Se stai pensando a come arredare un monolocale in mansarda, senza rinunciare a vivere in un ambiente confortevole, prendi spunto dalla casa che ti presentiamo oggi.
Con soli 35 m² la casa è completa, moderna e accogliente, perfetta per una o due persone.
Il fatto che sia una mansarda, abbiamo gli svantaggio dovuti ai vincoli dettati dall’altezza, ma anche lati positivi: vista sui tetti, meno vicini, meno rumore dalla strada.
La piccola terrazza ricavata sul tetto, dopo la ristrutturazione e gli abbaini, consentono qui di avere una maggiore luminosità, una visione più ampia e spazi più vivibili grazie alle nuove altezze ricavate. Il terrazzo, sicuramente delizierà il suo proprietario nelle giornate più calde.
Se i monolocali open space non ti convincono, ma desideri comunque non sacrificare la visione ampia degli spazi, anche in un piccolo appartamento, puoi pensare di dividere le zone. La soluzione ideale è quella di realizzare pareti vetrate con porte, per dividere gli ambienti. Come in questo spazio dove la camera da letto rimane un locale a sé, ma rimane visibile, mantenendo la profondità di campo, che non fa temere di vivere in spazi bui e ristretti.
La parete vetrata protegge anche dai rumori provenienti dalle scale e al contempo, permette alla luce naturale di propagarsi, lasciando una sensazione di spaziosità.
L’arredamento è funzionale, moderno e decisamente scandinavo, con un buon numero di mobili contenitori, che negli spazi piccoli, sono sempre molto utili. Tutto ciò che serve è concentrato in pochi metri quadrati.
In camera da letto, nella parte più alta è stato inserito in nicchia un capiente armadio.
In cucina, arredata con soluzioni Ikea, c’è tutto il necessario, compreso un tavolo da pranzo rotondo circondato dal modello di sedie DSW disegnato da Eames.
Chi meglio di noi può dirvi come arredare una mansarda? Chi ci conosce sa benissimo che prima della nostra nuova casa abitavamo nella mansarda dei miei genitori. Proprio da lì abbiamo iniziato, proprio lì la nostra piccola Baby A. ha passato i suoi primi mesi di vita.
Il nostro sogno, prima di comprare casa, era di quello di realizzare il progetto di ristrutturazione della mansarda pensato da Andre, in cui ogni angolo era studiato ad hoc e tutti gli spazi venivano sfruttati. Poi è successo che siamo diventati 3 e allora ci siamo dovuti ridimensionare, ma questa è un’altra storia 🙂
Ecco quindi che vi spiegheremo come avevamo pensato il progetto e vi mostreremo come far diventare un semplice sottotetto un appartamento unico e su misura per voi.
Arredare una mansarda Ikea
Partiamo dal presupposto che non vogliamo spiegarvi come ristrutturare la vostra mansarda, ma semplicemente darvi qualche dritta su come arredare una mansarda, che è ciò per cui siamo qui.
grandi strutturali. Per chi come noi non aveva un grande budget a disposizione, arredare la mansarda con Ikea ci sembrava la soluzione più intelligente.
come arredare una mansarda da Ikea
Ecco quindi come avevamo pensato gli spazi che avevamo a disposizione.
La mansarda aveva un’altezza di 2,25mt nella parte alta, questo ci consentiva di inserire qui la cucina e gli armadi a muro preesistenti.
La cucina era sempre un modello Voxtorp di Ikea, come quella che abbiamo attualmente, a cui avevamo inserito lateralmente una colonna senza sportelli anteriori, per poter inserire la lavatrice, in modo da non dover occupare spazio importante in bagno. L’utilizzo della colonna della cucina Ikea ci avrebbe evitato dover chiamare il falegname per creare l’arredo su misura.
Il bello di poter utilizzare Ikea è che essendo i mobili completamente componibili, si può giocare con le misure che l’azienda ci mette a disposizione per adattarle perfettamente alla vostra mansarda.
L’open space che vedete nel render prevedeva oltre alla cucina a tutta altezza, la zona soggiorno, con divano, tavolo e tv. Il mobile tv previsto è BESTA, disponibile di diverse altezze, profondità e larghezze. Nella parte bassa è stato posizionato un divano a due posti, in questo modo non si ruba altezza a zone di passaggio.
