto contenitore è ormai diventato un vero e proprio must have per molti, perché consente di ottenere diversi vantaggi senza rinunciare alla comodità e ad un buon riposo.
Il materasso infatti può essere scelto in base alle proprie esigenze, perché è la struttura a fare la differenza in un letto contenitore. La sua particolarità sta nel fatto di avere a disposizione un vano sottostante il materasso, utile per riporre lenzuola, guanciali, coperte e via dicendo.
Il bello è che al giorno d’oggi alcuni portali online specializzati come questo sito permettono di scegliere il letto contenitore personalizzandone ogni dettaglio: dimensione, rivestimento, piedini, rete, tipo di alzata e via dicendo. In tal modo è possibile avere un modello che risponde perfettamente ai propri gusti e alle proprie necessità.
Vediamo però adesso nel dettaglio quali sono i reali vantaggi dei letti contenitore e quali invece gli svantaggi da conoscere.
I vantaggi del letto contenitore
Se in moltissimi scelgono di acquistare un letto contenitore un motivo c’è, anzi in realtà ne possiamo trovare diversi perché i vantaggi di questa soluzione sono parecchi. Vediamoli brevemente insieme.
Spazio extra per riporre le proprie cose
Il primo grande vantaggio del letto contenitore è che permette di avere un vano extra da sfruttare per riporre tutto ciò che si desidera. È dunque perfetto per coloro che vivono in una casa dalla metratura ridotta e che hanno il guardaroba al limite della sua capienza.
Maggior comodità nel rifare il letto
Alcuni letti contenitori sono dotati di un meccanismo di alzata in piano anziché verticale e sono i più consigliati in quanto consentono di mettere e sistemare le lenzuola con molta meno fatica, senza doversi abbassare eccessivamente con la schiena. Un bel vantaggio, perché rifare il letto avendo il materasso alzato è decisamente più comodo.
Gli svantaggi del letto contenitore
Questa particolare tipologia di letto presenta anche qualche inconveniente, che vale la pena conoscere prima di procedere con l’acquisto. In linea di massima, va precisato sin da subito che parliamo di dettagli di poco conto ma ci sembra giusto citare anche gli svantaggi, in modo che possiate farvi un’idea chiara e completa sul letto contenitore.
Difficoltà di pulizia sotto al letto
Uno dei principali problemi dei letti contenitore è che arrivano piuttosto bassi dunque lo spazio tra questi ed il pavimento è solitamente ridotto. Ciò si traduce in una maggior difficoltà nel fare le pulizie quotidiane, in quanto risulta complicato passare la scopa o l’aspirapolvere sotto al letto ed occorrerebbe spostarlo tutti i giorni. Va però precisato che al giorno d’oggi si trovano anche modelli un po’ più alti dello standard, che dunque non risultano particolarmente scomodi.
Accumulo di polvere
Per quanto ben isolati, i letti contenitore rischiano di accumulare polvere dunque non devono essere considerati come dei veri e propri cassetti guardaroba. Conviene utilizzare delle scatole apposite per indumenti, in modo da ovviare a tale problema ed essere certi che lenzuola, guanciali e tutto ciò che si ripone al loro interno rimanga pulito anche per un periodo di tempo lungo.
San Valentino: festa inflazionata e ormai commerciale, svuotata del suo originario significato sentimentale? In gran parte sì, è innegabile. Però le ricorrenze sono ricorrenze, e siamo noi a renderle più o meno sentite e sincere.
Quindi, perché non festeggiare a dovere l’amore per la persona che abbiamo vicino anche se durante una “festa comandata”? In fondo, ogni occasione è buona per far capire a chi amiamo il nostro sentimento. Se per una volta è in un giorno appositamente dedicato, poco male! Continuate a leggerci, perché vi daremo qualche spunto per creare l’atmosfera giusta in casa per il 14 febbraio, a partire naturalmente, e sono proprio le basi, da un sontuoso mazzo di rose rosse.
Una coreografia floreale per il vostro amore
Ciò che rende un momento davvero speciale, oltre alle persone che ne sono protagoniste, è l’atmosfera del luogo in cui il momento si sta vivendo. Potremmo dunque cogliere l’occasione della festa degli innamorati per creare una vera e propria scenografia floreale, o addirittura una coreografia, per celebrare i nostri sentimenti per la persona che amiamo.
