Parliamo di biophilic design: in questa tipologia di progettazione, entra in gioco non solo l’aspetto architettonico, ma anche l’aspetto ambientale, biologico, ed evolutivo dell’uomo.
Tra la fine del 1800 e il primo decennio del 1900 comparve in Francia l’Art Nouveau, un movimento artistico che influenzò tutte le forme d’arte, dall’architettura, alla pittura, a quelle decorative.
L’art nouveau si basava principalmente sull’idea di tornare a favorire l’artigianato, il ritorno alla natura e a uno stile di vita più sano e “biofilico”, per combattere la recente esplosione dell’industrializzazione e della produzione in serie.
Dalla Francia, col tempo, l’Art Nouveau si diffuse in tutta Europa, prendendo in Germania il nome Jugendstil, in Austria Sezessionstil, in Italia Liberty, in Spagna Modernismo.
Uno dei fautori più importanti ed estremisti del modernismo catalano, fu sicuramente l’architetto Antoni Gaudi, che ricordiamo per le sue opere più famose di Barcellona come “Casa Battlò”, “Casa Milà” e l’incompiuta cattedrale della “Sagrada Familia”, che sono oggi patrimonio dell’UNESCO.
Prendendo spunto dallo stile neogotico, e arricchendolo di forme giocose e sontuose, Antoni Gaudi ci ha regalato opere uniche nel loro genere.
Il suo intento fu quello di distaccarsi dall’idea dell’architettura dalle forme lineari e geometriche che aveva preso piede fino a quel momento, per tornare a farsi guidare dalla “Natura maestra” e dalle sue forme uniche e differenti l’una dall’altra.
Biofilia e biophilic design
Non credo che sia un caso che oggi cominci a prendere piede il Biophilic design: esattamente come tra l’800 e il ‘900 l’uomo sentì il bisogno di tornare alla natura oggi, dopo gli ultimi decenni di iper-tecnologizzazione, l’avvento delle case domotiche e gli ultimi due anni di pandemia, probabilmente il bisogno è tornato ad essere lo stesso.
Il Biophilic design prende il nome dalla parola biofilia, introdotta nel 1964 dallo psicologo Erich Fromm; il termine viene dal greco bios=vita e filia=amore, e parla dell’innata propensione e interesse dell’essere umano nei confronti di tutto ciò che è natura.
Oggi le cose sono completamente diverse dagli inizi del ‘900: mentre l’art nouveau si proponeva come stile puramente decorativo, oggi ci sono studi scientifici che parlano dell’importanza del ritorno alla natura, non solo intesa come decorazione, ma anche come proposta di cura per il benessere psico-fisico dell’essere umano.
E’ dimostrato, ad esempio, che in un ospedale i pazienti ricoverati in stanze con affacci su un panorama naturale, riescano a guarire e a riabilitarsi più facilmente, rispetto a quelli che hanno stanze che affacciano su viste chiuse o poco stimolanti; o come passeggiare nella natura possa essere un supporto molto importante per riprendersi da un periodo di forte stress o da un evento traumatico.
I principi del biophilic design
Il Biophilic design si occupa prima di tutto di grandi architetture, dove forme, materiali, strutture e colori naturali diventano degli aspetti cruciali in fase di progettazione.
Credo però che il Biophilic design, si possa tradurre anche in “piccola scala”, per portare questo tipo di filosofia all’interno delle nostre case, dei luoghi di lavoro, e creare ambienti che favoriscano il relax e il recupero delle energie.
In questa tipologia di progettazione, entra in gioco non solo l’aspetto architettonico, ma anche l’aspetto ambientale, biologico, ed evolutivo dell’uomo.
Si parte analizzando l’ambiente esterno e le sue condizioni per andare poi a lavorare sull’ambiente interno. Le giuste condizioni di luce, di rumore, di odore, sono basi fondamentali per mantenere il benessere psico-fisico della persona che andrà ad abitare quello spazio: poca luce, ad esempio, può andare a inficiare sul naturale ritmo circadiano del corpo umano, creando pericolose conseguenze sulla salute mentale dell’individuo. Quando manca la luce naturale, dobbiamo ricrearla aumentando i punti luce, utilizzando lampadine che mimino la luce del sole, oppure utilizzando il giallo, colore del sole per eccellenza.
Per quanto riguarda le caratteristiche biologiche, l’uomo, seppur evoluto, risponde ancora alla sua parte più istintiva, cioè al cervello rettiliano. Sarebbe quindi ottimale adottare delle colorazioni naturali per quanto riguarda le grandi superfici, cioè pavimento, pareti e soffitto, preferendo un pavimento più scuro, pareti più chiare del pavimento e soffitto più chiaro delle pareti, per ricreare le condizioni di un paesaggio naturale.
Il biophilic design lavora certamente sugli ambienti e sulle case per migliorarne l’estetica, ma mettendo al centro l’essere umano e prendendo in considerazione le sue caratteristiche e i suoi bisogni.
Per saperne di più visita il sito www.sphomecoming.it e scrivimi nella sezione contatti per avere una consulenza.
Nel cuore di Parigi studio noa* ha progettato, per una giovane famiglia italiana, un raffinato appartamento dalle linee curve e dal profumo del legno dove sentirsi subito a casa.
Tra le mille sfaccettature con cui Parigi si è imposta nell’immaginario collettivo non si possono tralasciare i nobili hôtel particulier, eleganti palazzi familiari risalenti al XVIII secolo che sorgono in isolata fierezza nel tessuto urbano. È proprio uno di questi palazzi, l’hôtel Nicolai, lo scenario che ha accolto lo studio d’architettura ed interior design noa* al primo sopralluogo nella Ville Lumière. I progettisti sono stati chiamati per ristrutturare un appartamento occupante parte del secondo piano e della mansarda per farne la nuova casa di una giovane famiglia.
Seguendo la filosofia progettuale che da sempre caratterizza noa*, gli interior designer hanno fatto precedere alla fase di composizione una parte di ricerca e di intenso dialogo con la committenza, per far sì che l’appartamento raccontasse al meglio quella che è la loro storia. Il risultato è stata la delineazione di uno “spirito nomade” dei proprietari così come il richiamo durante le prime conversazioni ad un oggetto che, per chi si definisce cittadino del mondo, ha un forte significato simbolico: la conchiglia a spirale logaritmica del Nautilus. La conchiglia, che rappresenta figurativamente il comfort domestico, e le ispirazioni parigine hanno dato il via ad un progetto dal carattere raffinato e senza tempo, in cui le diverse funzioni dell’abitare succedono naturalmente l’una all’altra e dove la linea curva diventa la cifra stilistica dell’appartamento.
Nella scelta degli arredi così come nella progettazione su misura dei mobili in rovere noa* ha voluto portare l’eleganza del quartiere del Marais, dove si trova il palazzo, all’interno dell’appartamento. Il colore del marmo blu-grigio, i tessuti dei cuscini e delle tappezzerie, la scelta dei materiali e dei colori per pavimenti, soffitti e pareti sono tutti ispirati ai tetti di Parigi.
