La nascita di un figlio comporta inevitabilmente dei cambiamenti nello stile di vita e nell’ambiente domestico. Come organizzare gli spazi per accogliere il bebè.
La nascita di un bimbo è senza ombra di dubbio il momento più importante per una coppia, ed è anche una circostanza che cambia tutto. La coppia d’ora in poi dovrà infatti agire all’unisono per la protezione del piccolo, a partire dalle quattro mura domestiche. La casa dovrà essere infatti rivoluzionata per poter ospitare il bambino in tutta sicurezza, riorganizzando gli spazi abitativi. Ecco perché oggi scopriremo alcuni consigli utili per riuscirci.
La nascita di un figlio tra cambiamenti di vita e sistemazione della casa
Al momento dell’arrivo di un bebè, ci sono tante cose che cambiano nella vita dei genitori. Per prima cosa questi dovranno abituarsi all’idea di essere in 3, affrontando le giornate con un’ottica diversa rispetto a quella della coppia, e, soprattutto nei primi mesi di vita, che richiedono totale attenzione, dovranno organizzarsi con i propri impegni per curare il bimbo. In secondo luogo, si dovranno affrontare tutti i cambiamenti legati alla crescita del piccolo, dalla dentizione fino ad arrivare alla cura della sua igiene. Cambieranno anche le cose in casa, con la necessità di rendere l’ambiente più sicuro, ad esempio eliminando le fonti di pericolo e organizzandosi con l’introduzione di vari accessori che consentano al bambino di esplorare l’ambiente domestico senza troppi vincoli. Lo stesso discorso vale per la sua cameretta, che andrà allestita in modo tale da poter proteggere il neonato h24.
Chiaramente, tutto questo, prevede anche dei costi obbligatori da affrontare, necessari per organizzare gli spazi domestici e per acquistare tutti gli accessori per il bambino. Se non si possiede la liquidità sufficiente per riuscirci, è possibile pensare di richiedere un finanziamento ad hoc, ed effettuare preventivamente il calcolo della rata del prestito online, così da conoscere le sue condizioni e ottenere al contempo un notevole supporto economico. A questo punto, tutto, o quasi, sarà pronto per l’arrivo del piccolo in casa, e i primi momenti in tre si potranno vivere con maggior serenità.
Consigli per organizzare gli spazi in vista dell’arrivo di un bebè
La cameretta del piccolo richiederà ovviamente tutte le attenzioni del caso, sia in materia di sicurezza, sia per quel che riguarda lo stile e la scelta dei colori. Per quanto concerne gli indispensabili, non possono mancare alcuni must come la culla o il lettino, il fasciatoio (magari a comò) e la cassettiera, insieme ad un porta oggetti, ad una serie di scatole e organizer, e al baby monitor, il dispositivo che monitora il sonno. Quest’ultimo è fondamentale per questioni di sicurezza, ed è ottimo anche per tranquillizzare i genitori senza costringerli a recarsi in camera ogni 5 minuti. Altri oggetti da non dimenticare sono la luce notturna per bimbi, i cesti per raccogliere la biancheria sporca e il mangia pannolini.
Anche il bagno richiede una discreta attenzione in fase di organizzazione, provvedendo ad esempio all’acquisto di un radiatore apposito per riscaldare il fasciatoio, e al termometro da bagno, per tenere sempre sotto controllo le temperature ambientali.
È inoltre importante valutare l’allestimento di una zona in casa dedicata esclusivamente al piccolo, con un angolo giochi, in modo tale da evitare di creare troppo disordine in casa. Ritornando alla cameretta, infine, ci sono molte soluzioni per personalizzarla, come i quadretti con gli animali, le carte da parati divertenti, i pupazzi e le lampade a soffitto.
L’Art Nouveau, nata in Belgio alla fine dell’Ottocento, si diffonde rapidamente in tutta Europa, sorvolando infine l’Oceano Atlantico per giungere negli Stati Uniti.
Riprendiamo dalla prima parte dell’articolo, nella quale stavamo analizzando due opere rappresentative per mettere a fuoco in maniera esemplare le caratteristiche dell’Art Nouveau
Lo scrittoio di Henry van de Velde, 1899
Il mobile, realizzato in legno massiccio, assolve innanzitutto le esigenze funzionali, in cui ogni dettaglio ha una motivazione pratica. Tuttavia, ogni elemento ha una precisa connotazione decorativa. La forma avvolgente a fagiolo facilita il lavoro mentre richiama la forma curva. Le cassettiere laterali leggermente oblique sono comode, mentre le maniglie seguono una linea “a frusta”. I due vani laterali sono perfetti per riporre documenti, e allo stesso tempo alleggeriscono la struttura. Il profilo in ottone che delimita lo spigolo anteriore trattiene gli oggetti, e inserisce in modo organico i candelabri, altrimenti slegati dal contesto.
Tassel House, Victor Horta, Bruxelles, 1893
Analizziamo il magnifico androne di ingresso e la tromba delle scale dei Tassel House, progettata da Victor Horta. La prima novità, per una casa privata, è il lucernario che sormonta il vano scale e che convoglia la luce naturale. La struttura, in ferro, è a vista, ma è forgiata in sottili colonnine floreali che si integrano armoniosamente con la muratura. La scala ha un andamento a spirale dinamico, accompagnato dal fluire del corrimano in legno e della ringhiera in ferro battuto. Ogni elemento aderisce al codice estetico dell’Art Nouveau, dalle lampade al mosaico del pavimento, dalla balaustra alla decorazione murale, dalle porte alle vetrate.
