Il marmo e il legno sono i due materiali nobili per eccellenza, impiegati nella realizzazione di numerosi arredi di classe, scelti sia per il loro aspetto elegante e unico sia per il loro essere resistenti e duraturi nel tempo.
Il legno arreda le nostre case da sempre, è un materiale naturale, ha venature originali e irripetibili che rendono ogni pezzo unico e speciale, evoca calore, accoglienza, atmosfera intima e familiare. Esistono molteplici tipi di legno, ognuno indicato per specifiche lavorazioni e arredi: legno noce, rovere, olmo, abete, faggio, ciliegio, frassino, teak, solo per citarne alcuni.
Anche il marmo è impiegato da molto tempo nell’arredamento delle nostre case, ancora prima nella realizzazione di statue e architetture. Ha avuto massima diffusione nelle case negli anni ’60 e ’70 ed è tornato alla ribalta negli ultimi anni, complice anche il Salone del Mobile 2019. Qui il marmo è stato un trend indiscusso che ha fatto capolino in quasi tutti gli stand ma in verità il marmo nell’arredamento non era mai passato di moda (e difficilmente passerà di moda in futuro). Il marmo è elegante e prezioso, è un materiale luxury di pregio che si fa apprezzare anche per le sue numerose variazioni cromatiche. Parlare di marmo è abbastanza generico, oltre ad identificarlo come marmo lucido o opaco, bisognerebbe specificare la tipologia, solo per citarne le più famose: marmo di Carrara, marmo Emperador, marmo rosso di Sicilia, marmo Statuario, marmo di calcatta, marmo in molteplici colori dal bianco che è la varietà più pura al nero, ma anche rosa, beige, verde di Prato o serpentino.
Le venature del legno e le striature e le macchie del marmo sono segni della loro naturale bellezza e singolarità. Con delle premesse del genere marmo e legno sono il binomio vincente per case uniche ed esclusive. Insieme danno vita ad abbinamenti spettacolari, sempre diversi e mai scontati, insieme danno un tocco elegante e chic ad ogni ambiente.
Arredare casa con il legno e il marmo richiede un accurato studio dei colori. È bene puntare su una palette di 3 o 4 colori massimo, due dei quali riprendono le nuance dei due materiali principe ovvero il marmo e il legno. È da questi che bisogna partire per trovare i colori da abbinare. Per semplificare potremmo dire che:
se il marmo tende al bianco l’abbinamento cromatico perfetto avrà sicuramente il bianco tra i colori predominanti;
se il marmo ha venature o macchie grigie negli arredi ci sarà il grigio;
se il marmo è nero o scuro si può decidere se donare un tocco di lucentezza con il bianco o se proseguire sulla scia dei toni scuri e magari inserire qualche tocco di oro, argento o bronzo a seconda delle venature del marmo.
se il marmo è sui toni del beige e del rosa negli arredi ci saranno dettagli che riprendono queste tinte.
La particolarità del marmo è quella di avere un colore di sfondo e delle venature di un altro colore. La scelta delle tinte da abbinare nell’ambiente quindi si semplifica perché questi colori saranno la combinazione sulla quale puntare. Chiariamo il concetto con un esempio. Il marmo Calacatta ha un fondo bianco caldo con venature che vanno dal grigio al giallo, dal rosa al viola, a volte anche dorate o tendenti al tortora. A seconda della varietà di marmo che si sceglie si può puntare sul colore corrispondente e quindi inserire tocchi di grigio, giallo, rosa, viola, oro, tortora e così via.
In generale si consiglia di scegliere tinte neutre e non troppo accese sia per non sminuire i già importanti marmo e legno sia per non creare un’accozzaglia di colori e texture.
Per la scelta del legno invece si può sempre partire dalle sfumature del marmo e poi giocare con gli opposti. Ecco alcuni consigli:
un marmo bianco o chiaro è perfetto in abbinamento ad un legno scuro o testa di moro o ad un legno naturale;
un marmo scuro con venature dorate o gialle sta bene con un legno mielato;
un marmo Breccia con sfumature rosso / violetto è ideale abbinato ad un legno dalle venature rossastre;
un marmo nero Marquinia con dettagli bianchi è valorizzato da un legno chiaro come Frassino Bianco, Olmo Bianco.
L’abbinamento marmo + legno è molto amato dai designer e da chi sta scegliendo l’arredamento per la propria casa. Questi due materiali insieme sono equilibrati, praticamente opposti ma capaci di bilanciarsi a vicenda. Vediamo ora quattro moodboard con idee per abbinare legno e marmo anche ad altri materiali come cemento, tessuto, laccati.
Cucina marmo e legno
In cucina il marmo è usato principalmente come rivestimento del piano di lavoro e del paraschizzi dietro zona cottura, lavello e zona operativa ma si ritrova anche nell’isola o nella penisola. Non fa particolare distinzione lo stile della cucina: esistono cucine in marmo moderne, rustiche, classiche, minimaliste. Una cucina in legno e marmo si presta a tutti gli stili, quello che fa la differenza sono i colori e le lavorazioni dei due materiali e soprattutto gli altri arredi presenti nell’ambiente.
È importante prestare massima attenzione alla pulizia e alla manutenzione del marmo, soprattutto in cucina dove goccie e macchie di liquidi e cibi sono all’ordine del giorno. Il marmo è molto delicato e si può macchiare irrimediabilmente, per questo è bene pulire subito con un panno morbido, acqua tiepida, detersivo o sapone neutro. È bene inoltre evitare di appoggiare sul piano pentole e caffettiere calde perché il calore può opacizzare la superficie.
Tra le alternative più gettonate c’è quella di scegliere top e lavabo in marmo naturale e mobile in legno, meglio se con lavabo integrato nel piano. In alternativa si potrebbe puntare su un top con lavabo in appoggio e differenziare i materiali scegliendo il marmo solo per il piano o per il lavandino. Un lavabo in marmo è consigliato a chi vuole un bagno elegante e prezioso; sconsigliato a chi è in cerca di un materiale pratico che non richiede attenzione e cura.
Il legno in bagno può essere inserito senza problemi, esistono particolari trattamenti che lo rendono adatto anche alle zone più umide della casa che vengono in contatto con acqua. Oltre che per la realizzazione del mobile bagno, il legno potrebbe essere scelto anche per realizzare un mensolone sospeso porta lavabo oppure delle mensole a muro.
Il tavolo è uno degli arredi che si presta maggiormente ad essere realizzato con questi due materiali. Piano in marmo e struttura di base in legno è l’abbinamento che va per la maggiore ma si possono trovare anche tavoli con piano in legno e basamento in marmo scultoreo. Il tavolo si trasforma in un elegante arredo di tendenza che catturerà tutti gli occhi a sè. Per quanto riguarda forme, dimensioni e stili c’è l’imbarazzo della scelta.
Tavoli da cucina ma soprattutto tavoli da pranzo per soggiorni di classe da lasciare in bella mostra, da valorizzare con luci e lampade di design, magari con un lampadario a sospensione scenografico in cristallo.
Come i tavoli anche le consolle fisse da appoggiare al muro di un ingresso o di una zona giorno si prestano a questo eccezionale abbinamento di materiali unici. Consolle per l’ingresso così da avere un dettaglio prezioso fin dall’entrata, consolle per il corridoio o consolle per sala da pranzo e soggiorno.
L’abbinamento che va per la maggiore è consolle con top in marmo e base in legno. A seconda del modello la base può avere gambe dritte, intrecciate, a cavalletto, a “L” o un supporto centrale.
Dopo tavoli e consolle non possono mancare i tavolini da salotto. Forme, dimensioni e spessori a scelta a seconda del modello, l’importante è abbinare marmo e legno. Tavolini con piano in marmo e struttura in legno vanno per la maggiore ma per abbinare questi due materiali in modo alternativo è possibile anche affiancare più elementi ad esempio un tavolino con piano in marmo e struttura in metallo ad un tavolino tutto in legno.
Vuoi saperne di più sul marmo? Trovi un approfondimento sul marmo (cos’è, quali sono le caratteristiche, come pulirlo e mantenerlo bello) nell’articolo dedicato ai tavoli da pranzo in marmo.
Vuoi una casa dove trionfano marmo e legno ma non sai come abbinarli? Oppure hai le idee chiare ma vuoi un preventivo per un mobile visto in questo articolo? Vuoi vedere tutti i campioni di marmo disponibili per un arredo? Contattaci!
