17 Aprile 2020 / / Architettura

Realtà complesse, flussi continui di informazioni, sensoristica e sistemi di videosorveglianza, costituiscono strumenti di raccolta di dati che mai erano stati a disposizione della progettazione.

I Big Data sono una realtà allo studio di molti settori e ambiti, dalla finanza al marketing, dalla salute alla progettazione. Gli edifici, sempre più interconnessi, sono come un paziente costantemente monitorato.
Gli ambienti si differenziano per tipologia, destinazione, caratteristiche specifiche di comfort, il tutto monitorabile e monitorato tramite sistemi di BMS, sonde ambiente, sensori di luminosità, presenza e volumetrici. Dati vengono anche dalla realtà esterna; ad esempio i satelliti metereologici, o le stazioni meteo di un aeroporto, le stazioni pluviometriche etc. descrivono aree geografiche in modo dettagliato e puntuale. Questi dati sono alla base dei modelli previsionali che su base statistica vengono impiegati per pianificare trasporti, opere e impatti ambientali.

I Big Data sono Database sconfinati la cui chiave di lettura permette di prevedere e progettare secondo esigenze specifiche, personali, su misura.
Vengono già impiegati in ambiti specialistici della progettazione edilizia, che può sfruttare strumenti di gestione dati accurati attraverso l’implementazione dei modelli con algoritmi dedicati. Il software visual scripting, di cui Dynamo ne è un esempio recente, è potenzialmente implementabile dal progettista, che diventa figura di confine tra la il programmatore e l’ingegnere edile; è un computational designer che usa uno strumento con articolazione chiara e metodica. I dati sono organizzati in alberi, gestiti secondo strutture gerarchiche definite rami o “branches”, e diventano punto di partenza per la gestione del modello secondo scopi precisi.

Un esempio può essere rappresentato dai file epw, “Energy Plus Weatherfile”, che sfruttano database dell’aeronautica militare e delle stazioni metereologiche aeroportuali, per fornire dati di input alle simulazioni energetico\illuminotecniche.
Le serie di dati riguardano ogni ora del giorno, di ogni giorno dell’anno; costituiscono non più un’approssimazione, ma una fotografia della realtà dinamica e mutevole del contesto.
Riprodotto il contesto, lo strumento è impiegabile in mille modi, sta al progettista la scelta.

Il BIM è direttamente relazionabile a questo approccio progettuale; le sue infinite potenzialità si adattano a questa tipologia di processo e incamerano secondo istruzioni precise la parte ritenuta rilevante dal professionista specializzato. Il canvas diventa zona di interscambio di dati, il progetto è affinato ma anche realtà esistenti possono e sono gestite secondo approcci del tutto analoghi. Il limite non sta nell’aver iniziato dal primo stadio ad impiegare questo metodo, quanto piuttosto nella costanza e volontà di farlo.

L’impiego dei Big Data incide a monte, ma anche a valle della realizzazione; serve a orientare persone in un strutture pubbliche affollate, a regolare portate d’aria in ambienti lavorativi, a regolare umidità e temperatura, a valutare le abitudini per rendere l’ambiente più adeguato all’uomo. Allo stesso tempo ha potenzialità enormi in ambito di sostenibilità, perché lo spreco è eliminato, escluso dal processo ottimizzato.

A sfide crescenti è possibile rispondere solo con l’innovazione continua, in questo ATIProject rappresenta un punto fermo e mutevole nel corso degli anni; fermo nella propria affermazione come realtà di progettisti all’avanguardia nell’uso di queste procedure, mutevole perché realtà dinamica e adattata alle sfide sempre più importanti che si presentano di fronte. Nord Europa, paesi emergenti, ma anche Italia sono i banchi di prova a cui lo studio prima pisano, ora internazionale, è stato chiamato a rispondere. E a ben vedere, il metodo sembra proprio pagare.

17 Aprile 2020 / / Architettura

Un vecchio garage londinese è stato recuperato e trasformato in una villetta urbana. La sfida di questa ristrutturazione audace è stata quella di portare la luce in tutti gli spazi. E le soluzioni sono geniali.

villetta urbana

Un vecchio garage in un quartiere residenziale di Londra, è stato trasformato in una elegante e luminosa villetta urbana. Merito dell’architetto Stuart Hatcher che ha saputo vedere le potenzialità di questo spazio lungo e stretto, incassato tra due costruzioni. Vediamo le soluzioni adottate.

