Il depuratore d’acqua rappresenta un’alternativa green dal basso impatto ambientale che offre numerosi vantaggi. Scopriamoli insieme.
Secondo le stime attuali, in Italia ogni giorno si consumano, a persona, 200 litri d’acqua. Il Belpaese, inoltre, è al primo posto in Europa per il consumo di acqua in bottiglia, con circa 188 litri annui pro capite contro la media europea di 117 litri annui pro capite.
Come se ciò non bastasse, di circa 46 miliardi di bottiglie di plastica che ogni anno vengono prodotte come rifiuti, circa 8 miliardi sono a carico degli italiani. Una prospettiva che non è meno edificante se si considera il consumo mondiale, dove l’Italia si colloca al terzo posto davanti ai soli Messico e Thailandia.
Se i dati raccontano più di mille parole, questi davvero fanno riflettere. Perché che la plastica inquini, anche quando riciclata, con diversi disagi per l’ambiente e, di conseguenza, per l’essere umano, nel 2022 non è più un mistero.
La necessità di adottare misure alternative e virtuose si rivela essenziale e molto può fare il cambiamento delle abitudini, dal momento che è proprio dalle scelte del singolo che dipende il maggiore o minore consumo della plastica, davvero notevole nel caso delle bottiglie.
Una delle soluzioni più interessanti degli ultimi anni è quella che vede l’utilizzo, presso aziende e abitazioni private, dei depuratore d’acqua, un’alternativa green che presenta un impatto ambientale decisamente basso.
A proporre questi dispositivi, il cui impiego risulta un trend in costante crescita, sono diverse realtà tra cui ad esempio Tecpur, attiva da oltre 10 anni e in grado di garantire sistemi di filtraggio e depurazione realizzati secondo le tecnologie più sofisticate. In questo articolo vi raccontiamo qualcosa di più sui depuratori d’acqua, illustrando perché sono un’opzione ecologica sempre più interessante.
Le problematiche legate al consumo delle bottiglie di plastica
Affermava nel Seicento lo storico Thomas Fuller che “Non conosciamo mai il valore dell’acqua finché il pozzo non si prosciuga”. Un’affermazione che dovrebbe farci riflettere non solo su quanto sia importante questo elemento che rappresenta l’essenza stessa della vita, ma anche sul fatto che è essenziale tutelarlo e fare in modo, reinterpretando Fuller, che il pozzo dell’ambiente non si prosciughi.
Il consumo della plastica causa danni irreversibili nel Pianeta, non è una frase d’effetto ma purtroppo la semplice realtà. Basti pensare che per il suo smaltimento a livello naturale occorrerebbero circa 1000 anni.
Il consumo di plastica sta rendendo le nostre città, ovvero l’habitat in cui troviamo a vivere la quotidianità, ma anche spiagge, boschi e mari, sempre più simili, spesso, a discariche a cielo aperto.
Il dato più triste e allarmante, tuttavia, è il danno che arreca agli animali e in particolare quelli della terraferma e marini. Riesce ad arrivare fino all’uomo, essendo ingerita da questi sotto forma di micro plastica e in quanto diventata ormai parte integrante dell’ambiente che ci circonda.
Scegliere bottiglie riutilizzabili e l’acqua ottenuta dal depuratore d’acqua risulta una soluzione efficace e che non porta con sé alcuna rinuncia. Per nessun essere vivente.
Depuratore o erogatore d’acqua? Di cosa parliamo
Ma che cos’è un depuratore d’acqua? Nient’altro che un apparecchio che permette di ridurre/eliminare il contenuto di sostanze, tra cui batteri e sali, che aumentano la durezza dell’acqua e ne rendono il gusto meno appetibile.
Il nome corretto sarebbe, in realtà, purificatore, dal momento che si tratta di uno strumento che agisce sull’acqua potabile, che è sicura come dimostrano le migliaia di analisi effettuate ogni anno, purificandola.
Le acqua potabili, tuttavia, complice il sistema di tubature presente nelle nostre città, non sono sempre ottimali dal punto di vista dell’odore e del sapore ed è qui che agisce positivamente il depuratore d’acqua, rendendo il prezioso liquido più buono e bevibile, anche dal punto di vista olfattivo.
E gli erogatori d’acqua? Non sono altro che macchine che contengono al loro interno componenti capaci di filtrare l’acqua potabile rendendola disponibile. Si avvalgono, quindi, di sistemi di filtrazione interna tali da renderla, come i depuratori, buona per il consumo. Gli erogatori sono installabili sottobanco o direttamente sopra il banco. Risultano estremamente comodi e facili per l’uso, oltre che positivamente impattanti dal punto di vista dell’ecologia.
La scelta se installare un depuratore, con il relativo sistema di filtrazione dell’acqua, o di un erogatore, è personale e dipende dalle esigenze della singola persona. I vantaggi sono, in entrambi i casi, i medesimi (ve li illustriamo nel prossimo paragrafo).
Pertanto, depuratori ed erogatori permettono di avere un’acqua che è non solo buona ma anche simile alle proprie esigenze dal punto di vista del palato, essendo presenti dispositivi di filtrazione in grado di offrire persino un’acqua gassata di qualità.
Quali sono i vantaggi
I motivi per cui la scelta di erogatori o depuratori d’acqua si rivela interessante sono diversi. Andando più nel dettaglio possiamo affermare che:
Garantiscono una migliore qualità dell’acqua, a livello multisensoriale, persino dal punto di vista tattile quando la si inserisce in bocca.
Permettono di avere un impatto inferiore sull’ambiente grazie al dispendio minore di plastica conseguito.
Il consumo dell’acqua non riguarda solo quella naturale ma persino quella gassata, amata da molti e un valido aiuto anche in diverse preparazioni della cucina.
L’acqua risulta più sana. Pur essendo l’acqua potabile iper controllata e sicura, con il processo di filtrazione si riescono a togliere ulteriori sostanze. Tra queste ci sono anche i batteri.
Questo tipo di scelta comporta di non avere alcun pensiero legato al reperimento dell’acqua, come ad esempio “devo andare a prendere l’acqua”. Con il depuratore o l’erogatore risulta sempre disponibile e accessibile. Perfetta da portare con sé anche in ufficio e nelle attività del tempo libero.
L’utilizzo del depuratore o dell’erogatore consente di risparmiare sui costi dell’acqua a livello economico, non essendovi più la necessità di ricorrere a quella minerale, che non è più sana di quella ottenuta con il depuratore essendo i controlli alla base davvero notevoli.
Infine, quando si fa un’azione consapevole a favore dell’ambiente la si fa anche verso sé stessi. La scelta dei sistemi legati alla depurazione dell’acqua consentono di stare maggiormente tranquilli, sapendo di avere fatto un piccolo passo a favore del pianeta. Un valore aggiunto di non poco conto.
Le tendenze arredo 2022 parlano chiaro, massima attenzione verso la sostenibilità, gli elementi naturali, la semplicità e funzionalità degli ambienti. Interni all’insegna del comfort e del design, con un approccio d’arredo minimal che tenga conto della rinnovata necessità di spazialità all’interno delle mura domestiche. Per quanto riguarda i rivestimenti il gres porcellanato si conferma tra i materiali più alla moda. Ma vediamo quali sono gli stili e i colori di tendenza per abbinare pareti e pavimenti.
Stili di tendenza per l’arredo 2022
Tra gli stili che sposano la componente minimal vi sono, in particolare, quello scandinavo e quello metropolitano.
Lo stile scandinavo predilige materiali naturali, massima funzionalità e ambienti confortevoli e accoglienti in armonia con i principi di benessere della Hygge. Uno stile calibrato e razionalizzato in ogni scelta, caratterizzato da ambienti ampi, inondati di luce, organizzati in modo pratico e funzionale, ordinati e privi di oggetti futili.