Per la seconda volta nella storia, Pantone ha scelto di segnalare una coppia di colori come trend dell’anno. Era già successo nel 2016, quando il colore dell’anno fu il binomio Rose Quartz e Serenity: allora l’azienda statunitense, massima autorità nello studio dei trend relativi ai colori, aveva motivato la scelta come la volontà di esprimere con queste tinte un antidoto allo stress della vita moderna. I colori Pantone 2021 invece saranno l’Ultimate Grey (per la prima volta viene selezionato un grigio) e l’Illuminating Yellow.
I colori pantone 2021 l’Ultimate Grey e l’Illuminating Yellow
Entrambi questi colori sono inevitabilmente sia lo specchio di certi trend sia veicolo di alcuni concetti chiave: rispettivamente “resilienza” e “speranza“, come sottolineato dalla executive director del Pantone Color Institute. Da un lato la rappresentazione cromatica della solidità, della concretezza e della forza con un grigio intramontabile, dall’altro il calore, l’ottimismo e la solarità con un giallo luminoso Come cercare questi colori anche nei quadri che si intendono inserire in casa, magari in abbinamento ad altri arredi o complementi in Ultimate Grey e Illuminating Yellow? Su www.copia-di-arte.com è semplicissimo! Basta utilizzare il motore di ricerca per colore che offre la possibilità di combinare anche più colori per ottenere una selezione di immagini con le tinte desiderate. Un sistema veloce e intuitivo, questo, che permette facilmente di trovare le opere che hanno al loro interno come colori prevalenti proprio l’Ultimate Grey e l’Illuminating Yellow.
Ecco alcuni esempi qui sotto di quadri che contengono proprio colori Pantone 2021:
Un quadro imprime all’ambiente uno stile ben definito, arricchisce uno spazio, dà un tocco di personalità alla stanza. Ma può anche e soprattutto regalare emozioni. Il sito Copia-di-arte.com mette a disposizione oltre 300.000 quadri da riprodurre su misura: si tratta della più ampia offerta di riproduzioni d’arte d’Europa.
È così possibile appendere alle pareti di casa o del proprio ufficio i capolavori di grandi artisti di qualsiasi epoca e stile in copie di altissima qualità.
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Siete insoddisfatti di un’illuminazione scialba e incapace di creare la giusta atmosfera? Questo mese abbiamo deciso di dedicarlo a come illuminare correttamente ogni ambiente della casa, dalla definizione dei punti luce alla tipologia di lampade.
Partiamo con questo primo articolo dedicato all’ingresso e al soggiorno.
Durante l’arco della giornata le stanze riflettono una luce fluida e vivida, i colori sono audaci e l’atmosfera è calda e accogliente ma con il calare della sera qualcosa cambia.
Quando si accendono le luci artificiali tutto si appiattisce, l’atmosfera appare meno accogliente e ci si rende subito conto che la casa non è illuminata correttamente.
Quando si progetta una casa nuova o si procede con una ristrutturazione, sbagliare i punti luce e scegliere lampade non adatte ai diversi ambienti può significare vivere in condizioni di disagio.
Pensiamo ad esempio alla zona lettura in cui non è possibile leggere nelle ore serali per la mancanza di una corretta illuminazione interna.
Questo errore porta anche a non valorizzare la ristrutturazione effettuata o all’arredamento scelto con tanta cura e attenzione.
L’illuminazione casa deve sempre essere funzionale, fornendo luce sufficiente ove è necessaria, inoltre deve essere decorativa, mettendo in evidenza gli aspetti caratteristici di ogni singolo ambiente.
Come illuminare casa: l’ingresso
L’ingressoè la prima zona in cui si accolgono gli ospiti o in cui ci si trova una volta varcata la soglia.
In questo ambiente,
spesso privo di luce naturale,
si ha necessità di avere una luce calda per creare fin dall’inizio una sensazione di accoglienza e comfort.
La scelta ottimale prevede la combinazione di due differenti tipologie di luce:
un punto luce generale
un punto luce funzionale.
La luce generale può essere diretta o indiretta, quest’ultima la più confortevole in quanto l’occhio non vede la superficie luminosa.
La luce funzionale, invece, illumina punti specifici dell’ingresso mettendo in evidenza mobili, complementi e oggetti.
Quando l’ingresso è lungo e stretto come un corridoio, il consiglio è di optare per un’illuminazione indiretta generale oppure inserire più punti luce a soffitto,
questo perché una sola luce centrale può non essere sufficiente, rischiando di avere delle zone d’ombra.
Se invece l’ingresso si apre direttamente sulla zona giorno, è il caso delle abitazioni open space, è opportuno inserire un punto luce dedicato all’ingresso per valorizzarlo al meglio.
Per illuminare il corridoio la tradizionale plafoniera è piatta e poco accogliente, il lampadario troppo invasivo: meglio i faretti da incasso, o spot orientabili per mettere in risalto una console con luci a led.
In alternativa vanno bene delle applique con lampade alogene da 50-70W, in grado di diffondere e riflettere la luce verso un bel soffitto, una carta da parati o una finitura pregiata dei muri.
Come illuminare casa: le diverse zone del soggiorno
Il soggiorno è l’ambiente più vissuto della casa e nel quale si trovano più zone con funzioni diverse: la zona dedicata al relax e alla tv, l’angolo lettura, la zona pranzo e molto spesso anche l’home office.
Oltre a una luce diffusa in questo ambiente occorre prevedere una illuminazione specifica per ogni singola zona.
Per il soggiorno è importante illuminare il tavolo da pranzo con una luce diretta calda e perché no, sospesa.
Le lampade a sospensione sopra il tavolo da pranzo non devono essere troppo basse altrimenti si rischia di creare un’interferenza visiva tra i commensali o delle zone d’ombra. La distanza corretta è di circa 70 cm dal piano.
Nel caso di un tavolo lungo almeno 180 cm è possibile prevedere l’installazione di più lampade a sospensione.
Oltre alla luce diretta, è importante prevedere un secondo punto luce diffusa vicino al tavolo, come ad esempio una bella applique a parete.
Sempre in soggiorno un altro punto focale è la zona relax condivani e tv.
Guardare la TV al buio completo è un’abitudine tanto frequente quanto sbagliata.
La luce dello schermo affatica notevolmente la vista, per questo motivo la soluzione ottimale è di illuminare la parete della tv in modo molto soft con una luce calda possibilmente dimmerabile e posta alle spalle del televisore.
In prossimità della zona divani bisognerebbe prevedere anche una luce di intensità minore per creare atmosfera, ad esempio una lampada a piantana.
Quando si definiscono i punti luce nel soggiorno va inoltre considerato che oggi sempre più mobili e complementi sono dotati di sistemi luminosi integrati che di fatto si sommano alle luci già presenti nella casa.
In fase di scelta è dunque importante tenere presente questi elementi, che fanno parte delle luci di atmosfera.
Quali aspetti considerare nella scelta delle lampade
Una volta definiti quali e quanti punti luce servono per una corretta illuminazione casa è il momento di scegliere la tipologia di lampade.
Per farlo è necessario tenere in considerazione alcuni aspetti fondamentali:
la dimensione della stanza,
lo stile degli arredi, materiali e colori che caratterizzano i vari ambienti.
Solo valutando con cura questi aspetti possiamo capire quali modelli sono adatti e come abbinarli tra loro, questo perché le lampade dovranno integrarsi in modo molto armonico e naturale in ogni ambiente al fine di contribuire a dettare lo stile della nostra casa.
Per un buon risultato è bene utilizzare sempre forme lineari e minimali, soprattutto per le applique, che proiettino fasci di luce intensi e suggestivi.
Nel prossimo articolo dedicato all’illuminazione casa parleremo di come illuminare la cucina.
Il mio approccio verso gli acquisti negli ultimi anni è decisamente cambiato. Che si tratti di moda o di casa, cerco qualcosa che abbia una durata nel tempo, sempre meno usa e getta. Un po’ per una accresciuta sensibilità ambientale, un po’ per carattere, perché pur non essendo minimalista, l’accumulo seriale mi spaventa e mi infastidisce. Per questo motivo il design risponde benissimo alle mie esigenze: aggiunge sempre qualcosa in più a qualsiasi stile, non va mai fuori moda e a conti fatti non è mai una spesa di cui pentirsi.
Decorare le pareti in “maniera bella” trovo che non sia mai facile: bisogna sicuramente partire da opere d’arte e stampe che abbiano di per sé un significato estetico rilevante e poi, eventualmente, creare composizioni che funzionino. Partire dalla Mela di Enzo Mari, uno dei più grandi designer italiani {scomparso lo scorso anno}, già rende il lavoro più semplice.
Ho scelto la Mela, come quadro {in realtà è un poster} che dura nel tempo, perché mi piace il concetto che Mari ha voluto esprimere: lo scopo era quello di portare immagini artistiche all’interno dell’ambiente abitativo, perseguendo un’idea di serialità e accessibilità, dell’arte.
