In anteprima alla MDW 2022, Ex.t ha presentato la collezione Swing, disegnata da Fabio Fantolino, che traduce il fascino del passato in un linguaggio contemporaneo.
Il design poetico e minimalista di Ex.T torna ad incantare il pubblico alla 60a edizione del Salone del Mobile di Milano. Nello stand dell’azienda italiana abbiamo potuto ammirare in anteprima Swing, la collezione disegnata da Fabio Fantolino. Inoltre, debuttano anche la vasca Beam di Sans Nom – Studio Salaris e lo specchio Flûte di Samuel Wilkinson.
Collezione Swing di Fabio Fantolino per Ex.T
La collezione Swing traduce il fascino del passato in un linguaggio contemporaneo. Linee spezzate e curve si alternano in una reinterpretazione delle forme del primo Novecento, articolate in una versione aggiornata e funzionale. Grande attenzione ai dettagli, versatilità e funzionalità si combinano con materiali senza tempo come il legno di rovere, accostati a elementi LivingTec®, una solid surface di ultima generazione, restituendo dinamismo ed espressività all’ambiente. Il mobile da bagno conferma la tendenza che vede ingombri ridotti al minimo e forme destrutturate. Semplice e leggero, è costruito attorno alla forma del rettangolo con un solo angolo smussato, ripresa dalle specchiere. Declinato nelle versioni a doppio lavabo e singolo, sospeso e per lavabi da appoggio, si può avere con cassetto oppure vuoto e attrezzato con un’asta porta asciugamani. Per quanto riguarda i colori, facciamo affidamento alla ricercata palette che è una delle cifre stilistiche di Ex.T. Giallo ocra, verde foresta, azzurro polvere e bianco burro in questo caso abbinati al noce.
La vasca si ispira alle caratteristiche dei primi tini metallici e reinterpreta in chiave moderna le strutture delle primissime vasche di fine Ottocento e inizio Novecento, con tanto di piedini tradizionali reintrodotti in sfere di legno. In poche parole, l’eleganza delle stanze da bagno del passato interpretata in chiave contemporanea.
Le altre novità Ex.T 2022
Oltre a Swing, Ex.T ha presentato la vasca Beam e lo specchio Flûte. Disegnata da dagli studi Sans Nom e Salaris, la vasca Beam poggia su un basamento in metallo dal profilo architettonico, che contrasta con le linee morbide del corpo in Livingtec®. Il vassoio in metallo, dotato di un alloggiamento per le pietre porta sapone e di un gancio metallico, aggiunge un tocco di unicità e praticità. Lo specchio Flûte nasce dalla creatività del designer britannico Samuel Wilkinson. È caratterizzato da linee minimaliste e profili sottili accostati ad un contenitore profondo dalle prpozioni classiche, celato da ante a specchio. I due tubi in vetro posti alla base e alla sommità emettono una luce calda e diffusa.
Ex.T, design poetico e contemporaneo per il bagno
Ex.t è l’approdo di una lunga storia che si è consolidata nel corso di tre generazioni. Allora come oggi, la sfida rimane la stessa: promuovere un nuovo concetto di bagno che interpreti al meglio la vita contemporanea. Modularità, versatilità e funzionalità sono le caratteristiche principali proposte dal marchio, che offre un’idea di bagno come spazio vitale e dinamico, capace di trasformarsi e rinnovarsi.
Crea prodotti in cui le radici tradizionali del made in Italy convivono con le ultime tendenze del design e della tecnologia. Alla costante ricerca di nuovi talenti, il marchio collabora con numerosi designer internazionali scelti per il loro approccio innovativo. Possiamo citare serie di successo come Rest di Norm Architects, Ribbon di Sebastian Herkner, Frieze di Marcante-Testa, Nouveau di Paola Vella e Ellen Bernhardt. -qui trovi l’articolo sulle collezioni 2021-.
Mobili, vasche, lavabi e accessori dal mood contemporaneo e dalle linee semplici, ingegnosi, originali, delicatamente colorati. Questo è senza dubbio il punto di forza di Ex.T. Siamo immediatamente sedotti dal suo design poetico e minimalista.
Lo studio Iraisynn Attinom con il progetto Residenze ad Arco sull’isola di Santorini vince il premio della Giuria nella categoria “Unbuilt hospitality” agli A+ AWARDS 2022 organizzati dalla piattaforma architettonica internazionale Architizer.
Quattro case vacanza autonome si sviluppano lungo un appezzamento di terreno roccioso nella zona di Oia, piccolo villaggio dell’isola greca.
Il progetto
Le strutture monolitiche presentano soffitti ad arco e linee pulite, indicative dell’architettura greca tradizionale. Importante obiettivo della proposta progettuale è la sostenibilità della costruzione. L’esterno è realizzato in pietra locale e ricoperto da un intonaco naturale chiamato kourasani. Questo materiale è composto da cenere vulcanica di Santorini lavorata e ceramica (una polvere di pietra naturale), entrambe note per le loro proprietà idrauliche. Kourasani è da sempre associato all’architettura greca convenzionale. Il materiale bianco sporco, scoperto nell’antica Grecia, funziona per riflettere la radiazione solare, prevenendo il surriscaldamento delle case.
Poiché le residenze sono rivolte a nord, sono esposte ai forti venti di nord-ovest che dominano la zona. Uno dei principali obiettivi progettuali era quello di proteggere le abitazioni da questi venti, e ciò è stato ottenuto dividendo il volume dell’edificio principale in volumi più piccoli, creando diversi spazi esterni, il tutto accogliendo in ulteriori scorci sull’ambiente circostante.
Sostenibilità
Le aperture principali sono poste sulla facciata est dell’edificio. A nord, piccole aperture contribuiscono al raffreddamento delle case durante i mesi caldi dell’anno. Nella posizione più alta, nel sottotetto, è collocato un lucernario (elemento di architettura locale), che facilita l’evacuazione dell’aria calda concentrata al piano superiore durante le notti estive. Inoltre, per l’ombreggiatura vengono utilizzati pergolati in legno e canne e vegetazione, come piante rampicanti e alberi.
Le terrazze contribuiscono alla raccolta e allo stoccaggio dell’acqua piovana, una questione di grande importanza in aree con scarsità d’acqua come le Cicladi.
Le case sono dotate di cortili privati, piscine e spazi semi-aperti per godersi le viste sul Mar Egeo e sul paesaggio delle Cicladi. Gli spazi abitativi sono costituiti da due volumi principali. Uno con il soggiorno e la cucina; l’altro con la camera matrimoniale, un bagno e una camera secondaria al piano superiore.
Le Residenze ad Arco a Santorini di iraisynn attinom sono un’oasi di serenità e design. I residenti possono godere della massima privacy, il tutto mentre si ammirano panorami mozzafiato.
Come scegliere il tavolo da pranzo per forma colore e dimensioni?
Lo sappiamo tutti,
negli ultimi due anni le nostre abitudini sono cambiate e insieme a loro il modo in cui ci siamo approciati alla casa e agli arredi.
La zona pranzo che è un tempo era dedicata alle cene con gli amici e alle riunioni di famiglia, per molti è diventata l’angolo smart working, la palestra, la sala riunioni…
così,
Il tavolo da pranzo è diventato il banco di scuola, la scrivania dell’ ufficio, il tavolo per le conferenze via web .
Si sa però, le case non sono tutte uguali,
gli ambienti hanno configurazioni e misure diverse e le esigenze sono distinte per ognuno di noi.
Un tavolo da pranzo rotondo rispetto ad uno quadrato o rettangolare offre spazi e sedute differenti, per questo motivo qualcuno è stato costretto a scegliere di acquistare un tavolo da pranzo nuovo ,
per assecondare le proprie necessità.
Tavolo da pranzo.. Che modello scegliere?
Chiunque è già stato qui è legge i miei articoli lo sa..lo sanno anche i muri ormai,
io sono una fan del tavolo rotondo,
mi piace per tutti i motivi che non smetterò mai di elencare:
Non ha spigoli
Seduti intorno ad un tavolo rotondo ci si guarda tutti in faccia
Occupa meno spazio ma ha più capienza di un tavolo quadrato delle stesse dimensioni
È un icona senza tempo
potrei stare ore a cercare di convincervi ad acquistarne uno , soprattutto a chi tra voi è ancora scettico perché ha in mente quel tavolo che si usava almeno trent’anni fa in palissandro con il basamento al centro che non era stabile e che faceva ballare il piano ,
comunque ,
a parte la mia fissa per il rotondo, in questo articolo vorrei darvi qualche dritta su come scegliere misure , forma e materiale del vostro tavolo da pranzo .
la prima regola è quella dello spazio,
le misure sono fondamentali,
non si può mangiare intorno ad un tavolo senza avere un minimo di agio per muoversi.
