6 Settembre 2020 / / Coffee Break

Questa baita, realizzata come una cabin si trova tra le montagne del Montana; i due proprietari hanno scelto di arredarla ispirandosi allo stile Scandinavo, con tanto bianco e legno chiaro, completandola con arredi contemporanei. Molto particolare il camino sospeso Ruotante Girofocus.

A cabin in the mountains in Montana

This cabin, built as a cabin is located in the mountains of Montana; the two owners have chosen to furnish it inspired by the Scandinavian style, with lots of white and light wood, complementing it with contemporary furnishings. The Girofocus Rotating suspended fireplace is very particular.

Via

5 Settembre 2020 / / Architettura

Mini bagno e come arredarlo. Un progetto nato dalla richiesta di una giovane coppia, da poco insediatasi nella sua prima casa e già alle prese con un design dilemma: trovare la migliore soluzione d’arredo per un bagno di 3 mq – con lavatrice, perdipiù.

Questa è la richiesta arrivata al nostro team di Interior Designers:

Stiamo ristrutturando un piccolo bagno di servizio da adibire a lavanderia. Avremmo bisogno di un’idea per integrare la lavatrice in un mobile e, se possibile, ricavare uno spazio per la biancheria.

Una sfida difficile ma non impossibile, che Ylenia, responsabile di progetto, ha colto con curiosità. A cosa avrà pensato per rivoluzionare l’aspetto di questo ambiente rettangolare e trasformarlo in un bagno piccolissimo ma super attrezzato?

Ecco la sua idea.

Il progetto: mini bagno di servizio con lavanderia

A progetto ultimato, il render mostra un ambiente ristrutturato di 3 metri quadri, lungo e stretto, da cui è stato ricavato un piccolo bagno di servizio con angolo lavanderia.

Bagno piccolo con lavanderia - Render fotorealistico

La soluzione proposta da Ylenia prova che, se ben ottimizzato, anche uno spazio dalle dimensioni ridotte può trasformarsi in un ambiente funzionale e gradevole.

Per far fronte ai vincoli dimensionali e cercare di accontentare i Clienti, la pianta rettangolare è stata idealmente suddivisa in tre zone:

  • una zona lavanderia con colonna porta lavatrice
  • un’area centrale con mobile bagno e servizi
  • un angolo con armadio a profondità ridotta

Piantina del bagno di 3 metri quadri, lungo e stretto

Specchio e sanitari a parte, tutto l’arredo è stato selezionato dalla nostra Interior Designer, che ha avuto carta bianca sulla scelta di modelli e finiture.

Unico vincolo: orientarsi verso arredi dallo stile moderno garantendo, allo stesso tempo, la migliore fruizione degli spazi.

Vista frontale del mini bagno con lavanderia

A sinistra dell’ingresso è stata posizionata una colonna bagno profonda solo 20 cm. Alta quasi 2 metri, risulta particolarmente adatta per sfruttare l’altezza disponibile senza dover ricorrere a pensili aggiuntivi.

All’interno, la colonna è modulata da ripiani interni che, oltre a suddividere razionalmente lo spazio, accolgono asciugamani, biancheria di scorta e prodotti di bellezza.

Seguono tre mensole lineari, fissate ad altezze diverse proprio accanto alla colonna. L’uso sapiente dei ripiani consente sia di creare movimento sulla parete, che di riempire porzioni di muro apparentemente inutilizzabili.

Dettaglio del mobile sottolavabo a profondità ridotta

Procedendo verso destra, il progetto mostra un’ipotesi d’arredo per il mobile lavabo. Quello scelto da Ylenia è un piccolo mobile bagno sospeso, realizzato su misura per accogliere la vasca già in possesso dei Clienti.

Ha dalla sua dimensioni molto contenute, che non intralciano i movimenti nell’ambiente e consentono l’inserimento di altri arredi. Ancor più della larghezza, la chiave del successo di un simile mobile sottolavabo è la profondità ridotta.

A dispetto dell’ingombro minimo, però, dietro all’unica anta battente si cela uno spazio contenitivo facilmente accessibile, dove riporre tutto il necessario per la cura della persona.

Dettaglio delle mensole su misura laccate blu

Lo stesso discorso vale per la specchiera appesa sopra il lavabo. Nel progetto è stato inserito uno specchio contenitore poco profondo che, come tutti i mobili 2 in 1, assolve una doppia funzione.

La prima, quella più logica, è la funzione di specchiera da bagno, attrezzabile con LED, illuminazione integrata, faretti, prese e interruttori a seconda dei modelli. La seconda, ma non per importanza, è la funzione contenitiva che eleva il complemento a vero campione salvaspazio.

La superficie riflettente scherma una struttura ultra slim, profonda circa 20 cm ma capiente abbastanza per contenere piccoli accessori, profumi o medicinali.

Progetto della zona lavanderia con mobile ponte per lavatrice

Procedendo verso destra si arriva al cuore del progetto: la zona lavanderia. La parete interessata è quella di fronte all’ingresso, la più corta delle tre disponibili.

Proprio a causa della larghezza limitata, Ylenia ha optato per una soluzione sviluppata in altezza: una colonna per lavatrice senza ante, a cui è stato affiancato un modulo chiuso.

Un mobile a ponte come questo risulta doppiamente ottimale: da un lato, viene evitato l’ingombro delle ante, che rischierebbero di non aprirsi. Dall’altro, l’assenza degli schienali rende più facile l’accesso alle prese e agli scarichi.

Se, sopra l’elettrodomestico, il muro è caratterizzato dall’alternanza di mensole e ripiani, accanto alla lavatrice la parete è nascosta da una stretta colonna lavanderia. Completa di cestello a ribalta, risulta tanto pratica quanto discreta. Nascosta in un angolo, permette di tenere sottomano sia detersivi o ammorbidenti, che abiti e indumenti da lavare.

Bagno stretto e lungo: colori per gli arredi

Scegliere i colori giusti per un bagno piccolo è una faccenda delicata, che diventa più difficile quando nell’ambiente sono presenti rivestimenti decorativi.

Questo era proprio il caso dei Committenti:

Pensiamo di posare piastrelle decorative, per cui di piacerebbe trovare una finitura del Campionario che si abbini al nostro pavimento.

Ma, difficoltà a parte, a Ylenia è bastato chiedere qualche foto del rivestimento per capire quale direzione percorrere e ipotizzare una palette cromatica accattivante.

In linea generale, per i bagni piccoli o piccolissimi è preferibile optare per tinte chiare e luminose capaci di restituire una sensazione di ampiezza. Grigio e beige sono i colori di maggior tendenza, a cui si aggiunge un evergreen come il bianco.

Palette di colori e finiture proposte per il bagno di servizio

Per alleggerire il motivo geometrico della piastrella, Ylenia ha proposto una finitura chiara ma di carattere: il nobilitato effetto Frassino. Più caldo del bianco puro, ha il vantaggio di decorare senza esagerare, motivo per cui se ne è ipotizzato l’uso per le colonne contenitore e il mobile lavanderia.

La scelta è stata giustificata anche fatto che il bagno è cieco e, non avendo finestra, no riceve illuminazione naturale. Banditi dunque colori scuri, cupi o troppo vivaci: rischierebbero di saturare e rimpicciolire ulteriormente un ambiente poco spazioso.

Detto questo, però, in questo progetto il colore non manca.

Mobile sottolavabo e mensole sono state personalizzate in laccato lucido Indaco, una sfumatura di tendenza che si sposa alla perfezione con il rivestimento e contribuisce a riflettere la luce artificiale.

I CONSIGLI DELL’ARREDATRICE
In un bagno di dimensioni ridotte, il colore gioca un ruolo determinante nella percezione dello spazio. Se si ha la possibilità, è meglio considerare per rivestimenti, pareti e arredo tinte chiare, luminose e… fresche. Se invece si amano le tinte d’accento, via libera ad accessori e complementi, a patto di non utilizzare più di un colore.

Da non perdere:

Vuoi saperne di più sul progetto realizzato? Scopri tutti i dettagli nella Scheda del Progetto.

Vuoi visualizzare tutti i progetti del nostro Team? Dai un’occhiata al nostro Portfolio.

Vuoi realizzare il tuo progetto personalizzato? Contatta i nostri Interior Designer per trovare la soluzione più adatta a te.

5 Settembre 2020 / / Interiors

Essential Home, marchio di design portoghese, presenterà nei prossimi giorni le nuove collezioni disegnate dai prestigiosi studi italiani Studiopepe e Carlo Donati.

Essential Home

Oggi vi sveleremo alcuni dettagli sulla sorprendente collaborazione tra Essential Home, marchio di arredi portoghese, e due prestigiosi studi di design italiani, Studiopepe e Carlo Donati.

Essential Home, di cui potete vedere una realizzazione in questo post, è un marchio specializzato nella realizzazione e commercializzazione di arredi di alta gamma ispirati allo stile degli anni Cinquanta

Le nuove collezioni saranno lanciate il prossimo 9 settembre, ma nel frattempo vi anticipiamo qualche anteprima e un interessante “dietro le quinte”.

Studiopepe per Essential Home

Fondato nel 2006 da Arianna Lelli Mami e Chiara Di Pinto, Studiopepe è uno dei più rinomati studi di design a livello mondiale. Tutti i progetti firmati da Studiopepe hanno un denominatore comune, basato su una visione poetica coniugata ad un design rigoroso. Di recente lo studio è stato premiato con il Best Design Collaboration 2020 dai Créateurs Design Awards 2020 a Parigi, per il progetto Les Arcanistes.

Essential Home

In merito alla collaborazione con Essential Home, le due designer hanno colto un aspetto che ha fornito in seguito le basi del loro progetto:

“Abbiamo notato che ci sono molte affinità tra l’Italia e il Portogallo. Il Made in Italy è indubbiamente rinomato nel mondo per la maestria artigiana, ma qui sul campo abbiamo trovato altrettanta competenza e passione per la lavorazione artigianale del legno, del metallo, del vetro, della ceramica e così via. Questa è stata una piacevole scoperta, che ci ha aiutate a definire il progetto.”

Certo, creare una collezione ispirata ai canoni estetici degli anni Cinquanta deve essere stata una bella sfida per le designer milanesi. Ispirarsi senza copiare oggetti già esistenti e creare qualcosa di nuovo non è certo facile, ma Arianna e Chiara hanno trovato la chiave vincente nell’architettura. Nello specifico, le designer hanno preso spunti dai palazzi d’epoca di Milano e dalle case antiche della città di Porto.

Non ci resta che scoprire la collezione che le due designer hanno progettato, per ora rigorosamente top secret.

Carlo Donati e La Dolce Vita

A proposito di anteprime, della collezione creata dallo Studio Carlo Donati possiamo già anticiparvi alcune immagini esclusive. La collezione si chiama La Dolce Vita e si ispira al movimento moderno dei grandi maestri degli anni ’50 e ’60. Elementi ispirati al lavoro di Gio Ponti, Franco Albini, Ico Parisi, Paolo Buffa, Osvaldo Borsani, forniscono lo spunto per arredi i cui nomi richiamano altre icone italiane legate ai protagonisti della Dolce Vita. Come per esempio il tavolo Alberto, che prende il nome dell’indimenticabile attore Alberto Sordi.

Spiega Donati:

“questa partnership unica con Essential Home è stata una sfida che ho raccolto con entusiasmo, perché mi ha dato l’opportunità di lavorare su uno dei miei stili e stati d’animo preferiti, che è movimento moderno di metà secolo”.