Tra le tendenze di design per il 2022 ritroviamo l’arredo equilibrato ed essenziale tipico dello stile metropolitano. Uno stile solitamente composto da travi o mattoncini a vista, intonaci chiari, ampie finestre, alti soffitti o soppalchi e oggetti di recupero che mettono in evidenza le imperfezioni della verniciatura o delle saldature. Con l’obiettivo di rendere gli ambienti versatili e funzionali, belli e visivamente più ampi, la casa arredata in stile metropolitano diventa sempre di più open space.
Il desiderio di riconnessione con la natura trova invece espressione sia nello stile rustico in grado di ricreare atmosfere di convivialità e allegria che in quello organico.
Rimandi agli elementi naturali e fantasie vegetali con foglie, rami, alberi o fiori più o meno stilizzati su tessuti o rivestimenti murari, sono le vere protagoniste dello stile organico. Inoltre, rappresentano il baricentro decorativo per ogni ambiente: dal living alla stanza da bagno fino alla zona notte.
I colori per l’arredo 2022
I colori per l’arredo 2022 sono intensi, caldi, rilassanti e confortevoli. Particolarmente di tendenza il blu nella tonalità più scura e il verde oliva. Per vivacizzare arredi e rivestimenti via libera ai colori accesi come il rosso e le diverse sfumature del viola.
La versione più attuale dello stile organico prevede invece la scelta di una palette cromatica ispirata ai colori della terra. Vanno benissimo i beige e la scala dei grigi, declinati nelle tonalità più morbide e vellutate, ma anche i toni del verde e del color salvia.
Il gres porcellanato nel 2022
Accanto all’utilizzo dalle lastre di grande formato, si assiste ad un ritorno delle piastrelle di piccole dimensioni in gres porcellanato.
In linea con le più attuali tendenze d’arredo, Casalgrande Padana propone Brickworks nelle tre varianti Nuances, Muretto, Petra e Opus. A queste proposte si aggiunge la nuova collezione Brickworks Nuances: piastrelle in gres di piccolo formato (8,2×25 cm) dal design minimale e contemporaneo.
Una palette di colori essenziali e di tinte unite omogenee composta da otto differenti cromie, viene proposta in due finiture superficiali con gradi opposti di riflessione della luce, nullo nella versione satin e lucente in quella lucida.
Moderne, versatili e caratterizzate da armoniose varietà cromatiche, le collezioni di Casalgrande Padana sono la soluzione ideale per rivestire con creatività pavimenti e pareti.
Un terrazzo è uno spazio che ci offre l’occasione di avere un piccolo angolo di verde anche in pieno centro cittadino, un vantaggio impagabile per il morale. Se anche tu hai il pollice verde e ti piace avere un terrazzo pieno di piante e di fiori, ti sarai accorto che si tratta di una passione un tantino invasiva in termini di spazio.
Avere troppe piante (e quindi troppi vasi) rende ingestibile il proprio spazio esterno in termini di ingombro e di manutenzione delle piante, e si passa da avere un bel terrazzo fiorito a una specie di giungla disordinata. Ma niente panico, oggi vediamo come disporre i vasi sul terrazzo in modo che siano belli esteticamente, facilmente gestibili e che ci offrano la sensazione di serenità e armonia che tanto cerchiamo.
Come sistemare le piante a seconda dei loro bisogni
Per prima cosa occorre conoscere i bisogni effettivi di luce e temperatura delle piante che intendi acquistare, nonché l’orientamento del tuo terrazzo. Se hai un terrazzo che prende il sole tutto giorno, evita le piante più delicate, che d’estate potrebbero soffrire, e punta su quelle più amanti del solleone come la bellissima portulaca o l’utile l’aloe. Anche le piante aromatiche come il rosmarino vanno molto bene esposte al sole, mentre per le rose ci vorrà un luogo più ombreggiato.
Hai un terrazzo molto soleggiato e non vuoi rinunciare a gerani, rose, begonie e altre piante che soffrono il calore eccessivo? Puoi mitigarne gli effetti usando degli ombrelloni da giardinoper creare delle zone d’ombra durante le ore più torride.
Puoi anche creare una pergola naturale usando ad esempio la vigna, o artificiale tra quelle che si vendono in commercio, sotto la quale disporrai i tuoi vasi di piante fragili.
Come disporre i vasi sul terrazzo: l’indispensabile decluttering
Il terrazzo appartiene prima di tutto a te, e in secondo luogo alle tue piante. Ecco perché anche qui bisogna periodicamente fare una bella operazione di decluttering, ovvero di riordino ed eliminazione del superfluo. Un esempio? Alcune piante possono convivere nello stesso vaso, senza bisogno di occuparne due. Ci si guadagna in spazio e anche in risultato estetico!
Non dimenticare di lasciare spazio a sufficienza sia per muoverti agevolmente che per fare tutte quelle piccole attività di giardinaggio che sono indispensabili per avere sempre piante belle e in salute. Puoi ad esempio creare una specie di corridoio di piante disponendo i tuoi vasi da una parte e dall’altra, il che darà allo stesso tempo un look molto naturale e tropicale al tuo terrazzo. Un altra soluzione è quella di appendere i tuoi vasi (a patto che siano piccoli e leggeri) alle pareti o usare delle fioriere su più livelli.
Sfrutta lo spazio in verticale
Per dare un po’ più di ordine al puoi disporre i vasi sul terrazzo sudelle mensole fatte appositamente per questo utilizzo. Ne esistono di diversi tipi, design e dimensioni e possono accogliere tanti vasi e vasetti in modo da liberare il più spazio possibile a terra. Puoi anche costruirle tu! Un altra soluzione, già citata, è quella di appendere i vasi o di utilizzare delle fioriere per giardino verticale. Il risultato sarà verdissimo e lo spazio utilizzato davvero poco.
Prendi in considerazione la distanza dal rubinetto
Ecco un consiglio valido per i terrazzi grandi o molto lunghi. Altra cosa importante alla quale spesso non ci pensiamo è come disporre i vasi terrazzo rispetto al rubinetto, da quelli che vanno irrigati più spesso a quelli che bevono meno, in modo da non dover trasportare l’acqua su una lunga distanza e quindi non rischiare dolori alla schiena.
Ragionare in termini di stagione
I tuoi vasi non devono rimanere nello stesso posto tutto l’anno, man mano che le stagioni cambiano si modificano anche le esigenze delle tue piante. Quelle che sopportano meno il sole e il calore staranno meglio se sono meno esposte in estate e più esposte in inverno. Al contrario, quelle che amano il calore possono essere lasciate in pieno sole nei mesi più torridi ma vanno tenute al riparo, magari coperte da un apposito telo, in inverno.
Come vedi, disporre i vasi in terrazzo in modo che sia un luogo più gradevole per te e per le tue piante non è affatto una cosa complicata, basta solo avere un po’ di immaginazione e imparare a sfruttare al meglio il proprio spazio per trovare delle soluzioni efficienti e spesso a basso costo.
Come scegliere quella giusta tra le sedie da ufficio di design scandinavo che offre il mercato, tra estetica, funzionalità, ergonomia ed esigenze personali.
Nel settore delle sedie per scrivania, le tendenze sono sempre più orientate verso la fusione tra la gamma residenziale e quella professionale. L’arredo domestico deve essere funzionale ed ergonomico come quello dell’ufficio e, viceversa, l’arredo da ufficio deve essere esteticamente piacevole e ordinato come ciò che sta a casa. Una contaminazione tra estetica e funzionalità che solo il design scandinavo ha nel suo DNA. Eleganti nella loro semplicità, le sedie di design scandinavo seducono anche per l’ergonomia e il confort. Ecco come scegliere quella giusta tra le sedie di design nordico per la scrivania, a casa o in ufficio.
Perché scegliere sedie da ufficio di design scandinavo?
Le sedie da ufficio di design scandinavo sono perfette sia per la casa che per l’ufficio. Per prima cosa, sono esteticamente piacevoli e discrete. Il design scandinavo è minimalista e valorizza immediatamente la stanza mantenendo un’atmosfera neutra che favorisce la concentrazione.