Innanzitutto, quindi, attenzione alle luci: cerchiamo di creare un’atmosfera calda e soffusa, accendendo le luci più basse che abbiamo in casa, e non lesinando in candele, magari puntando anche sull’effetto extra dato da quelle profumate. Non solo la sala, o la camera da letto, ad anticipare un romantico momento successivo, ma anche l’ingresso, la cucina e il bagno, magari avendo cura anche di predisporre tutto per un rilassante bagno con olii e essenze.
E poi, fiori, fiori e ancora fiori, con le rose come assolute protagoniste, ovviamente: potremmo disseminare la casa di petali di rosa, avendo cura di sceglierne di diversi colori per aumentare l’effetto scenografico, e creare così una sorta di percorso che attraverso le stanze conduce per l’appunto alla camera da letto o alla stanza da bagno, dove il tutto si potrebbe concludere poi con un bellissimo cuore di rose. Che potrebbe a questo punto poi celare quanto meno una lettera d’amore o, non facciamo i tirchi, su, un bel regalo romantico per la nostra metà.
A San Valentino tutto vale
Già vediamo alzarsi perplesso il sopracciglio di molti dei nostri lettori: non sarà qualcosa di esagerato o di troppo kitsch? Vogliamo chiudere questo articolo con un sonoro “no”. Vi spieghiamo perché. Come già accennavamo all’inizio, sì, San Valentino è diventata una ricorrenza commerciale, ma non è detto che ciò debba essere per tutti. Se siamo innamorati e felici, diciamolo e festeggiamolo: naturalmente non solo il 14 febbraio, ma senza per questo decidere di snobbarlo per non “essere come tutti gli altri”.
Anzi, se c’è un giorno in cui tutto ci è permesso, persino il kitsch e indulgere a una dolcezza persino smielata ed eccessiva, beh è proprio il giorno degli innamorati. In fondo, stiamo festeggiando la vicinanza della persona che amiamo e abbiamo tutti i diritti di celebrarla in pompa magna, senza badare troppo al nostro gusto minimal o ad apparire sdolcinati.
Come dicevamo, l’importante è non ricordarsi di lei o di lui solo un giorno all’anno ma celebrare tutti i giorni il nostro sentimento!
L’evoluzione dell’illuminazione, dalla scoperta del fuoco fino alle odierne lampadine LED, una storia affascinante che accompagna l’uomo fin dalla notte dei tempi.
Maurice Dessertenne, copertina Nouveau Larousse Illustré
Agli albori dell’umanità, la luce era un elemento rassicurante, mentre il buio della notte portava con sé timori e paure. Poiché l’uomo non era in grado di generare la luce, poteva fare affidamento sulla luce lunare, quando l’astro era visibile e il cielo sgombro. Fino a quando l’uomo non scopre il fuoco: da allora costruisce fiaccole, lucerne, candele, torce, fino alle lampadine elettriche. L’evoluzione dell’illuminazione è una storia affascinante che accompagna l’uomo fin dalla notte dei tempi.
La scoperta del fuoco e le prime lampade della storia
Non sappiamo quando e come l’uomo scopre il fuoco. Gli studiosi fanno risalire l’evento a 500.000 anni fa, ad opera dell’Homo Erectus, ma non ci sono certezze assolute. Quello che è certo, è che la scoperta del fuoco ha contribuito all’evoluzione dell’umanità, visto che l’uomo diviene l’unica creatura sulla terra capace di maneggiarlo. Del resto, il mito di Prometeo, che ruba il fuoco agli Dei per donarlo agli uomini, illustra perfettamente l’importanza di questo elemento.
Prometeo dona il fuoco all’umanità, Heinrich Friedrich Füger, olio su tela, 1817
Il fuoco diviene ben presto un elemento importantissimo per la sopravvivenza degli uomini primitivi. Serviva per difendersi dagli animali, per scaldarsi, per cuocere i cibi, forgiare i metalli e, naturalmente, per illuminare. Coi falò, l’uomo primitivo ha rischiarato grotte e caverne, prime abitazioni della storia, rendendole più confortevoli. Ad un certo punto comprende che le sostanze grasse favoriscono la combustione, dunque crea la torcia, avvolgendo uno o più bastoni di legno con panni imbevuti di olio o grasso animale.