Il piano terra presenta un’entrata di servizio e una dedicata agli ospiti, da entrambe le prospettive spicca la divisione cromatica e di materiali del pavimento: la zona living è in parquet di rovere sbiancato posato a spina di pesce francese, mentre le aree distributive sono in terrazzo. Sembra quindi che una passerella attraversi il piano e crei così due isole: da una parte una nicchia con vista sulla Senna, dove leggere o chiacchierare, realizzata in rovere e arredata con cuscini in pelle nera. Dall’altra la zona cucina e soggiorno, dove lo sguardo si posa sull’elegante marmo grigio-blu, tipologia Bardiglio Imperiale, utilizzato per il rivestimento del camino e per il piano cucina. Il divano Chester e un’accogliente zona pranzo con panca completano l’arredamento.
Punto focale nella progettazione è stato il collegamento fra piano inferiore e superiore: una sinuosa scala dalla forma organica allunga visivamente la passerella in terrazzo. Alla sua sinistra la zona dei servizi (lavanderia, toilette, cabina armadio) è racchiusa da una parete ricurva che segue l’andamento della scala. Alla sua destra, sempre sul piano inferiore, si trovano due camere da letto ed un bagno.
La camera matrimoniale ospita una vasca freestanding ricavata da un unico blocco di marmo Botticino Fiorito. Anche i lavabi e i piani doccia sono fatti dello stesso materiale. Il piano superiore ospita una stanza multifunzionale attrezzata per l’home cinema e una camera per gli ospiti con servizi, entrambe illuminate da lucernari sul tetto.
Il risultato è un progetto dall’atmosfera serena, calma e accogliente. Un appartamento dalle linee curve e dal profumo del legno, dove sentirsi subito a casa.
A San Valentino LoveTheSign celebra la festa dedicata ai design lovers con una selezione speciale di idee regalo
Il giorno di San Valentino ritorna, puntuale ogni anno, per ricordarci l’importanza di celebrare l’amore in tutte le sue forme. Una ricorrenza perfetta per regalare o regalarsi un oggetto iconico, perché si sa: è il pensiero che conta, ma a volte è bello arricchire la propria casa di accessori che rispecchiano il nostro stile.
Lo sa bene LoveTheSign che alla giornata degli innamorati dedica una romantica selezione speciale di piccoli oggetti e complementi. Dai vasi a forma di cuore agli accessori per apparecchiare la tavola: quello della piattaforma di e-shop dedicata al design è un inno all’amore per il design e per tutto ciò che è bello.
LoveTheSign | La selezione di San Valentino dedicata a tutti i (design) lovers
Lampada da tavolo LOVE by SLIDE
Love è una lampada da tavolo a forma di cuore romantica e sognante, ideale per creare l’atmosfera perfetta nella propria casa o in qualsiasi tipo di contract. In colore rosso per una luce più calda o nella versione bianca più candida, Love fa innamorare al primo sguardo grazie al suo design fortemente evocativo, creato dal famoso designer Stefano Giovannoni. La forma semplice e il suo significato universalmente riconosciuto rendono Love un ideale complemento di arredo per tutti i gusti.
Vaso LOVE IN BLOOM GIANT by SELETTI
Love in Bloomè sintesi dell’amore che sboccia dal cuore: la particolarità del complemento d’arredo è la rappresentazione reale del muscolo cardiaco, non idealizzato nella classica forma. Ogni componente dell’organo è visibile, mentre le intercapedini dove dovrebbe passare il sangue sono state trasformate in vani per fiori. Un vaso romantico che trasmette ancora più emozione nella versione Giant. Il vaso è realizzato in porcellana, materiale raffinato e adatto a contenere l’acqua per piante e fiori.
Cucchiaio da gelato BIG LOVE by ALESSI
Disegnato da Myriam Miri e prodotto da Alessi nel 2002, il cucchiaio da gelato Big Love è a forma di cuore. Ideale per tutti gli innamorati che desiderano condividere un delizioso momento e assaporare il loro buon umore. La forma a cuore del cucchiaio è generata dall’unione di due cucchiai singoli, incrociati diagonalmente: è disegnato per rispondere alle caratteristiche tipologiche del cucchiaio da gelato, piatto e affondante, e permette di mangiare in due senza invadere uno la parte dell’altro.
Panchina AMORE by SLIDE
La panchina romantica Amore appartiene a un’insolita filosofia di lettering, ideata da Giò Colonna Romano:una parola diventa un elemento progettuale e si materializza, trasformandosi in un prodotto capace di comunicare un messaggio. Amore è in grado di donare un forte impatto visivo a ogni tipo di contract, come ristoranti, hotel e locali, oltre ad essere adatto per spazi domestici, per dare colore a un’ambientazione e renderla giocosa, tipica della collezione Slide. Amore è disponibile anche nella versione laccata.
Fermalibri Scritta Verboom Love by Siderio
Verboom e’ l’esplosione di parole che accompagna e riassume le nostre vite, quelle memorabili che ci fanno riassaporare i ricordi e raccontano chi siamo e verso dove andiamo. La parola LOVE serve per dare un tocco di originalita’ agli spazi della tua casa: puoi utilizzarla come fermalibri, oppure come uno splendido soprammobile da poggiare su mensole e librerie.
Sembra incredibile dirlo, ma si, anche noi abbiamo una cucina! Dopo aver affrontato un progetto di ristrutturazione completo, nulla sembrava cosi scontato. Le spese affrontate sono state tantissime, ma grazie ad una buona gestione del budget, siamo riusciti a far rientrare anche la cucina 🙂 … anche se stavamo quasi per dimenticarla.
Dopo tanti dubbi abbiamo optato per una cucina Ikea, per diversi motivi che vi sveleremo tra pochissimo.
La nostra primissima impressione dopo averla vista montata? PERFETTA!
Iniziamo la nostra recensione svelandovi qualche dettaglio in più.
Quello che devi sapere prima di progettare una cucina Ikea
Cucina Ikea Voxtorp bianca
Tempi di realizzazione di una cucina Ikea
Innanzitutto vi dobbiamo dire che la nostra scelta è nata principalmente da un fattore temporale, Ikea era l’unica azienda che ci avrebbe fornito la cucina in tempi davvero minimi. In una settimana dall’ordine abbiamo avuto la nostra cucina montata. Tutti gli altri marchi produttori di cucine ci hanno chiesto almeno 40 giorni. In questi giorni le aziende solitamente inviano un tecnico a casa per prendere le misure (in Ikea questo passaggio è facoltativo e a pagamento, stornato poi dal prezzo della cucina una volta acquistata) e progettano i mobili su misura. Mentre Ikea ha dei blocchi standard, di varie misure, che utilizza per poterli adattare a tutti gli spazi.
Come progettare una cucina Ikea
Ricordatevi di prendere appuntamento, prima di recarvi in negozio, per poter progettare (se non lo avete già fatto a casa) la vostra cucina. Dovrete avere con voi tutte le misure della stanza, comprese quelle degli scarichi. Un consulente vi aiuterà nella scelta di colori, accessori e giusta collocazione di ogni pezzo.
