15 Maggio 2020 / / Coffee Break


Una villa bianca a Ibiza, creata mischiando suggestioni urbane e ispirazioni neorustiche; il suo aspetto esterno, estremamente rigoroso, è ammorbidito dalla presenza di una piscina, rifugio dalle spiagge affollate dell'isola, incastonata nella lussureggiante vegetazione del giardino.

A villa in white

A white villa in Ibiza, created by mixing urban suggestions and neorustic inspirations; its external aspect, extremely rigorous, is softened by the presence of a swimming pool, a refuge from the crowded beaches of the island, set in the luxuriant vegetation of the garden.






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6 Maggio 2020 / / Coffee Break

 

Questa piccola casa si trova nel sud di Londra ed aveva bisogno di una ristrutturazione importante. Il suo nuovo proprietario, creatore dello studio Angel O’Donnell, ha impostato l'intervento per darle uno stile che ricordi un loft, molto contemporaneo e colorato. La vecchia scala è stata sostituita da un modello in acciaio piegato realizzato su disegno e la piccola casa scura e scura divenne luminosa, e soprattutto il colore blu è diventato il filo conduttore della casa.

In the blue painted blue

This small house is located in South London and needed a major renovation. Its new owner, creator of the Angel O’Donnell studio, has set the intervention to give it a style that resembles a very contemporary and colorful loft. The old staircase was replaced by a bent steel model made to design and the small dark and dark house became luminous, and above all the blue color became the common thread of the house.







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4 Maggio 2020 / / Architettura


Oggi siamo entrati nella famigerata Fase 2, tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo, ciascuno secondo le sue possibilità; noi come architetti possiamo fare ben poco per aiutare direttamente; ma possiamo pensare al futuro degli spazi urbani e domestici.

Analizzare come in passato l'architettura ha rimodellato la società come risposta alle pandemie è estremamente interessante.
Senza andare troppo indietro nel passato, fra il XIX e il XX secolo le pandemie di colera, tubercolosi ed influenza hanno fatto decine di milioni di vittime, la scoperta nel 1882 del batterio della Tubercolosi diede impulso al movimento del Sanatorio in Europa e negli Stati Uniti.

Progettati per ospitare, trattare ed isolare i pazienti, i sanatori prevedevano l'igiene rigorosa e l'esposizione alla luce solare e all'aria come cura, prima di utilizzare i farmaci; questi ambienti, bianchi, asettici hanno profondamente influenzato la nuova architettura moderna.
Come dichiarava Le Corbusier: "Una casa è abitabile solo quando è piena di luce e aria".
Nel 1925, immaginava una città spartana in cui ogni casa è imbiancata e “non ci sono più angoli sporchi e bui" Ville Savoye, ultramoderna per l'epoca, incarna questa estetica: verniciata di bianco, senza angoli dove si possa annidare lo sporco, staccata da terra.


Terrazze, balconi e tetti piani

Queste necessità si sono tradotte nei principi basilari del Modernismo: la purezza della forma, geometrie rigorose, materiali moderni e il rifiuto dell'ornamento.
Terrazze, balconi e tetti piani sono elementi comuni nell'architettura modernista, anche nei climi meno adatti, come nel Sanatorio di Alvar Aalto in Finlandia, con balconi prendisole su ogni piano e una terrazza sul tetto;
Richard Neutra nelle sue opere portava la luce solare e la ventilazione naturale in ogni spazio abitabile, nei suo progetti vediamo vetrate telescopiche, attualissime.

Arredi facili da pulire

Anche i mobili modernisti riflettevano queste preoccupazioni: i designer abolirono il legno intagliato e la tappezzeria, ricettacolo di polvere, nemica dell'igiene da eliminare a tutti i costi, utilizzando invece materiali lavabili in forme aerodinamiche.
Dal legno curvato di Aalto, agli iconici arredi in tubi d'acciaio di Marcel Breuer e Mies van der Rohe, leggeri, facilmente spostabili, per pulirci sotto.

E oggi?

Anche la  pandemia COVID-19 sta generando nuove teorie del design.
Molti architetti stanno rispondendo con l'utilizzo della tecnologia già a disposizione, tecnologie touchless, come ascensori ad attivazione vocale, interruttori della luce con sensore di presenza,  accesso alle camere d'albergo controllato da smartphone o l'utilizzo scudi in plexiglass o materiali antibatterici come le leghe di rame.

