29 Novembre 2019 / / Blog Arredamento

Da bambini, sarà capitato a tutti di creare un nascondiglio segreto nella cameretta o in un angolo dell’abitazione. Coperto da un lenzuolo o barricato dietro a cuscini, quel rifugio domestico ha sempre racchiuso il fascino di un luogo inaccessibile ai grandi dove passare, indisturbati, ore e ore a disegnare o leggere.

Una volta cresciuti, con gli impegni che aumentano e il tempo che manca, non sarebbe fantastico poter rivivere quel ricordo e ricavare, nella propria casa, una stanza segreta per evadere dalla routine quotidiana?

Niente panico. Per creare passaggi segreti e locali nascosti non servono sistemi ingegneristici o corridoi labirintici alla Indiana Jones! La soluzione è semplice: basta arredare le pareti scegliendo una porta libreria con apertura a bilico.

porta libreria segreta

Cos’è una porta a bilico (per di più con libreria integrata)?

La porta a bilico è un modello di porta pivotante o girevole che, per aprirsi, ruota attorno a perni laterali a scomparsa. Si differenzia dalle classiche porte battenti o scorrevoli per il sistema di apertura non vincolato a binari né a telai murati.

La porta libreria è uno speciale modello di porta invisibile che integra la funzionalità dei serramenti salvaspazio all’intelligenza degli arredi multifunzione. Ciò che la rende unica è il suo design, simile all’aspetto di un mobile a ripiani ricavato in una nicchia.

porta libreria a bilico

7 buoni motivi per utilizzare una porta libreria segreta

Elegante, pratica, mimetizzata: la libreria nascondi porta presenta parecchi vantaggi. Se ti alletta l’idea che anche la tua casa abbia il suo passaggio segreto (o per dirla in stile fantasy, il suo portale spazio-temporale), dai un’occhiata alle 7 ragioni per scegliere una porta-libreria.

porta libreria segreta

1 – Creare un passaggio nascosto

Il vero motivo per cui si sceglie di installare una porta con finta libreria (ma da usare come una vera scaffalatura) è per rendere una stanza inaccessibile a chi non ne conosce l’esistenza. In altre parole, questa libreria magica permette di celare l’accesso a un locale che si desidera mantenere segreto.

Nella pratica, la porta nascosta può essere utilizzata per separare lo spazio in maniera discreta, per ricavare una stanza blindata, un ufficio domestico, una personale biblioteca con libri da collezione… o per organizzare un angolo relax dove riposare e ricaricare le energie prima che i bambini tornino da scuola!

2 – Soluzione salvaspazio

A livello tecnico, l’ingombro di una porta a bilico verticale è inferiore a quello di una normale porta battente. Può essere quindi utilizzata in numerosissimi ambienti, tanto spaziosi quanto ristretti.
In termini di ottimizzazione, l’assenza di un vano porta tradizionale permette di sfruttare la parete interamente, per tutta la lunghezza, quando il battente è chiuso. I ripiani integrati nelle ante, dal canto loro, riducono al minimo lo spazio occupato in profondità. Per rendersene conto, è sufficiente paragonare l’ingombro della porta a quello di una libreria a parete che, per quanto poco profonda o ultra sottile, non sarà mai a filo muro.

3 – Apertura facile e intuitiva

Le porte nascoste si aprono facilmente e senza sforzo tirando, spingendo o ruotando i pannelli a seconda dei modelli. Per preservare il massimo della segretezza, è bene scegliere un modello senza maniglie. I sistemi di apertura più avanzati prevedono serrature magnetiche e cerniere nascoste, dettagli che rendono la porta letteralmente invisibile.

Inoltre, il connubio tra apertura facilitata e minimo ingombro fa sì che le porte a bilico (comprese quelle con libreria) possano essere impiegate per agevolare le persone diversamente abili.

4 – Nessun lavoro di muratura

La posa delle porte con libreria non prevede alcuna opera muraria. A differenza di quelle a scomparsa, che richiedono un intervento di demolizione della parete, le porte a bilico verticale non necessitano l’installazione di controtelai interni. Infatti, il loro movimento è vincolato alla presenza di due perni, a soffitto e a pavimento.
Di conseguenza, le porte nascoste si fondono in totale armonia nella parete e sono compatibili con la maggior parte dei muri, anche in cartongesso.

5 – Insonorizzazione, resistenza, materiali di qualità

Quelle con libreria sono porte nate per nascondere e proteggere. Efficaci contro gli occhi indiscreti, le quinte girevoli con scaffalatura lo sono anche contro i rumori molesti. E non mi riferisco all’apertura silenziosa, controllata da cerniere di ultima generazione che ne garantiscono la movimentazione fluida e in sicurezza, ma piuttosto alla composizione delle ante.

Le migliori porte a libreria sono realizzate con materiali polimerici dalle proprietà isolanti, perfetti per insonorizzare un ambiente di piccole dimensioni.

6 – Estetica impeccabile

Veniamo al dunque: le porte libreria sono belle, oltre che pratiche. Contemporanee, essenziali, discrete: hanno tutte le carte in regola per soddisfare le richieste degli appartamenti moderni, a dir poco esigenti quando si tratta di estetica.

Il design, curato nei minimi dettagli, tende al minimalismo: maniglie assenti o incassate, pannelli in continuità con le pareti e installazione a filo muro, per una resa elegante e raffinata.

7 – Prezzo giustificato

Sarò sincera: il prezzo di una porta libreria può essere importante, di gran lunga superiore a quello di una tradizionale porta a battente. Bisogna però considerare che il costo è giustificato da fattori come la qualità dei materiali impiegati, la praticità di utilizzo, la funzionalità e l’impatto estetico che una porta nascosta ha nell’ambiente domestico. In una parola: impareggiabili.

Inoltre, il nome “porta libreria” suggerisce che la soluzione comprende non uno, ma due elementi: una porta e una libreria, perfettamente utilizzabile per riporre volumi (leggasi: non servirà acquistare scaffali o mensole aggiuntivi).

Ultimo ma non meno importante, il vantaggio economico. Se stai ristrutturando casa e prevedi di intervenire anche sulle porte, ricorda che potresti avere diritto alle agevolazioni fiscali previste per legge.

porta nascosta da libreria

Scegliere la migliore porta libreria: chiedi agli esperti

Come visto, la porta libreria è un arredo innovativo ed elegante, perfetto per creare una stanza o un passaggio segreto senza ricorrere a grandi opere murarie. Se l’idea fa al caso tuo, ma vorresti essere guidato nella scelta, il consiglio è di rivolgerti a dei veri professionisti.

L’azienda Porte Italiane, leader nel settore da 50 anni, è a disposizione per proporti una soluzione originale e di qualità per creare un angolo di pace nella tua casa.

25 Novembre 2019 / / Blog Arredamento

Manca poco più di un mese a Natale. Le giornate si accorciano, il freddo si fa sentire… e i più nostalgici non fanno che ripensare a quei pomeriggi estivi passati, tra una nuotata e l’altra, a bordo di meravigliose piscine interrate.

Ambasciatrici di una certa idea di lusso, le moderne vasche da esterno hanno tutte le carte in regola per trasformare il giardino in un piccolo angolo di paradiso. Curate nei minimi dettagli e realizzate con materiali di pregio, assumono un valore estetico tale da essere considerate dei veri e propri complementi d’arredo dal design contemporaneo.

