24 Luglio 2020 / / Dettagli Home Decor

acqua piscina trasparente
foto di Caroline Minor Christensen – Unsplash

Il sogno di ogni proprietario di piscina è godere di un’acqua incontaminata e trasparente. Per questo è importante che tutto il processo di trattamento dell’acqua si svolga senza intoppi. Scopriamo insieme 4 metodi per una corretta disinfezione della piscina.

Luogo ormai associato all’idea di salute e benessere, la piscina per assolvere a pieno a questo compito deve essere riempita e alimentata da un’acqua microbiologicamente pura e sicura.

Occorre, quindi, intervenire tempestivamente sui microrganismi e sulle altre sostanze che potrebbero nuocere alla salute dei bagnanti attraverso un opportuno trattamento di disinfezione. Rispetto ad una piscina ad acqua salata, gli impianti tradizionali necessitano di una maggiore manutenzione e l’acqua deve essere costantemente monitorata e trattata facendo attenzione che l’agente disinfettante impiegato risulti efficace e in grado di garantire un sempre elevato standard di igiene.

A tale scopo, la scelta può ricadere su agenti di natura diversa, a seconda delle specifiche esigenze, tutti accomunati dallo stesso obiettivo: la neutralizzazione di virus e batteri nocivi per la salute degli utenti per garantire un’acqua incontaminata nella quale rilassarsi, tuffarsi e divertirsi, da soli o in compagnia.

Il cloro

L’efficacia del cloro in termini di azione disinfettante è ciò che lo ha reso, fin dal principio, il prodotto più utilizzato per il trattamento dell’acqua di piscina. Il cloro, infatti, evita la proliferazione dei batteri e dei microrganismi, eliminando così anche la possi­bilità di intorbidamento dell’acqua. Il cloro deve essere dosa­to attentamente in relazione al numero di bagnanti abituali e alle caratteristiche dell’acqua, come temperatura e pH. Per la disinfezione dell’acqua di piscina, in particolare, il cloro si presenta sotto forma di due differen­ti soluzioni: ipoclorito di calcio (solido, venduto in pastiglie) e ipoclorito di sodio (liquido).

L’ossigeno

La disinfezione di una piscina con ossigeno, che può essere immesso sot­to forma di pastiglie, liquido o granulare, è un trattamento dell’acqua che si rivela delicato nei confronti di pelli sensibi­li, occhi e mucose.  Trattata con l’ossigeno, l’acqua risulta dolce e priva del caratteristico “odore di piscina”, nonché libera da sotto-prodotti pericolo­si. La disinfezione a ossigeno, però, è piuttosto costosa e ri­chiede appositi test per mantenere controllati e monitorati i valori dei due prodotti; inoltre, nelle vasche di dimensioni più ampie o utilizzate intensamente, è consigliato introdur­re anche un piccolo dosaggio di cloro.

L’ozono

L’ozono, che per via della composizione delle sue molecole formate da 3 atomi di ossigeno, è conosciuto anche come “ossigeno attivo”, è un’altra alternativa per il trattamento dell’acqua di una piscina. Nonostante abbia un forte potere os­sidante usufruibile in tutta sicurezza, come tutti gli altri di­sinfettanti, può risultare tossico in elevate concentrazioni, in particolar modo nel caso di ozonizzazione dell’aria. È ef­ficace contro batteri, cisti, funghi, muffe, spore e virus, inol­tre migliora la degerminazione e lo smaltimento delle acque di lavaggio degli impianti di filtrazione. Inoltre, l’ozono ha un apporto ridotto di sali minerali nell’acqua ap­portando un ulteriore benefit per la balneazione degli utenti. L’ozono tende a decomporsi rapidamente, andando a forma­re nuovamente ossigeno: questo implica non solo che la sua presenza nell’acqua è limitata nel tempo, ma anche che oc­corre produrlo direttamente in loco, in quanto il suo traspor­to è impossibile. Come disinfettante secondario può essere impiegato il cloro, di qualsiasi tipo, l’ossigeno, l’acqua ossige­nata o il bromo.

Il bromo

Il bromo, infine, è un altro dei prodotti che possono essere impiegati per la disinfezione dell’acqua di piscina. Facile da maneggiare poiché venduto in pastiglie, non produce esalazioni gassose e garantisce una buona disinfezione anche a pH alti, si scioglie lentamen­te e viene solitamente usato tramite dosatori a lambimento per disinfettare e ossidare sia l’acqua delle piscine, sia quella del­le spa: la sua azione, infatti, è efficace anche ad alte tempe­rature. Rispetto al cloro, il bromo risulta essere un disinfet­tante più potente e meno volatile, ma è anche un prodotto organico non stabilizzato che, pur costando circa 5 volte più del cloro, possiede un’azione ossidante minore che non ri­esce ad arginare del tutto la crescita di sostanze organiche nell’acqua: è consigliabile, quindi, alternare la disinfezione con il bromo a periodi di impiego del cloro, limitando così la formazione di microrganismi dannosi.

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24 Luglio 2020 / / Blog Arredamento

Il nuovo Decreto Rilancio voluto dal Governo Conte, ha apportato alcune importanti modifiche all’Ecobonus e Sismabonus per l’anno 2020. Il meccanismo opera adesso in maniera assai diversa rispetto al passato. Le detrazioni ai fini fiscali che si possono ottenere sono maggiorate ed è altresì prevista la facoltà di cedere il credito direttamente alla ditta che esegue i lavori di ristrutturazione.
Con le indicazioni di www.notiziarioimmobiliare.it di seguito è presentata una guida completa su tutto quello che bisogna sapere per rendere gli immobili più efficienti e sicuri.