Le prime lampade della storia
La scoperta di questi primitivi combustibili porta alla creazione delle lampade, ovvero contenitori nei quali era inserita la sostanza grassa, assieme ad uno stoppino. I contenitori erano inizialmente conchiglie, poi si passa a ciotole in pietra, e infine a manufatti di argilla e bronzo. Lo stoppino era ricavato da fibre vegetali, mentre per il combustibile si utilizzavano olii vegetali o grasso animale.
Evoluzione dell’illuminazione, lampada a olio in terracotta
Queste prime lampade, dette anche lucerne, sono evolute man mano che l’uomo acquisiva tecniche di lavorazione più complesse. Si aggiungono coperchi, catene e ganci per sospenderle, o piedistalli, che conferirono alle lampade anche una valenza artistica e simbolica. In epoca romana si comincia ad usare le candele, fatte per lo più di sego, più raramente con cera d’api. Solo dopo la metà dell’800 si cominciano ad usare le candele di paraffina, meno costose.
Le più antiche candele di cera d’api sopravvissute a nord delle Alpi provenienti dal cimitero alemanno di Oberflacht (Germania) risalente al VI/VII secolo d.C. Crediti foto.
Si diffondono così candelabri più o meno elaborati, capaci di portare diverse candele allo stesso tempo. Nascono applique e lampadari, più pratici delle lucerne, per illuminare gli interni delle case, soprattutto dei più abbienti.
Candelabri di epoca romana
Durante il Medioevo l’illuminazione non evolve ulteriormente, se non nella foggia e nelle tipologie delle lampade a olio e dei candelabri. Le forme più diffuse per i lampadari erano i cerchi, le corone o le croci. Una piccola novità è rappresentata dalla lanterna, un contenitore in ferro battuto schermato con un vetro spesso, nel quale si collocava una lampada a olio o una candela.
Dettaglio di Giuseppe che tiene una lanterna con una candela attorcigliata con più stoppini in una Natività, 1485-1495 circa // Lampadario medievale in una miniatura di Le Livre des tournois, René I d’Angiò, 1460 circa // ritratto dei coniugi Arnolfini, Jan van Eyck, olio su tavola, 1434 // Illustrazione di Poul Steffensen dal romanzo danese Dronningens Vagtmester di Carit Etlar, 1658-1660.
Alla fine del XVII secolo, si diffonde l’usanza di applicare gocce di cristallo ai porta lampada, uno stratagemma che contribuiva a riflettere la luce, aumentando la luminosità.
Evoluzione dell’illuminazione: dalla lampada ad olio al LED
Nel 1783 il chimico svizzero Aimé Argand (1750-1803) perfeziona la lampada al olio creando un serbatoio in metallo per il combustibile, sormontato da un cilindro di vetro. Lo stoppino avvolto a spirale dura più a lungo e il vetro contribuisce a limitare il fumo.
Lampada di ARGAND
Contemporaneamente, l’inventore francese Philippe Lebon (1767-1804) brevetta il primo sistema di illuminazione a gas. La proprietà di generare luce e calore da parte del gas sprigionato dalla combustione di carbone fossile era già nota. Tuttavia, Lebon fu il primo a creare un vero e proprio impianto di illuminazione, nel 1801. Il sistema consisteva in una grande fornace a legna i cui gas, prodotti dalla distillazione, si incanalavano, attraverso tubi, nelle varie stanze per illuminarle, mentre il riscaldamento era fornito dal calore prodotto dalla fornace. Le lampade a gas, tuttavia, si utilizzano principalmente per illuminare le città, le fabbriche e i luoghi pubblici. Difatti, un impianto a gas prevedeva costi di realizzazione troppo elevati per le abitazioni, e suscitava anche qualche timore.
L’illuminazione domestica resta affidata alle lampade ad olio per molto tempo ancora, anche se perfezionate e migliorate per efficienza ed estetica. Va detto che l’olio o il grasso animale sono stati sostituiti da tempo da combustibili ricavati da idrocarburi, come il cherosene e il petrolio. Ma ormai si avvicina la rivoluzione elettrica. Dopo le scoperte sull’elettricità e le varie invenzioni come la “lucerna ad aria infiammabile” ad accensione elettrica e la “pila voltaica”di Alessandro Volta (1745-1827), abbiamo nel 1800 l’”arco elettrico” di Humphry Davy, e nel 1857 il Tubo di Geissler, antesignano delle lampade al neon, che illuminava tramite la ionizzazione del gas contenuto.