L’originalità delle piscine interrate più belle è causa del loro successo. Le pagine dei cataloghi si popolano di vasche dalle forme particolari, anche su misura, corredate da così tanti accessori che le soluzioni personalizzate stanno diventando il nuovo standard. Non resta che chiedersi quale sia la piscina migliore in cui immergersi…

Lasciamo a te la scelta! Ecco una selezione di 7 piscine interrate di design, progettate e realizzate da iBlue Piscine, a cui non potrai resistere.

1 – Le piscine in mosaico: quando il rivestimento è decorativo

Il mosaico è uno dei materiali più di tendenza tra i rivestimenti delle piscine contemporanee. È particolarmente apprezzato per l’eleganza delle sue tessere, personalizzabili per motivi e colori. Le tinte di maggior tendenza restano il blu e l’azzurro, ideali se si vuole rendere l’acqua ancora più cristallina.

I plus di una piscina con fondo a mosaico? Si pulisce facilmente, ha un’ottima durata nel tempo ed è un impareggiabile simbolo di lusso e raffinatezza.

piscina interrata in mosaico

2 – Praticità ed estetica delle piscine con copertura

Quando si dice piscina esterna è inevitabile parlare di protezione. E se si tratta di piscine di design, l’argomento si fa ancor più delicato.

La copertura è l’elemento fondamentale per proteggere la piscina quando non viene utilizzata. E, poiché anche l’occhio vuole la sua parte, i modelli più attuali si adattano alle tendenze moderne. Una volta chiusi, teli e pannelli si integrano perfettamente nella struttura della vasca, garantendo così una resa estetica impeccabile.

piscina esterna con copertura

3 – Piscine con doccia dal design funzionale

Chi l’ha detto che una bella piscina interrata non possa essere anche pratica? Ne sono l’esempio le piscine con doccia a bordo vasca, vera sintesi tra funzionalità e gusto.

Oltre ad essere utili, le colonne doccia sono utilizzate come gradevole elemento decorativo. Il loro aspetto, minimalista e accattivante, è studiato nei minimi dettagli per assecondare lo stile della piscina e fondersi discretamente nell’ambiente in cui sono inserite.

piscina esterna con doccia

4 – Design al servizio del divertimento: le piscine con trampolino

La piscina con trampolino riesce a combinare divertimento e stile. Come? Integrando alla vasca una piccola piattaforma per tuffi dall’aspetto minimalista.

A differenza dei classici trampolini, quelli di design sono caratterizzati da forme sinuose, ricurve o arcuate e sono realizzati con materiali innovativi ed esclusivi, resistenti all’usura e alle sollecitazioni.

piscina moderna con trampolino

5 – Le piscine interrate con scala alla romana: tra antico e moderno

La piscina con scala romana è apprezzata da coloro che vogliono immergersi in acqua in maniera graduale. Ottima alternativa alla scaletta laterale, la scala interna ha il vantaggio di consentire a più persone di scendere in vasca contemporaneamente, in sicurezza e senza sforzo.

Dal punto di vista estetico, i gradini integrati nella struttura – ottimi anche per sedersi a prendere il sole – conferiscono alla piscina un aspetto di indiscussa ricercatezza.

piscina con scala alla romana

6 – Quando il relax è massimo: le piscine esterne con idromassaggio

L’idromassaggio è l’accessorio numero uno delle piscine di design. Bocchette regolabili e getti d’acqua sono tutto ciò che serve per creare una piccola spa in giardino, utile per ricaricare le batterie dopo una giornata stressante.

L’idromassaggio delle piscine interrate può essere integrato nella vasca principale, in un angolo, o dislocato in una vasca secondaria, solitamente rotonda e di dimensioni inferiori.

piscina con idromassaggio

7 – Le piscine illuminate: giochi di luci colorate in giardino

Lo sai che i colori possono influenzare umori e stati d’animo? A dirlo è la cromoterapia che, comunemente impiegata nell’arredamento o nella moda, riceve una risposta positiva anche dal mondo delle piscine.

Il vantaggio di illuminare la vasca con luci blu, verdi, rosse o viola è duplice. La piscina potrà essere utilizzata per una suggestiva nuotata al chiaro di luna e creerà in giardino un’atmosfera d’incanto.

piscina di design illuminata

Piscine interrate moderne: mini guida alla scelta

Prima di scegliere una piscina interrata, ci sono importanti fattori che dovresti considerare. Abbiamo raccolto, in pillole, i principali.

I materiali

La qualità di una piscina interrata passa anche dai materiali con cui è realizzata. Oltre a considerare la materia principale, ovvero quella che costituirà la struttura della vasca, non dimenticare di informarti sulle tipologie di rivestimento, pavimentazione e bordo più adatti alle tue esigenze.

La forma e le dimensioni

Criteri di scelta imprescindibili, si determinano in base alle esigenze pratiche e allo spazio disponibile. Oltre ai modelli classici (rettangolare, rotondo, ovale) esistono piscine dalla forma libera o strana (come quella a fagiolo), perfette per aggirare ostacoli fisici presenti in giardino. Per le dimensioni, invece, è indispensabile determinare non solo lunghezza e larghezza, ma anche la profondità della vasca.

Gli accessori

Trampolino, idromassaggio o riscaldamento? Quando si parla di accessori per piscina, non ci sono regole da seguire. La scelta dovrebbe essere dettata dall’uso che fai della vasca, dalle attività che ti piace svolgere, dello spazio e del budget a disposizione. Un esempio? Se ami nuotare ma non puoi installare una piscina olimpionica in giardino, potresti scegliere di integrare in vasca un sistema per il nuoto controcorrente.

L’impianto di filtrazione

Il sistema di sanificazione delle moderne piscine interrate si basa su due sistemi: lo skimmer e lo sfioro. Nel primo caso, la pulizia è affidata a prese che aspirano l’acqua e la inviano ad appositi filtri. Nel secondo, l’acqua fuoriesce oltre il bordo della vasca per finire in un serbatoio dove viene filtrata. Poiché i sistemi prevedono performance e costi diversi, è bene chiedere la consulenza di un esperto prima di procedere ad un eventuale acquisto.

5 Novembre 2019 / / Blog Arredamento

Tutti ne parlano, pochi sanno di cosa si tratta veramente.

Iniziamo con una definizione. Coworking indica la situazione in cui più persone usufruiscono dello stesso ambiente di lavoro mantenendo separate le proprie attività professionali.

Ciò che rende speciale questa filosofia del lavoro è la sua sede, situata in grandi open space arredati con mobili da ufficio moderni come quelli proposti dall’azienda Quadrifoglio Group. Scrivanie operative, tavoli in stile industrial, sedie e sgabelli ergonomici, librerie colorate, poltroncine e divanetti ultra comodi fanno dell’ambiente di lavoro uno spazio positivo e dinamico, dove a intense ore passate davanti al PC corrispondono altrettante occasioni di svago e aggregazione.

arredamento coworking quadrifoglio

5 buone ragioni per scegliere il coworking

Spazi aperti, tante persone e poca riservatezza: le premesse per scegliere uno spazio in coworking non sembrano delle migliori… Eppure, sempre più professionisti finiscono per adottare uno stile di lavoro condiviso, fuori dalle mura di casa.

Le ragioni principali? Flessibilità, legami professionali e libertà di creare la propria work routine.

