22 Febbraio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Dal 1° gennaio 2025 sono entrate in vigore le nuove normative ARERA per i contratti di fornitura di luce e gas, che offrono maggiori tutele ai consumatori. Tra le misure più rilevanti, l’Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente ha introdotto regole più stringenti sui contratti stipulati a distanza, garantendo maggiore trasparenza e sicurezza. 

ARERA

Le nuove disposizioni mirano a proteggere gli utenti da pratiche commerciali scorrette, rafforzando le garanzie sui diritti dei consumatori e sulle modalità di recesso. L’obiettivo è rendere i contratti più chiari ed accessibili, evitando clausole ambigue o condizioni svantaggiose. Inoltre, le aziende fornitrici dovranno rispettare standard più rigorosi nella comunicazione delle offerte e nella gestione dei reclami

Tutto ciò permetterà alle famiglie di scegliere il fornitore per luce e gas in maniera più consapevole, senza il rischio di incorrere in sorprese negative e/o costi nascosti.

Le nuove normative ARERA

Stop alle sottoscrizioni dei contratti via telefono

Una delle principali tutele introdotte dall’ARERA riguarda il divieto di sottoscrizione di contratti luce e gas basato esclusivamente sul consenso telefonico, come avveniva in precedenza. Adesso, per rendere valido un accordo stipulato tramite call center, il cliente dovrà confermare di aver ricevuto il documento con tutte le condizioni contrattuali. 

Questa informativa deve essere fornita su un supporto cosiddetto durevole (ad esempio via posta cartacea, email o notifica in app), per garantire il massimo della trasparenza. L’obiettivo della misura è quello di evitare attivazioni non autorizzate e garantire che ogni utente abbia il tempo necessario per valutare l’offerta dei fornitori prima di accettarla.

Maggior preavviso in caso di modifiche unilaterali del contratto

Le nuove disposizioni dell’ARERA stabiliscono anche regole più rigide sulle modifiche unilaterali dei contratti di fornitura energetica e sui rinnovi. I venditori, adesso, sono tenuti a comunicare ogni variazione con un preavviso minimo di tre mesi, salvo il caso in cui la modifica comporti una riduzione dei corrispettivi. In questo caso, il termine si riduce a un mese. 

Il mancato rispetto di queste tempistiche implica per il fornitore il pagamento di un indennizzo automatico al cliente finale. Inoltre, qualsiasi modifica delle condizioni contrattuali dovrà essere trasmessa su un supporto durevole, e le comunicazioni relative alle variazioni contrattuali dovranno essere distinte da altre comunicazioni (come quelle a scopo commerciale) per evitare di confondere il consumatore. 

Più tempo di ripensamento per i contratti porta a porta

Un’altra importante novità concerne i contratti stipulati durante visite non richieste di venditori porta a porta, e riguarda l’estensione del periodo per esercitare il diritto di ripensamento, che passa da 14 a 30 giorni. 

Questa modifica consentirà ai clienti domestici di annullare il contratto di fornitura di luce e/o gas sottoscritto presso il loro domicilio senza alcun costo e senza dover fornire una motivazione al venditore. 

L’obiettivo dell’ARERA è garantire un lasso di tempo maggiore per valutare con attenzione le condizioni dell’offerta e ridurre il rischio di adesioni affrettate o forzate. La misura rafforzerà, quindi, la protezione dei consumatori contro pratiche commerciali aggressive e promuoverà una maggiore consapevolezza nelle scelte contrattuali.

20 Febbraio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Noto anche come “schienale” o “backsplash”, il paraschizzi della cucina è un elemento decorativo, ma soprattutto funzionale: protegge la parete da acqua e schizzi.

paraschizzi cucina
Danny Broe Architect

Oggi non si utilizza più il rivestimento con piastrelle fino a 2 metri di altezza, quindi il paraschizzi è spesso trattato come un elemento distintivo, con scelte estetiche più mirate. 

Ecco 5 tipi di materiali tra cui scegliere.

1. HPL e Fenix

HPL e Fenix rappresentano l’evoluzione del laminato, con una composizione che unisce il 70% di fibra di cellulosa e il 30% di resine termoindurenti. Questa combinazione li rende particolarmente resistenti agli urti, ai graffi e alle variazioni di temperatura. Sono inoltre materiali igienici, adatti al contatto con gli alimenti e facili da pulire.

Il Fenix, in particolare, è un materiale nanotecnologico. Le sue caratteristiche distintive sono l’estrema opacità e la superficie omogenea e vellutata al tatto (soft touch). Ciò che lo rende davvero innovativo è la capacità di autorigenerarsi: i micrograffi superficiali possono essere eliminati semplicemente applicando calore, ad esempio con un ferro da stiro. 

2. Gres porcellanato

Un materiale estremamente resistente per il paraschizzi della cucina è il gres porcellanato. Con questo è possibile creare un effetto di continuità tra top e schienale, estendendolo anche alla vasca del lavello per un risultato uniforme e minimalista.

Questa continuità è permessa dalla produzione di lastre di grande formato che, fino a circa 3 metri di lunghezza, permettono di ridurre al minimo le giunzioni. 