Tassel House, Victor Horta
Diffusione dell’Art Nouveau nel mondo
Francia, Gran Bretagna e paesi nordici
Le creazioni degli architetti belgi Victor Horta e Henry van de Velde, esposte a Parigi nella galleria L’Art Nouveau, destano scalpore. Presto i ricchi borghesi fanno a gara per ristrutturare e arredare le case nel nuovo stile. L’esposizione Universale di Parigi nel 1900 segna l’apice di questo stile e contribuisce alla sua diffusione nel mondo, insieme alle riviste specializzate. Il superamento degli stili passati e l’eliminazione della gerarchia nelle arti tende verso il “total design”. La rivoluzione floreale investe l’architettura, la decorazione, l’arredo, la pittura, la grafica, l’arte orafa, in un tripudio che riunisce l’arte con la A maiuscola alle arti applicate. Ogni paese ha i suoi centri di eccellenza: Glasgow primeggia oltremanica grazie ai lavori di Charles Rennie Mackintosh e dell’illustratore Aubrey Vincent Beardsley.
Charles Rennie Mackintosh, Stanza della musica nella House of an Art Lover, Glasgow – Aubrey beardsley manifesto per la salomé di Oscar wilde
In Francia è la scuola di Nancy ad emergere, con le delicate opere in vetro dei fratelli Daum. L’architetto più acclamato è Hector Guimard, autore degli ingressi della metro e del famoso Castel Bèranger a Parigi, nel quale echi neo medievali si stemperano nel nuovo stile.
Hector Guimard, Castel Bèranger, 1895, Parigi – Vase aux raisins, Manifatture Daum, 1908
Nel campo della pittura e della grafica, eccellono Henry Toulouse-Lautrec e Théophile-Alexandre Steinlen, autore dell’affiche del locale di Montmartre Le Chat Noir.
In Germania, nei Paesi Bassi, negli Stati baltici e nei paesi nordici in generale lo stile assume il nome di Jugendstil, derivato dalla rivista Die Jugend. Qui si sviluppa una versione più rettilinea dell’Art Nouveau, che mantiene la natura come fonte di base dell’immaginario, ma enfatizza la sottostruttura geometrica alla base delle forme organiche, e la simmetria non viene rifiutata. La Germania conta diversi centri di diffusione, a partire dalla Colonia per Artisti di Darmstadt, dove architetti, pittori e scultori lavorano sotto la protezione del Granduca Ernst Ludwig. Qui nel 1897 Hermann Obrist, autore del motivo “a frusta”, Peter Behrens, Bernhard Pankok e R. Riemerschmid fondarono le Vereinigte Werkstätte für Kunst und Handwerk (Laboratori uniti per l’arte nell’artigianato). Attiva fino al 1991, l’associazione, con sede a Monaco di Baviera, riuniva le piccole aziende artigiane aderenti al manifesto dello Jugendstil. La versione tedesca dell’Art Nouveau, in molti casi, rifiuta la decorazione floreale e la linea fluida a favore di una razionale semplicità. Del resto, Berhrens è considerato uno dei padri del Movimento Moderno, visto che architetti come Ludvig Mies van der Rohe e Walter Gropius lavorarono per lui.
Mobili disegnati da Peter Behrens per la sala da pranzo della Colonia per artisti di Darmstadt
L’Art Nouveau in Catalogna e Austria
I due paesi che esprimono le versioni più originali e mature dell’Art Nouveau sono la Spagna e l’Austria. Esuberante e sovraccarica l’espressione catalana, misurata e sobria la versione Austriaca.
La Spagna, più precisamente la Catalogna, ha un centro speciale e un artista unico per il suo contributo al nuovo stile. Si tratta di Barcellona, dove lavora un certo Antoni Gaudì. Della sua opera abbiamo già parlato in questo articolo.
Antoni Gaudí, Casa Batlló, Barcellona, 1904
In Austria, a Vienna, un gruppo di artisti, in aperta polemica con il mondo accademico, dichiara la propria indipendenza. In realtà, si contanoNel 1897 il pittore Gustav Klimt, assieme ad altri 18 artisti, da il via alla Wiener Secession (Secessione viennese).
Gustav Klimt, Manifesto della Secessione Viennese, 1897
L’ideale portato avanti da questi artisti è quello della Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale, o unità di tutte le arti in un medesimo stile. La nuova associazione si riunisce nel Palazzo della Secessione Viennese, costruito dall’architetto Joseph Maria Olbrich. Tra i designer, spiccano Josef Hoffmann, Otto Wagner e Adolf Loos che, dopo aver aderito alla Secessione, la critica aspramente attraverso i suoi scritti Parole nel Vuoto (1900) e Ornamento e delitto (1908).
Josef Hoffmann, sedia della collezione Fledermaus, 1907, by Wittmann Otto Wagner, sedia della collezione Postsperkasse, 1906, by Wiener GTV Design Adolf Loos, sedia della collezione Loos Cafè Museum, 1898, by Wiener GTV Design
Il nuovo stile in Italia e negli Stati Uniti
Marginali ma non meno importanti i contributi di Italia e Stati Uniti, se non altro per gli sviluppi successivi in questi paesi.