1 – Flessibilità oraria

Gli orari di lavoro flessibili sono la caratteristica saliente del coworking. I professionisti possono organizzare la giornata lavorativa senza vivere la costrizione delle canoniche “8 ore in ufficio”. Nella pratica, freelance e lavoratori autonomi noleggiano una scrivania a giornata in base alle necessità, agli impegni o alle scadenze.

La flessibilità non riguarda solo la quotidianità di chi lavora ma anche, e soprattutto, l’orario di apertura delle strutture ricettive. Esistono coworking che restano aperti da mattina a sera, altri che permettono di lavorare nel weekend e alcuni che garantiscono il servizio 24 h / 24, 7 giorni su 7.

2 – Ambiente stimolante

Gente che va, gente che viene e ogni giorno un nuovo vicino di scrivania. È l’essenza del coworking: creare un ambiente professionale stimolante e dinamico, con lo scopo di aumentare la produttività personale e promuovere un modo di lavorare non convenzionale.

Coworking non significa solo condividere una scrivania. I momenti di relax, trascorsi in aree specifiche, diventano preziose occasioni per scambiare quattro chiacchiere e ricaricare le batterie in vista di un intenso pomeriggio di lavoro.

Passi la condivisione, ma la privacy? I rumori? Il problema può essere risolto con sistemi come LightSound, un prodotto di design che integra illuminazione e pannelli fonoassorbenti per diminuire il riverbero tipico degli spazi aperti.

3 – Networking di professionisti

Condivisione di spazi = condivisione di idee. Un ambiente di lavoro in open space permette di stringere collaborazioni, aumentare i contatti in agenda e favorire lo scambio di informazioni.

Fare rete con altri professionisti è di vitale importanza per chi, lavorando dal suo piccolo ufficio domestico, rischierebbe di rimanere isolato. Il senso di appartenenza a un gruppo che si crea in un coworking, però, è ben diverso dalla classica relazione che si stringe tra colleghi. Le istruzioni sono chiare: aiuto e supporto non si negano a nessuno, ma ognuno lavora per sé.

4 – Prezzi contenuti e offerte mensili

Il noleggio di una scrivania in coworking è meno costoso dell’affitto di un ufficio. Niente mobili da comprare, nessuna bolletta da pagare: tutto è condiviso, e quindi è più economico.

I prezzi di una postazione in coworking sono calcolati in base al numero di giorni per cui si noleggia la scrivania, ma esistono formule e abbonamenti mensili che permettono di risparmiare sulla tariffa giornaliera con dei forfait. Orientativamente, i prezzi mensili degli spazi in coworking in una città come Roma vanno dai 150 € per una scrivania semplice ai 550 € per un’isola con 4 postazioni PC.

Con le formule easy o basic, di norma, la postazione non è riservata e viene assegnata quando si arriva nell’open space (hot desking). Invece, per chi avesse la necessità di mantenere lo stesso posto (colleghi che collaborano ad un progetto, gruppi di lavoro appartenenti alla stessa società), esiste la possibilità di prenotare una scrivania dedicata pagando un supplemento.

5 – Formazione ed eventi

Non solo lavoro! Le sale in coworking più all’avanguardia ospitano eventi e organizzano incontri professionali o ludico-ricreativi, anche gratuiti.

Per le società si tratta di un momento di condivisione con i clienti, utile per sponsorizzare il proprio marchio o estendere il proprio bacino di utenza.

Per i professionisti diventa un’occasione per partecipare a corsi di formazione, assistere a sessioni di consulenza con esperti del settore o, semplicemente, condividere un aperitivo culturale con i membri della community.

A chi si rivolge il coworking?

I principali adepti del coworking sono freelance o startupper che preferiscono lavorare in un ambiente condiviso piuttosto che a casa.

Benché la maggior parte dei clienti sia costituita da professionisti singoli, sta crescendo sensibilmente il numero delle società che decidono di condurre la loro attività dall’open space di una città europea.

Dove si svolge il lavoro condiviso?

Le attività in coworking si svolgono in open space e locali dotati dei principali comfort. A prima vista, ciò che rende unico l’ambiente è la presenza di numerose postazioni di lavoro. Che si tratti di scrivanie operative o di tavoli in stile loft, la parola d’ordine è una: condivisione.

Gli open space più organizzati prevedono aree ristoro, bar, zone relax o conversazione, servizi indispensabili come la connessione wi-fi e l’aria condizionata o facoltativi come il noleggio di un armadietto, l’utilizzo di una stampante o di una casella postale.

Alcuni spazi in coworking mettono a disposizione sale riunioni e micro uffici chiusi da pareti divisorie, la soluzione ideale per chi ha la necessità di isolarsi in vista della consegna di un progetto.

arredamento ufficio open space quadrifoglio

Il coworking in Italia: qualche dato

Le statistiche non mentono: la cultura del coworking sta aumentando anche in Italia. Gli spazi di lavoro condiviso sono più numerosi al Nord (Lombardia e Veneto primeggiano), area geografica che vede Milano come capitale indiscussa del coworking.

A più di un milione di italiani è già capitato di noleggiare una postazione condivisa. Gli utenti sono principalmente lavoratori autonomi o in partita Iva, seguiti da startupper e dipendenti di piccole aziende. La parità di genere non è ancora stata raggiunta: gli uomini superano numericamente le donne costituendo più del 50% dei coworkers italiani.

29 Ottobre 2019 / / Blog Arredamento

Mancano meno di due mesi al 25 dicembre.

Sai cosa significa?
È ufficialmente aperta la corsa ai regali di Natale!

Di fronte allo shopping natalizio, ognuno reagisce a suo modo. C’è chi si fa prendere dal panico da pacchetto, chi non ha idee e aspetta la Vigilia per svaligiare i negozi e chi, più risoluto, non sbaglia mai puntando su regali per la casa utili e originali.

Un esempio? I piccoli elettrodomestici, ovvero la nutrita famiglia di apparecchi elettronici di dimensioni ridotte che cuocendo, sminuzzando, scaldando o aspirando al posto nostro, contribuiscono a semplificare la vita di tutti i giorni.

Che siano potenti e tecnologicamente avanzati, non c’è dubbio. Ciò che li rende davvero speciali – per non dire indispensabili in cucina – è il loro design: moderni o vintage, mini frigo, frullatori, robottini, macchine per il caffè si trasformano in bellissimi oggetti da collezione. Da regalare a Natale, ovviamente.

Idea regalo per la mamma: il robot da cucina

La mamma è sempre la mamma… e come non renderla felice con un robot da cucina multifunzione che cuoce prelibati manicaretti al posto suo? Meno tempo passato ai fornelli, più tempo libero per lei!

robot da cucina multifunzione

Idea regalo per il papà: la macchina per il caffè espresso

Sai che il suo passatempo preferito è stare seduto in poltrona, con il giornale sulle gambe e un espresso fumante in mano. Non lascerà facilmente quella poltrona se gli regalerai una personale macchina per il caffè.

macchina per il caffé vintage

Idea regalo per la sorella: l’estrattore di succo

Va a correre, ama i cibi sani, non sgarra mai con le calorie. È l’identikit della perfetta sorella salutista, che detesta i lunghi pasti di Natale. Il regalo perfetto per lei è un estrattore a freddo, ideale per preparare succhi multivitaminici e bevande sane.

estrattore di succhi a freddo

Idea regalo per una coppia di amici: il mini frigo

Si sono appena trasferiti nella casa nuova. Lei ha una passione smodata per lo stile retrò, lui va pazzo per gli elettrodomestici colorati. Forse, con un piccolo frigo vintage, li accontenterai entrambi…

mini frigo colorato vintage

Idea regalo per la suocera: il robot aspirapolvere

Temi il suo giudizio, ma in fondo le vuoi un gran bene. Questo Natale, stupisci tua suocera con un robot aspirapolvere e lavapavimenti che pulisce anche gli angoli più remoti della casa.

robot aspirapolvere lavapavimenti

Guida al riciclo: dove si buttano i piccoli elettrodomestici?