Il lavoro di Mari nasce sempre da un intento democratico: l’idea che le cose belle debbano essere alla portata di tutti, e quindi riproducibili, è alla base di ogni suo progetto.
Mari sceglie i soggetti più semplici e archetipici «sapendo che, dal punto di vista simbolico, sono significativi da millenni». Così, disegna una mela che è la sintesi di tutte le mele del mondo e «ha una forma perfetta perché non ha alternative, è quella e basta».
Siccome in questo blog propongo solo cose che mi piacciono, devo proprio segnalarti la Eames Plastic Side Chair DSR. L’ho scelta per il tavolo da pranzo e lo farei ancora, è così comoda, è leggera, è bella e giovane nonostante sia nata nel 1960.
Radio.cubo è il prodotto cult del design italiano: disegnata da Marco Zanuso e Richard Sapper nel 1964.
E’ presente nei principali musei del mondo – MoMa, Victoria & Albert Museum, ecc.- come emblema dello stile e del design italiano. Rappresenta un oggetto senza tempo, che arreda le case di migliaia di persone passando di generazione in generazione e diventando un oggetto destinato a mantenere inalterata per decenni la propria funzione, ma soprattutto il fascino e lo stile.
Disegnato da Philipp Starck nel 2000, è uno sgabello/tavolino che arreda casa con un tocco di ironia. ma anche con un occhio di riguardo alla funzionalità: il cappello degli gnomi, infatti, è piatto e circolare appositamente per essere utilizzato come piano d’appoggio o sgabello.
E’ una delle lampade di design più apprezzate al mondo, per la sua linea semplice e per il suo costo accessibile rispetto ad altri oggetti che fanno parte dell’emisfero design. Si abbina ovunque e ci sono tutte le varianti, da parete, da tavolo, piantana.
Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina l’hanno progettatata nel 1986. La sfida era interessante: Artemide voleva innovare la classica lampada da tavolo a pantografo e confrontarsi con alcune delle icone del design moderno. La sfida è stata vinta: la Tolomeo si è aggiudicata il Compasso d’Oro nel 1989.
Ma dove vai se la Bialetti non ce l’hai? Questa fantastica moka accompagna momenti fondamentali della vita di noi italiani, fa parte di noi e della nostra quotidianità. Mi piacerebbe prenderne una colorata, ma anche nera ha il suo perché…
Non c’é concorrenza che tenga, la regina delle planetarie è quella di KitcheAid. E’ costosa, ma durerà una vita {la mia ha 15 anni, è un regalo del matrimonio}.
Questo fantastico robor da cucina è stato ideato verso 1910 circa da Herbert Johnson, un ingegnere della Hobart Manufacturing Company, dopo aver osservato un fornaio mentre preparava un impasto.
Stregato dalla potenza del macchinario, Johnson pensò che sarebbe stato utile poter disporre di una tale meraviglia in formato “mignon” da poter usare anche in casa. Nacque nel 1914 il primo modello industriale, ancora molto pesante e voluminoso rispetto ai modelli attuali, ma che trovò subito il suo primo cliente di tutto rispetto: la Marina americana.
Johnson, e i dirigenti della Hobert, non erano ancora soddisfatti: il loro reale obiettivo non erano le forze armate, ma era quello di arrivare a uno strumento apprezzato da un pubblico più ampio, adatto a un uso casalingo. E fu così che vennero creati modelli più leggeri e maneggevoli.
La storia narra che una volta sfornati i prototipi, i dirigenti della Hobart li abbiano portati a casa perché fossero testati dalle rispettive consorti. Una di loro pare abbia esclamato entusiasta: “Non mi interessa come lo chiamiate, è il miglior aiuto in cucina – in inglese “kitchen aid” – che io abbia mai avuto!”. E così è nata la leggenda.
Gli elettrodomestici arredano, indubbiamente. Perciò se cerchi un bel frigo che svolga la sua funzione e, in più, aggiunga un tocco estetico alla tua cucina la scelta obbligata cade sul frigo di Smeg.
Non so se ne sei a conoscenza {io l’ho scoperto di recente}, ma Smeg è una ditta italiana (acronimo di Smalterie Metallurgiche Emiliane Guastalla) è stata fondata nel 1948 da Vittorio Bertazzoni ed è un punto di riferimento per il mondo del design. Smeg collabora con architetti e designer industriali che hanno reso l’estetica di questo frigorifero degli anni ’50 un grande classico. Negli anni ’90 Smeg ha ampliato la sua offerta aggiungendo al catalogo il celebre frigorifero in stile anni ’50, destinato a diventare un’icona internazionale. Il celebre architetto Guido Canali ha disegnato la sede centrale dell’azienda nel 2004, vincendo la medaglia d’oro all’architettura italiana con menzione d’onore.
Il tavolo Tulip di Eero Saarinen rappresenta uno di quegli arredi che cavalcano il tempo con molta disinvoltura: futuristico nella forma e nei materiali, è diventato un’icona del design moderno.
«Abbiamo sedie con quattro, tre o due gambe, ma nessuno ne ha mai fatto una con una gamba sola, così la faremo noi»: è il 1955 quando Eero irrompe nel suo studio con questa frase. Il piedistallo sarà la soluzione progettuale per mettere un ordine estetico sotto il tavolo rendendo la fruibilità di questo arredo molto più comoda.
Concludo questa mini rassegna di design con il lavoro di una donna, Gae Aulenti, molto conosciuta in campo internazionale per i suoi progetti volti alla riconversione di edifici storici in spazi museali ma pressoché ignota ai più.
Nel 1964 Gae Aulenti progetta per Zanotta la sedia Aprilina, in metallo, pieghevole e leggera, di minimo spessore quando è chiusa. In un articolo del 1966 pubblicato su “Domus”, che presenta il progetto della Aulenti per il nuovo Centro Fly Casa di Milano {un supermarket dell’arredamento moderno di qualità} la sedia appare tra gli oggetti in vendita con il nome di Black and White, accompagnata dalle parole: “Può essere appesa a un gancio dentro a un armadio ed essere ‘la sedia in più’”. Di fatto sarà proposta anche per le imbarcazioni.
Ti è piaciuta questa selezione di arredi e oggetti?
Le carte da parati del marchio italiano Insabilelab sono delle vere e proprie scenografie murali, capaci di donare ad ogni ambiente un carattere unico ed originale.
Instabilelab è un brand italiano, nato da un’idea di Stefano Munaretto, designer e art director dell’azienda. Come spiega Munaretto, il nome rispecchia il suo carattere, per così dire, Instabile. Appassionato dal mondo della grafica e dai simboli esoterici, il designer ha introdotto motivi decorativi con teschi, formule matematiche, cristalli e vedute notturne, seguendo la formula dell’irriverenza e dell’originalità.
Come spiega Stefano Munaretto, il processo creativo di Instabilelab segue un iter particolare, incentrato sull’estrosità.
“Tutto ciò che vediamo, incontriamo, ascoltiamo, leggiamo rappresenta spunti creativi che possono accendere un’idea e far sì che l’immaginazione si trasformi in un’immagine. Mi piace confrontarmi e condividere con il nostro team di grafici idee e immagini che in un secondo momento si trasformano in bozze. Se lo sviluppo ci convince si procede con la preparazione della grafica definitiva e con lo studio delle varianti, affiancata da prove di stampa con le quali testiamo la resa cromatica e dimensionale. Cerchiamo di non farci condizionare da ciò che fanno i nostri competitor ma di scegliere sempre la strada dell’originalità e del nostro personale e unico stile, solo in questo ci sentiamo davvero liberi”.
Le collezioni di carte da parati 2021
Per il 2021 il brand ha lanciato diverse collezioni, tra le quali spicca ORONERO, una linea esclusiva in edizione limitata ispirata al mondo della moda. Colori brillanti, lustrini e paillettes caratterizzano i parati, rifiniti con preziosi tocchi d’oro cangiante e stampato in negativo, in modo da far risaltare il fondo. Le grafiche sofisticate della linea ORONERO _Prestige richiamano i preziosi orditi veneziani o i dipinti in chiaroscuro. Scenografie vegetali e animali si affiancano a motivi grafici inediti, caratterizzati da una resa estetica straordinaria.
Accanto alla linea ORONERO _Prestige, il catalogo offre ORONERO_The Skull, sul tema del teschio e caratterizzata da applicazioni realizzate a mano. L’irriverente motivo del teschio, ormai immagine iconica del marchio, è declinata in numerose varianti, dalla paillette oro su oro all’oro su fondo nero, glitter e Crystal mesh.