Questo è quello che succede nelle famiglie normali, nella nostra un povero consulente Ikea si è scontrato con la furia dell’architetto Andre. Già, perchè Ikea ha delle politiche ben precise, sia sul montaggio che sulle misure necessarie. Richiedono 5cm di spazio laterale da ogni muro. Se quello che volete è una cucina che calza a guanto in un incasso a muro, come nel nostro caso, allora Ikea non è quello che fa per voi. Poi se siete Andrea alla fine riuscirete ad averla vinta firmando uno scarico di responsabilità sull’accortezza delle misure 🙂
Cucina Ikea Voxtorp bianca
Come montare una cucina Ikea
Non sottovalutate il montaggio. Il prezzo per questo servizio aumenta proporzionalmente a quello della cucina. Ma non pensate di poter fare tutto da soli… impossibile! Chi lo fa di mestiere solitamente ci mette circa 6/7 ore (in base anche alle dimensioni della cucina), pensate a quanto tempo servirebbe a noi comuni mortali. Un escamotage per il prezzo però esiste: fate occhio al totale della cucina escludendo gli elettrodomestici che potete montare da soli, come forno e microonde (il frigo ve lo sconsigliamo, soprattutto se incassato). Se escludete dal prezzo del montaggio alcuni articoli, riuscirete a mantenere basso il costo della cucina, mantenendo comunque tutto nello stesso ordine.
In conclusione, chi monta la cucina Ikea? Fate fare ai bravi tecnici di Ikea 🙂 Riguardo a questo precisiamo che non sarà direttamente Ikea a montare, ma una ditta esterna incaricata da Ikea.
Come pagare una cucina Ikea
Questo è un bel pezzo forte. Ikea vi da la possibilità di finanziare la vostra cucina, fino a 30 mesi, a tasso zero. Quindi alla fine dei 30 mesi avrete pagato esattamente il prezzo che vi era stato proposto all’inizio. Durante la fase di finanziamento fate sempre riferimento al fatto che volete beneficiare di eventuali detrazioni statali attive, in questo modo Agos, che si occupa del finanziamento, inserirà le giuste diciture nei bonifici.
Cucina Ikea opinioni dopo un mese dall’utilizzo
Il nostro progetto cucina Ikea Voxtorp
Dopo alcuni consigli utili che può darvi solo chi ha già acquistato una cucina Ikea, ecco le nostre impressioni dopo averla utilizzata per un pò.
ESTETICA: magnifica, nulla da invidiare alle cucine più rinomate. Ci sono tutte le accortezze di cui si necessita in una cucina. MATERIALI: non vi aspettate un’anta in legno massello, ma neanche un pezzo di legno tamburato che bussa a vuoto quando lo si sbatte. Il piano in laminato assicura una grande resistenza e le varianti di scelta sono davvero tante, si possono fare dei bellissimi mix di colore e materiale. ELETTRODOMESTICI: ottimi. Ovviamente dipende un pò dal tipo che andrete a scegliere, ci sono di gamma bassa e di gamma medio alta. Noi abbiamo cercato di prenderli abbastanza buoni e omogenei tra di loro. Per la colonna forno abbiamo scelto ANRÄTTA, sia per il forno che per il microonde e finora sono stati impeccabili, sia per tecnologia che per estetica. Il frigo invece si chiama ISANDE, un total no frost, ottimo per dimensioni e funzionalità integrate. PREZZO: non è molto distante da quello di alcune cucine più rinomate. Se si progetta una cucina con tanti dettagli e di un certo design, il prezzo non è cosi basso, soprattutto sommando il montaggio. Quindi prima di andare diretti da Ikea vi diciamo di farvi un giro. Ricordatevi però che i tempi non sono gli stessi di Ikea e per noi questo è stato schiacciante nella decisione.
In generale ci sentiamo di poter consigliare una cucina Ikea se riuscirete a fare un bel progetto e sarete assistiti da un buon consulente che sa consigliarvi.
Una delle domande più frequenti quando si ristruttura casa è: “ma se trasformo il mio impianto di riscaldamento in elettrico/se installo il piano ad induzione/se metto una colonnina di ricarica devo aumentare la potenza del contatore?”
Esistono una risposta semplice e una corretta a questa domanda. In questo articolo le daremo entrambe.
“Se metto il riscaldamento con pompa di calore devo aumentare la potenza del contatore?”
“Se installo un piano ad induzione rischio che salta la corrente?”
“E se tengo accesi i condizionatori, il forno, il ferro da stiro, …… tutti insieme mando l’impianto in corto circuito?”
“Ma con la colonnina di ricarica elettrica devo stare attento a quali apparecchi tengo accesi quando metto in ricarica la macchina?”
Senza dubbio negli ultimi anni c’è stata una grossa spinta verso la completa elettrificazione delle case, e quindi le domande qui sopra sono normali e lecite.
Capire se, in seguito ad una ristrutturazione, è necessario modificare anche la potenza del contatore non è particolarmente difficile, ma ogni casa ha una risposta diversa perché in ogni casa viene installato un mix di impianti/apparecchi elettrici, e a gas diversi (oltre ad avere le case stesse dimensioni diverse, cosa che incide non poco).
Se vuoi la risposta semplice alla domanda “devo aumentare il mio contratto di fornitura dell’energia elettrica” eccola: sì, fallo, tanto non sbagli.
Ma la vera questione è di quanto devi aumentarlo. E qui c’è la risposta corretta. Che sarà il tema di questo articolo.
Fino a pochi anni fa la fornitura standard di energia elettrica era di 3kw anche per immobili abbastanza grande. Senza dubbio questa fornitura va ancora bene per molti casi, ma è altrettanto vero che sempre più spesso è necessario passare a 4,5kw, 6kw se non di più proprio perché il numero di apparecchi elettrici è in costante aumento. In una ristrutturazione che ho seguito qualche anno fa siamo dovuti passare a 10kw. In quel caso si trattava di un appartamento molto grande…ma non si tratta di un caso così raro.
La prima cosa a cui si pensa quando si parla di aumentare la taglia della fornitura elettrica è bollette più care. In realtà non è così: la potenza del contatore deve coprire i picchi di energia che presumibilmente verranno richiesti, ma il consumo medio può comunque mantenersi contenuto. Inoltre bisogna tenere in considerazione che passando a soluzioni elettriche ci saranno meno (se non nulle) richieste di gas, con un sostanziale azzeramento di quella bolletta.
Pertanto l’aumento (o diminuzione) delle bollette va visto sempre in ottica globale, non solo della singola bolletta. Parleremo di come ottimizzare questi aspetti nell’ultima parte dell’articolo.
Per capire se e quanto aumentare la potenza di fornitura elettrica dobbiamo chiarire alcuni concetti.
POTENZA INSTALLATA, POTENZA DI PICCO E POTENZA MEDIA
In casa devi distinguere tra la potenza reale installata, l’energia che presumibilmente costituirà il picco di richiesta e l’energia che mediamente verrà richiesta.
Qui ne parliamo in modo molto maccheronico per capire i concetti, quindi se sei un elettricista, un progettista di impianti elettrici o qualcos’altro con conoscenze tecniche nel settore tappati le orecchie e turati il naso.
La potenza installata è la somma delle singole potenze di tutti gli apparecchi (elettrici in questo caso) che ci sono in casa (o che potrebbero esserci).