Detrazioni in vigore per l’anno 2020

Per usufruire dei benefici fiscali previsti dal Decreto Rilancio in materia di miglioramento dell’efficienza energetica e adeguamento sismico degli immobili, i contribuenti dovranno rispettare precisi limiti temporali. Le detrazioni partono dal 1° luglio e durano fino al 31 dicembre 2021. Le iniziative volte a promuovere lo sviluppo edilizio sono diverse, per cui è importante fare chiarezza per comprendere quale agevolazione possa fare al proprio caso e cosa è concretamente cambiato.
Per quanto riguarda l’Ecobonus, ovvero l’insieme degli incentivi volti ad accrescere l’efficienza energetica degli edifici, la precedente normativa fissava la detrazione IRPEF al 65%, che il contribuente poteva a sua volta recuperare in 10 rate annuali di pari importo. Secondo le vecchie disposizioni, i contribuenti potevano validamente accedere all’Ecobonus solo se gli interventi eseguiti riguardavano la sostituzione della vecchia caldaia con una efficiente oppure la coibentazione dell’immobile. Era, inoltre, prevista una detrazione del 50% per tutta una serie di lavori di ristrutturazione e ammodernamento.
In seguito alle modifiche legislative intercorse a maggio 2020, l’Ecobonus cambia portata e assicura ai contribuenti una detrazione maggiorata del 110%. Tuttavia, lo sconto IRPEF potrà validamente operare solo nel rispetto di alcune condizioni. I lavori ammessi, in particolare, sono la realizzazione del cappotto termico e la sostituzione della vecchia caldaia con un modello a condensazione oppure a pompa di calore.
I lavori di riqualificazione energetica che danno diritto alla detrazione maxi riguardano anche la posa in opera di pannelli solari o fotovoltaici, il rifacimento delle facciate esterne e la sostituzione dei serramenti con modelli che vantano determinati requisiti di trasmittanza termica.
Le modifiche legislative non hanno interessato solo l’Ecobonus ma si sono estese anche al Sismabonus, ovvero all’agevolazione fiscale che opera per le costruzioni antisismiche. Il beneficio, più nello specifico, spetta quando vengono posti in essere dei lavori edili volti ad assicurare un edificio ricadente nelle aree 2 e 4 per renderlo antisismico.
Precedentemente al Decreto Rilancio, i contribuenti potevano contare sulla detrazione del 70%, a patto che i lavori fossero finalizzati ad alzare la classe sismica della costruzione di 1 punto. L’aliquota passava al 75% quando il miglioramento della classe era pari a 2 punti. Invece, nel caso in cui la ristrutturazione ricadeva sulle parti comuni degli edifici, si applicava la detrazione dell’85%, a condizione che il miglioramento sismico fosse di 2 classi.
Allo stato attuale, quindi dopo gli interventi normativi di maggio, il Sismabonus ha subito profonde modifiche, perché la detrazione fiscale è stata alzata come per l’Ecobonus, ed è pari al 110%.
Coloro che intendono aderire all’iniziativa, dovranno scegliere se trasferire o meno il credito fiscale direttamente all’impresa che esegue i lavori. Si precisa, tuttavia, che il credito è anche cedibile ai soggetti privati, agli istituti bancari, alle pubbliche amministrazioni oppure agli intermediari finanziari.

Quale iter seguire per partecipare all’Ecobonus e Sismabonus 2020?

Ottenere il bonus significa godere della detrazione fiscale in rate di uguale importo. L’Ecobonus e il Sismabonus consentono anche lo sconto immediato in fattura e la conseguente cessione del credito.
La vecchia normativa in materia di Ecobonus e Sismabonus sanciva che le opere volte al miglioramento energetico e alla sicurezza sismica comportavano la possibilità di cedere la detrazione ai fornitori o, in alternativa, ai soggetti privati. In questo modo, il contribuente otteneva uno sconto in fattura, ma limitatamente ai lavori di primo livello e ricadenti sulle parti comuni dei condomini. Il tutto entro il tetto massima di 200.000€.
Esisteva anche l’opzione di cedere il credito agli istituti di bancari, ma solo in presenza di detrazioni fiscali maggiori rispetto alle imposte dovute. Grazie al nuovo Decreto, invece, questa limitazione è venuta meno. Tutti i contribuenti, a prescindere dall’entità delle detrazioni e imposte, hanno la possibilità di optare per la cessione.
Lo sconto in fattura opera adesso in maniera più semplice e rapida: l’ammontare dello sconto sarà pari al costo delle opere eseguite e ammesse. L’impresa esecutrice, nei fatti, anticipa il costo dei lavori di ristrutturazione, ricevendo come corrispettivo un credito di imposta del 110%. Questo credito, a sua volta, si può trasferire alla banca e ad altri enti finanziari.
Naturalmente, i pagamenti delle opere non si possono saldare in contanti ma con il bonifico, affinché si possa documentare la tracciabilità. Il bonifico, nel gergo definito “parlante”, dovrà dunque ben specificare la causale, i dati del committente e quelli del beneficiario.
Quando le opere poste in essere riguardano l’efficienza energetica, bisogna anche inoltrare tutta la documentazione tecnica, per attestare la corrispondenza delle modifiche alla legge in vigore. I tecnici abilitati si occuperanno di controllare che i documenti rispettino i criteri stabiliti e che le opere siano state ultimate ad una tariffa congrua. In questa fase, L’Agenzia delle Entrate effettuerà tutte le verifiche del caso.