Tutti i prodotti Instabilelab sono testati e certificati da laboratori specializzati, così da garantire prestazioni altamente performanti e applicazioni anche in esterno, in ambienti umidi e su qualsiasi superficie.
Il progetto CUSTOM-ME
Instabilelab non si ferma alla produzione di carte da parati. Il progetto CUSTOM-ME propone un concept d’arredo che permette di rinnovare qualsiasi ambiente nel segno dell’orginalità e dell’unicità. Perfetto per il contract, il progetto può essere esteso anche alla casa. Il programma d’arredo, ad altissimo tasso di personalizzazione, permette di soddisfare la creatività e qualsiasi esigenza progettuale in modo innovativo.
In pratica, con CUSTOM-ME è possibile realizzare, per qualunque ambiente, progetti completi e coordinati che coinvolgono pareti, pavimenti, tessuti, lampade e tanti altri complementi. Questi ultimi (poltroncine, lampade, consolle, tavolini, tappeti etc) sono prodotti a catalogo, realizzati da artigiani italiani e a chilometro zero e vestibili con le innumerevoli ed esclusive grafiche proposte dall’azienda veneziana.
Con la rubrica “Case su Instagram” siamo stati a casa di jenny per fare l’home tour, qualche mese fa. Al termine della rubrica, la sua casa ha vinto la lampada Artemide Dalù fornita da Lampade.it, che avevo selezionato per la casa vincitrice e più letta sul mio blog.
Lampada Artemide Dalù a casa di jenny
La lampada è sicuramente un oggetto d’arredo molto apprezzato in una casa. Arreda, crea atmosfera e illumina l’ambiente. Quindi, non poteva che essere l’oggetto perfetto come il premio per l’articolo vincente della rubrica home tour. Ho chiesto a Jenny di fotografarla nella sua casa per mostrare anche a voi la sua bellezza.
Lampada Artemide Dalù è in stile retrò ed è ispirato allo stile tipico degli anni sessanta. Realizzata in termoplastico stampato a forma sferica, nasce da un progetto degli anni sessanta. In collaborazione con Vico Magistretti, nel 2005 il produttore di lampade Artemide decide di realizzare una riedizione di questo modello. Ma, questa versione moderna non ha perso il fascino del modello originale.
Jenny ha provato a collocare questa lampada in vari spazi della sua casa. Sul comodino vicino al letto risulta perfetta per le letture.
Ma va bene anche sulla postazione beauty, la trovo fantastica e la sua luce è bellissima.
Si può creare la giusta atmosfera anche in soggiorno, con questa lampada, per i momenti di relax e per avere una luce più soffusa.
About Artemide
Artemide è uno dei marchi d’illuminazione di design più importanti al mondo. I suoi stabilimenti, vetrerie, centri di ricerca e innovazione, oltre che le firme di prestigiosi designer di fama internazionale, costituiscono i presupposti del successo mondiale dell’azienda. Sul sito lampade.it è disponibile una vasta scelta di lampade firmate Artemide.
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L’articolo scritto in collaborazione con Lampade.it e sono presenti link affiliazione
Il World Design Rankings ha svelato la classifica aggiornata dei paesi che hanno ricevuto il maggior numero di premi di design. L’Italia è quarta dietro Cina, Stati Uniti e Giappone.
Per capire l’importanza di questa classifica, basta pensare che il World Design Rankings è paragonabile alle Olimpiadi per lo sport. La classifica viene stilata annualmente in base al numero di designer che hanno ottenuto il premio A’ Design Award, e quest’anno il trofeo del vincitore spetta alla Cina, con 2272 premi. Seguono gli Stati Uniti d’America con 1038 premi, il Giappone con 431 e l’Italia con 473. I paesi asiatici si dimostrano i più dinamici, con ben 4 nazioni classificate nei primi 10 posti.
Chiavi di lettura del World Design Rankings
Il WDR ha lo scopo di fornire dati e approfondimenti ad economisti e giornalisti sullo stato dell’arte dell’industria del design. Lungi dall’essere una sterile classifica infatti, il World Design Rankings fornisce molteplici chiavi di lettura, di ordine geografico, culturale, economico e settoriale.
In pratica le classifiche mirano a fornire un’istantanea dello stato dell’arte e delle potenzialità del design dei paesi di tutto il mondo, evidenziandone i punti di forza creativi, le debolezze del design e le opportunità disponibili. Consultando la sezione “Insights”, oltre alla lista dei designer premiati, si ottengono dati sui paesi per specifici settori del design e scoprire quale paese è leader in una categoria o in un’altra. Ad esempio, si può capire se l’Italia è migliore nel Fashion Design, nel Furniture Design o nel Graphic Design. La tabella “Opportunità di design” mostra categorie di design latenti che potrebbero essere ulteriormente esplorate dal Paese.
I designer italiani al top
Andiamo allora a scoprire chi sono i designer italiani che si sono posizionati nei primi posti della classifica mondiale grazie a progetti vincitori dell’A’ Design Award:
Florian Seidl, Lavazza Desea Coffee Machine, disegnata per Lavazza, premiata con il Platinum A’ Design Award 2020, categoria Home appliances
Catino, Platinum A’ Design Award 2013, categoria Bathroom Furniture and Sanitary Ware Design
Up Bathroom Collection, Platinum A’ Design Award 2014, categoria Bathroom Furniture and Sanitary Ware Design
So Fifties, Silver A’ Design Award 2016, categoria Bathroom Furniture and Sanitary Ware Design
Fabrizio Crisà, NikolaTesla Switch Induction Cooktop, Platinum A’ Design Award 2019, categoria Home Appliances Design
Stefania Vola, architetto e designer, vanta ben 5 premi, di cui un prestigioso Platinum A’ Design Award nel 2013, per il progetto Ali di Luna.
5 premi anche per Fabio Rezzonico, titolare di uno studio che si occupa di disegno industriale, grafica, eventi e interni. Il progetto vincitore del prestigioso Platinum A’ Design Award 2018, categoria Baby, Kids’ and Children’s Products Design, è Activ3 Stroller, passeggino disegnato per la nota azienda Chicco.
Il pluripremiato studio di design MrSmith Studio, con base a Milano, vanta anche due ‘A Design Award, tra i quali un premio platino nella categoria Packaging, ricevuto nel 2018 con il progetto Embossed Nutella Jar Jar for Spreadable Cream per Ferrero.
Alessandro Luciani si è aggiudicato numerosi premi internazionali e nazionali per i suoi progetti di spazi espositivi e punti vendita, tra i quali il prestigioso Platinum A’ Design Award 2012 nella categoria Interior Space and Exhibition Design per lo Shop Concept Pirelli.
Tre A’ Design Award per Roby Cantarutti, tra cui il prestigioso Platinum A’ Design Award 2019 per la sedia da esterni Niwa per l’azienda Fast.
Vanta un premio platino anche Edoardo Colzani, per l’armadio Talento, mentre Laura Ferrario, specializzata in grafica e comunicazione, si è distinta con il progetto Il Mosnel QdE 2012 Sparkling Wine Label and Pack, vincitore del Platinum A’ Design Award 2013 nella categoria Packaging.
Talento
Mosnel QdE 2012 Sparkling Wine Label and Pack
L’elenco dei designer italiani comprende 250 nominativi, ed è possibile consultarlo in questa pagina.
Come partecipare all’A’ Design Award & Competition
Se sei un designer, un architetto, uno stilista, un grafico, un web designer, puoi presentare la tua candidatura al concorso.
Importante: la data limite per le iscrizioni è il 28 febbraio 2021!
Al momento dell’iscrizione, avete la possibilità di scegliere fra più di 100 categorie, tra le quali Good Industrial Design Award, Good Architecture Design Award, Good Product Design Award, Good Communication Design Award, Good Service Design Award, Good Fashion Design Award.
Per consultare la lista delle categorie clicca qui: category listing.
Iscriversi è semplice, basta cliccare su questo link:
I risultati saranno resi noti il primo maggio 2021, e comunicati su tutti i media partner, tra i quali questo blog, che è stato selezionato tra i migliori blog per il settore design.
Per tinteggiare le pareti di casa, un modo naturale che, pian piano, sta avendo un crescente riscontro soprattutto tra chi predilige un arredamento più naturale sano e sostenibile, è la tinteggiatura a calce.
Alcune domande derivano dall’intervista uscita sulla pagina Tempo Libero Casa del Giornale di Sicilia del 1 dicembre 2019. A cura di Cosima Ticali, esperta di interior design.