3. Pietre sinterizzate

Altra possibilità per lo schienale sono le pietre sinterizzate, materiali 100% naturali ottenuti attraverso un processo chiamato sinterizzazione. Questo metodo consente di replicare in poche ore ciò che in natura richiederebbe millenni, rendendo queste superfici ancora più performanti delle pietre naturali.

Le pietre sinterizzate sono estremamente resistenti a calore, macchie e graffi; sono igieniche e facili da pulire. Anche queste sono disponibili in grandi formati, ottenendo superfici continue e omogenee. 

Tra i marchi più noti ci sono Neolith, Dekton e Lapitec, ognuno con composizioni e texture differenti. 

4. Vetro

Per chi desidera un design essenziale e pulito, il vetro rappresenta un’ottima soluzione per il paraschizzi della cucina. Una delle sue principali caratteristiche è la possibilità di essere retroverniciato, applicando qualsiasi colore sul lato posteriore e ottenendo una superficie in vetro liscia, igienica e facilmente pulibile sul fronte.

Francesca Endrizzi architetto interior designer

5. Paraschizzi magnetico

Un’interessante evoluzione del paraschizzi in vetro è Magnetolab, paraschizzi realizzato in vetro temperato con una caratteristica innovativa: al suo interno sono inseriti magneti che permettono di agganciare e spostare accessori dedicati.

Il pannello è anche retroilluminato, offrendo una luce diretta sul piano di lavoro, e può essere personalizzato nel colore della retroverniciatura. Non amate il vetro? Nessun problema! Questo sistema è compatibile anche con materiali come Dekton, Laminam e Neolith. 

Se desiderate una progettazione ottimale degli spazi della vostra cucina, consultate il sito https://zeumadesign.com/

18 Febbraio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Usare il buon vecchio olio di gomito può essere parte della soluzione per pulire piano cottura e forno, avendoli sempre splendenti. Ma per quanto riguarda i detergenti? Cosa utilizzare se si vuole essere green ed evitare prodotti a base chimica? Per fortuna, esistono molti rimedi naturali davvero efficaci che, non a caso, spesso sono persino alla base dei detersivi che compriamo al supermercato.

Come pulire i fornelli e come pulire il forno

Per la pulizia piano cottura, esistono prodotti molto validi sul portale www.verdevero.it, che propone una vasta gamma di soluzioni per la pulizia casalinga e personale senza elementi chimici potenzialmente dannosi o inquinanti.

I piani cottura tradizionali e a induzione presentano sostanziali differenze: nel primo caso, i fornelli sono notoriamente a vista, mentre nel secondo vi è una copertura in vetroceramica. Sarà quindi opportuno impiegare spugnette poco abrasive per non rovinare o graffiare accidentalmente quest’ultimo.

Una composizione di acqua e aceto bianco è perfetta in entrambi i casi, in quanto l’aceto ha proprietà disinfettanti e sgrassanti. La pulizia fornello classica può invece risultare più profonda se si immerge in questo mix di acqua e aceto direttamente la componente in ghisa e la si porta a bollore per pochi minuti.

In forno, poi, si può collocare una pirofila con acqua e limone, accendendolo a una temperatura di 120 gradi per almeno un’oretta. I fumi acidi sprigionati dal limone saranno fondamentali per “ammorbidire” le incrostazioni sulle pareti.

Come pulire il forno a microonde

Il forno a microonde non richiede una pulizia molto diversa dal forno classico, per cui anche in tale caso lo si può accendere con un contenitore in cui verranno versati acqua e aceto (o limone) facendo scaldare e sprigionare i fumi. Le pareti interne del forno a microonde dovrebbero essere pulite in maniera pressoché immediata, perché le incrostazioni si formano rapidamente e sono foriere di batteri.

All’esterno, la parte in vetro diventerà invece lucidissima e igienizzata con un po’ di acqua e bicarbonato, ma lo stesso vale anche per lo sportello del forno a gas. Il piatto che si trova all’interno, al contrario, può essere prelevato facilmente e messo a lavare come una normale stoviglia con gli elementi naturali di cui si è parlato.

Qualche accorgimento

Aceto, limone e bicarbonato sono quindi le soluzioni green per la pulizia di piani cottura e forni, ma non andrebbero mai miscelati insieme. Questo perché l’aceto e il bicarbonato, ad esempio, si neutralizzano a vicenda: mescolandoli, infatti, si ottiene una reazione chimica abbastanza suggestiva e “schiumosa”, simile a quella di una caramella alla menta immersa nella cola.

Ma le sostanze acide bloccano l’azione sbiancante e benefica del bicarbonato, per cui si tratta di un mix inutile che non sgrassa e non igienizza. Vanno perciò utilizzati singolarmente.

Infine, le spugne utilizzate per forni e fornelli andrebbero sostituite a ogni uso, specie se c’è molto sporco, sempre per limitare il proliferare di batteri su queste superfici così porose. 

15 Febbraio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Dietro ogni forno che arrostisce, lievita o gratina si nasconde un universo di ingegneria termica. Il forno moderno è un concentrato di fisica, scienza dei materiali ed ergonomia. La vera magia avviene dietro lo sportello, dove leghe metalliche speciali, algoritmi di controllo di  temperatura e strati di materiali lavorano in sinergia. Scopriamo insieme come orientarsi nella scelta del forno giusto per la propria cucina.

forma

Geometria e termodinamica del forno

Primo passo: valutare spazio, esigenze e budget.

