14 Novembre 2021 / / Case e Interni

Loft semplice in stile scandinavo

Caratterizzato da open space luminoso, elementi architettonici industriali, soffitti alti e numerose finestre, questo loft è uno spazio ricercato, mediato dalla sobrietà dello stile scandinavo.

Questo loft di 85 mq, con soffitti a volta di 5 metri e splendide finestre industriali si trova in Svezia. È un fantastico loft ispirato alle tendenze dell’architettura in città come Milano e New York.

Ormai lo sappiamo, ma vale sempre la pena ricordarlo: “loft” è il nome che identifica una residenza ricavata in una fabbrica abbandonata o in un altro edificio industriale trasformato in abitazione. Uno stile abitativo americano, che ha avuto origine in edifici industriali, magazzini e laboratori. L’idea di utilizzare le fabbriche abbandonate come alloggi è comparsa già negli anni ‘40 nel distretto manifatturiero di Manhattan. A quel tempo i prezzi degli stabili in centro aumentarono per cui le imprese industriali e artigianali si trasferirono in periferia. Quegli spazi divenuti sfitti, vennero occupati volentieri da artisti attratti dalle caratteristiche funzionali delle abitazioni (soffitti alti, bella illuminazione). I loft sono diventati sempre più popolari negli anni ’50. Poco tempo dopo, quella tipologia di abitazione originale divenne sempre più richiesta.

Loft semplice in stile scandinavo

Qui troviamo splendide finestre dagli infissi neri, ambienti semplici ed eleganti. Solo la camere da letto, il bagno e la dispensa sono chiusi da porte.

Il passato industriale dell’edificio è facilmente intuibile: questo immobile era una fabbrica di pellame. Ma il suo potenziale per diventare un loft davvero interessante è stato sufficiente per avviare la ristrutturazione dell’edificio e creare spazi residenziali. Dopo le opere sulla facciata e negli interni, l’edificio ha assunto una struttura abitativa contemporanea, con soluzioni a basso consumo energetico.

Una combinazione di colori essenziale e neutra assicura una facile integrazione delle diverse zone dell’open space. Il pavimento rivestito di parquet prefinito di colore scuro, riscalda visivamente gli interni industriali e prosegue fino in camera da letto. Le pareti sono state lasciate nel modo più semplice possibile e con gli impianti a vista. Inoltre le volte hanno conferito a questo interno un valore speciale.

Loft semplice in stile scandinavo

La calma, la luminosità, i bei volumi e la ristrutturazione contemporanea fanno di questa proprietà uno speciale luogo da vivere.

Il cuore della casa batte nella zona living. La cucina si confonde e scompare sullo sfondo, mentre l’angolo pranzo e il soggiorno si contendono lo spazio vicino alle ampie finestre. Una grande armadiatura sfrutta l’altezza disponibile e si estende dall’ingresso fino a quasi la cucina.

In questa splendida casa industriale, c’è anche la vista sul lago, che si può ammirare dalle ampie finestre del soggiorno. Un loft tranquillo è qualcosa che molti ricercano.

La cucina a vista è quasi mimetizzata nella zona giorno. L’angolo cottura in acciaio è nascosto dall’utilissima dispensa. Per il resto i mobili della cucina sono bianchi e neri, così come nera è l’isola su ruote. Un insieme versatile adatto alla vita moderna.

Loft semplice in stile scandinavo

Lo spazio della camera da letto rimane privato, riducendo così la sensazione di apertura tipica da loft.

Onestamente, chi non vorrebbe trascorrere un po’ di tempo in questa casa?!

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

Loft semplice in stile scandinavo

fonte e foto: skandiamaklarna

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Anna  e Marco – CASE E INTERNI

13 Novembre 2021 / / Dettagli Home Decor

The Shell Passivhaus

Ideal Standard per The Shell, una residenza sostenibile, progettata in standard Passivhaus, dove protagoniste sono le fonti energetiche passive

Lo studio Piraccini+Potente Architettura ha progettato a Cesena una residenza sostenibile concepita tenendo conto dei bassi consumi e del minor impatto possibile sull’ambiente. The Shell è stata infatti costruita secondo lo standard Passivhaus.