Il problema della luce

Il problema principale era senz’altro quello della luce, che poteva essere catturata solo dall’alto, oppure…Ecco l’idea geniale dell’architetto: creare una corte interna con pareti completamente vetrate, capace di convogliare la luce nel punto in teoria più buio. Questo escamotage, assieme alla costruzione di lucernai posizionati lungo tutta la costruzione, e alle pareti dipinte di bianco, ha reso questa casa, chiusa su se stessa come una conchiglia, un luogo luminoso e accogliente.

villetta urbana

Per quanto riguarda la distribuzione degli spazi, il progettista ha creato tre livelli, sfasati e incastrati tra loro, più un livello sul tetto, nel quale ha ricavato un terrazzino. Il piano terra  comprende uno spazio unico con l’ingresso e la cucina con spazio dining, illuminato sia dalla luce zenitale che dalla luce proveniente dalla facciata, opportunamente dotata di finestre dal vetro opacizzato, visto che affacciano direttamente sulla strada.

villetta urbana
villetta urbana

Da questo piano si scende di qualche scalino per raggiungere il seminterrato, che il progettista ha ricavato scavando nel terreno sottostante il garage. Qui si trova la zona notte, con le due stanze affacciate sul patio interno, attrezzato come una piccola area verde e sul quale si affacciano anche le camere da letto. 

villetta urbana

Entrambe le camere sono dotate di bagno personale, uno dei quali riceve la luce naturale da una apertura sul soffitto, chiusa con vetro antisfondamento, aperta nel pavimento della cucina.

Le finiture e la scenografia

Tornando al piano terra, si può salire al primo piano percorrendo la scala in acciaio verniciato di nero e scalini in legno chiaro. Indubbiamente qla scala è l’elemento scenografico che definisce lo spazio e aggiunge una forte connotazione estetica.

villetta urbana

Essa collega il piano terra al primo piano, dove si intravvede il soggiorno dietro ad un parapetto in vetro, e prosegue con uno slancio aereo attraversando lo spazio per giungere al terrazzino a tasca ricavato nel tetto, che si estende sopra lo spazio, ribassato, della cucina.

villetta urbana

Dal soggiorno, che si affaccia sul patio interno, si accede ad un piccolo studio, anch’esso illuminato dalla luce proveniente dal patio.

Le finiture contemplano pavimenti in cemento o in rovere, pareti completamente bianche, e acciaio verniciato di nero per gli infissi. Gli arredi, ridotti al minimo indispensabili, introducono note di colore con il verde, l’ocra e il blu pavone delle sedute in velluto.

Progetto di Stuart Hatcher, costruzione di Williams Hall Developments, interior design di mad atelier, foto di The Modern House.


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16 Aprile 2020 / / Architettura

A Milano lo studio Lascia la Scia trasforma una piccola casa poco valorizzata ma con soffitti alti in un moderno e confortevole monolocale da affittare.

Nell’intervento di ristrutturazione che lo studio Lascia la Scia ha condotto in un appartamento di 38 mq, la dimensione ridotta della superficie abitabile è diventata occasione per sperimentare soluzioni informali. Grazie ai soffitti alti il progetto è sviluppato in altezza lasciando libero lo spazio centrale.

Per sfruttare al meglio lo spazio è stato progettato un soppalco in legno realizzato artigianalmente,  che crea ambienti diversi. Un unico elemento attrezzato con molte sfaccettature: zona notte, zona living/ospiti, un piccolo angolo studio, librerie, armadi, contenitori e mensole a scomparsa.

L’angolo studio ricavato sotto la struttura di supporto del soppalco può essere facilmente mimetizzato nei momenti di non utilizzo. La scala che conduce alla zona notte nasconde comodi contenitori salvaspazio per mantenere tutto in ordine.  “Ci siamo divertite a pensare che ogni elemento potesse avere una doppia anima”, raccontano gli architetti.

Nella zona antistante il soppalco si trovano la cucina e il tavolo da pranzo. Gli arredi, quasi tutti su disegno hanno permesso di sfruttare ogni centimetro per garantire la massima funzionalità.

Per dare carattere e aumentare la luminosità di questo mini loft di 38 mq si è giocato con colori tenui e neutri, contrasti delicati e materiali caldi come il legno, perfetti per creare una base ideale da personalizzare.

Foto: Riccardo Lanfranchi

 

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16 Aprile 2020 / / Architettura

La nuova National Concert Hall “Tautos Namai” è pensata come un organismo vivo e in continuo movimento. Un concetto totalizzante reso attraverso un sistema di lamelle che si piega nello spazio, la cui forma è ottimizzata per il controllo solare all’interno degli ambienti.