Spesso mi capita di sentire..” Nel progetto voglio un tavolo grande, fa niente se resta attaccato al muro..”
oppure: “basta che quando è chiuso ci stiamo in otto a mangiare perché non ho voglia di allungarlo tute le volte “
No, è il modo più sbagliato di ragionare,
oggi giorno il mercato ci offre una vastissima scelta, perché non approfittarne?
Lunghezza per larghezza = numero di posti a sedere
Il tavolo da pranzo rettangolare che ho graficato ha dimensioni 140×80 ,
come potete vedere ci stanno comode 4 sedute,
se volessimo inserire due posti in più però come capotavola..be dovremmo prenderne uno allungabile , altrimenti sarebbe decisamente scomodo sedersi intorno.
Quello rotondo invece ha diametro 120,
pensiate che porti via più spazio?
in realtà ve ne sta offrendo di più,
quattro persone ci stanno comode, ma se dovessero aggiungersi due amici a cena..
non ci sarebbe alcun problema.
l’alternativa?
per chi proprio il tavolo rotondo non lo può vedere,
un tavolo rettangolare di dimensione 160×90 cm
ovviamente considerando lo spazio e alle misure della stanza in cui va inserito.
Dunque ,
per scegliere le misure del tavolo da pranzo è necessario verificare:
lo spazio in cui va inserito (quanto è grande la stanza e se ci sono altri ingombri vicini tipo divano, tavolino, aperture
il numero di persone che abitualmente lo deve utilizzare
il numero di persone con cui pensiamo di poterlo condividere durante cene, feste..
Legno massello, lamellare, multistrato, truciolare, assi, pannelli. Sono solo alcuni dei termini che indicano il legno e i derivati del legno. Mini guida.
Pannelli in legno by Antico Trentino
Dopo aver analizzato le caratteristiche del legno e le specie più utilizzate per costruzioni e arredamento, vediamo i materiali derivati del legno. Per derivati del legno si intendono tutti i prodotti realizzati assemblando porzioni di legno e/o scarti per formare pannelli. Vi consiglio innanzitutto la lettura dell’articolo citato, così da potervi fare un’idea più precisa di che cosa è il legno e di come viene trasformato.
Legno e derivati del legno, i formati in legno
Vediamo i materiali e i prodotti realizzati a partire dal legno e impiegati nei settori delle costruzioni e degli arredi:
Legno massello
Il legno massello è il pezzo ricavato dalla parte più interna e resistente del tronco, il durame. Essendo il durame ricco in tannini e resine, è più scuro rispetto al resto della pianta. Fanno eccezione gli alberi a durame indifferenziato, come l’abete -escluso il Douglas-, la betulla, il faggio, il frassino, il pioppo. E’ utilizzato per realizzare mobili di pregio, se ricavato da specie come il noce, il castagno, l’olmo e il ciliegio. Per le costruzioni le travi in massello più comuni sono quelle ricavate da abeti, larici, la quercia nelle varietà rovere, roverella, farnia e cerro.
1140, Tavolo in legno massello, design Werner Aisslinger per Thonet
Legno massiccio
Il legno massiccio è ricavato dal tronco intero, e comprende sia il durame che l’alburno, ovvero la parte più esterna. Rispetto al massello, nelle specie a durame differenziato, si possono avere tavole con notevoli differenze di colore. Questa caratteristica, specie nei legni più pregiati, può essere sfruttata a scopo decorativo. Non sempre il legno massiccio è più economico rispetto al legno massello: una tavola in massello di pino sarà sempre meno costosa di una tavola in ciliegio massello.
Legno lamellare
Il legno lamellare si ottiene incollando a caldo e a pressione almeno tre “lamelle” di legno massello tra loro. Grazie a questa tecnica, messa a punto nel secolo scorso, si ricava un materiale dalle qualità straordinarie. Rispetto al massello, si ottengono travi o elementi curvi della lunghezza desiderata e prive di nodi e fessure, in quanto si selezionano lamelle prive di difetti. Resistenti, durevoli e versatili, trovano applicazione soprattutto nell’edilizia.
Tetto in legno lamellare – EdilPalmieri
Pannelli in legno
Pannelli in legno massello o massiccio
I pannelli in legno massiccio sono costituiti da uno o tre strati di legno massello o legno massiccio. Il pannello monostrato è costituito da listelli di legno massello incollati e pressati, selezionando anche le zone con presenza di nodi. Nell’arredo, vengono utilizzati raramente per i mobili, più spesso nei piani per cucine. I pannelli a tre strati sono solitamente in legno massiccio, incollati e pressati e disposti con le fibre perpendicolari tra uno strato e l’altro. Questi prodotti sono molto più stabili rispetto al legno massello o massiccio, più soggetti a deformazioni.
Piallacci
Il piallaccio è un foglio di legno sottile, dallo spessore variabile da 0,6 a 2 mm. A seconda della tecnica con cui vengono ricavati si distinguono in tranciati e in sfogliati. I piallacci più sottili ricavati da legni nobili sono impiegati per l’impiallacciatura, mentre i più spessi sono utilizzati per realizzare pannelli di compensato e multistrati.
Piallaccio di legno
Paniforti
I paniforti sono pannelli formati da un’anima di listelli o di lamelle di legno ricoperti sui due lati da un piallaccio sottile o da un compensato disposto con venatura perpendicolare. I paniforti sono disponibili in diversi spessori, da 13 mm fino a 5 cm. I paniforti sono molto robusti e resistono alla flessione, per questo vengono utilizzati per piani ampi, come i top dei tavoli, le porte e le ante di armadi.
Compensato e multistrato
Il compensato è un pannello costituito da 3 fogli di legno incollati tra loro con fibre incrociate. Lo spessore varia da 3 a 6 mm, e i legni utilizzati sono il pioppo, il faggio e la betulla. Il multistrato è un pannello di compensato realizzato con almeno 5 strati di piallaccio. Lo spessore varia dai 12 ai 30 mm, e in commercio ne esistono di tipi diversi, a seconda del legno utilizzato. In alcuni casi si trovano pannelli con una o entrambe le facce esterne rivestite con legni più pregiati. Oppure, si trovano rivestimenti melaminici, laminati, formica, plastiche o ABS, soprattutto nell’arredo.Il compensato attira l’attenzione dei designer già negli anni Trenta, grazie agli esperimenti condotti da Alvar Aalto. Tuttavia, è negli anni del dopoguerra, con i designer scandinavi Arne Jacobsen, Eero Arnio, Ilmari Tapiovaara, e con le sedie prodotte da Thonet, che il compensato entra di prepotenza tra i materiali più in voga.
Si tratta di un compensato realizzato con legni resistenti all’umidità e incollato con colle particolari, dette fenoliche. Un tempo utilizzato esclusivamente nel settore nautico, oggi trova applicazione negli arredi da esterni e per interni soggetti ad umidità.
Panelli realizzati con paste e fibre di legno
MDF (Medium density fiberboard)
Sono i più diffusi ed apprezzati tra i pannelli in fibra di legno. Si ottengono pressando con resina e colla ad alte temperature una pasta in fibra di legno. Questi pannelli resistenti e indeformabili trovano un vasto utilizzo nell’edilizia e nell’arredo, e consentono illimitate possibilità di personalizzazione. Possono essere laccati, verniciati o rivestiti con piallacci o melaminici, laminati, formica, plastiche o ABS. In commercio esistono tre macro gruppi di MDF:
LDF, bassa densità, minore di 500 e 800 kg/mc
MDF, media densità, tra i 500 e 800 kg/mc
HDF, alta densità, maggiore di 500 e 800 kg/mc
Gli spessori disponibili variano da 19mm a 3 cm.
OSB (Oriented Strand Board)
Sono composti da diversi strati di scaglie di legno lunghe e strette pressate con colla e resina. Si tratta di pannelli non molto resistenti che trovano applicazione nella decorazione d’interni, grazie al loro aspetto particolare.
Truciolare e nobilitato
I truciolati, o legno truciolare, sono pannelli ricavati dai trucioli di legno sminuzzati e impastati con un legante, pressati a caldo. I più ecologici sono quelli legati con lignina, un polimero naturale presente nel legno stesso, il cemento e il gesso. I pannelli legati con resine fenoliche, ureiche e melamminiche purtroppo rilasciano con il tempo un composto inquinante detto formaldeide. Il truciolare ha una vasta utilizzazione nell’industria del mobile, soprattutto per la realizzazione di mensole, ripiani interni e antine, nella versione nobilitata o rivestiti con laminati.
Nobilitato melamminico
Il nobilitato melamminico è un pannello di truciolare, più raramente MDF o OSB, rivestito da uno o entrambi i lati con carta melamminica. Questo rivestimento consta di un foglio sottile impregnato di resina melamminica e stampato con una texture a imitazione del legno. Con l’evoluzione della stampa digitale, oggi in commercio si trovano pannelli rivestiti con carte fantasia o tinta unita. Molto resistente, idrorepellente, economico, è molto utilizzato nell’industria del mobile.