Ricorda che mixer, tostapane e microonde non sono rifiuti ordinari. Sono classificati come RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e il loro smaltimento è regolamentato da leggi nazionali che ne promuovono il recupero e il riciclo.

Se non sai dove buttare un elettrodomestico rotto o vecchio, puoi rivolgerti:

  • ad un’isola ecologica o al centro di raccolta del tuo comune
  • ad un grande negozio di elettronica.

In virtù del sistema Uno contro Zero pubblicato nel Decreto Ministeriale 121/2016, gli esercizi commerciali con superficie maggiore di 400 mq sono tenuti a ritirare il tuo elettrodomestico gratuitamente e senza obbligo di acquisto, a patto che l’apparecchio misuri meno di 25 cm e che non costituisca fonte di contaminazione.

16 Ottobre 2019 / / Architettura

Non dovrebbe essere più un mistero per nessuno. I temi ambientali sono – finalmente – di interesse generale e pubblico. Tutti i settori industriali hanno cominciato ad occuparsene e anche quello dell’interior design e dell’arredamento non poteva essere da meno.

È nato un intero filone di arredamento ecologico, che da un lato strizza l’occhio al tema della riduzione delle emissioni – soprattutto in fase produttiva – e dall’altro prova a svolgere un ruolo attivo nel miglioramento delle condizioni ambientali.

Non basta però più scegliere mobilio riciclabile. Un’altra forma di arredamento ecologico è rappresentata dai giardini verticali. L’Italia rappresenta tra l’altro un’eccellenza nel settore del verde verticale annoverando tra le proprie fila aziende come GreenHabitat.it e Planeta srl.

Proprio di questo ci occuperemo nel corso della guida di oggi. Parleremo di giardini verticali come soluzione di arredamento ecologico, sia per gli interni che per gli esterni, senza nasconderci poi dietro un dito su una questione altrettanto fondamentale: il giardino verticale permette anche di raggiungere vette impensabili con soluzioni di stile e di moda, che altri tipi di arredo non possono neanche pensare di ottenere.

Che cosa sono i giardini verticali?

Giardini verticali
I giardini verticali, come d’altronde segnala la locuzione, sono giardini che invece che essere disposti sfruttando lo spazio orizzontale, sfruttano pareti verticali, tanto interne quanto esterne.

Grazie a importanti migliorie tecnologiche e strutturali, oggi questi giardini possono essere installati semplicemente in qualunque tipo di ambiente e soprattutto senza troppe complicazioni.

Le migliorie tecnologiche inoltre permettono – tramite la stabilizzazione – di avere vegetazione che non ha bisogno di grossa manutenzione e che è dunque adatta anche a chi vuole un giardino verticale in casa pur non avendo il proverbiale pollice verde.

Che tipo di soluzioni esistono

In realtà ci sono moltissime soluzioni che si basano sul concetto di giardino verticale:

  • Inserti a muro: che permettono di decorare una parete verticale anche in spazio ridotto. Ci sono quadri e pannelli, soluzioni da alternare ad altri tipi di rivestimenti e anche delle soluzioni più particolari;
  • Orti verticali: che riescono a coniugare la necessità e la voglia di arredo con la funzionalità di un orto disponibile in casa, anche in città e anche magari in un monolocale dagli spazi particolarmente angusti;
  • Muschio: i muschi e licheni nordici sono una soluzione che in Italia, almeno fino all’arrivo della stabilizzazione, era impossibile mantenere. Oggi invece con la stabilizzazione si possono scegliere muschi nordici di praticamente ogni genere e risma, senza che ci siano – ancora una volta – preoccupazioni sulla manutenzione e sulla sopravvivenza delle vegetazione.

Ci sono, per capirci, tutti gli strumenti per permettere ad un bravo arredatore o architetto di interni di rivalutare e rivoluzionare uno spazio, anche con pochi elementi, per una soluzione che oltre allo stile, offre anche tanto alla funzionalità di una casa, di un’azienda, di un ufficio o di una struttura ricettiva.

Che vuol dire stabilizzazione e perché può essere la chiave per un buon giardino verticale

La stabilizzazione è un processo che permette di rendere la vegetazione inerte, pur mantenendola viva e reale. Tramite questa procedura le piante e la vegetazione utilizzata nei giardini verticali smette di crescere, non ha più bisogno di complessi sistemi di irrigazione e riesce a sopravvivere anche in condizioni ambientali ostili.

Un ulteriore strumento a disposizione di chi vuole dare sfogo alla propria creatività oppure offrire ai propri clienti delle soluzioni innovative e di arredamento ecologico.

È arredamento ecologico, perché impatta sulla qualità degli ambienti

Perché parliamo di arredamento ecologico quando ci riferiamo al verde verticale? Perché la vegetazione, tanto all’interno che all’esterno:

  1. Abbatte i livelli di CO2, rendendo dunque l’aria più respirabile e contribuendo al miglioramento delle condizioni climatiche generali;
  2. Stabilizza l’umidità: limitando la proliferazione dei parassiti e rendendo gli ambienti più vivibili;
  3. Assorbe formaldeide: un pericolosissimo agente che viene utilizzato nella verniciatura dei mobili e che viene dimezzato già in pochi giorni di presenza di un’adeguata quantità di verde;
  4. Assorbe l’inquinamento sonoro: un buon giardino verticale può avere un grosso impatto sui rumori e suoi suoni che attaccano gli ambienti cittadini. Un inquinamento di cui ci occupiamo ancora troppo raramente.

Casa con arredamento ecologico

Loft con lichene

Cucina con polemoss

Cucina con muschio

9 Ottobre 2019 / / Architettura

Inutile negarlo, la salvaguardia dell’ambiente è diventata una questione prioritaria. La tutela del pianeta passa non solo dai piccoli gesti, ma anche da scelte eco-sostenibili capaci, negli anni, di diminuire l’impatto sull’ambiente che ci circonda. Sempre più spesso, scegliamo cosa mangiare, come viaggiare e cerchiamo alloggi altamente efficienti per ridurre i consumi di energia e i costi che ne derivano.

È proprio sulla scia di questa filosofia green che, negli ultimi decenni, il settore delle costruzioni ha professato un vero e proprio cambio di rotta, facendo dell’edilizia sostenibile il suo cavallo di battaglia.

La definizione di edilizia sostenibile

Cos’è l’edilizia sostenibile? Con questo termine si intende una disciplina volta a progettare e realizzare edifici eco-sostenibili ed eco-compatibili, costruiti nel rispetto dell’ambiente, dei suoi abitanti e delle sue risorse.

Detta anche green building, l’edilizia verde lavora a stretto contatto con la bioarchitettura e le sue applicazioni: l’architettura ecologica (che mira a progettare edifici sostenibili e poco inquinanti), l’architettura bioclimatica (che utilizza gli elementi naturali come fonte di energia principale) e l’architettura organica (che promuove la coesistenza armoniosa tra uomo, costruzione e natura).