La lampadina ad incandescenza
L’invenzione della lampadina a incandescenza è attribuita ad Edison, ma in realtà è il risultato degli esperimenti di diversi inventori. Siamo alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento, e il chimico sir Joseph Wilson Swan, nel 1878 mette a punto una lampadina costituita da un bulbo di vetro con il vuoto all’interno e un filamento di carbonio che, riscaldato dalla corrente elettrica emetteva luce e gas.
Thomas Edison la perfeziona ma sorge una disputa tra i due, che termina con la fondazione della della società Edison-Swan, una delle più grandi produttrici di lampadine al mondo. Nel 1910 il fisico americano William David Coolidge introduce il gas nel bulbo e sostituisce il filamento di carbonio con uno di tungsteno. Il risultato è una lampadina che non annerisce e che garantisce una maggiore durata.
Lampadario in stile Art Noveau alimentato ad energia elettrica, 1890, litografia di Anton Seder (1850–1916)
Altri tipi di lampade
Contemporaneamente si sviluppano altre tipologie di lampade, dalla lampada al mercurio (1901) ai tubi al neon (1938), dalla lampada alogena (1959) alla lampada fluorescente compatta (1980). In seguito alle leggi europee, molte tipologie di lampadina sono state messe al bando, o per motivi di sicurezza, o per via del risparmio energetico. Tra queste, le lampade al mercurio, a incandescenza e le alogene.
Illuminazione LED
L’illuminazione è oggi affidata per la maggior parte alle lampadine LED, ritenute più efficienti, sicure e versatili. Le luci LED sono state inventate dal premio nobel per la fisica Shūji Nakamura nel 1993. La tecnologia LED (Light-Emitting Diodes) si basa sul principio dell’ illuminazione allo stato solido, in cui la luce è generata attraverso semiconduttori anziché utilizzando un filamento o un gas. I LED trovano applicazione ormai in tutti gli ambiti nei quali sia necessario utilizzare la luce, dalle lampade d’arredo ai fanali dei veicoli, dall’illuminazione stradale all’illuminazione architetturale.
PROLISTEL LED By PROGRESS PROFILES
Evoluzione dell’illuminazione: gli studi sull’elettricità
L’evoluzione dell’illuminazione subisce un rapido sviluppo dopo la scoperta dell’elettricità e delle possibilità di applicarla alle lampade. In epoca moderna alcuni studiosi iniziano ad interessarsi al fenomeno dell’elettricità. L’etimologia del termine ne rivela l’origine greca:
ELEKTRICOS deriva da elektron, ambra gialla, e spiega la proprietà di questa pietra di attrarre particelle se sfregata.
Dobbiamo allo scienziato inglese William Gilbert (1544-1603) il primo trattato sull’argomento, il De Magnete, nel quale elenca i materiali che posseggono proprietà “elettriche”. Basandosi su questi studi, lo scienziato tedesco Otto von Guericke (1602-1686) inventa la prima pompa automatica per creare il vuoto e facilitare l’attrazione tra i corpi elettrificati, eliminando l’attrito dell’aria. Nel 1672 costruisce il primo generatore elettrostatico, composto da una palla di zolfo che è fatta ruotare meccanicamente. L’elettricità statica si produce sfregando una mano contro la palla in movimento. Da notare che lo scopo di questi esperimenti era quello di studiare lo scambio di elettricità tra i corpi, e non quello di ottenere la luminescenza.
Illustrazione dal volume “Experimenta Nova Magdeburgica de Vacuo Spazio” di Otto von Guericke (Amsterdam, 1672): macchina elettrica con sfera di zolfo
A partire dal Settecento l’evoluzione dell’illuminazione subisce una improvvisa accelerazione. L’inglese Stephen Gray (1666-1736) scopre le proprietà conduttive e isolanti dei materiali rispetto all’energia elettrica, chiamata allora Fluido Elettrico. Spetta al chimico francese Charles du Fay (1698-1739) scoprire la carica elettrica e la conseguente polarizzazione tra carica negativa e carica positiva. Nel 1745, Ewald Jürgen von Kleist (1700-1748), nell’intento di immagazzinare l’energia elettrica, inventa il primo condensatore elettrico, una bottiglia riempita con acqua o mercurio, detta bottiglia di Leida.