I tamburati sono pannelli formati da un’anima di listelli incrociati tra loro o disposti a nido d’ape, rivestiti da due strati esterni di compensato. Sono più leggeri dei paniforti e sono impiegati soprattutto per porte interne, ante, mobili.
Quaderna, tavolo e panca in tamburato placcato laminato Print, design Superstudio per Zanotta
Pannelli in fibra di legno
I pannelli in fibra di legno sono composti da scarti della lavorazione del legno frantumati e successivamente pressati a secco, ovvero senza collanti. Si tratta di pannelli a densità e flessibilità variabili, sono isolanti, traspiranti e igroscopici, e per questo trovano applicazione nell’edilizia per realizzare intercapedini di isolamento termo-acustico. In commercio esistono pannelli in fibra di legno accoppiati con altri materiali come polistirene espanso, schiume di poliuretano o sughero. Esiste poi una tipologia di pannelli in fibra di legno legati con cemento Portland, usati per muri divisori, rivestimenti portanti, isolamento.
E’ tempo di trovare la soluzione perfetta per rinfrescarsi. Le docce per esterno possono essere la chiave per sopravvivere alle alte temperature e godersi l’estate.
Ideali per qualsiasi spazio outdoor di casa, come giardini, terrazze o rooftop, le docce da esterno sono utili per completare la zona piscina, ma nulla vieta di utilizzarle anche se non si possiede una piscina.
Per la loro installazione non servono autorizzazioni o comunicazioni nemmeno se viene posta sul terrazzo di un’abitazione in condominio. A patto però, che sia arretrata rispetto alla strada e non chiusa all’interno di un volume costruito appositamente. La posa in giardino è semplice e non richiede accessori extra. Nel caso di terrazze o rooftop occorre prevedere anche un piatto doccia con un sistema di scarico.
Le aziende del settore propongono modelli dal design versatile, caratterizzati da forme, materiali e colorazioni diverse. Esistono innumerevoli soluzioni che spaziano dalle colonne doccia freestanding alle docce da parete con soffione, fino a quelle dotate di doccetta o lavapiedi. Tra i materiali, oltre al metallo, si può optare per modelli realizzati in plastica, in legno, o in pietra naturale.
Se stai pensando di attrezzare il tuo spazio outdoor con una doccia esterna, ecco 10 modelli di design per goderti l’estate.
10 docce di design per l’esterno
Doccia minimal di Tarantik & Egger
La doccia minimalista dello studio di design tedesco Tarantik & Egger è composta da una serie di tubi uniti tra loro da connettori brevettati nascosti. Il semplice design autoportante, che si collega direttamente a un tubo da giardino, è realizzato in diverse sezioni di acciaio ma appare come un unico tubo che si avvolge su se stesso alla base per formare un robusto supporto.
Inoltre, la doccia, progettata per l’uso in giardino o intorno alla piscina, è autoportante e può essere montata sia su erba che su una terrazza in pietra, piastrelle o sabbia senza la necessità di ulteriori infissi.
Garden Shower Doccia
Doccia da esterno Garden Shower disegnata da Mark Gabbertas per Gloster. Elegantissima e minimale, Garden Shower è realizzata con struttura in alluminio verniciato a polvere color meteora. La piattaforma a doghe in teak naturale permette il posizionamento libero. Per completare il design, un soffione doccia in caldo colore ottone lucido che rappresenta un sottile riferimento al vero disco solare, il sole. La finitura ottone viene ripresa anche dal miscelatore, un tocco davvero prezioso.
Open Air doccia freestanding
Disegnata dallo studio Benedini Associati per Agape, Open Air è la freestanding da collocare dove vuoi. E’ dotata di supporto in alluminio anodizzato nero e base in Cementoskin®, cemento colorato in pasta grigio scuro. Gli elementi di adduzione dell’acqua sono realizzati in POM, materiale plastico, con finitura nera. Il tubo flessibile, in PVC nero, è completo di attacco rapido per giardino. La doccia è dotata di sola regolazione di flusso.
Colonna doccia Kos di Zucchetti
Una colonna doccia studiata per l’outdoor realizzata in acciaio e freestanding. Kos ha linee essenziali e pulite che sfociano in una curva a tutto tondo con un grande soffione a pioggia da 300 mm. Grazie al miscelatore con comando joystick è possibile utilizzare sia l’acqua fredda che quella calda, per un benessere totale anche outdoor. Dispone inoltre di una doccetta integrata in gomma ed i collegamenti dell’acqua sono a pavimento. L’ estrema semplicità d’installazione ne consente ampia versatilità di utilizzo e fruizione. La colonna doccia per esterno si abbina al piatto doccia in cedro rosso canadese, materiale che resiste anche outdoor in con qualsiasi condizione climatica.
OUT.SIDE di FIMA Carlo Frattini
Grazie al suo design essenziale, firmato Davide Vercelli, OUT.SIDE si inserisce con eleganza e discrezione nei contesti più diversi. E’ realizzata in acciaio 316, scelto per le altissime prestazioni e l’inalterabilità nel tempo e non arrugginisce anche in caso di esposizione diretta all’aria o all’acqua. Elemento iconico sono le due maniglie: quella in basso regola il flusso e temperatura dell’acqua e quella in alto permette di selezionare l’uscita desiderata tra soffione o doccetta. Sono disponibili in molteplici finiture – Acciaio, Grigio chiaro, Verde e Azzurro – e nelle preziose versioni in marmo bianco e marmo nero, tutte abbinabili alla finitura inox spazzolato della colonna. Un perfetto connubio tra estetica e design all’avanguardia.
La collezione Ingiro
Versatile e iconica, Ingiro è la nuova collezione di diffusori d’acqua della Divisione Outdoor di FIMA Carlo Frattini, nata dall’estro creativo di Lorenzo Damiani.
L’estrema praticità e la totale libertà di posizionamento sono le caratteristiche principali di Ingiro. Da un lato la sua ergonomia è studiata per un utilizzo semplice e immediato, dall’altro grazie a un collegamento idrico che non comporta una posizione fissa dell’elemento, consente di fare la doccia ovunque possa arrivare il tubo flessibile dell’acqua. A queste si aggiunge il basamento in cemento che dona stabilitàin ogni situazione: dal deck di un’imbarcazione, a un giardino fino al bagnasciuga di una spiaggia.
La collezione è declinata in tre versioni dotate di un doccino con molteplici microgetti che assicura un’esperienza avvolgente. Doccino free-standing, colonnadoccia free-standing e saliscendi a parete. Tutte predisposte per essere collegate facilmente a un classico attacco dell’acqua in giardino, a un pozzetto dedicato o a un miscelatore a incasso per il controllo della temperatura, rispondono a diverse esigenze d’uso e di contesto.
Showergate di Talenti
Talenti propone la doccia freestanding Showergate nella misura 90 x 100 cm. Il designer Marco Acerbis con questo elemento ha voluto creare un prodotto funzionale e allo stesso tempo comunicare la sensazione di piacevolezza di una doccia rinfrescante con un oggetto di design di grande impatto visivo. Showergare è disponibile nei colori Natural – White Natural – Graphite.
Istà di Lineabeta
Progettata dallo studio JoeVelluto per rinfrescare durante le calde giornate estive, Istà è un arredo da esterni ideale per la bella stagione all’aria aperta. Prodotta da Lineabeta, è una doccia per l’outdoor dal design originale, realizzata con un’asta in metallo verniciato (disponibile in diversi colori) e base in materiale plastico integrata con una superficie d’appoggio, utilizzabile anche come seduta. Pensata per essere versatile e funzionale per le varie tipologie di spazi ed esigenze, lstà può essere collegata comodamente al tubo da irrigazione per giardino, per un utilizzo più libero e mobile, oppure direttamente a un impianto idraulico tradizionale.
Shawà di antoniolupi
Essenziale nelle forme ma dalla forte presenza scenica, grazie a un’ immagine pulita ma iconica generata dalla perfetta composizione di geometrie e volumi puri. Shawà è una colonna doccia da terra per interno o esterno, in acciaio inox completa di corpo ad incasso, soffione, miscelatore, rubinetto di comando waterproof con deviatore a due vie e doccetta con flessibile 150 cm. Shawà connota lo spazio relax con una presenza forte, imponente ma non per questo “ingombrante”. All’esterno la doccetta può essere declinata con getto a cascata o lava-piedi, ideale per le situazioni di bordo piscina.
