5 Maggio 2020 / / Nell'Essenziale

Oggi parliamo di Stile Country Americano, delle sue origini, di colori, tessuti, fantasie e decorazioni.

Le origini dello stile country americano

Le radici dell’arredamento country americano si possono rintracciare nello stile coloniale. Questo stile si è definito nel corso del 1700 quando i coloni portarono in America le influenze degli stili europei.

Lo stile della country house americana ,caratterizzato da un approccio rilassato e dalla mescolanza di vecchio e nuovo, si sviluppò però nella sua forma più completa dopo il 1885.
Non a caso il periodo d’oro di questo stile si colloca tra la fine dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento. Dopo la Guerra Civile americana infatti le città iniziarono ad espandersi e la ricca élite del Paese cominciò a identificare nella casa di campagna un luogo dove poter “sfuggire” al trambusto della metropoli e respirare aria buona. Queste case  diventarono un simbolo tangibile di ricchezza.

Col procedere dei decenni, poi, lo stile country americano è diventato decisamente di moda, e negli anni Settanta del secolo scorso poteva capitare di trovarlo nelle case rurali del Midwest così come nei grattacieli di Uptown a Manhattan.

cucina country verde scavolini collezione belvedere
Cucina country verde Scavolini collezione belvedere.

Colori, tessuti e fantasie

Nell’arredamento in stile country americano abbonda il bianco caldo abbinato – soprattutto nelle rifiniture – ai colori primari tradizionali, oppure al verde, al grigio, al ruggine. Per approfondire l’argomento leggi il post sul colore country.

I tessuti hanno una predilezione per l’ “handmade”, con asciugamani e copriletto in spugna, tappeti e trapunte fatti a mano, dettagli ricamati a mano.

L’altro aspetto fondamentale per quanto riguarda i tessuti è la naturalezza: vengono utilizzati cotone, lino, lana nei tendaggi, ma anche percalle con fiori tenui e trame naturali, elementi essenziali per il design delle stanze.

Le texture fanno la differenza, in particolare con l’abbondante utilizzo di tappeti spessi e di plaid corposi: i pattern tipici sono i quadri o le strisce, in tonalità come blu, verde lime e ocra, oppure nel classico black&white.

L’arredamento e i materiali utilizzati

Gli interni della casa in stile country americano rimandano alle case coloniche costruite secoli fa, dove il design era semplice, efficiente e pratico.

Diversamente dal delicato stile europeo, questo décor si caratterizza per un mobilio dall’aspetto rustico realizzato con materie prime locali. Il legno è il materiale prevalente. Lo troviamo sia sui pavimenti che sul soffitto,  dove elementi strutturali come le travi svolgono un ruolo importante nel definire l’atmosfera dello spazio. Non mancano le pietre grezze.

Spazi interni e spazi esterni vivono una sorta di sincretismo e la transizione dall’uno all’altro è resa armoniosa attraverso l’uso di grandi finestre e ampi ingressi. Non a caso il patio e il portico sono elementi tipici della classica country house americana.

Gli spazi sono invitanti, accoglienti e rilassati. I mobili tipici includono poltrone in vimini o sedie a dondolo in legno con cuscini in cotone a colori vivaci, ma anche (nelle aree più formali della casa) poltrone e divani imbottiti con schienale alto.

Un oggetto tipico del décor country americano è la sedia Windsor. Questa sedia è la versione country di una tipica sedia da scrivania inglese, che divenne di uso comune sia in Inghilterra che nelle colonie americane nei primi decenni del 1700. Gli esemplari originali di questa sedia erano dipinti di verde, ma in seguito sono state spesso verniciate anche in altri colori.

Salvo rare eccezioni, tuttavia, piuttosto che i raffinati mobili d’ispirazione europea nelle case di campagna americane l’arredamento è utilitaristico, pratico e resistente, con mobili decorati, dipinti e verniciati in modi semplici ed essenziali.

Decorazioni in stile country americano

Per fare di una casa una vera e propria dimora country americana non possono mancare elementi decorativi:

  • Giocattoli scolpiti a mano.
  • Oggetti in legno intagliato.
  • Brocche e latte in alluminio.
  • Collezioni di pentole in rame.
  • Cestini in vimini.
  • Mazzi di fiori rigorosamente collocati in secchi rustici.
  • Trapunte patchwork sia da tenere sul letto o al lato del divano, sia da appendere alle pareti.