Fuga dalla città? Davvero?

Alcuni architetti prevedono una "fuga dalla città" per andare a rifugiarsi in campagna o nei piccoli borghi, non appare molto credibile, nella mia esperienza l'edilizia dei paesi periferici alle grandi città o è
edilizia vernacolare, frutto del lavoro del muratore "dalle mani d'oro" o è l'edilizia fatta di lottizzazioni speculative, microalloggi con l'angolo cottura, l'angolo giardino, l'angolo-angolo...
fra le due non saprei scegliere quale garantisce la peggiore qualità della vita

Forse sarebbe invece più credibile fare il contrario:
portare la campagna in città, ristrutturare le terrazze condominiali come tetti giardino, migliorare la vibilità dei balconi, aumentare le alberature, implementare tecnologie per i ricambi d'aria, favorire la mobilità dolce, destinare spazi condominiali allo smart working e allo smart learning per limitare gli spostamenti di massa, un'insieme di attività che potrebbero essere svolte dai privati su impulso del pubblico realizzabili nel medio breve termine.


Architecture's response to pandemics

Today we entered the notorious Phase 2, we are all called to make our contribution, each according to his possibilities; we as architects can do little to help directly; but we can think about the future of urban and domestic spaces.

Analyzing how architecture has reshaped society in the past as a response to pandemics is extremely interesting, without going too far into the past, between the nineteenth and twentieth centuries, cholera, tuberculosis and flu pandemics caused tens of millions of victims, the discovered in 1882 of the tuberculosis bacterium gave impetus to the movement of the Sanatorium in Europe and the United States.

Designed to host, treat and isolate patients, sanatoriums provided for strict hygiene and exposure to sunlight and air as a cure before using medications; these white, aseptic environments profoundly influenced the new modern architecture.
As Le Corbusier stated: "A house is habitable only when it is full of light and air".
In 1925, he imagined a Spartan city in which every house is whitewashed and "there are no more dirty and dark corners" Ville Savoye, ultramodern for the time, embodies this aesthetic: painted white, with no corners where dirt can nest, detached from the ground.

Terraces, balconies and flat roofs

These needs have translated into the basic principles of Modernism: the purity of the form, rigorous geometries, modern materials and the refusal of the ornament.
Terraces, balconies and flat roofs are common elements in modernist architecture, even in less suitable climates, such as in the Alvar Aalto Sanatorium in Finland, with sun terraces on each floor and a roof terrace;
Richard Neutra in his works brought sunlight and natural ventilation to every living space, in his projects we see very modern telescopic windows.

Easy to clean furnishings

Modernist furniture also reflected these concerns: the designers abolished carved wood and upholstery, a receptacle of dust, an enemy of hygiene to be eliminated at all costs, using instead washable materials in aerodynamic forms.
From the curved wood of Aalto, to the iconic steel tube furnishings by Marcel Breuer and Mies van der Rohe, light, easily movable, to clean underneath.

And today?

The COVID-19 pandemic is also generating new design theories.
Many architects are responding with the use of the technology already available, touchless technologies, such as voice activated lifts, light switches with presence sensor, access to hotel rooms controlled by smartphone or the use of plexiglass shields or antibacterial materials like copper alloys.

Escape from the city? Really?

Some architects foresee an "escape from the city" to go to take refuge in the countryside or in small villages, it doesn't seem very credible, in my experience the construction of the peripheral countries to the big cities or is
vernacular building, the result of the work of the "golden hands" bricklayer or is the building made of speculative subdivisions, micro-housing with the kitchenette, the garden corner, the corner-corner ...
between the two I wouldn't know which one guarantees the worst quality of life

Perhaps it would be more credible to do the opposite:
bring the countryside into the city, renovate the condominium terraces such as garden roofs, improve the visibility of the balconies, increase the trees, implement technologies for air changes, promote gentle mobility, allocate condominium spaces for smart working and smart learning to limit mass movements, a set of activities that could be carried out by private individuals on the impulse of the public which can be achieved in the medium to short term.
22 Aprile 2020 / / Coffee Break


E' una domanda che tutti ci stiamo ponendo, stiamo leggendo molti interventi, alcuni diametralmente opposta ad altri; ritengo che in qualsiasi caso dovremo cercare di imparare qualcosa, non possiamo permetterci di sprecare questa lezione; forse questa quarantena ci abituerà a pensare non solo più al breve periodo ma cominceremo a programmare anche sul medio e lungo periodo e poche cose lo sono come decidere di affittare o acquistare una casa.