La doccia per esterni di Seletti
Aquart, di Seletti, è una bellissima doccia per esterno con base in cemento e tubi in rame. Un complemento semplice e dal look un po’ retrò. Stabilizzata dalla base in cemento, Aquart si adatta in maniera semplice ad un contesto sia privato che pubblico collegando semplicemente il tubo flessibile. La doccia è alta 220 cm e può essere posizionata ovunque. Tra le docce per esterno, questa è la più economica!
Ormai gli infissi in PVC sono diventati lo standard nel settore edile. Il motivo è che costano (relativamente) poco e garantiscono ottime prestazioni isolanti.
Ma anche tra gli infissi in PVC ne puoi trovare di molto costosi…perché spendere tanto per un infisso in PVC quando puoi averne uno apparentemente uguale ad un terzo?
La risposta è che gli infissi in PVC non sono uguali. La differenza di valore tra due infissi in PVC sta tutta in alcune determinate caratteristiche (oltre che nella posa in opera…ma è un altro discorso).
In questo articolo ti voglio far vedere quali sono le principali caratteristiche che devi valutare quando stai per acquistare i tuoi nuovi infissi in PVC (anche se in realtà vedrai che alcune valgono per tutte le tipologie di infissi).
Il PVC è un materiale che ha avuto una fortuna relativamente recente nel settore dei serramenti: infatti sono decenni che è in uso ma, essendo un materiale sostanzialmente molto malleabile, per molti anni è stato relegato a compiti “secondari”. Non certo per realizzare infissi robusti e durevoli.
Ma da alcuni anni la tecnologia è migliorata in modo importante e gli infissi in PVC sono diventati una scelta valida oltre che economica, tanto che ormai hanno monopolizzato il mercato del settore, con quote che superano il 40%.
E naturalmente, come per ogni cosa, esiste la versione di qualità e la versione economica degli infissi in PVC (con tutte le tonalità di grigio in mezzo).
Il fatto è che spesso vengono spacciati come di qualità infissi in PVC che non valgono nulla. Ma quasi nessuno sa quali parametri andare a vedere per capire se gli stanno proponendo qualcosa di buono per chiudere la stalla o il soggiorno di casa. E anche tra i tecnici c’è molta confusione (purtroppo non siamo tuttologhi del settore…). Così i venditori hanno gioco facile a decantare le lodi di prodotti a volte scadenti senza trovare nessun contraddittorio valido.
Nei prossimi paragrafi passeremo in rassegna quali sono questi parametri che devi valutare nella scelta dei tuoi nuovi infissi in PVC.
Dimensione del telaio e camere d’aria
I profili che formano i telai degli infissi in pvc non sono blocchi pieni di PVC, ma sono cavi e all’interno sono divisi in camere d’aria.
L’aria all’interno di queste camere è ciò che dà al PVC il suo elevato potere isolante. Però se ci fosse un’unica camera d’aria tale potere isolante sarebbe minore rispetto a quello che si ottiene con più camere d’aria.
L’aria isola meglio quando è in quiete rispetto a quando è in movimento, e con “spessori” d’aria superiori ai pochi centimetri si formano delle sorte di correnti d’aria. Si tratta dello stesso principio per cui i muri “a cassetta” con cui sono stati costruiti i tamponamenti esterni della maggior parte degli edifici fino agli anni ’80, non isolano per niente.
Così compartimentarla in più camere consente di avere aria in “quiete” e quindi di isolare meglio.
Ma il maggior isolamento dato dalla divisione in camere d’aria è solo una conseguenza e non il principale scopo della loro presenza. Infatti la motivazione della loro introduzione è principalmente per rafforzare il profilo dell’infisso.
Il PVC, come abbiamo già accennato, è un materiale non particolarmente resistente e soprattutto molto sensibile agli sbalzi termici. Pertanto era necessario rinforzarlo e il primo sistema è stato mettere questi rinforzi verticali internamente (tra poco vedremo che da soli non bastano quindi è stato aggiunto anche un altro elemento).
Un primo parametro per valutare la qualità del tuo nuovo infisso in PVC è il numero di camere d’aria: il numero minimo che puoi trovare è 5 (in realtà sarebbe 3, ma ormai quasi nessun infisso ne ha così poche) e il massimo è 7.
Però non farti ingannare: a livello di isolamento non c’è molta differenza tra un infisso a 5 o a 7 camere. Infatti si tratta di pochi millimetri di differenza tra le varie camere d’aria che hanno influenza nulla sull’incremento delle prestazioni.
C’è un secondo parametro che però è significativo e che deve essere letto in parallelo al numero delle camere d’aria: la profondità (spessore) del telaio.
Un telaio più profondo vuol dire una maggiore massa d’aria e quindi un maggiore isolamento. Però se in un profilo molto spesso ci sono poche camere d’aria le prestazioni isolanti scendono (anche quelle statiche…).
Quindi, per riassumere, la profondità di un telaio in PVC può variare da circa 70mm a circa 85mm. Il numero di camere d’aria da 5 a 7.
Un profilo da 70mm dovrebbe avere almeno 5 camere d’aria, e se ne ha di più non garantisce un maggiore isolamento.
Un profilo da 85mm dovrebbe avere 7 camere d’aria, sia per garantire un maggiore isolamento, sia per garantire più stabilità.
Classe del telaio
Questo è un aspetto che in pochissimi conoscono (anche tra i tecnici) eppure è importantissimo per determinare la qualità dell’infisso.
La classe del telaio viene determinata dalla norma UNI EN 12608 e ne esistono solo tre: A, B e C.
Ma in cosa variano tra di loro? Semplicemente nello spessore delle pareti che delimitano il telaio esternamente ed internamente.
L’immagine qui sotto con le relative tabelle penso siano abbastanza chiare a tal proposito:
Immagine tratta da PVC forum
Come puoi vedere le varie “pareti” che delimitano un profilo in PVC hanno spessori differenti: quelle esterne sono più spesse e quelle interne sono più sottili.
Sul mercato ormai si trovano quasi solo infissi di classe A e classe B e, sebbene la differenza tra gli spessori possa sembrare minimale, ha notevole influenza sulla resistenza meccanica dell’infisso. E di conseguenza sulla sua durata e stabilità: considera che uno dei requisiti fondamentali per le prestazioni di un infisso è la perfetta tenuta all’aria e all’acqua, delle deformazioni locali potrebbero far venire meno queste caratteristiche. E ancora peggio se tali deformazioni avvengono nelle zone dei cardini, compromettendo tutto l’infisso.
Il consiglio naturalmente è optare sempre per infissi di classe A.
Classe della mescola
Questa è una seconda classificazione data dalla norma UNI EN 12608, che per la mescola con cui sono realizzati gli infissi in PVC prevede due categorie differenti: M e S. Dove M sta per “clima moderato” e S per “clima severo”.
In questo caso bisogna fare attenzione a cosa si intende per clima moderato e per clima severo: infatti il parametro di riferimento sono la radiazione solare e la temperatura, ma vanno visti al contrario rispetto a quello che potresti pensare.
Cioè un clima severo è dove la radiazione solare e la media della temperatura massima giornaliera del mese più caldo è più elevata.
In un clima severo il primo parametro deve essere ≥ a 5 GJ/mq (GigaJoule su metro quadrato) mentre il secondo parametro deve essere ≥ a 22°.
Per farla breve l’Italia è tutta in clima severo, quindi l’infisso deve avere un profilo di tipo S.
Questa classificazione è importante perché il PVC, nella sua formulazione “pura”, è molto sensibile agli sbalzi termici…in sostanza quando fa tanto caldo si deforma (in fondo è pur sempre plastica….prova a mettere un qualsiasi giocattolo di plastica sotto il sole per quattro o cinque ore e vedrai che si deforma facilmente).
Il PVC infatti a 80° perde le sue proprietà meccaniche (significa che cominciano a deteriorarsi molto prima di raggiungere questa temperatura).
Le principali problematiche di tipo meccanico che si possono presentare sono:
Infragilimento
Riduzione di resistenza meccanica, elasticità e durezza
Formazione di stress crack
Però anche dal punto di vista estetico si possono presentare dei problemi:
Ingiallimento
Scolorimento
Sbiancamento della superficie con formazione di stress crack
Per prevenire tutta questa serie di problemi vengono inseriti nella mescola del PVC degli additivi anti UV o degli stabilizzanti UV che possono essere di vario tipo a seconda del beneficio che si vuole ottenere.
Spesso, più in passato che ora ad essere onesti, in Italia venivano venduti infissi di classe M. Si tratta di un parametro da controllare attentamente.
Rinforzi del telaio
Abbiamo già detto che il PVC è un materiale non particolarmente stabile. In particolare teme il calore, che lo fa deformare facilmente, ma anche gli urti e le sollecitazioni dovute al vento.
Ciò porta la necessità di rinforzare in qualche modo gli infissi in PVC.
La normativa chiede che vengano rispettati determinati valori di flessione massima e di resistenza agli urti che devono essere calcolati per ogni infisso.
