30 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

Idee e ispirazioni per arredare la parete di un salotto elegante, tra specchi, quadri, fili luminosi e ricordi di viaggio.

parete

Dentro qualsiasi soggiorno ci sono pareti che vogliamo rendere speciali, perché ci piace la loro posizione e puntiamo a farne vetrine espositive del nostro stesso modo di essere. Il soggiorno è per sua essenza in continua evoluzione, poiché segue i cambiamenti del nostro umore e dev’essere sempre pronto a risultare accogliente così da garantire una veloce iniezione di relax. In questo approfondimento vedremo come valorizzare una parete vuota, a seconda della sua posizione e dello stile complessivo dell’appartamento. Questo perché, naturalmente, ogni operazione dovrà essere effettuata nel nome di una certa omogeneità di fondo. L’effetto caos, lo sappiamo bene, non lo ama né desidera nessuno.  

Dietro al divano via libera a specchi e quadri

Se c’è una parete che generalmente rimane vuota quella è senza dubbio la parete che si trova nascosta per metà dal divano. Questo non vuol dire che debba necessariamente rimanere spoglia, anzi si offrirà quale location ideale per ospitare grandi specchi oppure quadri e stampe fotografiche. Per quanto riguarda l’ingombro, la cosa migliore da fare sarà optare per accessori grandi quanto il divano – guardate la sua larghezza – oppure poco meno. Le tematiche dipenderanno dallo stile arredativo della stanza, per cui ok a stampe astratte o dalle linee minimal se ci si trova all’interno di un ambiente moderno e contemporaneo, mentre andranno benissimo paesaggi e riproduzioni di opere celebri ma anche vedute di città nel caso in cui la stanza sia più votata agli stilemi classici. 

Una maschera veneziana per un viaggio nel tempo

Una parete vuota può diventare anche una vetrina di viaggi ed esperienze di vita. Ecco perché le foto scattate durante una vacanza importante in famiglia oppure i souvenir che richiamano alla memoria mete culturali o esotiche sono sempre i benvenuti.

Oltre a una bella  fotografia, per la quale sarà decisiva la scelta della cornice sempre in linea con il resto dell’arredamento, si potrà ad esempio appendere un’elegante maschera veneziana da parete, capace di raccontare la bellezza della Serenissima e far fare a tutti un viaggio indietro nel tempo. Questi complementi d’arredo, che possono essere appesi in solitaria se si tratta di una parete piccola o essere composti in gruppi di 2-3 per spazi più ampi, sono gioielli artigianali targati made in Italy che affondano le radici in una tradizione secolare. Il ricordo e l’immagine di Venezia saranno così resi più vividi che mai. 

La parete lavagna e una cascata di fili luminosi

Se in casa ci sono dei bambini, potrete anche valutare la possibilità di valorizzare la parete vuota in un altro modo. Sappiamo bene quanto siano frequenti, specie in giovane età, gli ‘attacchi d’arte’. Per evitare di dover ridipingere le pareti di casa troppo spesso, l’ideale sarà progettare una parete lavagna: qui i piccoli potranno dare libero sfogo alla loro fantasia, armati di gessi bianchi e colorati. Una soluzione perfetta per il salotto ma anche la cucina. Le pareti vuote si possono anche illuminare ricorrendo all’inserimento di cascate di fili scintillanti (ai quali in molti appendono foto in formato polaroid). Si possono anche disegnare figure e geometrie a piacere, fare scritte o semplicemente rendere più accattivante l’ingresso nella zona relax. 

29 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

Tavoli da giardino in metallo o in legno, fissi o allungabili, rotondi o rettangolari. Tante tipologie per un solo spazio. Come scegliere il tavolo ideale per gli esterni.

tavoli da giardino
COLLEZIONE NOFI 2.0 BY HIGOLD

Il tavolo da giardino è un elemento essenziale per i fortunati possessori di uno spazio outdoor, che si tratti di un terrazzo o di un giardino. Con l’arrivo della bella stagione, l’esigenza di trascorrere del tempo all’aperto di fa sentire. In alcuni casi il tavolo che abbiamo usato per anni si rivela malconcio o non più in linea con le nostre esigenze, pratiche o estetiche. Oppure, semplicemente, vi è la necessità di arredare una casa nuova, esterno compreso. Scegliere il tavolo adatto allora può diventare un’impresa, visto che le possibilità sono pressoché infinite. Vediamo allora di mettere dei punti fermi, in modo da trovare il modello ideale.

Scegliere il tavolo da giardino: partiamo dai materiali

Nella scelta del tavolo da giardino è fondamentale individuare il materiale giusto, e non solo in base alle sue qualità estetiche. Alla resistenza agli agenti atmosferici vanno aggiunte le routine di pulizia e manutenzione, che variano secondo i materiali. Per esempio i mobili in giunco o in bambù, seppur molto gradevoli dal lato estetico, sono molto delicati e richiedono una manutenzione costante. I mobili in plastica sembrano a prima vista indistruttibili, tuttavia sono poco resistenti agli urti. Gli arredi in ferro battuto sono indubbiamente robusti, ma necessitano di qualche accortezza per evitare la ruggine. Vanno infatti asciugati meticolosamente e, nel caso siano verniciati, occorre ripristinare la vernice periodicamente.

L’alluminio è il materiale per eccellenza da utilizzare all’esterno. Resistente e durevole, è leggero e semplice da pulire. Inoltre, non richiede una manutenzione costante. Un altro materiale ideale per gli arredi esterni è il teak, un legno pregiato, robusto e resistente all’umidità. Vi basti pensare che questo legno è utilizzato per rivestire i ponti delle imbarcazioni. L’unico inconveniente è che la superficie esposta ai raggi solari può scolorirsi, ma è sufficiente passare un velo di olio specifico per teak una volta l’anno per ritrovare un colore caldo e dorato. 

La combinazione di teak e alluminio è forse la migliore opzione, non solo in termini di resistenza, ma anche per quanto riguarda l’estetica. Per esempio, Higold ha fatto di questo mix la sua cifra stilistica, e propone arredi di qualità, durevoli, resistenti e dal design accattivante.