Di cosa si tratta la tinteggiatura a calce e in cosa si differenzia rispetto alle altre tinteggiature presenti in commercio?
Mi piace ricordare che la tinteggiatura a calce era quella tradizionale delle case dei nostri nonni, prima che arrivasse l’avvento dei cosiddetti “premiscelati” a base cementizia, che hanno velocizzato le tempistiche dei cantieri compromettendo però la qualità dell’ambiente indoor. Le pitture a calce sono 100% naturali, biodegradabili e atossiche perché realizzate senza additivi chimici. Tra i vantaggi della tinteggiatura a calce ci sono la sua particolare traspirabilità, la proprietà antibatterica della tinteggiatura a calce, e ovviamente la salubrità degli spazi in quanto prive di composti organici volatili (VOC).
La calce può avere infinite texture a seconda dei leganti che si aggiungono. Tinteggiatura con calce e lavanda e calce e paglia.
Come hai conosciuto la tinteggiatura a calce?
Ho conosciuto alcuni materiali naturali quali la calce e il cocciopesto grazie ai corsi organizzati dall’Associazione Rete Solare per l’Autocostruzione di Torino, in particolare nei workshop sull’intonaco e la tinteggiatura a calce e sul cocciopesto. Così ho scoperto che è possibile tinteggiare le nostre case in modo naturale, sano per l’ambiente e soprattutto per chi le abita.
Da quel momento mi si è aperto un mondo, un mondo naturale, che profuma, che accoglie, che ti fa sentire bene, che ti fa sentire a casa!
Da quel giorno ho trasformato il mio blog “Legaloscegialle” in cui volevo parlare a tutti di architettura, in un blog in cui parlo di architettura naturale e sostenibile. Attraverso il blog “Legaloscegialle, piccoli passi per un abitare naturale”, vorrei far conoscere il più possibile l’esistenza dei materiali naturali per ristrutturare la propria casa, o il proprio luogo di lavoro. Vorrei che nel mondo ci fossero case sempre più sane e libere dai materiali inquinanti (VOC, formaldeide, ecc..) dannosi per le persone e per l’ambiente.
La tinteggiatura a calce è sicuramente il primo passo e anche quello più semplice che possiamo fare per avere una casa più sana e naturale.
Quali colori scegliere in base agli ambienti della casa e alle tendenze che ci accompagneranno nei prossimi mesi?
È importante scegliere un colore in base alla sua destinazione, all’esposizione dell’ambiente e all’illuminazione naturale, infatti, la luce influenza molto la percezione che abbiamo di un colore. La cosa ottimale sarebbe fare le prove colore direttamente in cantiere sulla parete scelta. A me piacciono molto i colori caldi, perché rendono l’ambiente più accogliente e più ampio.
Non mi piace però parlare di tendenza, perché ogni casa è diversa e solo in base alle sue caratteristiche, alla sua esposizione solare, al numero delle aperture e finestre che permettono di far entrare i raggi di sole, e soprattutto in base ai gusti e alle esigenze di chi la abiterà, si potrà scegliere il colore giusto per lei!
Pavimento e rivestimenti in cocciopesto a cura di Opus Naturale.
È possibile preparare la tinteggiatura a calce senza ricorrere all’intervento di un esperto? Se sì, in che modo?
In commercio ci sono molte tinteggiature a base di calce già pronte o comunque di facile utilizzo. Bisogna verificare che tutti gli ingredienti siano veramente naturali, facendosi consigliare magari da un esperto o verificando i componenti attraverso l’etichetta.
Inoltre in Italia stanno aumentando le pratiche in autocostruzione. Ci sono imprese e professionisti che propongono consulenze e organizzano percorsi formativi specifici per ogni cantiere.
Se volete un consiglio pratico potete contattarmi direttamente e sarà per me un piacere consigliarvi l’artigiano o la ditta che produce tinteggiature qualificate che possa fare al caso vostro. O se volete cimentarvi nell’autocostruzione, consigliarvi il professionista o l’impresa più vicina a voi.
Potete scrivermi una mail, un messaggio o chiamarmi. Sarà per me un piacere accogliere la vostra domanda e contribuire a costruire case sane e naturali!
Parte delle domande sono tratte dall’intervista uscita sulla pagina Tempo Libero Casa del Giornale di Sicilia del 1 dicembre 2019. A cura di Cosima Ticali, esperta di interior design.
Due degli aspetti su cui dovresti concentrare maggiormente i tuoi sforzi quando ristrutturi sono la luce e il colore.
La maggior parte dei proprietari di casa però non ha idea di come gestire questi aspetti e nemmeno di quanto influiscano non solo sull’estetica ma sul comfort della casa.
In questo articolo vedremo alcuni principi che ti consentiranno di ottenere una casa bella e confortevole grazie all’uso corretto di luce e colore.
Non è raro infatti che case appena ristrutturate siano poco accoglienti a causa di un’errata progettazione di questi elementi.
Oppure che risultino claustrofobiche per colori troppo carichi.
O ancora che siano illuminate con luce fredde e stranianti.
Guarda ad esempio la foto qui sotto:
Si tratta sicuramente di una casa ristrutturata di recente, ma io non ci vivrei mai.
È fredda, asettica…assomiglia ad una discoteca fuori moda degli anni ’90.
E la colpa è dell’uso sbagliato dei colori (del non uso in questo caso…) e delle luci.
Il light e color design sono discipline complesse che fanno parte dell’interior design. Non pretendo di fare qui un trattato (anche perché non ne sarei capace).
Però tu come proprietario di casa (e futuro utilizzatore quotidiano degli spazi) devi avere un minimo di consapevolezza su come ottenere il meglio per casa tua anche grazie a queste discipline.
In fondo la sensazione di benessere in casa si ottiene (anche) attraverso le percezioni visive e, sebbene siano aspetti molto personali, ci sono delle regole da seguire che danno risultati certi.
Prima di proseguire se vuoi puoi leggere un paio di articoli in cui ho già affrontato l’argomento, sebbene da punti di vista diversi:
Invece questo articolo sarà diviso in due parti: la prima dedicata alla luce naturale ed artificiale, e la seconda dedicata al colore.
Siccome è un argomento realmente vasto, alla fine dell’articolo troverai alcuni testi di riferimento per approfondire.
PARTE 1: LUCE NATURALE E LUCE ARTIFICIALE
La luce naturale è uno degli aspetti principali che deve affrontare ogni architetto quando progetta una nuova casa.
La luce naturale fa parte dell’architettura stessa.
Purtroppo, per motivi di copyright, non posso farti vedere foto di come alcuni architetti importanti hanno letteralmente costruito gli ambienti grazie all’uso della luce naturale.
Qui sotto però ti metto alcune foto gratuite reperite in rete di progetti meno importanti, ma sperando che siano comunque sufficienti a farti capire l’importanza della luce naturale in un ambiente.
Detto ciò…tu devi ristrutturare casa, che probabilmente si trova all’interno di un condominio, e quindi non hai molto potere sulla luce naturale.
Le finestre non puoi spostarle…
Però puoi fare il passaggio contrario…cioè costruire la tua ristrutturazione (anche) sulla luce naturale che entra dalle finestre.
Al contrario sulla luce artificiale hai tutto il controllo possibile. E su questo non devi commettere errori (almeno non eclatanti)…
Sia chiaro: io parlo a te che sei il proprietario di casa…ma mi auguro e spero che ti farai affiancare da un professionista in grado di progettare anche questi aspetti.
Luce naturale e ristrutturazione
In questo paragrafo faremo qualche riflessione principalmente sull’orientamento degli ambienti rispetto ai punti cardinali.
Fermo restando che in una ristrutturazione non puoi avere il pieno controllo di questo aspetto.
(tra l’altro la luce naturale non può essere l’unica guida nella progettazione della distribuzione interna degli ambienti.)
Punti cardinali e posizione degli ambienti
Quando si progetta con la luce naturale l’orientamento dei vari ambienti è fondamentale. Così come essere consapevoli che la luce di gennaio non è la stessa di giugno…
Partiamo dall’orientamento.
Il sole sorge a est, fa un arco verso sud e tramonta a ovest.
Quindi:
Le pareti a est hanno molta luce al mattino
Le pareti a sud hanno molta luce nella parte centrale della giornata (quasi per tutta la giornata…)
Le pareti ad ovest hanno molta luce al pomeriggio
Le pareti a nord sono sempre in ombra
Sulla base di queste osservazioni alcuni ambienti hanno delle collocazioni preferenziali.
Ad est si cerca di mettere le camere da letto, perché il sole del mattino ha effetti psicologici benefici, perché in inverno sono le prime a scaldarsi (e in estate il sole di prima mattina non è ancora così caldo da rendere l’ambiente soffocante).