Tralasciando calcoli complessi, abbiamo già visto che un primo modo di rinforzare i telai in PVC è quello di inserire, in senso longitudinale, dei profili di rinforzo che creano le famose camere d’aria.
Però spesso non è sufficiente, e si ricorre a sistemi di rinforzo maggiormente prestazionali: l’acciaio.
Quello che viene fatto è inserire un’anima interna al telaio fatta da profili di acciaio per garantire il raggiungimento delle prestazioni desiderate.
Questa anima è importante non solo per la stabilità del telaio in sé, ma anche per fornire un sostegno solido ai cardini delle ante: essendo ormai obbligatorio installare vetrocamere di sicurezza (ne parleremo a breve), i carichi delle ante sono molto più alti rispetto al passato. Se i cardini fossero ancorati al PVC, i telai si deformerebbero compromettendo prestazioni e durata dell’infisso.
Soluzione alternativa al rinforzo in acciaio, che sappiamo essere un materiale non isolante, è il rinforzo in fibra di vetro (o vetroresina), soluzione che garantisce migliori prestazioni termiche e buone prestazioni meccaniche.
Però per questa seconda soluzione c’è un però: cioè la differenza di prestazioni termiche è minima, mentre a livello dei cardini le prestazioni meccaniche non sono elevate e potrebbero esserci gli stessi problemi di un infisso senza nessun rinforzo.
Quindi, per riassumere, quando valuti un infisso in PVC:
Senza rinforzo: evitare
Con rinforzo in vetroresina: per infissi di piccole dimensioni
Con rinforzo in acciaio: ok
La saldatura
Un aspetto importante riguarda la saldatura dei profili in PVC. L’unione dei quattro profili che vanno a formare il telaio di un infisso in PVC avviene tramite saldatura, scaldandoli ad una temperatura di circa 350°.
La saldatura è un passaggio importante per garantire la stabilità e durata nel tempo degli infissi e anche per la qualità estetica degli stessi.
Dal punto di vista estetico, in una saldatura fatta a regola d’arte gli angoli sono perfetti, mentre in una eseguita male ci sono delle imperfezioni.
una saldatura da correggere
Dal punto di vista meccanico purtroppo è più difficile valutare la qualità della saldatura e l’unico strumento a disposizione è la marchiatura CE che tutti gli infissi devono avere obbligatoriamente. I test per verificare la qualità meccanica della saldatura simulano una rottura di una porzione angolare di telaio: se la rottura segue la diagonale della saldatura allora è stata fatta male (cioè è poco resistente).
Per la saldatura dei profilati si usano speciali saldatrici a una o più teste e del tipo semiautomatico o automatico. I procedimenti classici di saldatura sono tre:
con macchinari che causano la formazione di un cordolo di saldatura (cioè del materiale in eccesso) che deve essere successivamente asportato;
con macchinari che riescono a ridurre al minimo il cordolo di saldatura, che deve essere asportato con un procedimento abbastanza rapido (“unghiatura”);
con macchinari che garantiscono la totale assenza di cordolo di saldatura, e quindi senza necessità di lavorazioni successive.
Il terzo procedimento in passato garantiva saldature esteticamente perfette ma poco resistenti, quindi le più diffuse erano quelle del secondo procedimento.
Attualmente però sono stati messi a punto macchinari in grado di garantire assenza di cordoli e elevate prestazioni meccaniche.
Da qualche anno stanno anche cominciando a diffondersi tecnologie costruttive che non richiedono saldatura.
La ferramenta
Finora abbiamo visto quattro caratteristiche tipiche degli infissi in PVC.
Potremmo anche fermarci qui, ma visto che l’infisso va valutato nella sua globalità, nei prossimi paragrafi parleremo di altre tre caratteristiche che devi verificare, ma che valgono per tutte le tipologie di infissi.
Partiamo dalla ferramenta. Non ti voglio parlare del fatto che sia a scomparsa o meno, che ti permetta movimenti particolari come il vasistas o meno, che sia prodotta dal fornitore dell’infisso (cosa molta rara) o che sia dimensionata correttamente (ci sono delle formule ad esempio che dicono, in base al peso, quanti cardini siano necessari).
Mi voglio concentrare su un parametro che ritengo fondamentali per la durata dell’infisso: la resistenza alla corrosione.
Ormai la ferramenta per gli infissi è abbastanza standardizzata in quanto vi sono pochi produttori che forniscono la ferramenta per tutte le tipologie di infissi. Alcuni produttori di infissi hanno ferramenta appositamente studiata per i propri sistemi (p.e. Finstral, Inernorm, Schueco) che però sono sempre studiate e prodotte dagli stessi che producono tutta l’altra ferramenta (una delle più famose è la tedesca Winkhaus).
Il materiale con cui viene realizzata la ferramenta è principalmente acciaio abbinato a materiali plastici tipo poliammide. Per massimizzarne la durata nei climi più aggressivi sono stati studiati dei trattamenti specifici che vanno dalla classica zincatura all’utilizzo di verniciature organiche o trattamenti tricoat. Ai fini della valutazione della resistenza alla corrosione della ferramenta si fa riferimento alla norma EN 1670 che individua sei classi di resistenza in base a test in nebbia salina:
Grado 0 nessuna resistenza alla corrosione definita, no test
Grado 1 leggera resistenza: 24 h in nebbia salina
Grado 2 moderata resistenza: 48 h in nebbia salina
Grado 3 alta resistenza: 96 h in nebbia salina
Grado 4 altissima resistenza: 240 h in nebbia salina
Grado 5 eccezionale resistenza: 480 h in nebbia salina
Al termine della prova i componenti devono presentarsi esenti da visibile corrosione del substrato metallico di base.
Penso sia banale dire che un infisso economico avrà un basso grado di resistenza alla corrosione, uno di qualità avrà un alto grado di resistenza.
Le guarnizioni
Sulle guarnizioni si potrebbe scrivere un articolo intero: sono degli elementi elastici che hanno il compito di garantire la tenuta all’aria e all’acqua della finestra. Ed inoltre sono fondamentali per le prestazioni acustiche. Essendo elastiche consentono di compensare le tolleranze costruttive tra i profili del telaio e tra gli stessi e il vetrocamera.
I principali materiali di cui sono realizzate sono: PVC plasticizzato, gomme o Epm ed Epdm.
Per capire quanto siano importanti le guarnizioni di un infisso basti dire che la classificazione dei profili con cui si realizzano gli infissi deriva dalla posizione della guarnizione al lorointerno. Abbiamo due casi:
la guarnizione è posizionata nelle alette di battuta dell’infisso;
la guarnizione si trova in posizione centrale (profilo a giunto aperto).
Profili con due guarnizioni
I profili della prima tipologia sono i più diffusi e la tenuta all’aria e all’acqua è garantita dalla pressione tra telaio e battuta (fondamentali telai perfettamente planari!) e dall’elasticità della guarnizione stessa.
I profili a “giunto aperto” invece prevedono nella sostanza una guarnizione in più, in posizione centrale rispetto al telaio.
Lo scopo di tale soluzione è essere maggiormente efficace nei confronti dell’isolamento all’acqua. Infatti la battuta esterna non funziona per pressione e consente all’acqua di entrare in una camera di raccolta per poi essere fatta defluire attraverso delle apposite condotte.
Profili a giunto aperto
Il motivo dell’efficacia di tale soluzione è che previene gli effetti della pressione del vento, che in casi particolari potrebbe far muovere l’anta e quindi far entrare l’acqua (movimenti minimi eh! Ma sufficienti…): nella camera di raccolta infatti (dove c’è la guarnizione centrale) la pressione è uguale a quella esterna, e l’acqua defluisce facilmente non creando pressioni sulla guarnizione.
Se da un lato è chiaro che gli infissi a giunto aperto (quindi con tre guarnizioni) sono più efficaci, dall’altro va valutato se sia o meno il caso di prevederli (in quanto costano di più naturalmente….): hanno senso dove ci sono venti e/o piogge molto forti (cosa purtroppo ormai sempre più frequente un po’ dappertutto).
Il vetrocamera
Dedichiamo due parole anche al vetrocamera, sebbene ne abbiamo parlato in modo approfondito in varie occasioni (vedi ad esempio questo articolo).
Il vetrocamera, come tutto l’infisso del resto, deve rispondere a precisi valori di isolamento termo-acustico. Per farlo sono composti da due o tre lastre di vetro e da una o due camere d’aria riempite di gas nobili (solitamente argon).
La differenza tra un vetrocamera a due o tre vetri è legata sia all’isolamento termico che acustico: i secondi garantiscono prestazioni nettamente superiori.
I vetrocamera devono inoltre rispondere a normative sulla sicurezza: cioè i vetri se si rompono non devono cadere e/o devono frantumarsi in piccoli pezzi non pericolosi.