In Italia, lo Stile Liberty prende il nome dai magazzini londinesi Liberty Department Store, specializzati nell’importazione di ornamenti, tessuti e oggetti d’arte dal Giappone. Un importante centro del nuovo stile fu la città di Torino, che nel 1902 ospitò una grande esposizione, Torino 1902, dedicata alle “Arti decorative internazionali del nuovo secolo”. A Milano, secondo centro del Liberty in Italia, spicca la figura di Eugenio Quarti, detto il Principe degli ebanisti. Dopo un apprendistato a Parigi e un breve periodo di lavoro per Carlo Bugatti, aprì un proprio negozio e atelier e produsse modelli esposti all’Esposizione di Anversa del 1894 e alla prima Esposizione di Torino del 1892.
Frank Lloyd Wright, Meyer May House, 1908, Grand Rapids, Michigan
Negli Stati Uniti il centro di diffusione del nuovo stile è Chicago, dove è preminente la figura dell’architetto Louis H. Sullivan. Presso Sullivan lavora un certo Frank Lloyd Wright, che aderisce alla versione rettilinea dell’Art Nouveau. Il maestro vetraio Louis Comfort Tiffany rivoluziona la lavorazione del vetro, introducendo un metodo che gli permette di realizzare fantastiche lampade, icone dell’Art Nouveau.
L’Art Nouveau (1890–1910) si diffonde in tutta Europa e porta una ventata di aria nuova nell’ormai stanco ripetersi di stili del passato.
Joseph Maria Olbrich, Palazzo della secessione viennese, Vienna, 1897 – Crediti
Siamo alla fine dell’Ottocento e in tutta l’Europa compaiono strane forme mai viste prima, linee sinuose accompagnate da delicate decorazioni floreali. Nel 1895, il commerciante tedesco Samuel Bing apre a Parigi una galleria nella quale espone gli oggetti che ha scovato dopo un viaggio a Bruxelles. Si tratta dei mobili realizzati dagli architetti belgi Victor Horta e Henri Van De Velde, e l’insegna, progettata da quest’ultimo, riporta il nome L’Art Nouveau.
Victor Horta, boiserie e mobilio dell’hotel Aubecq a Bruxelles,1902-04
Dal Belgio, dove nasce su impulso dei due architetti di cui sopra, si diffonde in Francia, con il nome di Art Nouveau, in Germania, dove si chiama Jugendstil, in Spagna, dove sarà El modernismo, Modern style nei paesi anglosassoni. In Italia prende il nome di stile Liberty, ispirandosi agli oggetti proposti dai magazzini LIBERTY & CO. LTD. La città nella quale questo stile raggiunge un livello notevole è Vienna, grazie agli artisti della Secessione. Inutile negarlo, l’arte, soprattutto l’architettura, e l’artigianato, sono in una profonda crisi. E’ evidente che questo stile viene percepito come qualcosa di nuovo, moderno e rivoluzionario rispetto agli stili del passato. Una rivoluzione che si oppone allo storicismo1 e all’eclettismo2 imperanti, ma anche al dominio della carpenteria metallica. Una ventata d’aria fresca che presto diventerà lo status symbol della nuova borghesia emergente e il codice estetico della Belle Époque.
Art Nouveau, le premesse della rivoluzione floreale
Nel corso dell’Ottocento l’architettura e, di riflesso, l’arredamento, si ripiegano sugli stili del passato, confluendo, alla fine, nell’eclettismo. Non mancano esempi di buon gusto, in certi edifici vittoriani o haussmanniani, ma l’accumulo di decorazioni sfocia ben presto nel grottesco. Un esempio, l’Opéra di Parigi di Charles Garnier, architetto geniale ma accademico.
In effetti, i progressi nell’edilizia, introdotti dallo sviluppo della carpenteria metallica, resero possibili prodezze tecniche mai viste fino ad allora. Per esempio, le proporzioni di palazzi e monumenti crescono a dismisura, in larghezza ma anche in altezza, tanto che a Chicago spuntano grattacieli in ogni dove. Il problema di questi edifici risiede nel fatto che la struttura portante non corrisponde più all’involucro. Gli architetti, una volta risolto il problema di come far stare in piedi il palazzo, si limitano a rivestirlo, nell’intento di “abbellirlo”, attingendo agli stili del passato. Un’architettura priva di autenticità, slegata dal contesto storico e culturale, tanto che le opere più genuine si trovano nel campo dell’ingegneria. Si tratta di costruzioni che esibiscono la struttura senza fronzoli intorno, come la Tour Eiffel, per esempio.
In parallelo, alcuni artisti e architetti si ribellano a questa decadenza, che investe anche la produzione di arredi e complementi. Lo abbiamo visto, per esempio, nel capitolo dedicato all’Arts and Crafts, al Movimento Estetico e alla Scuola di Glasgow. Figure come John Ruskin, William Morris e Charles Rennie Mackintosh cercano una via alternativa, che riporti l’artigianato agli antichi fasti. Soprattutto William Morris, che scompare nel 1896, proprio all’apparire dell’Art Nouveau, resta il principale ispiratore del nuovo stile. L’intento che sta alla base della nuova tendenza è quello di conciliare arte e tecnica, producendo un linguaggio nuovo congeniale all’epoca.
“A ogni tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”. Frase dipinta all’ingresso del Palazzo della Secessione di Vienna
Paradigmatici di questo sforzo, gli ingressi del metrò parigino, progettati da Hector Guimard, che uniscono la parte tecnica nel sottosuolo, con quella artistica in superficie. Forme inedite sostituiscono i finti tempietti classicheggianti o le edicole in stile gotico, esibendo la struttura metallica senza celarla allo sguardo.