Comode e funzionali le sedia da ufficio di design scandinavo sostengono la schiena e permettono di mantenere una buona postura per tutto il giorno. Inoltre, i cataloghi sono vasti e variegati, come quello di Ofichairs : con o senza braccioli, in plastica o imbottite, con rivestimento in tessuto o in pelle. In linea di massima, i materiali e i colori si devono adattare all’arredo dell’ambiente.
Per quanto riguarda invece le funzionalità, il mio consiglio è quello di scegliere in base alle proprie esigenze.
La sedia giusta per ogni esigenza
Secondo diversi studi, passiamo quasi un quarto della nostra vita seduti, soprattutto davanti allo schermo di un computer. Sedersi bene è diventato un imperativo per il proprio benessere, sia se si lavora da casa che dall’ufficio. Inoltre, l’estetica del luogo di lavoro è altrettanto importante: essere in un posto dove ci si sente a proprio agio è un requisito fondamentale per lavorare bene.
Di fronte a una vasta gamma di sedie da ufficio sul mercato, trovare quella giusta per le proprie esigenze può essere una vera sfida.
In linea generale, la migliore sedia da ufficio è quella che si adatta alla postazione di lavoro e al tempo che vi si trascorre. Gli elementi da valutare attentamente sono lo schienale, la seduta e i braccioli. Per quanto riguarda la base, potete scegliere indifferentemente tra i classici 4 piedi, oppure a 3, 4 o 5 razze, fisse o su rotelle. Anche la scelta di un sedile fisso o girevole non incide sull’ergonomia, dunque dipende dalle vostre preferenze.
Scegliere la sedia in base all’intensità d’uso
Per un uso occasionale della vostra sedia da ufficio, ovvero meno di 4 ore in media al giorno, non avrete bisogno di una sedia da ufficio con ergonomia elevata. Vi sarà sufficiente un modello con schienale fisso e altezza regolabile.
Per un uso continuativo che non superi le 7 ore, sono adatte le sedie con meccanismo di contatto permanente. In pratica lo schienale accompagna i movimenti del corpo in modo da essere sempre in contatto con la schiena. Nei modelli più evoluti lo schienale può essere bloccato nell’inclinazione preferita, per un maggiore confort. Si tratta del modello di sedia per ufficio più diffusa.
Nel caso di un utilizzo intensivo, ovvero superiore alle 7 ore, è consigliabile optare per modelli a meccanismo sincrono. In pratica, significa che la sedia da si sincronizza con i movimenti del corpo per fornire il massimo comfort. Lo schienale e il sedile si inclinano insieme in un modo coordinato. È il tipo di sedia che attualmente offre la massima ergonomia sul mercato. Le sue caratteristiche principali sono le seguenti:
Scegliere gli elementi optional
Oltre alle caratteristiche generali basate sui tempi di utilizzo, si possono considerare o meno gli optionals che ogni azienda propone.
Per esempio, la sedia può essere provvista o meno di poggiatesta, fisso o regolabile in altezza e nell’inclinazione. Un altro elemento importante sono i braccioli, che possono essere fissi o regolabili. Tenete presente che nelle sedie da ufficio si possono trovare 4 tipi di braccioli regolabili. I più semplici si possono regolare solo in altezza, fino ad arrivare gradualmente ai modelli più performanti, regolabili in altezza, profondità, larghezza e orientamento.
Villa Roccamare progettata da Giorgio Cerrai, è un’architettura mediterranea in simbiosi con la natura, dove la scelta dei materiali dei colori e delle finiture richiama atmosfere anni 60.
Siamo a Roccamare, in provincia di Grosseto, a pochi chilometri a nord da Castiglione della Pescaia. Un luogo unico, immerso nel verde della natura e di fronte ad un bellissimo mare. Quì, sorge la villa realizzata da Giorgio Cerrai, fondatore di NeatStudio.
Roccamare è un comprensorio nato nei primi anni 60 per iniziativa di una comunità che elesse questa zona della costa Toscana come luogo deputato al relax ed alle vacanze condividendo il “privilegio” di vivere questo paradiso a stretto contatto con la natura.
Il progetto di Giorgio Cerrai
Villa Roccamare di Giorgio Cerrai è il risultato di un percorso unico realizzato nella ricerca del punto di equilibrio perfetto tra architettura e paesaggio della Maremma. La natura ha dettato le linee guida: mare, vento, alberi, colori, profumi, hanno determinato il perimetro e i punti cardine dell’intera abitazione.
Architettura
Il progetto nasce dalla demolizione e ricostruzione di due abitazioni attigue. Costruite alla fine degli anni 60 la disposizione planimetrica e l’interazione con il contesto non rispondevano alle esigenze della nuova proprietà.
La villa, formata da due unità abitative, ha mantenuto l’andamento orizzontale dei due edifici preesistenti. Un patio attrezzato concepito per i momenti di convivialità e per la preparazione di pranzi e cene, unisce i due volumi.
Tutti gli ambienti principali di Villa Roccamare godono della vista verso il giardino e la spiaggia attraverso le ampie vetrate scorrevoli totalmente integrate nella struttura in cemento armato. Esternamente la piscina con bordo sfioro appare come naturale prosecuzione della casa, dalla quale è separata da circa 6 metri di lastrico solare.
Materiali, finiture e arredi di Villa Roccamare
Anima portante del progetto i materiali, soprattutto il cemento, qui utilizzato come amalgama versatile di cui è stata esaltata la contemporaneità nei rivestimenti e negli elementi in aggetto.
Le superfici esterne compreso il rivestimento interno della piscina, sono realizzate in “doghe” di pietra piasentina. Tre i formati scelti così come le finiture: bocciardata, levigata, e fiammata spazzolata.
A richiamare le atmosfere anni 60, ci pensa la pietra lavica smaltata “MADE A MANO” che ritroviano su alcune pareti interne ed esterne. Il rovere e la paglia intrecciata scelta per i rivestimenti di arredo accentuano l’atmosfera.
Gli allestimenti interni sono in completa simbiosi con la struttura di Villa Roccamare. Tutti gli arredi sono stati progettati e realizzati su misura. Per il giardino e la piscina la scelta è ricaduta su arredi da esterno moderni firmati “RODA” e “PAOLA LENTI”.
Arredare con le piante, un attitudine molto diffusa, da molti temuta, ma certamente apprezzata.
È una delle tendenze più comuni quella di arredare con le piante gli interni di casa sia per un effetto ornamentale sia per i benefici che derivano. L’umore risente positivamente se ci si trova in uno spazio con del verde: aiuta a rilassarsi e a ritrovare il buonumore. Tra i vari benefici le piante purificano l’aria, riempiono gli spazi, colorano l’atmosfera. Non lasciatevi scoraggiare se non avete il pollice verde: molte piante sono facili da curare e mantenere, ne varrà la pena.
Arredare con le piante grasse
Le piante grasse riscuotono molto successo perché associate alla facilità della loro cura. Arredare con le piante grasse è creativo grazie ad un ampio ventaglio di forme e dimensioni disponibili in natura. Alcune di loro poi sorprendono con fiori molto colorati dando un tocco di vivacità allo spazio che le ospita. Sono per la maggior parte facili da coltivare e si posizionano senza problemi in tutti i locali della casa. Basta allestire la giusta temperatura, una luce omogenea e poca acqua ed arredare con le piante grasse sarà un gioco da ragazzi.
Tra le piante grasse più apprezzate troviamo l’Aloe vera. È una pianta conosciuta soprattutto per le sue proprietà curative ma con le sue foglie dal colore verdi-blu piace molto anche per le sue capacità decorative.
Di origine tropicale si adatta all’ ambiente chiuso a patto che sia esposta a un’illuminazione costante ma non diretta e soggetta a una modesta quantità d’acqua.