The Shell Passivhaus

Uno schermo solare in legno avvolge interamente l’edificio, un involucro interno di colore scuro che definisce il reale perimetro dell’abitazione, e, oltre agli aspetti funzionali di natura bioclimatica, diviene un elemento emozionale capace di modificare nell’arco dell’intera giornata la percezione della luce.

The Shell Passivhaus

L’edificio sfrutta la diversa inclinazione del sole nell’arco delle stagioni al fine di utilizzare il calore prodotto dalla radiazione solare. Non sono presenti sistemi di riscaldamento attivi come termosifoni, riscaldamento a pavimento o ventilconvettori. Il sistema è così efficiente che la casa si riscalda utilizzando fonti energetiche passive: le radiazioni solari, il calore del corpo umano e quello prodotto dagli elettrodomestici.

 The Shell Passivhaus

L’unico impianto presente è una ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore, capace di far respirare la costruzione espellendo aria viziata ed immettendo aria dall’esterno. Il fabbisogno energetico dell’edificio è talmente basso che, in termini di climatizzazione estiva ed invernale, produce più energia di quella consumata, utilizzando un impianto di soli 3kw. Inoltre, non utilizzando fonti energetiche combustibili, le emissioni in atmosfera sono zero.

 


The Shell Passivhaus

Gli interni sono stati progettati con arredi disegnati su misura. Gli aspetti relativi alla sostenibilità ambientale, che hanno caratterizzato l’intero progetto, si riflettono anche sulla scelta dei materiali e delle finiture degli arredi, realizzati con legno naturale di rovere e marmo di Carrara, utilizzando collanti privi di emissioni di formaldeide.

The Shell Passivhaus

Per gli ambienti bagno, uno da giorno e l’altro da notte, che contrastano il rigore dei colori e delle forme che caratterizzano gli ambienti principali, lo studio di architetti si è affidato alla competenza di Ideal Standard. In queste stanze, il bianco delle pareti lascia il posto alle carte da parati dal forte impatto decorativo che richiamano ambienti naturali, come selve ed oceani. Qui, come nel resto della casa, trovano spazio elementi di arredo in marmo e legno che, insieme ai prodotti e alle soluzioni di Ideal Standard, richiamano la semplicità e la razionalità dell’intero progetto.

La selezione di prodotti Ideal Standard comprende: il lavabo Ipalyss, sottile ed elegante, ma anche robusto grazie all’innovativo materiale Diamatec® brevettato dall’azienda e i sanitari Tesi, una collezione caratterizzata da uno straordinario equilibrio tra forma e funzionalità.

The Shell Passivehaus

Nel progetto è stata inserita anche la collezione Strada II, con i lavabi dalle forme morbide e dalle linee contemporanee, e i sanitari sospesi dal design minimal e delicato. I vasi di entrambe le collezioni, Tesi e Strada II, sono dotati della tecnologia di scarico brevettata da Ideal Standard AquaBlade®, una soluzione pulita, silenziosa e intelligente, che garantisce livelli superiori di igiene e un consumo idrico ridotto, cui si aggiunge una caratteristica spesso sottovalutata, la silenziosità: AquaBlade® abbatte del 25% il rumore dello scarico rispetto a un flusso tradizionale.

Per contribuire ulteriormente al risparmio idrico, nel progetto è stato inserito un altro brevetto Ideal Standard, ProSysTM, una gamma di soluzioni di installazione e risciacquo che, grazie alle avanzate funzionalità, permette di risparmiare energia ed acqua e di migliorare l’igiene. Nel sistema ProSys™ sono incluse infatti diverse tecnologie, tra cui SmartValve, una speciale valvola d’ingresso che consente di risparmiare fino a 63 litri d’acqua alla settimana, riducendo il consumo idrico del 12%.

The Shell Passivhaus

Grazie all’innovazione tecnologica garantita dall’azienda e all’ampia gamma di soluzioni a catalogo, Ideal Standard ha quindi saputo rispondere agli elevati standard richiesti dall’intero progetto, rivelandosi il partner ideale per accogliere questa sfida all’insegna della sostenibilità.

fotografie di Chiara Pavolucci

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12 Novembre 2021 / / Dettagli Home Decor

angolo di casa accogliente nei toni naturali
carta da parati Flourish Yellow di Hovia

In vista dell’inverno Hovia, ex MuralsWallpaper, ci regala i migliori consigli del settore su come creare in casa angoli accoglienti dove rifugiarsi nei mesi più freddi. Presenta inoltre una curata selezione di carte da parati floreali.

carta a parati floreale dietro al camino
Carta da Parati “Rye” di Hovia

Toni terrosi

Il marrone e le sue sfumature sono tra i colori più popolari quest’anno, complice anche la tendenza “Dark Academia” che diffonde l’interesse per l’estetica romantica e le sue tonalità delicate, alla stregua del malinconico.