Oggi abbiamo il piacere di intervistare l'architetto Federico Reyneri di LPzR architetti associati di Milano, lo studio ha recentemente realizzato Dom2, un appartamento a misura delle necessità di un disabile motorio, le cui foto vediamo in questo articolo.
Dom2 è una abitazione progettata per garantire un'alta qualità della vita anche in caso di lunghe permanenze.



- Federico, pensi che vivremo in una condizione di emergenza permanente? Sarà tanto grave da indurci a cambiare le regole di progettazione degli edifici?
Una pandemia come quella che stiamo sperimentando, dura un tempo limitato. Al momento ci siamo dentro, non sono in grado di stimare la sua fine ma da ciò che leggo, non potrà durare più di due-tre anni - nella peggiore delle ipotesi.
In edilizia due-tre anni sono meno del tempo di completamento di una operazione immobiliare. Gli edifici hanno una aspettativa di vita superiore ai 30 anni. L'esperienza diretta mi dice superiore ai 50 anni.
Quindi gli edifici dovranno essere idonei ad ospitarci e fornirci riparo per un tempo superiore a quello della attuale emergenza.

- Dovranno proteggerci anche dalle emergenze future, sappiamo quali saranno le conseguenze di emergenze future?
No, gli edifici dovranno quindi essere flessibili.
Mi rendo conto che sia una banalità, ma è meglio ribadire il fatto che il migliore edificio per questa emergenza, non è detto che lo sia per la prossima.
O per vivere in tempi di non emergenza, che spero sempre duri più della crisi.



- Quali sono i requisiti che una casa dovrebbe avere per garantire una piacevole permanenza anche in periodi prolungati?
Ricordo una battuta di un mio amico spagnolo che mi prendeva in giro perché gli italiani rimangono in casa con mamma e papà fino ai trent'anni. "Sai perché?" mi sfotteva "Perché in Italia le case sono grandi e comode, in Spagna invece sono piccole e buie. Quindi non vediamo l'ora di scappare".
Anche i nostri bamboccioni, pur rimanendo a casa di mammà, escono di giorno e di sera. Quando siamo invece costretti 24 ore al giorno per settimane nello stesso ambiente, viviamo l'esperienza degli astronauti. Loro sono preparati per quello. Hanno una preparazione psicologica, una motivazione forte, una data di fine-pena, compiti assegnati continui per passare il tempo. Noi dobbiamo poter ricreare a casa ciò che facciamo anche fuori (o facevamo anche fuori), per avere una esperienza completa.

Permettere la possibilità di lavorare o studiare da casa garantendo la privacy ai componenti della famiglia o, più in generale, agli abitanti, durante la nostra vita noi abbiamo i momenti famigliari, lavorativi (o di studio), di relazione con gli amici e di intimità con noi stessi.
Dovremmo avere in casa un ambiente per ognuno di questi momenti.

Facilitare il rispetto dei criteri di sicurezza per evitare contaminazioni con l’esterno:
in Giappone e nei paesi scandinavi, lasciano le scarpe fuori di casa prima di entrare.
In famiglia abbiamo adottato questa regola da vent'anni. Negli appartamenti in genere predisponiamo sempre uno spazio ove riporre cappotti e scarpe all'ingresso. Negli appartamenti più grandi vi è un ingresso e se possibile, anche un ripostiglio.
Le indicazioni degli esperti ci suggeriscono di cambiare anche i vestiti oltre le scarpe, prima di entrare in casa.

Eventualmente, poter isolare e quindi porre in quarantena alcuni membri della famiglia nel caso in cui si abbia necessità di farlo; anche in questo caso purtroppo è una questione di dimensione o di dimensione per persona. Negli appartamenti con più di una camera da letto, in genere una è dotata di bagno collegato. Un secondo bagno è a disposizione dell'altra camera e della zona giorno. La "suite" può quindi diventare uno spazio per la quarantena.