Una soluzione che organizza flussi e accessi di uno spazio circolare e dai continui cambi di quota.

Fulcro del movimento è la sala principale, caratterizzata da una serie di superfici curve che restituiscono agli ascoltatori un’acustica naturale. Un esempio di progettazione integrata che vuole sintetizzare valori simbolici e qualità tecnologiche.

https://atiproject.com/

PROGETTO: National Concert Hall
LUOGO: Vilnius, Lithuania
TIPOLOGIA: Cultura
ANNO: 2019
STATO: Progetto completato
DIMENSIONI: 17.000mq
DISCIPLINE: AR

15 Aprile 2020 / / Architettura

Residence Joshua Tree

Nel Parco Nazionale del Joshua Tree, in California, si sviluppa una lussuosa casa realizzata riciclando 14 container, il cui design ricorda un grande fiore bianco sbocciato nel deserto.

Da tempo, ormai,  trasformare i container in soluzioni abitative, uffici e locali commerciali è diventata una vera tendenza, che si sta sempre più affermando in tutto il mondo. Molti architetti hanno sviluppato progetti abitativi molto interessanti e particolari, che permettono di vivere in un container senza rinunciare a tutti i comfort che offre una casa tradizionale.

Tra questi troviamo l’architetto britannico James Whitaker, di Whitaker Studio, che ha progettato una scenografica casa utilizzando proprio dei container. Il risultato è assolutamente strepitoso.

Residence Joshua Tree

Residence Joshua Tree di Whitaker Studio

La casa si compone di ben 14 container, disposti da diverse angolazioni, per una superficie complessiva che supera i 200 mq. La particolare disposizione studiata dall’architetto ricorda un grande fiore bianco sbocciato nel deserto.

Situata su un terreno di 90 acri, di proprietà di un produttore cinematografico di Los Angeles, la casa è la riconfigurazione di un precedente progetto di Whitaker Studio realizzato per un edificio destinato ad accogliere uffici in Germania, che non è mai stato realizzato.

Residence Joshua Tree

Residence Joshua Tree

Residence Joshua Tree

Internamente la casa ospita una cucina, un soggiorno, una zona pranzo e tre camere da letto, ognuna con abbondante luce naturale proveniente dalle ampie vetrate e arredata con pezzi del designer – architetto Ron Arad. Sul retro, due container si estendono seguendo la topografia naturale, creando uno spazio esterno schermato dotato di un ponte di legno e una vasca idromassaggio.

Residence Joshua Tree

Residence Joshua Tree

Residence Joshua Tree

Le superfici esterne e interne, interamente dipinte di un bianco brillante, riflettono la luce del caldo sole del deserto. In prossimità della casa si trova un garage rivestito con pannelli solari, che rende sostenibile e completamente autosufficiente l’abitazione.

Residence Joshua Tree

 

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15 Aprile 2020 / / Architettura

L’obiettivo del progetto è la trasformazione di un tassello significativo della città, qui inteso come luogo di relazioni fra dimensione didattica e contesto. La proposta è in armonia con il territorio, riprendendone materiali e colori nelle attente scelte tecnologiche e architettoniche.

La pelle esterna svela il layout funzionale, lasciando emergere gli spazi distributivi come veri e propri ambiti espositivi.

La corte costituisce il fulcro della strategia bioclimatica: la posizione baricentrica all’interno dell’organismo edilizio permette il contemporaneo controllo del microclima interno, nonché la regolazione e la diffusione della luce naturale in tutti gli ambienti.

Le pareti mobili di separazione fra le aule riflettono uno dei criteri chiave dell’intervento, la flessibilità della distribuzione planimetrica e funzionale.

https://atiproject.com/

PROGETTO: Liceo Artistico “A. Vittoria”
LUOGO: Trento, Italia
TIPOLOGIA: Educazione
ANNO: 2017
STATO: Progetto Preliminare
DIMENSIONI: 9.600 mq
DISCIPLINE: AR

10 Aprile 2020 / / Architettura

Ogni anno in Italia si pubblicano una media di oltre 100’000 gare d’appalto fra Lavori, Forniture e Servizi per un complessivo giro d’affari di quasi 140 miliardi di euro: è in questa sterminata galassia in continua evoluzione normativa (basti pensare all’ultimo D.L. “Sblocca Cantieri” che ha apportato importanti modifiche al Codice degli Appalti) e piena di opportunità (ma anche di competitors) che molte Imprese nel settore dell’edilizia e dei lavori civili costruiscono il proprio core business.