Ne è scaturita una bella collezione di arredi, che mescola elementi iconici italiani con spunti più attuali, grazie a materiali come lamiere forate, ottone e specchi colorati o vetri. 

Essential Home

Oltre al tavolo Alberto, la collezione comprende la poltrona Federico, ispirata al grande regista Federico Fellini, mentre alla moglie Giulietta Masina è dedicato il paravento Giulietta, in ottone curvato e tessuto.

La madia Vittorio, dalle sofisticate linee curve, richiama un altro grande protagonista della dolce vita, Vittorio Gassman, mentre per ricordare la sublime Claudia Cardinale il designer ha pensato ad un soffice tappeto di lana, Claudia.

Infine, il lampadario Mina è un omaggio al Palazzo del Lavoro di Torino, progettato da Pier Luigi Nervi e Gio Ponti.

Per info: Essential Home sito ufficiale.

4 Settembre 2020 / / Dettagli Home Decor

casa vecchia da ristrutturare
foto di Nolan Issac – Unplash

Se hai deciso di ristrutturare casa ma non sai come procedere, questa guida ti sarà d’aiuto per stabilire in quale ordine svolgere i lavori e come organizzarli.

Ristrutturare casa, da dove inizio? Questa è la prima domanda che si pongono tutti coloro che decidono di rinnovare la propria abitazione. Prima di procedere con i lavori, è importante valutare bene quali interventi necessita la casa e quali opere hanno la priorità. Per questo motivo, è sempre opportuno stilare un elenco delle cose da fare per stabilire in quale ordine svolgere i lavori e come organizzarli al meglio.

Cosa fare prima di ristrutturare casa

Il primo passo per iniziare la ristrutturazione della casa è di affidare il progetto ad un professionista per valutare le reali condizioni dell’edificio, definire quali lavori sono necessari e verificare se le opere da eseguire possono beneficiare delle detrazioni fiscali del 50% e 65%, o meglio ancora il nuovo bonus del 110%. Il progettista effettua un sopralluogo della casa per prendere tutte le misure, capire quale tipo di intervento necessita e quali permessi sono da richiedere al Comune. In questa prima fase dovrai stabilire il budget di spesa a tua disposizione.

Il progetto di ristrutturazione

L’architetto, una volta effettuati tutti i rilievi, confronta il risultato con il certificato di conformità urbanistica per verificare che vi sia corrispondenza. Fatto ciò, prepara il progetto di massima con un preventivo di spesa che, se accettato, si trasformerà nel progetto definitivo con tutta la documentazione per richiedere eventuali permessi.

In questa fase il progettista ti suggerirà un paio di imprese edili per eseguire i lavori, scegli valutando le referenze, i costi e, naturalmente, la durata dei lavori.  Quando si ristruttura una casa vecchia possono esserci degli imprevisti in corso d’opera, per questo è opportuno prevedere sempre un 10% di spese extra.

I lavori di ristrutturazione passo dopo passo

Il primo passo quando si esegue una ristrutturazione completa della casa è la demolizione di muri, pavimenti e massetto. Si procede poi con la rimozione dei vecchi impianti, ma solo dopo aver svuotato l’impianto idrico. Terminati i lavori di demolizione e dopo aver rimosso tutti i detriti, si creano e isolano i nuovi muri e si forma il nuovo massetto porta impianti, isolandolo. A seguire si realizza l’impianto termico a gas posando i tubi, caldaia o pompa di calore e radiatori o pannelli radianti. Sulle tracce effettuate su muri e pavimenti si creano i circuiti dell’impianto elettrico e si posano i tubi dell’impianto idraulico. Si rimuovono i vecchi infissi e si installano i nuovi serramenti.

Terminate tutte le opere di rifacimento dei vari ambienti e degli impianti si procederà con la finitura degli interni: dalla posa dei nuovi pavimenti e rivestimenti alla installazione delle porte. Fatto ciò, la tua nuova casa sarà pronta per essere arredata.

Una volta completata la ristrutturazione della casa, richiedi al progettista la ricevuta di fine lavori rilasciata dal comune insieme alla eventuale modifica catastale e conservali insieme alle dichiarazioni di conformità degli impianti.

L’articolo Ristrutturare casa da dove inizio? Guida pratica per organizzare i lavori proviene da Dettagli Home Decor.

4 Settembre 2020 / / Dettagli Home Decor

Dawn House by Susanna Cots

Creare uno spazio minimalista ed emozionale guidato dalla natura, migliorare il benessere e la comunicazione della famiglia che ci vive, dare vita ad ambienti che rispecchiano la personalità di ognuno, sono i tre aspetti alla base del progetto Dawn House realizzato della interior designer Susanna Cots.

Dawn House è situata in posizione strategica ai piedi delle imponenti montagne di Montserrat e ciò ha reso facile lo studio di un nuovo lay out pensato per ammirare il paesaggio circostante da più prospettive possibili.

Ogni piano è stato progettato con funzioni specifiche. Al piano terra si trova un ampio open space con la cucina a vista che si estende verso la sala da pranzo e il soggiorno. Qui la pavimentazione contribuisce a delimitare gli spazi.

Dawn House by Susanna CotsDawn House by Susanna Cots

La parete della sala da pranzo ospita una panca concepita come seduta per i commensali al tavolo, che si estende nel soggiorno fino a raggiungere il camino. Questo è un altro elemento chiave pensato per integrare l’esterno con l’interno.

Dawn House by Susanna CotsDawn House by Susanna CotsDawn House by Susanna Cots

Il primo piano ospita le due ampie camere dei figli adolescenti, ognuna con la propria personalità e hobby.

Dawn House by Susanna CotsDawn House by Susanna Cots

Il piano superiore, invece, è interamente dedicato alla suite padronale: uno spazio aperto e allo stesso tempo intimo, dotato di zona doccia e spogliatoio. La stanza è stata ampliata per creare al suo interno un piccolo ufficio e per godersi l’alba.

Dawn House by Susanna CotsDawn House by Susanna CotsDawn House by Susanna CotsDawn House by Susanna Cots

 

L’articolo Dawn House, la casa che gode dei piaceri della natura e del sole proviene da Dettagli Home Decor.

4 Settembre 2020 / / BlogArredamento Aziende

Cameretta rettangolare e come arredarla: un S.O.S. lanciato da tutti i genitori alle prese con una stanzetta lunga e stretta da destinare a uno o due bambini e ragazzi.

Un’impresa difficile, ma non impossibile.

L’importante è seguire qualche piccolo accorgimento (ma ricorda che l’aiuto di un arredatore professionista può semplificare la vita) e organizzare lo spazio nel modo migliore, senza sprecare alcun centimetro.

Come fare? Scoprilo con i nostri consigli e con i progetti di camerette per stanze strette che abbiamo selezionato per te.

Consigli per arredare una cameretta rettangolare

Arreda il lato lungo

Va da sé: in uno spazio rettangolare sarà la lunghezza ad avere la meglio sulla larghezza. E perché non trasformare questo vincolo in un vantaggio?

Letto contentitore con cassetti e scrivania XL

L’ideale sarebbe scegliere arredi non molto ingombranti, che occupino sì lo spazio ma senza rendere la stanza claustrofobica. Via libera ad un letto singolo da disporre parallelamente alla parete più lunga.

Ottimizza il lato corto

Mai dimenticare il potenziale della parete corta, anche se supera di poco i 2 metri.

Quando lo spazio lo consente, puoi pensare di usare il muro più piccolo per mettere una scrivania sotto la finestra, posizione ideale per godere della luce naturale.

Scrivania moderna salvaspazio Charme

Se la cameretta è stretta, ma non strettissima, valuta la possibilità di orientare il letto in posizione perpendicolare, verso il centro stanza.

Sfrutta l’altezza con un soppalco

Noti per la loro anima salvaspazio, i letti a soppalco sono i veri alleati delle camere per ragazzi sviluppate in lunghezza.

Il motivo è intuibile: occupano poco spazio in profondità, sfruttano l’altezza e possono essere attrezzati con armadi o con una seconda rete.

Letto castelponte con soppalco e gradini

Se invece la superficie della stanza è già occupata ma lo spazio contenitivo non basta, considera le composizioni sospese.

Mensole chiuse, contenitori, cubi e piccoli box sono ottimi per attrezzare porzioni di muro che altrimenti rimarrebbero spoglie.

Non sottovalutare i letti a castello

Cameretta molto stretta e due ragazzi che la occupano? Con un letto a castello si va sempre sul sicuro.

È una soluzione senza tempo, che con l’aiuto di un’adeguata barra di protezione imbottita diventa la scelta adatta anche per i bambini.

Letto a castello scorrevole Slide

Ma non esistono solo i letti a castello. La grande famiglia dei letti sovrapposti annovera lettini a scomparsa e ad estrazione, lettini doppi che slittano l’uno sull’altro e si aprono solo nel momento del bisogno.

Fai tesoro dello spazio sotto il letto

Oltre ad essere stretta, la camera è anche piccola? In questo caso è inutile girarci intorno: bisogna utilizzare lo spazio sottoletto.

Puoi scegliere contenitori su ruote o scatole con coperchio, oppure valutare una soluzione alternativa.

Letto singolo con cassetti Lobby Box

L’idea è di considerare un letto rialzato, che integra cassetti estraibili dove sistemare gli oggetti più diversi.

Biancheria, materiale scolastico e giocattoli troveranno spazio in cassettoni capienti e sempre accessibili (ma attenzione alla profondità della camera).

Limita il disordine

Più lo spazio è ristretto, più diventa indispensabile cercare di tenerlo in ordine. Una volta inseriti letto, armadio e scrivania, vale la pena dedicare un posto speciale a qualche mobiletto contenitore.

Cassettiera settimanale con appendiabiti Ambrogio

Oltre ai classici comodini, se la stanza lo consente potresti valutare soluzioni 2 in 1 come la cassettiera che funge anche da stand appendiabiti.

Scegli i colori chiari per allargare lo spazio

Resta sempre valida la regola dei piccoli ambienti: preferire tonalità chiare e luminose.

Anche nel caso delle camerette lunghe, è meglio evitare finiture scure e sfumature cupe, che rischierebbero di influire negativamente sulla percezione dello spazio.

Moodboard di Clever sui toni del grigio e dell'azzurro

Tra gli abbinamenti più in voga al momento ci sono il sodalizio tra legno bianco e tortora, tutte le sfumature di azzurro e colori più femminili come il rosa antico e il grigio perla.

Scopri tutte le Moodboard di Clever >

9 idee per camerette strette e lunghe

Cameretta per stanza stretta

Cameretta per una stanza stretta P19

Una cameretta di più di 4 metri che occupa un’intera parete. Ridotta al minimo, la profondità maggiore è quella della pedana del letto, che cela 3 pratici cassetti ad estrazione totale.

Piace la soluzione studiata per l’armadio, che in parte sovrasta il letto con moduli a ponte e si fonde in armonia con una piccola libreria destrutturata.

Lunghezza composizione: 440 cm

Piantina di cameretta per stanza stretta P19

Cameretta lunga e stretta per due

Cameretta lunga e stretta per due P21

In questa stanza rettangolare condivisa da due sorelle, protagonista indiscusso è il letto scorrevole posizionato contro la parete più lunga.

La sua posizione orizzontale permette di risparmiare molto spazio in profondità e, allo stesso tempo, di ospitare due fratelli o sorelle.