Si parte dalle misurazioni precise dello spazio disponibile che garantiscono un’integrazione perfetta, mentre soluzioni ad incasso e design lineari assicurano un impatto visivo armonico. Un forno slim da 45 cm (es. Elica SpaceSlim 45X) utilizza un sistema di riscaldamento radiale con resistenze avvolte a spirale per ottimizzare lo spazio. La capacità di 50 litri è calcolata in base al volume utile secondo la norma EN 60350-2, che esclude gli spazi morti sotto le griglie.  

Attenzione al fattore di carico: in un forno full-size da 60 cm, la potenza dovrebbe essere almeno 3.000 W (a 220-240V) per garantire un ritorno alla giusta temperatura molto rapido (±10°C/minuto) quando si apre lo sportello.

Cottura: oltre il “ventilato vs statico”

In genere si parte con la scelta fra il forno statico, ossia il tipo più tradizionale che riscalda l’interno senza ulteriori sistemi di diffusione del calore, contro quello ventilato, il cui calore interno viene sospinto da ventole. Ma più avanti approfondiremo il discorso.

I forni ventilati di ultima generazione usano algoritmi di fluidodinamica computazionale, cioè vengono progettatiper modellare il flusso d’aria calda al meglio. La ventola non è un semplice propulsore, ma un sistema a palette che crea micro-correnti a 360°. 

Per i lievitati delicati, alcuni modelli di fascia alta offrono la cottura differenziale: la resistenza superiore emette 850 W/m², quella inferiore 650 W/m², simulando il calore “a legna” dei forni tradizionali.

Budget: il costo nascosto dell’inerzia termica

Un forno economico (€300-€500) spesso usa lastre di acciaio SM20C per la camera interna: ottimo conduttore, ma che lascia sfuggire molto del calore verso l’esterno. I modelli premium (€1.500+) impiegano un particolare acciaio inox con rivestimento ceramico che arriva a ridurre i consumi del 18-22%.

Tipologie di forni

Partiamo dal forno statico, il custode della tradizione. Con due resistenze fisse (solitamente da 800W l’una), riscalda l’aria per irraggiamento a temperature tra i 30°C e i 250°C, ideali per lievitati che richiedono una crescita lenta e controllata. È l’elettrodomestico perfetto per chi prepara pane con idratazione superiore al 70% o dolci come il pan di spagna, dove un calore troppo aggressivo creerebbe crepe superficiali.

Passando al forno ventilato, incontriamo l’evoluzione moderna: una ventola posteriore (generalmente da 200W) muove l’aria a circa 2.5 m/s, riducendo i tempi di cottura del 15-20%. Questa tecnologia è particolarmente d’aiuto a chi voglia cuocere con teglie multiple – pensa a 3 livelli di biscotti contemporanei – o per ottenere la morbidezza perfetta di un arrosto di maiale.

Per gli amanti della praticità estrema, il forno pirolitico si caratterizza per il ciclo di autopulizia che trasforma grassi e zuccheri in cenere a 500°C, consumando circa 2.5 kWh per un ciclo completo. Un dettaglio ingegneristico cruciale? Le guarnizioni in fibra di vetro con anima in acciaio inox che resistono a queste temperature estreme senza deformarsi.

Il forno combinato si può definire infine l’avanguardia: integra un generatore di vapore (di solito da 1.200W) in aggiunta alla tradizionale ventilazione, per realizzare cotture a bassissima temperatura (50-100°C) per brasati che si sfaldano al tocco, o lievitazioni controllate al 75% di umidità per impasti idratati. La vera magia sta nei sensori di umidità relativa che regolano automaticamente il vapore, mantenendo un errore massimo di ±3%.

Materiali e tecnologie 

Passando alla valutazione dei componenti del forno, avere l’interno rivestito in smalto di alta qualità ci regala una superficie facile da pulire e resistente agli agenti chimici. E, pensando all’uso del calore con la massima efficienza, l’isolamento termico realizzato con materiali refrattari ad alta densità, riduce le dispersioni di calore e consente al forno di operare a temperature elevate (fino a 320°C o più) senza sprechi.

La scienza dei materiali continua a fare passi da gigante proprio in favore di efficienza di prestazioni e vita utile. I migliori modelli utilizzano resistenze in MoSi₂ (disiliciuro di molibdeno) per garantire:

  • elevata resistenza alla corrosione e stabilità termica;
  • formazione di uno strato protettivo di ossido che prolunga la vita utile degli elementi.

Come non citare anche la tecnologia pirolitica,integrata soprattutto in forni di alta gamma, che consente cicli di autopulizia che, tramite riscaldamento intensivo, trasformano i residui organici in cenere, eliminando la necessità di detergenti aggressivi.

Alta tecnologia in cucina

Anche grandi elettrodomestici come i forni sono al passo con le cucine smart di oggi: display touch TFT, sensori di temperatura (termocoppie e RTD) e controller programmabili ci permettono di impostare cicli di cottura precisi. È possibile memorizzare decine di programmi, ognuno con un set point, un tempo di calore crescente e una fase stabile, garantendo risultati ripetibili e un controllo continuo, anche da remoto tramite connessione Wi-Fi.