La redazione di un’offerta tecnica vincente sotto il punto di vista OEPV (“Offerta Economicamente Più Vantaggiosa”, parametro numerico finale determinante per le Amministrazioni aggiudicatrici) nasce da un trade-off fra qualità e costi grazie allo svolgimento di un’attività tecnica molto vicina alla progettazione ma con alcune e decisive particolarità come la capacità d’interpretazione delle richieste del Bando, l’accurata scelta di soluzione tecniche performanti nonché l’abilità nella presentazione e comunicazione grafico-descrittiva degli elaborati di Gara.

Vista la trasversalità delle capacità e delle figure professionali necessarie al fine della realizzazione di un prodotto tecnico veramente competitivo, da molti addetti ai lavori quest’attività è considerata quasi “un mestiere a parte” ed ATIProject la svolge da diverso tempo riscontrando importanti risultati: con oltre 200 appalti vinti e più del 40% di Success Rating, in questi anni lo Studio ha portato quasi 1,5 miliardi di euro di lavori nelle casse dei propri Clienti, molti dei quali hanno trovato sollievo da difficoltà economiche proprio grazie a queste vittorie rendendo così ATI ancor più orgogliosa dell’attività svolta.

La chiave di questi successi risiede nella grande multidisciplinarietà che caratterizza la composizione dei nostri Team di lavoro i quali hanno come milestones i concetti di ricerca, di innovazione e dal costante desiderio di miglioramento, con quest’ultimo che viene incoraggiato dallo stesso Studio tramite la formazione continua e l’organizzazione di corsi interni di approfondimento tecnico ed aggiornamento.

Progettazione architettonica, strutturale, impiantistica (meccanici, elettrici e speciali), illuminazione, sicurezza antincendio, organizzazione e gestione del cantiere, acustica, efficientamento energetico, certificazioni Leed e Breeam, sostenibilità ambientale, rispetto dei CAM, progetti gestionali e di manutenzione, rendering e communication design il tutto immerso in ambiente BIM al fine di avere il controllo della gestione e della qualità di tutti i processi: questa la “ricetta” che ATIProject mette sul tavolo per confezionare sempre un’offerta tecnica di massima qualità e per lanciare, in questa maniera, i propri Clienti alla conquista dell’universo delle gare d’appalto.

https://atiproject.com/

8 Aprile 2020 / / Architettura

L’idea di scuola sviluppata all’interno del progetto reinterpreta gli spazi didattici. La disposizione dei diversi corpi di fabbrica caratterizza gli spazi esterni definendone la destinazione. Tale strategia permette un dialogo forte con la città e la comunità locale, rileggendo il ruolo della scuola come vero e proprio centro civico. Efficienza energetica e sostenibilità ambientale sono temi centrali del concept, strutturato secondo i criteri di certificazione LEED PLATINUM.

Il concept è stato creato dall’unione di tre elementi, l’asse principale di relazione con il tessuto urbano, il verde e l’orientamento, per un’integrazione morfo-tipologica, sociale e formale-compositiva. In linea con la filosofia dello studio ATIproject, il progetto è stato sviluppato e gestito con un approccio integrato BIM coordinando i vari elementi e verificando in ogni momento tempistiche e costi.

La scuola, che ospita 24 classi, è stata progettata come Civic Center soprattutto in merito all’apertura extrascolastica, in quanto dotata di biblioteca, auditorium, palestra, sala polivalente e agorà. Le aree esterne comprendono anche spazi di aggregazione quali un teatro e un cinema, ambienti a verde, orti didattici, un percorso vita e una serra biodinamica. Il polo scolastico si compone di 7 blocchi organizzati su tre livelli e attestati su uno spazio centrale coperto di aggregazione, l’Agorà, che rappresenta la prosecuzione degli assi urbani, veri e propri “corridoi verdi” che attraversano l’edificio in più punti. I vari blocchi sono stati a loro volta progettati sfruttando al meglio la luce, la ventilazione naturale e creando i coni visivi verso i punti di interesse circostanti.