Armadio e pensili incorniciano la composizione, a sua volta completata da una pratica scrivania con ruote.

Lunghezza composizione: 390 cm

Piantina di cameretta lunga e stretta per due P21

Cameretta lunga con armadio a ponte

Cameretta lunga con armadio a ponte P24

Poco più di tre metri e mezzo e una cameretta da arredare. Il progetto dà un’idea di come organizzare uno spazio lungo e ristretto inserendo un grande armadio a ponte e un letto estraibile salvaspazio.

Pensata per la camera di un ragazzo adolescente, questa soluzione può essere adattata anche ad una stanza per gli ospiti.

Lunghezza composizione: 357 cm

Piantina di cameretta con armadio a ponte P24

Cameretta con soppalco di 380 cm

Cameretta con soppalco di 380 cm S29

Un progetto realizzato per una stanza lunga ma non strettissima, che consente di sfruttare anche la parete dietro al letto. La composizione è un castelponte, struttura che integra due lettini singoli e un grande armadio con ante battenti.

Lo spazio è sfruttato fino all’ultimo centimetro grazie a soluzioni intelligenti e moderne: cassetti sotto al letto, scala con gradini contenitore, modulo libreria da usare come comodino.

Lunghezza composizione: 380 cm

Piantina di cameretta con soppalco di 380 cm S29

Cameretta per bambino con ponte e scrivania

Cameretta per bambio con ponte e scrivania P18

Una proposta d’arredo per una cameretta a ponte della lunghezza di 240 cm, affiancata da un letto contenitore inserito in posizione perpendicolare.

Senza testiera, il lettino è incorniciato da pannelli di boiserie imbottita che decorano il muro e fungono da protezione.

Come il letto, anche la scrivania si posiziona perpendicolarmente la muro. Questo orientamento permette comunque di sfruttare lo spazio sottoponte e di inserire, accanto al letto, un pratico comodino sospeso.

Lunghezza composizione: 375 cm

Piantina di cameretta per bambino con ponte e scrivania P18

Cameretta lunga meno di 4 metri

Cameretta lunga meno di 4 metri P25

Un’idea originale e completa di tutto il necessario per arredare la stanza di una ragazza.

Il progetto integra una cabina armadio con libreria laterale, da sostituire con un fianco chiuso qualora la cameretta fosse troppo stretta.

La composizione prosegue con un modulo a ponte con letto sotto e un delizioso angolo studio completo di scrivania e mensola con fianco. Ideale per una parete inferiore a 400 cm.

Lunghezza composizione: 390 cm

Piantina di cameretta lunga meno di 4 metri P25

Cameretta per ragazza di 4×2 mq

Cameretta per ragazza di 4x2 mq P27

Una cameretta per ragazza adolescente, che occupa ben tre pareti. I lati corti ospitano una scrivania e un armadio, elementi che si fondono in totale armonia con la libreria, il ponte e il letto posizionati sul muro più lungo.

I colori proposti, che spaziano dal grigio all’azzurro avio, sono resi ancor più eleganti da moduli sospesi con ante in vetro fumé.

Lunghezza composizione: 420 cm

Piantina di cameretta per ragazza di 4x2 mq P27

Cameretta con letti a castello lunga 360 cm

Cameretta con letti a castello lunga 360 cm S32

Un’altra cameretta per due, ma questa volta con letti sfalsati. Affascina la divisione spaziale, che prevede accanto al letto a castello una zona studio attrezzata nei minimi dettagli.

Lo spazio è sfruttato al massimo grazie a mensole geometriche fissate sopra al piano da lavoro, progettato in base alle esigenze di studenti di varie età.

Il progetto diventa un ottimo spunto per arredare anche una cameretta singola. Si potrà modificare la composizione sostituendo il letto inferiore con un armadio o uno scrittoio.

Lunghezza composizione: 360 cm

Piantina di cameretta con letti a castello lunga 360 cm S32

Cameretta per bambina con letto perpendicolare

Cameretta per bambina con letto perpendicolare T09

Una piccola cameretta a ponte lunga meno di 200 cm, con al di sotto un letto su ruote facilmente spostabile.

È il punto di forza del progetto, che accanto alla zona notte vera e propria allestisce un piccolo angolo studio a misura di bambina.

Non mancano un comodino e una mensola dietro al letto, utili per appoggiare libri, peluches o una piccola lampada con funzione sveglia.

Lunghezza composizione: 360 cm

Piantina per cameretta per bambina con letto perpendicolare T09

A caccia di altre idee per arredare al meglio la camera dei bambini? Non perdere i consigli, le idee e i suggerimenti dei nostri articoli!

Leggi anche:

4 Settembre 2020 / / Idee

“Architetto, per l’impianto di riscaldamento facciamo caldaia a gas e termosifoni vero?”

Questa è una delle frasi che mi sento dire più spesso dai clienti e dagli idraulici.

Ma questa non è quasi mai la soluzione migliore e più efficiente per la tua ristrutturazione.

In questo articolo scoprirai quali sono le principali tipologie di impianti di riscaldamento che puoi installare nella tua ristrutturazione. I loro pro e i loro contro.

mailling list per ristrutturare casa

Milioni di installazioni fatte nel corso di decenni hanno generato una delle credenze più difficili da sradicare quando si ristruttura (e si costruisce) una casa: che il binomio caldaia a gas + termosifoni sia l’unica soluzione possibile per realizzare l’impianto di riscaldamento.

Spesso chi affronta una ristrutturazione parte da una situazione in cui c’è già un impianto di questo tipo esistente. E ritiene di risparmiare magari recuperando i vecchi termosifoni o utilizzando le vecchie tubazioni (cosa che spesso in corso d’opera si rivela impossibile o non conveniente). Quindi parte già con pregiudizi difficili da scalfire.

Guai a proporre riscaldamenti a pavimento “perché costa troppo” o soluzioni elettriche perché “ma sei pazzo? E se poi salta la corrente? Chissà che bollette poi…”

La realtà è che se l’impianto caldaia+termosifoni è ancora quello più diffuso, non è detto che sia la soluzione più efficiente per rispondere alle tue esigenze di riscaldamento.

Prima di procedere come un treno devi provare a prendere in considerazione anche tutto quello che le moderne tecnologie possono offrirti.

Non sono uno di quelli che sentenziano: “caldaia a gas e termosifoni è un impianto obsoleto”.

Ma il mio scopo, quando progetto la tua ristrutturazione, è trovare la migliore soluzione impiantistica per riscaldare (e anche raffrescare) in modo efficiente, adatta al tuo immobile e che risponda alle tue esigenze di benessere.

In questo articolo voglio darti una panoramica dei sistemi di riscaldamento più diffusi e che possono essere utilizzati in modo efficace nella ristrutturazione di case e appartamenti (anche in condominio).

Non sarà un articolo pieno di tecnicismi (che poi non sarei nemmeno in grado in questo ambito). E non ti voglio convincere ad installare un impianto piuttosto che un altro.

Non è il mio lavoro e non ci guadagnerei nulla.

Il mio unico scopo è farti riflettere su una scelta così importante per la tua ristrutturazione. Non solo dal punto di vista economico ma anche della salute.

L’articolo sarà diviso in due parti:

  1. Vedremo come è fatto un impianto di riscaldamento. Non importa la tipologia…tutti sono composti dagli stessi identici elementi di base.
  2. Vedremo come gli elementi di un impianto si combinano per definire le principali tipologie di impianti di riscaldamento da installare in case e appartamenti.

E alla fine faremo qualche riflessione su come devi muoverti nella scelta del tuo nuovo impianto di riscaldamento.

mailling list per ristrutturare casa

PARTE 1: COME È FATTO UN IMPIANTO DI RISCALDAMENTO?

Qualche anno fa in rete girava il meme di un commento scritto in qualche gruppo facebook di complottisti che diceva più o meno così:

“oggi ho aperto la valvola di un termosifone e sapete cosa ho scoperto? Dal foro usciva acqua e non metano! Questi ci fanno pagare carissimo il metano e poi in realtà ci stanno dando acqua!”

Come progettista do per scontato quale sia il funzionamento di base di un qualsiasi impianto di riscaldamento. E commetto l’errore di dare per scontato che anche le persone con cui ne parlo lo sappiano.

Ma non è così.

Quello qui sopra è un caso limite, però penso sia utile chiarire quali sono gli elementi basilari di cui è composto un impianto di riscaldamento.

Quello che diremo vale per tutti gli impianti e ci tornerà utile nella seconda parte, quando li approfondiremo uno per uno.

L’elenco che leggerai qui sotto non pretende di essere esaustivo. Ogni impianto prevede uno o più sottosistemi obbligatori o facoltativi. Però questi quattro elementi ci sono sempre: 

  1. Il generatore di calore
  2. Il fluido vettore
  3. Il sistema di distribuzione
  4. I Terminali

Riassumendo il funzionamento di un impianto-tipo di riscaldamento:

il generatore di calore (che è la caldaia) utilizza una fonte energetica (tipo il metano) per riscaldare un fluido vettore (ad esempio acqua) che viene messo in circolo attraverso un sistema di distribuzione (una rete di tubazioni) a cui sono collegati i terminali (ad esempio i termosifoni) che cedono il calore del fluido all’ambiente.

Produco caldo, sposto caldo, distribuisco caldo.

Semplice e consolidato.

Già gli antichi romani avevano inventato un sistema di riscaldamento chiamato ipocausto, ed usato principalmente nelle terme, che sfruttava questi quattro passaggi.

Da allora però la tecnologia si è evoluta e i problemi, che all’epoca erano solo non morire di freddo in inverno, sono cambiati.

Ora vogliamo regolare le temperature secondo le nostre esigenze, vogliamo una casa riscaldata uniformemente, una casa salubre.

Poi non c’è più solo l’esigenza di riscaldare in inverno ma anche di raffrescare in estate.

E poi c’è l’esigenza di non svenarsi per pagare bollette salatissime.

E poi ci sono anche esigenze sociali. Sulla terra siamo 7 miliardi e scaldare tutti gli immobili esistenti ha un costo ecologico, sia come consumo di fonti energetiche che come inquinamento. Quindi c’è l’esigenza di non sprecare inutilmente energia e di non inquinare. Si chiama efficienza, ed è un parametro reso obbligatorio dalle normative.

Per capire le tipologie e caratteristiche degli impianti di riscaldamento più diffusi, di cui parleremo nella seconda parte, devi avere prima qualche informazione sui 4 elementi di base che abbiamo appena elencato.

1. I generatori di calore

impianto di riscaldamento: le caldaie

Quando parliamo di generatori di calore la prima associazione che viene automatica alla maggior parte delle persone è la classica caldaia a gas.

Ed effettivamente è la tipologia di generatore ancora più diffusa, almeno in Italia.

Il generatore è quell’elemento dell’impianto che ha lo scopo di trasformare una fonte di energia primaria in calore, con il quale scaldare il fluido termovettore diretto ai terminali.

Quindi per classificare le caldaie sono due gli elementi fondamentali da considerare:

  1. Quale fonte di energia primaria utilizza
  2. Quale fluido termovettore scalda

Le fonti di energia primaria usate per produrre calore

Le fonti di energia primaria utilizzate per generare calore sono principalmente tre: il gas, l’elettricità e le biomasse.

Se hai una caldaia a gas e ti arriva una bolletta stratosferica è perché la tua caldaia consuma come una piccola centrale nucleare.

Sebbene non sia strettamente necessario al nostro discorso, spendiamo due parole su queste tre fonti di energia primaria.