Uno stile dai tanti nomi, che spesso viene associato al termine “floreale”. In realtà, si tratta di una semplificazione estrema, visto che la rivoluzione floreale ha diverse caratteristiche. Certo, la decorazione biomorfa ha un posto di primo piano, ma, al di là della sua valenza estetica, veicola contenuti ben più profondi. Secondo lo storico dell’arte Wilhelm Worringer, gli elementi biomorfi, le linee fluide ed aperte sono associati all’empatia, alla fiducia, all’unione dell’uomo con la natura, in contrapposizione alle forme chiuse, geometriche ed astratte. Gli oggetti, i dipinti, le architetture Art Nouveau esprimono dunque la vitalità, la forza e il movimento, come nel motivo del “colpo di frusta”, creato da Hermann Obrist nel 1892.
Hermann Obrist, decorazione murale ricamata, Monaco 1892, Münchner Stadtmuseum
Linee curve, fluide e dinamiche si accompagnano a costruzioni asimmetriche, per creare un insieme leggero ed armonioso. Iniziatori dello stile furono i due già citati architetti belgi. Analizziamo due lavori rappresentativi per mettere a fuoco in maniera esemplare le caratteristiche dell’Art Nouveau. Per questo vi rimando alla seconda parte dell’articolo.
Alfons Mucha, 1897, Fruit
NOTE
1 -Storicismo: tendenza sviluppatasi nel corso del 19° secolo, basata sull'imitazione dello stile delle epoche passate. Es. neo classico, neo gotico, neo medievale e via di seguito.
2-Eclettismo: tendenza sviluppatasi nella seconda metà del 19° secolo, basata sulla mescolanza degli stili del passato.
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Le collezioni di carte da parati
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Come è nata la lampada Pipistrello, indiscussa icona del design ideata quasi 60 anni fa da Gae Aulenti. Dall’ideazione fino alla difficile ma geniale realizzazione.
Siamo nel 1965, e un giovane architetto che risponde al nome di Gaetana Emilia Aulenti, detta Gae, ha un’idea da realizzare. Il famoso marchio di macchine da scrivere e calcolatori Olivetti l’ha incaricata di progettare il nuovo show room di Parigi e Buenos Aires. Gae immagina uno spazio che richiami la piazza, uno dei luoghi simbolo delle città italiane. Costruisce quindi una sorta di architettura fatta di gradini e piani a diversi livelli, distribuiti attorno ad un nucleo centrale. L’illuminazione dello show room è affidata ad un sistema di proiettori, ma l’architetto, aggiungere dei lampioni. Cerca quindi a una lampada che possa svolgere questa funzione, ma non la trova, se non nella sua immaginazione. La lampada Pipistrello comincia a delinearsi negli schizzi, dapprima solo degli abbozzi, poi sempre più precisi, fino all’esecutivo. Non resta che trovare un produttore, ma non sarà facile.
Lo show room Olivetti a Parigi-1965
La lampada Pipistrello, un’idea geniale difficile da realizzare
L’idea della lampada Pipistrello è senza dubbio geniale, ma la realizzazione presenta alcune difficoltà tecniche. Inoltre, nelle intenzioni della Aulenti, la lampada deve essere pensata come un oggetto da produrre in serie. Un prodotto di disegno industriale, dunque, destinata ad un mercato che, in quell’epoca, reclamava con forza “cose nuove”. Le criticità del progetto riguardavano sia il fusto telescopico che il diffusore, dalla forma particolarmente complessa. All’epoca la Aulenti collaborava con Poltronova, un’azienda toscana all’avanguardia, fondata dal visionario Sergio Camilli. Le designer mostra i disegni della lampada Pipistrello al Camilli, forse nella speranza che l’imprenditore potesse aiutarla a realizzarla. Camilli ci pensa, e si sovviene di un’azienda di Lucca che si era lanciata nello stampaggio del metacrilato, una première per l’epoca.
Si trattava della Martinelli Luce di Elio Martinelli, un designer visionario che aveva investito tutto in costosi macchinari per creare lampade in plastica. Camilli accompagna la Aulenti da Martinelli, dicendogli queste parole: “Gae avrebbe questa lampada da fare…”1. L’imprenditore raccoglie l’ardua sfida e riesce, dopo diversi tentativi, a costruire gli stampi e una macchina apposita. Decine di lampade Pipistrello finalmente illuminano gli show room Olivetti come tanti lampioncini, e il successo fu immediato. Tanto che Martinelli la mise in produzione e la lanciò sul mercato nel 1967. Il resto è storia. Vi basti sapere che oggi si trova nelle maggiori collezioni del mondo: Museum of Modern Art e Metropolitan Museum of Art – New York; Museum des Arts Decoratives – Montreal; Centre Pompidou – Parigi.
Uno stile moderno, ma non troppo
Il fascino che ancora oggi esercita questa icona del design forse sta nel suo stile particolare. Anche in questo caso dobbiamo capire le origini dell’idea che sta alla base del progetto. All’inizio degli anni 60, in ogni campo, dall’architettura al design, imperversava il Razionalismo. Come sempre, quando una tendenza diventa onnipresente, alla lunga stanca il pubblico, ma anzitutto i progettisti, che inevitabilmente cercano qualcosa di nuovo. Un gruppo di architetti, tra i quali Vittorio Gregotti, lanciano il movimento Neoliberty, allo scopo di scardinare lo strapotere del Razionalismo. Gae Aulenti vi aderisce con slancio, e in questo contesto possiamo capire come nascono alcuni suoi progetti, come l’allestimento del Museo d’Orsay o la nostra lampada. La pipistrello si ispira alle lampade Tiffany, i cui diffusori evocavano forme floreali o animali. Dunque, oltre alle forme sinuose tipiche dello stile liberty, la Aulenti ne mutua anche il riferimento faunistico, immaginando ali di pipistrello.