Si va dai grandi elettrodomestici (frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici, forno, etc.), agli apparecchi per il riscaldamento (pompe di calore, caldaie, ventilconvettori, condizionatori, etc.) ai piccoli elettrodomestici (phon, microonde, televisione, impianto stereo, computer, etc.), agli apparecchi di uso quotidiano (cellulari, tablet, sveglie, etc.), ad eventuali impianti di sicurezza (antifurto, videosorveglianza), senza scordarsi dell’illuminazione.
Conoscere questa potenza è fondamentale per progettare e sezionare correttamente un impianto elettrico (ne abbiamo parlato in questo articolo). Lì troverai alcune informazioni che ti daranno una prima idea sulla necessità o meno di aumentare la potenza del tuo contatore. Però il fatto èche basarsi su questo dato è fuorviante.
Abbiamo poi la potenza media utilizzata: cioè di questi apparecchi quali in un utilizzo standard verosimilmente funzioneranno in contemporanea?
Il calcolo della potenza media è utile per comprendere quali saranno i consumi sulla base di cui pagherai le bollette. E il suo calcolo dovrebbe essere fatto a livello stagionale. Infatti, al netto degli apparecchi che rimangono accesi continuativamente (ad esempio frigorifero e sistema produzione acqua calda), gran parte dell’energia consumata in una casa è dovuta a due consumi variabili legati alla stagionalità: riscaldamento/raffrescamento e illuminazione.
In estate ad esempio utilizzeremo i condizionatori/ventilconvettori per raffrescarci ed avremo meno bisogno di accendere le luci perché le giornate sono lunghe.
In inverno invece utilizzeremo i condizionatori/ventilconvettori/termosifoni/etc. per riscaldarci e terremo le luci accese per molte ore.
Durante le mezze stagioni probabilmente non consumeremo nulla di riscaldamento/raffrescamento e terremo le luci mediamente accese.
Conoscere mediamente quale sarà la potenza consumata in ogni stagione ti consente di tenere un corretto bilancio familiare, ma utilizzare questo dato per decidere la taglia del tuo contratto di fornitura dell’energia elettrica è sbagliato.
La potenza media impiegata inoltre è utile per fare un corretto dimensionamento degli impianti fotovoltaici. Infatti è inutile farlo sul massimo della potenza installata (quando mai tutti gli apparecchi verranno utilizzati in contemporanea?) e nemmeno sulla potenza di picco stimata (ne parliamo qui sotto). L’impianto fotovoltaico deve essere in grado di sopperire a una parte significativa dei consumi elettrici, non di farti staccare completamente dalla rete elettrica (sì, puoi anche perseguire questo scopo…ma devi fare una valutazione costi/benefici che non è oggetto di questo articolo).
La potenza di picco è quella da utilizzare per determinare la taglia del contratto di fornitura. Che poi parliamo di una potenza di picco stimata.
Questa è infatti la potenza massima che presumibilmente potrebbe essere richiesta in condizioni particolari che sappiamo si verificheranno durante l’anno (anche se non sappiamo con precisione quando).
Ad esempio in periodi di freddo intenso sarà necessario accendere alla massima potenza tutti i condizionatori/ventilconvettori/termosifoni/etc., inoltre potresti mettere in funzione contemporaneamente i grandi elettrodomestici e qualche piccolo elettrodomestico (lavastoviglie, forno, lavatrice e un phon) a cui aggiungere gli apparecchi sempre accesi e qualche altro (televisione, caricabatterie, etc.).
Si tratta di casi rari, che possono durare poco tempo (anche poche ore) ma che devono essere considerati tra i vari scenari possibili: la taglia del contratto elettrico va basata su questi possibili picchi di richiesta (che bada bene sono inferiori alla potenza complessiva installata in casa). Lo scopo è non ritrovarti senza energia all’improvviso perché è saltato il contatore.
CALCOLARE LA POTENZA DI PICCO
Calcolare la potenza necessaria in casa non è molto difficile: hai bisogno solo di alcuni dati e di capire alcuni concetti.
Prima cosa: finora stiamo parlando di potenza, ma cos’è?
La potenza è la quantità di energia (in fisica chiamato lavoro) che viene fornita in un dato momento (unità di tempo).
L’energia può essere di varia natura: meccanica (pensa alla potenza di un’automobile), termica (pensa alla potenza di riscaldamento di una caldaia a gas), elettrica (pensa a quanta energia è in grado di fornire una lampadina). L’unità di misura per tutte le potenze è il Watt.
Quindi, tornando alla potenza elettrica, ogni apparecchio elettrico ha una potenza massima espressa in Watt (W). Questo dato lo trovi nelle targhette che ogni apparecchio elettrico deve avere.
La potenza massima richiesta in una casa è la somma di tutte le potenze di tutti quanti gli apparecchi presenti se venissero accesi in contemporanea. In una casa moderna potremmo trovare:
Questi chiaramente sono solo i principali, ma ce ne possono essere molti altri.
Calcolare la potenza installata significa prendere per ogni apparecchio la potenza massima assorbita (indicata nelle targhette in watt) e sommarle. Un’operazione semplice in fondo. Come abbiamo già accennato da questa somma vengono dei valori molto alti. In un appartamento medio puoi arrivare tranquillamente a 10 kW di potenza installata (diecimila Watt).
Ma come abbiamo detto non è questa la potenza su cui dimensionare il contratto di fornitura di energia elettrica. Devi prendere la potenza di picco ipotizzata.
Si tratta di un conto che di solito fa un progettista di impianti (alle volte anche gli installatori), figura che dovrebbe essere presente quando si pensa di rifare gli impianti e passare tutto all’elettrico. Ad ogni modo due conti della serva li puoi fare anche tu per capire se devi aumentare la taglia del contatore: simula degli scenari realistici e somma la potenza elettrica richiesta da parte di ognuno degli apparecchi installati.
COME SCEGLIERE LE OFFERTE LUCE (E GAS) DOPO UNA RISTRUTTURAZIONE
A questo punto, determinata la potenza che ti serve, puoi valutare se è necessario aumentare la fornitura e contemporaneamente se mantenere o cambiare il fornitore di energia.
Come sai ultimamente il costo dell’energia è salito notevolmente, ci sono stati aumenti delle bollette di oltre il 50%. E questo vale sia per l’energia elettrica che per il gas.
La realtà è che il costo dell’energia è aumentato di molto più del 50%. Infatti la cosiddetta componente energia è solo una quota parte dell’importo di una bolletta.
Spesa per il trasporto e la gestione del contatore (20,18%)
Spesa per oneri di sistema (18,96%)
Imposte (13,21%)
Quindi la componente energia incide per meno della metà sull’importo della bolletta. Pertanto ad un ipotetico raddoppio del costo dell’energia non corrisponde un raddoppio della bolletta ma un aumento di circa il 50% (che comunque è una somma importante).
Ho voluto verificare questi dati, così ho preso la bolletta di casa mia e me la sono guardata per confrontarla con questi dati. Eccola (nb: vivo in un mini appartamento, mi riscaldo con un sistema elettrico e sono spesso fuori per lavoro):
Su una bolletta di 46,71€ abbiamo:
Spesa per la materia energia = 19,98€ (47,05%)
Spesa per il trasporto e la gestione del contatore = 8,91€ (20,98%)
Spesa per oneri di Sistema (attività commerciali + dispacciamento) = 8,73€ (20,56%)
Imposte = 4,84€ (11,41%)
Direi che bene o male ci siamo con i dati di AEEGSI.