Gas
impianto di riscaldamento a gas metano

Con il gas da riscaldamento solitamente identifichiamo il metano, quello con la famosa fiamma blu. Ma può andar bene anche quello del bombolone che ti porta peppino col suo apecar.

Si tratta comunque di una fonte energetica che viene estratta da giacimenti nel sottosuolo e convogliata in enormi gasdotti lunghi anche decine di migliaia di chilometri, per arrivare fino a casa tua.

In Italia il metano arriva principalmente da Russia, Libia, Algeria, Grecia, Olanda e Norvegia.

Un problema di questa fonte di energia è che, come il petrolio, si va esaurendo. Certo non finirà domani, ma tra alcuni decenni sì.

L’altro problema è che inquina. Infatti per scaldare il gas deve bruciare. E ogni cosa che brucia emette dei fumi inquinanti.

E naturalmente, essendo molto infiammabile, è un potenziale pericolo per eventuali perdite che possono portare ad esplosioni. Sono rare ma ne abbiamo lette molte negli anni tra le notizie di cronaca.

Elettricità
scaldare con l'elettricità

L’elettricità al contrario è una fonte energetica potenzialmente non inquinante.

Ci sono da chiarire un paio di punti però:

  • Definire l’elettricità una “fonte di energia primaria” non è del tutto corretto. Non esiste elettricità in natura ma deve essere creata. Però per come arriva a noi, cioè attraverso la rete elettrica o autoprodotta con il fotovoltaico, possiamo fare la forzatura di considerarla primaria.
  • Se l’elettricità di per sé non rilascia inquinamento quando la usiamo, i processi attualmente usati per creare l’elettricità sono ancora in parte inquinanti.

Molta elettricità viene prodotta bruciando carbone, petrolio o derivati. Moltissima viene prodotta nelle centrali nucleari, che sicuramente inquinano di meno ma ci lasciano con il problema delle scorie radioattive da smaltire.

Ci sono poi le fonti di produzione non inquinanti: idroelettrico, geotermico, eolico, fotovoltaico.

L’obiettivo a lungo termine è produrre elettricità esclusivamente con fonti non inquinanti. Siamo in un periodo di transizione.

Ci sono due modi principali per produrre calore con l’energia elettrica:

  1. Facendo passare una corrente elettrica dentro delle serpentine di metallo (“resistenze metalliche”). La corrente eccita gli elettroni che producono innalzamento di temperatura
  2. Attivando un compressore che comprime un gas (fluido refrigerante).

Comprimendosi gli elettroni si eccitano e producono innalzamento di temperatura.

Il secondo processo è quello che vedremo sfruttano le pompe di calore. Ed è quello più economico ed efficiente.

In realtà la questione è molto più complessa di così…ma passami per buona questa estrema semplificazione.

Biomasse

Le biomasse utilizzate per il riscaldamento domestico nella sostanza sono il legno, i pellet e altri derivati del legno.

Per produrre calore devono bruciare.

E il loro problema è che quando bruciano producono tantissimo inquinamento. In particolare le tanto vituperate particelle PM10, cioè quel particolato di dimensioni inferiori a 10 micrometri (1 micrometro è pari ad 1 milionesimo di metro). Sostanze cancerogene che le nostre vie respiratorie non sono in grado di filtrare.

Se sei veneto come me sai benissimo tutte le polemiche che puntualmente ogni 6 di gennaio si scatenano per il picco di PM10 prodotte quando “si brucia la vecchia” la sera della befana.

Fino a pochi anni fa in ogni paese c’erano decine di falò e per i bambini era una festa. Ma negli ultimi anni sono stati vietati in molti posti proprio a causa dell’inquinamento prodotto.

Sia chiaro: come si bruciano le biomasse rappresenta un fattore discriminante in relazione all’inquinamento prodotto.

Quindi una caldaia a biomassa (ne parleremo a breve) non inquina come un falò. Ma immette comunque particelle dannose per la salute.

Fluido termovettore

trasportare il calore con l'acqua

Altro elemento che caratterizza un generatore di calore è il fluido termovettore che deve scaldare.

Il fluido termovettore è quell’elemento che materialmente trasporta il calore prodotto dal generatore fino ai terminali che lo cedono all’ambiente.

Possono essere di tre tipi: acqua, fluido refrigerante, aria.  

L’acqua è sicuramente il fluido più comune negli impianti di riscaldamento: circola nei termosifoni, nei fan coli, o nei tubi del riscaldamento a pavimento. Gli impianti che utilizzano l’acqua come fluido termovettore sono detti idronici.

L’aria invece in ambito domestico è meno diffusa. Il motivo è che, a fronte di una disponibilità illimitata e di un basso peso specifico (meno pesa il fluido meno potenza ci vuole per farlo muovere), ha una bassa capacità di immagazzinare il calore. Quindi bisogna scaldare tanta aria per scaldare un ambiente.

E pertanto servono tubazioni molto grosse che mal si sposano con gli spazi ridotti di una casa.

In realtà alcune tipologie di impianti domestici che usano l’aria per riscaldare ci sono, li vedremo più avanti e vedremo però come l’aria sia utilizzata solo nell’ultimo tratto.

Infine i fluidi refrigeranti sono particolari sostanze che in base alla temperatura cambiano di fase (liquida-gassosa) e che sono quelli comunemente utilizzati per i condizionatori.

L’aria di cui parlavamo poche righe fa viene utilizzata in impianti con fluido refrigerante. Per ora segnati il nome VRF e ne riparleremo nella sezione 2 dedicata agli impianti.

Tipologie di generatori di calore

Finora tante parole ma non abbiamo ancora detto nulla di concreto…iniziamo parlando delle caldaie.

La principale distinzione tra i generatori di calore è data dall’energia primaria utilizzata:

  • Caldaia per il gas
  • Pompa di calore per l’elettricità
  • Stufa per le biomasse
Caldaia a gas: ormai è solo a condensazione
impianto di riscaldamento con caldaia a condensazione

Il gas abbiamo detto essere principalmente il metano, ma anche i serbatoi a gpl che possono essere messi nei giardini, se casa tua non è raggiunta dalle linee del metano.

Le caldaie a gas in ambito domestico funzionano con fluidi termovettori ad acqua: cioè bruciando scaldano acqua.

Sono composte sostanzialmente da due elementi: un bruciatore e uno scambiatore.

Nel bruciatore il gas appunto brucia creando calore. A contatto con il bruciatore c’è lo scambiatore che trasferisce il calore all’acqua dei circuiti.

Gli scambiatori sono due (nell’immagine qui sopra ho semplificato) perché i circuiti necessari sono due: lo scambiatore primario scalda l’acqua del circuito di riscaldamento, mentre lo scambiatore secondario scalda l’acqua sanitaria, quella che usiamo per lavarci.

Perché due circuiti? Perché l’acqua dell’impianto di riscaldamento circola in un circuito chiuso. Cioè non viene costantemente presa dall’acquedotto e poi scaricata. Sarebbe un consumo inutile di acqua.

Chiaramente quest’acqua una volta scaldata se ne deve andare dalla caldaia. A noi serve che arrivi ai terminali dell’impianto. Ecco che c’è un terzo elemento: il circolatore. Che è una pompa che spinge l’acqua calda nel circuito di riscaldamento (nei rubinetti ci arriva per pressione quando li apriamo …).

Questo è il funzionamento di base di una caldaia. Però la tecnologia si è evoluta notevolmente negli anni, rendendole sempre più efficienti.

L’evoluzione tecnologica ha portato alle caldaie a condensazione.

Cosa fanno queste caldaie? Semplicemente sfruttano i fumi che vengono prodotti nel processo di combustione del gas per generare altro calore.

Questi fumi infatti sono caldi…perché sprecare questo calore?

In sostanza i fumi, invece di essere dispersi subito nell’aria, vengono riconvogliati verso lo scambiatore dove cedono ancora parte del calore che hanno. Alla fine di questo processo il fumo, che ha perso calore, condensa e si trasforma in goccioline d’acqua che vengono immesse nel sistema di scarico delle acque, mentre i restanti fumi vengono dispersi nell’aria attraverso la canna fumaria. Solo che escono ad una temperatura più bassa di circa 40° rispetto ad una caldaia normale.

Dal 2015 si possono produrre solo caldaie a condensazione, quelle normali sono fuori produzione. Quindi se qualcuno te ne propone una è un fondo di magazzino.

Le caldaie a gas riescono a produrre acqua ad alte temperature (tranquillamente fino a 80°) e sono dei generatori di calore istantanei.

Cioè ti serve acqua calda adesso e subito la producono. A differenza di altri sistemi non hanno bisogno di serbatoi di accumulo dell’acqua calda prodotta.

Pompa di calore: all’inizio erano solo condizionatori…
pompa di calore per l'impianto di riscaldamento

Se vai in un qualsiasi grande magazzino o in un portale online tipo convienesempre.it troverai una sfilza di condizionatori “a pompa di calore”.

In realtà non sono condizionatori ma climatizzatori e il motivo è proprio l’utilizzo della tecnologia “a pompa di calore”.

Sembra una supercazzola vero?

Ma non è così.

Un vecchio condizionatore ha solo la capacità di estrarre aria calda da un ambiente chiuso e cederlo all’ambiente aperto con lo scopo di raffrescare l’ambiente chiuso. Un frigorifero ti dice nulla? Funziona con questo principio.

La “pompa di calore” è un’evoluzione di questo concetto: infatti oltre a rinfrescare riscalda.

Questo in soldoni. Il funzionamento è molto più complesso e si basa sulla fisica.

Il principio base è estrarre energia termica da una fonte che può essere aria, acqua, terreno, per immetterla nell’ambiente che ci interessa alla temperatura che ci interessa.

La maggior parte delle pompe di calore in commercio estrae energia termica dall’aria esterna. E riesce a scaldare una casa anche quando la temperatura esterna è molto bassa (sicuramente inferiore a quella a cui vogliamo portare la temperatura interna)

Sembra impossibile vero?

Il principio fisico su cui si basa la pompa di calore è che, anche a basse temperature, l’aria/acqua/terreno hanno dell’energia termica da poter sfruttare.

Nel caso dell’aria ad esempio, una buona pompa di calore può funzionare anche con temperature esterne particolarmente basse (le pompe di calore più efficienti riescono a scaldare anche a temperature esterne di -20°).

Chiaramente questa “estrazione di energia” non avviene spontaneamente. Se fosse così ti basterebbe aprire la finestra in inverno e magicamente l’aria esterna gelata diventa calda quando entra in casa.

Per funzionare deve esserci qualcuno che esegue un lavoro allo scopo di estrarre il calore dall’aria e portarlo alla temperatura che ci serve. Questo qualcuno sono i compressori che si trovano nelle pompe di calore.

Il loro lavoro è comprimere un gas (il “fluido refrigerante” di cui abbiamo già parlato) a cui precedentemente abbiamo fatto assorbire l’energia termica esterna.

Hai presente che i climatizzatori hanno un’unità esterna con un grosso ventolone?

Questo ventolone spinge l’aria verso l’evaporatore. Nella sostanza dei tubi in cui passa il fluido refrigerante, che investito da questo flusso d’aria ne assorbe la temperatura.

Il fluido refrigerante a questo punto passa nel compressore. Quando comprimi qualcosa questo si scalda, ed ecco che abbiamo prodotto il calore che ci serve.