Tirando le somme

Ecobonus e Sismabonus si rivelano, dunque, interessanti strumenti per migliorare la propria abitazione dal punto di vista energetico, oltre che per elevare la classe delle costruzioni antisismiche. Gli interessati avranno l’occasione – fino al 31 dicembre 2020 – di ottenere lo sconto del 110% direttamente in fattura. Ciò vuol dire che non bisogna anticipare o pagare alcuna somma, visto che l’impresa appaltatrice sosterrà il costo degli interventi ammessi alla detrazione.
Il meccanismo alla base dell’Ecobonus e Sismabonus potrebbe rivelarsi poco conveniente per le piccole e medie imprese, che potrebbero non accettare le richieste dei committenti per non subire le conseguenze della lunga ripresa economica. La cessione e lo sconto in fattura, infatti, potrebbero compromettere la necessità di liquidità immediata, adesso molto più sentita, visto il periodo di lockdown a causa dell’emergenza sanitaria. Il recupero della detrazione per il contribuente, in ogni caso, può sempre avvenire in 10 quote annuali di pari importo in sede di dichiarazione dei redditi.
Una precisazione a parte merita il bonus facciate, la cui detrazione è stata stabilita non più nella misura del 90% ma del 110%. Anche in questo caso, l’opera dovrà migliorare l’efficienza energetica o sismica dell’immobile, purché situato in aree di intensa urbanizzazione e che affaccia su spazi pubblici.
Scopo ultimo del legislatore è quello di consentire alle imprese che eseguono i lavori di cedere in maniera rapida – oltre che ad un prezzo sostenibile – il credito d’imposta. Questo permetterà di avere sempre la liquidità necessaria per far fronte ai costi d’esercizio.

24 Luglio 2020 / / Blog Arredamento

I tappeti rappresentano un elemento d’arredo molto bello e utile per gli appartamenti. I colori e la morbidezza caratterizzano gli angoli della casa, dando personalità alle varie stanze. Prendersene cura, però, non è sempre facile. Ai tappeti basta una macchia per rovinarsi irrimediabilmente, ma al tempo stesso devono essere regolarmente puliti per avere sempre il massimo dell’igiene negli ambienti domestici.

Pulizia dei tappeti: cosa non fare mai

Le macchie sono un nemico acerrimo di tessuti e tappeti. Nel caso in cui ci si trovi di fronte ad una macchia, occorre agire tempestivamente per rimuoverla. Mai strofinare perché si rischia di far entrare ancora più in profondità la sostanza macchiante, oltre a poter scolorire il tessuto, finendo col rovinare per sempre il tappeto.
Tamponare con acqua sarà utile per non far assorbire del tutto la macchia, utilizzando qualche goccia di detergente delicato in caso di macchie particolarmente resistenti. I tappeti non devono essere mai sbattuti con troppa forza, né vanno mai messi in lavatrice per il lavaggio.
Leggere le istruzioni di pulizia e lavaggio è importante per conoscere i prodotti specifici da usare, mentre qualsiasi agente chimico che si desideri provare per la pulizia, andrebbe sempre testato in un angolo nascosto del tappeto, per verificare che non sia aggressivo e non rovini il tessuto.
Aspirapolvere

Rimedi naturali per pulire i tappeti da macchie accidentali

Il sale è un rimedio decisamente efficace soprattutto se si ha a che fare con macchie di vino rosso. Per pulire il tappeto basterà spargere il sale sulla macchia, lasciando agire finché il sale non sarà diventato rosso. A questo punto, si tampona con un panno imbevuto d’acqua e sale e si ripete la procedura finché non sarà sparita completamente la macchia. Per le macchie già secche, si può usare del vino bianco diluito con acqua per rimuoverle.
Il bicarbonato di sodio è un prodotto versatile, utile per tantissimi impieghi e ottimo alleato contro macchie e sporco. Sui tappeti si usa cospargendo la macchia da trattare, per poi versare dell’acqua tiepida ma senza esagerare. Quindi si tampona delicatamente con un panno fino alla completa rimozione di macchie e sporco.
Il limone è un altro alleato della pulizia a costo zero e facile da reperire. Svolge anche un’azione disinfettante e ne bastano poche gocce per ottenere un fantastico effetto smacchiante. Trattandosi di un elemento acido, è consigliabile usarlo soltanto su superfici non colorate, meglio ancora se bianche.
La schiuma da barba è un metodo insolito ma efficace che sostituisce le mousse per pulire. Per essere efficace, non deve contenere additivi chimici aggressivi. Si può usare per trattare una macchia particolare, spargendo la schiuma nell’area interessata. Si lascia agire una ventina di minuti e poi si rimuove il residuo con una spugna e si tampona la zona con un panno.

Regolare pulizia dei tappeti in casa

Pulire regolarmente i tappeti è importante per una questione igienica. I tappeti, infatti, sono una sorta di “filtro” che trattiene sporco, polvere, capelli, peli di animali, germi, batteri e altre particelle. Proprio per questa ragione, la pulizia dei tappeti in casa deve avvenire con una cadenza piuttosto regolare.
L’operazione si può svolgere da soli utilizzando prodotti presenti in casa. La prima cosa da fare è rimuovere la sporcizia in eccesso, usando una scopa elettrica e regolandola per non danneggiare il tappeto. I robot aspirapolvere, in questo caso, sono la soluzione perfetta perché garantiscono una pulizia eccellente del tappeto, oltre a fare tutto in completa autonomia. Questi dispositivi, inoltre, hanno un’intelligenza artificiale per riconoscere le diverse superfici e adattarsi automaticamente. I robot aspirapolvere sono l’alleato ideale per chi ha poco tempo ma desidera una pulizia delicata e approfondita dei tappeti e della casa. Di seguito, una guida all’acquisto di un robot aspirapolvere fornita dagli esperti online di smartdomotica.it.
Una volta eliminato lo sporco in eccesso, si può lavare il tappeto leggendo le indicazioni sull’etichetta anche se, nella maggior parte dei casi, basta usare una miscela di acqua calda e sapone per piatti. Con una spazzola delicata si cosparge tutto il tappeto con la miscela, ripassando più volte fino ad insaponare completamente il tappeto, lasciando agire per qualche minuto.
La fase di risciacquo è molto importante perché, se il sapone non viene eliminato del tutto, potrebbe finire per rovinare o scolorire il tappeto. Per questo deve essere risciacquato con acqua abbondante, fino alla completa eliminazione della schiuma. Se si usa una pompa d’acqua, bisogna agire delicatamente, poggiandola sul tappeto finché questo non sarà completamente zuppo. Con la pompa d’acqua si potranno eliminare anche ulteriori residui di sporco ostinato assieme alla schiuma e all’acqua.
Il tappeto bagnato deve essere possibilmente lasciato asciugare all’aria aperta oppure si può usare un tergi-pavimento o un’aspirapolvere per rimuovere l’acqua, passando gli apparecchi sempre seguendo il verso del pelo e mai il contrario.