L’integrazione con il sistema IoT permette il monitoraggio e la gestione remota tramite app dedicate. Il forno può essere controllato da smartphone o tablet, così da registrare i dati sul funzionamento per la manutenzioni predittive. Inoltre, la connettività fa dialogare con gli altri elettrodomestici per ottimizzare i cicli di cottura e ottimizzare l’efficienza complessiva.

Per chi cerca l’eccellenza tecnica abbinata al design, si consiglia di consultare il sito dedicato ai forni Elica, dove ogni dettaglio – dalla saldatura laser delle guarnizioni alla geometria dei condotti d’aria – è un capolavoro di tecnica, bellezza e funzionalità.

14 Febbraio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Il ristorante Cheese Farm a Yerevan, capitale dell’Armenia, sfoggia un design caldo e accogliente, a firma di Studio Shoo.

Cheese Farm

L’ambiente è ampio e luminoso. Gli alti soffitti sfoggiano i condotti dell’aria a vista, che assieme ai binari metallici dell’illuminazione creano un mood industriale. Le tonalità sono calde e il design accogliente. Siamo nel Cheese Farm, un ristorante a conduzione familiare nel cuore di Yerevan, capitale dell’Armenia. Qui lo STUDIO SHOO, guidato dall’interior designer Shushana Khachatrian, ha progettato gli interni prendendo spunto dal menù del locale, molto invitante e suggestivo.

cheese farm

Ristorante Cheese Farm: tutti le tonalità del latte

Il locale è famoso per la qualità dei formaggi fatti in casa e per i cibi cotti a legna. Il formaggio e la materia con cui è fatto, il latte, hanno ispirato la palette di base, giocata sulle tonalità panna, ocra e beige. I colori di accento richiamano il verde erba dei pascoli, mentre il legno naturale di tavoli e sedie e i delicati bagliori delle lampade a sospensione in metallo ottonato completano una palette raffinata. Non mancano riferimenti al patrimonio architettonico di Yerevan, soprattutto di epoca modernista o Art Déco. Lo vediamo nello spettacolare rivestimento 3D della parte di fondo e del bancone, con i suoi motivi geometrici, nelle decorazioni che pendono dal soffitto e nelle lampade.

Come spiega Shushana Khachatrian, a capo del progetto/

“Volevo che lo spazio riflettesse il calore e l’intimità del formaggio fatto a mano, celebrando al contempo la storia e la cultura di Yerevan. Allo stesso tempo, l’obiettivo era quello di incorporare elementi ispirati ai motivi presenti nell’architettura di Yerevan, poiché per me è importante che gli ospiti abbiano l’opportunità di sperimentare la storia e la cultura del Paese in cui si trova il progetto”. 

L’arredo 

L’arredo è rappresentato soprattutto da tavoli e sedie, distribuiti per accogliere clienti con esigenze diverse. Tavolini per due con panca alla francese per uno snack veloce, tavoli rotondi per riunioni tra colleghi, lunghi tavoli rettangolari per famiglie e gruppi di amici. I tavoli non sono tutti uguali nemmeno nel design e nei materiali, con sottili variazioni che dinamizzano l’ambiente. Le sedie son ampie e imbottite, per un’esperienza confortevole e piacevole. Spicca il grande tavolo ovale all’ingresso con albero integrato al centro. Per rendere ancora più intima e accogliente l’atmosfera, lampade a sospensione con diffusore opalino bianco diffondono un’illuminazione calda e d’accento. Le decorazioni e alcuni dei mobili sono realizzati da artigiani locali.

Cheese Farm offre agli ospiti un’esperienza coinvolgente che combina l’arte culinaria, l’artigianato locale e l’architettura storica di Yerevan.

Vista altre bellissime case nella rubrica House Tour

14 Febbraio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Fino al 16 febbraio l’ADI Design Museum ospita la mostra Architecture for DOGS, che mette al centro i nostri amici a 4 zampe.

Giulio Iacchetti, Italian Greyhound – Ph. Hirosi Yoda

Nel 2024 abbiamo pubblicato una guida dedicata ai nostri amici “pelosi”, dal titolo Pet design: la casa a misura di pets.

La nostra scelta dell’argomento per la guida dell’anno si basava su dati oggettivi: milioni di cani e di gatti popolano le case degli italiani. Tra questi, molti abitano in appartamenti, e possono soffrire per mancanza di spazio e di libertà. Il design ha colto questa esigenza da molto tempo, soprattutto per gli amici felini, come potete vedere in questo articolo, o in quest’altro.

La dimensione ludica è essenziale, come spiega Chiara Testoni, della rivista Domus:

“Tra sforzi di lettura della psicologia animale e interpretazioni, talvolta, forse eccessivamente proiettive dei bisogni umani più che canini, la mostra offre invece una riflessione sul valore inclusivo e universale del design, restituendo in forma giocosa la profonda affezione per il migliore amico dell’Uomo.”