L’Epiphyllum è una pianta grassa pendente dalle composizioni pittoresche. Oltre a presentare una crescita a pannelli affusolati dona anche particolari fiori dalle tonalità rosse o violacee. Con la sua parte aerea si rivolge verso il basso e conferisce verticalità alla composizione.
E con le piante sempreverdi
Le piante sempreverdi sono diffuse sia in in luoghi freddi sia in luoghi tropicali. Non rimangono mai completamente spoglie perché hanno ricambio costante del loro fogliame. Questa caratteristica permette di arredare con le piante e mantenere un decoro sempre colorato all’ interno della casa che si va ad arredare.
La Beaucarnea è una pianta sempreverde da vaso. Si adatta a periodi di carenza d’acqua perché il suo fondo panciuto funge da riserva di liquidi. Ha anche la capacità di purificare l’aria trattenendo le impurità.
Infine un’altra pianta sempreverde da interni è il Pothos, conosciuta come una delle migliori piante da appartamento. Resiste anche alle condizioni ambientali più estreme ed è anche molto decorativa per le foglie pendenti.
La burocrazia è qualcosa che ti accompagnerà durante tutta la tua ristrutturazione, e di certo non ti molla una volta che i lavori sono finiti. Infatti è sempre necessario affrontare degli adempimenti burocratici alla fine dei lavori…che forse sono anche più importanti di quelli che hai fatto all’inizio.
In questo articolo ti voglio svelare tutto quello che devi fare una volta conclusa la ristrutturazione, per essere sicuro di “avere tutte le carte a posto” e di sfruttare le detrazioni fiscali senza preoccupazioni.
Abbiamo parlato in modo esaustivo di quale sia la pratica edilizia per ristrutturare, di come deve essere fatta e di tutti gli allegati che deve contenere nella Guida alle pratiche edilizie per ristrutturare. Ma un altro momento fondamentale di una ristrutturazione è senza dubbio la chiusura dei lavori. Infatti la pratica edilizia che hai aperto deve essere conclusa.
Ma non basta chiudere la pratica edilizia, ci sono altri adempimenti che devi fare, e devi farli nel momento giusto. In sostanza non puoi fare e cose a casaccio. E oltre a tutto ciò, se vuoi sfruttare le detrazioni fiscali, probabilmente dovrai anche fare degli adempimenti specifici e conservare determinati documenti.
Nei prossimi paragrafi vedremo tutti gli aspetti burocratici che devi affrontare alla fine della ristrutturazione. Quindi l’articolo sarà diviso in due parti:
Prima parte: le pratiche per la corretta chiusura dei lavori
Seconda parte: le comunicazioni e i documenti per le detrazioni fiscali
Questo, insieme all’articolo che ti ho linkato poco fa, costituisce una guida completa alle pratiche edilizie per ristrutturare casa, che ti faranno diventare più esperto del tuo tecnico! (Si chiaro che scherzo…sennò i tecnici che mi leggono, e già mi odiano abbastanza, si inca***no ancora di più)
LE PRATICHE PER LA CORRETTA CHIUSURA DI UNA RISTRUTTURAZIONE
I principali adempimenti che tu e i tuoi tecnici dovrete fare alla chiusura dei lavori sono questi:
Variazione catastale
Attestato di prestazione energetica
Dichiarazione di fine lavori
Segnalazione certificata di agibilità
Però capiamoci: questi sono gli adempimenti più comuni, ma non è sempre necessario farli tutti. Questi che abbiamo appena elencato riguardano una ristrutturazione che è stata realizzata presentando una CILA, prevede lo spostamento (demolizione e/o costruzione) di pareti interne, il rifacimento di impianti e in particolare intervenire sull’impianto di riscaldamento e/o sugli infissi e/o sull’isolamento.
Se la tua ristrutturazione presenta tutte queste caratteristiche gli adempimenti sono quelli dell’elenco qui sopra. In caso contrario potresti evitartene qualcuno.
L’ordine in cui li ho scritti rispecchia anche l’ordine in cui dovrebbero essere fatti, più che altro per una sequenza logica delle cose che per reali obblighi di farli in questa sequenza. Vediamoli rapidamente.
Variazione catastale
La variazione catastale non è altro che la modifica della planimetria catastale per farla corrispondere alla nuova divisione interna degli ambienti.
Quindi se non sposti muri non è necessario farla. (NB: anche se decidi di spostare la posizione delle porte interne non è necessario fare la variazione catastale…).
Insieme alla variazione della planimetria verrà fatta la variazione della visura catastale, per riportare i nuovi dati: in sostanza il nuovo numero di vani e la nuova rendita catastale (che potrebbero anche essere identiche alle precedenti).
Anzi in realtà la modifica della planimetria catastale ha proprio lo scopo di calcolare la nuova rendita perché, è utile ricordarlo, la planimetria catastale di per sé non ha nessun valore: se fai lavori senza pratica edilizia e correggi la planimetria catastale i tuoi lavori sono comunque abusivi.
Chiuso questo inciso, solitamente si occupa di questa variazione un geometra ed ha un costo burocratico di 50,00€ (oltre ai costi del geometra, che naturalmente sono maggiori).
Presentazione APE
APE è l’acronimo di Attestato di Prestazione Energetica, e va predisposto solo se cambiano le prestazioni energetiche dell’immobile.
Quindi se viene modificato l’impianto di riscaldamento (sostituendo la sola caldaia oppure tutto l’impianto), oppure se vengono sostituiti gli infissi, oppure se si decide di isolare le pareti e/o i solai…si deve fare una (nuova) APE.
Se non prevedi questi interventi non è un adempimento necessario.
Attenzione ad una cosa però: tutti gli edifici devono avere l’APE, quindi se il tuo prima non ce l’aveva devi farlo, anche perché è un documento indispensabile per la nuova agibilità di cui parleremo a breve.
L’APE viene predisposto da un tecnico (che dovrebbe essere estraneo alla progettazione perché ne certifica i risultati dal punto di vista energetico), e come sai riporta la classe energetica del tuo immobile. Inoltre per essere valido deve essere caricato su un portale regionale.
Comunicazione di Fine Lavori (CFL)
Questo è sicuramente il documento principale per chiudere la pratica edilizia. Si tratta di una dichiarazione da rendere su un modello nazionale unificato, che deve presentare il titolare della pratica edilizia (cioè tu).
A questa comunicazione devono essere allegati dei documenti, alcuni obbligatori a livello nazionale ed altri normati a livello regionale.
Il documento principale che devi allegare, e richiesto in tutta Italia, è una planimetria della casa per come è stata effettivamente ristrutturata.
Se non hai fatto variazioni in corso d’opera rispetto a quella riportata nella pratica edilizia è esattamente la stessa, se invece hai cambiato qualcosa durante i lavori, questo è il momento per renderlo visibile.
Lasciami fare un inciso: nella guida alle pratiche edilizie per ristrutturare, abbiamo detto che la CILA è la pratica con cui quasi sicuramente ristrutturerai casa. Questo procedimento ha una particolarità: non prevede le varianti in corso d’opera.
Solitamente quando si costruisce un edificio, e si decide di fare delle modifiche in corso d’opera, è necessario presentare una pratica di variante durante l’esecuzione dei lavori.
Nel caso di lavori eseguiti con una CILA, trattandosi di opere minori, questa variante non è prevista ma si comunica a fine lavori le varianti che vi sono state (alcuni Comuni consentono di fare delle integrazioni, ma non è un procedimento previsto dalla normativa).
Detto ciò, non sono richiesti altri documenti per chiudere i lavori. Almeno a livello nazionale.
Come abbiamo detto infatti ci possono essere delle prescrizioni regionali (e ci sono spesso). Quello che ho visto essere richiesta più spesso sono tutti i documenti di discarica, prodotti in fase di demolizione: si tratta delle bolle di trasporto e conferimento a discarica oltre che delle prove sui materiali demoliti (si tratta di prove volte a verificare se vi sono materiali inquinanti o pericolosi).