Ewald Jürgen von Kleist e la “bottiglia di Leida”
Sarà l’italiano Alessandro Volta nel 1800, a condensare questi e altri studi nella rivoluzionaria “pila voltaica”, una batteria composta da una colonna di dischi di rame e zinco che racchiudevano uno strato di tessuto imbevuto di acido. Rispetto al generatore elettrostatico, che doveva essere azionato manualmente, la pila voltaica permetteva la generazione di elettricità in modo continuo.
La Pila di Alessandro Volta, Di Fondo Antiguo de la Biblioteca de la Universidad de Sevilla from Sevilla, España
La Pila di Volta è perfezionata da altri studiosi, come Michael Faraday (1781-1867) che inventa la Dinamo, un generatore che converte l’energia meccanica in corrente continua. L’accoppiamento della dinamo alla turbina idraulica portò alla costruzione della prima centrale idroelettrica, presso le cascate del Niagara, nel 1879. L’elettricità è ormai alla portata di tutti.
Unità di misura
L’energia elettrica si misura utilizzando diversi parametri.
La potenza P —> unità di misura Watt dove 1 kW = 1.000 W
La potenza consumata —> kW dove kWh potenza consumente in 1 ora
La potenza è pari al prodotto tra la tensione -V misurata in Volt- e la corrente - I misurata in Ampère A
Voltaggio —> forza elettrostatica in un campo elettrico
Amperaggio —> quantità di cariche che si spostano in un conduttore
Corrente continua —> valore costante nel tempo
Corrente alternata —> valore che cambia nel tempo alternando valori
positivi e negativi uguali. L’energia elettrica nelle nostre case è in tensione alternata.
Parliamo di biophilic design: in questa tipologia di progettazione, entra in gioco non solo l’aspetto architettonico, ma anche l’aspetto ambientale, biologico, ed evolutivo dell’uomo.
Tra la fine del 1800 e il primo decennio del 1900 comparve in Francia l’Art Nouveau, un movimento artistico che influenzò tutte le forme d’arte, dall’architettura, alla pittura, a quelle decorative.
L’art nouveau si basava principalmente sull’idea di tornare a favorire l’artigianato, il ritorno alla natura e a uno stile di vita più sano e “biofilico”, per combattere la recente esplosione dell’industrializzazione e della produzione in serie.
Dalla Francia, col tempo, l’Art Nouveau si diffuse in tutta Europa, prendendo in Germania il nome Jugendstil, in Austria Sezessionstil, in Italia Liberty, in Spagna Modernismo.
Uno dei fautori più importanti ed estremisti del modernismo catalano, fu sicuramente l’architetto Antoni Gaudi, che ricordiamo per le sue opere più famose di Barcellona come “Casa Battlò”, “Casa Milà” e l’incompiuta cattedrale della “Sagrada Familia”, che sono oggi patrimonio dell’UNESCO.
Prendendo spunto dallo stile neogotico, e arricchendolo di forme giocose e sontuose, Antoni Gaudi ci ha regalato opere uniche nel loro genere.
Il suo intento fu quello di distaccarsi dall’idea dell’architettura dalle forme lineari e geometriche che aveva preso piede fino a quel momento, per tornare a farsi guidare dalla “Natura maestra” e dalle sue forme uniche e differenti l’una dall’altra.
Biofilia e biophilic design
Non credo che sia un caso che oggi cominci a prendere piede il Biophilic design: esattamente come tra l’800 e il ‘900 l’uomo sentì il bisogno di tornare alla natura oggi, dopo gli ultimi decenni di iper-tecnologizzazione, l’avvento delle case domotiche e gli ultimi due anni di pandemia, probabilmente il bisogno è tornato ad essere lo stesso.
Il Biophilic design prende il nome dalla parola biofilia, introdotta nel 1964 dallo psicologo Erich Fromm; il termine viene dal greco bios=vita e filia=amore, e parla dell’innata propensione e interesse dell’essere umano nei confronti di tutto ciò che è natura.
Oggi le cose sono completamente diverse dagli inizi del ‘900: mentre l’art nouveau si proponeva come stile puramente decorativo, oggi ci sono studi scientifici che parlano dell’importanza del ritorno alla natura, non solo intesa come decorazione, ma anche come proposta di cura per il benessere psico-fisico dell’essere umano.