Architecture for DOGS: i progetti

La mostra, curata dal designer giapponese Kenya Hara, arriva per la prima volta in Italia, ospitata nel museo del design in  Piazza Compasso d’Oro, nel cuore di Milano. L’idea è quella di utilizzare il linguaggio architettonico, adattandolo alla dimensione canina. Non si tratta di semplici cucce, ma di vere e proprie architetture.

Architecture for DOGS
Design Atelier Bow-Wow

Due le proposte italiane: quelle di Giulio Iacchetti e di Piero Lissoni, realizzate da Riva 1920, cui si unisce la capsule collection ideata da Giorgio Armani, partner dell’esposizione, assieme a Poldo Dog Couture. 

Design MVRDV

Non mancano i contributi dei grandi nomi dell’architettura contemporanea, da Kengo Kuma a Asif Khan, da Konstantin Grcic a Torafu Architects, solo per citarne alcuni.

Una mostra inclusiva

Il format della mostra introduce un elemento innovativo, che permette la partecipazione del pubblico. Un tavolo-atelier, dotato di materiali, è messo a disposizione dei visitatori che desiderano costruire in loco la cuccia per il proprio cane. Il carattere inclusivo dell’iniziativa è rappresentato dal fatto che dal sito ufficiale è possibile scaricare gratuitamente i manuali per costruire le architetture in mostra. Ecco un esempio: https://architecturefordogs.com/artworks/kazuyo-sejima/?view=info

Architecture for DOGS

14 Febbraio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Nuova mostra “Supernova” che si concentra sull’ibridazione delle culture visive. La mostra, con ingresso libero, esplora le connessioni tra il design radicale degli anni ’60 e le arti visive, analizzando il legame tra architetti, designer e linguaggi dell’arte contemporanea. Figurano tra gli artisti Franck Scurti, Tomás Saraceno e Lili Reynaud-Dewar. 

Mostra Supernova
Ultrafragola (Ettore Sottsass, 1970) ©massimocamplone

Mostra Supernova: ultimi giorni per visitare l’esposizione al Teatro Michetti di Pescara, recentemente riaperto come significativo centro per l’arte contemporanea grazie all’operato della Fondazione Zimei.  La mostra “Supernova”, protagonista della riapertura del Teatro pescarese, si concentra sull’ibridazione delle culture visive, continuando il progetto “Someplace Sometime“. 

La mostra, con ingresso libero, esplora le connessioni tra il design radicale degli anni ’60 e le arti visive, analizzando il legame tra architetti, designer e linguaggi dell’arte contemporanea. Tra gli artisti internazionali partecipanti figurano Franck Scurti, Tomás Saraceno e Lili Reynaud-Dewar, le cui opere si affiancano a pezzi iconici del design come quelli di Ettore Sottsass e Superstudio. 

Alla mostra Supernova, Poltronova gioca un ruolo fondamentale. 

In particolare, sono esposte le opere di Gianni Pettena e di Poltronova, quali lo specchio Ultrafragola e il mobile Superbox di Ettore Sottsass, la lampada Passiflora ed il Tavolino T02 di Superstudio, il divano Superonda e la poltrona Mies di Archizoom. Questi artisti affrontano temi legati all’architettura, al design e alla vita quotidiana, immaginando stili di vita alternativi influenzati dalle avanguardie del Novecento. 

Artisti come Davide Stucchi e Celine Condorelli creano dialoghi interessanti tra le loro opere e pezzi storici del design, come il video “After Work” di Reynaud-Dewar, che riflette sui processi collaborativi nella società, o come l’opera Neonbrellas di Stucchi.

Esploriamo le origini e la visione contemporanea di Poltronova, uno dei punti di riferimento del design a livello mondiale. 

Il centro studi Poltronova

Fondato nel 1957 in Toscana, ha avuto una forte influenza grazie a figure come il sopracitato Sottsass, che ha contribuito a creare un’immagine d’avanguardia per l’azienda attraverso collaborazioni con personalità creative. Erede della creatività visionaria degli anni Sessanta, continua a essere un luogo di eventi memorabili, come il celebre reading di Allen Ginsberg, che attirò una folla di giovani della beat generation. 

Il Centro Studi Poltronova per il Design con Roberta Meloni in qualità di CEO e proprietaria dal 2005, ritrova il suo pensiero unico, inconfondibile nella storia del design del XX secolo. Riprendendo la visione di Gianni Pettena, Poltronova è un luogo fatto di oggetti e persone, in cui raccogliere l’eredità migliore della storica azienda toscana. Oggi, il Centro Studi Poltronova mantiene viva questa vitalità e il desiderio di anticonformismo.

Situato vicino a Firenze, il laboratorio si dedica alla realizzazione di oggetti unici, prodotti su ordinazione e con garanzia di originalità, grazie a un’attenzione meticolosa ai dettagli. Si tratta d un’istituzione che va oltre il semplice marchio, rappresentando un ambiente di relazioni, ricerca e sperimentazione. Si dedica alla valorizzazione della memoria e dell’alta artigianalità, producendo e pubblicando opere. Questo centro racconta come gli oggetti possano influenzare la percezione degli spazi e promuove un dibattito critico su arte, architettura e storia. 