Le tipologie di tavoli da giardino

I tavoli da giardino possono avere diverse forme e dimensioni, e si declinano in modelli fissi e modelli allungabili. La scelta dipende dallo spazio a disposizione e dallo stile. Per quanto riguarda quest’ultimo, è consigliabile armonizzare l’estetica degli elementi interni ed esterni. 

Tavoli rotondi e quadrati per spazi contenuti

Partendo dagli spazi più contenuti, si può optare per tavoli quadrati o rotondi, come per esempio quello proposto da Higold nella collezione Clint, disegnata da Nicholas Thomkins. La collezione Clint  propone un tavolo rotondo realizzato in alluminio verniciato a polvere, con piano in HPL1 e un diametro di 1m. Il tavolo e le sedie della stessa collezione sono pieghevoli, cosicché permettono di risparmiare spazio. 

tavoli da giardino
COLLEZIONE CLINT BY HIGOLD

Per chi preferisce la forma quadrata, il tavolo Emoti dell’omonima collezione offre, con una dimensione di soli 90 cm di lato, un design elegante, il fascino del teak e la robustezza della base in alluminio verniciato. 

TAVOLI DA GIARDINO
COLLEZIONE EMOTI BY HIGOLD

Forme rettangolari o ovali per spazi generosi

Spazi più generosi, come grandi terrazze o giardini, reclamano tavoli di una certa importanza. Perfetti per questo scopo i tavoli rettangolari, come quello proposto nella collezione New York. Piano in teak e struttura in alluminio per un tavolo dal design rigoroso che restituisce una sensazione di leggerezza, grazie alle gambe leggermente oblique. Il tavolo della collezione Nofi 3.0 offre ben 8 posti e propone un’elegante e pratica  superficie in vetroceramica. Il massimo della ricercatezza è rappresentata dal tavolo della collezione Onda By Pininfarina, con i suoi bordi ovaleggianti, il piano in teak e la base in alluminio dal design esclusivo.

TAVOLI DA GIARDINO
COLLEZIONE NOFI 3.0 BY HIGOLD

Tavoli da giardino allungabili, pratici e versatili

I tavoli allungabili offrono il massimo della praticità e della versatilità, consentendo di gestire lo spazio secondo le occasioni. Punta di diamante del catalogo, per questa categoria, è senz’altro il tavolo della collezione Nofi 2.0. La caratteristica principale di questo tavolo è la robustezza, fattore importante per un tavolo allungabile. Nofi 2.0 è proposto sia nella versione quadrata che in quella rettangolare, che allungato misura fino a 340 cm per ben 10 coperti. 

COLLEZIONE NOFI 2.0 BY HIGOLD

La collezione Heck ha il suo punto di forza nelle pratiche sedie impilabili e nel tavolo allungabile fino a 8 posti, realizzato con piano in teak e struttura in alluminio, declinata nei colori bianco, antracite e sabbia.

TAVOLI DA GIARDINO
COLLEZIONE HECK BY HIGOLD
NOTE
1- HPL - acronimo che sta per “high pressure laminate”. E’ un materiale stratificato di ultima generazione, impermeabile e anti macchia, resistente a urti e graffi. Si ottiene sottoponendo ad elevata pressione una miscela di fibre cellulosiche e resine, mentre la finitura esterna è realizzata con pannelli in fibre cellulosiche impregnate di resina termoindurente.
26 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

Il depuratore d’acqua rappresenta un’alternativa green dal basso impatto ambientale che offre numerosi vantaggi. Scopriamoli insieme.

depuratore

Secondo le stime attuali, in Italia ogni giorno si consumano, a persona, 200 litri d’acqua. Il Belpaese, inoltre, è al primo posto in Europa per il consumo di acqua in bottiglia, con circa 188 litri annui pro capite contro la media europea di 117 litri annui pro capite. 

Come se ciò non bastasse, di circa 46 miliardi di bottiglie di plastica che ogni anno vengono prodotte come rifiuti, circa 8 miliardi sono a carico degli italiani. Una prospettiva che non è meno edificante se si considera il consumo mondiale, dove l’Italia si colloca al terzo posto davanti ai soli Messico e Thailandia.

Se i dati raccontano più di mille parole, questi davvero fanno riflettere. Perché che la plastica inquini, anche quando riciclata, con diversi disagi per l’ambiente e, di conseguenza, per l’essere umano, nel 2022 non è più un mistero. 

La necessità di adottare misure alternative e virtuose si rivela essenziale e molto può fare il cambiamento delle abitudini, dal momento che è proprio dalle scelte del singolo che dipende il maggiore o minore consumo della plastica, davvero notevole nel caso delle bottiglie.

Una delle soluzioni più interessanti degli ultimi anni è quella che vede l’utilizzo, presso aziende e abitazioni private, dei depuratore d’acqua, un’alternativa green che presenta un impatto ambientale decisamente basso. 

A proporre questi dispositivi, il cui impiego risulta un trend in costante crescita, sono diverse realtà tra cui ad esempio Tecpur, attiva da oltre 10 anni e in grado di garantire sistemi di filtraggio e depurazione realizzati secondo le tecnologie più sofisticate. In questo articolo vi raccontiamo qualcosa di più sui depuratori d’acqua, illustrando perché sono un’opzione ecologica sempre più interessante.

Le problematiche legate al consumo delle bottiglie di plastica

Affermava nel Seicento lo storico Thomas Fuller che “Non conosciamo mai il valore dell’acqua finché il pozzo non si prosciuga”. Un’affermazione che dovrebbe farci riflettere non solo su quanto sia importante questo elemento che rappresenta l’essenza stessa della vita, ma anche sul fatto che è essenziale tutelarlo e fare in modo, reinterpretando Fuller, che il pozzo dell’ambiente non si prosciughi.

Il consumo della plastica causa danni irreversibili nel Pianeta, non è una frase d’effetto ma purtroppo la semplice realtà. Basti pensare che per il suo smaltimento a livello naturale occorrerebbero circa 1000 anni. 

Il consumo di plastica sta rendendo le nostre città, ovvero l’habitat in cui troviamo a vivere la quotidianità, ma anche spiagge, boschi e mari, sempre più simili, spesso, a discariche a cielo aperto. 