Infine, contribuiranno ancor più a creare la giusta atmosfera dei cartelli vintage e un richiamo identitario come la bandiera americana dipinta o appesa alle pareti.

 

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5 Maggio 2020 / / Architettura

Villa Slow

Lo studio Laura Álvarez Architecture recupera un vecchio fienile in pietra trasformandolo in una casa vacanze tra le campagne della Cantabria spagnola.

Villa Slow è il nome del progetto realizzato dallo studio Laura Álvarez Architecture. Un rifugio per le vacanze situato nel Parco Naturale di Valles Pasiegos, a nord della Spagna, che nasce dalle rovine in pietra di una costruzione tradizionale della zona chiamata “cabaña pasiega” (cabina contadina) ma con un design contemporaneo. La sua posizione strategica sulla cima di una piccola collina, esposta a sud, offre una vista mozzafiato verso la valle e la montagna.

Villa Slow

Villa Slow

Esternamente Villa Slow è caratterizzata da muri in pietra, tetto in ardesia e ampie porte in legno scorrevoli, dettagli che rimandano al suo passato. All’interno, invece, è tutta un’altra storia. Entrando, infatti, si presenta come una casa di campagna minimalista con pareti bianche, arredi contemporanei e ampie vetrate dal quale ammirare il paesaggio naturale che la circonda.

Villa Slow Villa Slow Villa Slow

Villa Slow è stata progettata nel pieno rispetto per l’ambiente, e non solo dal punto di vista estetico. È una casa di campagna a basso consumo energetico grazie a una pompa di calore che fornisce tutta l’energia termica necessaria alla casa che, insieme all’isolamento termico delle finestre, garantisce il massimo comfort tutto l’anno.

Villa Slow Villa Slow

Laura Alvarez Architecture

Fotografo Eugeni Pons

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5 Maggio 2020 / / Dettagli Home Decor

Gerani appesi sul balcone

Un colorato trio di gerani appesi! Una decorazione originale che porta la primavera anche sui balconi in città. Semplice da realizzare, servono solo pochi strumenti e un po’ di manualità.

Le fioriere appese sono sempre di grande impatto e realizzarle è davvero semplice. Ecco gli strumenti necessari: vasi di terracotta con piattini, colla, corda, due pali di legno rotondi con pezzi di collegamento. I pezzi di collegamento devono avere due fori alle estremità, con un diametro leggermente più grande di quello dei pali. Importante: la lunghezza dei pezzi di collegamento e la distanza tra i fori dipenderà dalle dimensioni dei vasi di terracotta.

occorrente per fioriera fai da te

Ecco come fare: per prima cosa, far scorrere i pezzi di collegamento su entrambe le estremità dei due pali di legno, in modo da creare una struttura stabile.

tutorial fioriera fai da te in legno

Successivamente, legare quattro corde di lunghezza uguale alle estremità dei pali di legno, legandole insieme in modo che la struttura rimanga dritta.

tutorial fioriera appesa fai da te in legno

Successivamente, fissare i piattini ai fondi dei vasi usando la colla a caldo.

tutorial fioriera appesa fai da te

Disporre i vasi e i piattini di terracotta nella cornice creata, cercando di mantenerli alla stessa distanza.

Appendere la struttura, inserire i gerani nei vasi e il gioco è fatto! Consiglio: a seconda della lunghezza delle corde, scegliere gerani verticali o ricadenti.

immagini: Pelargonium for Europe

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5 Maggio 2020 / / Easy Relooking

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Questo è un progetto che è stato apprezzato molto sul mio profilo Instagram, quindi eccomi qui a raccontarlo! Quando mi si mette davanti alla sfida di arredare uno spazio piccolo e con un budget basso, non mi tiro indietro. Purché il cliente sia consapevole che dovrà ricorrere a un po’ di fai da te per ottenere un lavoro ben fatto e come verrà progettato. E se non è già consapevole, sarà mia cura spiegarglielo. Aggiungo però che progetto di questo tipo sono spesso le sfide più complesse!
@EasyRelooking
Proprio come per questo progetto, le cui premesse e richieste erano:
  • arredo soggiorno e ingresso con un budget ridotto
  • il pavimento non poteva essere toccato
  • approvato il fai da te
  • creare una piccola zona scrivania in soggiorno