Pulire i tappeti a seconda della tipologia

  • I tappeti in lana non devono assolutamente essere inseriti in lavatrice, né lavati a mano con acqua calda. La pulizia regolare può essere svolta sostituendo il sapone per i piatti con un detergente più delicato, come uno shampoo o un sapone neutro.
  • I tappeti in corda o iuta possono essere igienizzati e puliti usando bicarbonato e acqua per fare in modo che le fibre vengano pulite in profondità.
  • I tappeti in tessuto puro non trattato possono essere puliti con prodotti specifici, così da effettuare una sterilizzazione e un lavaggio accurato e approfondito.
  • I tappeti persiani si puliscono con acqua e aceto. Con una prima passata di acqua pura, si rimuove lo sporco superficiale, mentre con una spatola morbida con acqua e aceto, si procede manualmente per una pulizia più profonda. L’operazione va ripetuta più volte.
    Se non si dispone di spazi esterni, si può pulire il tappeto senza bagnarlo ma usando un panno bagnato per rimuovere il primo strato di sporco, per poi procedere normalmente. L’asciugatura deve avvenire in maniera delicata, possibilmente sollevandolo e lasciando defluire l’acqua prima di lasciarlo all’aria aperta e al sole.
24 Luglio 2020 / / Design

Scegliere il materiale per il top della cucina è una cosa da non sottovalutare:

  • tagliare
  • lavare
  • impastare
  • appoggiare

Quante azioni svolgiamo sul piano di lavoro? Almeno l’80% di quelle che compiamo in cucina.

Esistono tanti materiali, ognuno con pro e contro,

alcuni presenti sul mercato da sempre, altri che utilizzano nuove tecnologie,

insomma, ce ne per tutti i gusti.

Escludendo quelli più comuni come il top in laminato e il top in quarzo ,

oggi vi darò qualche dritta su quale materiale scegliere tra questi top cucina:

  • KERLITE
  • CORIAN®
  • KRION®

top cucina quale materiale scegliere?

Kerlite

Frutto di un’innovativa tecnologia,

la KERLITE è un impasto di gres porcellanato formato da argille e materie prime pregiate,

Prodotta in lastre da 300×100 cm in spessore da 3 mm e 5 mm, e nella versione on demand a 7mm ,

la KERLITE ha tra le su principali caratteristiche la resistenza a:

  • calore
  • macchie
  • graffi

peculiarità uguali al gres

infatti, è tra i migliori materiali da scegliere per i top cucina .

Ci si può appoggiare la pentola calda perchè è resistente alle alte temperature e non teme i graffi di coltelli e utensili vari.

La sua superficie è inassorbente,

pertanto ,

sporco, funghi e batteri, non possono penetrare all’interno della prodotto.

Per la pulizia quotidiana si possono utilizzare detergenti neutri e panni in microfibra.

La Kerlite, dato il suo spessore, è utilizzabile nei piani da cucina se incollata su idoneo supporto, che in genere è quarzo.

In conclusioni

tanti pro,

l’unico contro,

il prezzo abbastanza elevato.

CORIAN®

Il CORIAN® è un materiale impermeabile, non poroso e modellabile a piacimento.

Formato da 2/3 di idrossido di alluminio e 1/3 di resina acrilica, ecco i suoi vantaggi:

  • versatile
  • modellabile
  • senza fughe e giunture
  • rinnovabile

il CORIAN®può essere ripristinato direttamente in loco, nel caso di danni dovuti ad urti,

è mediamente resistente al calore, ma non è possibile appogiarci la pentola calda se non con un sotto pentola,

è trasformabile e libero da vincoli di progettazione,

Inoltre,

con un basso assorbimento di umidità, non favorsice la crescita di funghi e batteri.

Per la pulizia basta utilizzare un panno umido con una crema abrasiva leggera o un comune detergente.

Con CORIAN® il top della cucina può integrare il lavello,

per quest’ultimo ,

bisognerebbe fare un trattamento di bellezza una o due volte alla settimana, spruzzando una soluzione composta da 3/4 di candeggina e 1/4 di acqua, da lasciar agire qualche ora o durante la notte, per poi sciacquare e pulire con un panno umido .

I contro di questo materiale:

  • poco resistente ai graffi
  • poco resistente al calore

KRION®

Il KRION® è una superficie solida , sviluppata da SYSTEMPOOL, azienda del Gruppo Porcelanosa

Si tratta di un composto , formato da due terzi di minerali naturali e da una percentuale di resine ad alta resistenza. 

Tra le peculiarità di  KRION® :

  • non poroso
  • antibatterico
  • duro
  • resistente
  • ridotta manutenzione
  • riparazione e pulizia semplici. 
  • ecologico (può essere riciclato al 100%)

E’ disponibile in una vasta gamma di colori.

I suoi contro:

  • non è immune ai graffi
  • non sopporta il calore estremo (la pentola calda va appoggiata con il sottopentola)
  • va pulito rapidamente se a contatto con prodotti chimici per scarichi o con solventi

Top cucina quale materiale scegliere?

Vi lascio una galleria di immagini in cui sono stati usati questi materiali per i top cucina

Avete le idee più chiare o siete ancora confusi?

se volete un consiglio per scegliere il materiale più adatto al top della vostra cucina contattatemi

L’articolo TOP CUCINA QUALE MATERIALE SCEGLIERE ? proviene da Laura Home Planner.

24 Luglio 2020 / / Idee

Report sulla settimana della moda digitale

Conclusa lo scorso 17 luglio, la Milano Digital Fashion week è stata la risposta online ufficiale al Covid-19. Presentata virtualmente dal 14 al 17 luglio, la Camera Nazionale della Moda Italiana ha reso accessibile al pubblico l’esibizione Milanese.