A nord si cerca di mettere gli ambienti di servizio: bagni, lavanderie, ripostigli e cucine (anche se ormai la cucina non possiamo più considerarlo un ambiente di servizio…). Perché sono gli ambienti in cui passiamo meno tempo e quindi la luce naturale non rappresenta un elemento fondamentale.
Tra l’altro la luce proveniente da finestre a nord, poiché non è diretta, è di tipo diffusa e uniforme. Ottima per le funzioni più tecniche (niente abbagliamento ad esempio).
Lo sai che i pittori preferiscono questo tipo di luce per lavorare?
A sud e ad ovest vanno solitamente gli ambienti della zona giorno: sale da pranzo, soggiorni, open space, salotti…
Sono gli spazi più luminosi e dove si passa la maggior parte del tempo, quindi quelli dove gli effetti benefici della luce naturale sono massimizzati.
Se tu stessi costruendo una nuova casa dovresti tenere conto di queste regole (anche se con un buon uso degli elementi architettonici possono essere sovvertite). Ma anche in una ristrutturazione dovrebbero essere rispettate nei limiti del possibile.
Non devono diventare dei dogmi irrinunciabili.
Mi è capitato ad esempio di mettere le camere da letto tra sud ed ovest perché godevano di una vista mare stupenda e i clienti volevano svegliarsi vedendo il mare… (in quel caso anche il soggiorno aveva la stessa vista…).
Luce naturale durante l’anno
Prima di passare a qualche riflessione sulla luce artificiale spendiamo due parole su come cambia la luce durante l’anno.
Infatti tra gennaio e giugno non cambia solo la durata delle giornate, ma anche l’altezza del sole nel cielo.
A gennaio anche nelle ore centrali della giornata il sole è abbastanza basso rispetto all’orizzonte.
Invece a giugno nelle stesse ore il sole è quasi perpendicolare, quindi molto in alto.
Questo significa che in un ambiente rivolto a sud, l’orientamento che abbiamo detto avere la maggiore illuminazione, la luce del sole entrerà molto dentro le stanze durante l’inverno. Quindi contribuendo in modo importante a riscaldarle.
In estate invece non entrerà molto, aiutando a non surriscaldarle.
Per questo uno degli accorgimenti di progettazione efficiente è installare schermature solari aggettanti nelle pareti verso sud. Per intenderci pensiline o tende a sbraccio.
Infatti in inverno consentono alla luce di entrare lo stesso (perché è bassa all’orizzonte), in estate creano una zona d’ombra che mitiga il caldo del sole.
Luce naturale e legge
Fatte queste riflessioni qualitative, devi tenere conto che la legge impone dei dati quantitativi.
Cioè ti dice che, a seconda dell’ambiente, c’è una superficie minima di luce naturale che deve illuminare l’ambiente.
In sostanza ti da le dimensioni minime delle finestre…
In realtà la legge è interessata non solo alla luce ma anche all’aerazione: infatti deve essere garantita anche l’aerazione degli ambienti. Solitamente la superficie delle finestre sono completamente apribili (con le ante), quindi ad una superficie finestrata che garantisce l’illuminazione naturale corrisponde anche una pari superficie finestrata che garantisce l’aerazione.
(NB: questa cosa non vale ad esempio per gli infissi scorrevoli dove ad una data superficie finestrata corrisponde metà superficie di aerazione)
La legge nazionale è il decreto sanità del 1975. Ma ogni regolamento edilizio comunale ha normato in tal senso.
Attenzione però: le leggi nazionali sono sovra-ordinate. Cioè forniscono dei limiti inderogabili. Questo significa che i regolamenti edilizi comunali possono fare previsioni più restrittive, non il contrario.
Naturalmente a meno che non ci siano specifiche leggi per il territorio in questione che introducano delle deroghe.
Ad esempio per le aree montane sono spesso introdotte dei limiti più permissivi.
Detto ciò vediamo i due parametri che detta il decreto sanità:
Superficie aeroilluminante
Fattore di luce diurna
La superficie aeroilluminante è la superficie della finestra rispetto alla superficie del pavimento della stanza.
Il numero che ti devi ricordare è 1/8.
Cioè la superficie finestrata deve essere maggiore o uguale ad 1/8 della superficie del pavimento.
Quindi: in una camera di 20mq la superficie minima della finestra deve essere di 2,5mq (20/8=2,5). Che corrisponde, ad esempio, ad una finestra di 1,6mx1,6m.
Se vai sotto queste superfici non rispetti la legge e quindi casa tua non è a norma e non può avere l’agibilità.
Ma a prescindere da questo devi considerare il valore di 1/8 come un valore minimo per avere un’illuminazione e aerazione congrue.
Questo rapporto cambia in determinate tipologie di ambienti (bagni e ripostigli ad esempio) dove può essere minore.
Il fattore medio di luce diurna è un po’ più complesso. Te lo spiego rapidamente ma, in linea di principio, se rispetti il rapporto aeroilluminante rispetti anche il fattore di luce diurna (prendila per quella che è: una generalizzazione. Non vale sempre eh!)
Questo fattore è molto importante perché è riferito proprio alla luce naturale in un ambiente.
Si tratta di un valore calcolato in percentuale (%) e confronta la quantità di luce naturale all’interno di uno specifico ambiente (quindi con le finestre reali, i pavimenti reali, i soffitti reali, le pareti reali) rispetto alla quantità di luce naturale presente all’esterno.
Un esempio per capirci.
Pensa di trovarti in un prato in campagna, senza nulla attorno. Nel punto dove ti trovi ci sarà una determinata quantità di luce naturale (si può calcolare, anche se esistono apparecchi che la misurano, e l’unità di misura è il lux).
Ora pensa che all’improvviso ti sorga una casa attorno esattamente nel punto in cui ti trovi. Ora sei al centro di una stanza illuminata da una finestra, con un pavimento, un tetto e delle pareti. L’illuminazione naturale dentro la stanza ora sarà diversa da prima (sicuramente minore).
Il fattore medio di luce diurna dentro la stanza è il rapporto tra la quantità di luce al suo interno rispetto a quella della situazione iniziale, in cui eri in mezzo al prato.
Per legge questo fattore dovrebbe essere maggiore del 2%.
Se vuoi calcolartela questa è la formula:
Io non l’ho mai fatto senza programmi…
Luce artificiale: la salvezza delle case scure
Ma, fatte tutte le riflessioni sulla luce naturale, la realtà è che la maggior parte delle case in condominio hanno esposizioni pessime e sono poco luminose.
(Soprattutto) In questo caso bisogna progettare una illuminazione artificiale corretta.
Ti rimando nuovamente all’articolo che ho già scritto su come illuminare casa per approfondire meglio l’argomento. Lo trovi qui.
Però ti voglio comunque dare alcune indicazioni di base.
Nella progettazione dell’illuminazione artificiale devi porti due obiettivi:
Raggiungere un livello di illuminazione adeguato alle funzioni che devono essere svolte nei vari ambienti della casa
Ottenere l’atmosfera che ti piace in ogni ambiente
Il primo punto è tanto più importante per una casa con poca luce naturale….
Ti viene in aiuto la normativa tecnica. Infatti sono definiti dei livelli di illuminazione minimi a seconda degli ambienti. Non sono obbligatori, ma sono calibrati sulle funzioni da compiere.
L’unità di misura è quella che abbiamo già detto prima, il lux.
Ecco i valori:
Zone di passaggio (corridoi) 100
Zone di lettura (salotti ad esempio) 300
Zone dei pasti (tavolo) 150
Cucina (area preparazione pasti) 300
Bagno (generale) 100
Bagno (specchio) 300
Camere (generale) 100
Camere (armadi) 300
Camere (area lettura dei letti) 300
Studi (aree scrittura) 500
Come calcolarli? Nell’articolo che ti ho linkato trovi alcuni principi base. Il consiglio è affidarti ad un progettista per le verifiche del caso.
In ogni caso il principio è: dove sei di passaggio non hai bisogno di tanta luce, dove ti rilassi non hai bisogno di tanta luce, dove devi svolgere dei compiti hai bisogno di tanta luce.
Ma questo non basta.
Infatti molte case, a causa della luce sbagliata, sembrano più fredde di un ghiacciaio siberiano.
E, a parte improbabili effetti led colorati degni di una discoteca, la causa di questi problemi sono le luci bianche.
Infatti la tonalità della luce bianca può variare. Da una luce bianca tendente al giallo ad una luce bianca tendente al blu.
Quando scegli le lampadine di casa tua devi fare molta attenzione a quale tonalità scegli per le lampadine.