Zona scrivania in soggiorno

Mai come di questi tempi, causa Codiv 19, sappiamo quanto sia utile e importante avere una zona scrivania in casa, dove potersi sistemare col pc portatile evitando di occupare il tavolo da pranzo. Lo scopo è arredare con un budget basso, ma non bisogna perdere di vista l’eleganza. L’idea di posizionare una vera e propria scrivania in soggiorno non mi entusiasmava e volevo che la zona scrivania fosse il più possibile integrata con il mobile TV. In questo modo si sarebbe arredata la parete in maniera completa e con gli elementi ben integrati tra loro. Sulla parete opposta della zona scrivania e mobile TV, ho posizionato il divano e il tavolo, delineando la zona con una striscia di colore. Per contenere i costi gli arredi sono stati scelti tra Ikea, Maison du Monde e Kave Home. In particolare:
  • da Ikea: la composizione TV è fatta con i moduli Besta, insieme al mobile IVAR che va a comporre la zona scrivania. Il mobile IVAR sarà opportunamente verniciato dal cliente e modificato con gambe e pomelli acquistabili su PrettyPegs. Il divano è il Vallentuna
  • da Maison du Monde: le sedie del tavolo sono le Clyde in tessuto poliestere blu scuro, abbinate allo sgabello effetto pelle della stessa collezione
  • da Kave Home: tavolo e tappeto Bahiti, quest’ultimo in fibre naturali e con un ottimo prezzo

L’ingresso

La casa presentava un ingresso lungo e stretto (130cm di larghezza). Lo spazio contenitivo serve sempre, soprattutto nelle case piccole. Per questo motivo, lo spazio dell’ingresso non poteva essere sprecato. Ho proposto di utilizzare una composizione di moduli IVAR di Ikea, a profondità ridotta, che saranno verniciati da cliente col codice colore selezionato.

@EasyRelooking

La boiserie di colore a parete, alla stessa altezza di quella inserita dietro tavolo e divano, crea un tono su tono con i moduli IVAR sospesi. Sia il piano in legno dei moduli IVAR ingresso, che il piano della scrivania in soggiorno, saranno presi da Leroy Merlin e non dovranno essere più spessi di 2cm.
Anche se si ha un budget basso per l’arredo, conviene sempre affidarsi a un professionista che saprà tirare fuori il meglio dall’ambiente che deve progettare!

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4 Maggio 2020 / / Blogger Ospiti

Oggi parliamo di “come arredare piccoli balconi”, il balcone è uno degli spazi della casa più spesso trascurato, con i dovuti accorgimenti il balcone può diventare uno dei punti forti di una casa. Quante volte capita di vedere balconi potenzialmente […]

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4 Maggio 2020 / / Baliz Room

In occasione della festa della mamma di quest’anno, ho pensato di fare una selezione di di regali perfetti per mamme architetto di diversi tipi.

Ho pensato ad una mamma romantica a cui piace decorare la casa, alla mamma viaggiatrice che è sempre super equipaggiata e alla mamma sportiva che non rinuncia al design nemmeno quando si allena!

PER LA MAMMA ARCHITETTO ROMANTICA ROMANTICA.jpg

Per una mamma architetto romantica ho pensato ad una selezione che comprendesse le diverse anime di una donna, con l’eleganza attraverso le finiture in ottone, la raffinatezza con la texture del marmo e la delicatezza tipica dei fiori.

L’ho immaginata mentre sposta di continuo i vasi e le decorazioni in casa, perché le piace cambiare anche le piccole cose, apparecchiare la tavola con dei sottobicchieri in agata  e una tovaglia candida e impastare la pasta fresca con un mattarello artigianale.