E’ dimostrato, ad esempio, che in un ospedale i pazienti ricoverati in stanze con affacci su un panorama naturale, riescano a guarire e a riabilitarsi più facilmente, rispetto a quelli che hanno stanze che affacciano su viste chiuse o poco stimolanti; o come passeggiare nella natura possa essere un supporto molto importante per riprendersi da un periodo di forte stress o da un evento traumatico.
I principi del biophilic design
Il Biophilic design si occupa prima di tutto di grandi architetture, dove forme, materiali, strutture e colori naturali diventano degli aspetti cruciali in fase di progettazione.
Credo però che il Biophilic design, si possa tradurre anche in “piccola scala”, per portare questo tipo di filosofia all’interno delle nostre case, dei luoghi di lavoro, e creare ambienti che favoriscano il relax e il recupero delle energie.
In questa tipologia di progettazione, entra in gioco non solo l’aspetto architettonico, ma anche l’aspetto ambientale, biologico, ed evolutivo dell’uomo.
Si parte analizzando l’ambiente esterno e le sue condizioni per andare poi a lavorare sull’ambiente interno. Le giuste condizioni di luce, di rumore, di odore, sono basi fondamentali per mantenere il benessere psico-fisico della persona che andrà ad abitare quello spazio: poca luce, ad esempio, può andare a inficiare sul naturale ritmo circadiano del corpo umano, creando pericolose conseguenze sulla salute mentale dell’individuo. Quando manca la luce naturale, dobbiamo ricrearla aumentando i punti luce, utilizzando lampadine che mimino la luce del sole, oppure utilizzando il giallo, colore del sole per eccellenza.
Per quanto riguarda le caratteristiche biologiche, l’uomo, seppur evoluto, risponde ancora alla sua parte più istintiva, cioè al cervello rettiliano. Sarebbe quindi ottimale adottare delle colorazioni naturali per quanto riguarda le grandi superfici, cioè pavimento, pareti e soffitto, preferendo un pavimento più scuro, pareti più chiare del pavimento e soffitto più chiaro delle pareti, per ricreare le condizioni di un paesaggio naturale.
Il biophilic design lavora certamente sugli ambienti e sulle case per migliorarne l’estetica, ma mettendo al centro l’essere umano e prendendo in considerazione le sue caratteristiche e i suoi bisogni.
Per saperne di più visita il sito www.sphomecoming.it e scrivimi nella sezione contatti per avere una consulenza.
Già da svariati anni la carta da parati è tornata di moda, ma decisamente non ha niente a che vedere con quella che a cui eravamo abituati qualche generazione fa.
Wallpaper Élitis
Definita anche col termine inglese wallpaper, la carta da parati moderna è tutt’altra storia, sia dal punto di vista dei disegni che delle possibilità che offre, grazie alle tecnologie digitali e ai materiali più performanti, oltre che lavabili. Riesce ad infondere carattere agli ambienti e, con qualche accorgimento per quanto riguarda la grafica, aiuta anche ad ampliare visivamente lo spazio. Si può applicare, come tutti sappiamo, sulle superfici verticali – ovvero le pareti – ma quello che pochi immaginano è posizionarla su superfici orizzontali, come i soffitti, soprattutto se si vuole abbassare l’altezza degli ambienti.
Wallpaper Glamora
Permette anche di nascondere porte filomuro e armadi, rivestendone le ante. Stesso discorso vale per decorare pannelli divisori scorrevoli, che possono diventare come delle grandi tele.
Wallpaper Cartilla
Dove usarla
Il wallpaper è adatto a tutti gli ambienti della casa: dal soggiorno, alla camera da letto, alle camerette dei più piccoli, dall’ingresso, al bagno, alla cucina. In soggiorno è possibile collocarla sulla parete principale, ovvero quella col divano, per sottolineare visivamente l’area.
Wallpaper Demart
Però se avete un grande soggiorno che ospita anche una zona pranzo, considerando che solitamente i disegni sono d’impatto, collocate il rivestimento solo su una parete.
Wallpaper Cartilla
Wallpaper Demart
Anche per la camera è sicuramente indicata per sottolineare e valorizzare la parete del letto.
Wallpaper Demart
La carta da parati moderna può essere applicata anche in bagno e cucina, se esplicitamente dichiarato dal produttore. Per il bagno le zone più belle da rivestire sono quella del lavabo, oppure la parete della doccia.