Esempio edilizia sostenibile

Le origini dell’edilizia sostenibile: un po’ di storia

L’edilizia sostenibile non è una disciplina moderna, né contemporanea. Le sue origini sono talmente antiche che risalgono ai primi tentativi dell’uomo di costruire abitazioni di fortuna per sfuggire ai predatori o garantirsi un riparo per la notte.

Queste rudimentali dimore erano costruite con materiali naturali come legno o paglia, facili da reperire e presenti in grandi quantità. Le tecniche di costruzione, benché solo abbozzate, nascondevano già la necessità di assecondare la morfologia del territorio per trarne il miglior vantaggio. In fondo, non sono queste le basi dell’odierna edilizia sostenibile?

Il XX secolo celebra il genio di Frank Lloyd Wright, fondatore dell’architettura organica. Tra le sue opere spiccano la celebre Casa sulla Cascata e le Prairie Houses, dove è evidente la volontà di far convivere in armonia il sistema ternario uomo, edificio e natura.

L’architettura organica di Wright favorisce la nascita di discipline affini. Una di queste è l’arcologia, fondata negli anni ’60 da Paolo Soleri proprio per coniugare architettura ed ecologia. L’obiettivo dell’italo-americano riguardava la possibilità di realizzare edifici autosufficienti, ad alta densità abitativa, capaci di creare e preservare al loro interno una micro ecologia. Un progetto fantascientifico e utopistico per l’epoca? Forse, ma non distante dalle moderne costruzioni ecofriendly.

Germania, 1973: la grave crisi che colpisce l’Europa porta alla luce una questione spinosa: il risparmio energetico. Il mancato approvvigionamento di petrolio e l’aumento dei prezzi obbligano i paesi occidentali a cercare fonti di energia alternative, possibilmente rinnovabili e, nel campo dell’edilizia, materiali da costruzione naturali ed eco-compatibili. Finalmente, un nuovo concetto di edilizia moderna, focalizzato sulla sostenibilità, vede la luce.

Edilizia sostenibile e bioarchittetura: i 6 principi fondamentali

Costruire abitazioni rispettose dell’ambiente ma confortevoli è tutt’altro che banale. Dalla progettazione alla chiusura del cantiere, le fasi che conducono alla realizzazione di una casa in ottica sostenibile si fondano su criteri ben precisi. Ecco i principali:

    • la relazione con la natura: è fondamentale che l’edificio rispetti e assecondi l’ambiente che lo circonda, come professato dall’architettura organica
    • l’utilizzo razionale delle risorse: poiché le risorse naturali non sono illimitate, è indispensabile limitare gli sprechi. Il riuso delle acque piovane è una delle strategie dell’architettura green
    • il risparmio energetico: la bioarchitettura utilizza tecnologie amiche dell’ambiente, capaci di aumentare la prestazione energetica dell’edificio o di ridurne drasticamente il fabbisogno esterno (come succede per gli edifici a energia quasi zero o le case passive)
    • l’esposizione ottimale: in fase di progettazione, è fondamentale definire l’orientamento dell’edificio per sfruttare al meglio la luce solare e l’ombra naturale
    • la qualità di vita e il comfort abitativo: è prioritario, per l’edilizia sostenibile, rispettare il benessere psico-fisico di coloro che vivono nell’edificio e di chi si occupa della costruzione. Emissioni dannose e ambienti insalubri non rispettano i principi dell’edilizia verde
    • la scelta dei materiali: le costruzioni green promuovono l’utilizzo di materiali sostenibili, provenienti da fonti rinnovabili o certificate (ad esempio, il legno delle foreste a gestione responsabile), riciclati e riciclabili, che riducono l’impatto ambientale anche in fase di trasporto e smaltimento

Un esempio virtuoso di edilizia sostenibile: le case ecologiche in legno

Chi dice materiali per edilizia sostenibile dice legno. E chi dice legno… dice casa ecologica! Naturale, caldo, profumato, questo materiale ultra rispettoso dell’ambiente garantisce prestazioni eccellenti e una resa estetica davvero unica nel suo genere. Pur lentamente, anche sul nostro territorio si sta diffondendo il concetto di edilizia sostenibile, ma nonostante questo sono ancora poche le aziende capaci di proporre ai clienti un’offerta capace di coniugare elevati standard qualitativi e sostenibilità.

Un esempio virtuoso è quello rappresentato dalla Rasom Wood Technology, un’azienda della Val di Fassa, nel cuore delle Dolomiti, circondata dal verde dei boschi e per questo estremamente consapevole dell’importanza e del valore di un’edilizia capace di integrarsi armoniosamente nel territorio rispettandolo e valorizzandolo.

Esempio casa in legno

Abitare in un edificio prefabbricato in legno presenta numerosi vantaggi, al punto che è quasi superfluo chiedersi se sia meglio una casa in legno o in muratura!
In termini di risparmio energetico, il legno ha un’ottima capacità di isolamento termico e acustico, dote che permette di evitare dispersioni di calore, di migliorare l’efficienza e di diminuire le spese. I consumi sono ridotti con costi d’investimento ottimali.
Il legno, inoltre, è solido, elastico e flessibile, sopporta le oscillazioni ed è indicato per la costruzione di edifici antisismici.

L’azienda Rasom Wood Technology, leader in Italia per questo tipo di costruzioni, è in grado di unire soluzioni ad impatto ambientale minimo a design ricercati anche nei minimi dettagli . La loro idea di casa è la casa del futuro! che non deve essere solamente confortevole e bella, ma anche e soprattutto in armonia con l’ambiente che la ospita. Ridurre le emissioni e l’impatto ambientale, per quest’azienda, è diventata una priorità improrogabile.
Quindi, se alcuni le considerano ancora una scommessa per il futuro dell’edilizia, per noi quella scommessa è già vinta. Provare per credere!

26 Agosto 2019 / / Architettura

Il General Contractor – che può declinarsi sia nella forma di persona fisica che giuridica – è un fornitore cui viene affidata l’intera ristrutturazione o realizzazione di un’opera edilizia. Fino a qualche decennio fa, si faceva riferimento al General Contractor soprattutto per gli appalti pubblici, con l’obiettivo di ottimizzare la gestione complessiva del processo di costruzione; ultimamente, però, la figura è sempre più richiesta anche nell’ambito dell’edilizia privata.

Il ruolo del General Contractor: efficacia e convenienza di un interlocutore unico

Il General Contractor è una figura indispensabile: durante i lavori infatti, sorgono sempre criticità da risolvere. Ed è proprio qui che subentra il General Contractor, il cui ruolo è appunto quello di gestire efficacemente i lavori, dalle pratiche burocratiche agli obblighi di legge da adempiere, fino alla scelta dei fornitori e alla soluzione dei problemi che possono sorgere in cantiere.
Il termine, di origine anglosassone, può essere traducibile come “capocommessa” e indica una persona la cui attività è del tutto assimilabile a quella di un regista teatrale o cinematografico: compito del General Contractor è infatti quello di coordinare tutti gli attori che entrano in scena nel momento in cui si avviano dei lavori edilizi, tenendo sotto controllo in particolare tempi e costi ma garantendo al contempo la massima qualità dell’opera.