( Qui i link a tutti i prodotti selezionati 1. Blossom table lamp 2. Vasi Anthropologie 3. Portacandela Ply 4. Sottobicchieri in agata  5. Profumatore ambiente Floral bouquet 6. Mattarello in marmo di Carrara Marmolove )

PER LA MAMMA ARCHITETTO CHE VIAGGIA VIAGGIO.jpg

Per una mamma architetto in viaggio ho immaginato uno starting pack per le sue trasferte, di piacere o di lavoro. Così nella selezione ho inserito una macchina fotografica per ricordi istantanei, che possono occupare le pagine di un bullet journal di viaggio o di storytelling di cantiere.

L’ho immaginata mentre si mette le sue cuffie wireless per ascoltare la soundtrack dei suoi viaggi e sfoglia un libro su cui scovare gli hotel di design nella prossima meta sul calendario. Non può mancare un bagaglio resistente e uno spazzolino elettrico, rigorosamente di design!

Anche se ci vorrà un po’ prima di poter viaggiare di nuovo, meglio portarsi avanti per i viaggi futuri, no?

(  Qui i link a tutti i prodotti selezionati 1.  Fotocamera Kodak Printomatic 2. Sleep mask Out of Office 3. Spazzolino elettrico Quip  4. Libro Where architects sleep by Phaidon 5.  Valigia Carry On 6. aHead cuffie wireless  )

PER LA MAMMA ARCHITETTO SPORTIVA GYM.jpg

Per la mamma architetto sportiva ho pensato a oggetti quotidiani che vediamo in ogni palestra, ma con materiali preziosi, come il marmo o la pelle (quelle ecologica eh!) . Così ho scelto per lei una kettle bell unica, modellata nel marmo di Carrara, manubri con maniglie in ottone,  una borraccia con una custodia in pelle.

Me la sono immaginata mentre corre sul tapis roulant o dopo un allenamento, mentre  usa un foam roller marmorizzato per dare sollievo ai muscoli nel post-allenamento o mentre mette a posto tutto il suo equipment da yoga su un porta oggetti di design.

( Shop the wishlist :  1. Super yoga grid Higashi Fushimi 2. Manubri Hercule Charlotte Juillard 3. Borraccia Equa Amara 4. Kettle bell in marmo theRKMlab  5. Run personal Technogym 6. Double roll foam Lululemon )

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Che tipo di mamma architetto è la tua? Oppure sei tu stessa una mamma architetto che sta leggendo questo articolo? Scrivimi nei commenti qual è la tua selezione preferita o se hai altre idee, ti aspetto! : )  

4 Maggio 2020 / / Design Ur Life

L’unione tra il Design made in Italy e Artigianato Italiano sono le colonne portanti di questa azienda nel nord Italia che vi racconto in questo post.

Pipedesign nasce nel 2017 dalla passione per disegnare gli oggetti di Martina e Stefano. Hanno realizzato il sogno di fondare un progetto in cui far confluire la voglia di liberare la loro creatività. L’incontro tra il design made in Italy e l’artigianato locale per loro è fondamentale.

Design made in Italy

Il fil rouge è il tondino di ferro da cui il nome della loro azienda: Pipedesign. E’ un materiale affascinante per la sua versatilità e duttilità. Leggero, si presta a molteplici giochi di forme ma allo stesso tempo sempre di ferro si tratta e questo significa struttura e solidità.

pipedesignQubo made in Italy

Loro disegnano ogni prodotto che poi vengono realizzate dagli artigiani locali. Infatti, il loro rapporto stretto con i propri fornitori e il confronto diretto con le loro esperienze li permette di sperimentare. Una grande attenzione per le fasi produttive, la forma, il materiale, il colore e la funzione e ogni aspetto che salvaguardi l’unicità dei loro prodotti che di certo è un valore aggiunto. Il valore che li contraddistingue è la personalizzazione. Per questo danno la possibilità di acquistare i prodotti richiedendo colori diversi da quelli da catalogo oppure essenze di legno diverse.

I prodotti di Pipedesign

Oggetti belli esteticamente ma anche funzionali e multifunzionali. Come ad esempio “sfruttami” in cucina ha vari usi come si può evincere dal nome stesso.

Design made in Italy

La serie di lampade “Lei”, “Laltra” e “Lui”  tre prodotti in un corpo. Un design minimal, essenziale e di grande carattere.