La scuola si sviluppa su un impianto a T dove il braccio orientato secondo l’asse nord/sud connette tutti gli spazi didattici. È stato mantenuto l’ingresso esistente, ai lati dell’entrata sono collocati in posizione centrale i corridoi di distribuzione delle aule. Al piano terra e al piano primo sono collocate le aule normali, al piano seminterrato quelle specialistiche. Gli altri blocchi, sviluppati su un unico livello, sono destinati al polo culturale e ospitano: palestra, auditorium, biblioteca e un laboratorio multimediale, spazi fruibili in orario extrascolastico dalla comunità. La palestra è stata progettata secondo gli standard CONI e Federazioni Nazionali con campo da gioco di tipo A2 e uso di materiali atti a garantire ottimo comfort acustico e visivo.

Il progetto mira a due obiettivi: ottenere il massimo comfort e ridurre i consumi energetici, sfruttando energia rinnovabile ed è stato pensato per garantire i principi di eco-sostenibilità e per raggiungere gli standard di edificio ad energia quasi zero.

PROGETTO: Polo Scolastico Dino Compagni
LUOGO: Firenze, Italia
TIPOLOGIA: Educazione
ANNO: 2017 – 2019
STATO: Completato
DIMENSIONI: 6.700 mq
DISCIPLINE: AR – ST – MEP
MEDIA: https://youtu.be/Awfxc9s-_hY
CREDITS: Andrea Zanchi Photography

7 Aprile 2020 / / Architettura


Il progetto, chiamato Whidbey Island Farm, è una casa vacanze arroccata su una collina che domina i pascoli e uno stagno di pesca, nello Stretto di Puget a nord di Seattle.
Progettata dallo studio MW Works come abitazione "intenzionalmente modesta" è il buen retiro di una coppia anziana, la casa doveva essere flessibile, durevole e in grado di ospitare fino a 20 occupanti.

L'abitazione si mimetizza in un bosco di abeti di Douglas, i tre volumi rettilinei sono organizzati intorno a un cortile centrale attraversato da sentieri fra di arbusti e felci autoctone  delimitato da un muretto di basalto locale.
"Il cortile diventa il collegamento visivo e fisico tra i diversi volumi, fornendo accesso e connessione, ma offrendo separazione e privacy".

Una tavolozza naturale di legno di cedro rosso stagionato, cemento, pietra estratta localmente e acciaio nero crea un ambiente caldo e familiare mentre le pareti completamente vetrate creano una connessione visiva tra l'interno e lo scenario bucolico
L'interno dell'abitazione ha colori tenui e finiture calde, pareti in gesso color crema, soffitti e pannelli in legno e un camino in pietra. Alcune porte e pezzi di arte murale sono realizzati con lastre di cedro scolpite decenni fa da uno dei clienti.
Nel complesso, la casa è progettata per essere longeva e con bassa manutenzione, l'involucro vetrato raggiunge gli standard della casa passiva.



The buen retiro among the firs of North America

The project, called Whidbey Island Farm, is a vacation home perched on a hill overlooking pastures and a fishing pond, in the Strait of Puget north of Seattle
Designed by the MW Works studio as an "intentionally modest" home, it is the buen retiro of an elderly couple, the house had to be flexible, durable and able to accommodate up to 20 occupants.

The house is camouflaged in a Douglas fir forest, the three straight volumes are organized around a central courtyard crossed by paths among native shrubs and ferns bordered by a local basalt wall.
"The courtyard becomes the visual and physical connection between the different volumes, providing access and connection, but offering separation and privacy".

A natural palette of seasoned red cedar wood, concrete, locally extracted stone and black steel creates a warm and familiar environment while the fully glazed walls create a visual connection between the interior and the bucolic scenery
The interior of the house has soft colors and warm finishes, cream plaster walls, ceilings and wooden panels and a stone fireplace. Some doors and pieces of mural art are made with cedar slabs carved decades ago by one of the customers.
Overall, the house is designed to be long-lived and with low maintenance, the glazed envelope reaches the passive house standards.








VIA
4 Aprile 2020 / / Architettura

Lo studio milanese Piuarch progetta per Fondazione Human Technopole il nuovo campus per la ricerca scientifica di Milano, un centro di ricerca innovativo e sostenibile, i cui spazi sono pensati innanzitutto in funzione del benessere dell’uomo. 

Dieci piani di altezza, oltre 16.500 metri quadri esclusivamente dedicati a laboratori per la ricerca scientifica e 3.000 metri quadri di terrazze e coperture verdi: sono alcune delle caratteristiche del progetto del nuovo edificio di Human Technopole, l’istituto italiano di ricerca per le scienze della vita, situato a Milano nel cuore di MIND Milano Innovation District -.