Quindi, detto che il costo dell’energia è aumentato e che probabilmente dopo una ristrutturazione bisognerà rivedere la propria fornitura di energia elettrica, è importante seguire dei criteri per scegliere il nuovo contratto o fornitore.
A tal proposito ecco alcuni consigli del sito prontobolletta che mi ha aiutato a scrivere questo articolo.
Punto 1: costi di variazione del contratto di fornitura
Se decidi di mantenere il tuo vecchio fornitore dovrai contattarlo per chiedergli l’aumento (o la diminuzione). Se invece decidi di cambiarlo dovrai comunicare contestualmente anche la potenza che desideri ti venga fornita.
Dato il contratto di 3kw come base (con i relativi costi di prima attivazione o voltura), ci saranno dei costi fissi da sostenere, che ci vengono dati da ARERA (autorità dell’energia). Fino a tutto il 2023 ci sono delle agevolazioni.
55,66€ per ogni Kw aggiuntivo per i clienti domestici fino a 6kw (da gennaio 2024 saranno 70,41€)
23,00€ per oneri di gestione
Da gennaio 2024 ci saranno anche 25,81€ di oneri amministrativi
Così puoi già farti una prima idea dei costi che affronterai. Naturalmente si tratta di costi Una-tantum.
Ma dati questi costi fissi sono altri gli elementi su cui dovrà basarsi la tua scelta tra un fornitore e l’altro.
Punto 2: costo della componente energia
La prima cosa da verificare è chiaramente il costo della componente energia. In Italia vige il libero mercato, quindi ogni fornitore può dare una propria quotazione all’energia che vende.
Ti voglio evidenziare che oltre al libero mercato esiste anche il mercato tutelato (servizio di maggior tutela), in cui il costo della componente energia è stabilito trimestralmente dall’Autorità dell’Energia (ARERA) sulla base dell’andamento dei prezzi delle materie prime.
Oltre ad avere un prezzo “calmierato”, chi aderisce al servizio maggior tutela non trova in bolletta le perdite di rete (sempre da Arera).
Però non è detto che il servizio maggior tutela sia più conveniente rispetto al libero mercato, anzi solitamente alla fine si spende di più. La cosa positiva è che è più stabile.
Purtroppo questa opzione dal 2023 non sarà più possibile, in quanto il servizio di maggior tutela verrà dismesso (è stato prorogato di un anno perché doveva cessare nel 2022).
Punto 3: offerte complete
Una volta valutato il costo della componente energia è utile fare delle considerazioni in merito a quali fonti energetiche ci servono: solo elettricità o anche gas?
Se serve una doppia fornitura sarebbe importante, ai fini del risparmio, valutare offerte tutto compreso: cioè che con un unico fornitore contemplano offerte luce e gas. Chiaramente se sei passato ad una casa totalmente elettrica non è un problema, ma se hai ancora un consumo misto potrebbe essere utile valutare un fornitore che garantisca sia la fornitura elettrica che quella del gas.
Ma le offerte tutto compreso possono riguardare non solo luce e gas. Altro aspetto da tenere in considerazione sono i servizi extra: un accesso a internet è ormai obbligatorio in tutte le case e se vai da un fornitore specializzato le tariffe possono essere alte. Ci sono molti fornitori di energia elettrica e gas che garantiscono anche l’accesso alla fibra o ad internet veloce. Cosa utile se hai realizzato un impianto domotico, che ti consente di monitorare in remoto la casa.
Punto 4: fonti sostenibili
Infine, visto che è un tema ormai molto attuale, verifica se il tuo fornitore di energia utilizza fonti sostenibili per produrre questa energia. Non ha senso investire in alternative ecologiche e optare per un fornitore che non persegua gli stessi obiettivi.
TRANSIZIONE ENERGETICA E AUMENTO DEI COSTI DELL’ENERGIA NON DEVONO SPAVENTARE
Non c’è dubbio che negli ultimi anni le richieste di energia elettrica ai fini domestici siano cresciute in modo importante.
I motivi sono vari: partendo dal numero sempre crescente di apparecchiature che abbiamo in casa, per continuare con la conversione di impianti di riscaldamento a gas (caldaia + termosifoni) in elettrici (pompa di calore + termosifoni/radiante/ventilconvettori/etc.).
Tutto ciò promosso da una campagna mediatica che racconta di un’energia elettrica “green e che fa bene alla terra”.
Su questo aspetto è necessario fare una riflessione: l’energia elettrica non è ancora una fonte energetica pulita, ma lo è potenzialmente.
Lo è sicuramente perché consuma meno risorse naturali (gas, carbone, legno, pellet, etc.) e gli apparecchi che la usano sono sempre più efficienti. Non lo è ancora perché buona parte dell’energia elettrica è ancora prodotta utilizzando risorse naturali (ci sono molti impianti in cui si brucia gas e carbone per realizzare energia elettrica).
Siamo in un periodo di transizione: cioè stiamo convertendo gli apparecchi che consumano risorse naturali in apparecchi elettrici e stiamo convertendo i sistemi di produzione dell’energia elettrica in sistemi che non prevedono l’utilizzo di risorse naturali (quindi dal gas e carbone al fotovoltaico, eolico, idroelettrico, etc.). Quindi la transizione elettrica ha una sua logica.
Questo pare essere un concetto che non capiscono (o fingono di non capire) le persone che sono contro l’elettrico. Affermano che è vero che le apparecchiature che utilizziamo inquinano poco ma che per produrre l’energia elettrica si inquina molto. Hanno ragione, per ora è così e lo sarà ancora per molto. Ma si chiama appunto transizione per qualche motivo.
Le macchine costruite durante la prima rivoluzione industriale (non mi riferisco alle automobili ma ai macchinari delle fabbriche) erano realizzate utilizzando i vecchi metodi (lavoro umano + lavoro animale). Questo fino a quando non sono state costruiti macchinari in grado di costruire altri macchinari. Col tempo avverrà la stessa cosa per la produzione di energia elettrica.
Chiusa questa riflessione, abbiamo evidenziato come ci sia un generico aumento del costo dell’energia (elettrica, metano e qualsiasi altra energia) dovuto a tante cause, tra cui anche la pandemia da cui stiamo uscendo.
Fino a poco tempo fa chi vendeva impianti di riscaldamento elettrici diceva che le bollette sarebbero diminuite. Ora forse non è altrettanto semplice fare questa affermazione, ma il dato di fatto è che in questo periodo in particolare è importante adottare uno stile di vita rispettoso dell’ambiente, razionalizzare i consumi (per diminuirli) e valutare in modo consapevole tra i vari fornitori di energia elettrica.
Chiudo questo articolo riportandoti una mia esperienza su questo ultimo aspetto: qualche mese prima dell’aumento dei costi dell’energia avvenuto a fine 2021 ho cambiato fornitore di energia elettrica perché pagavo bollette che mi sembravano esagerate per dimensioni della casa e utilizzo che ne facevo.
Con il passaggio al nuovo fornitore le mie bollette sono scese di circa il 40%.