Così con la variazione catastale fatta, l’APE presentata e la Comunicazione di Fine Lavori protocollata la ristrutturazione è finita. Ma la burocrazia non ancora…
L’agibilità
L’ultima incombenza per considerare realmente conclusa una ristrutturazione, almeno per quanto riguarda i rapporti con l’amministrazione comunale, è la presentazione della nuova agibilità.
Chiariamo un aspetto: l’agibilità non deve essere presentata ogni volta che si fa una ristrutturazione, dipende da quali lavori si fanno.
Per capirlo vediamo la definizione di agibilità che ci da il Testo Unico dell’Edilizia (d.pr. 380/2001, art. 24):
1. La sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati e, ove previsto, di rispetto degli obblighi di infrastrutturazione digitale, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente, nonché la conformità dell’opera al progetto presentato e la sua agibilità sono attestati mediante segnalazione certificata.
Quindi l’agibilità certifica le condizioni di sicurezza, igiene, salubrità e risparmio energetico.
Le condizioni di sicurezza riguardano le strutture e gli impianti.
Le condizioni di igiene e salubrità riguardano le caratteristiche igienico-sanitarie dei locali (quindi anche le dimensioni, l’illuminazione, l’aerazione, etc. – a tal proposito leggi l’articolo che ho scritto in merito).
Il risparmio energetico riguarda gli impianti e l’involucro.
Questo vuol dire che ogni volta che una ristrutturazione va ad incidere in modo significativo su questi parametri bisogna aggiornare l’agibilità della casa.
Pertanto, rimanendo negli interventi più frequenti durante una ristrutturazione, se: modifichi la distribuzione interna (cioè abbatti e/o costruisci pareti), se rifai gli impianti (in particolare quello di riscaldamento), se sostituisci gli infissi o fai l’isolamento della casa, se fai opere strutturali…devi presentare una nuova agibilità.
Da qualche anno l’agibilità non è più un certificato che rilascia il Comune in seguito ad una richiesta, ma una Segnalazione che fa il proprietario della casa (abbreviata in SCA). Ti ho spiegato in modo approfondito come funziona l’agibilità in questo articolo.
Quello che vorrei richiamare qui sono solo alcuni aspetti:
L’agibilità la presenti a nome tuo, su una modulistica nazionale, e deve essere asseverata da un tecnico abilitato;
Ci sono alcuni allegati obbligatori ad un’agibilità;
Nel caso in cui l’agibilità sia presentata dopo un intervento edilizio (come una ristrutturazione), può valere anche da fine lavori al posto della dichiarazione di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.
Vediamo quali sono gli allegati minimi dell’agibilità:
Documenti di identità del proprietario e del tecnico
Ricevuta del versamento dei diritti di segreteria
Pianta della casa
Dichiarazioni di conformità di tutti gli impianti
Dichiarazione di rispondenza per gli impianti realizzati quando la dichiarazione di conformità non era obbligatoria
Certificato di collaudo in caso di interventi strutturali o in caso di prima agibilità su edificio
Attestato di Prestazione Energetica
Planimetria e visura catastale (non sempre richiesti)
E naturalmente, se l’agibilità vale anche come fine lavori, tutta la documentazione richiesta per la fine lavori.
E con questo hai veramente chiuso tutto con il Comune. Però abbiamo detto che, se vuoi sfruttare le detrazioni fiscali, ci sono altri adempimenti da fare.
LE COMUNICAZIONI E I DOCUMENTI PER LE DETRAZIONI FISCALI
Le detrazioni fiscali sono diventate una questione molto complessa negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda la quantità e correttezza dei documenti che devono essere presentati e conservati.
E le opzioni di sconto in fattura e cessione del credito hanno incasinato ancora di più le cose.
In realtà il vero casino è per i tuoi tecnici, che hanno le maggiori responsabilità in merito alla correttezza del tutto. Tu devi “solo” fare attenzione che tutte le carte siano a posto.
In questo paragrafo proviamo a fare un po’ di chiarezza sulla documentazione che va presentata e su quella che devi conservare alla fine dei lavori. Non ho la pretesa di essere esaustivo né nello spiegare le detrazioni fiscali né nell’elencarti tutta la documentazione necessaria: per farlo ci vorrebbe un trattato e ne ho scritto in modo abbastanza approfondito nella Guida alle Detrazioni Fiscali che trovi in regalo insieme al manuale “Ristruttura la tua casa in 7 passi”.
Partiamo dal chiarire che ci sono due tipi di documenti che fanno parte delle detrazioni fiscali:
Quelli che devono essere protocollati
Quelli che devi conservare
Quando parliamo di documenti da protocollare ci stiamo riferendo alla pratica che deve essere obbligatoriamente presentata all’ENEA per poter fruire delle detrazioni relativamente all’efficientamento energetico. L’ENEA infatti è l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, quindi come puoi intuire si occupa di efficienza energetica.
Invece i documenti che devi conservare sono quelli che dovrai esibire nel caso venga effettuata una verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate, e per ogni detrazione ci sono dei documenti da conservare.
Tanto per incasinare un po’ le cose, tutti questi documenti variano a seconda della detrazione fiscale che decidi di sfruttare.
Statisticamente le detrazioni fiscali più utilizzate per le ristrutturazioni sono il Bonus casa (con l’associato Bonus Arredi) e l’Ecobonus. C’è poi il Superbonus che però, nonostante tutte le chiacchiere che ci sono in giro, è utilizzato in un numero veramente esiguo di casi e soprattutto da grossi condomini (quindi con opere condominiali “trainanti”).
Affrontiamo separatamente i documenti a seconda della detrazione interessata.
I documenti del Bonus Casa
Il Bonus Casa, o detrazione del 50%, ti consente di portare in detrazione tutti i lavori di manutenzione straordinaria che fai in casa. Si tratta senza dubbio di quello più sfruttato nell’ambito delle ristrutturazioni e se vuoi saperne di più puoi andarti a leggere questo articolo che, sebbene abbia qualche anno sulle spalle, è aggiornato in quanto la normativa è cambiata veramente poco (tranne per un aspetto di cui parleremo a breve).
Vediamo sinteticamente la documentazione da presentare e quella da conservare.
I documenti da caricare
Se tra gli interventi che porti in detrazione (o sconto in fattura o cessione del credito) con il bonus casa non fai interventi di efficientamento energetico non devi aprire nessuna pratica all’ENEA. Quindi nessun documento da protocollare.
Se invece tra gli interventi che devi realizzare ve ne sono alcuni di efficientamento energetico (e che non vuoi detrarre con l’Ecobonus mi sento di dire…), allora devi fare una comunicazione all’ENEA. Comunicazione che è obbligatoria ma che, come è stato chiarito più volte, se non viene fatta non fa perdere le detrazioni fiscali (vedi la risoluzione n. 46/E/2019 dell’Agenzia delle Entrate, e ribadito in più risposte ad interpelli).
Questa comunicazione deve essere fatta tramite un portale dedicato (ogni anno ne viene fatto uno nuovo per l’anno corrente) e può farla un tecnico abilitato.
In sostanza si tratta di compilare e caricare alcuni documenti in cui sono riportati dati inerenti i risparmi ottenuti. Il portale rilascia una sorta di ricevuta che è tra i documenti da conservare.
I documenti da conservare
Per quanto riguarda i documenti da conservare è sufficiente fare riferimento alla guida ufficiale dell’Agenzia delle Entrate e sono relativamente semplici:
La pratica edilizia completa (e corretta) con cui è stato realizzato l’intervento. Quindi devono esserci una CILA (o una SCIA) con tutti i documenti obbligatori di contorno NB: in realtà non tutte le opere che possono essere detratte richiedono la presentazione di una pratica edilizia, come ad esempio la sostituzione degli scaldaacqua. In questi casi è necessaria un’autocertificazione da parte del contribuente;
In particolare deve essere presente la Notifica Preliminare se necessaria;
La variazione catastale se necessaria;
Le ricevute di pagamento dell’IMU se dovuta;
Dichiarazione di consenso da parte del proprietario dell’immobile (nel caso in cui tu faccia i lavori da inquilino);
Copia delle bolle di consegna dei materiali (utili in caso di verifica per dimostrare che i prodotti sono stati consegnati nel tuo cantiere);
Copia di tutti i bonifici parlanti con cui sono stati pagati i lavorie delle rispettive fatture emesse da imprese e fornitori;
Copia ricevuta ENEA (in caso di interventi di efficientamento energetico).