A questo punto il fluido refrigerante ormai caldo passa attraverso uno scambiatore, come quello della caldaia a condensazione, dove lo cede o all’acqua, nel caso degli impianti idronici, o all’aria nel caso di impianto ad aria.

La fonte di energia primaria la useremo soprattutto per far funzionare il compressore.

E solitamente questa energia è quella elettrica. In casi più rari il gas.

Quindi le pompe di calore possono essere idroniche (dette aria/acqua), cioè scaldano dell’acqua che gira all’interno dei circuiti (e che quindi alimenta dei termosifoni o dei fan coil).

Oppure le pompe di calore possono essere a gas refrigerante (dette aria/aria), cioè alimentano delle unità interne che immettono il calore prodotto nell’ambiente tramite delle ventole (i comuni split ad esempio).

Stufa a biomassa
riscaldare casa con una caldaia a biomassa

Ho scritto stufa ma in realtà avrei dovuto scrivere caldaia.

Il motivo è che questo tipo di generatori fanno esattamente la stessa cosa delle caldaie a gas di cui abbiamo parlato poco fa: utilizzando una fiamma per scaldare l’acqua che circola nelle tubature dei circuiti sanitari e termici.

Solo che in queste caldaie a bruciare non è gas ma appunto biomassa.

Che, in ambito domestico, sono legno e derivati (pellet, segatura, cippato, etc.).

Non esistendo impianti di distribuzione delle biomasse a cui puoi collegare la tua casa, come per il gas e l’elettricità, devi essere tu a rifornire periodicamente di questi materiali la caldaia.

Motivo per cui generalmente è sconsigliato installare caldaie del genere in appartamenti dentro condomini. Tra l’altro potrebbero esserci problemi anche relativamente allo scarico dei fumi che devono avvenire obbligatoriamente con canna fumaria a tetto.

Detto ciò i pro di una caldaia di questo tipo sono i costi di gestione molto bassi e con ottima efficienza.

I contro invece sono il doversi rifornire di continuamente di materiale da bruciare.

In merito alla questione inquinamento non voglio addentrarmi in questioni delicate. C’è una lunga diatriba in corso tra Unione Europea e produttori di caldaie a biomassa in merito al reale inquinamento di questi sistemi.

Fatto innegabile è che producono fumi pm 2.5, quindi i peggiori per la salute. Bisogna anche dire che le moderne caldaie a pellet ne producono molto pochi.

La mia personale idea è che non siano una buona soluzione per riscaldare casa per troppe criticità che hanno.  

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2. Il fluido vettore

Su questo spenderemo poche parole perché ne abbiamo già ampiamente parlato nei paragrafi precedenti.

In ambito domestico il fluido vettore maggiormente utilizzato è l’acqua.

Si tratta di un ottimo vettore del calore perché riesce a portarne grandi quantità (di calore) in volumi relativamente piccoli, ed è disponibile in grande quantità.

Viene utilizzata sia con caldaie a gas, che con pompe di calore che con stufe a biomassa.

I gas refrigeranti invece sono appannaggio esclusivo delle pompe di calore: sono presenti sia nei modelli idronici che in quelli che siamo abituati a vedere frequentemente come gli split.

Nei modelli idronici abbiamo un doppio passaggio: il gas refrigerante scalda l’acqua contenuta in un serbatoio di accumulo che è collegato alle linee di riscaldamento e sanitaria.

Nei modelli ad aria il gas refrigerante va direttamente dalla pompa di calore al terminale (nel caso più banale lo split) dove cede il suo calore all’aria.

C’è infine l’aria che, in ambito domestico, viene utilizzata solo nei tratti terminali degli impianti a pompa di calore canalizzati, dove unità a controsoffitto aspirano l’aria fredda dall’ambiente e la reimmettono calda dopo averla fatta passare attraverso uno scambiatore di calore in cui passa il fluido refrigerante. Questi impianti hanno canalizzazioni e bocchette (sono i VRF di cui parleremo più avanti).

3. Sistemi di distribuzione

I sistemi di distribuzione degli impianti di riscaldamento non sono altro che le tubature che collegano i generatori di calore con i terminali.

Queste tubature possono essere di rame o multistrato. E nei nuovi impianti presentano sempre uno strato isolante per non disperdere inutilmente calore dove non serve.

Nella maggior parte degli impianti a termosifoni o a pavimenti scaldanti, i sistemi di distribuzione sono del tipo a collettore: cioè l’acqua calda dei circuiti va ad un collettore centrale che poi lo distribuisce ai vari terminali.

Alternativa è l’anello: un tubo fa il “giro” della casa, quando arriva nei pressi di un termosifone si fa uno stacco con una mandata e un ritorno di acqua e poi il tubo torna alla caldaia con l’acqua fredda.

Questo sistema ha un inconveniente: rischia di lasciare gli ultimi terminali freddi perché l’acqua ha già ceduto la maggior parte del suo calore lungo la strada.

Nel caso di pompe di calore con liquido refrigerante, dal generatore partono tanti tubi di mandata e di ritorno quanti sono i terminali da fornire. Non ci sono collettori lungo la strada.

4. Terminali

Concludiamo l’analisi degli elementi fondamentali di un impianto di riscaldamento con i terminali, cioè quegli elementi che cedono il calore all’ambiente.

Li dobbiamo dividere in due tipologie: i terminali che cedono calore fornito dall’acqua (sistemi “idronici”) e i terminali che cedono calore fornito da liquido refrigerante (sistemi ad aria).

Tra i primi troviamo:

  • Radiatori (in tutte le declinazioni: termosifoni, termoarredi, scaldasalviette, etc.)
  • Riscaldamento a pavimento
  • Riscaldamento a battiscopa
  • Fan coil (ventilconvettori)

Tra i secondi:

  • Split (da terra o parete)
  • Unità a soffitto (o controsoffitto)

Con le unità a controsoffitto, oltre alle unità vanno considerate anche bocchette di immissione e ripresa dell’aria con le relative tubazioni che le collegano all’unità…sono i sistemi VRF di cui ti ho più volte parlato e che vedremo più avanti.

Con questo abbiamo fatto un rapido excursus dei vari elementi che compongono un impianto di riscaldamento.

Ho dedicato molto spazio ai generatori perché sono il vero cuore di un impianto e perché queste informazioni ci torneranno utili nella sezione 2.

Nella prossima parte vedremo le principali tipologie di impianti che si possono installare durante una ristrutturazione combinando quanto abbiamo descritto qui.

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SEZIONE 2: LE PRINCIPALI TIPOLOGIE DI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO UTILIZZATI NELLE CASE

Premessa, che magari ripete quello che ho già scritto a inizio articolo ma dopo oltre tremila parole non fa male.

In questa sezione non ho intenzione di fare una panoramica completa sugli impianti di riscaldamento che puoi installare nella tua ristrutturazione.

Questo è un articolo e non un trattato di impiantistica.

E per lo stesso motivo non entrerò nel dettaglio degli aspetti tecnici. Che sono tanti e sono complessi.

Solo un avvertimento: anche l’impianto più semplice non può essere progettato dall’idraulico o dal venditore. Ci vuole sempre un tecnico che dimensioni e verifichi a monte.

Per quanto mi riguarda, quando devo affrontare un impianto semplice riesco a cavarmela da solo. Ma quando c’è da progettare qualcosa di più complesso mi avvalgo del supporto di un ingegnere specializzato in impiantistica.

Sarà banale dirlo ma troppo spesso un proprietario di casa non si rende conto di quanto sia importante dimensionare e progettare correttamente un impianto di riscaldamento. E di quanto non sia banale.

Detto ciò, ecco di quali impianti ti parlerò:

  • Impianti idronici (caldaia a gas/pompa di calore/stufa a biomassa + termosifoni/pannelli radianti/fan coil)
  • Impianti ad “aria” (pompa di calore + split/canalizzati)

Ce ne sarebbero molti altri, come ad esempio l’infrarossi o il radiante elettrico che possono essere presi in considerazione per casi particolari. Ma vorrei fermarmi a quelli più comuni e collaudati.

Impianti idronici

Credo di averti chiarito sufficientemente che gli impianti idronici sono quelli che usano l’acqua come mezzo per trasportare il calore dal generatore ai terminali.

Il più classico degli impianti idronici è quello con caldaia a gas metano e termosifoni in alluminio.

Ma questa tipologia di impianto può prevedere altri tipi di caldaia o di terminali. Approfondiamo.

Tipo 1: caldaia e radiatori

Prima di fare alcune considerazioni sulle caldaie che possono essere abbinate a questi impianti, vediamo quello che succede a valle delle caldaie stesse.

Dalla caldaia, per quanto riguarda il circuito di riscaldamento, parte un tubo con l’acqua calda in uscita e rientra un tubo con l’acqua fredda di ritorno.

Questo tubo va ad un collettore che deve essere installato in zona il più possibile baricentrica rispetto ai terminali, per evitare che alcuni termosifoni siano raggiunti da poca acqua calda.

Infatti dal collettore partono tanti tubi che trasportano acqua calda quanti sono i terminali. E naturalmente altrettanti tubi ritornano per riportare l’acqua fredda.

I terminali sono termosifoni o termoarredi (che non sono altro che termosifoni “fighi”).

I termosifoni sono elementi modulari all’interno dei quali passa l’acqua calda, la quale scalda il metallo (ottimo conduttore) che cede il calore all’ambiente.

Ogni termosifone è composto da un certo numero di elementi collegati tra loro, calcolato in base alla potenza di ogni singolo elemento e alle esigenze di progetto. Teoricamente se in una stanza senti freddo per risolvere il problema puoi semplicemente aggiungere uno o più elementi al termosifone esistente.

Ad ogni modo per riscaldare una stanza i termosifoni devono raggiungere una temperatura elevata: tra i 60° e i 70° (quindi l’acqua deve circolare fino a 80°).

Temperature così alte sono necessarie perché, essendo nella sostanza oggetti piccoli rispetto al volume di aria da scaldare della stanza, hanno bisogno di tanta potenza per riuscire a farlo. Quindi servono temperature alte.

Il riscaldamento a pavimento ha ovviato a questo problema…ma ne parliamo dopo.

Fino agli anni ’60 i termosifoni erano sempre in ghisa, poi sono stati sostituiti dall’alluminio che attualmente la fa da padrone come materiale e in acciaio (meno diffuso).

Concentriamoci su ghisa e alluminio e vediamone i pro e i contro:

  • I termosifoni in ghisa ci mettono una vita a scaldarsi. Però una volta caldi ci mettono due vite a raffreddarsi (si dice che hanno un’alta inerzia termica).

Quindi non scaldano subito ma scaldano per tanto tempo.

  • I termosifoni in alluminio invece fanno l’esatto contrario: si scaldano subito e si raffreddano ancora più velocemente (hanno bassa inerzia termica).

Quindi scaldano subito ma appena si spegne la caldaia si raffreddano.

Se con la ristrutturazione di casa tua rifai l’impianto di riscaldamento, e opti per quello classico, con ogni probabilità ti ritroverai ad installare radiatori in alluminio.

Se invece vuoi conservare i vecchi termosifoni in ghisa attento ad una cosa: gli impianti vecchi spesso erano sottodimensionati, quindi potresti aver bisogno di aumentare il numero di elementi scaldanti di ogni termosifone.

Il problema è che i vecchi termosifoni in ghisa, se provi a svitare o avvitare nuovi elementi, potrebbero rompersi.

Soprattutto dove l’acqua è molto calcarea e corrosiva, il metallo si è sicuramente rovinato.

