E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ho scritto su questo blog. L’ho sempre osservato perché ci sono affezionata. Mi è sempre mancato, tuttavia il tempo e l’impegno che richiede non sono banali e la sensazione di scrivere soltanto a se stessi è frustrante. Qualcuno però mi ha letta, mi ha scritto e ringrazio, anche se non a tutti ho risposto. E ora, così, d’impeto ho ritrovato il desiderio, l’impulso a scrivere. Così spontaneamente.
Ho deciso di fregarmene delle parole chiave, di Google, di algoritmi & Co. per farmi trovare. Non fanno per me, mi tolgono il sapore della spontaneità. Perciò scrivo come mi pare, nel rispetto di chi mi legge – senza orrori grammaticali, senza parole di cattivo gusto, con chiarezza possibilmente, con immagini belle e ricercate.
E per cominciare nuovamente ho scelto la ceramica, che trovo sempre un materiale interessante. In Italia c’é una grande tradizione in tal senso, da Nord a Sud, ogni luogo propone forme e disegni differenti. E’ il bello del nostro paese, la diversità. Però stavolta mi sono sposta in Inghilterra sperando di farvi conoscere qualche cosa di nuovo, il lavoro di un’artigiana che a mio modo di vedere esprime una grande creatività.
Le ceramiche di Deborah Brett sono davvero raffinate, si prestano all’apparecchiatura di tavole eleganti, ricche di colori e armonia. Lei lavora nell’ambito della moda, si veste sempre con stile, con abbinamenti cromatici molto interessanti, mai eccentrica ma originale sì, mi piace molto seguirla perché offre spunti nuovi per lo stile personale.
Mi rendo conto di aver proposto molto spesso il tema delle ceramiche a tavola. Il fatto è che apparecchiare rientra nella nostra routine, è un gesto semplice che però può rendere la quotidianità più piacevole. Il bello, che sia in senso estetico, che sia nel comportamento (gentilezza), rende felici.
Le ceramiche di Deborah Brett sono adatte a una tavola chic, possibilmente monocromatiche per esaltarle. L’artista le propone anche su tovaglie dallo sfondo fiorito, a me questo abbinamento convince un po’ meno perché mi pare che le bolle delle ceramiche si confondano con tra i fiori. De gustibus…
Cosa ne pensi di questo stile elegante e così personale di queste ceramiche? Ti aspetto qui sotto se hai il desiderio di commentare e offrire maggiori spunti.
Apparecchiare la tavola mi dà sempre un tanto piacere. E’ una gradita distrazione nell’ultimo periodo, perché non c’è niente che mi piaccia di più che vedere creatività in abbondanza {che mi alleggerisce} e i miei commensali felici di sedersi a banchettare. In questi giorni ho usato la classica tovaglia bianca in lino di Fadal, che si presta benissimo a occasioni formali ma anche alla quotidianità e al colore.
La primavera sembra a portata di mano. Ogni giorno è un po’ più lungo e con questo ci sentiamo incoraggiati dalla speranza per ciò che stagione potrà riservare. Solo cose belle. Solo tavole ben apparecchiate anche nella vita di tutti i giorni.
Con questo in mente, ho voluto rivisitare un classico della biancheria da tavola: la tovaglia bianca. Troppo spesso banalizzata, la tovaglia bianca è come la camicia bianca. Non può mancare nella nostra biancheria da tavola.
Amo molto i parallelismi tra i settori della moda e degli interni: in fin dei conti il principio è lo stesso per entrambi i settori, miriamo tutti a proiettare la nostra personalità attraverso ciò che scegliamo di indossare e ciò che decidiamo di portare nelle nostre case. E sempre di più, noto un messaggio generale in cui credo: compra di meno, compra meglio. Cerca pezzi di qualità che non conoscono limiti di tempo né tendenze. Si tradurrà in risparmio economico e in un armadio perfetto, perfetto per ogni occasione.