Per ottenere tale risultato esistono due tipologie di vetri:
vetri stratificati, cioè formati da due vetri incollati tramite una sottile pellicola in PVB. Questi vetri rappresentano il più alto grado di sicurezza e sono obbligatoriamente utilizzati su almeno uno dei due vetri della finestra (nelle porte-finestre è preferibile usarli su entrambi i vetri). Si riconoscono perché sono descritti con due numeri uguali, un punto e un altro numero (33.1 che sta per due lastre da 3mm con interposto un foglio di PVB da o,38mm).
Questi vetri se si rompono non cadono a terra ma rimangono in posizione.
vetri temprati, in cui le lastre sono scaldate a circa 600° e poi raffreddate velocemente (tempratura). Questo processo modifica i legami chimici e rende il vetro più resistente. Inoltre se si rompe si frantuma in pezzetti molto piccoli e poco pericolosi.
I vetri possono essere sottoposti a dei trattamenti che ne migliorano le prestazioni di isolamento termico, cioè il trattamento bassoemissivo e quello selettivo.
Il trattamento bassoemissivo aiuta a migliorare le prestazioni di isolamento invernale e consiste nel rivestire uno dei lati della lastra con una pellicola agli ossidi di metallo. Questa pellicola riflette parte del calore prodotto all’interno della casa, diminuendo così le dispersioni. Solitamente il trattamento bassoemissivo è previsto su una sola lastra posizionata all’interno della camera d’aria.
Il trattamento selettivo invece consiste nel depositare degli ioni di argento sulla lastra: tali ioni riescono ad agire selettivamente sulle radiazioni solari da cui sono colpiti, facendo passare la luce e riflettendo verso l’esterno il calore. Ciò contribuisce, nei mesi estivi, a fare in modo che entri meno calore in casa. Anche in questo caso il trattamento è previsto su una sola lastra posizionata all’interno della camera d’aria.
La scelta tra i due trattamenti dipende dal clima in cui si trova la casa: nei climi freddi conviene quello bassoemissivo, in quelli caldi quello selettivo. Attenzione a non sbagliare la scelta: il selettivo limita non solo l’ingresso del calore estivo ma anche quello invernale, che invece è un contributo importante al riscaldamento che andrebbe ricercato nei climi freddi.
Da qualche tempo vengono prodotti anche vetrocamera denominati quattro stagioni, in cui cioè è presente una lastra con trattamento bassoemissivo e una con trattamento selettivo.
Altro aspetto importante di un vetrocamera è la canalina che tiene insieme e distanzia le lastre.
Per molti anni è stata realizzata in alluminio, un materiale metallico che creava un sorta di “ponte termico” in quanto non in grado di isolare. Oltre che dal punto di vista termico questa soluzione creava le condizioni per la formazione di condensa dentro il vetrocamera.
Attualmente si usano canaline di tipo plastico che risolvono tutti questi problemi. Queste canaline sono denominate “warm edge” (we).
Per leggere correttamente le caratteristiche di un vetrocamera è necessario sapere quale sia la nomenclatura utilizzata.
Quella di base si presenta così: VETRO / CAMERA / VETRO.
Per le soluzioni a tre lastre si aggiungono gli elementi necessari.
Ogni elemento è rappresentato da un numero che indica lo spessore in millimetri.
Per quanto riguarda la simbologia utilizzata per descrivere i vetri stratificati si utilizza: 3+3, 4+4, 5+5, … ad indicare lo spessore delle due lastre accoppiate. In realtà il simbolo “+” viene eliminato facendo diventare tali vetri stratificati 33, 44, 55. Nella nomenclatura viene individuato anche il tipo di pellicola in PVB adottata per unirli con il simbolo .1 (per lo spessore di 0,38), .2, etc. all’aumentare degli spessori
Ecco che la nomenclatura completa di un vetro stratificato diventa 33.1, 33.2, 44.1, ….
C’è una seconda nomenclatura con cui alcuni produttori descrivono i vetri stratificati: 6/7, 8/9, etc. Il primo numero è la somma degli spessori delle due lastre di vetro accoppiate e il secondo numero (quello dopo il simbolo / per intenderci) come lo spessore complessivo dato dalla pellicola PVB inserita. Così un vetro 6/7 è un vetro 3mm + PVB 0,38mm + 3mm (NB: se la pellicola fosse stata di 0,76mm la dicitura del vetro sarebbe stata 6/7 PVB0,76).
I vetri temprati invece solitamente vengono indicati con una “T” dopo il valore dello spessore.
I trattamenti invece vengono così rappresentati:
Bassoemissivo = BE
Selettivo = S
Bassemissivo + selettivo = 4S (quattro stagioni. Non viene sempre indicato così)
Conclusione: le caratteristiche degli infissi in PVC di alta qualità
Arrivati in fondo a questo articolo possiamo fare un riassunto di quali siano le caratteristiche che delineano un infisso in PVC di elevata qualità:
Telaio di almeno 70mm di profondità (preferibile dagli 80mm a salire)
Minimo 7 camere d’aria (con profondità dagli 80 mm in su devono essere 7)
Classe del telaio “A”
Classe della mescola “S”
Presenza di un’anima metallica (in acciaio)
Saldature fatte a regola d’arte (verifica estetica e meccanica)
Ferramenta di grado 5 di resistenza alla corrosione
Tre guarnizioni (telaio a “giunto aperto”)
Vetrocamera con vetri di sicurezza, camera d’aria riempita di gas argon e canalina warm edge
Trattamento bassoemissivo (nord Italia) o selettivo (sud Italia) o quattro stagioni (sud Italia)
Chiaramente oltre a tutte queste caratteristiche vanno visti anche due parametri fondamentali:
La trasmittanza
L’isolamento acustico
Per approfondire ti rimando a questo articolo in cui abbiamo speso qualche parola in più.
Qui ti basti sapere che la trasmittanza minima di un infisso varia a seconda delle zone climatiche. In Italia sono sei: dalla A – clima molto caldo – alla F – clima molto freddo. Per intenderci la pianura padana è in classe E.
L’isolamento acustico di un infisso di buona qualità invece parte dai 35dB a salire (difficilmente si superano in 40 dB).
Con questo abbiamo concluso la nostra panoramica sugli aspetti tecnici da valutare in un infisso in PVC (ci sarebbero molte altre cose da vedere…ma sono assolutamente inutili).
A queste devi aggiungerci i parametri estetici che sono assolutamente ed esclusivamente legati ai tuoi gusti. Mi vengono in mente le finiture (a tinta unita o effetto legno), il mono o bi-colore, la ferramenta a scomparsa o meno, la finitura delle maniglie, eventuali vetri oscurati/a specchio/etc.
Prima di arrivare a scegliere un nuovo infisso quindi sono tante le valutazioni che devi fare, devi farti fare più preventivi e devi verificare che tutti riportino le informazioni minime necessarie per fare un paragone sensato.
Con questo articolo spero di averti aiutato a fare luce su quali siano le caratteristiche tecniche che devi cercare in un infisso in PVC e, soprattutto in un periodo come quello attuale in cui ci sono troppi venditori di fuffa (spacciata per oro), di averti dato dei parametri utili per valutare correttamente quello che ti stanno proponendo.
E tu che esperienza hai avuto con gli infissi in PVC? Raccontamelo nei commenti.
Valorizzano gli spazi outdoor e aumentano il comfort, le pergole bioclimatiche Pratic sono un concentrato di design, tecnologia e benessere da vivere in tutte le stagioni.
Siamo nel pieno dell’estate e per poter vivere in qualunque momento giardini, terrazze o rooftop è necessario schermarli con strutture protettive. Addossate a una parete o in versione autoportante, le pergole bioclimatiche sono la soluzione migliore. Sanno creare zone relax protette dal sole e spazi interni più freschi. Inoltre, sono in grado di sopportare tutto l’anno le diverse condizioni climatiche.
Tutto ciò è possibile grazie alla copertura fatta con lame orientabili in alluminio. Queste, ruotando, permettono alla luce solare di entrare creando flussi d’aria che rinfrescano l’ambiente sottostante. Le pareti possono essere chiuse completamente con tende verticali o pannelli in vetro, proprio come una veranda. Così facendo la temperatura all’interno si mantiene costante, inoltre si ripara lo spazio da vento e pioggia.
Le pergole a tecnologia bioclimatica di Pratic
Design, tecnologia e benessere sono ciò che caratterizza le pergole bioclimatiche Pratic. Espressione della migliore creatività made in Italy, da oltre 60 anni l’azienda realizza schermature solari all’insegna di precisione e cura del dettaglio. Dalla progettazione della prima tenda a cappottina, passando per le prime tende a braccio, oggi Pratic è nota in tutto il mondo per le pergole di design. Soluzioni di altissimo livello che valorizzano qualsiasi contesto outdoor e producono autentico benessere per le persone.