Arredare una mansarda bassa: trucchi e consigli
La parte più bassa della nostra mansarda era di 150cm. Vi facciamo vedere cosa avevamo a disposizione e come volevamo arredare la mansarda bassa.
Nella prima foto trovate lo stato di fatto della mansarda, dove c’era ancora la scala che portava al piano inferiore di casa, due camere e la porta del bagno di fronte a quella che sarebbe stata la cucina, che non avremmo potuto tenere se non facendo un antibagno obbligatorio.
Nella seconda foto trovate il nostro progetto: un open space con zona giorno, cucina e zona pranzo, camera con bagno che sarebbe stata ridotta per dare spazio ad una cabina armadio di tutto rispetto. Come abbiamo sfruttato la parte bassa della mansarda? Come si vede dalla pianta, sono sempre stati presenti due ripostigli sottotetto, completamente chiusi da ante su misura. Abbiamo spostato un tramezzo dando più spazio alla parte dedicata al ripostiglio, creando una vera e propria cabina armadio, con scaffali per scarpe nell’ultima parte più bassa.
Nell’area dell’open space invece abbiamo mantenuto la parte ripostiglio, posizionando il divano davanti e mantenendo invece più arioso l’ingresso con parete tv.
Arredare una mansarda open space
Cucina con open space mansarda
Cucina con open space mansarda
Come via abbiamo già fatto vedere dalla pianta, abbiamo creato un unico ambiente di più di 30mq, abolendo una camera da letto, creando una cucina lungo il muro più alto e lungo e distribuendo nello spazio restante soggiorno e zona pranzo.
Qui bisogna essere bravi a suddividere bene gli spazi con illuminazione e arredamento. Ricordatevi di inserire un corpo illuminante sopra al tavolo, per delimitare lo spazio senza muri, dedicato al pranzo. Dividete il salotto utilizzando un mobile libreria, basso o alto, a seconda delle misure del vostro soffitto.
Noi avevamo già gli spazi ben delimitati dalle misure stesse e poi in realtà avevamo a disposizione una super terrazza mansardata che ci lasciava gli ambienti luminosi e ariosi.
Idee arredamento mansarda
Regola numero uno? Aria. Date ai vostri spazi la possibilità di essere il più aperti possibile. Non soffocate tutto con mobili scuri, a tutta altezza (a parte cucina e armadi a muro) o che sporgano più del dovuto dalle pareti.
Prediligete mobili aperti, come quelli in ferro o con ripiani a vista, dai toni chiari e che rimangano leggeri alla vista. Questo vi permetterà di non soffrire troppo quel soffitto spiovente, che se gestito male, vi sembrerà farvi mancare l’aria.
Illuminate più che potete, oltre che con la possibilità di aprire dei lucernari, con illuminazione artificiale che assecondi l’andamento del vostro soffitto (dimenticate lampadari a sospensione). Quindi binari con faretti, faretti singoli e lampade da terra negli ambienti più di comfort.
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Spaghetti Wall è la nuova azienda con sede a Udine e parte di Luce Group, che propone carte da parati nel segno di un itinerario visuale dinamico traarchitettura, design, artee natura,. Le grafiche vengono riportate su cinque diversi supporti materici e interpretati, anche nel colore, da importanti professionisti italiani e internazionali come Toan Nguyen, Studio Malisan, Daniele Lo Scalzo Moschieri, Ana Basoc, solo per citarne alcuni.
Le proposte del brand spaziano da effetti tridimensionali a suggestioni pittoriche, orientamenti pop, omaggi al regno vegetale e animale o al minimalismo geometrico, sino al recupero di trame antiche e all’interpretazione di luce e colori nell’atmosfera. Un percorso eterogeneo tra ispirazioni diverse, raccontate attraverso immagini e texture con cui rivestire le superfici o creare frame decorativi in progetti d’interior.
Oltre 150 proposte compongono il catalogo, suddiviso in nove collezioni e arricchito nel tempo da capsule collection uniche, come quella che è stata realizzata nel settembre 2021 con lo street artist Tvboy. Lo showroom di Milano di via Pontaccio 19, nel pieno centro di Brera, diventa quindi il palcoscenico ideale per mostrare queste collaborazioni esclusive e l’universo delle carte da parati Spaghetti Wall, con soggetti che evolvono per anticipare le tendenze e le aspettative del pubblico internazionale.