Quelle blu sono fredde, quelle gialle sono calde.
In casa luce fredda=cacca pupù, luce calda=ok.
Guarda le foto qui sotto: una scrivania illuminata con due lampadine della stessa potenza. Una con luce calda e una con luce fredda.
Si nota la differenza?
Adesso che abbiamo spiegato il concetto la domanda che devi farti è: Come fai a riconoscere se una lampadina mi dà luce calda o fredda?
La risposta è dalla temperatura colore, espressa in k (kelvin).
Per le lampadine generalmente varia da 2000k (luce molto calda) ai 6000k (luce molto fredda).
Evitando gli estremi, che possono essere disturbanti, ti devi mantenere nella fascia centrale, quella che va da 2700k a 4000k.
Ora ti faccio una mia riflessione personale.
Le luci a 4000k sono definite “naturali”. Cioè dovrebbero replicare in modo fedele la luce del sole. E ormai sono quelle più diffuse nelle case…
Per me, in ambito domestico, sono ancora luci fredde.
Nella foto di sopra la lampadina fredda era a 4000k. Io in una casa illuminata con quella luce non mi sentirei a mio agio…
Tenere una tonalità leggermente più calda aiuta a creare un ambiente domestico e intimo. Ed è più rilassante.
Ti consiglio di usare luci a 3000k.
Ci sarebbero tanti altri aspetti importanti da considerare nella progettazione dell’illuminazione artificiale. Ma per lo scopo di questo articolo abbiamo visto le due cose fondamentali:
Come illuminare adeguatamente tutta la casa
Come evitare l’effetto “casa fredda”
Naturalmente se a te piacciono le ambientazioni asettiche nessuno ti vieta di mettere luci fredde…Un solo consiglio: non mischiare, almeno per gli apparecchi illuminanti fissi, luci calde e luci fredde.
Detto della luce passiamo adesso all’altro punto fondamentale per ottenere una casa accogliente: il colore.
PARTE 2: IL COLORE NELLA RISTRUTTURAZIONE E COME DOMINARLO
Il colore non si riferisce solo alla pittura che dai alle pareti…ma riguarda anche pavimenti, porte, infissi, arredi…
Tutto è importante e va studiato.
Il progetto della tua ristrutturazione deve sviluppare il tema del colore e deve farlo prima di arrivare al cantiere.
Non basta dire “vabbè facciamo tutto bianco e poi si vede”. Si tratta di una ricetta per un disastro estetico.
Anche se puoi cambiare idea durante i lavori devi arrivare al loro inizio con un’immagine ben chiara da raggiungere. E questo è possibile solo con una progettazione completa.
Questo è un punto su cui insisto molto nel manuale “Ristruttura la tua casa in 7 passi”, in cui una specifica fase della progettazione (da fare col tecnico) è proprio dedicata alla scelta delle finiture. Colori compresi…
In questo paragrafo voglio darti alcuni principi di base sul colore che ti possono aiutare a progettare l’estetica senza ottenere l’effetto “grande magazzino” tipico di molte case.
Quindi vedremo:
Come usare il colore per cambiare dimensione agli ambienti
Quali principi usare nella scelta dei colori
Ridimensiona gli ambienti con il colore
Capita spesso che alcune stanze abbiano forme non ottimali: lunghe e strette oppure basse o irregolari.
O ancora che l’arredo sia obbligato ma esalti proprio le caratteristiche che non ti piacciono.
Con una scelta corretta del colore è possibile correggere visivamente questi ambienti.
In questo caso per scelta corretta del colore intendiamo della contrapposizione tra colori chiari (bianchi essenzialmente) e colori forti.
Qui sotto ti metto un’immagine che non è difficile trovare in rete ma che è molto chiara. Questa è stata presa dal sito archdaily (ho solo cambiato i colori delle pareti…).
Come vedi sono 9 combinazioni differenti in cui l’utilizzo di un colore modifica la percezione dimensionale degli ambienti.
Combinazione 1 – pareti bianche
Se lasci tutte le pareti bianche (o comunque molto chiare) l’effetto che ottieni è un generale allargamento dell’ambiente.
Se hai stanze piccole e regolari questa è una buona soluzione.
Combinazione 2 – pareti colorate
Colorare tutte le pareti (con colori forti naturalmente) ottiene l’effetto opposto: ambienti più piccoli.
Quando usarlo?
Voler restringere volontariamente uno spazio non è comune, però all’interno di una progettazione globale potrebbe essere un espediente utilizzato per far percepire altri ambienti come più grandi.
Mi spiego: se hai un soggiorno non molto grande potresti tinteggiarlo di bianco per ampliarlo. E per dare l’impressione di entrare in un ambiente ancora più grande potresti tinteggiare con colori forti un disimpegno o corridoio di accesso. La contrapposizione tra i due ti farà sembrare il soggiorno più grande.
Combinazione 3- soffitto colorato
In questo modo l’ambiente ti sembrerà più intimo perché avrai l’impressione che sia più basso.
Lo so che spesso le case moderne sono basse (negli ultimi 30 anni si costruiscono case alte 2,7m all’interno…il minimo consentito da legge).
Però in uno studiolo, in un salotto o in una camera, creare un ambiente più intimo può essere un effetto voluto.
Combinazione 4 – pareti colorate
In questo caso l’effetto è opposto: alzare le pareti. Che nelle case moderne potrebbe essere un effetto da ricercare.
Si potrebbe anche pensare, per enfatizzare l’effetto, di pitturare con fasce verticali di colori diversi.
Combinazione 5 – soffitto e parete di fondo colorate
Questa combinazione allarga gli spazi. (Naturalmente le pareti laterali devono essere chiare o meglio bianche).
Dove puoi usarlo? In un corridoio ad esempio…
Ma spesso capita di ritrovarsi con stanze lunghe e strette (molte camere da letto singole o bagni ad esempio) e questo espediente può essere utile.
Combinazione 6 –pareti laterali colorate
Questa combinazione stringe gli spazi.
Ancora: serve per dare l’impressione che gli spazi siano più bilanciati.
Combinazione 7 – Soffitto e pareti colorati tranne una
In questo caso dai importanza alla parete non colorata. La evidenzi.
Ti consiglio di usare con attenzione questa tipologia perché allontana anche la parete non colorata (soprattutto se è in fondo come nell’immagine).
Combinazione 8 – Parete colorata
Non solo evidenzia la parete, ma la avvicina.
Quindi ha un duplice effetto e quindi è utile in ambienti stretti e lunghi in cui la parete di fondo è importante.
Combinazione 9 – parte inferiore delle pareti colorata
L’effetto di questa decorazione è accorciare le pareti senza far sembrare il soffitto basso.
Lo so che fa molto effetto scuola o ospedale…però se trattata bene può dare effetti interessanti.
Ad esempio adesso che sono di nuovo di moda le decorazioni tipo boiserie potrebbe essere un modo per sfruttarle al meglio.
Lo sapevi che solo grazie al colore puoi trasformare le dimensioni degli ambienti?
Spero di averti dato un’informazione utile.
Però non basta: ora che sai come sfruttare il colore per cambiare la percezione degli spazi, devi anche saper usare i colori giusti.
Alcuni principi per la scelta dei colori da usare in casa tua
Approfondire il tema del colore nella casa non è cosa che si può risolvere in un articolo di blog, è qualcosa di troppo vasto.
In compenso ci sono alcuni principi che potresti trovare utile seguire.
Principio 1: scegli (almeno) 3 colori
In casa deve esserci un colore principale, un colore secondario e un colore di accento.
A cui solitamente si aggiunge il colore del pavimento…
Il colore principale è quello che dovrebbe caratterizzare tutta la casa. Non ti nego che nei miei progetti il colore principale è quasi sempre un non colore, cioè il bianco.
Il mio consiglio generale è di utilizzare colori neutri e tenui come principali.
Il colore secondario è quello che dà il carattere alla casa. Se il colore principale è il fondo uniforme che quasi scompare, il colore secondario è quello che spicca.
Il colore di accento è quello che rompe le regole. Solitamente in contrasto con il secondario.
Ma come bilanciare tra di loro questi colori per evitare effetti improbabili?
Principio 2: usa la regola del 60 – 30 – 10
Questa è una semplice regola utile per disporre i colori in una casa:
Il 60% dello spazio deve essere del colore principale
Il 30% deve essere del colore secondario
Il 10% del colore di accento
Tendenzialmente su questa regola troverai scritto che il colore principale è quello delle pareti, il colore secondario è quello di tende/tappeti/arredi e il colore di accento è quello di cuscini e oggettistica.
Data questa regola di base io non concordo completamente.