- In questo periodo di convivenza forzata, quali accortezze andrebbero prese in fase di progettazione per garantire la privacy per ogni membro della famiglia?
Quanto si può intervenire nella dimensione degli appartamenti? Sarebbe veramente facile rispondere che si consiglia di dedicare una stanza ad ogni membro della famiglia più uno spazio/studio-lavoro.
Il nodo da risolvere è quello degli appartamenti piccoli o densamente popolati, ma non ho ancora una risposta sensata a riguardo.

- Quanto sono importanti gli spazi accessori come ingressi, dispense e ripostigli per una casa salubre in questo particolare momento?
Gli ingressi e i filtri sono indispensabili. Per quanto riguarda i disimpegni, non ho mai progettato un bunker, nè al momento ritengo che vi sia necessità in Italia di accumulare scorte per far fronte alle carestie.
Spero di non sbagliarmi.

- In questo momento avere uno spazio esterno, anche piccolo è un lusso, come interviene LPzR architetti sugli spazi esterni, giardini e terrazzi per renderli un valore aggiunto dell'abitazione?
Gli spazi, tutti gli spazi, devono essere attrezzati. Un balcone deve poter essere un posto dove sostare, quindi avere almeno un tavolo e una sedia. O una sdraio, potendo. Vi deve essere una presa elettrica per poter ricaricare i nostri apparecchi elettronici, una buona illuminazione per leggere, delle piante per rallegrarci la vista. Meglio se sono piante aromatiche che possiamo utilizzare in cucina.



LPzR architetti associati, fotografie di Carola Merello
21 Aprile 2020 / / Coffee Break


Questa casa, chiamata Foresthouse, per ovvi motivi,  immersa tra gli alberi in una foresta della Nuova Zelanda è stata progettata come rifugio per il fine settimana per l'architetto Chris Tate, per ottenere il permesso per realizzare questo parallelepipedo di 90 mq nel bel mezzo della foresta è stato necessario ridurre al minimo l'impatto ambientale, la casa è sollevata dal suolo su pali, come una palafitta e può essere raggiunta solo a piedi, con una scala

L'esterno della casa e quasi totalmente vetrato è completamente nero con il rivestimento in legno e colonne in alluminio, l'interno è praticamente tutto bianco.



The house hidden in the forest

This house called the Foresthouse, for obvious reasons, nestled in the trees in a New Zealand forest was designed as a weekend refuge for the architect Chris Tate, to obtain permission to build this 90 sq m parallelepiped in the middle of the forest it was necessary to minimize the environmental impact, the house is raised from the ground on poles, like a stilt house and can only be reached on foot, with a ladder

The exterior of the house is almost completely glazed and completely black with wooden cladding and aluminum columns, the interior is practically all white.



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20 Aprile 2020 / / Coffee Break


Stiamo vivendo un triste e strano periodo in cui paesi di tutto il mondo chiedono ai cittadini di ritirarsi nelle proprie case e di rimanerci.
Gli ambienti, in cui fino a poco tempo fa trascorrevamo qualche ora di veglia, ora racchiudono tutta la nostra esistenza; come risultato molti stanno vivendo il lockdown come una vera e propria costrizione, abbiamo letto in più occasioni il termine "arresti domiciliari"

Certo, sembra strano che le nostre case tradizionalmente considerate il rifugio dove staccare dagli impegni quotidiani ora sono diventate per molti nientemeno che delle prigioni!
Questo  può essere dovuto ad un insieme di fattori:

1- Le dimensioni delle abitazioni

Da un interessante studio condotto da Abitare Co. quasi un terzo degli italiani è costretto a vivere in case piccole e sovraffollate;
stando all’ultimo censimento Istat (2011) più di un terzo delle abitazioni italiane è al di sotto degli 80 mq e il 13,4% non raggiunge i 60 mq; percentuali che aumentano sensibilmente nelle grandi città: Milano, Torino, Roma, Napoli.
Nel 2018 il 27,8% delle persone, pari a oltre 16,8 milioni, viveva in condizioni di sovraffollamento, con 4 o più persone in appartamenti di meno di 80mq.

2- Pochi spazi esterni

Guardando i dati Istat, un terzo delle case italiane non ha né terrazzo né balcone, quindi si tratta di ambienti carenti di luce natuarle, dove mancano quegli spazi esterni di "sfogo" che in questo periodo particolare sono stati anche le uniche occasioni di socialità e contatto con l'esterno consentite.