Vi sono poi altri documenti che sono stati introdotti a partire dal 2022:
Asseverazione di congruità delle spese a firma di un tecnico abilitato (esclusi i lavori entro i 10.000€ e quelli rientranti nella categoria della manutenzione ordinaria);
Visto di conformità (documento in cui viene verificata la correttezza della documentazione) a firma di un professionista abilitato del settore economico (commercialista ad esempio, ma non solo) nei casi di sconto in fattura e cessione del credito.
Anche questi documenti sono da acquisire e conservare in caso di controlli.
I documenti dell’Ecobonus
L’ecobonus è la detrazione fiscale dedicata alle sole opere di efficientamento energetico degli edifici. Si tratta di opere che possono essere eseguite anche col Bonus Casa (di cui abbiamo appena parlato), ma qui trovano una detrazione autonoma con massimali autonomi che quindi consentono, nell’ambito di una ristrutturazione, di massimizzare le detrazioni fiscali. Ne abbiamo parlato approfonditamente nell’articolo che ti ho linkato poco fa (e ancora più approfonditamente nella guida allegata al manuale).
L’Ecobonus è un insieme di varie misure di detrazione suddivise per tipologia di opere: isolamento e sostituzione di infissi, sostituzione di impianto di riscaldamento, installazione di sistemi solari termici, installazione di sistemi oscuranti, etc.
La detrazione varia a seconda della misura tra il 50% e il 65%.
In questo caso la documentazione da presentare e quella da conservare sono un po’ più complesse.
I documenti da presentare
Nel caso di Ecobonus è sempre obbligatorio presentare una pratica all’ENEA, e deve esserne presentata una per ogni misura a cui si accede.
Questa presentazione avviene tramite l’apertura di una pratica nel portale dedicato dell’ENEA (ogni anno ne viene predisposto uno nuovo) su cui compilare dei modelli e caricare dei documenti con i dati di risparmio ottenuti (è un po’ più complesso di così ma facciamo ad intenderci). Anche in questo caso lo può fare un tecnico abilitato. E anche in questo caso viene rilasciata una ricevuta da parte dell’ENEA con un numero di protocollo, che deve essere conservata tra i documenti da esibire in caso di controllo.
I documenti da conservare
I documenti da conservare rispetto al bonus casa hanno alcune aggiunte, vediamoli:
La pratica edilizia completa (e corretta) con cui è stato realizzato l’intervento se necessaria, in caso contrario il contribuente deve produrre un’autocertificazione;
In particolare deve essere presente la Notifica Preliminare se necessaria;
La variazione catastale se necessaria;
Le ricevute di pagamento dell’IMU se dovuta;
Dichiarazione di consenso da parte del proprietario dell’immobile (nel caso in cui tu faccia i lavori da inquilino);
Copia di tutti i bonifici parlanti con cui sono stati pagati i lavorie delle rispettive fatture emesse da imprese e fornitori;
Copia delle bolle di consegna dei materiali (utili in caso di verifica per dimostrare che i prodotti sono stati consegnati nel tuo cantiere);
Copia ricevuta ENEA (in caso di interventi di efficientamento energetico);
Attestato di Prestazione Energetica (APE);
Asseverazioni (tecniche) da parte di un tecnico abilitato.
Attenzione: queste asseverazioni sono diverse da quelle sulla congruità dei prezzi (ne abbiamo fatto accenno nel paragrafo sul bonus casa e tra poco le ripeteremo). Si tratta di asseverazione sui requisiti tecnici degli interventi effettuati (per dirlo in soldoni: quanto consumi in meno) e sono anche quelle che vanno caricate sul portale ENEA.
Ogni misura dell’ecobonus prevede delle asseverazioni differenti e specifiche, non ne facciamo una panoramica qui perché sarebbe troppo lungo e comunque sono questioni di cui dovrebbe occuparsene il tuo tecnico.
Vi sono poi, anche in questo caso, i nuovi adempimenti introdotti nel 2022:
Asseverazione di congruità delle spese a firma di un tecnico abilitato (esclusi i lavori entro i 10.000€ e quelli rientranti nella categoria della manutenzione ordinaria);
Visto di conformità (documento in cui viene verificata la correttezza della documentazione) a firma di un professionista abilitato del settore economico (commercialista ad esempio, ma non solo) nei casi di sconto in fattura e cessione del credito.
I documenti del Superbonus
Abbiamo detto poco fa che il superbonus è difficilmente sfruttabile quando si sta ristrutturando la propria casa. I casi in cui puoi farlo sono sostanzialmente due:
Hai una casa singola o assimilabile e allora puoi sfruttarlo appieno;
Hai un appartamento in un condominio e riesci ad agganciare alcuni interventi “trainati” al superbonus che sta facendo il condominio.
Se non sai di cosa stiamo parlando vai a leggerti l’articolo che ho scritto sul superbonus, anche se è un po’ datato tutte le cose di base sono corrette. Lo trovi qui.
Tornando a noi i documenti che fanno parte del superbonus non sono molto differenti da quelli che abbiamo visto in precedenza.
I documenti da presentare
Se realizzi il superbonus per efficientare energeticamente il tuo immobile dovrai presentare una pratica all’ENEA. Anche in questo caso esiste un sito apposito in cui il tuo tecnico dovrà caricare dei documenti e dovrà compilare dei modelli.
A differenza delle altre detrazioni la comunicazione all’ENEA non si fa a solo a fine intervento ma può essere fatta anche precedentemente, cioè al pagamento dei SAL del 30% e del 60% dei lavori.
In questo caso al SAL successivo (o alla fine lavori) viene aggiornata la pratica già aperta.
Il modello che il tuo tecnico compilerà direttamente sul portale è quello di asseverazione tecnica e di congruità dei costi.
I documenti che caricherà sono:
Computo metrico estimativo
APE pre-intervento
APE post-intervento
In più dovrà indicare la polizza assicurativa a copertura di eventuali errori.
Come per le altre detrazioni l’ENEA fornirà un codice da comunicare al commercialista per il visto di conformità
I documenti da conservare
Per quanto riguarda i documenti da conservare devi considerare che il superbonus è essenzialmente l’estensione del bonus casa (per quanto riguarda la parte super-sismabonus – nb: se questa affermazione ti sembra strana leggi l’articolo sulle detrazioni fiscali e capirai…) e dell’ecobonus. Quindi i documenti sono sostanzialmente gli stessi:
La pratica edilizia completa (e corretta) con cui è stato realizzato l’intervento se necessaria, in caso contrario il contribuente deve produrre un’autocertificazione;
In particolare deve essere presente la Notifica Preliminare se necessaria;
La variazione catastale se necessaria;
Le ricevute di pagamento dell’IMU se dovuta;
Dichiarazione di consenso da parte del proprietario dell’immobile (nel caso in cui tu faccia i lavori da inquilino);
Copia di tutti i bonifici parlanti con cui sono stati pagati i lavorie delle rispettive fatture emesse da imprese e fornitori (se non hai usufruito dello sconto totale in fattura naturalmente);
Copia delle bolle di consegna dei materiali (utili in caso di verifica per dimostrare che i prodotti sono stati consegnati nel tuo cantiere);
Copia ricevuta ENEA (in caso di interventi di efficientamento energetico);
Attestato di Prestazione Energetica (APE);
Asseverazioni (tecniche) da parte di un tecnico abilitato.