Il dato più triste e allarmante, tuttavia, è il danno che arreca agli animali e in particolare quelli della terraferma e marini. Riesce ad arrivare fino all’uomo, essendo ingerita da questi sotto forma di micro plastica e in quanto diventata ormai parte integrante dell’ambiente che ci circonda.

Scegliere bottiglie riutilizzabili e l’acqua ottenuta dal depuratore d’acqua risulta una soluzione efficace e che non porta con sé alcuna rinuncia. Per nessun essere vivente.

Depuratore o erogatore d’acqua? Di cosa parliamo

Ma che cos’è un depuratore d’acqua? Nient’altro che un apparecchio che permette di ridurre/eliminare il contenuto di sostanze, tra cui batteri e sali, che aumentano la durezza dell’acqua e ne rendono il gusto meno appetibile.

Il nome corretto sarebbe, in realtà, purificatore, dal momento che si tratta di uno strumento che agisce sull’acqua potabile, che è sicura come dimostrano le migliaia di analisi effettuate ogni anno, purificandola.

Le acqua potabili, tuttavia, complice il sistema di tubature presente nelle nostre città, non sono sempre ottimali dal punto di vista dell’odore e del sapore ed è qui che agisce positivamente il depuratore d’acqua, rendendo il prezioso liquido più buono e bevibile, anche dal punto di vista olfattivo.

E gli erogatori d’acqua? Non sono altro che macchine che contengono al loro interno componenti capaci di filtrare l’acqua potabile rendendola disponibile. Si avvalgono, quindi, di sistemi di filtrazione interna tali da renderla, come i depuratori, buona per il consumo. Gli erogatori sono installabili sottobanco o direttamente sopra il banco. Risultano estremamente comodi e facili per l’uso, oltre che positivamente impattanti dal punto di vista dell’ecologia.

La scelta se installare un depuratore, con il relativo sistema di filtrazione dell’acqua, o di un erogatore, è personale e dipende dalle esigenze della singola persona. I vantaggi sono, in entrambi i casi, i medesimi (ve li illustriamo nel prossimo paragrafo). 

Pertanto, depuratori ed erogatori permettono di avere un’acqua che è non solo buona ma anche simile alle proprie esigenze dal punto di vista del palato, essendo presenti dispositivi di filtrazione in grado di offrire persino un’acqua gassata di qualità.

Quali sono i vantaggi

I motivi per cui la scelta di erogatori o depuratori d’acqua si rivela interessante sono diversi. Andando più nel dettaglio possiamo affermare che:

  • Garantiscono una migliore qualità dell’acqua, a livello multisensoriale, persino dal punto di vista tattile quando la si inserisce in bocca.
  • Permettono di avere un impatto inferiore sull’ambiente grazie al dispendio minore di plastica conseguito.
  • Il consumo dell’acqua non riguarda solo quella naturale ma persino quella gassata, amata da molti e un valido aiuto anche in diverse preparazioni della cucina.
  • L’acqua risulta più sana. Pur essendo l’acqua potabile iper controllata e sicura, con il processo di filtrazione si riescono a togliere ulteriori sostanze. Tra queste ci sono anche i batteri.
  • Questo tipo di scelta comporta di non avere alcun pensiero legato al reperimento dell’acqua, come ad esempio “devo andare a prendere l’acqua”. Con il depuratore o l’erogatore risulta sempre disponibile e accessibile. Perfetta da portare con sé anche in ufficio e nelle attività del tempo libero.
  • L’utilizzo del depuratore o dell’erogatore consente di risparmiare sui costi dell’acqua a livello economico, non essendovi più la necessità di ricorrere a quella minerale, che non è più sana di quella ottenuta con il depuratore essendo i controlli alla base davvero notevoli.

Infine, quando si fa un’azione consapevole a favore dell’ambiente la si fa anche verso sé stessi. La scelta dei sistemi legati alla depurazione dell’acqua consentono di stare maggiormente tranquilli, sapendo di avere fatto un piccolo passo a favore del pianeta. Un valore aggiunto di non poco conto.

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25 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

Come scegliere quella giusta tra le sedie da ufficio di design scandinavo che offre il mercato, tra estetica, funzionalità, ergonomia ed esigenze personali.

Nel settore delle sedie per scrivania, le tendenze sono sempre più orientate verso la fusione tra la gamma residenziale e quella professionale. L’arredo domestico deve essere funzionale ed ergonomico come quello dell’ufficio e, viceversa, l’arredo da ufficio deve essere esteticamente piacevole e ordinato come ciò che sta a casa. Una contaminazione tra estetica e funzionalità che solo il design scandinavo ha nel suo DNA. Eleganti nella loro semplicità, le sedie di design scandinavo seducono anche per l’ergonomia e il confort. Ecco come scegliere quella giusta tra le sedie di design nordico per la scrivania, a casa o in ufficio.

Perché scegliere sedie da ufficio di design scandinavo?

Le sedie da ufficio di design scandinavo sono perfette sia per la casa che per l’ufficio. Per prima cosa, sono esteticamente piacevoli e discrete. Il design scandinavo è minimalista e valorizza immediatamente la stanza mantenendo un’atmosfera neutra che favorisce la concentrazione.

Comode e funzionali le sedia da ufficio di design scandinavo sostengono la schiena e permettono di mantenere una buona postura per tutto il giorno. Inoltre, i cataloghi sono vasti e variegati, come quello di Ofichairs : con o senza braccioli, in plastica o imbottite, con rivestimento in tessuto o in pelle. In linea di massima, i materiali e i colori si devono adattare all’arredo dell’ambiente. 

Per quanto riguarda invece le funzionalità, il mio consiglio è quello di scegliere in base alle proprie esigenze. 

La sedia giusta per ogni esigenza 

Secondo diversi studi, passiamo quasi un quarto della nostra vita seduti, soprattutto davanti allo schermo di un computer. Sedersi bene è diventato un imperativo per il proprio benessere, sia se si lavora da casa che dall’ufficio. Inoltre, l’estetica del luogo di lavoro è altrettanto importante: essere in un posto dove ci si sente a proprio agio è un requisito fondamentale per lavorare bene.

Di fronte a una vasta gamma di sedie da ufficio sul mercato, trovare quella giusta per le proprie esigenze può essere una vera sfida.