Opera addossata – Casa privata Cittadella – foto Flavio Graffi – rivenditore Abitec SRL
Le caratteristiche delle pergole Pratic
Realizzate in alluminio con finiture acciaio inox, le strutture hanno un design essenziale ed elegante che si abbina a specifiche scelte tecnologiche di assoluta qualità. Tra i modelli top dell’azienda troviamo ad esempio Brera e Opera, entrambi progettati persfruttare gli spazi esterni tutto l’anno grazie a una regolazione naturale della temperatura interna.
Le lame frangisole di Opera ruotano di 140 gradi e assumono un’inclinazione variabile che comporta la modulazione dell’intensità della luce. Brera, invece, è dotata di lame che si inclinano e si impacchettano in un unico movimento creando una finestra sul cielo. Inoltre, entrambe le soluzioni da chiuse garantiscono una protezione totale anche in caso di pioggia. Quando le lame si chiudono infatti, le acque piovane vengono convogliate da gronde perimetrali e pluviali integrati nella struttura, gestendo perfettamente anche flussi d’acqua importanti, neve e forte vento.
Pratic pergola bioclimatica Brera P – rivenditore Moments Furniture
Le pergole Pratic possono essere completate con la tenda a caduta verticale Raso che si integra perfettamente nel profilo portante delle pergole, spesso solo 22 cm. Disponibile con tessuto oscurante o filtrante, Raso favorisce maggiore protezione e riservatezza agli interni.
Opera di Pratic – Casa privata a Bassano – foto Flavio Graffi -rivenditore Abitec SRL
Per ottenere il massimo comfort in tutte le stagioni, le pergole bioclimatiche possono essere integrate anche con Slide Glass 60. Si tratta di una vera e propria vetrata perimetrale che garantisce la chiusura totale resistendo ad aria, acqua e vento. Ma non finisce qui, perché le due pergole offrono il massimo comfort anche nelle ore serali, grazie al sistema di illuminazione a Led regolabile nell’intensità e nel colore.
In fase di scelta occorre considerare anche la superficie sulla quale si desidera installare la pergola. Se il giardino presenta eventuali pendenze, le pergole Pratic possono essere abbinate ad un accessorio in grado di creare ulteriore comfort: la pedana Set.
Realizzata in alluminio e personalizzabile nelle finiture del piano calpestabile, Set consente di creare una base perfettamente piana sulla quale collocare la pergola bioclimatica.
Pratic pergola Connect – Casa privata a Ostuni – foto Arnaldo Di Vittorio – rivenditore Delco Service
Connect, la nuova pergola bioclimatica specchiata di Pratic
La nuova pergola bioclimatica specchiata di Pratic nasce per offrire una totale privacy. Infatti, grazie alle pareti a specchio gli ambienti interni risultano “invisibili” dall’esterno, ma resta intatta la visuale verso lo spazio outdoor che circonda la struttura.
Un plus da non sottovalutare, reso possibile grazie alle vetrate perimetrali, fisse e a scorrimento, disponibili nelle versioni specchiata o fumé.
In questo modo la pergola può essere sfruttata per qualsiasi funzione in base ai propri desideri e alle proprie esigenze.
Connect è una pergola connessa con il mondo, infatti può essere dotata di sistemi domotici evoluti come Amazon Alexa e Google Home. Con un semplice comando vocale, Connect regola in modo personalizzato le lame in alluminio, le tende a caduta verticale e l’illuminazione a Led integrata.
Opera – Casa privata Lonato del Garda – foto Flavio Graffi -rivenditore Tonoli Tende
Come sfruttare al meglio le pergole nel tuo spazio outdoor
Le pergole bioclimatiche possono essere autoportanti o addossate alle pareti. I modelli autoportanti possono essere installati in qualsiasi zona del giardino. Nel secondo caso, invece, la posizione migliore è in corrispondenza con le porte finestre, così da creare un ambiente in continuità con l’interno.
Lo spazio al suo interno può essere arredato con tavoli e sedie per pranzare all’aperto, con divani e poltrone per creare un living outdoor. Se installata vicino alla piscina, la pergola può essere arredate anche con lettini da esterno per prendere il sole e riposare. Perfette per il giorno, sono una soluzione versatile che si presta bene a giochi di luce la sera, soprattutto se si sceglie un modello con illuminazione integrata.
E’ bene ricordare che la pergola dovrà risultare in armonia con lo stile architettonico della casa e tener conto dello spazio esterno che andrà a coprire. Scegliendo un prodotto Pratic questo non sarà un problema. Infatti, la possibilità di personalizzare le pergole scegliendo da un’esclusiva palette con oltre 30 colorazioni, permette di ottenere una struttura perfettamente integrata nel proprio contesto.
Dunque, cosa aspetti? L’estate è ufficialmente iniziata, è il momento di attrezzare i tuoi spazi esterni per viverli nel massimo comfort.
Lo studio di architettura Limdim House Studio ha ristrutturato l’appartamento Brown Box con pareti curve e colori neutri che mirano a creare uno spazio caldo ed accogliente.
Situato in un piccolo angolo della città di Hue, vicino a una zona ricca di siti storici e di famose pagode, l’appartamento ristrutturato dallo studio Limdim House Studio assomiglia ad una graziosa bomboniera. Chiamato affettuosamente Brown Box, combina una tavolozza di colori poco impegnativi, porte ad arco e superfici in terrazzo per creare un’oasi di calma e raffinatezza.
Lo studio ha ristrutturato l’appartamento di 69mq e precedentemente composto da due camere da letto, rimuovendo le pareti divisorie per trasformarlo in una spaziosa abitazione con una sola camera da letto.
Curve e colori neutri per superare il conformismo
Come spiega Minh Huan, architetto dello studio incaricato del progetto:
“Abbiamo trattato lo spazio con l’obiettivo di superare la ripetitività degli appartamenti standard. Nell’ambito della ristrutturazione, abbiamo rimosso le pareti esistenti e al loro posto abbiamo aggiunto dei divisori curvi”.
Le pareti curve sono sormontate da cornici a gradini, una versione contemporanea delle modanature, che hanno lo scopo di eliminare l’asprezza degli angoli della cucina-sala da pranzo open space.
Una nicchia a volta incornicia il lavandino su un piano di lavoro in terrazzo, sormontato da una fila di armadietti pensili color marrone tortora disposti a semicerchio per adattarsi all’alcova. Una parete a volta separa visivamente il soggiorno dalla cucina-sala da pranzo. Una porta ad arco conduce dal soggiorno open space alla camera da letto. Il bagno adiacente alla camera da letto, visibile attraverso una grande finestra circolare, è dotato di una vasca da bagno in terrazzo.
Palette cromatica e materiali
Lo studio ha utilizzato una palette di colori naturali, con tonalità di marrone, beige, bianco e grigio, per creare un look tranquillo e sofisticato.
Il materiale principale è il Terrazzo, composto da un aggregato di cemento Portland, pigmenti, polvere e frammenti di marmo, in una tonalità bianco crema. Sono in Terrazzo i pavimenti, l’isola e il piano della cucina, il lavabo e la vasca da bagno.
Questo stratagemma aiuta a uniformare lo spazio rendendolo percettivamente più grande. Per evitare la monotonia, le pareti sono dipinte con blocchi di colore che creano un piacevole contrasto e mettono in risalto il gioco dialettico tra curve e linee rette. Il contrasto coinvolge anche l’arredo, grazie all’alternanza di mobili e porte laccati lucidi e mobili in legno chiaro. Tutti gli elementi lavorano insieme per creare un’abitazione cittadina elegante e rilassante, il tipo di casa in cui non si vede l’ora di tornare.
La Milano Design Week 2022 ha proposto novità d’assoluto prestigio e il settore dell’illuminazione non fa eccezione. In attesa di Light+Building, brand come Rotaliana, Talenti e Tonellidesignhanno mostrato, ancora una volta, come luce e design siano un connubio indissolubile alla ricerca della bellezza delle forme.
Rotaliana ridefinisce il concetto d’illuminazione, tra tecnica e decorativa
Negli ultimi anni molte delle differenze tecniche e prestazionali esistenti tra lampade “decorative” e lampade “architetturali” sono svanite, portando anche nell’ambiente domestico le tecnologie per la gestione della luce: discrete, dolci e, soprattutto, wireless. La possibilità di modificare e personalizzare la luce è infatti sempre più importante e richiesta, anche in un’ottica di risparmio energetico.
Non più quindi definizioni univoche o riferibili a un unico e ben definito campo di utilizzo, la dimensione decorativa si fonde con quella tecnica. Proprio in questo spazio di confine, alla ricerca di un “nuovo modo di illuminare le cose”, si posizionano il sistema Souvlaki e le lampade Sol e Totem&Tabù, le nuove creazioni di Giovanni Lauda e Paolo Rizzatto per Rotaliana.