Foto 1 e 2 Wet System di Wall&decò // Foto 3 glamFusion di Glamora
In cucina può essere usata magari sul lato del tavolo oppure, se impermeabile e lavabile, per la fascia del paraschizzi al posto delle mattonelle.
Wet System di Wall&decò
Motivi e tonalità della carta da parati moderna
Quanto ai motivi decorativi, la scelta è davvero ampissima. Dai disegni geometrici, ai motivi floreali o vegetali, alle grafiche astratte o stilizzate, a quelle classicheggianti, fino ad arrivare alle immagini fotorealistiche. Ecco soltanto qualche esempio:
Carta da parati Cartilla, Demart, Demart, Élitis, Glamora, Demart
Tenete presente che i disegni grandi, geometrici o floreali, non sono adatti ad ambienti piccoli, perché danno l’impressione di avanzare; in questo caso potete optare per motivi decorativi di piccole dimensioni. Per dare, invece, profondità a una stanza e l’impressione che la parete prosegua, utilizzate carte con viste e panorami.
1 e 2 Inkiostro Bianco // 3 Glamora
Per quanto riguarda la tonalità, si può andare dai delicati disegni acquarellati che sono ariosi e adatti sia a chi ha spazi non tanto grandi sia a chi ha un po’ “timore” di usarne una troppo protagonista. Oppure, per i più audaci, ci sono carte dai toni scuri, da utilizzare ovviamente in ambienti spaziosi e molto luminosi oppure ben illuminati con luce artificiale.
1 e 2 Wet System di Wall&decò // 3 carta da parati Demart
Se desiderate una progettazione ottimale degli spazi della vostra casa, consultate il sito https://zeumadesign.com/.
Un alloggio di 50 mq, situato in un edificio haussmaniano, è stato ristrutturato per l’arrivo di un bambino dallo studio parigino Mon Concept Habitation.
L’obiettivo principale di questo progetto era di trasformare questo alloggio di 50 mq, composto da due stanze più servizi, in un appartamento di 3 stanze con una camera da letto per bambini.
Oltre al soggiorno e alla camera da letto, l’appartamento disponeva di una cucina stretta e lunga. L’abbattimento del tramezzo che divideva queste due stanze ha permesso di creare un open space spazioso e luminoso.
La cucina occupa un’intera parete ed é concepita come una cornice blu che racchiude la zona lavoro, completamente bianca. Uno stratagemma che aiuta ad integrare la cucina nel soggiorno in modo elegante e ordinato.
La zona conversazione si trova oltre il tavolo da pranzo, che funge da separatore degli spazi. Gli architetti sono anche riusciti a ricavare un angolo studio elegante e discreto vicino alla finestra.
La zona notte
La planimetria della camera da letto è stata ridotta al minimo indispensabile, al fine di ricavare la cameretta per il bambino. Gli architetti hanno creato uno spogliatoio e un armadio su misura per ottimizzare lo spazio. Lo spazio notte è delimitato da una parete colorata in un rosso caldo e profondo, che accentua l’atmosfera accogliente della stanza.
Nella camera dei bambini, il parquet in rovere massiccio porta calore a questa stanza dai colori chiari.
Forse non tutti sanno che in Francia la stanza da bagno si divide in salle d’eau, con doccia e lavabo, e toilette, dove è posizionato il wc, due stanze separate e a volte lontane tra loro. Qui vediamo il progetto della salle d’eau, per la quale gli architetti hanno scelto materiali leggeri per portare luce a questo spazio senza finestre.
Una delle tendenze più attuali vede l’utilizzo di uno o più pezzi di arredo unici, una soluzione capace di dare carattere agli interni. Come i tavoli PG Creations.
Tavolo Nettuno
Il pezzo unico ha sempre un certo fascino, soprattutto in un’epoca in cui gli arredi prodotti in serie affollano le nostre case. A ben vedere, il pezzo unico è un vero e proprio investimento, perché il suo valore accresce nel tempo. Inoltre, è capace di dare carattere agli interni, anche accostato ad arredi più ordinari. Si tratta di un oggetto che vi appartiene davvero, visto che nessun altro ne possiede uno uguale. Spesso si pensa che un pezzo unico sia troppo oneroso per le nostre tasche, ma esistono artigiani e designer indipendenti che realizzano prodotti con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Uno di questi è Peppe Gallo di PG Creations, un designer che vi ho ampiamente presentato in questo articolo. Oltre a lampade, mobili e complementi di arredo, Peppe Gallo realizza tavoli di rara bellezza, combinando materiali come il metallo e il vetro al legno. Ma non si tratta di un legno qualsiasi: ora vi racconto come nascono i tavoli PG Creations.