Asseverazione di congruità delle spese a firma di un tecnico abilitato (che coincide con l’asseverazione inoltrata nel portale ENEA);
Asseverazioni di congruità delle spese e tecniche specifiche per il supersismabonus (nel caso tu lo abbia sfruttato)
Visto di conformità a firma di un professionista abilitato del settore economico (commercialista ad esempio, ma non solo).
E con questo abbiamo finito.
CHIUDERE CORRETTAMENTE LA PRATICA EDILIZIA E’ SOLO UN PASSAGGIO DEL PROCESSO DI RISTRUTTURAZIONE
In questo articolo abbiamo affrontato un aspetto fondamentale e a cui purtroppo spesso ancora non viene data la necessaria importanza, anche da parte dei tecnici.
Proprio mentre scrivo queste righe mi è arrivata una richiesta di aiuto via email da parte di una persona che, in un immobile appena acquistato, ha trovato che è stata aperta una CILA e non è stata presentata la fine lavori.
Cosa significa questa cosa? Banalmente dal punto di vista formale la casa di questa persona è ancora un cantiere, perché la CILA è un procedimento edilizio senza scadenza (non ascoltare chi dice che dura 3 anni come gli altri procedimenti edilizi).
Più grave sarebbe se chi ha aperto la CILA ha sfruttato anche le detrazioni fiscali: in caso di controlli un procedimento edilizio non completo potrebbe essere causa di contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Non ti voglio spaventare, le cose sono molto più semplici di quelle che possono apparire. Ma tu come committente non puoi pretendere di avere sotto controllo tutti gli aspetti della tua ristrutturazione: dovresti diventare progettista, imprenditore, muratore, idraulico, elettricista, etc.
Ti pare possibile?
Quello che devi fare è pianificare e gestire la tua ristrutturazione seguendo un percorso chiaro e corretto. E nel farlo devi saper delegare ai giusti professionisti le cose di cui non hai competenza e di cui è inutile che tu acquisisca competenza. A meno che non vuoi sorbirti almeno 7 anni di università per diventare Architetto (è il tempo medio in cui ci si laurea in questa facoltà) oppure andare per qualche anno in cantiere a fare l’apprendista muratore, idraulico, elettricista, pittore, cartongessista, etc., e ancora imparare a gestire le squadre di lavoro, le forniture dei materiali e gli innumerevoli problemi di un cantiere come fa un imprenditore edile.
Per aiutarti a pianificare e gestire correttamente la tua ristrutturazione, e a individuare ed affidarti ai giusti professionisti del settore, ho scritto un manuale completo che ti accompagnerà passo dopo passo. Il manuale ti spiegherà qual è l’unico modo corretto per ristrutturare, ed è affiancato da oltre dieci bonus che affrontano tutti i temi più importanti con cui ti dovrai confrontare durante il processo: dalle detrazioni fiscali, all’iva agevolata, dai contratti di appalto e di servizi, alla stima dei lavori e ai quadri economici.
Il manuale ha già aiutato centinaia di persone nella loro ristrutturazione e ha ricevuto solo recensioni positive (a parte una). Se vuoi saperne di più puoi approfondire qui: Ristruttura la tua casa in 7 passi.
In un mondo che va sempre di corsa, il tempo assume un’importanza estrema. La filosofia dello Slow living – che comprende tante attività slow, come lo Slow food – punta a uno stile di vita semplice, legato alla natura e scandito da ritmi più lenti.
Letteralmente significa “vivere lentamente” e potrebbe essere definito come “l’arte di rallentare”, da applicare tutti i giorni, quindi anche nell’arredamento della propria casa. Una vita più lenta consente di avere anche una maggiore consapevolezza, di noi stessi e di ciò che abbiamo intorno.
Arredare una casa secondo questa filosofia significa dunque scegliere ciò che più rappresenta noi e i nostri valori, creando un ambiente che favorisca la calma interiore.
Per questo motivo non c’è uno stile preciso e definito per lo Slow living, perché ciascuno di noi può sentirsi bene circondato da cose diverse.
Selezionare gli oggetti
Come anche la filosofia minimalista ci insegna, è preferibiletenere poche e selezionate cose che per noi hanno davvero un significato e un valore. Occorre scegliere con cura e consapevolezza gli oggetti di cui circondarsi, tenendo a mente che per una vita e una casa slow, non c’è posto per ciò che non piace o che è inutile. Ad esempio, se in casa avete oggetti che vi sono stati regalati e che non amate, donateli in quanto risultano cose che in definitiva non accettiamo.
via almostmakesperfect.com Ph.Tessa Neustadt
Un altro punto importante dello Slow living è il legame con la tradizione. Circondatevi di arredi o complementi che hanno una storia e, soprattutto, che siano fatti con cura. Questa attenzione nel realizzare il manufatto si percepirà. Viceversa, mobili storti e mal rifiniti non danno belle sensazioni, a chi più e a chi meno a livello inconscio. Soprattutto se siete inclini a notare questi difetti.
via elleihome.comPh. Lane Dittoe
Benessere interiore secondo lo Slow living
Una casa arredata consapevolmente, deve tener conto delle proprie esigenze. Al centro dello Slow living si pone il proprio benessere interiore e il ritornare al proprio ritmo naturale.
Prendersi cura delle piante è un buon modo per farlo: piantarle, innaffiarle in certi giorni e vederle crescere, ci riallinea al ritmo della natura.
Gianluca Muti Ph. Olivia Thébaut
È anche importante creare un angolo per se stessi, per dedicare del tempo alle cose che amiamo fare o ai propri hobby, così da rigenerarsi e riequilibrare la propria energia.
Inoltre, per una casa slow, sarebbe opportuno abbassare gli stimoli visivi o uditivi che ci circondano e a cui siamo già sovraesposti ogni giorno. Per farlo, ciascuno dovrebbe valutare se le disposizioni, gli oggetti e i colori che ci sono, risultano eccessivi oppure equilibrati. Poiché la casa è quel luogo dove dobbiamo ricaricare le batterie, è bene che sia in armonia con il proprio io.
Ph. Mark Zeidler Ph. Lane Dittoe
Se desiderate una progettazione ottimale degli spazi della vostra casa, consultate il sito https://zeumadesign.com/.
Abiti in una casa in affitto, ma non ti piace gran ché? Quando hai scelto di andare a vivere per conto tuo hai dovuto fare i conti con diversi aspetti che ti hanno fatto prendere la decisione di andare in affitto in una appartamento già arredato. Ora che ci sei dentro noti che qualcosa non va, che non sei felice al 100%. Te lo dico io perché, il motivo è che quella casa e quell’arredo non ti rappresentano e così ti ritrovi alla continua ricerca di soluzioni a basso costo che ti consentano di abbellire la tua casa. Eccomi qua! Con questo articolo desidero darti qualche prezioso consiglio per abbellire e personalizzare la tua casa in affitto già arredata.
Vivere in una casa che ci rappresenta è la chiave per abitare in serenità i nostri spazi di casa. Lo sapevi?
“La casa deve esprimere la personalità di chi la abita senza essere troppo influenzati da ciò che ci dicono gli altri e dalle tendenze. Seguendo una logica sbagliata, state certi che vi stancherete presto dell’arredamento scelto e soprattutto non lo sentirete mai vostro.”
Questo è un principio base da tenere in considerazione quando si arreda casa da zero, ma quando gli arredi esistono già, come si deve fare? Come si può conciliare l’esistente con i propri gusti personali? Non necessariamente bisogna buttare via tutto, anche perchè non è possibile, ma esistono dei modi, dei piccoli accorgimenti che ti permettono di rinnovare i tuoi spazi, abbellire e personalizzare la casa.
Inizia a guardare la tua casa con occhi diversi, senza preconcetti e con una mentalità più aperta e creativa. Non essere pessimista e anzi pensa che con la sola forza della tua volontà puoi arrivare molto lontano. Abbi il coraggio di osare, non è mai troppo tardi per iniziare e sentiti bene nella tua casa fin da ora.
Sei pronta? Allora iniziamo.