Design, funzionalità, innovazione e precisione: queste sono le caratteristiche che fanno del frigorifero French Door di Signature Kitchen Suite uno dei migliori frigoriferi da scegliere nel 2022. La cucina è l’ambiente della casa dove il design si fonde con funzionalità, tecnologia e precisione, soprattutto se si parla di elettrodomestici innovativi, e chi ama cucinare sa bene quanto sia importante la conservazione della materia prima.
Signature Kitchen Suite, azienda del gruppo Lg Electronics, vanta elettrodomestici da cucina di alta gamma dalle performance di alto livello, tecnologia smart e design ricercato.
Perché scegliere il frigorifero French Door di Signature Kitchen Suite?
Due sistemi di raffreddamento indipendenti.
Il modello French Door è dotato di due compressori Linear Inverter, che assicurano, affidabilità e silenziosità ai massimi livelli. Ogni vano è gestito da un evaporatore dedicato, per assicurare la massima precisione in termini di gestione della temperatura.
La versatilità del cassetto Convertible Drawer
Una sorta di 3 in 1; può diventare frigorifero, congelatore o cassetto con temperature personalizzate. Può essere impostato in modo indipendente in4 temperature predefinite e qualora servisse più spazio può essere impostato come frigorifero o congelatore, prendendo quindi in automatico la stessa temperatura dei vani superiore o di quello inferiore.
Dispenser integrato per il ghiaccio e per l’acqua
Nella parete interna laterale è integrato un dispenser l’acqua fredda, che si aziona con una leva direttamente a contatto con il bicchiere. Facile e semplice da utilizzare, il dispenser non toglie spazio utile alla capacità del frigorifero, anzi, i frigoriferi sono dotati in aggiunta anche di auto ice-maker, con capienza fino a 2,3 kg di cubetti di ghiaccio.
Illuminazione LED a induzione
Quante volte capita di aprire il frigorifero e di trovarsi in difficoltà perché la luce è oscurata da qualche prodotto all’interno? Signature Kitchen Suite propone il sistema intelligente True-View per avere sempre luce discreta e puntuale su ogni ripiano, ma mai direttamente rivolta verso lo sguardo di chi apre il frigorifero, grazie al funzionamento a induzione magnetica. Ogni ripiano ha una sua illuminazione e può essere regolato oppure spostato a seconda delle esigenze. Anche i piccoli balconcini laterali e il contenitore dedicato agli snack sono riposizionabili e removibili per avere la massima flessibilità nell’utilizzo.
Un design pratico ed elegante
Grazie al sistema Lift and Go ogni alimento trova il suo posto, grazie anche ai balconcini regolabili e ai cassetti molto capienti. Anche il contenitore snack si può facilmente riposizionare, più in alto o più in basso, creando così spazio anche per i grandi volumi come i piatti di portata, le tortiere, i box pizza, le insalatiere, la frutta o la verdura.
Il vetro e il metallo sono i materiali utilizzati per gli interni; non sono solo belli dal punto di vista estetico, ma sono anche stati progettati per fare in modo che il congelatore lavori con una variazione massima della temperatura pari a 1 grado rispetto al valore impostato. In questo modo il freddo può essere trasferito velocemente e in maniera efficiente, senza sprechi.
Inoltre il modello French Door di Signature Kitchen Suite è personalizzabile con lo stesso materiale e le stesse finiture della cucina, ma in alternativa è disponibile anche il kit di porte in acciaio inox con logo marchiato Signature Kitchen Suite.
Un frigorifero intuitivo e sempre connesso
Tutti gli elettrodomestici da incasso Signature Kitchen Suite sono a prova di WI-FI con la possibilità di essere connessi ai sistemi di controllo di tutta la casa e di essere comandati e monitorati a distanza grazie alla App dedicata. In particolare il frigorifero è dotato di Wi-Fi abilitato per il controllo SmartThinQ® con applicazione disponibile per iPhone e per Android.
Non riesci più a gestire la tua casa e hai capito di aver bisogno di una consulenza di decluttering e di riordino: questa è la condizione di partenza.
Oggi voglio aiutarti a capire e a scegliere quale modalità è la più adatta alle tue esigenze, cercando tutti i dubbi che, so per esperienza, sorgono di solito.
Chi ha bisogno di una consulenza di decluttering e di riordino
Sfaterò il mito che vuole che la Professional Organizer aiuti chi ha la casa super incasinata o sia la soluzione perfetta per quell’amica che non ce la fa a buttare nulla.
La Professional Organizer aiuta chi vuole risolvere un problema dovuto al caos in casa, determinato da un certo quantitativo di oggetti che non si sanno gestire, da spazi sfruttati in maniera poco funzionale, dal bisogno di trovare un metodo che permetta di costruire nuove abitudini organizzative.
La questione non è il caos, ma la sensazione che ci trasmettono gli ambienti nei quali viviamo.
Ho lavorato in case che, a primo impatto, non avevano bisogno di grandi interventi e sono entrata in altre che mi davano senso di soffocamento.
Ciò che per me è una sensazione, un’emozione, non è la stessa per te: se la tua casa ti provoca disagio, insoddisfazione, stanchezza fisica e mentale, ecco, allora hai bisogno di una consulenza di decluttering e di riordino.
Tu vivi la tua casa e solo tu sai come la vuoi vivere.
Per questo motivo, questo tipo di lavoro non lo devono decidere gli altri. Può essere un consiglio, un suggerimento (attenzione! non si sa mai come potrebbe essere interpretato), ma nessuno deve decidere per te.
Come si svolge una consulenza di decluttering e di riordino
La consulenza ha lo scopo di trovare la soluzione ai tuoi problemi di organizzazione, fornendoti un piano d’azione e gli strumenti più adatti alle tue esigenze.
Si lavora fianco a fianco, esaminando gli spazi da riorganizzare, passando in rassegna quello che hai, scegliendo cosa tenere e cosa non fa più per te (eh, sì, fare un buon decluttering è determinante per la riuscita del lavoro), strutturando così un ambiente più funzionale e facile da mantenere nel tempo.
In tutto questo sarai accompagnata dai miei consigli e dalle mie spiegazioni sul perché fare in un determinato modo, ti aiuterò a imparare a fare per essere in grado di muoverti poi in autonomia e ti creerò una piccola “tabella operativa riassuntiva”.
Le modalità per la consulenza di decluttering e di riordino sono due:
Puoi dire basta al caos, alla sensazione di disagio, allo stress, agli acquisti sbagliati, allo spreco, al tempo perso dietro alla casa e alle cose.
Avrai una casa funzionale e facile da gestire, ambienti armoniosi, avrai anche maggior consapevolezza di quello che possiedi e sarai più accorta con le tue spese.
E, te lo assicuro, anche il rapporto con te stessa migliorerà sensibilmente, perché una consulenza di decluttering e di riordino ti riporta al centro dei tuoi spazi (non solo fisici )e ti insegna a circondarti di sensazioni positive.
Te lo meriti!
Cover photo by Kara Eads on Unsplash
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prima di sapere come arredare in stile Kinfolk è meglio capire che cosa è questo stile. Più che uno stile di design, il kinfolk è uno stile di vita partita da una rivista fondata nel 2011 a Portland. Dunque il kinfolk è uno stile di vita che si concentra sul concetto di slow living, dando valore alla qualità piuttosto che alla quantità.