Come si accennava, il General Contractor accorpa diverse professionalità specializzate nei diversi settori riguardanti i processi di ristrutturazione e costruzione. Ci saranno dunque professionisti dedicati a espletare le pratiche edilizie e amministrative del caso, come per esempio i permessi comunali, i progetti esecutivi e altri ancora che si occuperanno della selezione dei singoli artigiani, quali imbianchini, elettricisti e idraulici.
Con l’apertura di un cantiere, comunque, i problemi vengono a galla man mano che si procede con i lavori: in questi frangenti, pertanto, il General Contractor deve individuare la strategia più efficace e le soluzioni più idonee per risolvere le criticità in tempi ridotti, cercando di contenere eventuali spese extra.

Il General Contractor nell’edilizia privata

Anche nel campo dell’edilizia privata affidarsi a un General Contractor si rivela spesso la scelta giusta. Chi costruisce una casa ex novo o ristruttura la vecchia abitazione, infatti, si trova a gestire un processo estremamente complesso, soprattutto se, anziché optare per un’unica ditta cui affidare i lavori, si decide di far ricorso a diverse aziende, oppure di acquistare autonomamente alcuni materiali. Proprio come accade per un film o per uno spettacolo teatrale, più attori calcano il palcoscenico, maggiori saranno le difficoltà che incontrerà il regista. Lo stesso accade per un’opera edilizia: con l’aumentare delle persone coinvolte, accresceranno anche le variabili da gestire. Un altro tasto dolente è costituito dalle responsabilità: a chi attribuirle in caso di ritardi o lavori mal eseguiti? Senza contare, infine, i costi e le tempistiche, che, in mancanza di una corretta organizzazione, potrebbero dilatarsi in modo preoccupante. Ecco allora che, anche per l’edilizia privata, affidarsi a un General Contractor assicura numerosi vantaggi: il committente riceverà un lavoro “chiavi in mano”, senza doversi preoccupare in alcun modo della gestione dei lavori. E, anche se inizialmente sembrerà di dover pagare di più a conti fatti il risparmio sarà notevole.

25 Luglio 2019 / / Blog Arredamento

Amaca: quanti e quali tipi esistono e perché ci piace così tanto

Anche voi avete sempre sognato di avere un’amaca?
Io ne sono sempre stata affascinata e da piccola desideravo averne una al posto del letto.

Sono convinta di averla vista la prima volta in Peter Pan, forse ci dormivano i bambini sull’Isola che Non C’è, sta di fatto che per me divenne una sorta di ossessione che mia mamma si è puntualmente ostinata a sabotare.

Non avendo mai avuto un giardino o un terrazzo abbastanza grandi, il mio sogno è rimasto tale (fino ad oggi!).
Crescendo mi sono resa conto che forse dormire tutti i giorni in questo giaciglio pensile può non essere così piacevole come dondolarsi qualche ora in riva al mare, magari con un cocktail gelato tra le mani…ma nonostante le avversità e i sabotaggi materni, la fascinazione per questo esotico letto sospeso è rimasta sempre fortissima.

Cosa ci piace così tanto dell’amaca?
Perché anche da adulti continua ad esercitare su di noi un’attrazione magnetica? Sarà il dondolare che ci culla verso stati di relax assoluto? Sarà che ci trasporta subito verso assolate isole tropicali e acque cristalline?

Partiamo dalla sua storia e vediamo quanti e quali modelli di amaca esistono. Preparati, perché c’è solo l’imbarazzo della scelta tra amache tradizionali, freestanding, a poltrona, a letto, giganti…

Storia

Prima cosa da sapere è come si pronuncia. L’accento va sulla seconda “a” quindi: amàca.

Il termine deriva dallo spagnolo hamaca, di origine caraibica, e sembra derivi dal nome dell’albero fibroso che veniva utilizzato per tessere la tela (hamack).
Questo comodo giaciglio in rete o tela nasce nell’America del Sud e pare sia stata presto adottato da Cristoforo Colombo per far dormire più comodamente i marinai, ma soprattutto per evitare il contatto con i pavimenti sottocoperta, bagnati, sporchi e infestati da insetti e topi.

Probabilmente anche gli Indios dell’America Latina e dei Caraibi le usavano proprio per una questione igienica e di sicurezza contro animali, insetti e rettili. Anche la funzione termica non è da sottovalutare: con il caldo e l’umidità meglio stare sospesi dal suolo e su una superficie traspirante.
Sembrerebbe inoltre che le definissero “culle degli dei”: sarà per questo che continuano ad esercitare su tutti noi un enorme fascino?

La storia dell’amaca accompagna la nostra, la vediamo in dipinti, cartoni animati, film. Ancora oggi è sinonimo di relax e pace dei sensi, non a caso ne vediamo una stupenda nel capolavoro di Sorrentino “La Grande Bellezza”: una raffigurazione potente del “dolce far niente”.

Materiali

Se le più antiche amache venivano prodotte con fibre naturali intrecciate (hamack tree, agave sisalana o Sisal) oggi ne possiamo trovare di tutti i tipi: cotone traspirante, corda, rete, stoffa.

Per esterni e campeggio ci sono materiali sintetici “tecnici” e performanti super robusti (ci sono lettini sospesi e tende-amaca studiati per resistere a temperature estreme e prodotte in poliammide, polipropilene, nylon).

Tipologie

Esistono due grandi famiglie:

    • amache autoportanti: si appoggiano a terra e hanno una struttura di sostegno o supporti in legno, metallo, acciaio

    • amache da appendere: le più tradizionali si sospendono agganciando le estremità a due sostegni che possono essere alberi, pali, rocce. Si possono fissare tramite nodi o con ferramenta idonea (ganci, moschettoni, corde…). Esistono inoltre le poltrone-amaca o sedie-amaca con aggancio a soffitto


Entrambe le tipologie possono essere portatili (le autoportanti dotate di struttura sono in realtà fisse e meno agevoli da spostare, ma ci sono autoportanti pieghevoli che sono invece facilmente richiudibili e spostabili).

Il giaciglio più essere inoltre dotato di bastoni alle due estremità. In questo modo il piano su cui ci si sdraia rimane teso. Quelle prive di bastone sono più avvolgenti e si adattano alle forme del corpo.

E tu che amaca vuoi?

Amaca da giardino

La più amata: torni a casa la sera dopo il lavoro e ti fiondi a rilassarti con un buon libro o con il semplice cinguettare degli uccellini (magari se ti doti di zanzariera è meglio).
In giardino puoi scegliere l’autoportante o quella più tradizionale appesa a due alberi.

Se la vuoi in terrazzo probabilmente la soluzione migliore è quella da terra con supporti free standing, oppure la poltrona-dondolo da soffitto.

Amaca matrimoniale o doppia

Soluzione maxi, l’amaca doppia o gigante ospita comodamente due persone. Non lanciarti in acrobazie perché potreste ribaltarvi in men che non si dica.
Pare esistano anche i modelli familiari per 3 o 4 persone…sinceramente io concepisco l’amaca come un angolo di relax individuale o al massimo in coppia, ma sono sicura che un pisolino all’ombra insieme ai bambini possa essere ugualmente rigenerante.

Amaca da interni

L’amaca in casa è più difficile da gestire. Dove si appende e come?
In appartamento può trovare spazio in balcone, nello studio o nella cameretta dei bambini (anche i ragazzi apprezzano). Altra opzione indoor è il salotto…ma stiamo parlando a mio parere di ambienti da rivista patinata o da Instagrammer. Anche se una valida alternativa è un’amaca o una poltrona sospesa con struttura autoportante. Comunque le ispirazioni ci sono, guarda qui sotto!