Tutte le grafiche proposte possono essere personalizzate su richiesta, così come realizzate on demand, e trasferite su supporti fonoassorbenti, idrorepellenti, realizzati con materiali naturali e riciclabili, a elevata resistenza meccanica o ancora caratterizzati da una superficie fortemente materica. Dedicate agli ambienti domestici e contract, le carte sono infine garantite da numerose certificazioni che ne attestano puntualmente la sostenibilità, la resistenza al fuoco, l’impiego in ambito navale (direttiva IMO-MED) e l’atossicità.
Le carte da parati Spaghetti Wall sono distribuite attraverso una rete commerciale in forte espansione, soprattutto in territorio Europeo, ma anche in Middle East e Cina.
Il letto contenitore è ormai diventato un vero e proprio must have per molti, perché consente di ottenere diversi vantaggi senza rinunciare alla comodità e ad un buon riposo.
Il materasso infatti può essere scelto in base alle proprie esigenze, perché è la struttura a fare la differenza in un letto contenitore. La sua particolarità sta nel fatto di avere a disposizione un vano sottostante il materasso, utile per riporre lenzuola, guanciali, coperte e via dicendo.
Il bello è che al giorno d’oggi alcuni portali online specializzati come questo sito permettono di scegliere il letto contenitore personalizzandone ogni dettaglio: dimensione, rivestimento, piedini, rete, tipo di alzata e via dicendo. In tal modo è possibile avere un modello che risponde perfettamente ai propri gusti e alle proprie necessità.
Vediamo però adesso nel dettaglio quali sono i reali vantaggi dei letti contenitore e quali invece gli svantaggi da conoscere.
I vantaggi del letto contenitore
Se in moltissimi scelgono di acquistare un letto contenitore un motivo c’è, anzi in realtà ne possiamo trovare diversi perché i vantaggi di questa soluzione sono parecchi. Vediamoli brevemente insieme.
Spazio extra per riporre le proprie cose
Il primo grande vantaggio del letto contenitore è che permette di avere un vano extra da sfruttare per riporre tutto ciò che si desidera. È dunque perfetto per coloro che vivono in una casa dalla metratura ridotta e che hanno il guardaroba al limite della sua capienza.
Maggior comodità nel rifare il letto
Alcuni letti contenitori sono dotati di un meccanismo di alzata in piano anziché verticale e sono i più consigliati in quanto consentono di mettere e sistemare le lenzuola con molta meno fatica, senza doversi abbassare eccessivamente con la schiena. Un bel vantaggio, perché rifare il letto avendo il materasso alzato è decisamente più comodo.
Gli svantaggi del letto contenitore
Questa particolare tipologia di letto presenta anche qualche inconveniente, che vale la pena conoscere prima di procedere con l’acquisto. In linea di massima, va precisato sin da subito che parliamo di dettagli di poco conto ma ci sembra giusto citare anche gli svantaggi, in modo che possiate farvi un’idea chiara e completa sul letto contenitore.
Difficoltà di pulizia sotto al letto
Uno dei principali problemi dei letti contenitore è che arrivano piuttosto bassi dunque lo spazio tra questi ed il pavimento è solitamente ridotto. Ciò si traduce in una maggior difficoltà nel fare le pulizie quotidiane, in quanto risulta complicato passare la scopa o l’aspirapolvere sotto al letto ed occorrerebbe spostarlo tutti i giorni. Va però precisato che al giorno d’oggi si trovano anche modelli un po’ più alti dello standard, che dunque non risultano particolarmente scomodi.
Accumulo di polvere
Per quanto ben isolati, i letti contenitore rischiano di accumulare polvere dunque non devono essere considerati come dei veri e propri cassetti guardaroba. Conviene utilizzare delle scatole apposite per indumenti, in modo da ovviare a tale problema ed essere certi che lenzuola, guanciali e tutto ciò che si ripone al loro interno rimanga pulito anche per un periodo di tempo lungo.