Souvlaki
Un sistema su binario a bassa tensione, semplice e intuitivo da configurare e da utilizzare. Gli spot – orientabili, non orientabili o con ottica a sospensione – si inseriscono sul binario e possono scorrere liberamente, essere facilmente rimossi o implementati e completati con gli accessori a seconda delle necessità.
Gli spot a LED possono montare diverse ottiche, così da permettere differenti aperture del fascio di emissione. Gestibili singolarmente dallo smartphone sono regolabili in qualsiasi posizione siano stati montati. Liberamente componibile all’interno del sistema, un binario speciale utilizza una sorgente LED lineare per la luce indiretta, alimentando in contemporanea i proiettori.
Totem & Tabù
Applicate alla parete, ricordano le maschere primitive, scolpite a mano. Gli schermi delle lampade sono incisi da righe regolari, orizzontali o verticali, scavate nel legno e nel metallo, che riflettono la luce dell’ambiente.
Totem & Tabù è una famiglia di lampade wall-grazer, in cui la luce radente dei LED disposti sul perimetro si diffonde nell’ambiente lungo la parete. La lampada è composta da un telaio in alluminio pressofuso, un’ottica perimetrale in silicone e un sottile schermo. Quest’ultimo, montato sulla struttura con due speciali inserti e facilmente rimovibile, può essere in vari materiali: legno massello, precomposto o MDF, fresati e lavorati seguendo originali disegni tridimensionali; specchio; tessuto e altri materiali e decori su richiesta.
Sol
Un disco con superfici e bordi leggermente arrotondati, che alloggia due apparati luminosi progettati in modo da sfruttare al meglio l’emissione di 96 LED indirizzati verso il basso e di 128 LED indirizzati verso l’alto.
L’intensità della luce può essere regolata in modo indipendente sia verso il soffitto che verso il pavimento. Le particolari ottiche raster eliminano gli abbagliamenti e decorano con un motivo a riquadri concentrici le superfici orizzontali del disco, mentre le incisioni a cerchi concentrici contribuiscono in modo discreto allo smaltimento del calore. La forma, semplicissima, suggerisce e consente una declinazione completa delle varie tipologie (da terra, da tavolo, a sospensione, a parete) e un inserimento adattabile ai più svariati contesti
Kukà, l’innovativa lampada eco di Talenti che si fa in tre
Ideata dai giovani designer dello Studio Adolini, Kukà è l’innovativa lampada o doppio uso che il marchio Talenti ha presentato durante la settimana del design milanese.
Kukà è innanzitutto un elemento luminico, una lampada dal grande impatto estetico ma estremamente semplice nelle linee. Tutto ruota interno alla circolarità, a diametri in evoluzione per creare figure concentriche dove la luce si presenta come un anello alla base in grado di ammorbidire ogni ambiente con una luce soffusa e avvolgente.
Poi giunge la sorpresa. Il coperchio può avere diverse dimensioni e questo permette a Kukà, pur mantenendo l’anello di luce inferiore, di diventare un sofisticato e comodo coffee table. Infine, Kukà si trasforma anche in vaso per accogliere piante diverse e contribuire a rendere l’ambiente ancora più verde.
Questa originale collezione stupisce per la sua capacità di affascinare fin dal primo sguardo e introduce l’eco-resina quale materiale protagonista. Sia accesa che spenta si converte in un elemento d’arredo sofisticato e glamour per regalare eleganza e praticità ad ogni spazio.
Luce accogliente e forme fluide con Noun by Tonellidesign
Disegn targato Massimo Castagna, unisce la lavorazione artigianale del legno massello alla tecnologia dell’illuminazione. Il delicato segno grafico si enfatizza in installazioni a lampade multiple diventando assoluto protagonista dell’ambiente.
La luce emessa illumina l’ambiente in modo caldo ed accogliente e disegna il tratto distintivo della struttura in legno dalla forma fluida e asimmetrica. Disponibile nelle versioni ad uno o due elementi sospesi, con rosone unico a soffitto e cavo di sospensione nero regolabile in altezza. Versione sospesa libera con cavo di alimentazione nero con spina per presa elettrica. Impianto di illuminazione a luce LED COB 3000°K
Se abiti in un appartamento dalle dimensioni contenute o più semplicemente vuoi organizzare meglio tutte le tue cose, i letti matrimoniali con contenitore sono la soluzione giusta per guadagnare spazio utile.
Grazie a una solida struttura che permette di sollevare il telaio con le doghe, offrono pratici e capienti vani perfetti per riporre lenzuola, coperte, piumini e cuscini per mantenere in ordine la stanza. Rispetto ai modelli tradizionali, la differenza è data dal giroletto formato da un fascione alto tanto da contenere il vano interno. In genere, un letto matrimoniale con una misura standard offre uno spazio interno di circa 3 mq. Il meccanismo di sollevamento, fino a qualche tempo fa non troppo agile, è ora semplicissimo e permette di prendere ciò che abbiamo riposto sollevando la rete soltanto con una mano.
Meccanismi di apertura dei letti matrimoniali con contenitore
In commercio si trovano vari modelli di letti contenitore con diverse tipologie di meccanismi alza rete. Il sollevamento della rete e del materasso è regolato dal movimento di pistoni a gas. Il sistema più diffuso consiste nel sollevare la rete frontalmente mediante una maniglia posizionata di fronte al letto e agganciata alla rete. Il vano viene aperto completamente, ma la parte verso la testiera risulta poco agibile. Alcuni modelli prevedono l’apertura laterale anziché frontale.
contenitore con apertura frontale
In alternativa a queste due opzioni, è possibile optare per il sistema di apertura con doppio movimento. In questo caso è possibile portare la rete in posizione orizzontale, a un’altezza tale da facilitare sia l’accesso al contenitore sia il rifacimento del letto.
Capienza del vano contenitore sotto il letto
I letti matrimoniali con contenitore hanno una capienza variabile. Infatti, il vano contenitore sotto la rete cambia in base alle dimensioni del letto. Ad esempio, un letto matrimoniale standard, con materasso da 160×190 e una base alta 25 cm, in genere potrà accogliere al suo interno circa 15/16 scatole da 50×30 cm. Naturalmente, dipende anche dalla posizione dei pistoni. Se hai bisogno di maggior spazio contenitivo e la dimensione della camera lo permette, puoi sempre optare per un letto matrimoniale King size con contenitore.
matrimoniale king size con box contenitore
Letti King size con contenitore per guadagnare ancora più spazio
Il letto king size non è altro che un letto matrimoniale oversize dalle misure generose. La dimensione standard è di 180×200 cm ma ci sono aziende che propongono altre misure. VAMA divani, azienda toscana specializzata in mobili imbottiti da 50 anni, ha in assortimento diversi modelli di letti matrimoniali king size con contenitore, realizzati con cura artigianale e materie prime di qualità.
Il vantaggio di affidarsi ad un’azienda come Vama divani è proprio la produzione artigianale che permette di personalizzare il prodotto in base alle tue esigenze. In fase di scelta potrai infatti selezionare la misura più adatta alla tua camera da letto. Le misure della rete del letto king size con contenitore sono:
Letto King Size Standard: 180 x 200 cm
Letto California King Size: 180 x 210 cm
Letto American King Size: 190 x 200 cm
Letto Super King Size: 200 x 200 cm
Naturalmente, se nessuna di queste dimensioni fa al caso tuo, nel sito è disponibile un puoi richiedere un preventivo per la realizzazione su misura.
In fase di acquisto è possibile scegliere il rivestimento tra vera pelle e tessuto, il colore più adatto e, naturalmente, anche i piedini del letto. Inoltre, Vama ti permette di stabilire il tipo di imbottitura del giroletto e scegliere tra 3 tipi di meccanismo per il letto contenitore: apertura standard, apertura laterale oppure con doppio movimento.
Da non sottovalutare, poi, la qualità dei prodotti Vama. I letti contenitore sono realizzati in legno multistrato spesso 2 cm. Il video che segue mostra il test per la resistenza ai carichi di questo materiale effettuato dall’azienda.
Se hai deciso di acquistare un letto matrimoniale con contenitore puoi farlo comodamente online selezionando le diverse opzioni. Nel caso di un prodotto su misura, ti basta semplicemente inviare una mail per essere ricontattato dall’azienda. Anche il montaggio del letto è un’operazione semplice e veloce. Vama fornisce tutta l’attrezzatura necessaria, mettendo a disposizione anche un video sul loro canale Youtube, che illustra perfettamente ogni fase del montaggio.
Ora non ti resta che dare uno sguardo al sito e scegliere il modello che fa per te!