Nata dalla collaborazione tra Accenture e Microsoft, la piattaforma dedicata alla manifestazione ha ospitato 41 marchi.

Le collezioni uomo S/S 2021 e le pre-collezioni uomo e donna sono state rese disponibili attraverso specifici canali digitali.

Se si esclude la piattaforma dedicata alla manifestazione, i social media sono stati uno dei canali diretti alla Milano Digital Fashion Week.

Tra gli altri, le collaborazioni tra CNMI con il New York Times e Urban Vision. Se il primo tra i due ha proposto in esclusiva i video delle collezioni, il secondo ha trasferito la manifestazione nelle piazze principali di Milano attraverso maxi-led, offrendo in diretta streaming uno spettacolo metropolitano immersivo.

Ma come è stata proposta la manifestazione? È stata apprezzata la Milano Digital Fashion Week? Quali maisons hanno segnato l’evento? Scopriamolo insieme.

Come per la Paris Haute Couture Week, i cambiamenti sono stati radicali. Molti dei marchi in calendario hanno deciso di posporre le sfilate. In tal senso i brands hanno implementato video sotto forma di fashion film, interviste e documentari.

Rispetto all’esibizione parigina, la manifestazione digitale di Milano non è stata ampiamente apprezzata. A tal proposito se nella Paris Haute Couture Week i marchi hanno dato spazio all’artigianalità, le maisons di Milano sembrano aver messo in secondo piano questo importante elemento.

Nello specifico, i buyer non hanno approvato i video prodotti per la manifestazione.

Troppo mainstream e poco strumentali, le video presentazioni effetto spot sembrano aver sminuito le potenzialità delle collezioni.

Un esperimento da riformulare ma nel quale molti dei brands in calendario hanno provato a lasciare il proprio segno.

14 luglio 2020.

Ad inaugurare l’evento, la delicatezza della natura contrapposta al rigore.

Se Plan C e Vivetta sembrano aver unito tecnologia e natura, Prada ha formulato una collezione minimale dal design puro. Filmata da cinque artisti differenti, la presentazione esprime senza ombra di dubbio la filosofia del marchio.  

15 luglio 2020.

I protagonisti del secondo giorno?

Sicuramente Etro e Dolce & Gabbana, i quali non hanno rinunciato a sfilare. Lo spirito caldo e materico di Etro contrapposto a quello freddo e candido di D&G, hanno creato un connubio perfetto ad alimentare le aspettative sulla manifestazione.

Da nominare infine Santoni. Le origini del marchio, sembrano essere state trasposte sapientemente nella collezione dove artigianalità ed eredità del marchio sono elegantemente unite.

16 luglio 2020.

Proseguendo, nel terzo e penultimo giorno di manifestazione consiglio la visione del fashion film del brand Simona Marziali ed il docu-film del marchio Tod’s. Marchi simboli di un’artigianalità ricercata, sembrano oscillare finemente tra creatività e rigore.

17 luglio 2020.

A concludere la Milano Digital Fashion Week, il designer sperimentale Gall ed il brand Gucci. Se il primo attraverso la propria collezione sembra trasportarci nella natura selvaggia in cui è l’uomo a doversi adattare alla stessa e non viceversa, il secondo sembra portare avanti il concetto di cambiamento. Un lavoro empirico in cui esprimersi pienamente e senza obbligo alcuno.

Concludo ricordando l’appuntamento con la Milano Moda donna e uomo dal 22 al 28 Settembre prossimi.


B.

L’articolo MILANO DIGITAL FASHION WEEK proviene da Laura Home Planner.

24 Luglio 2020 / / La Gatta Sul Tetto

Da fattoria abbandonata a splendida villa con piscina: il progetto dell’interior designer Mireia Pla l’ha trasformata in una delle più belle case d’Ibiza.

progetto fattoria abbandonata a Ibiza

La rigogliosa natura mediterranea, il sole e il mare, e le case dipinte a calce ricoperte di bouganville, questa è Ibiza, una delle più belle isole al largo della Spagna.

In questo paradiso una fattoria ormai abbandonata è stata riportata alla vita dall’interior designer Mireia Pla, basata a Barcellona.

I nuovi proprietari, amanti dell’isola e da anni alla ricerca della loro casa ideale, l’hanno trovata in questo vero gioiello circondato da pini e ginepri e con una vista spettacolare

Da fattoria abbandonata a splendida villa

Gli interventi strutturali hanno comportato il rifacimento del tetto in legno e la modifica delle partizioni interne.

Per godere al massimo della vista incantevole, la designer ha aperto grandi varchi nelle pareti della zona giorno, che comprende cucina e living.

progetto fattoria abbandonata a Ibiza
progetto fattoria abbandonata a Ibiza

All’esterno Mireia Pla ha poi creato verande ombreggiate, vialetti di accesso e una piscina sul terreno più in basso.

progetto fattoria abbandonata a Ibiza
progetto fattoria abbandonata a Ibiza
progetto fattoria abbandonata a Ibiza
progetto fattoria abbandonata a Ibiza

Fedele alla sua funzione originale, lo stile è rustico anche se non mancano elementi di ispirazione comtemporanea, come il bagno a vista nella camera e doccia walk in.

progetto fattoria abbandonata a Ibiza
progetto fattoria abbandonata a Ibiza
progetto fattoria abbandonata a Ibiza

La designer ha fatto un massiccio uso della muratura per creare sedute, armadi, mensole e soprattutto la vasta cucina, dotata di ante in pino invecchiato.

La stile rustico e spartano non deve ingannare: la casa è dotata di tutti i confort di un moderno appartamento cittadino.

I pavimenti in cemento lucido coprono tutte le stanze, e le pareti bianche si affiancano in un piacevole contrasto con le travi e le porte in legno.

Mobili e complementi in materiali naturali impregnano questa casa per ricordarci che la semplicità è ancora alla base di un buon design d’interni.