Design made in Italy
Lei è una lampada da terra con 24 raggi di ferro
Design made in Italy
Lampada sospesa “laltra
Design made in Italy
Lampada sospesa Lui

“lanterna” è un porta candela ma anche un originale vaso di fiori e così per ogni prodotto.

lanterna_S_lanterna_M

Tra tutti i prodotti, la sedia a dondolo “Martina” in particolare mi ha colpito tantissimo. Il fascino di una sedia a dondolo che non ha età ed è il modo migliore per rilassarsi all’interno di casa e leggere una rivista o un buon libro.

Sedia a dondolo Martina


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PHOTO CREDIT PIPEDESIGN

 

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4 Maggio 2020 / / Architettura

CPH-01 isola in legno

Marshall Blecher & Studio Fokstrot immaginano delle isole galleggianti nel centro di Copenaghen introducendo una nuova idea di parchi pubblici della città.

Marshall Blecher e Studio Fokstrot hanno introdotto la ” natura selvaggia e capricciosa ” nella capitale danese creando una serie di isole galleggianti nel porto della città. Aggiungendo un nuovo archetipo allo spazio urbano, il progetto può essere utilizzato da diportisti, pescatori, kayakisti, osservatori delle stelle e nuotatori.

Copenaghen Island

Le “isole di Copenaghen” è un’iniziativa no profit avviata dall’architetto australiano Marshall Blecher e dallo studio di design danese Fokstrot. Nel 2018, il primo prototipo dell’isola, inserito nel porto, è diventato fin da subito molto popolare. CPH-Ø1 è una piattaforma di legno fatta a mano di 20 mq con un tiglio al centro. È una metafora semplice e iconica per un’isola disabitata, che rappresenta la saggezza e una vitalità legata alla terra. Mettendolo sull’acqua, crea immediato stupore per le persone che passano. Questo è il primo assaggio dei nuovi spazi pubblici in arrivo a Copenaghen. Parchi pubblici mobili, fluttuanti e gratuiti per le persone che vogliono esplorarli e conquistarli. Ad oggi CPH-Ø1 ha ospitato mostre fotografiche, una serie di conferenze e molti picnic sul mare.  Nel corso del 2020 saranno inserite altre tre isole, con lo scopo di aggiungerne delle altre in futuro.

Il parco delle isole crea uno spazio verde galleggiante originale e giocoso, con piante, alberi e prati nella parte superiore e punti di ancoraggio nella parte inferiore. Si tratta di spazi green che forniscono un habitat per uccelli e insetti, alghe, pesci e molluschi.  Il progetto, che aggiunge un nuovo scopo al porto in rapida evoluzione, è in costante cambiamento e sarà realizzato a mano sfruttando le tradizionali tecniche di costruzione delle imbarcazioni in legno nei cantieri navali.

Durante l’estate le isole possono essere distribuite nelle zone del porto meno utilizzate, fungendo da punto di soste per i tanti che utilizzano i kayak, per i marinai e chiunque desideri trascorrere del tempo all’aperto. Durante l’inverno, invece, le isole possono essere riunite come un supercontinente, creando uno spazio verde più facilmente accessibile dal porto.

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4 Maggio 2020 / / Architettura


Oggi siamo entrati nella famigerata Fase 2, tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo, ciascuno secondo le sue possibilità; noi come architetti possiamo fare ben poco per aiutare direttamente; ma possiamo pensare al futuro degli spazi urbani e domestici.

Analizzare come in passato l'architettura ha rimodellato la società come risposta alle pandemie è estremamente interessante.
Senza andare troppo indietro nel passato, fra il XIX e il XX secolo le pandemie di colera, tubercolosi ed influenza hanno fatto decine di milioni di vittime, la scoperta nel 1882 del batterio della Tubercolosi diede impulso al movimento del Sanatorio in Europa e negli Stati Uniti.

Progettati per ospitare, trattare ed isolare i pazienti, i sanatori prevedevano l'igiene rigorosa e l'esposizione alla luce solare e all'aria come cura, prima di utilizzare i farmaci; questi ambienti, bianchi, asettici hanno profondamente influenzato la nuova architettura moderna.
Come dichiarava Le Corbusier: "Una casa è abitabile solo quando è piena di luce e aria".
Nel 1925, immaginava una città spartana in cui ogni casa è imbiancata e “non ci sono più angoli sporchi e bui" Ville Savoye, ultramoderna per l'epoca, incarna questa estetica: verniciata di bianco, senza angoli dove si possa annidare lo sporco, staccata da terra.