Il risultato, che ho testato in alcune case, è stato quello di dover sostituire l’intero termosifone.

Proseguendo: da alcuni anni, peri rispondere alle prescrizioni di legge sull’efficienza energetica, in ogni termosifone deve essere installata una valvola termostatica.

Ho dedicato un intero articolo alle valvole termostatiche, quindi ti rimando alla sua lettura per approfondirne il funzionamento.

Chiudiamo questo paragrafo evidenziando i principali problemi di questa tipologia di impianto.

Il principio di funzionamento è la convezione. Cioè scaldare una porzione d’aria fredda nelle vicinanze del termosifone. Quest’aria scaldandosi sale verso l’alto e viene sostituita da aria fredda che viene a sua volta scaldata, creando quelli che sono chiamati “moti convettivi”.

Cioè del vento.

Se ti metti vicino ad un termosifone in una stanza fredda potresti sentire chiaramente questa sorta di venticello.

Niente di sgradevole, però non consente un riscaldamento uniforme dell’ambiente e porta ad avere le parti alte delle stanze più calde delle parti basse. Quando a noi servirebbe esattamente il contrario.

Inoltre, per le persone allergiche, questo continuo ricircolo d’aria può costituire un problema perché può portare polveri varie.

Infine questi impianti hanno il difetto di rendere molto secca l’aria. Infatti spesso sono abbinati a umidificatori.

Non fraintendermi: come sistema di riscaldamento funziona bene, non per niente è stato quello che si è diffuso maggiormente…ma non consente di ottenere elevati livelli di confort termico e ambientale.

Capito in linea generale di cosa stiamo parlando, spendiamo due parole sulle caldaie che possono essere abbinate a questo impianto.

Caldaia a gas

Come abbiamo detto le caldaie a gas sono ormai tutte a condensazione.

Sono sistemi di riscaldamento “istantanei”: cioè producono calore, anche a temperature molto alte, a richiesta.

Non hai bisogno di un serbatoio di accumulo per tenere in caldo una certa quantità di acqua.

La caldaia, a seconda del modello, può essere installata internamente (con la dovuta areazione), oppure esternamente, magari in una nicchia apposita.

Queste caldaie, sebbene molto efficienti, emettono comunque dei fumi.

Questi fumi dovrebbero essere smaltiti attraverso la canna fumaria del condominio. In realtà mi capita frequentemente, negli appartamenti che ristrutturo, di non potermi inserire nelle canne fumarie condominiali. Perché mancano, perché non sono adeguate, spesso perché sono state tappate in copertura…

La norma consente, nel caso in cui non sia possibile intercettare una canna fumaria, di utilizzare la parete esterna più vicina per emettere i fumi (rispettando le dovute distanze dalle finestre limitrofe, prescritte per legge).

La potenza termica di una caldaia per un appartamento di medie dimensioni (tra i 60mq e i 150mq) solitamente varia tra i 23kw e i 28kw (dipende dalle esigenze degli utilizzatori e dalle caratteristiche dell’immobile).

Caldaia a pompa di calore

In questo caso il generatore è elettrico.

Se la caldaia a gas è un oggetto tutto sommato compatto che produce acqua calda istantaneamente, la pompa di calore è più ingombrante e non produce acqua calda istantaneamente.

Un sistema del genere infatti prevede la presenza di:

  • Un’unità esterna con lo scopo di recuperare l’energia termica dell’aria (oppure dell’acqua del sottosuolo per chi può), trasmetterla al liquido refrigerante e di comprimerlo così da scaldarlo;
  • Un “modulo idronico” interno, che in sostanza è un grande serbatoio d’acqua a cui il liquido refrigerante cede il calore prodotto.

Il modulo idronico è collegato alla rete dei termosifoni (e anche a quello dell’acqua calda sanitaria) che è identica a quella che ti ho descritto nel paragrafo precedente.

Riscaldamento con pompa di calore idronica

Questa è una descrizione veramente basilare, non esaustiva ed incompleta del sistema a pompa di calore idronica. Tra l’altro ci sono tante di quelle tecnologie in commercio legate alle pompe di calore che si potrebbe scrivere un libro.

Rispetto al classico sistema caldaia a gas + termosifoni, la pompa di calore presenta una soluzione che dovrebbe consentire di ottenere un buon risparmio in bolletta e di eliminare il gas dalla propria casa.

Inoltre sfrutta una fonte energetica pulita e non emette fumi, cioè non inquini.

In sostanza si tratta di un sistema più efficiente ed ecologico rispetto alla caldaia a gas e anche rispetto alla caldaia a biomassa.

C’è un problema però: la temperatura a cui le pompe di calore riescono a scaldare l’acqua.

Abbiamo detto che i termosifoni, se non correttamente dimensionati, possono aver bisogno di temperature dell’acqua molto alte (anche 80°) che una pompa di calore difficilmente riesce a raggiungere.

Nel caso di impianti a termosifoni, come indicazione generale le caldaie a pompa di calore lavorano meglio con terminali in alluminio che richiedono temperature di esercizio più basse e sono più reattivi.

Caldaia a biomassa

Per quanto riguarda le caldaie a biomassa tendenzialmente potrebbero funzionare come una normale caldaia a condensazione: quindi produrre acqua calda istantaneamente.

C’è da fare una riflessione però: abbiamo già accennato al fatto che una delle pecche di queste caldaie è l’inquinamento che producono.

Uno degli accorgimenti per diminuire in modo sensibile questo problema è utilizzare in modo efficiente la caldaia…

Per farlo normalmente alla caldaia a biomassa viene abbinato un sistema di accumulo simile a quello delle pompe di calore idroniche (chiamato puffer).

In questo modo la caldaia deve solo tenere in caldo la massa d’acqua del puffer e non deve accendersi e spegnersi ad ogni richiesta dell’impianto di riscaldamento.

In questo modo: inquini meno, risparmi, hai un riscaldamento più efficiente.

Con questo abbiamo detto tutto sugli impianti idronici a radiatori.

Passiamo ad un sistema più evoluto, rimanendo sempre nell’idronico.

Tipo 2: Caldaia e pannelli radianti

I pannelli radianti sono detti anche riscaldamento a pavimento.

Il funzionamento è semplice: vengono montate delle serpentine (tubi) in cui passa l’acqua calda sotto al pavimento.

Il calore viene ceduto prima al massetto che ricopre i tubi e poi all’intero ambiente da scaldare.

riscaldare casa: riscaldamento a pavimento

Immagina il calore prodotto da questa tipologia di impianti come una massa compatta di calore che sale dal pavimento.

Non hai aree fredde e aree calde. Tutto è esattamente alla temperatura che vuoi tu.

In realtà esistono anche i pannelli radianti a parete e a soffitto, anche se quello a pavimento è decisamente il più diffuso.

Sebbene il funzionamento di base di questo impianto sia identico a quello con i termosifoni, il principio con cui il calore viene immesso in ambiente è molto diverso.

Se per i termosifoni parliamo di convezione (ti ricordi che ti ho detto che scaldano l’aria nelle loro prossimità creando una sorta di vento?), per i pannelli radianti parliamo di riscaldamento ad irraggiamento.

Cioè una massa compatta di calore che scalda uniformemente l’aria. Un po’come fa il sole.

Questo fenomeno si ha quando la fonte di riscaldamento è molto grande rispetto al volume d’aria da riscaldare. L’intero pavimento è molto più grande di un singolo termosifone…

Questo sistema ha alcuni benefici:

  1. L’ambiente è uniformemente riscaldato (l’abbiamo già detto)
  2. Non si formano moti convettivi (quindi niente polvere in sospensione…)
  3. La fonte di calore non deve essere ad elevate temperature

Questo terzo punto è fondamentale: l’acqua calda che passa dentro le tubazioni sotto al pavimento solitamente non supera i 35°.

Questo significa che la tua caldaia, qualunque essa sia, consumerà di meno.

Però bisogna mettere in evidenza anche gli aspetti negativi.

Non è un impianto che genera calore istantaneo. Il termosifone lo accendi e scalda. Il pannello radiante nel pavimento no…deve scaldare il massetto (ci vuole tempo) e poi deve scaldare uniformemente l’aria (ci vuole tempo).

Per questo motivo tali impianti sono “modulanti”, cioè stanno accesi costantemente (durante il periodo invernale) e viene modulata la temperatura dell’acqua per alzare o abbassare la temperatura interna.

Nonostante questo sono decisamente più economici di un impianto tradizionale perché scaldare l’acqua per tante ore a basse temperature richiede molta meno energia che scaldarla ad alte temperature per periodi brevi.

C’è da dire che negli ultimi anni sono stati messi a punto impianti molto più reattivi rispetto a prima (detti “a bassa inerzia”).

Detto ciò questi impianti funzionano bene anche in estate per raffrescare gli ambienti, se abbinati ad un generatore a pompa di calore: infatti facendo circolare acqua fredda al loro interno raffrescano gli ambienti.

In questo caso però è necessario installare anche un deumidificatore perché altrimenti si corre il rischio di formazione di condensa sul pavimento…rendendolo scivoloso!

Battiscopa radianti

Tra i sistemi idronici, come sotto-categoria dei pannelli radianti, troviamo il riscaldamento a battiscopa.

Si tratta di un tipo di impianto che non ho mai fatto installare e di cui posso parlare solo in virtù della documentazione tecnica che ho potuto leggere negli anni.

Intanto il funzionamento.

Riscaldamento a battiscopa

All’interno di un battiscopa largo 3cm e alto 15 cm (un battiscopa classico è 1,5×7) passano due tubi di rame in cu scorre l’acqua calda proveniente dalla caldaia e l’acqua fredda di ritorno.

Questi tubi sono inseriti in un sistema di lamelle metalliche che si scaldano e rilasciano il calore.

Questo calore fuoriesce da una sorta di griglia sopra il battiscopa stesso. In parte si diffonde direttamente nella stanza e in parte riscalda le pareti su cui è installato il battiscopa.

Queste pareti si scaldano uniformemente fino a circa 2 metri di altezza (poi si raffreddano) e rilasciano il calore nell’ambiente.

Si trasformano in sostanza in enormi pannelli radianti. Per questo è considerato simile a quello a pavimento (cioè radiante).

L’acqua all’interno dei tubi deve scorrere a circa 50° di temperatura, superiore a quella del riscaldamento a pavimento ma inferiore a quella dei termosifoni.

Però serve veramente poca acqua per scaldare i battiscopa, rendendolo un sistema efficiente ed economico.

Di buono ha che:

  • Riscalda in modo uniforme
  • Non necessità di grandi opere murarie per essere installato
  • Asciuga le pareti

Di negativo ha che:

  • Non puoi mettere mobili alle pareti (almeno dove esce l’aria calda)
  • Un battiscopa 3x15cm in una casa moderna è un pugno in un occhio…

Tipo 3: Caldaia e fan coil

Ho vissuto quasi quindici anni in una camera riscaldata con un ventilconvettore.

Tutto il resto della casa era scaldata con termosifoni normali. Siccome la mia stanza era molto più fredda di tutte le altre, i miei genitori, invece di prendere un termosifone più grande, hanno preso un ventilconvettore.

Per questo motivo l’acqua dentro i tubi girava a temperature più alte rispetto a quelle per cui sono previsti i ventilconvettori circa 50°).

Mi ricordo che quando era acceso, la camera diventava un inferno di fuoco in dieci minuti. Al ché io spegnevo (il termostato non andava un granchè bene…) e la camera diventava un ghiacciolo in cinque minuti.