Progetto: Mireia Pla // Ph: Jordi Canosa // Stylist: Daniela Cavestany

Leggi tutti i post della rubrica House Tour e visita altre bellissime case.


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23 Luglio 2020 / / Architettura

villa lussuosa a Los Angeles

Questa lussuosa villa a Tanager Way a Los Angeles è nata dalla collaborazione dell’architetto Emanuele Svetti con Mary Ta e Lars Hypko, proprietari istrionici di Mass Beverly e Minotti LA.

Ci sono occasioni speciali nella vita e questa residenza a Los Angeles in Tanager Way è stata il consacramento della mia storica amicizia con Mary Ta e Lars Hypko, gli istrionici proprietari di Mass Beverly e Minotti LA” racconta l’architetto Emanuele Svetti.

L’architettura di McClean Design sulle colline di Hollywood né è stata il santuario:  ampie pareti vetrate, con la luce che filtra in ogni direzione, una piscina a sfioro che si affaccia su Down Town con una vista mozzafiato, questi gli ingredienti principali, le “materie prime” su cui abbiamo basato il progetto “TR-102”, una lussuosa residenza privata situata a Los Angeles, nell’esclusivo quartiere West Hollywood, le cui parole chiave sono appunto: luce e leggerezza” – conclude l’architetto.

La villa è letteralmente “incastonata” in una sorta di cul-de-sac, dove la vista la fa da padrona, il compito dello Studio Svetti era valorizzare gli spazi, sapientemente tagliati da McClean, con l’eclettismo che li contraddice, cercando di definire ogni singola area creando armonia nell’architettura open-space.

piscina a sfioro villa lussuosa a Los Angeles

living open space villa lussuosa a Los Angeles

Si entra da un portale, definito da due setti murari rivestiti in marmo e subito si apre lo spettacolare living definito da sole pareti vetrate a cui si accede tramite una passerella che conduce all’interno camminando sopra specchi d’acqua presenti al piano inferiore.

ingresso villa lussuosa a Los Angeles

esterno villa lussuosa a Los Angeles

esterno villa lussuosa a Los Angeles

Partendo da questa filosofia di spettacolarizzazione “hollywodiana” prestata all’architettura, le aree living di Minotti sono state integrate con la cucina di Ernesto Meda in Gray Stone, facendo fare da collante alle lampade in metallo di Henge, in un susseguirsi materico dalla palette cromatica tenue che rende agli spazi una nuance sofisticata, dove gli unici “eccessi” sono le selezioni d’arte che accompagnano in maniera armoniosa lo sguardo del committente, regalando un effetto “wow” all’ospite di turno.

zona pranzo villa lussuosa a Los Angeles

living open space villa lussuosa a Los Angeles

cucina Ernesto Meda villa lussuosa a Los Angeles

L’articolazione degli spazi interni celebra elegantemente il forte connubio che si crea tra indoor ed outdoor in questa residenza, dove l’essenzialità delle linee architettoniche della casa sfruttano al massimo la veduta su Down Town e quella diretta sulla piscina, che si protrae su tutto il fronte principale, valorizzando la terrazza esterna con un ampio uso di pareti di vetro scorrevoli che consentono di massimizzare il contatto con l’ambiente esterno.

esterno villa lussuosa a Los Angeles

pareti vetrate villa lussuosa a Los Angeles

Nelle aree di intrattenimento, posizionate al piano inferiore, continua il dialogo stretto tra interno ed esterno, infatti anche questo piano contiene un proprio spazio verde, ricco di specchi d’acqua, rotti da una cascata artificiale, che regala piacevoli, quanto inaspettate emozioni durante il suo lento fluire; ed è proprio all’interno di questa isola d’acqua posizionata su un doppio volume che fanno mostra di sé arredi out-door iconici, per regalare ai proprietari un’esperienza immersiva ogni volta che né sentiranno il bisogno.

bar lounge villa lussuosa a Los Angeles

sala multimediale villa lussuosa a Los Angeles

Nello stesso spazio fa bella mostra di sé la bar-lounge, con un banco realizzato a disegno, rivestito con pietra di fossena “graffiata e martellata” ed una bancalina realizzata in vetro stop-sol retroverniciato. Allo stesso piano troviamo anche una sala multimediale per i momenti di svago o le serate con amici, durante le quali potersi godere un film o una partita come se si fosse al cinema o allo stadio, considerata la dotazione tecnologica scelta ed il livello di insonorizzazione a cui si è guardato in fase di progetto.

garage Villa lussuosa a Los Angeles

Chiude il Garage, che in realtà è stato pensato per essere una Galleria d’Arte, un caveau dove poter contemplare la collezione d’auto e di opere d’arte di proprietà dell’illustre proprietario, un indizio?…le iniziali: CK.

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23 Luglio 2020 / / Design

Sorgedil è N°1 in Italia per le finestre antirumore, infatti, se nella tua casa vi sono una moltitudine di rumori provenienti dall’esterno la soluzione è sostituire le finestre per realizzare un isolamento acustico.
Le finestre antirumore sono essenziali affinché tu possa avere una quotidianità serena senza doverti preoccupare del traffico o delle chiacchiere dei passanti ancor più fastidiose nelle ore notturne.
Logicamente, in base alla problematica specifica vi sarà una soluzione diversa. Infatti, Sorgedil studia il problema prima di realizzare qualsiasi tipo di intervento e poi offre la possibilità di effettuare un preventivo immediato, totalmente gratuito.
Per ottenere il comfort tanto desiderato ed ottenere benefici concreti è necessario rivolgersi a professionisti del settore. Infatti, l’isolamento acustico fai da te è altamente sconsigliato, poiché senza esperienza rischieremo di non risolvere il problema e allo stesso tempo spenderemo denaro inutilmente.