Il Centro è riconosciuto a livello internazionale in molti paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Messico, Giappone, Asia, Australia e in tutta Europa, e ha partecipato a importanti mostre in musei di fama mondiale, come l’esposizione promossa al Museum of Modern Art, a New York,nel 1972: Italy, The New Domestic Landscape, che ha fatto conoscere il design italiano nel mondo. Ricordiamo anche Utopie Radicali, evento fiorentino del 2017. Nel 2019, ha confermato ancora il suo ruolo cruciale nell’universo del design, prendendo parte alla Porto Design Biennale in Portogallo. 

Il radical design, che ha dato origine a linguaggi innovativi nell’arte e nell’architettura contemporanea, si espande ancora una volta grazie a Supernova, una stella brillante che si autorigenera. 

SUPERNOVA 
a cura di  Massimiliano Scuderi, curatore e direttore della Fondazione Zimei ed Elisabetta Trincherini, storica dell’arte e responsabile dell’archivio storico del Centro Studi Poltronova per il Design. Organizzato da Fondazione Zimei in collaborazione con Poltronova ed Urban Gallery

Alek O. | Archizoom | Céline Condorelli | Lazar Lyutakov | Gianni Pettena | Alfredo Pirri | Lili Reynaud-Dewar | Tomás Saraceno | Franck Scurti | Ettore Sottsass | Davide Stucchi | Superstudio
14 Febbraio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Maison&Objet 2025 si è confermata come un punto di riferimento essenziale nel panorama artistico globale, evidenziando il potere del surrealismo nel design moderno e offrendo un’esperienza stimolante e innovativa.

maison&objet 2025

 Dal 16 al 20 gennaio, Parigi ha ospitato l’edizione invernale di Maison&Objet, un evento di grande rilevanza nel settore dell’arredo e del design, che ha visto la partecipazione di oltre 90.000 professionisti e 2.200 espositori da tutto il mondo. Tenutasi al Parc des expositions Paris Nord Villepinte, la fiera si è confermata come un punto di riferimento essenziale nel panorama artistico globale, evidenziando il potere del surrealismo nel design moderno e offrendo un’esperienza stimolante e innovativa. 

Surrealismo, il tema di Maison&Objet 2025

L’edizione di quest’anno ha avuto come tema centrale “Sur/Reality”, che ha indagato l’influenza del surrealismo nel design contemporaneo, trasformando oggetti quotidiani in opere evocative. Le sezioni “What’s New?”, “In Decor”, “In Retail” e “In Hospitality” hanno presentato novità ispirate a questo tema, con particolare attenzione a installazioni immersive di artisti come Julien Sebban ed Elizabeth Leriche. 

La poesia surrealista entra anche a casa delle persone dove gli oggetti quotidiani diventano esperienze poetiche, come testimoniato da Bordallo Pinheiro con le ceramiche che diventano contenitori o Jonathan Adler che rappresenta le nuvole come delle sedute. 

A Maison&Objet 2025, l’inglese Faye Toogood è stata annunciata come Designer dell’Anno 2025. Con una carriera polimorfa, Toogood è un’ispirazione per la comunità internazionale del product e interior design, promuovendo la rappresentanza femminile attraverso l’iniziativa Women&Design. 

Toogood è famosa per le sue creazioni distintive, come la sedia Roly-Poly, lanciata nel 2014, che ha riscosso un successo mondiale. La sua ultima collezione, Assemblage 8, offre mobili innovativi ispirati ai set di costruzioni per bambini, confermando il suo approccio creativo e versatile nel design contemporaneo. 

Le proposte dei giovani designer

Maison&Objet 2025 costituisce un’importante vetrina per i giovani designer di tutto il mondo, con un focus particolare sul design orientale, come evidenziato dai padiglioni dedicati ad artisti coreani, arabi e cinesi. 

Tra le proposte, spicca “La Terza Dimensione della Tessitura” di Jeong Dahye, una designer coreana che utilizza crine di cavallo su stampi di legno ispirati all’antiquariato e alla tradizionale ceramica della sua città natale. 

Ma anche Hwachan Lee e Yoomin Maeng, fondatori di Kuo Duo, stanno esplorando metodi tradizionali di lavorazione del legno e della plastica riciclata, creando un’interessante sinergia tra edizioni limitate e design industriale. 

Spostandosi sul fronte Medio orientale, la UAE Design Oasis presenta una selezione di designer degli Emirati Arabi Uniti, i quali reinterpretano il design contemporaneo attraverso l’innovazione culturale e la sostenibilità. 

La mostra Prospettive Cina 2025 offre invece una panoramica delle creazioni cinesi, evidenziando la diversità in estetica, funzionalità e innovazione e riflettendo il tentativo dei designer di fondere tradizione e modernità. 

Il movimento Surrealista

Facciamo un passo indietro e approfondiamo la nascita Surrealismo, uno dei movimenti artistici chiave di tutto il novecento. ( Wikipedia

Il primo manifesto del surrealismo fu redatto nel 1924 da Andrè Breton che cita: 

Automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale 

Il Surrealismo è un movimento artistico e culturale che si fonda sull’idea di una realtà superiore, collegata a forme di associazione trascurate, e mette in evidenza l’importanza dei sogni e del pensiero libero, ispirandosi alle teorie di Sigmund Freud. Si critica invece il Simbolismo e il Cubismo, considerati obsoleti, e propone un nuovo approccio alla risoluzione dei problemi della vita. 