Il fan coil, o ventilconvettore in italiano, detto in parole povere non è altro che un termosifone con una ventola.

Quindi è un sistema idronico.

[ATTENZIONE! Non confondere i ventilconvettori con le console a pompa di calore, che sono climatizzatori, e le stufette elettriche]

Perché installare un sistema di questo tipo al posto dei normali radiatori?

  1. Scalda più velocemente
  2. La temperatura dell’acqua è più bassa (circa 50°), quindi si risparmia
  3. L’aria è più pulita perché le bocchette di ripresa ed emissione hanno dei filtri
  4. Se abbinati al generatore giusto possono fare anche aria fredda

Perché non installare un sistema di questo tipo?

  1. Le polveri circolano comunque proprio perché le ventole creano dei moti convettivi
  2. Le ventole sono rumorose. Magari poco ma fanno rumore.
  3. Non hanno capacità termica. Cioè appena li spegni diventano subito freddi (e di conseguenza anche la casa se non è isolata bene)

Impianti ad aria

Fatte le nostre riflessioni sugli impianti idronici vediamo l’alternativa: quelli ad aria.

Cerchiamo di capirci quando parliamo di impianti ad aria…perché non è proprio la definizione giusta.

Infatti anche un fan coil potrebbe essere considerato un impianto ad aria, visto che in qualche modo immette forzatamente aria riscaldata nell’ambiente (con la ventola). Ma non è così.

Potremmo parlare di impianto ad aria se dalla caldaia fuoriuscisse un flusso di aria calda che, attraverso delle tubazioni, viene diretto direttamente all’interno degli ambienti da riscaldare.

Questa cosa non è diffusa in ambito domestico (diverso in ambito terziario, commerciale e industriale).

Ad ogni modo comunemente si chiamano impianti ad aria quelli che associano una pompa di calore elettrica ad unità interne (per ora chiamiamoli split anche se è riduttivo). Per la precisione vengono chiamati impianti Aria-Aria (per distinguerli da quelli idronici Aria-Acqua), perché utilizzano l’aria esterna per creare calore che viene immesso sotto forma di aria calda all’interno.

La realtà è che questi impianti sono aria-liquido refrigerante-aria.

Non ti ripeto tutto il funzionamento della pompa di calore ma vorrei concentrarmi sulla parte “finale” di questa tipologia di impianti.

Che in realtà può fare tutta la differenza del mondo tra un impianto efficiente e uno non efficiente.

Infatti nella versione “banale” vengono installati semplicemente degli split interni.

Riscaldare casa con i condizionatori

Non metto in dubbio che in circolazione ci siano condizionatori di altissima qualità ed efficienza…ma raramente uno split per stanza può essere considerato un impianto di riscaldamento efficiente (anzi…raramente può essere considerato un impianto di riscaldamento).

Di base queste unità sono autonome, non hanno grande possibilità di programmazione, non sono associate a sonde interne ed esterne di rilevamento della temperatura, non sono coordinate tra di loro (cioè ne accendi uno e un altro no…scaldando la casa in modo non uniforme).

Poi, rispetto agli ambienti da scaldare, hanno bocchette piccole, quindi devono immettere molta aria, creando correnti che movimentano polvere con tutte le conseguenze che abbiamo già detto.

Non è questa la soluzione ideale per creare un clima confortevole in casa.

La soluzione migliore per i sistemi ad aria è il VRF (detti anche VRV) che sta per “flusso refrigerante variabile” (Variable Refrigerant Flow).

Impianti VRF

Sono sistemi nati per grandi spazi (negozi, uffici, fabbriche…) che però negli ultimi anni stanno avendo buona diffusione anche nel residenziale.

Il funzionamento di base non è molto diverso da quello di uno split. Solo che le unità interne solitamente sono incassate nel controsoffitto, totalmente invisibili, e immettono aria in ambiente attraverso delle bocchette che possono essere situate anche a molti metri di distanza dalla macchina stessa.

Per collegare le bocchette alla macchina interna si utilizzano dei tubi coibentati in cui circola l’aria calda (o fredda in estate).

Oltre alle bocchette di immissione dell’aria, devono essere presenti anche delle bocchette di ripresa dell’aria (il concetto è che tanta aria immetti in ambiente e tanta aria estrai dall’ambiente), le quali dovrebbero essere posizionate a dovuta distanza dalle prime per non recuperare subito l’aria appena climatizzata (uno dei problemi degli split…).

Per la presenza di queste tubazioni questi impianti si dicono anche canalizzati.

In sostanza il funzionamento delle unità interne è questa:

  • Una ventola nella macchina aspira l’aria dall’ambiente attraverso le bocchette;
  • L’aria passa attraverso la macchina dove il liquido refrigerante cede il calore (o il freddo in estate) – questa macchina è detta “evaporatore”;
  • Un’altra ventola spinge l’aria dentro le tubazioni fino alle bocchette per reimmetterla in ambiente alla temperatura richiesta.

Questo il funzionamento di base.

I pro di questo sistema sono:

  1. Non vedi nulla se non le bocchette
  2. Il sistema è completamente programmabile tramite sonde di temperatura interne all’ambiente (tipo i termostati delle caldaie) quindi puoi gestire in modo efficace la climatizzazione di tutta la casa
  3. Le bocchette, se correttamente dimensionate, possono garantirti un flusso d’aria veramente minimo, quindi vengono limitate in modo sostanziale i problemi di circolazione delle polveri

I contro di questo sistema sono:

  1. Devi realizzare controsoffitti per nascondere le unità interne (solitamente si cerca di posizionarle nei corridoi o in zone di passaggio) e tutte le tubazioni necessarie;
  2. Va progettato e dimensionato correttamente per essere efficiente.
mailling list per ristrutturare casa

IMPIANTO DI RISCALDAMENTO PER LA TUA RISTRUTTURAZIONE: RIASSUNTO DEI PUNTI PRINCIPALI

Ci fermiamo qui. Ho scritto anche troppo…

Ricapitoliamo però i punti principali che abbiamo affrontato.

Abbiamo visto che un impianto di riscaldamento è composto da:

  • Un generatore di calore
  • Un fluido termovettore che trasporta il calore
  • Un sistema distributivo (dei tubi) che trasportano il fluido
  • Dei terminali che trasferiscono all’ambiente il calore del fluido

Abbiamo anche visto che i generatori di calore si possono dividere in base al tipo di energia che utilizzano per produrre calore:

  • Gas (caldaie)
  • Elettricità (pompe di calore)
  • Biomasse (stufe a legna, pellet, etc.)

E abbiamo anche visto che le pompe di calore sono le uniche che consentono di produrre contemporaneamente caldo e freddo.

In merito ai fluidi termovettori abbiamo visto essere sostanzialmente due:

  • Acqua
  • Liquido refrigerante

L’aria in ambito domestico è utilizzata solo nell’ultimo tratto di impianti canalizzati (VRF).

Gli impianti che usano l’acqua sono detti idronici, quelli che usano il liquido refrigerante spesso vengono chiamati aria-aria (i motivi non te li ripeto).

Per quanto riguarda i terminali abbiamo visto che possono essere:

  • Radiatori (termosifoni)
  • Fan coil (ventilconvettori)
  • Pannelli radianti (pavimenti, pareti, soffitti scaldati)
  • Battiscopa
  • Split (in tutte le accezioni)
  • Unità nascoste a controsoffitto (nei sistemi VRF)…
  • …queste abbinate a bocchette di mandata e di ripresa dell’aria

Combinando tutti questi elementi abbiamo i tipi di impianto maggiormente diffusi:

  • Idronici
    • Caldaia a gas/pompa di calore/caldaia biomassa + radiatori/fan coil -> acqua ad alta temperatura
    • Caldaia a gas/pompa di calore/caldaia biomassa + pannelli radianti -> acqua a bassa temperatura
  • Ad “aria” (liquido refrigerante)
    • Unità esterna + split
    • VRF (canalizzato)

Ti ribadisco che questi sono le tipologie principali di impianti che puoi installare.

Poi a seconda dei casi a loro puoi integrare fotovoltaico, solare termo, geotermico…tutti sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili.

E infine devi considerare che è buona cosa cercare di integrare anche la produzione di acqua calda sanitaria nel tuo generatore.

QUAL È IL MIGLIOR IMPIANTO PER LA TUA RISTRUTTURAZIONE?

Se trovi qualcuno che ti da una risposta a questa domanda senza aver attentamente valutato sia la tua casa che le tue esigenze…caccialo.

Un venditore di pompe di calore…ti dirà che quella è la soluzione migliore.

Un venditore di caldaie a condensazione…ti dirà che quella è la soluzione migliore.

Quindi il primo consiglio è: affidati ad un tecnico che abbia a cuore solo i tuoi interessi.

Personalmente, quando un cliente mi contatta per un progetto, se vedo che c’è un reale interesse verso ottenere impianti efficienti e che creino vero benessere…mi affido ad un collega specializzato per la loro progettazione.

(NB: Diffida anche dai tecnici tuttologi…)

Detto ciò alcune riflessioni possiamo farle.

Al giorno d’oggi tutti vogliono caldo in inverno e fresco in estate.

A fronte di questa considerazione, quando fai installare un nuovo impianto di riscaldamento durante la ristrutturazione, puoi rispondere in due modi:

  1. Cerchi di risparmiare, non hai grandi pretese estetiche e ti accontenti di una qualità del caldo e del freddo non eccezionali

In questo caso opti per un classico impianto con caldaia a condensazione, termosifoni e qualche split sparso per casa.

La versione estrema di questo approccio è usare solo split per fare caldo e freddo.

  1. Opti per sistemi integrati che possano produrre sia caldo che freddo e che siano il più possibile nascosti.

Quindi vai verso sistemi radianti con pompa di calore oppure Vrf (quindi sempre con pompa di calore).

Non ti dico che ci sia un approccio giusto e uno sbagliato, ogni persona deve fare i conti con tanti fattori che non sono solo legati ad aspetti economici.

Ricordati anche che un impianto di riscaldamento si inserisce sempre in un ambiente confinato, e le caratteristiche di questo ambiente sono determinanti per decidere quale sia il miglior sistema da installare.

In sostanza: un impianto efficiente dentro un involucro poco efficiente non darà mai un buon benessere interno e non ti consentirà di ottimizzare i consumi.

Dove possibile cura anche l’isolamento delle pareti, degli infissi e dei solai. Ti assicuro che anche se vivi in un condominio popolato da vecchietti che non accetteranno mai di spendere i loro soldi in un cappotto termico perché “io ho sempre passato l’inverno con quattro maglioni in casa e la mia stufetta elettrica e non ho mai avuto problemi”…in molti casi puoi realizzare un ottimo isolamento senza rompere le scatole a loro e senza perdere spazio interno tu.

Ho già scritto un articolo in cui ti ho mostrato un mio intervento del genere.

Se devi ristrutturare casa e hai bisogno di una mia consulenza scrivimi pure un’email. Vedremo se possiamo fare qualcosa insieme.    

mailling list per ristrutturare casa

L’articolo Come scegliere l’impianto di riscaldamento giusto per la tua ristrutturazione sembra essere il primo su RistrutturazionePratica | la corretta pianificazione e gestione della ristrutturazione.

3 Settembre 2020 / / Decor

adesivo murale mappamondo applicato a parete

Molto spesso basta poco per dare un nuovo look alla casa. Dalle pareti ai mobili, vediamo come personalizzare la casa utilizzando stickers e carta adesiva.