Che si stia progettando una casa da zero o che si sia in procinto di ristrutturare ambienti già esistenti, il battiscopa, anche detto zoccolino, è qualcosa di cui inevitabilmente dovremo tener conto.
A prima vista il battiscopa è un elemento puramente decorativo, destinato a coprire le imperfezioni nel punto di incontro tra muri e pavimento; ma ad un’attenta analisi scopriamo che può assurgere ad altre funzioni importanti e non solo estetiche.
Le altre funzioni del battiscopa
Questo listello, di altezza e materiale variabile, oltre a nascondere, provvede a proteggere la base del muro, evitando che possa essere rovinata dagli urti involontari delle scarpe, della scopa o dell’aspirapolvere. Qualsiasi danno può essere assorbito o ridotto dal battiscopa, la cui parte danneggiata, in caso di necessità, più facilmente può venir ridipinta o sostituita.
Nella scelta entrano in gioco esigenze funzionali oltre che estetiche: ad esempio il battiscopa può essere usato come passacavi, evitando l’inestetismo di cavi che attraversano le stanze.
A differenziare dunque i vari battiscopa entrano in gioco: le dimensioni, la forma e i materiali. Vediamo cosa valutare per orientarci nella scelta.
I materiali, forme e dimensioni
Prima di tutto prendiamo in considerazione il materiale.
Legno: un battiscopa può essere di legno, il più classico
Ceramica o in gres: spesso come il pavimento
In PVC, in alluminio o acciaio
Per quanto riguarda la forma e le dimensioni: un battiscopa minimalista di pochi centimetri sarà soprattutto adatto a stanze, disimpegni e corridoi piccoli e con soffitti bassi.
Un battiscopa filomuro è particolarmente indicato per spazi interni dall’aspetto moderno e funzionale.
Inoltre uno zoccolino con strip luminoso aiuterà ad orientarsi anche a luci spente in ambienti destinati alla fruizione pubblica o nei corridoi di una casa molto grande.
Approfondendo un po’ i vari tipi, troviamo il classicissimo battiscopa in legno massiccio o in MDF. Questo può essere più o meno alto e magari con un profilo ricco di curve dal gusto retrò.
Stesso materiale e colore del pavimento anche se si sceglie il gres o la ceramica.
Permesse, su consiglio dell’interior designer, tonalità più chiare o più scure della superficie su cui il battiscopa poggia.
Il PVC è la soluzione più economica per il battiscopa: bianco, colorato, effetto legno in varie tonalità, è un materiale “da battaglia” adatto, ad esempio, ad un ufficio in cui si abbia bisogno di far passare all’interno di esso i cavi di alimentazione di lampade e computer. Per una maggior resistenza e una migliore estetica, talvolta i battiscopa passacavi sono in alluminio.
Il battiscopa cosiddetto filomuro è la soluzione ideale se negli ambienti sono installate porte filomuro. L’aspetto è decisamente moderno, permette di accostare i mobili completamente ai muri, senza fastidiosi spazi in cui si raccoglie polvere.
La sua installazione va decisa prima dell’intonacatura. In una rientranza alla base viene posizionato un profilo metallico di supporto al quale, a lavori ultimati, sarà agganciato il frontalino decorativo del quale si potrà scegliere la finitura. Esistono diverse finiture tra cui: acciaio anodizzato, legno, addirittura pelle e altri materiali.
Interessante la possibilità di arricchire il battiscopa di illuminazione grazie a degli strip (strisce) LED. Il battiscopa diviene un vero e proprio complemento d’arredo, funzionale ma anche capace di dare un’atmosfera accogliente e particolare alla casa.
Insomma, se state costruendo o ristrutturando casa, non sottovalutate il battiscopa! Troverete innumerevoli soluzioni affinché non sia solo un oggetto per nascondere inestetismi!
Ma bensì un particolare in più per rendere speciale e personalizzare la vostra abitazione.
Raawii è un marchio che arriva da Copenhagen , fondato nel 2017 e che propone ceramiche di design di alto livello. I suoi fondatori Bo Raahauge e Nicholai Wiig-Hansen sottolineano come le creazioni siano versatili e d’impatto e soprattutto come il processo produttivo sia controllato nell’ utilizzo di una buona materia prima e nel rispetto della creatività e dei collaboratori, condizioni ottimali per un risultato di design.