Tovaglia bianca, suggerimenti di stile
– la tovaglia deve essere ben stirata, sempre
– per le circostanze più formali dovrà coprire le gambe del tavolo, per il resto la caduta va calcolata tra i 15 e 30 centimetri {personalmente preferisco 30 centimetri} come descritto qui
– il tradizionale abbinamento di piatti bianchi su tovaglie candide è sinonimo di eleganza e raffinatezza
– per rendere però più briosa la tavola basta aggiungere un tocco di colore
Spero che la mia tavola ispiri te e la tua famiglia a sedervi intorno al tavolo insieme più a lungo, a parlare e condividere, a ridere e dibattere, a stuzzicare {educatamente}, perché no! La tavola, dopotutto, è il cuore pulsante della casa e la tovaglia è un po’ come il tessuto della vita: sarà a conoscenza di tante storie e forse un giorno la tramanderai alla prossima generazione.
Il mio approccio verso gli acquisti negli ultimi anni è decisamente cambiato. Che si tratti di moda o di casa, cerco qualcosa che abbia una durata nel tempo, sempre meno usa e getta. Un po’ per una accresciuta sensibilità ambientale, un po’ per carattere, perché pur non essendo minimalista, l’accumulo seriale mi spaventa e mi infastidisce. Per questo motivo il design risponde benissimo alle mie esigenze: aggiunge sempre qualcosa in più a qualsiasi stile, non va mai fuori moda e a conti fatti non è mai una spesa di cui pentirsi.
Decorare le pareti in “maniera bella” trovo che non sia mai facile: bisogna sicuramente partire da opere d’arte e stampe che abbiano di per sé un significato estetico rilevante e poi, eventualmente, creare composizioni che funzionino. Partire dalla Mela di Enzo Mari, uno dei più grandi designer italiani {scomparso lo scorso anno}, già rende il lavoro più semplice.
Ho scelto la Mela, come quadro {in realtà è un poster} che dura nel tempo, perché mi piace il concetto che Mari ha voluto esprimere: lo scopo era quello di portare immagini artistiche all’interno dell’ambiente abitativo, perseguendo un’idea di serialità e accessibilità, dell’arte.
Il lavoro di Mari nasce sempre da un intento democratico: l’idea che le cose belle debbano essere alla portata di tutti, e quindi riproducibili, è alla base di ogni suo progetto.
Mari sceglie i soggetti più semplici e archetipici «sapendo che, dal punto di vista simbolico, sono significativi da millenni». Così, disegna una mela che è la sintesi di tutte le mele del mondo e «ha una forma perfetta perché non ha alternative, è quella e basta».
Siccome in questo blog propongo solo cose che mi piacciono, devo proprio segnalarti la Eames Plastic Side Chair DSR. L’ho scelta per il tavolo da pranzo e lo farei ancora, è così comoda, è leggera, è bella e giovane nonostante sia nata nel 1960.
Radio.cubo è il prodotto cult del design italiano: disegnata da Marco Zanuso e Richard Sapper nel 1964.
E’ presente nei principali musei del mondo – MoMa, Victoria & Albert Museum, ecc.- come emblema dello stile e del design italiano. Rappresenta un oggetto senza tempo, che arreda le case di migliaia di persone passando di generazione in generazione e diventando un oggetto destinato a mantenere inalterata per decenni la propria funzione, ma soprattutto il fascino e lo stile.
Disegnato da Philipp Starck nel 2000, è uno sgabello/tavolino che arreda casa con un tocco di ironia. ma anche con un occhio di riguardo alla funzionalità: il cappello degli gnomi, infatti, è piatto e circolare appositamente per essere utilizzato come piano d’appoggio o sgabello.
E’ una delle lampade di design più apprezzate al mondo, per la sua linea semplice e per il suo costo accessibile rispetto ad altri oggetti che fanno parte dell’emisfero design. Si abbina ovunque e ci sono tutte le varianti, da parete, da tavolo, piantana.
Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina l’hanno progettatata nel 1986. La sfida era interessante: Artemide voleva innovare la classica lampada da tavolo a pantografo e confrontarsi con alcune delle icone del design moderno. La sfida è stata vinta: la Tolomeo si è aggiudicata il Compasso d’Oro nel 1989.
Ma dove vai se la Bialetti non ce l’hai? Questa fantastica moka accompagna momenti fondamentali della vita di noi italiani, fa parte di noi e della nostra quotidianità. Mi piacerebbe prenderne una colorata, ma anche nera ha il suo perché…
Non c’é concorrenza che tenga, la regina delle planetarie è quella di KitcheAid. E’ costosa, ma durerà una vita {la mia ha 15 anni, è un regalo del matrimonio}.
Questo fantastico robor da cucina è stato ideato verso 1910 circa da Herbert Johnson, un ingegnere della Hobart Manufacturing Company, dopo aver osservato un fornaio mentre preparava un impasto.
Stregato dalla potenza del macchinario, Johnson pensò che sarebbe stato utile poter disporre di una tale meraviglia in formato “mignon” da poter usare anche in casa. Nacque nel 1914 il primo modello industriale, ancora molto pesante e voluminoso rispetto ai modelli attuali, ma che trovò subito il suo primo cliente di tutto rispetto: la Marina americana.
Johnson, e i dirigenti della Hobert, non erano ancora soddisfatti: il loro reale obiettivo non erano le forze armate, ma era quello di arrivare a uno strumento apprezzato da un pubblico più ampio, adatto a un uso casalingo. E fu così che vennero creati modelli più leggeri e maneggevoli.
La storia narra che una volta sfornati i prototipi, i dirigenti della Hobart li abbiano portati a casa perché fossero testati dalle rispettive consorti. Una di loro pare abbia esclamato entusiasta: “Non mi interessa come lo chiamiate, è il miglior aiuto in cucina – in inglese “kitchen aid” – che io abbia mai avuto!”. E così è nata la leggenda.
Gli elettrodomestici arredano, indubbiamente. Perciò se cerchi un bel frigo che svolga la sua funzione e, in più, aggiunga un tocco estetico alla tua cucina la scelta obbligata cade sul frigo di Smeg.
Non so se ne sei a conoscenza {io l’ho scoperto di recente}, ma Smeg è una ditta italiana (acronimo di Smalterie Metallurgiche Emiliane Guastalla) è stata fondata nel 1948 da Vittorio Bertazzoni ed è un punto di riferimento per il mondo del design. Smeg collabora con architetti e designer industriali che hanno reso l’estetica di questo frigorifero degli anni ’50 un grande classico. Negli anni ’90 Smeg ha ampliato la sua offerta aggiungendo al catalogo il celebre frigorifero in stile anni ’50, destinato a diventare un’icona internazionale. Il celebre architetto Guido Canali ha disegnato la sede centrale dell’azienda nel 2004, vincendo la medaglia d’oro all’architettura italiana con menzione d’onore.
Il tavolo Tulip di Eero Saarinen rappresenta uno di quegli arredi che cavalcano il tempo con molta disinvoltura: futuristico nella forma e nei materiali, è diventato un’icona del design moderno.
«Abbiamo sedie con quattro, tre o due gambe, ma nessuno ne ha mai fatto una con una gamba sola, così la faremo noi»: è il 1955 quando Eero irrompe nel suo studio con questa frase. Il piedistallo sarà la soluzione progettuale per mettere un ordine estetico sotto il tavolo rendendo la fruibilità di questo arredo molto più comoda.
Concludo questa mini rassegna di design con il lavoro di una donna, Gae Aulenti, molto conosciuta in campo internazionale per i suoi progetti volti alla riconversione di edifici storici in spazi museali ma pressoché ignota ai più.