Come è fatta la lampada Pipistrello e i modelli
Premetto che questa lampada fu realizzata in modo davvero impeccabile, prova ne è che, a parte le nuove finiture della base e i LED, è rimasta la stessa. La caratteristica che salta subito all’occhio è il paralume, per la sua forma insolita e inedita. Esso è realizzato ancora oggi in metacrilato opalino, o plexiglass, una plastica più trasparente del vetro. Ma la genialità e l’unicità della lampada risiede nel fusto in acciaio inox satinato, regolabile con movimento telescopico. Da un’altezza di 66 cm, può passare a 86 cm, trasformandosi da lampada da tavolo a modello da terra. Grande versatilità.
Scorri sopra l’immagine per vedere la lampada in 3D
Oggi la lampada Pipistrello, prodotta sempre da Martinelli Luce, è disponibile nella dimensione originale con diametro di 55 cm e altezza massima di 86 cm, cui si aggiungono altre versioni: la Pipistrello Med (40 x 62 cm), la Mini Pipistrello (27 x 35 cm), quest’ultima anche in versione cordless. Alla versione originale, con la base bianca e testa di moro, si sono aggiunte nel tempo l’ottone satinato, il rame e l’alluminio verniciato in verde agave, rosso porpora, titanio e nero lucido. Una versione speciale, prodotta esclusivamente nel 2015 in occasione dei 50 anni della lampada, la vede vestita con un prezioso abito d’oro.
versioni originali
Note: 1-dal volume “Elio Martinelli e la Martinelli Luce”, 2018, edizioni Electa.
Una casa torinese d’epoca è uno scrigno dai dettagli ricercati, che racchiude tesori d’arte e di design. Home tour nella casa dell’architetto Matteo Italia.
Si tratta dell’appartamento del giovane architetto Matteo Italia di Italia and Partners, che ha ristrutturato questo spazio per se e per la famiglia. Il risultato è uno scrigno dai dettagli ricercati, a partire dagli stucchi originali, messi in valore dalle scelte cromatiche e dalla boiserie aggiunta. Uno scrigno che contiene, conservandoli come preziosi tesori, opere d’arte, ricordi di viaggio e pezzi iconici di design. Esaltano il tutto gli arredi minimalisti e le audaci scelte progettuali, che aprono scorci prospettici inaspettati.
Casa torinese d’epoca: il progetto
Questa casa torinese d’epoca si inserisce in un’elegante palazzina risalente ai primi del Novecento. Lo testimoniano i soffitti alti circa 4 metri, gli stucchi e i muri spessi. L’architetto ha fatto la precisa scelta progettuale di esaltarne questa caratteristica. A tale scopo, ha decorato le pareti di ingresso, disimpegno e salone con profili e boiserie, e ha scelto un parquet in rovere. La posa a spina chevon, che parte dalla porta d’ingresso e arriva fino all’angolo più lontano del salone, invita ad entrare ed allarga la percezione dello spazio.
L’appartamento, che occupa circa 150 mq, aveva un ingresso di 35 mq, che è stato diviso per ricavare due cabine armadio e una lavanderia. L’ingresso, posto in diagonale, da accesso al salone, allo studio e al corridoio che conduce alla zona notte. Alla cucina si accede dal soggiorno, mentre la zona notte accoglie due camere da letto e due bagni.
Le porte d’epoca originali restaurate e riverniciate con smalto opaco, contrastano con le moderne porta di Rimadesio in Vetro spazzolato.
La palette, naturale e raffinata, si gioca sui toni del verde salvia, del grigio e dei un sabbia rosato, con tocchi più scuri dati dal blu e dal nero. Come in tutti i progetti di Italia and Partners, l’illuminazione è molto curata e presenta i Laserblade de iGuzzini, inseriti nelle gole nere che disegnano il soffitto, diventati ormai la firma riconoscibile dello studio. Spicca anche il faretto Mark, disegnato da Matteo Italia per Panzeri.
Tra opere d’arte, pezzi di design e ricordi di viaggio
Questa casa torinese d’epoca racchiude tanti interessanti tesori, tra opere d’arte, pezzi di design e ricordi di viaggio. Già nell’ingresso troneggiano due splendidi leoni in bronzo, provenienti dalla Thailandia, mentre in corridoio sono appese stampe vintage, provenienti da un mercatino a Hong Kong.
Soggiorno e cucina
In soggiorno, tavolo da pranzo e sedie in velluto blu di Bonaldo, divano angolare di Lema e tavolino Tulip di Eero Saarinen con piano in marmo. Alle pareti una tempera di Sergio Ragalzi, mentre sulle altre pareti della casa si trovano distruibuiti diversi lavori di Carol Rama, Parisot e Alighiero Boetti tutti appartenenti al gruppo torinese del MAC-Movimento Arte Concreta. Completano l’arredo lo splendido chandelier di Tooy, biocamino Cavour, disegnato da Italia and Partners per Biofireplace, mentre i tessuti d’arredo e le tende che incorniciano le ampie vetrate sono tutti di Dedar, radiatori Agorà di Tubes disegnati da Nicola De Ponti.
foto 3 Lampada da tavolo SPUN LIGHT T design Sebastian Wrong di Flos
Le cucina, nella quale si estende il magnifico parquet, presenta un soffitto ribassato, nel quale sono annegati i Laserblade de iGuzzini. Il ribassamento si è reso necessario per armonizzare il volume della stanza, lunga e stretta.