La parola d’ordine per una casa davvero unica e originale è – personalizzazione – e un nuovo strumento per lavorare su questo aspetto è l’uso degli stickers. Non confondiamo i semplici adesivi che utilizzavamo per decorare il diario di scuola. Lo sticker negli ultimi anni si è evoluto e ha raggiunto le grandi dimensioni per andare a rivestire anche pareti intere, oggetti e persino gli arredi.

Infatti, oggi possiamo scegliere di acquistare la carta adesiva per mobili utilizzandola per rivestire superfici intere dai piani d’appoggio ai frontali di ante e cassetti per cambiare volto ai complementi della casa. Gli sticker rivestono anche piccoli oggetti di uso quotidiano e il campo non si concentra solo sul mondo giovanile: rivestire il pc o la playstation può essere divertente ma anche ricoprire porte, specchi, testate del letto diverte e stimola la fantasia anche dei più grandi. E non solo. Via libera agli stickers in camera da letto, in soggiorno e in cucina, ricopriamo ante rovinate, frontali di un colore ormai superato oppure dettagli di un arredo che pensavamo quasi di sostituire.

carta adesiva effetto lavagna in cucina

La nuova lavagna

La proposta della carta adesiva effetto lavagna è ideale per chi desidera inserire un tocco industriale in cucina o per creare un angolo gioco in cameretta con il quale il bambino può interagire. Infatti, il kit a scelta può includere anche i gessetti per scrivere direttamente sulla superficie e può avere altri elementi abbinabili in coordinato.

sticker applicato sullo specchio

Un buon risveglio

Motivare di prima mattina, ecco l’obbiettivo dello sticker -pretty- applicato sullo specchio, un dettaglio che mette il buon umore! Gli stickers anche di piccole dimensioni possono diventare un dettaglio accattivante del pezzo d’arredo che lo distingue dagli altri. Si adatta alle dimensioni desiderate per aderire perfettamente alle misure del supporto.

carta adesiva applicata sulle ante di un mobile

Neo-vintage

Recuperate una vecchia cassettiera dalla cantina e ricoprite i frontali con la carta adesiva per mobili: il risultato sarà un sorprendente arredo vintage unico nel suo genere, basta scegliere delle tonalità che vadano a richiamare gli arredi attuali della casa e il gioco è fatto.

carta adesiva applicata sul frigorifero

Frigorifero d’arte

Forse vi è già capitato di vedere dei frigoriferi personalizzati ma solo a livello cromatico. Allora perché non scegliere in una casa completamente pop uno sticker a tema anche per il frigorifero? È una buona superficie da sfruttare per osare con le immagini e aggiungerà carattere alla cucina.

carta da parati adesiva in camera da letto

Jugle style

Questa volta passiamo dagli stickers alla carta da parati e nello specifico proponiamo una soluzione di carta da parati per la camera da letto. Ebbene si, perché nel grande gruppo delle personalizzazioni non possiamo dimenticare quella che era una grande tendenza ormai ritornata e riconfermata della carta da parati. La moda del momento ci suggerisce una scelta fatta di foliage e natura che entra nella stanza e circonda il letto.

Articolo di Silvia Fabris

L’articolo Personalizza la casa con gli stickers proviene da Dettagli Home Decor.

3 Settembre 2020 / / Design d' Ingegno

La casa ha vissuto negli ultimi mesi un ruolo strategico e da semplice luogo in cui si tornava solo la sera è diventato un luogo in cui vivere H24, un luogo di protezione, di lavoro, di studio e anche un luogo in cui fare piccole feste; visti i cambiamenti nelle abitudini sociali, molti hanno ripensato alle funzionalità e all’estetica della propria casa, con una gran voglia di cambiamento e di miglioramento.
 Molte famiglie vivono nel dubbio se ristrutturare la casa in cui abitano o rivenderla per comprarne una nuova o già ristrutturata, a seconda del budget. L’eventuale esecuzione dei lavori edili ed impiantistici è fonte di grande preoccupazione, vuoi per gli aspetti logistici ( “Dove andiamo a vivere nel frattempo che facciamo i lavori?”), vuoi per gli aspetti economici ( “Quanto mi costerà?” “Dovremo spendere tutti i nostri risparmi?”).

 

mutuo ristrutturazioniPer risolvere gli aspetti economici molti hanno la necessità di affidarsi ad un finanziamento erogato dalle banche per ristrutturare internamente o esternamente la propria abitazione. Altri, pur avendo un gruzzoletto da parte, preferiscono non sprovvedersene e decidono di prendere un prestito per far fronte ai lavori di ristrutturazione. Le banche mettono a disposizione un vero e proprio mutuo denominato “mutuo ristrutturazione”, con dei tassi di interesse vantaggiosi rispetto ad un finanziamento tradizionale e anche i tempi di erogazione sono più brevi rispetto ad altri tipi di mutuo. E’ una possibilità da prendere seriamente in considerazione, perchè di fatto dà la possibilità di pagare l’impresa per i lavori di ristrutturazione svolti e di restituirli alla banca con delle rate mensili.
E’ un occasione per riqualificare il proprio immobile con delle ripercussioni positive sulla qualità della vita futura di tutta la famiglia.

redazione pratica mutuo ristrutturazione

Come ottenere il mutuo ristrutturazione

L’iter per richiedere un mutuo per la ristrutturazione della casa non è molto diverso da quello richiesto per l’acquisto della casa. La banca chiederà a chi intende usufruire di questo mutuo una serie di documenti tra i quali:

  • 
documenti anagrafici dei richiedenti
  • documenti catastali dell’immobile
  • i documenti relativi alla situazione reddituale dei richiedenti, per valutarne la capacità di capienza
  • il computo metrico estimativo.
  • i documenti comprovanti la ristrutturazione in corso, come S.c.i.a.  o  Permesso di costruire, a seconda del tipo di intervento che si andrà ad effettuare.

ristrutturazioni chiavi in manoPer poter avere la documentazione comprovante la ristrutturazione in corso, bisognerà prima essersi affidati ad un tecnico competente, che redigerà un progetto per definire gli interventi da fare; il tecnico redigerà la pratica da presentare agli enti per ottenere i permessi per realizzare l’opera.
Sempre il tecnico redigerà il computo metrico estimativo, ovvero l’elenco delle lavorazioni da svolgere e il relativo prezzo sulla base del Prezziario regionale.
Con il computo metrico estimativo ci si rivolgerà ad un’impresa edile che eseguirà i lavori di ristrutturazione.  L’impresa redigerà un preventivo proprio sulla base del computo metrico presentato. Se i lavori comprendono anche lavori impiantistici bisognerà contattare anche un idraulico e un elettricista per avere un loro preventivo.

Bisogna saper leggere il preventivo delle imprese edili e degli artigiani perché molte imprese, per tenere i prezzi bassi, omettono alcune lavorazioni e poi alla fine dei lavori il conto presentato è molto più alto del preventivo, quindi bisogna affidarsi ad un’impresa seria e professionale, in grado di svolgere lavori di alta qualità.
 Ci sono delle imprese di costruzioni che offrono il servizio chiavi in mano, ovvero seguono l’iter della ristrutturazione dalla fase progettuale a quella esecutiva sia delle opere edili che impiantistici, facendo risparmiare al committente tempo, energie e permettendogli di avere un controllo più facile dei costi.

Caratteristiche del mutuo ristrutturazione

In base alle proprie esigenze, il richiedente potrà scegliere tra tasso variabile o fisso (o misto), mentre sulla durata del mutuo incideranno l’entità della ristrutturazione e la situazione economica del richiedente.
 L’entità dell’importo che si può ottenere varia in base alle condizioni offerte dalle banche e può giungere sino all’80% del valore dell’immobile.

Rispetto ad altri tipi di finanziamento, nel mutuo ristrutturazione variano i tempi di erogazione delle somme: il credito potrà essere messo a disposizione in un’unica soluzione, all’inizio o al termine dei lavori, oppure in più tranche in base allo stato di avanzamento dei lavori (SAL).

bonus ristrutturazione

Come usufruire del bonus ristrutturazione

La legge prevede che i contribuenti che ristrutturano le abitazioni possono beneficiare di una detrazione dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) di una parte delle spese sostenute per i lavori.
 Questa agevolazione, nota come bonus ristrutturazione, è rivolta a una serie di soggetti, tra cui tra cui i proprietari degli immobili oggetto dell’intervento, ma anche i titolari di diritti reali/personali di godimento sugli immobili, oppure gli inquilini, che sostengono le spese per gli interventi di ristrutturazione edilizia indicati dall’art. 16-bis, comma 1, del TUIR.

Per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2020 si potrà di beneficiare di una detrazione dall’Irpef del 50% delle spese sostenute, fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 96.000 euro per unità immobiliare.

Inoltre, se l’immobile da ristrutturare è abitazione principale, il mutuatario potrà anche portare in detrazione, ai fini Irpef, il 19% degli interessi passivi e degli oneri accessori, limitatamente all’importo del mutuo, sino a un massimo di 4.000 euro ogni anno.

In fase di dichiarazione dei redditi, bisognerà portare al al commercialista o agli sportelli dedicati le fatture e le distinte di bonifico pagate per poter usufruire della detrazione fiscale. Quando si predispone il bonifico all’impresa di costruzione per i lavori svolti bisogna avere l’accortezza di flaggare l’apposita causale “ristrutturazione edilizia”, in questo modo l’impresa riceverà un pagamento dal quale detratto l’8% dell’importo bonificato.

E’ vero, alla fine ci si ritroverà una rata in più da pagare a fine mese, ma ci si ritroverà anche con un’immobile riqualificato e il cui valore di mercato sarà sicuramente aumentato.  Ma il vero valore sarà di vivere in una casa che profuma di nuovo e che migliorerà la qualità della vita di chi lo abita.

2 Settembre 2020 / / Dettagli Home Decor

inserto camino Vivo 70

MCZ presenta le novità 2020: VIVO 70 E VIVO 90 WOOD

Vivo Wood è una gamma di inserti camini a legna dall’ingombro molto contenuto rispetto ai normali caminetti. Sono per questo ideali per essere installati in modo rapido e veloce, tanto in focolari esistenti quanto in nuove costruzioni.

All’interno di questa gamma, MCZ offre due nuovi modelli, Vivo 70 Q Wood e Vivo 90 Q Wood, caratterizzati da un’anta battente con chiusura automatica soft closing e da una combustione ottimizzata.

L’apertura ergonomica a battente facilita le operazioni di pulizia del vetro e di caricamento della legna. La combustione è calibrata per essere estremamente pulita ed efficiente, tanto che entrambi i modelli raggiungono le 4 stelle di classe di qualità ambientale e rientrano nei contributi del Conto Termico.

camino a legna Vivo 90 Wood

All’interno, il focolare autopulente è in Alutec®, un materiale refrattario brevettato da MCZ, che sbianca alle alte temperature e dona ancora più luce al focolare. La regolazione dell’aria nel focolare avviene attraverso un unico comando, estremamente intuitivo. Oltre al funzionamento a convezione naturale, tutti i modelli Vivo sono integrabili con il sistema Comfort Air®, che permette di canalizzare l’aria calda prodotta dal camino e trasportarla in più stanze, anche non comunicanti o su piani diversi della casa.

I nuovi caminetti Vivo Wood, pratici da installare ed ecologici, sono la scelta ottimale per affrontare l’inverno.

www.mcz.it

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