Nel 1964 Gae Aulenti progetta per Zanotta la sedia Aprilina, in metallo, pieghevole e leggera, di minimo spessore quando è chiusa. In un articolo del 1966 pubblicato su “Domus”, che presenta il progetto della Aulenti per il nuovo Centro Fly Casa di Milano {un supermarket dell’arredamento moderno di qualità} la sedia appare tra gli oggetti in vendita con il nome di Black and White, accompagnata dalle parole: “Può essere appesa a un gancio dentro a un armadio ed essere ‘la sedia in più’”. Di fatto sarà proposta anche per le imbarcazioni.
Ti è piaciuta questa selezione di arredi e oggetti?
Chissà per quale motivo non ho mai avuto particolare simpatia per le panche in cucina. Ora che sono matura {sia di età sia di gusto estetico} ho imparato ad apprezzare questo elemento di arredo che offre infinite scelte di stile e grandi possibilità funzionali: la panca in cucina sostituisce le sedie, libera lo spazio per il passaggio e può essere molto accogliente.
La panca in cucina è funzionale
La panca è sicuramente una grande alleata quando si tratta di organizzare piccole cucine, perché permette di ottimizzare l’ambiente. Tuttavia, si rivela molto interessante anche in grandi spazi aiutando a mantenere l’ordine e creare passaggi calpestabili fluidi e comodi.
Funzionalità della panca:
aiuta a evitare l’ingombro delle sedie
può avere dei cassettoni per raccogliere oggetti e utensili
favorisce il movimento all’interno della stanza
facilita la pulizia
può essere posizionata negli angoli, a parete oppure a ridosso delle penisole
La panca in cucina è bella
La panca non tradisce le aspettative nemmeno quando si parla di estetica: é talmente versatile che si adatta a qualsiasi stile e a molti materiali.
Anch’io sono ricorsa alla panca per motivi di spazio e si è rilevata la soluzione migliore per la mia cucina; abbiamo scelto una seduta in legno realizzata da un artigiano e uno schienale in tessuto, che abbiamo affisso al muro con una semplice struttura in legno leggero, per scongiurare uno stile troppo rustico.
4 suggerimenti di stile:
la panca in legno riscalda una cucina bianca o grigia
la panca in velluto si inserisce bene in un ambiente elegante
un tessuto di design aggiunge modernità a una cucina classica
la panca è l’arredo giusto per giocare con il colore
Da quando ho scoperto Design*Sponge questo blog è stata la mia fonte principale e continua a esserlo anche ora, che ha chiuso. Con proposte di interior sempre al di fuori dall’ordinario e con quella marcia in più, che pone al centro la casa come luogo di vita. Il tour di oggi è proprio tratto da Design*Sponge: si tratta di un’abitazione eclettica, che mescola stili ed epoche differenti, e ha come base una serie di colori che trovo rassicuranti.
La casa si trova nei Paesi Bassi. I proprietari sono una coppia, Manda Collins di Moody Magpie e il marito Billy, che sono fuggiti da Amsterdam per una meta più tranquilla vicina al mare.
E’ difficile intrappolare questa abitazione in uno schema, perché racchiude più epoche, più stili, ha influssi olandesi e francesi, mescola con eleganza oggetti antichi preziosi con altri ben più economici. E’ appunto eclettica.
Da quando si sono trasferiti, Manda e Billy hanno aumetato la metratura sul retro della casa, hanno aggiunto spazio per cenare comodamente lì. Il modo in cui hanno posizionato il tavolo della cucina all’interno di questa aggiunta è inusuale: hanno spinto il tavolo sotto l’isola, dove di solito si trovano gli sgabelli da bar, estendendo il piano di lavoro e aggiungendo posti a sedere.
Come si legge in Design*Sponge {e mi è piaciuto tanto} questa coppia non cerca l’approvazione degli altri per le loro scelte “strane” o per la fusione di stili. Rimangono fedeli a un mantra secolare: “Se ti sembra giusto, fallo”. Enjoy!
DESCRIZIONE
L’esterno della casa è già un mix, richiama sia il cottege inglese sia il cottege olandese.
Nell’ingresso piastrelle originali in stile liberty
La wall gallery che ogni casa dovrebbe ospitare, realizzata con quadri costosi ed economici. La mia l’ho fatta in corridoio e ho colorato le pareti dello stesso azzurro polvere. E’ un colore calmante e raffinato, a me molto.
L’armadio svedese del soggiorno – che la coppia ha trovato su eBay – è adornato con oggetti vintage.
Lo stile eclettico è ben visibile in cucina, anche per la scelta dell’arredo: ancora quadri abbinati a cornetti di animali, le sedie industriali, la cucina moderna e, a sorpresa, anche un divano rosa. La cucina di questa famiglia rappresenta il cuore della casa. E’ il mio ideale di cucina, quel luogo dove si passa gran parte della vita. Si cucina, si mangia, si studia, e tutte le confidenze, i segreti e i segretucci di mamme e nonne, amiche varie, di solito è in cucina il luogo in cui avvengono. Per cui non mi capacito quando vedo quelle cucine simil-ospedali, bianche, asettiche, lucide, acciaiose, in cui non vien voglia né di mangiare né di cucinare.
La cucina offre una visuale meravigliosa sulla sala da pranzo. Le sedie in velluto giallo, abbinate a un antico tavolo di legno, sono indescrivibili. Peccato che Design*Sponge non ci dia qualche dettaglio, citando soltanto quella verde di Herman Miller.
Ed ecco, infine, il corridoio del piano superiore e la camera padronale che emana un’atmosfera calda grazie ai tessuti e ai colori.
Che ne pensi? Hai apprezzato questa casa?
Tutte le immagini e la storia di questa villetta le ho trovato su Design*Sponge
In questi ultimi due mesi il simbolo dell’arcobaleno ci ha accompagnati in tanti luoghi, sulle finestre e sui terrazzi, in televisione sui giornali. L’arcobaleno è uno dei fenomeni più belli, ma anche più transitori della natura. Porta speranza, gioia e felicità – e poi, così come appare, scompare. C’é chi ha pensato di fissarlo su una tovaglia. Bellissima!
Una tovaglia incorniciata da un colorato Trompe L’Oeil di un arcobaleno smerlato, è come il desiderio di creare qualcosa di universale e magico, che non svanisce quando la pioggia si ferma. Sicuramente è una tovaglia che cattura in modo permanente la magia dell’arcobaleno, portando la luce e la gioia sul tavolo.
Sono sempre una grande fan dei tessili – dalle tovaglie alle coperte, dai cuscini ai centrini, dalle lenzuola agli asciugamani – perché ci aiutano a cambiare subito l’atmosfera delle nostre case.
Rendere speciale ogni pasto al palato e alla vista, è tra le sfide più stimolanti della quotidianità. Certo con una tovaglia così è facile trasformare il tuo tavolo da pranzo in un luogo speciale, perfetto per intrattenere o dare un tocco in più ai pasti in famiglia.
L’allestimento di queste immagini è molto elegante e cerimonioso. Penso che con una tovaglia così colorata e particolare si possa giocare anche con la semplicità e donare uno stile più rilassato.
Come?
– mettendo a tavola fiori di campo {il mese di maggio è il momento giusto per raccoglierli} anziché mazzi “preconfezionati”
– usando bicchieri e piatti dello stesso colore – sfoggiando vettovaglie moderne, dalle forme più lineari
C’é solo un errore da evitare:
– non creare confusione apparecchiando con piatti spaiati, bicchieri uno diverso dall’altro.
Spero che tu stia bene in questo momento così difficile per l’Italia e il mondo. Spesso so a malapena che giorno è, e da due mesi vedo sempre le stesse {poche} persone, ma a parte alcuni alti e bassi, rimango legata a casa e abbastanza sana di mente. Ho ripreso a leggere con più assiduità, a farmi la tinta fai da te. Dovrei affrontare più progetti domestici ma, per qualche ragione, non mi sembra di avere abbastanza tempo per questo… Preferisco viaggiare online alla ricerca di cose belle, ceramiche, idee per la casa, fiori e piante. A proposito di ceramiche, da poco nella mia piccola collezione è entrato un nuovo pezzo.
Si tratta della tortiera di Ceramiche Parrini. Un tuffo nell’estate che verrà. Ho scelto il decoro con i limoni, perché mi fa pensare alla bella stagione e il giallo è un colore che mi mette di buon umore.
Parrini è un laboratorio fiorentino, che dal 1979 propone vari oggetti in ceramica: stemmi familiari, piatti, centro tavola, i numeri civici, le ampolline, le brocche, tutti con decori di tradizione rinascimentale. Da 41 anni quindi produce ceramica con il metodo di stampo a mano, il disegno a mano libera, con decorazioni della natura di richiamo rinascimentale e con i colori brillanti del Mediterraneo.
Lo sai, amo molto il design e l’artigianato e amo l’Italia, per cui – in questo mio piccolo blog e per quanto possa valere la mia opinione – credo sia importante sostenere le nostre piccole e medie imprese. Dove il lavoro viene fatto con passione, tramandato di padre in figlio. Il nostro patrimonio manifatturiero è qualcosa di unico, nessun altro paese al mondo può vantare una simile ricchezza. Scegliere il Made in Italy rientra nel mio motto “compra meno, compra meglio” e fortunatamente per noi, ormai anche i piccoli artigiani spediscono in tutto il mondo.
Se anche tu ami la ceramica fatta a mano e il calore che porta a casa, fai clic qui per vedere e acquistare la collezione completa di Ceramiche Parrini.
Cerca pezzi unici di ceramica da aggiungere agli scaffali e alla tua routine mattutina!
Dalle piccole tazzine per il caffé ai vasi dipinti a mano, la lista dei miei desideri è lunga e la tua? Mi piacerebbe conoscere anche i tuoi luoghi preferiti per acquistare bei pezzi.
In questo periodo difficile ho pensato molto a cosa pubblicare sul blog. Nei miei siti di riferimento ho visto tante belle abitazioni, affascinanti appartamenti parigini e milanesi, ricche case di campagna e altre dallo stile minimalista. Nessuna però è entrata nelle mie corde come il cottage sul mare dei Paesi Bassi progettato dall’architetto Kim Verbiest. Circondato da una sorta di isolamento naturale, fatto di tranquillità e spighe di grano, questo caloroso cottage raccoglie all’interno colori e stili differenti, che danno un insieme armonico alle stanze.
Lo stile costiero del cottage non fa pensare di essere immediatamente compatibile con un’estetica globale.
Insieme ai colori, è questo il motivo per cui il cottagge di Kim Verbiest mi ha incuriosito.
Le case di vacanza spesso mancano di personalità e carattere, quindi è bello vedere tocchi unici e particolari che possono servirci da ispirazione. Per prendere spunto, per cercare le “linee guida”, non per guardare e rifare, così come comprare pezzi di arredamento di design, solo design, non significa aver arredato con stile, oppure non usare il colore, lasciare tutto bianco e asettico, pensando che sia indice di eleganza.
A me questo miscuglio di colori, usati per sottolineare gli elementi architettonici del cottage insieme al mix di tessili piace tantissimo, rende l’ambiente caldo e mai noioso. Mi divertono gli abbinamenti così poco scontati, come i tappetti moldavi, le tende floreali e anche i pezzi contemporanei. Adoro i tessuti suzani, dal tipico ricamo islamico in seta o cotone dal decoro tribale prodotto in Tagikistan, Uzbekistan, Kazakistan e altri paesi dell’Asia centrale.
Ho sempre avuto bisogno di tempo per stare da sola, per cui di questo periodo sono altri gli aspetti che mi fanno stare male. Il cottage mi ha fatto pensare a una solitudine sana, voluta, cercata in tempi “normali”. E a te?