Varie tipologie di finestre antirumore

Esistono vari tipi di finestre isolanti:

  • Finestre antirumore in legno. Il legno è uno materiale che conferisce all’ambiente abitativo calore ed eleganza. In commercio vi sono soluzioni varie di finestre antirumore in legno
  • Finestre antirumore in PVC. Per PVC si intende cloruro di polivinile, cioè un materiale termoplastico che proviene da materie prime naturali, caratterizzato per versatilità nell’impiego e costi ridotti
  • Finestre antirumore in alluminio. Un materiale come l’alluminio è in grado di fornire un isolamento acustico eccellente di grande qualità e allo stesso tempo dura a lungo.

Bonifica acustica dei serramenti

In alternativa alla sostituzione delle finestre, per ottenere un isolamento acustico è possibile ricorrere alla bonifica acustica. Trattasi di un intervento tecnico finalizzato ad eliminare tutti quei rumori che provengono dall’esterno e che tanto ci infastidiscono, senza dover sostituire le finestre ed i telai. Infatti, si provvederà ad isolare acusticamente tutte le guarnizioni delle finestre, comprensivamente di tutte le sue aderenze con la parete.

Infissi antirumore

Per risolvere il problema dell’inquinamento acustico nella propria abitazione è possibile sostituire le finestre con infissi nuovi dotati di vetrocamera. Una soluzione immediata, data la loro struttura a strati che è in grado di neutralizzare rumori fino a 50 decibel. Per installarli è necessario l’intervento di persone esperte che dovranno far sì che le guarnizioni abbiano tutti i punti di contatto con il muro circostante.

Sostituzione vetri con modelli fonoisolanti

Sorgedil finestre antirumore è N°1 in Italia, infatti, anche se le finestre sono del tutto nuove, perché appena sostituite, ma, tuttavia, generano problemi acustici, provvede a sostituire solamente il vetro o, se c’è, il doppio vetro.
Questo procedimento consente di ottenere ottime prestazioni dal punto di vista acustico ad un prezzo molto più basso rispetto a quello previsto per la sostituzione della finestra.
Viene installata una nuova vetrocamera che andrà a sostituire quella già presente e problematica. Essa è realizzata con due vetri trattati con pellicole acusticamente isolanti, separati da una camera d’aria. La pellicola, la quale può essere trasparente, colorata o anti-abrasione viene applicata sulla superficie esterna o interna del vetro, a seconda delle esigenze. Essa aiuta a ridurre il calore provocato dai raggi del sole che penetrano attraverso la finestra. Lo spessore dei vetri può oscillare tra i 45 e i 50 mm, quindi installabili su serramenti idonei.

Inoltre, vi è la possibilità di scelta tra doppio o triplo vetro. Il doppio vetro produce risultati soddisfacenti, il triplo vetro, invece, può presentare anche alcuni svantaggi.
Questo perché i costi saranno nettamente maggiori sia per l’acquisto, sia per l’installazione.
Tuttavia, è logico che un vetro così spesso garantirà un miglior isolamento e allo stesso tempo maggior protezione, data la difficoltà per un eventuale ladro di rompere tre vetri.
Oltre alla sostituzione dei vetri, però, è assolutamente necessario un processo di bonifica del serramento. Infatti, dovranno essere controllate ed isolate tutte le guarnizioni e le aderenze alla parete interessata.

Installazione doppie finestre antirumore

Vi è la possibilità di scegliere se installare doppie finestre. Tale scelta viene presa in considerazione in situazioni per le quali vi è l’impossibilità di sostituire i vecchi infissi per i motivi più vari, si pensi a quelli paesaggistici, oppure perché il rumore proveniente dall’esterno è così intenso che richiede una “barriera” più spessa.
Le due finestre vengono installate rispettando la distanza di 10/30 cm l’una dall’altra, in questo modo, lo spazio vuoto che c’è tra le stesse garantisce un contenimento sicuramente migliore dei rumori provenienti dal caos esterno. Ovviamente l’efficienza acustica sarà maggiore se gli infissi di entrambe le finestre saranno dotate di capacità di abbattimento acustico, in tale modo potranno lavorare in sinergia.

Finestre antirumore: caratteristiche

Affinché l’isolamento acustico sia di ottima qualità è necessario che le finestre abbiano determinate caratteristiche:
– i profili devono essere in gomma affinché la loro chiusura si perfettamente ermetica
– i vetri devono necessariamente essere doppi e distanziati al fine di assorbire tutti i rumori
– il telaio deve essere realizzato in legno o PVC
Oltre al ruolo essenziale svolto dalle finestre antirumore, per ottenere un isolamento acustico completo è necessario provvedere alla insonorizzazione delle pareti tramite pannelli fonoassorbenti (possono essere in fibra di poliestere, lana di roccia e lana di vetro).

Vantaggi finestre antirumore

Scegliere di installare finestre antirumore porta ad una serie di vantaggi. Quello principale consiste nel garantire finalmente quella pace e quella tranquillità tanto desiderata nel proprio ambiente domestico. Si avranno conseguenze evidenti sul proprio umore e certamente si riuscirà a riposare meglio, visto che le voci notturne saranno neutralizzate. Oltre a questo, le finestre antirumore permetteranno di risparmiare in modo significativo sul riscaldamento, data la loro capacità termoisolante. Quindi sarà opportuno reimpostare sia l’impianto di riscaldamento che quello di raffreddamento che, dati gli interventi apportati e dunque la minor dispersione di temperatura, saranno molto più efficienti.
Infine, sarà possibile ottenere detrazioni fiscali sull’acquisto di queste tipologie di finestre, il 50%.

Prezzi e costi per la posa delle finestre antirumore

Il prezzo non è certo un problema, data la possibilità di rinvenire sul mercato una vasta scelta di finestre antirumore, dalle più economiche a quelle più dispendiose.
Per qualsiasi informazione è possibile contattare gli esperti di Sorgedil N°1 in Italia per le finestre antirumore. Saranno in grado di proporre le soluzioni più adeguate al vostro caso specifico.