Amaca dondolo e poltrona

Ci sono quelle a sacco, i cocoon (amatissimi dai più piccoli e ideali in cameretta per costruire una “tana”) e le poltrone con aggancio a soffitto “a forma di uovo”. Solitamente possono essere in tessuto, nylon o rattan.

Amaca brasiliana

A righe o tinta unita in tela di cotone, con inserti in macramé per gli amanti dello stile boho chic.

Amaca messicana

Le migliori sono prodotte in Yucatan dove vengono tessute a mano come una volta. Sono caratterizzate da struttura a rete traspirante e sono leggerissime. Poco indicate per i bambini.

Amaca da campeggio

Non voglio entrare nei meandri del mondo outdoor, perché ne so davvero poco. La mia idea di amaca è relax a bordo piscina o in spiaggia…insomma scalate e trekking non sono il mio pane quotidiano. Mi limito a segnalare l’esistenza di modelli pazzeschi e resistentissimi, dalla semplicissima amaca da bivacco da attaccare fra due alberi, alle tende sospese, amache da 3 e 4 persone, sacchi a pelo pensili realizzati per resistere a bassissime temperature in mezzo a cime innevate.

Foto di Free-Photos da Pixabay

Amaca letto

Parlando di sacchi a pelo, l’amaca può essere usata come letto. Dopotutto è la sua funzione originaria! Se intendete usarla outdoor mi affiderei ad amache come quelle appena descritte sopra: resistenti e costruite per offrire performance di alto livello. Se volete usarla in casa, optate per l’opzione matrimoniale con agganci alle 4 estremità.

Amaca da spiaggia

Se vuoi portare l’amaca in spiaggia scegli un materiale traspirante, facile da piegare e che occupi poco spazio. Attrezzati con i ganci giusti e trova l’angolo perfetto. Puoi anche optare per un modello pieghevole tipo lettino da camping. Se invece avevi in mente di stare a mollo, sappi che esistono le amache galleggianti e gonfiabili (ideali anche in piscina in alternativa al materassino).

Dove comprare un’amaca?

La citazione tratta da I Simpson è d’obbligo: “…c’è “Amica Amaca” sulla quinta, “Amaca Magò”, “Hai mica un’amaca”. Ah già, ora che ci penso sono tutti nel DISTRETTO DELLE AMACHE!!!”

Nel mondo reale il mio consiglio è di comprare l’amaca online. I siti sono tantissimi, partendo dai grandi colossi (Amazon, ebay) fino ai portali specializzati, quindi potete trovare amache economiche e vere e proprie Rolls Royce delle amache.
Io preferisco i siti specializzati perché spesso tra questi si trovano piccole aziende che prestano maggiore attenzione alla qualità dei materiali e ai processi di produzione. Ad esempio Tropilex, da cui ho comprato la mia, si rifornisce da tessitori tradizionali colombiani e indiani, dona l’1% delle vendite a organizzazioni no profit che si dedicano alla salvaguardia ambientale ed ha certificazioni FSC® per il legno e OEKO-TEX® per i tessuti.

Misure ce ne sono di tutti i tipi. Non esiste uno standard, a meno che non siate dei puristi e non vogliate un’amaca tradizionale intrecciata a mano nello stile dei Maya…allora credo che lo standard fosse quello di un letto singolo. Oltre alle dimensioni controlla anche il peso massimo consentito, ma non ti preoccupare, ce n’è per ogni dimensione e peso!

Foto di Eveline de Bruin da Pixabay

25 Giugno 2019 / / Blog Arredamento

Soluzioni per case piccole: il divano curvo componibile

Le idee migliori per l’arredamento nascono a chi di case ne ha viste e arredate tante. Queste idee nascono sempre da un presupposto fondamentale: la casa non è solo uno spazio da riempire, bensì un ambiente da vivere e fruire quotidianamente.
Chi capisce questo sa interpretare anche un altro elemento chiave della progettazione, ovvero le esigenze delle persone e la necessità di organizzare al meglio gli interni.

Questa esigenza è particolarmente sentita quando ci si trova ad arredare un monolocale o una casa piccola, come anche una seconda casa magari riservata alle vacanze.
Quali mobili scegliere per non sprecare spazio, per non usarlo male o per evitare l’effetto horror vacui con mobili e mobiletti sparsi ovunque…ognuno con la propria funzione.

Ecco il segreto: evitare di accumulare arredi “monofunzione” optando invece per mobili multifunzionali, componibili e modulabili. Deve essere il mobile ad adattarsi alle nostre esigenze di spazio e di gusto, e non viceversa!

È partendo da queste riflessioni che nasce un progetto di arredo molto particolare, un divano componibile con moduli curvi, capace di adattarsi a qualsiasi spazio, interno o esterno.

Il progetto: flessibilità ed eco-sostenibilità

Nelle case di piccole dimensioni è forte il bisogno di unire due tra gli arredi più ingombranti: il divano e il letto.

Questi sono indubbiamente i due elementi che occupano di più perché, rispetto ad un armadio, a un mobile bagno, alla cucina o ad altri arredi contenitivi che si sviluppano in altezza, divano e letto rubano spazio a terra ed in questo modo influenzano anche l’ergonomia e la fruizione degli ambienti domestici.
Per questo motivo (e anche per la mancanza di una vera e propria camera da letto) quando bisogna arredare un monolocale o un ambiente contract si ricorre, nella maggior parte dei casi, a divani letto o a letti a scomparsa.

Ma passiamo al progetto.
Il suo ideatore, Vincenzo di Lello, ha una lunga esperienza come arredatore di interni ed esterni. È proprio la sua professione che l’ha spinto a trovare una soluzione flessibile per spazi ridotti, a pensarla e idearla mettendo in pratica tutto il know how accumulato negli anni.

Chi per decenni ha dedicato la propria vita ad arredare case grandi o piccole conosce per filo e per segno i bisogni di chi le abita. Non a caso il primo progetto di Vincenzo è stato proprio un divano curvo componibile, con pouf integrato e perfino con un materasso.

Il divanetto verrà realizzato con poliuretani flessibili ecologici e riciclabili e materasso in schiuma di lattice che può essere ripiegato e riposto nel pouf contenitore quando non serve.

Il divano, soprannominato dal suo ideatore “Tondoletto” non è solo un grande sistema di sedute adattabili a qualsiasi ambiente, ma diventa un comodo letto matrimoniale o, se declinato in versione outdoor, un grande lettino da spiaggia per due.

Tondoletto per monolocali, spiaggia, terrazzo: parola d’ordine versatilità

Ricapitoliamo tutti i possibili usi del divanetto curvo modulare Tondoletto:

  • divano componibile: da creare su misura in base allo spazio a disposizione
  • divano e poltrone: per un salotto completo e trasformabile in qualsiasi momento (basta unire gli elementi!)
  • divano con pouf: perfetto per un salottino piccolo ma funzionale
  • divano letto circolare: il geniale materassino pieghevole si nasconde nel pouf durante il giorno e si estrae di sera per trasformare il divanetto in un letto matrimoniale
  • divanetto per sala d’attesa, aeroporto, atelier di moda…ovunque ci sia bisogno di una soluzione comoda e modulare, da modificare e riconfigurare in qualsiasi momento
  • lettino da spiaggia, terrazzo, veranda: ovunque ci sia bisogno di sedute componibili e confortevoli, facili da spostare, igieniche e di agevole manutenzione

Un work in progress con un occhio di riguardo al low cost

Imbottiture e rivestimenti saranno pensate per offrire un prodotto finito economico, rivolto a soddisfare le esigenze di tutti. Il design tutto italiano sarà diretto ad uso abitativo o contract, con la possibilità per tutti gli utenti di personalizzare divano e divanetti con cuscini e rivestimenti su misura di produzione artigianale.
Tondoletto diventerà una soluzione flessibile e tailor made, ideale per ambienti moderni informali e formali.