Se il mio colore base è ad esempio il bianco (cosa che consiglio quasi sempre per le pareti), il colore secondario non deve essere limitato solo a tende, tappeti e arredi.
Invece dovrebbe essere esteso anche alle pareti. Sempre facendo attenzione a rispettare le proporzioni 60-30-10.
Altro accorgimento da utilizzare è declinare i colori secondo una palette (che vedremo al prossimo punto).
Cioè se il tuo colore secondario è blu, puoi pensare di declinarlo in varie tonalità.
Principio 3: costruisci una (o più) palette colori
Una palette colori è un insieme di colori armonizzati tra di loro da declinare all’interno della casa, sia su elementi edilizi (muri, pavimenti, soffitti, etc.) sia negli arredi.
A me piace lavorare con una palette colori di base da applicare all’intera casa, a cui fare delle variazioni in ambienti specifici.
Ad esempio nelle camere da letto, in particolare quelle dei bambini, non si può utilizzare le stesse tonalità utilizzate nel resto della casa. In questi casi tendo a portare un colore comune a tutta la casa (spesso anche solo quello del pavimento) e poi declinare nuovi colori in questi ambienti.
In fondo all’articolo ti metto il link ad un libro dove puoi trovare oltre sessanta palette colori.
Principio 4: abbinare i colori
Non è che i due o tre colori che caratterizzeranno casa tua possono essere scelti a caso.
Ci sono delle regole da seguire per armonizzarli.
La teoria del colore è complessa. Non la possiamo riassumere in poche righe. Però qualche dritta la possiamo sfruttare.
Un primo consiglio te l’ho già dato in relazione al colore principale: tendenzialmente utilizza il bianco o un colore neutro.
Questo non perché sia un male utilizzare un colore forte dominante in tutta la casa, ma perché queste scelte tendono a stancare velocemente.
Soprattutto quando in una ristrutturazione c’è una progettazione integrata che lavora sia sugli elementi edilizi (le pareti) che sugli arredi, ottenere un risultato che non stancherà dopo poco tempo è fondamentale.
(a meno che tu non voglia riarredare casa ogni pochi anni…)
Detto ciò la scelta dei colori deve essere fatta in relazione al colore secondario e a quello di accento.
Qui sotto ti metto due immagini: il cerchio di Itten e il cerchio cromatico.
Sono due delle principali rappresentazioni dei colori.
Il cerchio di Itten è diviso in tre aree concentriche: in mezzo ci sono i tre colori primari (nel triangolo), questi sono circondati dai tre secondari (cioè ottenuti mescolando i primiari), ed infine esternamente ci sono i terziari (somma di primari, secondari e loro combinazioni).
Il cerchio cromatico riporta gli stessi colori (anche se in realtà sono il doppio), ma procedendo dall’esterno verso il centro vi è una variazione di luminosità (quantità di bianco presente nel colore) mantenendo il medesimo colore.
Come vedi si tratta di colori molto accesi e che difficilmente (almeno mi auguro) troveranno spazio in casa tua.
Però utilizzerai tonalità differenti di questi colori e sulla base del cerchio cromatico è possibile dare delle regole di abbinamento.
Consideriamo di lavorare con due o tre colori in casa.
Per abbinarli puoi usare le seguenti regole:
Usi colori adiacenti (cioè scegli un colore e quello che si trova di fianco)
Usi colori adiacenti estesi (cioè scegli un colore e non quello che si trova di fianco ma ti sposti di due colori)
Usi colori complementari, o opposti (cioè scegli il colore e quello esattamente all’opposto nel cerchio)
Usi colori complementari divergenti, cioè scegli un colore, prendi il complementare e ti sposti di lato di uno o due colori (in questo secondo caso usi uno schema chiamato “triadico”)
In questo modo molti colori sono automaticamente esclusi dagli abbinamenti: il giallo ad esempio non dovrebbe stare con l’azzurro o con l’arancione (o almeno con determinate tonalità di azzurro e arancione).
Principio 5: colori caldi o colori freddi? È una questione psicologica…
Non ho una risposta da darti.
Nel senso che, come per le luci, in casa io userei prevalentemente colori caldi perché ritengo importante creare un ambiente in cui sentirsi protetti.
Ma la tonalità dei colori è una questione di percezioni psicologiche.
I colori caldi hanno generalmente l’effetto di eccitare la mente. Quelli freddi di calmarla.
Però va anche considerato di quali colori si parla…
Perché se non c’è dubbio che un rosso e un giallo siano colori che possono eccitare, il marrone (con tutte le sue declinazioni) pur essendo caldo è calmante.
Allo stesso modo il blu o il rosa pallido sono colori calmanti…ma se il blu diventa elettrico e il rosa diventa fucsia hanno l’effetto opposto.
Principio 6: un colore condiziona tutto l’ambiente
Con questa affermazione non intendo che se dai un colore ad una parete questa spiccherà sulle altre.
Ma che potrebbe letteralmente colorare l’atmosfera.
Il motivo è che tutte le superfici sono riflettenti. Anche quelle opache.
Cioè riflettono parzialmente i colori che li circondano.
Questo è particolarmente vero soprattutto per i colori molto chiari o per il bianco.
Così se fai una parete rossa in mezzo a tante pareti bianche, aspettati che queste ultime, in prossimità della parete colorata, restituiranno un po’di quel colore. Dando una tonalità a tutta la stanza.
Solitamente più è carico un colore più influenza l’ambiente.
Per questo le stanze colorate con tonalità forti spesso danno una sensazione di disagio.
Riepiloghiamo le regole-base
Posto che non abbiamo fatto un trattato completo sulla scelta dei colori in casa, e che non dobbiamo essere rigidi su quanto detto, riassumiamo in poche righe le regole che abbiamo dettato:
Scegli tre colori, principale, secondario e accento, e declinali secondo la regola del 60/30/10
Scegli colori adiacenti o contrapposti sul cerchio cromatico
Sulla base dei colori scelti costruisci una o più palette con varie tonalità
Se segui queste regole otterrai una casa con colori equilibrati e gradevoli.
LE RISORSE PER UNA CASA CHE ADORERAI
Nei paragrafi precedenti abbiamo visto alcune regole pratiche per ottenere una buona illuminazione e degli abbinamenti di colori corretti in casa.
Non prenderli come dogmi su cui essere intransigenti ma come spunti per creare l’atmosfera che ti rappresenta al meglio. Fermo restando che il supporto di un professionista è fondamentale.
Per chiudere questo articolo voglio condividere con te alcuni libri che potrebbero interessarti
Libri sull’illuminazione
I libri sull’illuminazione sono molto tecnici…sono dedicati ai professionisti e ti consiglio di prenderli solo se vuoi approfondire molto l’argomento.
Probabilmente è il testo più complesso. Però affronta argomenti interessanti come l’ottica (anche il funzionamento dell’occhio umano) e la teoria del colore.
Libri sul colore
In merito al colore ti consiglio alcuni libri più leggeri.
Questo è il libro in cui ci sono le tavolozze dei colori di cui ti parlavo. L’autore è il presentatore di un noto programma inlgese sulla ristrutturazione.
NB: scopro che questo libro mentre scrivo l’articolo non è più disponibile…spero lo sia presto perché lo ritengo un utile riferimento.
Si tratta di elementi irrinunciabili nella zona pranzo,
che spesso con le loro forme, i loro abbinamenti di colori e materiali creano ambienti inediti,
se finite anche sul retro possono essere posizionate anche in centro stanza come divisorio,
oppure a parete per appoggiarci la tv,
mentre dietro il divano separano il living dalla zona relax.
Credenza o dispensa in cucina?
Dire credenza in cucina per qualcuno è sinonimo di cucina classica
niente di più sbagliato,
esistono credenze per cucine moderne e per cucina classiche,
nel primo caso basta reinventarne l’aspetto,
come accade nel soggiorno con le madie,
insomma,
se non volete chiamarla credenza perché il nome non vi piace, postete chiamarla dispensa.
In effetti,
nelle cucine moderne, la dispensa assume vari aspetti,
può inserirsi con elementi alti tra la zona operativa
oppure può integrarsi con il resto della cucina utilizzando elementi con diverse altezze e profondità
Se sviluppata in altezza con colonne, la dispensa è il modo migliore per ottimizzare lo spazio,
oppure nel caso di una cucina dallo industrial , con basi ed elementi a giorno , oltre a ricavarne tanta capienza e piano su cui lavorare, si può ottenere un elemento dallo stile inconfondibile
e negli altri ambienti della casa?
Esiste sempre un modo per inserire una credenza o una madia o un mobile contenitivo che faccia da dispensa in casa,