Opinioni sulle finestre antirumore

Gli utenti hanno rilasciato una serie di recensioni positive sulle finestre antirumore Sorgedil. Infatti, estremamente efficienti e soprattutto funzionali nell’impedire ai rumori esterni di entrare in casa. Restituiscono quel comfort desiderato nel luogo più importante: la propria casa. Vivere in un luogo in cui il disturbo acustico supera i 55 decibel risulta molto dannoso per la salute, causa di stress e malessere fino a giungere a patologie anche più spiacevoli.
Installare finestre antirumore garantirà un effetto fonoassorbente di circa l’80% dei fastidi esterni e permetterà di rispettare quelli che sono i termini stimati dalla legge, tra i 45 decibel durante la notte e 55 decibel durante il giorno. Dunque, per vivere bene è fondamentale prendere in considerazione l’installazione di queste finestre e rivolgersi a Sorgedil per le finestre antirumore.

Per ulteriori informazioni: sorgedil.it

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23 Luglio 2020 / / Decor

tappeto artigianale giallo Selce

Studio Salaris disegna la collezione di tappeti Selce per Carpet Edition

La collezione di tappeti Selce, disegnata dallo Studio Salaris per Carpet Edition, è ispirata alle selci millenarie, pietre simbolo dell’evoluzione della civiltà e dello straordinario e incessante lavoro del tempo sull’ambiente che ci circonda.

tappeto artigianale Selce

Come le sostanze organiche e chimiche si accumulano e si stratificano fino a creare rocce dalle forme variegate, e per questo uniche, così Carpet Edition e lo Studio Salaris hanno lavorato alla progettazione dei tappeti della collezione Selce. Perimetri irregolari, figure geometriche scomposte e filati diversi si accostano e sovrappongono in cinque combinazioni, differenti tra loro nella forma e nel colore.

tappeto artigianale selce

Materiali pregiati come la Lana Nuova Zelanda, l’Hardtwist, il lino e il Tencel (quest’ultimo ecologico, ricavato dalle piante di Eucalipto), vengono taftati a mano e mixati insieme per un risultato armonioso, sorprendente alla vista e al tatto. Ne risultano infatti tappeti compositi, in cui ognuna delle parti che definisce il disegno propone anche una diversa texture, con un pelo ora più lungo, ora più corto, ora più liscio, ora più bouclé. Altrettanto interessante l’equilibrio creato dalla scelta dei colori, tra accostamenti ton-sur-ton e dettagli che creano contrasti mai banali.

tappeto artigianale Selce

Carpet Edition ha messo a disposizione dello Studio Salaris, che si è cimentato per la prima volta nella realizzazione di una linea di tappeti, una consolidata esperienza nella  produzione artigianale, instaurando così un’efficace collaborazione. Alessandra Salaris e il suo team, attingendo a valori importanti per l’azienda, hanno potuto esprimere al meglio la propria creatività: se la collezione Selce è un richiamo al mondo naturale, l’attenzione all’ecosostenibilità è evidente anche nella scelta dei materiali e nelle tecniche di lavorazione, a bassissimo impatto ambientale.

tappeto artigianale Selce

Carpet Edition ha ampliato l’offerta della sua linea Hand Made, proponendo, con l’aiuto dello Studio Salaris, una collezione eterogenea ma dal carattere ben definito, unica e riconoscibile, ideale per rispondere alle diverse esigenze di mercato con una serie di tappeti forti e identitari.

www.carpetedition.com

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23 Luglio 2020 / / Design

Mathilde Oscar Odalisca 2020

La fotografa francese Mathilde Oscar si ispira ai maestri della pittura per i suoi ritratti fotografici che reinterpretano il passato in chiave pop e contemporanea

Mathilde Oscar è nata a Parigi nel 1980, vive e lavora a Cannes. La fotografia è il suo secondo amore, perchè il primo (mai dimenticato) è stato la pittura.
Ha studiato storia dell’arte, decorazione murale, grafica, prima di fondare il suo studio fotografico a Cannes nel 2013.
Grazie ai suoi studi di Storia dell’Arte, che la accompagnano costantemente, le sue immagini sono fortemente intrise dell’estetica rinascimentale e barocca della pittura europea, del romanticismo e del neoclassicismo. E questa atmosfera è il tratto distintivo dei suoi ritratti fotografici.

Mathilde Oscar Odalische

Jean Auguste Dominique Ingres, La Grande Odalisque, 1814

Jean Auguste Dominique Ingres, La Grande Odalisque, 1814

L’artista riesce a fondere i molteplici riferimenti alla storia dell’arte con la fotografia e la manipolazione digitale per un risultato che lascia incuriositi e sorpresi

Mathilde Oscar prende ispirazione dai maestri del passato, studiandoli e appropriandosi dei loro codici di rappresentazione e poi compone le sue immagini allo stesso modo di un pittore, curando le ambientazioni, la composizione, la luce ed ogni singolo dettaglio degli oggetti di scena, per ottenere l’effetto desiderato.

L’universo che crea è immerso nel surrealismo pop ed ogni ritratto racconta una storia “dipinta” assemblando elementi diversi, studiati nei minimi dettagli: decori, accessori, costumi, trucco e acconciature sono pensati e personalizzati dall’artista in base alle esigenze narrative di ogni immagine.

Le sue fotografie sono la versione contemporanea dei dipinti classici, in cui il tempo sembra sospeso fin quando non iniziamo a notare i dettagli: sigarette, smartphone, playstation, pacchetti di patatine fritte, auricolari… il momento in cui si crea lo scarto fra antico e moderno e realizziamo che il tempo è relativo.

Scoprite di più sull’artista visitando il suo sito web o il suo profilo Instagram.

Mathilde Oscar Fotografia come Pittura

Mathilde Oscar – La versione contemporanea della “Madonna dell’uva” di Pierre Mignard

Mathilde Oscar Ritratti come Opere d'Arte

Ritratti ispirati a la “Belle Ferronière” di Leonardo da Vinci e alla “Ragazza con l’orecchino di perla” di Jan Vermeer

Mathilde Oscar Ritratti come Opere d'Arte

Mathilde Oscar Little FRIDA

Little Frida

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