In linea generale, la migliore sedia da ufficio è quella che si adatta alla postazione di lavoro e al tempo che vi si trascorre. Gli elementi da valutare attentamente sono lo schienale, la seduta e i braccioli. Per quanto riguarda la base, potete scegliere indifferentemente tra i classici 4 piedi, oppure a 3, 4 o 5 razze, fisse o su rotelle. Anche la scelta di un sedile fisso o girevole non incide sull’ergonomia, dunque dipende dalle vostre preferenze.

Scegliere la sedia in base all’intensità d’uso

Per un uso occasionale della vostra sedia da ufficio, ovvero meno di 4 ore in media al giorno, non avrete bisogno di una sedia da ufficio con ergonomia elevata. Vi sarà sufficiente un modello con schienale fisso e altezza regolabile. 

Per un uso continuativo che non superi le 7 ore, sono adatte le sedie con meccanismo di contatto permanente. In pratica lo schienale accompagna i movimenti del corpo in modo da essere sempre in contatto con la schiena. Nei modelli più evoluti lo schienale può essere bloccato nell’inclinazione preferita, per un maggiore confort. Si tratta del modello di sedia per ufficio più diffusa.

Nel caso di un utilizzo intensivo, ovvero superiore alle 7 ore, è consigliabile optare per modelli a meccanismo sincrono. In pratica, significa che la sedia da si sincronizza con i movimenti del corpo per fornire il massimo comfort. Lo schienale e il sedile si inclinano insieme in un modo coordinato.  È il tipo di sedia che attualmente offre la massima ergonomia sul mercato. Le sue caratteristiche principali sono le seguenti:

Scegliere gli elementi optional

Oltre alle caratteristiche generali basate sui tempi di utilizzo, si possono considerare o meno gli optionals che ogni azienda propone.

Per esempio, la sedia può essere provvista o meno di poggiatesta, fisso o regolabile in altezza e nell’inclinazione. Un altro elemento importante sono i braccioli, che possono essere fissi o regolabili. Tenete presente che nelle sedie da ufficio si possono trovare 4 tipi di braccioli regolabili. I più semplici si possono regolare solo in altezza, fino ad arrivare gradualmente ai modelli più performanti, regolabili in altezza, profondità, larghezza e orientamento.

24 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

In un mondo che va sempre di corsa, il tempo assume un’importanza estrema. La filosofia dello Slow living – che comprende tante attività slow, come lo Slow food – punta a uno stile di vita semplice, legato alla natura e scandito da ritmi più lenti. 

Slow living
Via elleinterieur.nl

Letteralmente significa “vivere lentamente” e potrebbe essere definito come “l’arte di rallentare”, da applicare tutti i giorni, quindi anche nell’arredamento della propria casa. Una vita più lenta consente di avere anche una maggiore consapevolezza, di noi stessi e di ciò che abbiamo intorno.

Arredare una casa secondo questa filosofia significa dunque scegliere ciò che più rappresenta noi e i nostri valori, creando un ambiente che favorisca la calma interiore. 

Per questo motivo non c’è uno stile preciso e definito per lo Slow living, perché ciascuno di noi può sentirsi bene circondato da cose diverse. 

Selezionare gli oggetti 

Come anche la filosofia minimalista ci insegna, è preferibile tenere poche e selezionate cose che per noi hanno davvero un significato e un valore. Occorre scegliere con cura e consapevolezza gli oggetti di cui circondarsi, tenendo a mente che per una vita e una casa slow, non c’è posto per ciò che non piace o che è inutile. Ad esempio, se in casa avete oggetti che vi sono stati regalati e che non amate, donateli in quanto risultano cose che in definitiva non accettiamo.

Un altro punto importante dello Slow living è il legame con la tradizione. Circondatevi di arredi o complementi che hanno una storia e, soprattutto, che siano fatti con cura.  Questa attenzione nel realizzare il manufatto si percepirà. Viceversa, mobili storti e mal rifiniti non danno belle sensazioni, a chi più e a chi meno a livello inconscio. Soprattutto se siete inclini a notare questi difetti.

Benessere interiore secondo lo Slow living

Una casa arredata consapevolmente, deve tener conto delle proprie esigenze. Al centro dello Slow living si pone il proprio benessere interiore e il ritornare al proprio ritmo naturale.

Prendersi cura delle piante è un buon modo per farlo: piantarle, innaffiarle in certi giorni e vederle crescere, ci riallinea al ritmo della natura. 

È anche importante creare un angolo per se stessi, per dedicare del tempo alle cose che amiamo fare o ai propri hobby, così da rigenerarsi e riequilibrare la propria energia.

Inoltre, per una casa slow, sarebbe opportuno abbassare gli stimoli visivi o uditivi che ci circondano e a cui siamo già sovraesposti ogni giorno. Per farlo, ciascuno dovrebbe valutare se le disposizioni, gli oggetti e i colori che ci sono, risultano eccessivi oppure equilibrati. Poiché la casa è quel luogo dove dobbiamo ricaricare le batterie, è bene che sia in armonia con il proprio io. 

Se desiderate una progettazione ottimale degli spazi della vostra casa, consultate il sito https://zeumadesign.com/

23 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

La nascita di un figlio comporta inevitabilmente dei cambiamenti nello stile di vita e nell’ambiente domestico. Come organizzare gli spazi per accogliere il bebè.

organizzare gli spazi

La nascita di un bimbo è senza ombra di dubbio il momento più importante per una coppia, ed è anche una circostanza che cambia tutto. La coppia d’ora in poi dovrà infatti agire all’unisono per la protezione del piccolo, a partire dalle quattro mura domestiche. La casa dovrà essere infatti rivoluzionata per poter ospitare il bambino in tutta sicurezza, riorganizzando gli spazi abitativi. Ecco perché oggi scopriremo alcuni consigli utili per riuscirci.