Terrazze, balconi e tetti piani

Queste necessità si sono tradotte nei principi basilari del Modernismo: la purezza della forma, geometrie rigorose, materiali moderni e il rifiuto dell'ornamento.
Terrazze, balconi e tetti piani sono elementi comuni nell'architettura modernista, anche nei climi meno adatti, come nel Sanatorio di Alvar Aalto in Finlandia, con balconi prendisole su ogni piano e una terrazza sul tetto;
Richard Neutra nelle sue opere portava la luce solare e la ventilazione naturale in ogni spazio abitabile, nei suo progetti vediamo vetrate telescopiche, attualissime.

Arredi facili da pulire

Anche i mobili modernisti riflettevano queste preoccupazioni: i designer abolirono il legno intagliato e la tappezzeria, ricettacolo di polvere, nemica dell'igiene da eliminare a tutti i costi, utilizzando invece materiali lavabili in forme aerodinamiche.
Dal legno curvato di Aalto, agli iconici arredi in tubi d'acciaio di Marcel Breuer e Mies van der Rohe, leggeri, facilmente spostabili, per pulirci sotto.

E oggi?

Anche la  pandemia COVID-19 sta generando nuove teorie del design.
Molti architetti stanno rispondendo con l'utilizzo della tecnologia già a disposizione, tecnologie touchless, come ascensori ad attivazione vocale, interruttori della luce con sensore di presenza,  accesso alle camere d'albergo controllato da smartphone o l'utilizzo scudi in plexiglass o materiali antibatterici come le leghe di rame.

Fuga dalla città? Davvero?

Alcuni architetti prevedono una "fuga dalla città" per andare a rifugiarsi in campagna o nei piccoli borghi, non appare molto credibile, nella mia esperienza l'edilizia dei paesi periferici alle grandi città o è
edilizia vernacolare, frutto del lavoro del muratore "dalle mani d'oro" o è l'edilizia fatta di lottizzazioni speculative, microalloggi con l'angolo cottura, l'angolo giardino, l'angolo-angolo...
fra le due non saprei scegliere quale garantisce la peggiore qualità della vita

Forse sarebbe invece più credibile fare il contrario:
portare la campagna in città, ristrutturare le terrazze condominiali come tetti giardino, migliorare la vibilità dei balconi, aumentare le alberature, implementare tecnologie per i ricambi d'aria, favorire la mobilità dolce, destinare spazi condominiali allo smart working e allo smart learning per limitare gli spostamenti di massa, un'insieme di attività che potrebbero essere svolte dai privati su impulso del pubblico realizzabili nel medio breve termine.


Architecture's response to pandemics

Today we entered the notorious Phase 2, we are all called to make our contribution, each according to his possibilities; we as architects can do little to help directly; but we can think about the future of urban and domestic spaces.

Analyzing how architecture has reshaped society in the past as a response to pandemics is extremely interesting, without going too far into the past, between the nineteenth and twentieth centuries, cholera, tuberculosis and flu pandemics caused tens of millions of victims, the discovered in 1882 of the tuberculosis bacterium gave impetus to the movement of the Sanatorium in Europe and the United States.

Designed to host, treat and isolate patients, sanatoriums provided for strict hygiene and exposure to sunlight and air as a cure before using medications; these white, aseptic environments profoundly influenced the new modern architecture.
As Le Corbusier stated: "A house is habitable only when it is full of light and air".
In 1925, he imagined a Spartan city in which every house is whitewashed and "there are no more dirty and dark corners" Ville Savoye, ultramodern for the time, embodies this aesthetic: painted white, with no corners where dirt can nest, detached from the ground.

Terraces, balconies and flat roofs

These needs have translated into the basic principles of Modernism: the purity of the form, rigorous geometries, modern materials and the refusal of the ornament.
Terraces, balconies and flat roofs are common elements in modernist architecture, even in less suitable climates, such as in the Alvar Aalto Sanatorium in Finland, with sun terraces on each floor and a roof terrace;
Richard Neutra in his works brought sunlight and natural ventilation to every living space, in his projects we see very modern telescopic windows.