La boiserie in rovere termocotto e le mensole sospese, realizzate su disegno in metallo, valorizzano lo spazio di lavoro e la tavola, dove gioca il ruolo di protagonista la parete attrezzata di Modulnova, con top in pietra piasentina, e l’isola in pregiato marmo calacatta. Completano l’ambiente, con il loro tocco contemporaneo e raffinato, le lampade a sospensione della collezione Beat di Tom Dixon.
Lo studio, con la poltrona Barcelona disegnata da Mies Van der Rohe prodotta da Knoll, la lampada Nesso design Gruppo Architetti Urbanisti Città Nuova , Giancarlo Mattioli by Artemide e la radio Cubo 50° design Richard Sapper e Marco Zanuso, by Brionvega
Zona notte
Il parquet ci accompagna anche nella zona notte, dove la camera padronale, arredata in modo essenziale, accoglie un piccolo bagno. La parete cui è appoggiato il letto è tappezzata con la delicata carta da parati Rosetta Wall di Dedar, la lampada sul comodino è la famosa Guns di Philippe Stark per Flos. La parete che confina con il bagno è trasparente e dona un effetto scenografico, oltre a convogliare la luce all’interno. Le applique sono della serie Abajourd’hui Small By Flos.
I rivestimenti, in marmo Salvatori, nella finitura CNC disegnata da Piero Lissoni, sono valorizzati dall’utilizzo delle velette che creano un effetto di luce radente Il rubinetto è l’AA27 della collezione Aboutwater, disegnato da Naoto Fukasawa per Boffi+Fantini, qui scelto in un raffinato effetto ottone spazzolato. L’equipaggiamento è completato da un soffione doccia incassato a soffitto, mentre per l’altro bagno si sono scelti rivestimenti Mutina, in particolare Triangle Small dei fratelli Bourollec. Il bagno è completato da una vasca freestanding di Ceramica Cielo con rubinetteria Fantini, scelta in questo caso in una piacevole finitura nero opaco.
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Energia: mercato libero o tutelato?
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Il programma fedeltà Greeners
Sottoscrivendo il piano Next Energy Sunlight avete la possibilità di accedere al programma fedeltà Greeners, integrato nell’App MySorgenia. Verrete inseriti in una comunità che riunisce i clienti Sorgenia, una sorta di club esclusivo per tutti coloro che hanno a cuore la sostenibilità ambientale. Partecipando al programma mensile delle missioni volte a promuovere comportamenti consapevoli, potete accumulare punti contabilizzati in seguito in Green Coins, spendibili in premi proposti dai partners di Sorgenia.
Come creare un salotto da esterno elegante, confortevole e durevole grazie alle soluzioni proposte da Higold Milano.
collezione CARIBBEAN by Higold
La primavera sta per arrivare, e non è mai troppo presto per sistemare gli spazi all’aperto, trascurati durante la stagione fredda. Programmare la manutenzione in anticipo di balconi, terrazzi e giardini è una mossa intelligente, che ci permette di sfruttare questi spazi non appena le temperature saranno gradevoli. Inoltre, è necessario verificare lo stato degli arredi da esterni. Spesso questi elementi, soprattuto se mantenuti all’aperto durante l’inverno, devono purtroppo essere sostituiti. Per questo, il mio consiglio è quello di scegliere prodotti di alta qualità, certificati per durare a lungo e per resistere alle sollecitazioni esterne. Vediamo come creare un salotto da esterno elegante, confortevole e durevole grazie alle soluzioni proposte da Higold Milano.
Gli elementi indispensabili per creare un salotto da esterno
Il salotto esterno è, idealmente, l’equivalente della zona relax del soggiorno, composta da divani e poltrone. Gli elementi indispensabili, da scegliere in base allo spazio a disposizione, sono poltrone, poltroncine, meridiane, divani lineari o angolari. Per rendere il salotto accogliente e funzionale, gli arredi vanno integrati da tavolini e accessori, come lampade, tappeti, cuscini, e da elementi ombreggianti. Oggi la differenza tra salotti da interni e da esterni è pressoché azzerata, e le aziende propongono soluzioni che, dal lato estetico, sono praticamente simili. Ciò che varia, in realtà, sono i materiali, che per gli arredi esterni devono rispettare determinati criteri. Per esempio, Higold utilizza materiali adatti a resistere ai raggi solari e agli agenti atmosferici, come l’alluminio, il legno teak e i tessuti tecnici come l’Olefina e i Sunbrella, a garanzia di una lunga durata.
Collezione GLORIA by Higold
Creare un salotto elegante e funzionale su balconi e terrazzini
Anche uno spazio contenuto, come un balcone o un terrazzino, può accogliere un salotto da esterni. Un piccolo divano, un tavolino e un tappeto sono sufficienti per creare un angolo relax confortevole. Il catalogo Higold offre soluzioni interessanti per arredare spazi ridotti all’aperto, grazie all’ingombro minimo e alla forma compatta.