3- Case vecchie

Secondo le ricerche del Sole24 ore solo l'8% delle abitazioni è stato costruito in questo secolo, la quasi totalità delle case ha impianti vecchi ed energivori e insonorizzazioni non al livello delle attuali richieste prestazionali.

4- Abitazioni distribuite malamente

Le soluzioni abitative che fino a pochi giorni fa ci erano appena sufficienti ora mostrano tutti quei difetti che ritenevamo poco importanti;
non è solo carenza in termini di metri quadri ma di ripostigli, di dispense ma anche di privacy, ad esempio uno spazio dove poter tele-lavorare in tranquillità, o di filtri verso l'esterno, percepito ora come un pericolo, come ad esempio un guardaroba all'entrata.
Proprio quest'ultimo ambiente, un tempo molto comune, in questo periodo sarebbe utilissimo per gestire lo sporco portato da fuori, un tema che si prospetta interessante e su cui torneremo in maniera più approfondita nei prossimi giorni.

clicca per scaricalre l'infografica in pdf


Living the Italian houses at the COVID-19 times

We are experiencing a sad and strange period in which countries all over the world ask citizens to retire to their homes and stay there.
The environments, in which until recently we spent a few waking hours, now enclose our whole existence; result, many are experiencing the lockdown as a real constraint, we have read the term "house arrest" on several occasions

Of course, it seems strange that our houses traditionally considered the refuge where to disconnect from daily commitments and retire from the outside world have now become for many people no less than prisons!
This can actually be due to a set of factors:

1- The size of the houses

From an interesting study conducted by Abitare Co. almost a third of Italians are forced to live in small and overcrowded houses;
according to the latest Istat census (2011), more than a third of Italian homes are below 80 square meters and 13.4% do not reach 60 square meters; percentages that increase significantly in the big cities: Milan, Turin, Rome, Naples.
In 2018, 27.8% of people, equal to over 16.8 million, lived in conditions of overcrowding, with 4 or more people in apartments of less than 80sqm.

2- Few outdoor spaces

Looking at Istat data, one third of Italian houses have neither terrace nor balcony, therefore there is a lacking in natural light, there are no outdoor spaces for "vent the frustration" which in this particular period is also the only occasion for socializing  allowed

3- Old houses

According to Sole24 ore research, only 8% of the houses were built in this century, almost all of the houses have old and energy-efficient systems and soundproofing not at the level of current performance requirements

4- Badly distributed homes

The housing solutions that until just a few days ago were just enough, now show all those defects that we thought were unimportant, it is not only a shortage in terms of square meters but of closets, pantries, also of privacy:
for example a space where you can work in peace, or filters to the outside, now perceived as a danger, such as an entrance hall.
Just this room at this time would be very useful to manage dirt brought from outside, a theme that looks interesting and we will return in more detail in the coming days.



15 Aprile 2020 / / Coffee Break



Questa peculiare realizzazione dello studio di architettura Rojkind Arquitectos di Città del Messico è casa per vacanze strutturata in cinque volumi prismatici fra cui sono suddivise le funzioni abitative.

I volumi sono in pietra locale e cemento, la massa importante intrappola il calore durante il giorno e lo rilascia di notte quando è più fresco. Ogni volume è inoltre traforato strategicamente da finestre che hanno il doppio ruolo di favorire la ventilazione naturale e garantire la privacy dei vari ambienti.

Una serie di percorsi seguono la pendenza del terreno scendendo verso il giardino, strutturando l'abitazione con una città collinare medioevale, eliminando la differenza fra interno ed esterno, il giardino diventa parte della casa e viceversa.





Five prismatic stones

This peculiar creation of the Rojkind Arquitectos architecture studio in Mexico City is a holiday home structured in five prismatic volumes, among which the housing functions are divided.

The volumes are in local stone and concrete, the important mass traps the heat during the day and releases it at night when it is cooler. Each volume is also strategically perforated by windows that have the dual role of promoting natural ventilation and ensuring the privacy of the various rooms.

A series of paths follow the slope of the land going down to the garden, structuring the house with a medieval hill town, eliminating the difference between inside and outside, the garden becomes part of the house and vice versa.