Easy to clean furnishings

Modernist furniture also reflected these concerns: the designers abolished carved wood and upholstery, a receptacle of dust, an enemy of hygiene to be eliminated at all costs, using instead washable materials in aerodynamic forms.
From the curved wood of Aalto, to the iconic steel tube furnishings by Marcel Breuer and Mies van der Rohe, light, easily movable, to clean underneath.

And today?

The COVID-19 pandemic is also generating new design theories.
Many architects are responding with the use of the technology already available, touchless technologies, such as voice activated lifts, light switches with presence sensor, access to hotel rooms controlled by smartphone or the use of plexiglass shields or antibacterial materials like copper alloys.

Escape from the city? Really?

Some architects foresee an "escape from the city" to go to take refuge in the countryside or in small villages, it doesn't seem very credible, in my experience the construction of the peripheral countries to the big cities or is
vernacular building, the result of the work of the "golden hands" bricklayer or is the building made of speculative subdivisions, micro-housing with the kitchenette, the garden corner, the corner-corner ...
between the two I wouldn't know which one guarantees the worst quality of life

Perhaps it would be more credible to do the opposite:
bring the countryside into the city, renovate the condominium terraces such as garden roofs, improve the visibility of the balconies, increase the trees, implement technologies for air changes, promote gentle mobility, allocate condominium spaces for smart working and smart learning to limit mass movements, a set of activities that could be carried out by private individuals on the impulse of the public which can be achieved in the medium to short term.
4 Maggio 2020 / / Architettura

terrazza appartamento

In questo periodo in cui siamo stati costretti a rivalutare il terrazzo, ma anche piacevolmente, per poter stare all’aperto, il progetto di Studio MODO Architettura fa al caso nostro.

Si tratta della A+V Family House che lo studio di progettazione toscano ha da poco concluso studiando la completa ristrutturazione di un edificio degli anni ‘30-’40 in centro Livorno.

soggiorno appartamento ristrutturato

Il punto focale di questo lavoro era quello di conservare e valorizzare alcuni delle particolarità ed elementi di alto pregio che già la residenza originaria possedeva rispondendo alle nuove esigenze della famiglia. In particolare alcuni pavimenti, i soffitti alti e un fantastico terrazzo sulla copertura che risultava faticosamente accessibile sono ora i dettagli retrò modernizzati che sono rimasti e caratterizzano la casa, perfezionati dove necessario.

cucina con vista zona pranzo

Il progetto di  Studio MODO Architettura

Studio MODO Architettura ha puntato sulla scala, completamente riprogettata, per riorganizzare gli spazi della casa. Così ha permesso di collegare i tre livelli della residenza sbarcando tramite un lunotto vetrato sulla terrazza ulteriormente allestita con una pergotenda bioclimatica. Lo spazio aperto quindi non mancava ed è stato potenziato al meglio ed ora il terrazzo è vivibile per più tempo con tutti i confort necessari.

All’ingresso dell’abitazione è stata ricavata una nuova saletta e una parete – armadio attrezzata completamente disegnata a misura mentre raggiungendo il piano primo poi si entra nel vero cuore della casa dove si sviluppa l’intera zona abitativa.

Fanno da protagonisti gli arredi, firmati da importanti aziende del mondo del design e illuminati da lampade mirate e architettoniche celate nel controsoffitto.

Alcuni brand? Caccaro per gli armadi, Mogg per la libreria, Saba invece il divano, Vibia e Flos le lampade e l’elenco non finisce qui.

camera da letto stile nordico

Gli spazi che una volta erano fittamente distinti ora lasciano vivere una casa aperta a flussi di movimento liberi e ambenti armoniosi e comunicanti come un ampio soggiorno, la cucina con isola e la zona pranzo. Anche i dettagli scelti hanno dei tocchi retrò come lo stile chiede giocando sui contrasti di forme vintage e colori chiari e scuri.

La zona notte a cui si accede da un corridoio diventa uno spazio raccolto e davvero intimo con camere e bagni ben suddivisi.

Articolo di Silvia Fabris

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