Kinfolk è legato all’estetica dei paesi nordici e al concetto hygge, pensando sempre da un punto di vista sostenibile. Infatti semplicità è il sinonimo di Kinfolk. I colori saturi per valorizzare la decorazione naturale e minimalista è una caratteristica di questo stile. Il bianco, il grigio o il beige, mobili e decorazioni in legno, rattan o cermaica con disegni molto minimal, piante grasse e semplici costruiscono questo stile.
Questo stile punta tanto sull’auttenticità degli oggetti fatti a mano, i wabi-sabi, la bellezza dell’imperfetto e il vintage. Può spesso ricordare lo stile boho.
Questo mix tra l’autenticità e semplicità è molto legato alla sostenibilità. Per creare questo stile è fondamentale avere un lifestyle che valorizzi gli oggetti che ci circondano e pensare a uno stile decorativo neutro e minimalista per evitare acquisti compulsivi e influenzati dalla tendenza che scompare in breve tempo. Avere un particolare attenzione ai processi di produzione tradizionali, attenti all’ambiente e alle persone.
I fondatori della rivista kinfolk e di questo lifestyle vogliono mostrarci l’importanza di pensare e prendersi cura della nostra comunità sopra ogni cosa. Infatti la scelta del nome “kinfolk” viene dall’inglese antico ed è la combinazione tra due parole ” cynn ” che significa famiglia e ” folk ” che è il sinonimo di ” persona ” e si riferisce alle persone che appartengono della stessa famiglia.
Nei prossimi post parlerò dello stile wabi-sabi e lo stile hygge, se non vuoi perdere i miei prossimi post seguimi sui social e iscriviti al blog con la tua mail.
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Sebbene l’idea del plexiglass sia venuta per la prima volta al chimico e inventore Otto Rohm nel 1901, solamente nel 1933 l’aziendaRohm & Hass lo ha introdotto sul mercato col nome con cui oggi lo conosciamo.
Visto fin da subito come un’alternativa al vetro, leggera e infrangibile, il plexiglass ha alle spalle una storia affascinante. Nel tempo, è stato impiegato per numerose applicazioni, l’ultima in ordine di tempo è arrivata con la pandemia, quando le barriere protettive in plexiglass hanno cominciato ad essere utilizzate contro la diffusione del SARS COV-2. Ristoranti, negozi e altre attività hanno infatti cominciato ad installare le pareti divisorie in plexiglass come schermi protettivi sia per i lavoratori che per i clienti. Ma, questo, è solo l’ultimo uso del materiale in ordine di tempo.
Cos’è il plexiglass
Noto come acrilico, vetro acrilico o polimetilmetacrilato (PMMA), il plexiglass è un termoplastico trasparente a base di petrolio, tipicamente prodotto in fogli. È un materiale forte, resistente e leggero, con una resistenza all’urto maggiore rispetto al vetro e con una stabilità che lo rende perfetto per un utilizzo outdoor. Tutte caratteristiche che, insieme ad altre proprietà come la durata nel tempo, la capacità di riflettere la luce e la lavorazione semplice, fanno del plexiglass un materiale molto amato.
Tuttavia, difficilmente i prodotti in plexiglass utilizzano PMMA puro. In genere il materiale viene modificato per ottimizzarne ulteriormente le proprietà: si può aggiungere il butilacrilato per migliorare la sua resistenza all’urto, l’acido metacrilico per un impiego a temperature elevate, o semplicemente colorati ad hoc per amplificare il suo aspetto decorativo.
Che caratteristiche ha il plexiglass
Tra le caratteristiche del plexiglass, a spiccare è principalmente la sua resistenza. Simile alla fibra ottica per trasparenza, a seconda della mescola vanta un certo grado di infrangibilità: viene infatti usato spesso per la produzione di vetri di sicurezza e presidi antinfortunistici, ma anche per la realizzazione di elementi d’arredo meno delicati rispetto al vetro e al cristallo.
Le caratteristiche del plexiglass, infatti, sono ben evidenti nel raffronto col vetro. La sua densità è di 1,19 g/cm3, circa la metà di quella del vetro (2,5 g/cm3). Inoltre, ha un punto di rottura superiore al vetro (ma inferiore al policarbonato), ed è più trasparente alla luce visibile. Tuttavia, è più facile da graffiare: fondamentale è rivestirlo, così da renderlo meno sensibile a graffi e abrasioni.
Il plexiglass si distingue dagli altri materiali perché è:
trasparente
infrangibile
resistente agli agenti atmosferici, agli urti e all’invecchiamento
utilizzabile sia in contesti indoor che outdoor
resistente agli acidi e alle sostanze alcaline (non ingiallisce col passare del tempo)
versatile (anche grazie alla vasta gamma di colori, spessori e finiture)
leggero
pratico
facile da pulire
resistente alla polvere e allo sporco
luminoso
Come utilizzare il plexiglass
Sin da quando è stato immesso sul mercato, il plexiglass è stato utilizzato per tutta una serie di scopi. La sua industria è cresciuta soprattutto durante la II Guerra Mondiale, quando veniva impiegato per costruire le cabine di pilotaggio degli aerei. A conflitto terminato iniziò ad essere usato prevalentemente nell’architettura e nel design.
Oggi il plexiglass viene trattato come sostituto del vetro trasparente, in tutta una serie di ambiti: dalle barriere protettive di stadi e palazzetti agli acquari ai finestrini degli aerei, dalle vasche da bagno e i piatti doccia ai fanali posteriori delle automobili. Un altro importante ambito d’applicazione è l’industria sanitaria: col plexiglass si realizzano le lenti intraoculari per la cura della cataratta, sotto forma di “cemento” viene usato per fissare impianti e riparare le vertebre fratturate, ma viene anche usato per le protesi dentali.
A livello architettonico, il plexiglass viene spesso utilizzato per i lucernari per via della sua facile manutenzione e per la resistenza agli urti e agli agenti atmosferici. Amato nei bagni in quanto antiscivolo e infrangibile (abbassa dunque il rischio di infortuni domestici), viene usato per piccoli e grandi complementi d’arredo, per i pannelli solari e per le serre. Da quando è scoppiata la pandemia, inoltre, è il materiale preferito per gli interventi architettonici temporanei in ristoranti, negozi e piccole imprese. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda infatti a tutta una serie di attività l’installazione di barriere in plexiglass, per via del loro importante ruolo nella prevenzione del contagio.
Trasformare in studio un angolo della casa è, di questi tempi, a dir poco fondamentale.
Conosciuto anche come telelavoro, lo smart working si è diffuso in maniera così capillare e repentina che, da un giorno all’altro, ci siamo resi conto che il tavolo della cucina, il divano o il mobile toeletta non erano ottimali per lavorare da remoto come se fossimo in presenza.