<< Ci piace lavorare con spiriti che la pensano allo stesso modo, persone appassionate del proprio lavoro. Il nostro obiettivo è facilitare la qualità. Ecco perché la nostra porta è sempre aperta, anche perché per noi è importante mantenere viva la curiosità; la curiosità di incontrare nuove persone, impegnarsi in un’interazione e creare qualcosa di nuovo insieme. Siamo un’azienda di design che mira a portare nel mondo splendidi manufatti: il grande design. Il nostro obiettivo è creare un design significativo in collaborazione con grandi creativi in tutto il mondo.>>
Il design Raawii
L’azienda Raawii produce pezzi in ceramica realizzati a mano in Portogallo dove l’esperienza manifatturiera è ben radicata. Le creazioni scultoree si arricchiscono poi di espressività con una ricca palette cromatica che dona una sorprendente modernità. Non solo, a seguire i colori si uniscono a linee geometriche poetiche che rendono il prodotto unico nel suo genere, elegante e sobrio allo stesso tempo.
Grazie al carattere deciso e allo stile così ben definito Raawii ha avviato una collaborazione con il MoMA Design Store che ha riservato al brand uno spazio esclusivo nello store di New York.
Per l’occasione è stata prodotta una collezione esclusiva disegnata da Omar Sosa per i Pop Up Store nella grande mela aperti fino al 20 marzo. Si tratta di una collezione di impilabili di ciotole, caraffe e vasi in quattro varianti e ciascuna disponibile in nove varianti cromatiche tutte da vedere.
Quali sono? cannella, blu scuro, blu elettrico, senape, rosa nude, verde fumo, giallo tenue, corallo forte e fulvo. C’è davvero l’imbarazzo della scelta!
Coloratissimi e dalla silouette perfetta i prodotti firmati Rawii balzano all’ occhio inequivocabilmente all’ interno dello spazio espositivo. Così si trasformano in autentiche opere d’arte anche nell’ ambiente domestico giocando tra accostamenti e sovrapposizioni.
Ecco che l’animo nord europeo sbarca così oltreoceano dipingendo i grigi quartieri newyorkesi e dando vita ad un tour danese tra le vie dello shopping per questo spazio temporaneo che ci proietta verso il futuro con un biglietto di sola andata!
Andiamo alla scoperta degli artigiani italiani, dei mobili come si facevano una volta, con impegno, passione, l’eccellenza dei materiali, la ricerca della perfezione. E lo facciamo con Piombini Mobili, la cui passione fa parte del loro DNA. Da quattro generazioni, da più di cento anni, arredano le case degli italiani con estrema classe ed eleganza, offrendo mobili realizzati con un equilibrio perfetto, tra design, funzionalità e forme. Senza dimenticare naturalmente l’italianità, enorme punto di forza dell’azienda.
Come nascono i mobili resistenti al tempo, proprio come una volta? Siamo abituati oggi ad acquistare mobili in serie: si somigliano un po’ tutti, e non c’è davvero un tocco personalizzato, quel dettaglio che fa la differenza. Per Piombini, invece, ogni arredo deve rispettare una “ricetta” segreta: la qualità, l’unicità e l’italianità. Per questo motivo i mobili vengono creati ancora seguendo la tradizione, senza dimenticare tuttavia l’innovazione. Andiamo alla scoperta dell’azienda approfondendo i mobili di qualità di Piombini.
Mobili Piombini, come vengono realizzati?
Leggendo la storia di Piombini Mobili, scopriamo quell’inconfondibile stile italiano che è stato a lungo protratto nel tempo, divenendo un punto di riferimento mondiale. Inizia tutto con l’occhio attento dell’artigiano, che ovviamente deve saper scegliere il legno migliore per iniziare a creare il mobile. Selezionando il legno e le parti migliori, inizia a tagliarlo, per poi dare forma al mobile.