La costruzione, tanto avanzata nelle sue caratteristiche quanto accogliente per chi vi lavorerà, sarà la sede principale dei suoi laboratori scientifici e sarà al centro del Campus Human Technopole, cioè l’intera area del centro di ricerca, area in cui il nuovo edificio rappresenterà il nucleo centrale. Per la costruzione dell’opera è previsto un investimento sino a 94,5 milioni di euro.

Il Campus Human Technopole, che comprende anche i fabbricati oggi già presenti, cioè Palazzo Italia, edificio iconico di Expo Milano 2015, il Padiglione Nord e il Padiglione Sud, avrà una superficie di oltre 11.000 mq. Il progetto definisce come verranno sviluppate le zone di connessione, le pertinenze del nuovo building e i collegamenti con le aree esterne.

Al suo interno sorgerà l’edificio, che si prevede di realizzare in massimo 1.100 giorni consecutivi pari a circa tre anni. Avrà una superficie complessiva di 35.000 metri quadrati e sarà alto nel suo punto più elevato 61 metri. Vi troveranno posto laboratori di biochimica e biologia molecolare, strumentazioni scientifiche d’avanguardia tra cui microscopi ottici, spazio per un ampliamento della facility di microscopia crio-elettronica e fino a 800 postazioni di lavoro per ricercatori. In aggiunta saranno disponibili ampi spazi comuni, sale riunioni e aule per eventi e corsi di formazione.

Il progetto di Piuarch

Un parterre attrezzato, una piazza coperta e un giardino pensile: il progetto di Piuarch si organizza attorno a questi tre spazi, che formano una sequenza ininterrotta dal piano terra fino alla sommità dell’edificio. Al livello del suolo, il parterre mette in relazione lo Human Technopole Headquarters con le altre architetture del Campus Human Technopole, tra cui Palazzo Italia. Una topografia artificiale di piani inclinati suggerisce una distinzione tra gli spazi dei flussi e quelli di sosta, gli anfiteatri. Da questo spazio all’aperto, che prosegue in parte anche sotto l’edificio, si accede senza soluzione di continuità all’atrio completamente vetrato, e da qui alla piazza coperta.

Quest’ultima è il vero e proprio cuore dello Human Technopole Headquarters, sul piano funzionale, relazionale e simbolico. Da un lato, questo gigantesco vuoto a tutt’altezza, inondato di luce naturale, è attraversato da un sistema di rampe e passerelle che connettono tutti i livelli dell’edificio. Al tempo stesso, la piazza coperta, su cui affacciano tutti gli uffici e i laboratori, è uno spazio cruciale d’interazione e di scambio di idee: la gradinata centrale e diverse aree d’incontro ne fanno un luogo ideale per il dialogo tra i ricercatori. Più in generale, questo spazio panottico ed interconnesso è la trascrizione architettonica dei valori di un’istituzione come Human Technopole, che promuove la ricerca scientifica come attività massimamente etica e “trasparente”.

Il giardino pensile è il naturale complemento della piazza coperta: qui, il “campus verticale” introverso si apre al suo intorno e alla città. Sulle falde asimmetriche si alternano pendii verdi e piantumati, gradinate ed ampie piattaforme in legno, che moltiplicano la disponibilità di spazi polifunzionali, liberamente appropriabili dagli utilizzatori dell’edificio. Dalle terrazze, la vista spazia verso sud-est fino al centro di Milano; al contempo, il caratteristico profilo spezzato del suo coronamento rende lo Human Technopole Headquarters una presenza fortemente riconoscibile, una nuova icona architettonica per il futuro MIND.

Attorno alla spina dorsale composta da questi tre spazi pubblici e collettivi, gli uffici e i laboratori dello Human Technopole Headquarters si organizzano in due blocchi compatti e distinti, entrambi paralleli alla piazza coperta. Al loro interno, la distribuzione è impostata su criteri di massima ottimizzazione e flessibilità: molte partizioni, ad esempio, sono mobili, per permettere un rapido adattamento alle esigenze in evoluzione del centro di ricerca.

Lo Human Technopole Headquarters, infine, è concepito come un ecosistema altamente sostenibile. Le superfici verdi al livello del suolo e in quota permettono la gestione corretta delle acque piovane. Gli impianti fotovoltaici installati sulle pensiline al piano terra, in facciata e in copertura contribuiscono significativamente al fabbisogno energetico dell’edificio. I frangisole orientati che scandiscono i prospetti calibrano l’apporto della luce solare nei diversi periodi dell’anno.

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