La nascita di un figlio tra cambiamenti di vita e sistemazione della casa 

Al momento dell’arrivo di un bebè, ci sono tante cose che cambiano nella vita dei genitori. Per prima cosa questi dovranno abituarsi all’idea di essere in 3, affrontando le giornate con un’ottica diversa rispetto a quella della coppia, e, soprattutto nei primi mesi di vita, che richiedono totale attenzione, dovranno organizzarsi con i propri impegni per curare il bimbo. In secondo luogo, si dovranno affrontare tutti i cambiamenti legati alla crescita del piccolo, dalla dentizione fino ad arrivare alla cura della sua igiene. Cambieranno anche le cose in casa, con la necessità di rendere l’ambiente più sicuro, ad esempio eliminando le fonti di pericolo e organizzandosi con l’introduzione di vari accessori che consentano al bambino di esplorare l’ambiente domestico senza troppi vincoli. Lo stesso discorso vale per la sua cameretta, che andrà allestita in modo tale da poter proteggere il neonato h24. 

Chiaramente, tutto questo, prevede anche dei costi obbligatori da affrontare, necessari per organizzare gli spazi domestici e per acquistare tutti gli accessori per il bambino. Se non si possiede la liquidità sufficiente per riuscirci, è possibile pensare di richiedere un finanziamento ad hoc, ed effettuare preventivamente il calcolo della rata del prestito online, così da conoscere le sue condizioni e ottenere al contempo un notevole supporto economico. A questo punto, tutto, o quasi, sarà pronto per l’arrivo del piccolo in casa, e i primi momenti in tre si potranno vivere con maggior serenità.

Consigli per organizzare gli spazi in vista dell’arrivo di un bebè

La cameretta del piccolo richiederà ovviamente tutte le attenzioni del caso, sia in materia di sicurezza, sia per quel che riguarda lo stile e la scelta dei colori. Per quanto concerne gli indispensabili, non possono mancare alcuni must come la culla o il lettino, il fasciatoio (magari a comò) e la cassettiera, insieme ad un porta oggetti, ad una serie di scatole e organizer, e al baby monitor, il dispositivo che monitora il sonno. Quest’ultimo è fondamentale per questioni di sicurezza, ed è ottimo anche per tranquillizzare i genitori senza costringerli a recarsi in camera ogni 5 minuti. Altri oggetti da non dimenticare sono la luce notturna per bimbi, i cesti per raccogliere la biancheria sporca e il mangia pannolini. 

Anche il bagno richiede una discreta attenzione in fase di organizzazione, provvedendo ad esempio all’acquisto di un radiatore apposito per riscaldare il fasciatoio, e al termometro da bagno, per tenere sempre sotto controllo le temperature ambientali. 

È inoltre importante valutare l’allestimento di una zona in casa dedicata esclusivamente al piccolo, con un angolo giochi, in modo tale da evitare di creare troppo disordine in casa. Ritornando alla cameretta, infine, ci sono molte soluzioni per personalizzarla, come i quadretti con gli animali, le carte da parati divertenti, i pupazzi e le lampade a soffitto.

22 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

L’Art Nouveau, nata in Belgio alla fine dell’Ottocento, si diffonde rapidamente in tutta Europa, sorvolando infine l’Oceano Atlantico per giungere negli Stati Uniti.

Art Nouveau
Lo scrittoio di Henry van de Velde – Crediti

Riprendiamo dalla prima parte dell’articolo, nella quale stavamo analizzando due opere rappresentative per mettere a fuoco in maniera esemplare le caratteristiche dell’Art Nouveau

Lo scrittoio di Henry van de Velde, 1899

Il mobile, realizzato in legno massiccio, assolve innanzitutto le esigenze funzionali, in cui ogni dettaglio ha una motivazione pratica. Tuttavia, ogni elemento ha una precisa connotazione decorativa. La forma avvolgente a fagiolo facilita il lavoro mentre richiama la forma curva. Le cassettiere laterali leggermente oblique sono comode, mentre le maniglie seguono una linea “a frusta”.  I due vani laterali sono perfetti per riporre documenti, e allo stesso tempo alleggeriscono la struttura. Il profilo in ottone che delimita lo spigolo anteriore trattiene gli oggetti, e inserisce in modo organico i candelabri, altrimenti slegati dal contesto. 

Tassel House, Victor Horta, Bruxelles, 1893

Analizziamo il magnifico androne di ingresso e la tromba delle scale dei Tassel House, progettata da Victor Horta. La prima novità, per una casa privata, è il lucernario che sormonta il vano scale e che convoglia la luce naturale. La struttura, in ferro, è a vista, ma è forgiata in sottili colonnine floreali che si integrano armoniosamente con la muratura. La scala ha un andamento a spirale dinamico, accompagnato dal fluire del corrimano in legno e della ringhiera in ferro battuto. Ogni elemento aderisce al codice estetico dell’Art Nouveau, dalle lampade al mosaico del pavimento, dalla balaustra alla decorazione murale, dalle porte alle vetrate. 

Art Nouveau
Tassel House, Victor Horta

Diffusione dell’Art Nouveau nel mondo

Francia, Gran Bretagna e paesi nordici

Le creazioni degli architetti belgi Victor Horta e Henry van de Velde, esposte a Parigi nella galleria L’Art Nouveau, destano scalpore. Presto i ricchi borghesi fanno a gara per ristrutturare e arredare le case nel nuovo stile. L’esposizione Universale di Parigi nel 1900 segna l’apice di questo stile e contribuisce alla sua diffusione nel mondo, insieme alle riviste specializzate. Il superamento degli stili passati e l’eliminazione della gerarchia nelle arti tende verso il “total design”. La rivoluzione floreale investe l’architettura, la decorazione, l’arredo, la pittura, la grafica, l’arte orafa, in un tripudio che riunisce l’arte con la A maiuscola alle arti applicate. Ogni paese ha i suoi centri di eccellenza: Glasgow primeggia oltremanica grazie ai lavori di Charles Rennie Mackintosh e dell’illustratore Aubrey Vincent Beardsley.

In Francia è la scuola di Nancy ad emergere, con le delicate opere in vetro dei fratelli Daum. L’architetto più acclamato è Hector Guimard, autore degli ingressi della metro e del famoso Castel Bèranger a Parigi, nel quale echi neo medievali si stemperano nel nuovo stile.

Nel campo della pittura e della grafica, eccellono Henry Toulouse-Lautrec e Théophile-Alexandre Steinlen, autore dell’affiche del locale di Montmartre Le Chat Noir. 

In Germania, nei Paesi Bassi, negli Stati baltici e nei paesi nordici in generale lo stile assume il nome di Jugendstil, derivato dalla rivista Die Jugend. Qui si sviluppa una  versione più rettilinea dell’Art Nouveau, che mantiene la natura come fonte di base dell’immaginario, ma enfatizza la sottostruttura geometrica alla base delle forme organiche, e la simmetria non viene rifiutata. La Germania conta diversi centri di diffusione, a partire dalla Colonia per Artisti di Darmstadt, dove architetti, pittori e scultori lavorano sotto la protezione del Granduca Ernst Ludwig. Qui nel 1897 Hermann Obrist, autore del motivo “a frusta”, Peter Behrens, Bernhard Pankok e R. Riemerschmid fondarono le Vereinigte Werkstätte für Kunst und Handwerk (Laboratori uniti per l’arte nell’artigianato). Attiva fino al 1991, l’associazione, con sede a Monaco di Baviera, riuniva le piccole aziende artigiane aderenti al manifesto dello Jugendstil. La versione tedesca dell’Art Nouveau, in molti casi, rifiuta la decorazione floreale e la linea fluida a favore di una razionale semplicità. Del resto, Berhrens è considerato uno dei padri del Movimento Moderno, visto che architetti come Ludvig Mies van der Rohe e Walter Gropius lavorarono per lui.

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Mobili disegnati da Peter Behrens per la sala da pranzo della Colonia per artisti di Darmstadt

L’Art Nouveau in Catalogna e Austria 

I due paesi che esprimono le versioni più originali e mature dell’Art Nouveau sono la Spagna e l’Austria. Esuberante e sovraccarica l’espressione catalana, misurata e sobria la versione Austriaca.

La Spagna, più precisamente la Catalogna, ha un centro speciale e un artista unico per il suo contributo al nuovo stile. Si tratta di Barcellona, dove lavora un certo Antoni Gaudì. Della sua opera abbiamo già parlato in questo articolo.

biophilic design
Antoni Gaudí, Casa Batlló, Barcellona, 1904

In Austria, a Vienna, un gruppo di artisti, in aperta polemica con il mondo accademico, dichiara la propria indipendenza. In realtà, si contanoNel 1897 il pittore Gustav Klimt, assieme ad altri 18 artisti, da il via alla Wiener Secession (Secessione viennese).

Art Nouveau
Gustav Klimt, Manifesto della Secessione Viennese, 1897

L’ideale portato avanti da questi artisti è quello della Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale, o unità di tutte le arti in un medesimo stile. La nuova associazione si riunisce nel Palazzo della Secessione Viennese, costruito dall’architetto Joseph Maria Olbrich. Tra i designer, spiccano Josef Hoffmann, Otto Wagner e Adolf Loos che, dopo aver aderito alla Secessione, la critica aspramente attraverso i suoi scritti Parole nel Vuoto (1900) e Ornamento e delitto (1908). 

Il nuovo stile in Italia e negli Stati Uniti

Marginali ma non meno importanti i contributi di Italia e Stati Uniti, se non altro per gli sviluppi successivi in questi paesi. 

In Italia, lo Stile Liberty prende il nome dai magazzini londinesi Liberty Department Store, specializzati nell’importazione di ornamenti, tessuti e oggetti d’arte dal Giappone. Un importante centro del nuovo stile fu la città di Torino, che nel 1902 ospitò una grande esposizione, Torino 1902, dedicata alle “Arti decorative internazionali del nuovo secolo”. A Milano, secondo centro del Liberty in Italia, spicca la figura di Eugenio Quarti, detto il Principe degli ebanisti. Dopo un apprendistato a Parigi e un breve periodo di lavoro per Carlo Bugatti, aprì un proprio negozio e atelier e produsse modelli esposti all’Esposizione di Anversa del 1894 e alla prima Esposizione di Torino del 1892.

Frank Lloyd Wright, Meyer May House, 1908, Grand Rapids, Michigan

Negli Stati Uniti il centro di diffusione del nuovo stile è Chicago, dove è preminente la figura dell’architetto Louis H. Sullivan. Presso Sullivan lavora un certo Frank Lloyd Wright, che aderisce alla versione rettilinea dell’Art Nouveau. Il maestro vetraio Louis Comfort Tiffany rivoluziona la lavorazione del vetro, introducendo un metodo che gli permette di realizzare fantastiche lampade, icone dell’Art Nouveau.

17 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

L’Art Nouveau (1890–1910) si diffonde in tutta Europa e porta una ventata di aria nuova nell’ormai stanco ripetersi di stili del passato.

rivoluzione floreale
Joseph Maria Olbrich, Palazzo della secessione viennese, Vienna, 1897 – Crediti

Siamo alla fine dell’Ottocento e in tutta l’Europa compaiono strane forme mai viste prima, linee sinuose accompagnate da delicate decorazioni floreali. Nel 1895, il commerciante tedesco Samuel Bing apre a Parigi una galleria nella quale espone gli oggetti che ha scovato dopo un viaggio a Bruxelles. Si tratta dei mobili realizzati dagli architetti belgi Victor Horta e Henri Van De Velde, e l’insegna, progettata da quest’ultimo, riporta il nome L’Art Nouveau.

ivoluzione floreale
Victor Horta, boiserie e mobilio dell’hotel Aubecq a Bruxelles,1902-04

Dal Belgio, dove nasce su impulso dei due architetti di cui sopra, si diffonde in Francia, con il nome di Art Nouveau, in Germania, dove si chiama Jugendstil, in Spagna, dove sarà El modernismo, Modern style nei paesi anglosassoni. In Italia prende il nome di stile Liberty, ispirandosi agli oggetti proposti dai magazzini LIBERTY & CO. LTD. La città nella quale questo stile raggiunge un livello notevole è Vienna, grazie agli artisti della Secessione. Inutile negarlo, l’arte, soprattutto l’architettura, e l’artigianato, sono in una profonda crisi. E’ evidente che questo stile viene percepito come qualcosa di nuovo, moderno e rivoluzionario rispetto agli stili del passato. Una rivoluzione che si oppone allo storicismo1 e all’eclettismo2 imperanti, ma anche al dominio della carpenteria metallica. Una ventata d’aria fresca che presto diventerà lo status symbol della nuova borghesia emergente e il codice estetico della Belle Époque.

Art Nouveau, le premesse della rivoluzione floreale

Nel corso dell’Ottocento l’architettura e, di riflesso, l’arredamento, si ripiegano sugli stili del passato, confluendo, alla fine, nell’eclettismo. Non mancano esempi di buon gusto, in certi edifici vittoriani o haussmanniani, ma l’accumulo di decorazioni sfocia ben presto nel grottesco. Un esempio, l’Opéra di Parigi di Charles Garnier, architetto geniale ma accademico.

In effetti, i progressi nell’edilizia, introdotti dallo sviluppo della carpenteria metallica, resero possibili prodezze tecniche mai viste fino ad allora. Per esempio, le proporzioni di palazzi e monumenti crescono a dismisura, in larghezza ma anche in altezza, tanto che a Chicago spuntano grattacieli in ogni dove. Il problema di questi edifici risiede nel fatto che la struttura portante non corrisponde più all’involucro. Gli architetti, una volta risolto il problema di come far stare in piedi il palazzo, si limitano a rivestirlo, nell’intento di “abbellirlo”, attingendo agli stili del passato. Un’architettura priva di autenticità, slegata dal contesto storico e culturale, tanto che le opere più genuine si trovano nel campo dell’ingegneria. Si tratta di costruzioni che esibiscono la struttura senza fronzoli intorno, come la Tour Eiffel, per esempio. 

Tour Eiffel, Parigi – Crediti

Ad ogni epoca il suo stile

In parallelo, alcuni artisti e architetti si ribellano a questa decadenza, che investe anche la produzione di arredi e complementi. Lo abbiamo visto, per esempio, nel capitolo dedicato all’Arts and Crafts, al Movimento Estetico e alla Scuola di Glasgow. Figure come John Ruskin, William Morris e Charles Rennie Mackintosh cercano una via alternativa, che riporti l’artigianato agli antichi fasti. Soprattutto William Morris, che scompare nel 1896, proprio all’apparire dell’Art Nouveau, resta il principale ispiratore del nuovo stile. L’intento che sta alla base della nuova tendenza è quello di conciliare arte e tecnica, producendo un linguaggio nuovo congeniale all’epoca.

“A ogni tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”. Frase dipinta all’ingresso del Palazzo della Secessione di Vienna

Paradigmatici di questo sforzo, gli ingressi del metrò parigino, progettati da Hector Guimard, che uniscono la parte tecnica nel sottosuolo, con quella artistica in superficie. Forme inedite sostituiscono i finti tempietti classicheggianti o le edicole in stile gotico, esibendo la struttura metallica senza celarla allo sguardo. 

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Ingresso della Metro a Parigi – Crediti

Le caratteristiche della rivoluzione floreale

Uno stile dai tanti nomi, che spesso viene associato al termine “floreale”. In realtà, si tratta di una semplificazione estrema, visto che la rivoluzione floreale ha diverse caratteristiche. Certo, la decorazione biomorfa ha un posto di primo piano, ma, al di là della sua valenza estetica, veicola contenuti ben più profondi. Secondo lo storico dell’arte Wilhelm Worringer, gli elementi biomorfi, le linee fluide ed aperte sono associati all’empatia, alla fiducia, all’unione dell’uomo con la natura, in contrapposizione alle forme chiuse, geometriche ed astratte. Gli oggetti, i dipinti, le architetture Art Nouveau esprimono dunque la vitalità, la forza e il movimento, come  nel motivo del “colpo di frusta”, creato da Hermann Obrist nel 1892.

Hermann Obrist, decorazione murale ricamata, Monaco 1892, Münchner Stadtmuseum

Linee curve, fluide e dinamiche si accompagnano a costruzioni asimmetriche, per creare un insieme leggero ed armonioso. Iniziatori dello stile furono i due già citati architetti belgi. Analizziamo due lavori rappresentativi per mettere a fuoco in maniera esemplare le caratteristiche dell’Art Nouveau. Per questo vi rimando alla seconda parte dell’articolo. 

Alfons Mucha, 1897, Fruit
NOTE
1 -Storicismo: tendenza sviluppatasi nel corso del 19° secolo, basata sull'imitazione dello stile delle epoche passate. Es. neo classico, neo gotico, neo medievale e via di seguito.
2-Eclettismo:  tendenza sviluppatasi nella seconda metà del 19° secolo, basata sulla mescolanza degli stili del passato.
15 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

Rivestire la facciata con carta da parati per esterni da oggi è possibile, grazie alle innovative soluzioni proposte da Instabilelab.

carta da parati per esterni

Sembra impossibile, eppure da oggi rivestire la facciata con carta da parati è possibile. Una soluzione inedita e scenografica capace di dare un forte carattere ad ogni edificio.

Stampata su supporto Fibratex, la carta da parati per esterni proposta da Instabilelab è la soluzione ideale per chi cerca un impatto estetico esclusivo e personale. Perfetta  per le facciate di fabbricati residenziali, commerciali, aziendali o semplicemente per esaltare frazioni di muro o cinte perimetrali. 

Carta da parati per esterni in Fibratex di Instabilelab

Questa soluzione senz’altro inedita è resa possibile grazie a Fibratex, un supporto speciale composto da un tessuto in fibra di vetro, caratterizzato da una finitura ordita a trama stretta, e trattato con resina opaca Tex Decor. Questo innovativo materiale presenta una eccellente resistenza agli agenti atmosferici, non ingiallisce ed è certificato per la resistenza al fuoco nella classe B-s1, d0. Il prodotto è fornito completo di primer, colla, resina e sigillante. 

Instabilelab è un brand italiano creato nel 2015 da Stefano Munaretto, grafico e designer. Fin dagli esordi, l’idea è quella di superare il concetto tradizionale di carta da parati, a favore di un approccio sperimentale. Un laboratorio di idee sempre in evoluzione, sia dal lato estetico che da quello tecnico. Soggetti originali ed irriverenti, capaci di dare un tocco unico ad ogni ambiente. Soluzioni tecniche all’avanguardia che permettono applicazioni insolite, anche grazie al progetto Custom-me, che permette la personalizzazione ad arredi, complementi e tessuti.

Le collezioni di carte da parati 

Il catalogo dell’azienda veneziana è ricco e variegato e offre innumerevoli pattern nati dal mix di stili e soggetti diversi. Suggestioni astratte, naturalistiche, grafiche, si mescolano su sfondi dall’aspetto grezzo. Effetti acquarello, fotografici, ispirazioni retrò o metropolitane. E’ la collezione Nuances, soft ed elegante. Scenografica ed ispirata alla natura, la collezione Audace. E poi c’è la sontuosa collezione Oro Nero, punta di diamante del catalogo.

carta da parati per esterni

Per maggiori informazioni visita www.instabilelab.com

12 Marzo 2022 / / La Gatta Sul Tetto

Come è nata la lampada Pipistrello, indiscussa icona del design ideata quasi 60 anni fa da Gae Aulenti. Dall’ideazione fino alla difficile ma geniale realizzazione.

lampada Pipistrello

Siamo nel 1965, e un giovane architetto che risponde al nome di Gaetana Emilia Aulenti, detta Gae, ha un’idea da realizzare. Il famoso marchio di macchine da scrivere e calcolatori Olivetti l’ha incaricata di progettare il nuovo show room di Parigi e Buenos Aires. Gae immagina uno spazio che richiami la piazza, uno dei luoghi simbolo delle città italiane. Costruisce quindi una sorta di architettura fatta di gradini e piani a diversi livelli, distribuiti attorno ad un nucleo centrale. L’illuminazione dello show room è affidata ad un sistema di proiettori, ma l’architetto, aggiungere dei lampioni. Cerca quindi a una lampada che possa svolgere questa funzione, ma non la trova, se non nella sua immaginazione. La lampada Pipistrello comincia a delinearsi negli schizzi, dapprima solo degli abbozzi, poi sempre più precisi, fino all’esecutivo. Non resta che trovare un produttore, ma non sarà facile.

Lo show room Olivetti a Parigi-1965

La lampada Pipistrello, un’idea geniale difficile da realizzare

L’idea della lampada Pipistrello è senza dubbio geniale, ma la realizzazione presenta alcune difficoltà tecniche. Inoltre, nelle intenzioni della Aulenti, la lampada deve essere pensata come un oggetto da produrre in serie. Un prodotto di disegno industriale, dunque, destinata ad un mercato che, in quell’epoca, reclamava con forza “cose nuove”. Le criticità del progetto riguardavano sia il fusto telescopico che il diffusore, dalla forma particolarmente complessa. All’epoca la Aulenti collaborava con Poltronova, un’azienda toscana all’avanguardia, fondata dal visionario Sergio Camilli. Le designer mostra i disegni della lampada Pipistrello al Camilli, forse nella speranza che l’imprenditore potesse aiutarla a realizzarla. Camilli ci pensa, e si sovviene di un’azienda di Lucca che si era lanciata nello stampaggio del metacrilato, una première per l’epoca.

Si trattava della Martinelli Luce di Elio Martinelli, un designer visionario che aveva investito tutto in costosi macchinari per creare lampade in plastica. Camilli accompagna la Aulenti da Martinelli, dicendogli queste parole: “Gae avrebbe questa lampada da fare…”1. L’imprenditore raccoglie l’ardua sfida e riesce, dopo diversi tentativi, a costruire gli stampi e una macchina apposita. Decine di lampade Pipistrello finalmente illuminano gli show room Olivetti come tanti lampioncini, e il successo fu immediato. Tanto che Martinelli la mise in produzione e la lanciò sul mercato nel 1967. Il resto è storia. Vi basti sapere che oggi si trova nelle maggiori collezioni del mondo: Museum of Modern Art e Metropolitan Museum of Art – New York; Museum des Arts Decoratives – Montreal; Centre Pompidou – Parigi.

Uno stile moderno, ma non troppo

Il fascino che ancora oggi esercita questa icona del design forse sta nel suo stile particolare. Anche in questo caso dobbiamo capire le origini dell’idea che sta alla base del progetto. All’inizio degli anni 60, in ogni campo, dall’architettura al design, imperversava il Razionalismo. Come sempre, quando una tendenza diventa onnipresente, alla lunga stanca il pubblico, ma anzitutto i progettisti, che inevitabilmente cercano qualcosa di nuovo. Un gruppo di architetti, tra i quali Vittorio Gregotti, lanciano il movimento Neoliberty, allo scopo di scardinare lo strapotere del Razionalismo. Gae Aulenti vi aderisce con slancio, e in questo contesto possiamo capire come nascono alcuni suoi progetti, come l’allestimento del Museo d’Orsay o la nostra lampada. La pipistrello si ispira alle lampade Tiffany, i cui diffusori evocavano forme floreali o animali. Dunque, oltre alle forme sinuose tipiche dello stile liberty, la Aulenti ne mutua anche il riferimento faunistico, immaginando ali di pipistrello. 

Come è fatta la lampada Pipistrello e i modelli

Premetto che questa lampada fu realizzata in modo davvero impeccabile, prova ne è che, a parte le nuove finiture della base e i LED, è rimasta la stessa. La caratteristica che salta subito all’occhio è il paralume, per la sua forma insolita e inedita. Esso è realizzato ancora oggi in metacrilato opalino, o plexiglass, una plastica più trasparente del vetro. Ma la genialità e l’unicità della lampada risiede nel fusto in acciaio inox satinato, regolabile con movimento telescopico. Da un’altezza di 66 cm, può passare a 86 cm, trasformandosi da lampada da tavolo a modello da terra. Grande versatilità. 

Scorri sopra l’immagine per vedere la lampada in 3D

Oggi la lampada Pipistrello, prodotta sempre da Martinelli Luce, è disponibile nella dimensione originale con diametro di 55 cm e altezza massima di 86 cm, cui si aggiungono altre versioni: la Pipistrello Med (40 x 62 cm), la Mini Pipistrello (27 x 35 cm), quest’ultima anche in versione cordless. Alla versione originale, con la base bianca e testa di moro, si sono aggiunte nel tempo l’ottone satinato, il rame e l’alluminio verniciato in verde agave, rosso porpora, titanio e nero lucido. Una versione speciale, prodotta esclusivamente nel 2015 in occasione dei 50 anni della lampada, la vede vestita con un prezioso abito d’oro.

Note: 1-dal volume “Elio Martinelli e la Martinelli Luce”, 2018, edizioni Electa.