Ed è solo l’inizio: dall’artigiano si passa al “lustrin”, che consente di fare un passo successivo e dare un’anima al mobile. Non mancano poi le fasi della stracciatura: sulla superficie viene passato uno straccio per asportare la tinta, ove eventualmente non sia avvenuta la fase di assorbimento. Si passa poi al passaggio successivo, che è quello della levigatura, così da dare un’ulteriore impronta al mobile, anche per quanto concerne lo stile finale, l’effetto che si desidera ottenere.
Tutti i mobili di Piombini vengono poi curati con un velo protettivo, oltre che una cera protettiva naturale. Ma non finisce qui, perché, dopo aver creato il mobile proprio come una volta, si dà un ultimo sguardo finale, si controlla che rappresenti l’eccellenza: che risponda agli standard qualitativi del design italiano.
L’attenzione ai materiali, al design e alla resistenza
Che cosa ci aspettiamo dai nostri mobili dopo averli acquistati? Che durino nel tempo, che apportino un reale cambiamento nella nostra casa. L’arredo è una questione personale, ed è proprio la personalizzazione che si può raggiungere scegliendo Piombini. Per loro, la fase di creazione del mobile è alla base del successo, ma lo sono anche le fasi precedenti, in cui si studiano i materiali, il design e ovviamente si punta alla resistenza.
Il materiale, in particolare, è un’ossessione per gli artigiani italiani Piombini: l’equilibrio deve offrire funzionalità ed estetica, avendo cura di lavorarlo nel migliore dei modi per contraddistinguere le varie collezioni, che così diventano pezzi unici e irripetibili nel tempo.
La tradizione, tuttavia, ha sposato l’innovazione con Piombini, che continua a effettuare ricerche stilistiche e tecnologiche per mantenere la qualità dei mobili inalterata nel tempo. Riescono a interpretare i trend senza perdere la loro storia.
Infine, la resistenza è un punto fermo: ogni mobile viene testato e collaudato, così da poter garantire una certa solidità e resistenza nel tempo.
Mobili Piombini, il catalogo
Credenze, credenzoni, madie, mobili bar, letti, tavoli, sedie: Piombini realizza ogni mobile per i propri clienti. Si può arredare qualsiasi ambiente della casa nel migliore dei modi, puntando tutto sulla resa estetica, sull’eccellenza e sulla resistenza nel tempo. Per una casa originale, scegli complementi di arredo che possano fare la differenza, che la rendano speciale. Soprattutto, che le diano quell’anima che ti rappresenta, quella personalizzazione che hai sempre ricercato. Con Piombini e i suoi arredi come si facevano una volta, è possibile.
Progettata da Abimis, insieme a Studio Delineo e Massimo Rosati, ÀTRIA è la prima cucina espressamente ideata per cucinare en plein air in ogni stagione.
Realizzata interamente in acciaio Inox AISI 304 – o AISI 316 se installata in un ambiente marittimo o in uno spazio con piscina – materiale che la rende perfetta per vivere all’esterno tutto l’anno, ÀTRIA è una soluzione componibile e personalizzabile al 100%. Caratterizzata da un design essenziale, pulito e funzionale per agevolare le operazioni di pulizia e rendere semplice ed ergonomico il lavoro di tutti gli chef per passione, la cucina si presenta come un’architettura aperta e dalle proporzioni armoniose, definita da un piacevole gioco di volumi e da una perfetta alternanza di pieni e vuoti.
I moduli contenitore possono essere realizzati in diverse finiture (acciaio satinato o orbitato a mano) o declinabili in tutti i colori RAL, utilizzando le stesse tecniche impiegate nel settore dell’automotive. Eleganti dettagli e la diversa combinazione di elementi strutturali/funzionali che definiscono e personalizzano la cucina, come le maniglie, le gambe, i ripiani e le alzate, rendono ogni modello unico ed esclusivo, differente da tutti gli altri.
Rigorosa, ergonomica e capace di assicurare prestazioni di altissimo livello, ÀTRIA è un progetto outdoor pensato per interpretare i più diversi ambienti a cielo aperto, anche invernali, rinnovando l’importanza del rapporto tra uomo e natura. Terrazze panoramiche, dehors, giardini d’inverno, spazi esterni di una residenza di montagna diventano, così, contesti inediti per esaltare e accogliere la nuova cucina Abimis.
Hai capito che lasciare andare il superfluo nella tua casa è la soluzione, ora bisogna giusto capire quando fare decluttering.