La prima collezione risponde al suggestivo nome di Caribbean, ed è composta da un mini salotto angolare e da un tavolino da caffè. La combinazione offre 4 posti a sedere oppure 2 posti più una meridiana. Volendo, si può scegliere solo l’elemento lineare, che offre due posti a sedere e misura solo 176 cm x 79. Le sedute, composte da comodi cuscini rivestiti in Olefina color antracite, sono integrate da piani d’appoggio laterali in legno teak. In alternativa, la collezione Gloria offre una soluzione versatile e colorata, nella versione verde chiaro. La collezione è composta da una poltroncina, un divanetto, un divano a tre posti e da un tavolino da caffè, e consente innumerevoli configurazioni. La rigorosa struttura in alluminio verniciato è ingentilita dagli eleganti inserti in corda.
collezione HESTIA by Higold
Infine, la collezione Hestia, la più contenuta del catalogo, per ingombri. La poltroncina misura infatti solo 75,5 x 72 cm, ed è accompagnata da un divanetto e da un divano a tre posti, altrettanto compatti. Anche Hestia punta sul colore, con le due versioni blu e arancione, e sull’eleganza data dalle corde intrecciate, che ingentiliscono la struttura in acciaio verniciato in bianco.
Il salotto da esterno ideale per spazi ampi
Gli spazi ampi offrono indubbiamente maggiori possibilità di scelta tra gli arredi, tuttavia bisogna evitare di incorrere in alcuni errori. Per esempio, quello di scegliere diversi elementi di piccole dimensioni, che in un grande terrazzo o in un giardino risulterebbero poco valorizzati. Meglio puntare su soluzioni dal forte impatto estetico, come per esempio le collezioni firmate da Pininfarina.
collezione YORK by Higold
York e New York sono senza dubbio due linee perfette per intrattenere gli ospiti, per cene o aperitivi, in un salotto da esterni spazioso, grazie ai tavolini attrezzati. York offre infatti un tavolino dotato di un vano porta tovaglia e stoviglie a scomparsa con chiusura estraibile in vetro temperato, mentre il tavolino New York possiede una ghiacciaia in acciaio inox.
collezione NEW YORK by Higold
E poi ci sono le soluzioni votate al relax, perfette per ambientazioni a bordo piscina o solarium. Tra queste spicca la collezione Polo Pro, composta da diversi elementi modulari, dai sofà centrali e angolari fino alle meridiane con schienale regolabile. Confort assicurato anche con la collezione modulare Punto, sicuramente una delle più versatili del catalogo. L’elemento angolare si può combinare facilmente con la poltroncina, il divanetto e il pouf, e volendo si possono aggiungere comodi piani d’appoggio in teak alle estremità o all’angolo. Inoltre, per le dimensioni relativamente contenute dei moduli, Polo Pro è indicata anche per arredare spazi ridotti.
Chi non conosce il divano Chesterfield, con la sua forma avvolgente, i braccioli arrotondati e il caratteristico rivestimento trapuntato? Da sempre, questo divano rappresenta la classe, l’eleganza e la ricercatezza, ma non solo.
Il divano Chesterfield è adatto a qualsiasi ambiente e ad ogni stile di arredo. Inoltre, la seduta è comoda ed avvolgente e garantisce il massimo del confort. Pensate che si tratta del primo divano completamente rivestito della storia, nato probabilmente dal capriccio di un nobile inglese, che fece realizzare una seduta particolare per riposarsi tra un impegno e l’altro. Egli desiderava un divano che non avesse parti in legno a vista, una caratteristica che rendeva le pur graziose poltrone settecentesche così scomode. Per le sue caratteristiche di confort, resistenza e igiene, coniugate ad una forma possente e solenne, il divano Chesterfield divenne un’icona di stile. Esso fu molto utilizzato nelle dimore di campagna degli aristocratici, nei club esclusivi, nelle biblioteche. A distanza da più di due secoli dalla sua nascita, questo divano è ormai un classico sempre attuale.
Come è fatto un divano Chesterfield tradizionale
Il processo per la realizzazione di un divano Chesterfield è molto complesso e si divide in varie fasi. Dapprima si realizza la struttura interna in legno, sagomando le assi di legno massello di abete secondo le specifiche dime. Una volta assemblati i vari pezzi della struttura, si fissano le cinghie in juta, sulle quali poi si posizionano le molle. Queste ultime sono poi fissate una a una alle cinghie tramite cucitura e legate tra loro con un complesso intreccio. Questa lavorazione di tappezzeria artigianale conferisce una particolare morbidezza ed elasticità alla seduta. Si passa poi all’imbottitura in poliuretano espanso per i braccioli, lo schienale e la base. Si praticano dei fori equidistanti, che serviranno per fissare il rivestimento in pelle, creando la caratteristica lavorazione a capitonné, o trapuntata. Questa tecnica deve essere eseguita a regola d’arte, e sono necessari anni di pratica per padroneggiarla. La qualità e il valore di un divano Chesterfield dipendono soprattutto dall’esecuzione del capitonné. In queso video potete ammirare l’abilità e la cura dei maestri artigiani mentre realizzano un divano interamente a mano.
I colori, da quelli tradizionali a quelli moderni
I colori tradizionali dei divani Chesterfield sono il marrone e il verde vescica. Negli anni Sessanta e Settanta sono comparse alcune varianti in verde bottiglia, rosso brunito e rosa, mentre il rosso e il crema andavano per la maggiore negli anni Ottanta. Esistono anche modelli che combinano due colori diversi e declinazioni fantasiose come quella che sfoggia l’Union Jack. Oggi le aziende offrono una gamma pressoché illimitata di colori, adatti per arredare anche le case di gusto moderno.