Tavolini PG Creations, dallo stile naturale al mood industrial
Quando la natura è una fonte di ispirazione, le creazioni non sono mai banali o monotone. La sensibilità estetica e l’immaginazione si uniscono all’abilità tecnica per creare oggetti unici di grande bellezza. Un pezzo di tronco di pino levigato e trattato diventa la base per il tavolino Tronco, con piano in vetro. La massiccia sezione di un ramo d’olivo, con le sue venature marcate e i bordi irregolari, si sorregge su leggeri piedini in ferro per comporre un tavolino da caffè. I rami levigati dal mare si uniscono in una suggestiva colonna sulla quale si appoggia il piano in vetro del tavolino Nettuno.
Tavolino Tronco e Tavolino Olivo
Il legno si sposa perfettamente con il ferro per dare vita a creazioni dal mood industrial. Oggetti decontestualizzati vengono valorizzati e riutilizzati in contesti lontani dalla loro funzione originale. Come il vecchio torchio in legno che si trasforma nel tavolino Torchio, oppure il crick a pantografo degli anni 70 che sorregge il piano in legno di pino, trattato con la tecnica dello Shou Sugi Ban e con finitura in resina, nel tavolino Krik.
Ancora il legno è protagonista nella collezione di tavoli e tavolini con gambe in ferro dal gusto contemporaneo. I piani sono realizzati con listoni di legno massiccio di castagno o di pino, come pure quelli dei tavolini con struttura in ferro montati su ruote.
Tavolino Boston, Tavolo Open Space e Tavolino Houston con la lampada Sinuosa
Tutti i prodotti sono realizzati a mano in Italia e sono personalizzabili a piacere per dimensioni, tipo di legno e finitura.
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Come ogni anno a gennaio viene pubblicato il World Design Rankings, la classifica dei premi di design stilata dal prestigioso organismo internazionale.
Il World Design Rankings ha pubblicato, come ogni anno, la classifica aggiornata dei premi di design vinti in concorsi e premi internazionali per paesi. La classifica non si discosta molto da quella del 2021, con la Cina al primo posto, seguita da Stati Uniti d’America, Giappone, Italia, Hong Kong, Gran Bretagna, Taiwan, Turchia, Germania e Australia.
A cosa serve il World Design Rankings
Il World Design Rankings è un organismo internazionale che classifica tutti i paesi in base al numero di designer che hanno ricevuto il premio A’ Design Award. Si tratta di uno strumento utile per fornire dati sempre attuali ai vari operatori sul settore del design. La sezione Design Business Insights offre una classifica dei paesi basata sul loro successo in diversi campi del design. Tre tabelle specificano i punti di forza, i punti deboli e le opportunità per ogni paese, suddivisi per categorie, ad esempio Fashion Design, Furniture Design o Graphic Design, solo per citarne alcune.
La piattaforma Design Classifications fornisce invece informazioni sui singoli designer, artisti ed architetti che hanno partecipato al concorso. Questi dati sono ideali per esempio per i giornalisti o i blogger che desiderano presentare i migliori creativi, o per le aziende in cerca di validi collaboratori. Per chi fosse invece interessato unicamente ai top designer, si consiglia di consultare la classifica Designer Rankings, che elenca i creativi in base al numero di premi vinti complessivamente nel corso della carriera.
Una selezione di progetti vincitori
Condivido con molto piacere una selezione di progetti vincitori delle scorse edizioni, rappresentativi di alcune tra le oltre 100 categorie presenti.
Se sei un creativo e desideri entrare nelle classifiche del World Design Rankings, hai tempo fino al 28 febbraio 2022 per iscriverti al A’ Design Award e presentare il tuo progetto,mentre i risultati saranno resi noti il 15 aprile 2022, anche su questo blog.
Al momento dell’iscrizione, puoi scegliere fra più di 100 categorie, tra le quali Good Industrial Design Award, Good Architecture Design Award, Good Product Design Award, Good Communication Design Award, Good Service Design Award, Good Fashion Design Award.
Per consultare la lista delle categorie clicca qui: category listing.
Iscriversi è semplice, scoprilo cliccando su questo link: