3 Aprile 2020 / / Architettura

Realizzato ad Amsterdam dallo studio italiano GG-loop, Freebooter  è un progetto residenziale capace di bilanciare aspetti tecnici e rispetto dell’ambiente, il tutto legato da un unico filo conduttore: benessere e comfort abitativo.

Il multipremiato progetto residenziale Freebooter,è la prima realizzazione olandese dello studio italiano GG-loop guidato dall’architetto e designer pugliese Giacomo Garziano. L’edificio sorge su un lotto d’angolo nell’area urbana di Zeeburgereiland – una terra emersa dal 1910 grazie al lento sedimentarsi dei detriti sui bordi del lago – e ospita due appartamenti da 120 metri quadrati ciascuno, di cui lo studio ha curato anche gli interni.

Freebooter nasce dagli elementi principali che caratterizzano l’area: era un luogo in cui le navi erano costantemente presenti, per questo ho deciso di utilizzare gli elementi legati alla navigazione e interpretarli secondo la mia visione”, commenta Giacomo Garziano, fondatore dello studio GG-loop.

“La struttura in legno tipica delle navi a vela e dell’architettura tradizionale olandese – continua l’architetto Garziano – hanno ispirato la tecnologia di costruzione e la composizione degli interni: l’apertura della planimetria, i cambiamenti di altezza secondo la funzione della stanza seguendo il principio base dell’ingegneria navale, la trasparenza delle facciate, i balconi e le terrazze che creano la sensazione di essere su di un ponte di una nave preservando privacy e comfort.”

Gli interni, caratterizzati da forme organiche e smussate, nascono dall’idea di voler avvolgere e proteggere chi vi è dentro. Gli spazi abitativi sono schermati dal brise soleil in legno sviluppato attraverso un attento studio sull’andamento del sole durante un intero anno. La struttura, attraverso un gioco di lamelle in legno, permette alla luce solare di illuminare gli interni e garantire la privacy.

“Con questo progetto visionario voglio far rivivere quei ricordi legati ad un’altra epoca, donando ai nuovi abitanti di questo luogo una sensazione di appartenenza al territorio “, conclude Giacomo Garziano

Il progetto residenziale Freebooter, completato nel 2019, si è aggiudicato 8 premi dai più prestigiosi concorsi di architettura e design nel mondo, tra questi il Frame awards 2020, WAF awards 2019, A’Design awards 2019 – Sustainable and Green Design -, AMP 2019 di Los Angeles – Architecture MasterPrize , inoltre si è aggiudicato il Best of the Year 2019 di Archilovers.

gg-loop.com

freebooter.nl

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2 Aprile 2020 / / Architettura

Le innovative superfici HDsurface scelte per il nuovo concept polifunzionale Canapè Shop|Kitchen|Spirits firmato MargStudio

Vero e proprio punto di riferimento sul mercato per la produzione di rivestimenti in soluzione continua per interni ed esterni, HDsurface ha saputo proporre, nel corso degli anni, una gamma di prodotti unica, in termini di performance ed estetica, pensata per rispondere alle più differenti necessità.

Superfici corpose a base acqua, in pasta di cemento e resine oppure polvere di metalli o pietre laviche, che definiscono ogni ambiente attraverso la forza espressiva e l’emozione della materia, in una ricetta pura ed ecocompatibile.

Grazie a performance ineguagliabili come durevolezza, elasticità, facilità di pulizia, resistenza all’usura e ai graffi, le superfici HDsurface trovano impiego ideale sia in ambito residenziale che pubblico.

Tra i più recenti progetti di HDsurface, il nuovo concept polifunzionale Canapè Shop|Kitchen|Spirits, progettato dallo studio di architettura MargStudio, di cui l’azienda ha realizzato il rivestimento dei pavimenti e dei mobili espositori. Inaugurato lo scorso ottobre in zona Moscova a Milano, Canapè si compone di tre spazi bistrot, cocktail bar e piccola boutique in perenne dialogo tra loro attraverso un comune denominatore: celebrare la canapa nelle sue diverse declinazioni.

Spazio unico nel suo genere, Canapè propone un’atmosfera ricercata dal design raffinato ed elegante. In linea con il concept d’interior che privilegia materiali naturali come fibra di vetro, legno e pietre, i pavimenti di bistrot e cocktail bar sono rivestiti con la collezione Alchimie – I Metalli nella finitura Bronzo, una superficie realizzata a partire da metalli in forma di polvere micronizzata.

Attraverso l’uso di uno specifico gel legante il metallo in polvere viene riportato ad uno stato semi-solido per poi essere applicato a qualsiasi supporto mediante spalmatura, riproducendo fedelmente l’effetto metallo in lastra. Un rivestimento dalle texture luminose e sorprendenti che caratterizzano l’ambiente attraverso la tridimensionalità della materia.

Per la zona shop di Canapè, al piano interrato, è stata scelta invece la collezione CementoWabi come rivestimento del bancone-vetrina.

Composto da cemento, marmo di carrara bianco e acqua, questo rivestimento dall’effetto spatolato enfatizza la bellezza dell’imperfezione. Le sue caratteristiche sono infatti le stesse di qualsiasi elemento naturale: i difetti, le irregolarità, i cambiamenti, le evoluzioni nel tempo fanno del Cemento Wabi un elemento vivo, che dialoga con l’uomo e lo spazio.

Una nuova referenza che riconferma la versatilità delle collezioni HDsurface capace di offrire un ampio spettro di possibilità estetiche, pensate per accontentare tutti i gusti e gli stili, e ottime prestazioni garantendo soluzioni ineguagliabili.

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1 Aprile 2020 / / Architettura

Zooco Estudio ha trasformato una ex stalla in una casa per le vacanze a Güemes, una piccola città a est di Santander, in Spagna.

Il progetto, che ha previsto la ristrutturazione e l’ampliamento dell’edificio esistente, riproduce fedelmente il metodo di costruzione locale, semplice e senza pretese, composto da muri in pietra che sostengono un tetto a due falde con struttura in legno e tegole.

La natura di questo intervento architettonico si basa sul rispetto assoluto verso ciò che già esiste: dall’utilizzo di materiali tradizionali alla disposizione spaziale creata all’interno della casa. Ecco perché gli ambienti principali della casa si sviluppano nel grande spazio centrale che include la ex stalla. Cucina, sala da pranzo, camino, soggiorno, ufficio e libreria si sviluppano in sequenza, ognuna con le proprie caratteristiche funzionali. Solo la camera da letto principale, nascosta dietro una libreria, è separata dallo spazio generale. La casa dispone di una seconda camera da letto accessibile attraverso le scale esterne. Per rafforzare l’idea di un piano aperto, una funzione destinata all’archiviazione è integrata nel perimetro dello spazio, mantenendo più libero l’interno ed evidenziando il tradizionale tetto in legno.

Le uniche modifiche parziali all’architettura esistente sono quelle apportate alle facciate. Le aperture esistenti sulle facciate orientate verso est e verso ovest, sono state ampliate con l’idea di portare all’interno la natura e godere delle splendide viste verso le montagne della Cantabria. Le facciate rivolte a nord e a sud erano in pessime condizioni e sono state completamente aperte. Un’altra caratteristica interessante della casa è il suo sistema di privacy costituito da feritoie scorrevoli inserite sulla facciata esposta a sud, che permette agli utenti di comunicare con l’esterno in piena libertà.

L’ampliamento dell’edificio è stato progettato da una prospettiva più razionale, erede di uno stile classico moderno. La sua forma a L e la sua posizione sul sito – quasi a contatto con l’edificio esistente, ma senza toccarlo – hanno facilitato la creazione di uno spazio aperto tra gli edifici dove si trova la piscina. Il nuovo volume comprende alloggi per gli ospiti, una sala riunioni, una sauna e una zona del portico accanto alla piscina.

L’utilizzo di materiali come legno locale, pietre della zona, facciate bianche e piastrelle, determinano l’estetica dell’edificio. La struttura in cemento e metallo offre un contrappunto contemporaneo a questo eccezionale esempio di architettura tradizionale cantabrica.

Architetto: Zooco Estudio

Fotografo: Imagen Subliminal

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31 Marzo 2020 / / Architettura

Gli spazi, le strutture destinate all’accoglienza del nuovo turismo, quello fatto del mordi e fuggi, dei soggiorni brevi, dei millennial affamati di tappe sono pensati per competere con le nuove forme di ospitalità. La concorrenza, più che dagli alberghi arriva dalle piattaforme web; chi non le ha mai usate? Sono pratiche, veloci, economiche, numerose, e ne hanno per tutti i gusti.

Non sempre però ciò che si vede è ciò che si presenta nella realtà. Delusione per vacanze rovinate, cattiva cura degli ambienti, arredi mancanti, scortesia possono condizionare il soggiorno. Non è la regola, ma chiunque ne abbia fatto uso più di una volta può dire di aver sperimentato con mano. Prende piede una nuova frontiera, quella delle strutture alberghiere smart; spazi minimi, accessoristica polifuzionale, stretto indispensabile, luce naturale e colori a tema. Tutto all’interno di una struttura all’insegna della sostenibilità e del green new deal in atto, per poter competere sul profilo economico ma aver capacità e disponibilità di offrire servizi e certezze non paragonabili.
ATIproject se n’è già occupato con un discreto successo, progettando strutture ad hoc per tre città europee molto diverse tra loro, ma unite dalla spinta di fare qualcosa per l’ambiente incontrando le esigenze delle nuove generazioni, come Firenze, Praga e Berlino.

30 Marzo 2020 / / Architettura

Atelierzero in partnership con l’architetto Tommaso Giunchi, ha portato a termine una nuova sfida. Si tratta della riconversione di un vecchio ufficio di Milano trasformato oggi in una residenza vintage di 140 mq con una forte personalità.

Ma andiamo con ordine: l’ufficio si è prestato per conformazione alla realizzazione di un nuovo spazio abitativo aperto, un nuovo open space insomma, dove la luce raggiunge ogni angolo della casa e dove tutto ruota attorno ad una grande scala centrale. Il volume perfettamente geometrico in legno unisce e separa zona giorno e zona notte.

Un altro elemento caratterizzate è la quinta scenica nonché una completa parete attrezzata su misura che attraversa in lunghezza soggiorno e cucina con capienza a supporto di entrambi i locali. Una parete a scomparsa in vetro e metallo, versione industrial, divide all’occorrenza la stessa cucina in caso di necessità.

La scelta stilistica è però arricchita e ben delineata anche dalla scelta degli arredi e dei materiali: lo spazio risulta caldo ed accogliente, anche intimo se vogliamo, grazie alla presenza del legno che oltre a rivestire il volume della scala si ripresenta negli arredi piccoli e grandi; le lastre di ceppo di grè a pavimento riportano in vita i ricordi di una vecchia Milano per non abbandonare mai le radici e per mantenere un legame con il passato della residenza; infine i clienti hanno optato per dettagli cromatici di carattere che vanno ad arricchire anche gli ambienti più piccoli come tocchi di verde e giallo nei bagni e in cucina.

Progetto: Atelierzero e Tommaso Giunchi / Fotografia: Simone Furiosi

Articolo di Silvia Fabris

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28 Marzo 2020 / / Architettura

Carlo Ratti Associati con Italo Rota, in collaborazione con un team internazionale di esperti, ha sviluppato il progetto CURA trasformando dei container in nuove unità di terapia intensiva.

Mentre prosegue la pandemia di COVID-19, un gruppo internazionale di designer, ingegneri, medici ed esperti militari ha unito le proprie forze per lavorare a CURA: un progetto open-source per rendere più efficiente la costruzione di nuove unità di terapia intensiva. Il primo prototipo del sistema CURA (acronimo per “Connected Units for Respiratory Ailments”, ovvero “Unità connesse per le malattie respiratorie”) è in corso di sviluppo a Milano, grazie al sostegno di UniCredit. Il progetto utilizza container riconvertiti per creare stanze di biocontenimento trasportabili in qualsiasi città del mondo, così da rispondere con prontezza alla propagazione della malattia e alla carenza di postazioni nelle terapie intensive degli ospedali.

CURA consiste in una unità compatta di terapia intensiva per pazienti con malattie respiratorie, alloggiata all’interno di un container intermodale a biocontenimento (grazie a un sistema a pressione negativa), della lunghezza di circa 6 metri. Ogni unità funziona in autonomia e può essere spedita ovunque. I container sono connessi da una struttura gonfiabile e possono generare configurazioni modulari multiple (da 4 a oltre 40 posti letto). Alcune unità potrebbero essere posizionate in prossimità di un ospedale (ad esempio in un parcheggio) per aumentare il numero di postazioni di terapia intensiva. Altre unità potrebbero essere utilizzate per creare infrastrutture autonome di dimensioni variabili.

CURA punta a migliorare l’efficienza delle attuali soluzioni per la progettazione di ospedali da campo, adattandole ai bisogni della pandemia da coronavirus. Nelle ultime settimane, di fronte alla crescita del numero di pazienti con gravi sindromi respiratorie, spesso con bisogno di ventilatori polmonari, molti ospedali nei paesi più colpiti dal COVID-19, dalla Cina all’Italia, dalla Spagna agli Stati Uniti, si sono trovati in difficoltà ad accrescere il numero delle postazioni in terapia intensiva. Comunque si evolva la pandemia nei prossimi mesi, si prevede che a livello internazionale sarà necessario un numero aggiuntivo di unità di terapia intensiva.

Il sistema CURA punta a essere rapido da installare come una tenda ospedaliera, ma sicuro per le attività mediche come un reparto di isolamento di un ospedale, grazie a dispositivi di biocontenimento. Il progetto segue le linee guida rilasciate dalle autorità cinesi per la lotta al COVID-19 negli ospedali, al contempo rendendone più veloce l’esecuzione. Ogni container CURA sarà dotato di tutte le strumentazioni mediche necessarie per accogliere due pazienti affetti da coronavirus in terapia intensiva, inclusi ventilatori polmonari e supporti per fluidi endovenosi.

Il progetto CURA è sviluppato senza scopo di lucro e secondo una modalità open-source, e invita ad ulteriori contributi e suggerimenti

Di seguito la lista di coloro che hanno contribuito fino ad oggi, in ordine cronologico:

CRA-Carlo Ratti Associati con Italo Rota (Design e innovazione), Istituto Clinico Humanitas (Ingegneria medica), Policlinico di Milano (Consulenza medica), Jacobs (Alberto Riva – Master Planning, design, costruzione e servizi di supporto logistico), studio FM milano (Identità visiva & graphic design), Squint/opera (Digital media), Alex Neame – Team Rubicon UK (Logistica), Ivan Pavanello per Projema (Ingegneria MEP), Dr. Maurizio Lanfranco – Ospedale Cottolengo (Consulenza medica).

CURA è supportato dal World Economic Forum, attraverso le piattaforme COVID-19 e Cities, Infrastructure and Urban Services.

Maggiori informazioni sul progetto sono disponibili sul sito www.CURApods.org

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26 Marzo 2020 / / Architettura

Nel deserto del Joshua Tree, Cohesion Studio ha recuperato una vecchia struttura metallica per dare vita al rifugio Folly.

Progettata per offrire un’esperienza di viaggio davvero speciale, il rifugio Folly incoraggia gli ospiti a disconnettersi dalla vita urbana per immergersi nella vita off-grid, in mezzo alla natura. Situato nel suggestivo deserto del Joshua Tree, il rifugio sfrutta al meglio la sua posizione. Lo studio di architettura e design Cohesion Studio ha ripristinato una vecchia struttura metallica esistente aggiungendo un secondo edificio. L’esterno in metallo arrugginito ha un aspetto vintage, che si integra perfettamente nel paesaggio naturale. In contrasto con l’aspetto esterno, lo spazio interno si presenta elegante e minimalista, curato in ogni dettaglio.

Questo moderno rifugio off-grid nel deserto della California è pensato per ospitare da 2 a 6 persone. Compatto ma spazioso e luminoso, il rifugio Folly dispone di una zona pranzo, cucina e soggiorno. Al piano inferiore, c’è un divano letto, mentre al piano mezzanino c’è un letto matrimoniale sotto un lucernario.

Il secondo edificio ospita i sistemi che rendono il ritiro completamente autosufficiente, tra questi un sistema di raccolta dell’acqua e pannelli solari. Al piano superiore, gli ospiti possono dormire nel letto matrimoniale di The Portal. Questa accogliente camera da letto è una vera e propria suite pensata per osservare le stelle, che offre una vista ininterrotta del cielo notturno. In alternativa, la stanza può trasformarsi in uno spazio per prendere il sole durante il giorno. Tra i due edifici in metallo, una zona esterna invita gli ospiti a rilassarsi ammirando il paesaggio desertico del Joshua Tree. Il ponte di legno comprende una vasca da bagno e un barbecue.

Fotografie © Folly

 

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26 Marzo 2020 / / Architettura

CH Zero nasce da e per ATIproject, una trasposizione in progetto dello spirito dello studio e del team che lo costituisce. L’intervento è una sperimentazione diretta, dal progetto alla cantierizzazione, di un design bioclimatico e sostenibile, anche attraverso l’adozione di materiali e strategie ecologiche. Centrale è l’utilizzo del legno: la struttura in pannelli XLAM ha permesso tempi di costruzione brevissimi, con una conseguente riduzione sui costi di costruzione. Completamente autosufficiente, l’edificio è dotato di un avanzato sistema domotico per il controllo integrato degli impianti meccanici ed elettrici. CH Zero costituisce la sintesi piena, nella mente e nel corpo, di ATIproject.

Ispirandosi al co-housing di stampo nord europeo, il progetto ha previsto fin da subito la condivisione di determinati spazi destinati ad attività comuni senza tuttavia rinunciare alla privacy una volta all’interno del proprio alloggio. “Zero” connota l’edificio-pilota, a cui dopo il successo e il riscontro della community seguiranno in futuro altri condomini con le medesime caratteristiche. Dopo soli 18 mesi tra nascita dell’idea, progettazione e completamento della costruzione (una tempistica decisamente veloce nel panorama dell’edilizia italiana, la cui fase di costruzione ha avuto una durata di 9 mesi), il sogno prende forma: i quattro piani ospitano abitazioni (12 appartamenti) e ambienti comuni, caratterizzati da una forte impronta green.

Grande importanza è stata data all’orientamento e alla forma dell’edificio: lo studio delle soluzioni formali e di involucro infatti, delle esposizioni e degli affacci permette di massimizzare gli apporti solari invernali e di minimizzare l’irraggiamento diretto in estate limitando il fabbisogno energetico. Sono stati scelti pacchetti d’involucro e infissi ad alta efficienza e inserite tecnologie domotiche. Il fabbisogno dell’edificio è coperto da un impianto fotovoltaico e da collettori solari termici.
Non hanno tardato anche i riconoscimenti: l’edificio è risultato vincitore del concorso di progettazione Viessmann (azienda leader degli impianti di riscaldamento) 2014 tra gli oltre 200 progetti inviati.

L’edificio sorge su un lotto di forma trapezoidale con accesso alla viabilità pubblica su uno dei lati corti e si sviluppa su 5 livelli complessivi, ospitando cantine e posti auto a piano terra, quattro appartamenti per piano nei tre livelli centrali, ambienti comuni, una terrazza panoramica e locali tecnici in copertura.

Il progetto pone particolare attenzione agli aspetti di sostenibilità ambientale della costruzione e del suo esercizio, fattori che da sempre rappresentano il principale focus progettuale di ATIproject. Il tema della sostenibilità è declinato in vari modi all’interno del progetto, dal disegno degli ombreggiamenti alla scelta dei materiali, alla scelta delle dotazioni impiantistiche. Date le ridotte dimensioni del lotto che hanno vincolato la disposizione planimetrica del fabbricato, l’attenzione è stata rivolta alla disposizione degli ambienti interni degli appartamenti in modo da massimizzare l’illuminazione naturale negli ambienti. Tramite l’utilizzo di specifici software di simulazione sono stati analizzati gli ombreggiamenti dell’edificio al fine di verificare la necessità e la tipologia di eventuali elementi schermanti e il posizionamento degli impianti solari.

Un approccio progettuale integrato abbinato a scelte costruttive e impiantistiche innovative applicato tramite un’indagine a tutto campo dei costi e dei benefici che ha consentito di costruire un edificio con elevati standard di vivibilità e risparmio energetico contenendo i costi di costruzione a livelli accessibili a tutti.

Possiamo quindi racchiudere questo intervento, in una sola parola: sostenibilità.

PROGETTO: CoHousing Zero
LUOGO: Pisa, Italia
TIPOLOGIA: Residenze
ANNO: 2014 – 2016
STATO: Completato
DIMENSIONI: 1.200 mq
DISCIPLINE: AR – ST – MEP
MEDIA: https://youtu.be/qBCxT_O4gaw

24 Marzo 2020 / / Architettura

Un appartamento di soli 32 metri quadrati in cui gli arredi Thonet trovano l’ideale contesto di armonia e luce.

Piccolo e bello: in soli 32 mq lo studio di architettura Bazi ha realizzato un appartamento completamente arredato nel centro di Mosca. Ogni metro quadrato è stato sapientemente progettato e sfruttato: la luce naturale illumina un ambiente arredato con raffinatezza e discrezione.

Nel confortevole angolo lettura si trova una generosa mensola per i libri e un esemplare della poltroncina club S 35 disegnata da Marcel Breuer posizionata in modo tale da ammirare lo splendido panorama della città.

Nel celebre modello S 35 il designer era riuscito a condensare in un’unica linea continua in tubolare d’acciaio tutte le funzioni di una poltrona cantilever. In questo modo l’effetto flessibile del modello cantilever risultava, e risulta tutt’oggi, raddoppiato dal momento che i braccioli, flettendosi indipendentemente dalla seduta, controbilanciano l’oscillazione della struttura della seduta e dello schienale proiettati all’indietro. Per il rivestimento gli architetti russi hanno scelto un cuoio nero pieno fiore.

Nel piccolo appartamento trovano impiego anche i due tavolini da appoggio della serie B 97: nel soggiorno quello con telaio verniciato nero e ripiano in legno naturale, nella camera da letto quello nella versione classica utilizzato come comodino.

Il team di architetti ha poi optato per la lampada da tavolo Kuula di Uli Budde nella versione nera: la sua eleganza formale la rende perfetta come lampada da lettura abbinata al tavolino B 97 della camera da letto.

www.it.thonet.de

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23 Marzo 2020 / / Architettura



Il tema prevalente di questa casa costruita su un terreno molto ripido nei pressi di San Paolo, Brasile dall'architetto Fernanda Marques è la trasparenza;
aprire la casa al suo spazio circostante per catturare meglio la luce e creare viste spettacolari per gli occupanti da diversi punti di vista mantenendo un livello ideale di privacy per ogni ambiente.

Quasi interamente racchiusa da pannelli vetrati, la casa sembra essere immersa nel paesaggio circostante.





Brazilian transparencies

The prevailing theme of this house built on a very steep terrain near São Paulo, Brazil by the architect Fernanda Marques is the transparency;
opening the house to its surrounding space to better capture the light and create spectacular views for the occupants from different points of view maintaining an ideal level of privacy for each environment.

Almost entirely enclosed by glass panels, the house seems to be immersed in the surrounding landscape.









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