E questo per non parlare delle mirabolanti invenzioni casalinghe che abbiamo messo in atto: assi da stiro usati come scrivanie, improvvisati supporti per pc ricavati dalle sedie…
Insomma, accantonati fantasiosi progetti fai-da-te, è giunto il momento di ripensare (e finalmente creare) il perfetto angolo studio: un piccolo ufficio domestico che, con l’aiuto di arredi trasformabili, mobili a scomparsa, scrivanie e librerie componibili, consenta di lavorare, studiare, ripassare una presentazione e organizzare meeting virtuali senza varcare l’uscio di casa.
Hai a disposizione un locale in più, una terra di nessuno che è diventata negli anni una palestra, poi un deposito e dopo ancora lo spazio-gioco dei piccoli?
Sfruttalo per allestire un ambiente che sia insieme camera degli ospiti e studio, una stanza multifunzione da utilizzare sia quando lavori da casa che quando inviti amici e parenti lontani.
A metà strada tra un ufficio domestico e una camera extra, questo spazio ibrido potrà, a seconda dell’ampiezza, essere diviso idealmente in due aree funzionali:
un angolo studio vero e proprio
una zona relax dedicata al riposo
Più piccola è la stanza-studio, più intelligenti dovranno essere le soluzioni d’arredo: orientarsi verso mobili multifunzione o richiudibili a parete è la chiave per ottimizzare un ambiente di dimensioni piccole – per non dire piccolissime – sfruttando fino all’ultimo centimetro il pavimento e i muri liberi.
E via libera, dunque, agli arredi che integrano o incorporano letto, libreria e scrittoio, oppure ad originali composizioni che alternano mensole, vani aperti e contenitori chiusi.
Se l’ambiente è piuttosto ampio, invece, nulla vieta di optare per una soluzione dai volumi importanti, che possa occupare una porzione di muro o addirittura un muro intero.
È questo il caso delle composizioni a tutta parete, spesso costituite da elementi con ante abbinati a capienti moduli libreria.
Perfetti per chi desidera sfruttare l’alternanza di vani a giorno, nicchie e scomparti chiusi, sono indicati per archiviare in maniera ordinata documenti, fascicoli, faldoni e, nel caso di attività più creative, materie prime, utensili e accessori.
Angolo studio vero e proprio
Vale un discorso diverso per le zone studio tout court: non stanze-ufficio ma angoli della zona giorno o della zona notte trasformati in postazioni PC.
In mancanza di una stanza pensata ad hoc, è infatti indispensabile individuare lo spazio migliore per allestire un mini ufficio di casa accogliente e funzionale, da utilizzare sia nei momenti di emergenza che in occasione di attività di lunga durata.
Al variare delle esigenze varieranno le soluzioni d’arredo, questo è certo. Ma qualunque sia il bisogno pratico, è bene dare importanza anche alla resa estetica.
La zona ufficio potrà definirsi riuscita se si fonderà alla perfezione nell’ambiente di partenza, sia esso il soggiorno, l’ingresso o la camera da letto.
Monolocale-studio
Opzione preferita (e qualche volta obbligata) di studenti universitari fuori sede, lavoratori pendolari e giovani alle prime esperienze con la vita in solitaria, il monolocale ha tanti pregi ma anche tanti difetti: uno fra tutti, le dimensioni.
Il nome è di per sé evocativo e non lascia spazio alle interpretazioni: mono-locale, ovvero un’abitazione costituita da un solo ambiente condiviso tra zona giorno e zona notte, cucina e angolo studio, appunto.
Data la particolare conformazione, i monolocali costringono più di altre realtà abitative a cercare soluzioni intelligenti e alternative, poco ingombranti e a profondità ridotta, capaci però di rispettare e fare tesoro della combinazione vincente funzionalità + piccoli spazi = mobili salvaspazio.
Tra le idee più amate non mancano i trasformabili: arredi che, incorporando nella stessa struttura scrivania e letto o scrivania e armadio, funzionano come veri mobili 2 in 1.
Se i mobili multifunzione riscuotono un certo successo, non sono da meno gli arredi a scomparsa. Richiudibili e apribili al bisogno, scrivanie girevoli, tavoli a ribalta e scrittoi nascosti consentono di allestire postazioni di lavoro che compaiono – e scompaiono – solo quando se ne ha la necessità.
Il risultato? Più spazio libero in casa, maggiore ordine e l’illusione che gli spazi non siano poi così ristretti.
Soggiorno con angolo studio
Zona studio in soggiorno? Sì, ma solo se in armonia con il mood e il carattere dell’ambiente che lo circonda.
La scelta di allestire un mini ufficio nel living è in linea con le tendenze del momento, che non solo premiano l’effetto mix&match degli stili e delle finiture ma supportano la necessità imperante di suddividere uno stesso ambiente in diverse micro-aree funzionali.
Meno vincolati ai centimetri, gli appartamenti con zona giorno a vista cavalcano l’onda della versatilità per allestire angoli studio originali, simmetrici e destrutturati, anche sospesi se si vuole ottenere un effetto di leggerezza senza uguali.
A questo proposito, i mensoloni a parete usati come scrivanie appese al muro rispecchiano in pieno il trend minimalista del less is more.
Anche per i grandi soggiorni, però, la preferenza va agli arredi a scomparsa: scrivanie con piano scorrevole e tavoli a ribalta diventano gli alleati perfetti per smantellare la zona studio quando l’orario di lavoro è ormai terminato.
Zona studio in cameretta
Quando si dice camera dei ragazzi si dice compiti, e quando si dice compiti… la mente va subito alla scrivania.
Troppo spesso sottovalutato, il piano di lavoro dei più piccoli richiede invece un’attenta analisi dell’ambiente e una progettazione ancora più accurata.
Scegliere tra un modello lineare o angolare, tra una variante laccata o in legno, infatti, non basta più.
Allestire un angolo studio a prova di bambino significa considerare la sua età, le sue esigenze e i comfort per svolgere in serenità le attività scolastiche assegnate.
A questo si aggiunge un quesito piuttosto spinoso: dove realizzare la zona studio in cameretta? O, in altri termini, dove sistemare la scrivania?
La risposta dipende dai metri quadri della camera e dal numero di bambini che condividono la stanza, ovviamente, ma in linea generale è possibile allestire una zona compiti contro il muro o ai piedi del letto, parallela alla parete o direzionata verso centro stanza.
Qualunque sia la soluzione scelta, ciò che conta è che il piano di lavoro sia sempre ben illuminato dalla luce naturale e abbia a disposizione una libreria dove lasciare i libri di scuola o una piccola cassettiera destinata alla cancelleria.
Anche per gli adulti, in primis i giovani adulti, disporre di un angolo studio nella propria stanza è ben più che un optional.
Fedele compagna di lunghi pomeriggi di ripasso, la scrivania diventa l’alleato indispensabile per svolgere la propria attività da remoto, per consultare la posta elettronica o, poeticamente, per annotare sul proprio taccuino gli eventi principali della giornata.
Quella che durante l’infanzia era una postazione per i compiti, infatti, nella camera dei grandi assume connotati maturi, concretizzati esteticamente da finiture calorose ed eleganti, guidate dai toni naturali del legno o dalla delicatezza delle tinte pastello.
Le idee d’arredo spaziano dalle soluzioni più semplici, composte esclusivamente da scrivanie-scrittoi, alle combinazioni complesse, dove entrano in gioco librerie, mensole, cubi e contenitori bassi armoniosamente integrati tra loro.