Ti sto per illustrare 6 consigli precisi e pratici, che puoi attuare fin da subito per abbellire e personalizzare la tua casa in affitto già arredata.
CONSIGLIO #1
Fai un check
Guardati intorno e valuta con razionalità ciò che non puoi cambiare e ciò che invece, con un minimo impegno, sia mentale che economico, puoi modificare/sostituire. Ad esempio:
Cucina > TENERE
Divano > SOSTITUIRE
Tappeto > SOSTITUIRE
Mobiletto soggiorno > MODIFICARE
Mobile ingresso > TENERE
Appendiabiti > SOSTITUIRE
Mobile bagno > TENERE
Letto > TENERE
Comodini > SOSTITUIRE
Lampadario > TENERE
ecc…
CONSIGLIO #2
“Nascondi” ciò che non ti piace
Purtroppo, anche se vorresti, certe cose non le puoi cambiare e bisogna prenderne atto. In questi casi che si fa? Si adottano piccoli accorgimenti per nascondere, o meglio dire, per spostare – visivamente – in secondo piano ciò che non piace. Semplicemente lo si fa creano nuovi punti focali caratterizzanti e piacevoli agli occhi e ai propri gusti. In questo modo gli elementi che non ti piacciono passeranno quasi inosservati.
Quindi sii consapevole delle criticità della tua casa e valorizza i tuoi spazi cammuffandole. Ad esempio:
Non ti piace la cucina? Inserisci una belle lampada a sospensione importante, essa catturerà sicuramente l’attenzione.
Pic by Pinterest
Non ti piace il pavimento? Coprilo con tappeti. Nella zona salotto potrebbe essere l’ideale anche la sovrapposizione di 2 o 3 tappeti.
CONSIGLIO #3
Crea la nuova palette colori
Ebbene sì, la palette colori gioca sempre un ruolo fondamentale e quando gli arredi sono già presenti risulta ancora più difficile creare armonia all’interno della casa.
Come prima cosa cerca di identificare la palette colori esistente. Da qui puoi partire a fare i tuoi ragionamenti del caso.
Per i tuoi gusti ci sono troppi colori? Allora puoi valutare di eliminare o coprire gli elementi che contengono quei colori.
Ci sono pochi colori? Non ti preoccupare, aggiungere si fa sempre in tempo.
Dopo aver valutato attentamente cosa non ti piace e tra questi cosa puoi sostituire, porta in garage/cantina quei complementi che proprio non digerisci. Chi lo ha detto che se erano già lì devi conviverci per il resto della tua permanenza in quella casa?
Quindi procedi e non sentirti in colpa. Porta via quel tappeto che non ti piace, quella piantana agghiacciante e quel lampadario che non riesci più a guardare.
Ora sentiti libera di acquistare quei complementi che tanto desideravi e che pensi stia bene all’interno della tua casa.
CONSIGLIO #5
Rinfresca le pareti
Torniamo un attimo al discorso palette colori e diamo nuova vita alla tua casa. Elimina quel giallino che ricopre tutte le pareti e dai una bella mano di bianco! Successivamente, per ogni stanza della casa, scegli una parete, quella principale, quella più grande o quella che noti appena entri in casa o in quella determinata stanza. Scegli per lei un colore specifico e dai carattere alla tua casa, puoi essere un colore tenue o bello deciso, sta a te deciderlo. Mi raccomando, scegli i colori che ti piacciono e che ti facciano sentire bene.
Pic by Pinterest
CONSIGLIO #6
Parola d’ordine: personalità
E ora veniamo ai dettagli, quelli a mio avviso determinanti per la buona riuscita di un progetto di arredo. Sì perchè quando si realizza un progetto di arredo spesso si sottovaluta l’importanza di quei piccoli elementi che danno personalità, calore e un aspetto accogliente alla propria casa.
Dona carattere e personalità ai tuoi spazi abitativi affinché i tuoi ospiti percepiscano fin da subito di chi abita in quella casa.
Ti ho svelato i 6 consigli pratici per abbellire e personalizzare una casa in affitto già arredata. Spero di averti convinta sul fatto che se una cosa non ci piace, possiamo sempre fare qualcosa per cambiarla o migliorarla. Fammi sapere i tuoi progressi lasciando un commento qui sotto, potrebbero essere di ispirazione a tante altre persone che si trovano nella tua stessa situazione.
La nascita di un figlio comporta inevitabilmente dei cambiamenti nello stile di vita e nell’ambiente domestico. Come organizzare gli spazi per accogliere il bebè.
La nascita di un bimbo è senza ombra di dubbio il momento più importante per una coppia, ed è anche una circostanza che cambia tutto. La coppia d’ora in poi dovrà infatti agire all’unisono per la protezione del piccolo, a partire dalle quattro mura domestiche. La casa dovrà essere infatti rivoluzionata per poter ospitare il bambino in tutta sicurezza, riorganizzando gli spazi abitativi. Ecco perché oggi scopriremo alcuni consigli utili per riuscirci.
La nascita di un figlio tra cambiamenti di vita e sistemazione della casa
Al momento dell’arrivo di un bebè, ci sono tante cose che cambiano nella vita dei genitori. Per prima cosa questi dovranno abituarsi all’idea di essere in 3, affrontando le giornate con un’ottica diversa rispetto a quella della coppia, e, soprattutto nei primi mesi di vita, che richiedono totale attenzione, dovranno organizzarsi con i propri impegni per curare il bimbo. In secondo luogo, si dovranno affrontare tutti i cambiamenti legati alla crescita del piccolo, dalla dentizione fino ad arrivare alla cura della sua igiene. Cambieranno anche le cose in casa, con la necessità di rendere l’ambiente più sicuro, ad esempio eliminando le fonti di pericolo e organizzandosi con l’introduzione di vari accessori che consentano al bambino di esplorare l’ambiente domestico senza troppi vincoli. Lo stesso discorso vale per la sua cameretta, che andrà allestita in modo tale da poter proteggere il neonato h24.
Chiaramente, tutto questo, prevede anche dei costi obbligatori da affrontare, necessari per organizzare gli spazi domestici e per acquistare tutti gli accessori per il bambino. Se non si possiede la liquidità sufficiente per riuscirci, è possibile pensare di richiedere un finanziamento ad hoc, ed effettuare preventivamente il calcolo della rata del prestito online, così da conoscere le sue condizioni e ottenere al contempo un notevole supporto economico. A questo punto, tutto, o quasi, sarà pronto per l’arrivo del piccolo in casa, e i primi momenti in tre si potranno vivere con maggior serenità.
Consigli per organizzare gli spazi in vista dell’arrivo di un bebè
La cameretta del piccolo richiederà ovviamente tutte le attenzioni del caso, sia in materia di sicurezza, sia per quel che riguarda lo stile e la scelta dei colori. Per quanto concerne gli indispensabili, non possono mancare alcuni must come la culla o il lettino, il fasciatoio (magari a comò) e la cassettiera, insieme ad un porta oggetti, ad una serie di scatole e organizer, e al baby monitor, il dispositivo che monitora il sonno. Quest’ultimo è fondamentale per questioni di sicurezza, ed è ottimo anche per tranquillizzare i genitori senza costringerli a recarsi in camera ogni 5 minuti. Altri oggetti da non dimenticare sono la luce notturna per bimbi, i cesti per raccogliere la biancheria sporca e il mangia pannolini.
Anche il bagno richiede una discreta attenzione in fase di organizzazione, provvedendo ad esempio all’acquisto di un radiatore apposito per riscaldare il fasciatoio, e al termometro da bagno, per tenere sempre sotto controllo le temperature ambientali.
È inoltre importante valutare l’allestimento di una zona in casa dedicata esclusivamente al piccolo, con un angolo giochi, in modo tale da evitare di creare troppo disordine in casa. Ritornando alla cameretta, infine, ci sono molte soluzioni per personalizzarla, come i quadretti con gli animali, le carte da parati divertenti, i pupazzi e le lampade a soffitto.