Il manifesto si è conservato integralmente fino al 2008, quando il manoscritto originale è stato venduto all’asta per circa 500.000 euro. 

14 Febbraio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Il calcare è una formazione sedimentaria composta principalmente da carbonato di calcio che può depositarsi sulle superfici che sono entrate a contatto con dell’acqua, soprattutto se questa è molto dura. 

calcare

Questi accumuli possono causare seri problemi in casa, come il deterioramento delle tubazioni o un forte abbassamento della qualità nella performance degli elettrodomestici che utilizzano l’acqua. Inoltre, in conseguenza di quest’ultimo punto, può generare un aumento dei consumi energetici e dei costi di manutenzione

Per evitare danni e preservare la durata degli impianti, è fondamentale adottare delle soluzioni.

Installare un addolcitore

Il primo importante consiglio per ridurre il calcare è installare un addolcitore domestico. Ma come funziona un addolcitore? Bisogna installarlo a monte dell’impianto idraulico, dove agisce sull’acqua in ingresso riducendone la durezza

Questo processo avviene grazie a un sistema di resine a scambio ionico che trattengono gli ioni di calcio e magnesio, responsabili della formazione del calcare, sostituendoli con ioni di sodio

I benefici di questo dispositivo sono molteplici. Per prima cosa, protegge caldaie ed elettrodomestici come lavatrici, bollitori e macchine del caffè, prevenendo l’accumulo di depositi e aumentando la loro efficienza. Questo porta a un risparmio energetico e all’estensione della loro durata. 

L’acqua addolcita, inoltre, preserva le tubature, doccini e la rubinetteria dalle incrostazioni. Un altro vantaggio riguarda il benessere personale: grazie all’acqua meno dura è possibile avere capelli morbidi e pelle idratata e rendere più efficaci detergenti e saponi, che, in caso di acqua dolce, richiedono dosi inferiori. 

Con un addolcitore, infine, anche la biancheria è più morbida senza l’uso di ammorbidente.

Eliminare il calcare dagli elettrodomestici

Ci sono dei consigli validi per ridurre il calcare in caso di diversi elettrodomestici. Ad esempio, per le macchine da caffè, invece di utilizzare prodotti chimici decalcificanti, è preferibile optare per soluzioni naturali come aceto e acido citrico, più economiche e ecologiche. 

Per quanto riguarda la lavatrice, il calcare rappresenta un problema sia per l’elettrodomestico che per i vestiti, poiché riduce l’efficacia del detersivo, che contiene sostanze chelanti per contrastarlo. L’utilizzo di anticalcare è consigliato solo se l’acqua è particolarmente dura, se si lavano spesso capi ad alte temperature (oltre 60°C) o se si usa detersivo in polvere. Al contrario, lavaggi a basse temperature (30°-40°C) non richiedono additivi extra. 

Nella lavastoviglie, invece, il sale è indispensabile per prevenire i danni causati dal calcare, e per evitare la formazione di aloni e/o incrostazioni su bicchieri e stoviglie.

Ridurre il calcare dai sanitari

Eliminare regolarmente ilcalcare dal rompigetto (il cilindretto presente nei rubinetti) e dal soffione della doccia è fondamentale non solo per mantenere un flusso d’acqua ottimale, ma anche per migliorare l’efficienza della produzione di acqua calda e ridurre gli sprechi. Ma come si fa? 

È consigliabile svitare e pulire questi componenti almeno ogni 5 mesi, e successivamente immergerli in aceto bianco oppure in una soluzione di acqua e acido citrico al 20%. 

Rimuovere il calcare dal ferro da stiro

Anche nel ferro da stiro si accumula molto calcare. Per rimuoverlo, è fondamentale far raffreddare completamente il ferro dopo ogni utilizzo e svuotare il serbatoio

È necessario, inoltre, seguire le istruzioni del produttore per la pulizia periodica e rimuovere il collettore di calcare nei modelli che ne sono dotati, trattandolo con aceto, acido citrico o prodotti specifici.

11 Ottobre 2022 / / La Gatta Sul Tetto

Continua il nostro percorso alla scoperta delle pietre naturali e del loro uso in edilizia. Oggi parliamo delle rocce sedimentarie.

rocce sedimentarie

Le rocce sedimentarie derivano dal processo di sedimentazione provocato dall’erosione e degradazione di rocce preesitenti. La roccia si forma per via della diagenesi, ovvero la compattazione dei detriti e la successiva cementificazione, che avviene grazie al carbonato di calcio1 e all’ossido di silicio2 contenuti nell’acqua presente nei sedimenti. Nelle rocce sedimentarie sono inglobati anche elementi organici fossilizzati. 

Foto Zanichelli

Classificazione petrografia delle rocce sedimentarie

La classificazione petrografica delle rocce sedimentarie distingue due sottocategorie:

Rocce di sedimentazione chimica

Le rocce di sedimentazione chimica si formano grazie alla precipitazione e sedimentazione dei sali presenti nell’acqua di laghi, mari o fiumi. Curiosità: il salgemma, da cui si ricava il sale, fa parte di questo gruppo. Appartengono a questa categoria:

GESSO: o solfato di calcio, utilizzato in edilizia come legante, per realizzare decorazioni, intonaci, pannelli in cartongesso e stucco.