Qualità e cura artigianale dei divani Chesterfield firmati VAMA
Esistono molte aziende produttrici di divani Chesterfield, disseminate un po’ in tutto il mondo. Con l’industrializzazione dei processi produttivi, molte di esse hanno abbandonato la lavorazione artigianale, facendo uso di materiali scadenti. Per questo, se desiderate acquistare uno di questi divani, o delle poltrone, assicuratevi che il produttore utilizzi tecniche artigianali e materiali di qualità. Come si può vedere nel video, VAMA Divani, azienda italiana con base ad Arezzo, realizza interamente a mano i suoi divani. Un divano Chesterfield di fattura artigianale è garantito non solo per durare, ma anche per acquistare valore nel tempo. Oggi i pezzi più antichi vengono battuti all’asta per cifre astronomiche, mentre il mercato dei pezzi usati è molto vivace. Pensate che i Chesterfield non sono praticamente mai passati di moda, e oggi, grazie alle apparizioni in diversi film e serie televisive, sono molto ricercati. Per questo, acquistare un Chesterfield non è solo una scelta di stile per arredare la propria casa, ma rappresenta un vero e proprio investimento.
Ristrutturi casa? Innanzi tutto bisogna individuare gli elementi che possono contenere l’amianto, una sostanza nociva per la salute.
Nel corso del Novecento si è fatto largo uso dell’amianto, un materiale che all’epoca veniva preso in considerazione per le sue caratteristiche, ma che in realtà è risultato molto pericoloso per la salute dell’uomo. Nonostante negli ultimi decenni su tutto il territorio italiano ci sia stata una campagna di sensibilizzazione con normative ad hoc e la comparsa di professionisti specializzati nella rimozione e smaltimento, ci sono ancora tanti immobili che presentano nella loro struttura una percentuale significativa di amianto.
Questo comporta che in fase di progettazione di un intervento di ristrutturazione occorre porre massima attenzione e rivolgersi a ditte specializzate per evitare ogni genere di rischio.
I rischi derivanti dalla presenza di amianto in casa
Secondo alcune ricerche statistiche nei vecchi immobili dislocati sul territorio nazionale, ci sarebbero ancora oltre 30 milioni di tonnellate di amianto: una quantità spaventosa che va gestita correttamente secondo le attuali normative per abbattere tanti rischi per la salute delle persone.
Dunque per chi si appresta a effettuare la ristrutturazione di un immobile costruito prima degli anni Novanta, è necessario valutare l’eventuale presenza di amianto e richiederne la bonifica.
I rischi per la salute sono importanti e comportano l’insorgere di patologie per nulla secondarie. In particolare l’eventuale inalazione di polveri sottili di amianto ha causato circa 4 mila morti per mesotelioma maligno.
Si tratta di un numero spaventosamente alto soprattutto se si tiene in considerazione che dal 1992 in Italia è stato vietato l’utilizzo dell’amianto.
Che cos’è l’amianto e cosa fare se presente in casa
L’amianto è un minerale naturale che fa parte della famiglia dei silicati e che presenta una struttura microcristallina fibrosa. Dal 1992 in Italia questo elemento è stato vietato in tutte le 6 differenti tipologie di composti disponibili per evitare che una persona possa inalare le relative polveri.
Purtroppo può essere presente in parte della casa perché prima del 1992 l’amianto veniva utilizzato per isolare dal punto di vista acustico e termico le abitazioni, per realizzare guarnizioni, per le cappe dei caminetti e tante altre parti.
Questo significa che durante l’intervento di ristrutturazione bisogna porre massima attenzione e individuare immediatamente gli elementi di rischio. Un approccio virtuoso è quello di richiedere il supporto di un professionista che effettui un’indagine approfondita per individuare l’eventuale presenza dell’amianto.
L’esperto nel pieno rispetto delle normative vigenti utilizzerà delle precauzioni grazie alle quali non ci sarà rischio per la salute delle persone. Solitamente si procede con una serie di sopralluoghi e campionamenti per rintracciare l’amianto anche in zone nascoste e non facilmente individuabili. Se presente in casa, allora occorre procedere con la rimozione e corretto smaltimento presso siti specializzati.
Come smaltire e come comportarsi
L’intervento di rimozione e smaltimento deve essere effettuato da aziende specializzate e autorizzate regolarmente iscritte all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali. Ad esempio in Lombardia, ci si può rivolgere a MBA Ambiente Milano, azienda specializzata e qualificata.
L’intervento della ditta specializzata prevede una prima fase in cui occorrerà produrre la documentazione da inviare alla ASL per ottenere il nulla osta per la procedura.
Dal punto di vista tecnico si procede con il cosiddetto incapsulamento per rimuovere l’amianto qualora questo sia compatto e si effettua la bonifica dell’area. L’amianto prelevato sarà portato presso siti di smaltimento specializzati nel pieno rispetto delle normative.
È importante che nella fase di incapsulamento il materiale venga coperto con dei prodotti penetranti o ricoprenti.
C’è da ricordare come la legge italiana attualmente non obblighi i proprietari a procedere con l’opera di rimozione e smaltimento dell’amianto, ma semplicemente ricorda quanto sia rilevante il rischio per la salute delle persone qualora si andasse a vivere in appartamenti e case di altro genere nelle quali sono presenti parti in amianto. La legge però obbliga a segnalare la presenza di amianto se riscontrato nella propria abitazione.
L’obiettivo del Governo e dell’Unione Europea è di arrivare all’anno 2028 con tutti gli immobili privati di parti in amianto per cui ognuno deve fare la propria parte il che, è anche utile per la prevenzione di possibili problemi per la salute personale.