Partire in quarta e fare tutto subito?
Fare poco per volta?
Creare un calendario con delle scadenze da rispettare?
Mi dispiace, non ho la risposta adatta a te.
Adatta a te.
Perché lo sottolineo? Perché, se vuoi ottenere dei risultati da questa tecnica, è giusto che lavori rispettando i tuoi tempi, le tue risorse e ascoltando le tue emozioni.
Quello che posso fare per aiutarti a capire cosa sia meglio per te è darti delle indicazioni nelle quali ti puoi ritrovare o meno.
Io ti faccio vedere quali strade ci sono, tu decidi qual è la più adatta a te.
Quando fare decluttering: ora, tutto e in fretta
Ammetto che il metodo svelto non mi piace e non credo neppure sia così efficace.
Pensare di risolvere in poco tempo una situazione che si è creata in mesi, se non in anni, è quantomeno utopistico.
Siccome non sono fan dei bibitoni che ti fanno perdere 15 kg in 15 giorni, on posso certo promuovere neppure un decluttering che punta sulla quantità e non sull’eliminazione consapevole.
Decluttering è sinonimo di consapevolezza, perché si ragiona sulle cose e ci si comporta di conseguenza.
Quando fare decluttering diventa una mera corsa all’eliminazione della quantità, è normale che poi subentrino i sensi di colpa e i mille dubbi.
Sincera?
Questo non è decluttering, è riempire a casaccio dei sacchi di roba da buttare.
Quando fare decluttering: quando c’è metodo e consapevolezza
Perdona quella che apparenza è un’ovvietà, ma ti assicuro che il bisogno di avere dei punti fermi quando si fa decluttering è alla base del mio lavoro e del risultato che vuoi tu.
Si analizza con perizia una categoria di oggetti (o una stanza, a seconda), ci si chiede cosa questo porti nella tua vita (utilità, funzionalità, bellezza…), quanto lo usi e come lo usi.
Si definisce il tempo entro il quale farlo, che non vuol dire ammazzarsi di lavoro, ma pianificare e avere continuità.
Poco, fatto bene e con costanza.
Se ancora non è arrivato il momento
Alla domanda “Quando fare decluttering?”, tu hai risposto “Non ancora”.
La tua risposta è legittima e va bene così.
Fare decluttering non è un obbligo, ma un’esigenza personale e se tu non ti senti ancora pronta per iniziare, nessuno ti obbliga.
Permettimi, però, di darti un consiglio, perché se stai leggendo questo post, in qualche modo, l’argomento ti tocca o vuoi capirne di più.
Hai mai pensato ad un approccio morbido?
Qualcosa che non ti impegni troppo a livello mentale e psicologico, ma che ti aiuti a passare all’azione?
È dai piccoli(ssimi) gesti che si inizia.
Quindi, quando fare decluttering?
In quel preciso momento:
non stare a cercare le cose, parti da quelle che ti capitano in mano: penne rotte, volantini, vecchi campioncini…
Non è il gesto in sé, ma l’abitudine a eliminare (subito) quello che non ti serve e crea ingombro.
Superata la quantità stabilita:
i ripiani che si imbarcano, i cassetti che non si chiudono, le grucce che si incastrano tra di loro sono indice di spazi troppo stipati.
Uno spazio andrebbe riempito per 3/4, così che ci sia la possibilità di far circolare l’aria, di scegliere comodamente, di prendere e riporre agilmente.
Con ritmo cadenzato:
il famoso cambio stagione, per chi ancora lo fa, è un buon momento per approfittare e fare decluttering.
Due volte l’anno controlla medicinali e spezie, una volta all’anno seleziona le bollette ed elimina quelle che hanno superato i tempi stabiliti dalla legge per la conservazione.
In questo modo non sarà faticoso, ma sono le fondamenta per iniziare.
È con i piccoli gesti che si fanno le rivoluzioni.
Quando fare decluttering lo decidi tu, io sono sempre pronta ad aiutarti.
Dandoti gli strumenti per imparare a fare da sola, diventando autonoma.
Se da una parte posso aiutarti venendo a casa tua, dall’altra parte c’è il potere dei corsi.
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