Gesso

PIETRE CALCAREE: sono costituite in prevalenza da carbonato di calcio, con presenza di detriti di argilla e quarzo. Il calcare entra nella composizione del cemento, e può essere utilizzato sotto forma di pietrame, pietrisco o sabbia. Resistenti all’usura e al gelo, le pietre calcaree trovano utilizzo nelle costruzioni e nelle pavimentazioni per esterni. Le più apprezzate, grazie alla loro grana fine, sono il Botticino, di colore bianco crema rosato, spesso classificato tra i marmi; la Pietra di Verona, di colore rosso rosato; il Travertino, (la pietra del Colosseo) apprezzato fin dall’antichità per la resistenza al gelo e la durevolezza. Lo caratterizza la presenza di forellini e scanalature irregolari, dovuti all’azione dell’acqua; 

rocce sedimentarie
Botticino
rocce sedimentarie
Pietra di Verona

l’Alabastro, di colore bianco e dalla struttura cristallina priva di impurità, utilizzato per rivestimenti interni.

Alabastro

PIETRE CALCAREE ORGANOGENE: si tratta di pietre che contengono, oltre al carbonato di calcio, una consistente quantità di organismi viventi (animali e piante) sotto forma di fossili. Le più apprezzate sono la Pietra da Cantoni, proveniente dal Piemonte, e la Pietra Leccese, protagonista del Barocco Leccese.

Moleto, Monferrato, chiesa di San Michele, costruita in Pietra da Cantoni
rocce sedimentarie
Chiesa di Santa Croce a Lecce, foto di Roberto Leinardi sotto licenza GFDL

Le pietre calcaree sono all’origine di spettacolari siti scavati nella roccia, come Petra, in Giordania, o Matera, con i suoi famosi “sassi”.

NOTA: oggi i produttori di rivestimenti si riferiscono alle pietre calcaree con il termine inglese Limestone. Attenzione! I nomi delle pietre derivano principalmente dalla zona di estrazione, dunque Limestone è un termine generico che indica le pietre calcaree in generale.

Rocce di sedimentazione detritica

Le rocce di sedimentazione detritica, o clastiche, sono rocce costituite da sedimenti di varia natura, ovvero da porzioni di rocce preesistenti. Si formano in seguito all’erosione della crosta terreste, cui seguono l’accumulazione e la compattazione. Infine, i detriti vengono legati da cementi naturali come la silice, il calcare o l’argilla. L’aspetto è quello di una roccia composta da frammenti di rocce più o meno grandi (clasti) cementate tra loro. 

A loro volta, le rocce sedimentarie clastiche sono classificate in base alla dimensione dei clasti che le compongono:

CONGLOMERATI NATURALI: sono le rocce che contengono i clasti più grandi. I clasti possono essere arrotondati (puddinga) o spigolosi (breccia). Generalmente sono pietre poco adatte per gli esterni. Storicamente, queste pietre si trovano in grande quantità nei palazzi lombardi, soprattutto il Ceppo di Gré, del gruppo delle puddinghe, molto apprezzato anche oggi per la sua resistenza al gelo, ai sali e agli acidi, e per la grana decorativa. Oggi è di tendenza per i rivestimenti interni, i piani di bagni e cucine.

Un altro conglomerato molto utilizzato per le decorazioni è l’oficalce, detta anche Marmo Verde Alpi, una breccia dal colore verde scuro e venature bianche;

Arriva dal Brasile una varietà particolare di conglomerati naturali, detti impropriamente Granito Marinace. L’aspetto è simile ad un seminato veneziano, per la presenza di grossi ciottoli di fiume, ed è disponibile nelle varietà rosso, verde, nero e gold.

ARENARIE: sono costituite da granuli di quarzo e sabbie fini cementati naturalmente, e hanno un aspetto stratificato. Le arenarie hanno una superficie ruvida e sono di facile lavorabilità, dunque molto utilizzate nell’edilizia. Le arenarie hanno colorazioni che vanno dal grigio al rosso, dal giallo al verde. Molto apprezzata la Pietra Serena, di colore grigio-azzurro, base dell’architettura toscana, tanto apprezzata dal Brunelleschi.

ARGILLITI: costituite dalla cementificazione di argille, ovvero di minuscoli cristalli di fillosilicati mescolati a sabbia. Sono utilizzate per la produzione di laterizi (tegole, mattoni), ceramiche, intonaci. Ha proprietà igroscopiche, è aspirante, isolante e ignifuga.

rocce sedimentarie
Argilla

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NOTE: 
1- il carbonato di calcio, o calcite, è un minerale cristallino bianco o trasparente. È utilizzato in edilizia per la produzione di cemento e malta da muratura e da intonaco.
2- l’ossido di silicio, o silice, è un composto formato da silicio e ossigeno. Si trova in natura sotto forma di solido cristallino ed è presente in molti minerali e in rocce come granito e quarzo, nell’argilla, nella sabbia. In edilizia, è utilizzato per la produzione di cemento, pannelli tecnici, vetro.