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7 Aprile 2020 / / Architettura


Il progetto, chiamato Whidbey Island Farm, è una casa vacanze arroccata su una collina che domina i pascoli e uno stagno di pesca, nello Stretto di Puget a nord di Seattle.
Progettata dallo studio MW Works come abitazione "intenzionalmente modesta" è il buen retiro di una coppia anziana, la casa doveva essere flessibile, durevole e in grado di ospitare fino a 20 occupanti.

L'abitazione si mimetizza in un bosco di abeti di Douglas, i tre volumi rettilinei sono organizzati intorno a un cortile centrale attraversato da sentieri fra di arbusti e felci autoctone  delimitato da un muretto di basalto locale.
"Il cortile diventa il collegamento visivo e fisico tra i diversi volumi, fornendo accesso e connessione, ma offrendo separazione e privacy".

Una tavolozza naturale di legno di cedro rosso stagionato, cemento, pietra estratta localmente e acciaio nero crea un ambiente caldo e familiare mentre le pareti completamente vetrate creano una connessione visiva tra l'interno e lo scenario bucolico
L'interno dell'abitazione ha colori tenui e finiture calde, pareti in gesso color crema, soffitti e pannelli in legno e un camino in pietra. Alcune porte e pezzi di arte murale sono realizzati con lastre di cedro scolpite decenni fa da uno dei clienti.
Nel complesso, la casa è progettata per essere longeva e con bassa manutenzione, l'involucro vetrato raggiunge gli standard della casa passiva.



The buen retiro among the firs of North America

The project, called Whidbey Island Farm, is a vacation home perched on a hill overlooking pastures and a fishing pond, in the Strait of Puget north of Seattle
Designed by the MW Works studio as an "intentionally modest" home, it is the buen retiro of an elderly couple, the house had to be flexible, durable and able to accommodate up to 20 occupants.

The house is camouflaged in a Douglas fir forest, the three straight volumes are organized around a central courtyard crossed by paths among native shrubs and ferns bordered by a local basalt wall.
"The courtyard becomes the visual and physical connection between the different volumes, providing access and connection, but offering separation and privacy".

A natural palette of seasoned red cedar wood, concrete, locally extracted stone and black steel creates a warm and familiar environment while the fully glazed walls create a visual connection between the interior and the bucolic scenery
The interior of the house has soft colors and warm finishes, cream plaster walls, ceilings and wooden panels and a stone fireplace. Some doors and pieces of mural art are made with cedar slabs carved decades ago by one of the customers.
Overall, the house is designed to be long-lived and with low maintenance, the glazed envelope reaches the passive house standards.








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2 Aprile 2020 / / Coffee Break


Decidere di scegliere un look total black per i nostri ambienti a volte ci fa esitare; questo appartamento di 53mq, situato in un vecchio edificio risalente al 1880, è stato invece ristrutturato in chiave dark ed il risultato è stupefacente. Il nero è stato adottato non solo in cucina, che forse rappresenta il modo più semplice per utilizzarlo, ma anche in soggiorno, in camera da letto, nella parete appunto dietro il letto e in bagno, per esaltare ogni ambiente con il suo tocco drammatico.

A total black design apartment

Deciding to choose a total black look for our rooms sometimes makes us hesitate; this 53sqm apartment, located in an old building dating back to 1880, has been renovated in a dark key and the result is amazing. Black has been adopted not only in the kitchen, which perhaps represents the easiest way to use it, but also in the living room, in the bedroom, on the wall just behind the bed and in the bathroom, to enhance every room with its dramatic touch.








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1 Aprile 2020 / / Coffee Break


Casa F è un altro bell'esempio di architettura modernista sudamericana, progettata dagli architetti Gianserra + Lima arquitectos come casa unifamiliare per vacanze nella località balneare di Carilò, in Argentina.

La struttura brutalista in cemento a vista e legno è immersa nel verde, la pianta a U articola gli spazi giorno attorno ad un patio centrale che consente alla natura di entrare nella villa grazie a un gioco di spazi coperti e scoperti.






A small brutalist villa in Argentina

Casa F is another fine example of South American modernist architecture, designed by the architects Gianserra + Lima arquitectos as a single-family holiday home in the seaside resort of Carilò, Argentina.

The brutalist structure in exposed concrete and wood is surrounded by greenery, the U-shaped plan articulates the living spaces around a central patio that allows nature to enter the villa thanks to a play of covered and uncovered spaces.











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