Se sei interessato al brevetto contatta: vincenzodilello@gmail.com

3 Giugno 2019 / / Blog Arredamento

Ok, confesso.

Quando ho comprato la cucina ho voluto risparmiare sugli accessori interni per organizzare la dispensa. Quelli della casa madre erano troppo cari e ho optato per una colonna dispensa con ripiani.

Mi sono pentita di non aver acquistato la colonna estraibile e la verità è che ora mi trovo in difficoltà perché l’interno del mobile (più profondo rispetto a quello dei pensili) è stracolmo di sacchetti e sacchettini.
Spesso ci sono cose che rimangono sul fondo e che non ricordo di avere. Ma il giorno in cui mi sveglio e decido di fare “quella torta al cocco che ho visto su quella rivista”…ahimè, il cocco c’è ma è del 2016, laggiù, sepolto da mille altri pacchetti e scatoline.

Photo by Allie on Unsplash

La colpa di questo pentimento è anche di Marie Kondo e della sua arte di “organizzare tutto tematicamente in scatole apposite” (magari anche con etichetta!), ma come darle torto quando nell’unica dispensa della cucina non ci entra più nemmeno uno spillo?

Foto di FranckinJapan da Pixabay

E vogliamo parlare di quando si vuol fare una bella pulizia approfondita? Organizzare tutto in scatole e su ripiani in metallo permette di estrarre e riporre tutto velocemente, tenendo le superfici più pulite e perdendo meno tempo per risistemare barattoli e pacchetti.

Foto di Мария Агейкина da Pixabay

Come ho organizzato la dispensa della cucina (e non solo)

Organizzare gli spazi è fondamentale, soprattutto quando la cucina è piccola.

La mia, angolare, misura 284 x 334 cm. Non è piccolissima, ma non ho voluto i pensili e quindi un lato è completamente sfruttato con colonne, mentre l’altro è composto di sole basi con ante e cassetti. Se aggiungiamo che il lato colonne comprende ovviamente anche frigorifero, forno e microonde, i vani contenitivi veri e propri non sono molti.
Non mi pento di non aver preso i pensili (non mi piacciono e continuano a non piacermi soprattutto nel caso di cucine a vista sul soggiorno open space), ma da questa scelta estetica ne consegue che un’organizzazione puntuale degli interni è semplicemente NECESSARIA.

Quello che ho fatto per risolvere il mio problema è stato:

    1. un bel decluttering della cucina

      ho aperto tutte le ante, ho tirato fuori tutto quello che c’era dentro e ho buttato / regalato / venduto quello che non ho usato nell’ultimo anno. Tipo: una sac a poche (regalatami 3 anni fa, MAI usata); le forme per fare i biscotti (mai fatti biscotti in vita mia); il tostapane (ne avevo due!); il frullatore (ormai ho il fedele robot da cucina tuttofare)…e tanto altro (compreso il cocco scaduto e i suoi simili ormai fuori data)

    2. dividere tutto in categorie

      ad esempio: cereali, frutta secca e biscotti per colazione; conserve; pasta, riso e cereali per primi e zuppe; spezie, dadi e condimenti vari; vari tipi di olio e aceto; farine, lieviti e altri prodotti per dolci, pane e pizza; piatti, ciotole, insalatiere, taglieri, posate di uso quotidiano divise da coltelli da cucina e altri utensili, ecc…

    3. fare una lista degli accessori indispensabili

      non solo scatole portaoggetti ma anche scaffali e cestelli per ordinare la dispensa e sistemare tutto in maniera più funzionale

    Ripiani da aggiungere all’interno dell’anta della dispensa trovati su Lionshome

    Ho scoperto un mondo di cestini e portatutto, piccoli ripiani super accessoriati e portabottiglie, tutti facili da aggiungere all’interno dei mobili della cucina o da appendere alle ante, utili anche in caso di dispensa bassa o angolare.
    Con questi organizer anche i piatti possono essere disposti meglio, liberando tanto prezioso spazio per altri utensili, stoviglie e pentole (basta organizzarli su più livelli!).

    Sinceramente quando ho iniziato la mia ricerca mi sono resa conto che sarebbe stata infinita. Il mondo degli accessori per organizzare la cucina è sconfinato, ma alla fine ho trovato molto comodo Lionshome: praticamente un motore di ricerca, ma incentrato solo su mobili e complementi per la casa.
    Mi sono trovata benissimo perché ho trovato tutto senza dover saltare da un sito all’altro e ho potuto anche confrontare i prezzi senza perdere tempo.

    11 indispensabili per organizzare dispensa, pensili e cassetti in cucina

    Ecco gli 11 accessori da cucina di cui non posso più fare a meno.

    Secondo me li devi avere se vuoi tenere ordine in cucina o riorganizzare i mobili che hai in maniera intelligente e definitiva:

      1. ripiani estraibili per una dispensa super funzionale

    Carrello estraibile e scaffali per dispensa trovati su Lionshome

      1. scaffale piccolo da attaccare dentro l’anta nel caso di dispensa bassa

    Scaffale da attaccare all’interno dell’anta, sempre su Lionshome

      1. organizer per padelle
      2. ripiani per sovrapporre i piatti

    Porta padelle perfetto anche per piatti!

      1. cestello con maniglia per condimenti e spezie

      1. organizer per carrello dispensa estraibile (piccolo ma potente, soprattutto se si trova vicino ai fuochi diventa lo spazio perfetto per condimenti e spezie più utilizzati)

      1. contenitori per bustine di tè, sacchetti di farina, biscotti, succhi
      2. contenitori per caffè, capsule e cialde

      1. contenitore per sacchetti della spesa da appendere all’anta

      1. portabottiglie di vino
      2. sembra inutile…ma il portalattine è un salvaspazio eccezionale!

    Ultimo consiglio!

    Ho organizzato le cose in modo da avere:

    • davanti e ad un’altezza confortevole quelle che uso con più frequenza (riso, cereali e pasta, più tutto il necessario per la colazione)
    • dietro e in alto quelle che uso solo ogni tanto e a lunga conservazione
    • in basso ho messo alimenti in scatola, che uso raramente
    • olio, aceto, spezie e condimenti li ho messi in contenitori con maniglia all’interno del carrello nelle vicinanze del piano a induzione

    Se non si fosse capito fare torte e biscotti non è tra le mie attività preferite, quindi farine, lieviti, cacao, cocco & co. sono stati confinati ai piani alti, ma ben conservati in scatole con chiusura, per evitare farfalline e altri attacchi esterni.
    Insomma, con i giusti accessori anche la dispensa e la cucina più piccole possono essere riorganizzate in maniera smart e diventare spazi più vivibili. La mia personale conclusione è che l’ordine fa venire voglia di “fare cose”, cucinare e forse sfornare anche qualche biscotto!

    Dopo questo mega decluttering mi sento (quasi) come lei 🙂