Che sia per ottenere uno stile boho o per un look moderno, una carta da parati declinata nei toni terrosi è la scelta ideale per creare un’atmosfera accogliente e alla moda,  soprattutto se si è amanti della semplicità.

carta da parati floreale nei toni terrosi
carte da parati “Losse e Papillon” di Hovia

Cottagecore

Un altro trend del momento è l’estetica Cottagecore, uno stile rustico in grado di creare nei nostri interni un’atmosfera serena e ispirata alla natura.

Alla base di questa tendenza ci sono design a tema floreale presentati con un carattere vintage, un motivo che si trova su vestiti, cuscini ricamati e sulle pareti. A questo proposito, le carte da parati presentano campi di fiori selvatici e giardini di rose amorevolmente curati, un look tanto campestre quanto sofisticato, perfetto per la casa moderna dove si vuole inserire un tocco di dolcezza.

carta da parati floreale stile cottagecore
carta da parati “Harvest” di Hovia

Il nuovo Hygge

Se qualche anno fa lo stile Hygge era considerato un trend, negli ultimi tempi è diventato un vero e proprio stile di vita. La casa è il nostro luogo sicuro, lo spazio dove vogliamo sentirci a nostro agio mentre scopriamo nuove routine e attività che ci facciano stare bene. Per questa ragione, decorare con i toni autunnali è il modo perfetto per creare luoghi dove rilassarsi e immergersi in un’atmosfera intima e piacevole.

carte da parati stile Hygge
carta da parati “Flourish Yellow e Thrive” di Hovia

Angoli confortevoli

Nell’ultimo anno, la nostra casa è diventata sempre di più il centro nevralgico delle nostre attività, ed è importante avere degli spazi tutti per noi dove potersi rifugiare, soprattutto quando si vive con più persone.

Non è un caso quindi che si senta l’esigenza di vivere in spazi multitasking, dove ogni angolo della casa possa distaccarsi dagli altri e avere una sua funzione, che sia un ufficio, una palestra, o una zona per i bambini.

Creare e decorare le pareti di un piccolo mondo dove accoccolarsi può rendere l’inverno meno duro e, allo stesso tempo, può donare agli interni un tocco di stile.

I prodotti di Hovia sono disponibili in carte da parati su misura, in rotolo, o in carta adesiva, ideale per le case in affitto. Qui di seguito, i prezzi per ciascuna opzione:

– Carta da parati in rotolo: 140,40 € al rotolo, tasse incl.
– Carta da parati su misura: da 45,60 € al metro quadro, tasse incl.
– Carta da parati su misura adesiva: da 78,88 € al metro quadro, tasse incl.

Scopri qui le carte da parati proposte in questo articolo.

Copia il look

Tavolino in vimini di H&M | Comodino con cassetto di H&M | Testata del letto di Tikamoon | Fodere dei cuscini di IKEA | Tappeto in iuta di Benuta | Panca in legno di ZARA HOME | Letto di Maisons du Monde

L’articolo Come rendere la casa più confortevole per l’inverno: le proposte di Hovia proviene da Dettagli Home Decor.

11 Novembre 2021 / / Blogger Ospiti

Cucina moderna

La cucina, fino a qualche tempo fa, era il luogo deputato esclusivamente alla conservazione dei cibi e alla preparazione dei piatti. Nelle progettazioni veniva infatti considerata un’area separata rispetto alla zona living e non era percepita come uno spazio di condivisione e convivialità quotidiana. Negli ultimi anni, invece, la cucina è diventata un vero e proprio ambiente sociale, anche perché cucinare, grazie a numerosi show televisivi e ad un crescente interesse verso la cultura del cibo, è diventato sempre più un modo per stare insieme, divertirsi e trascorrere il proprio tempo libero.

Durante le cene e i pranzi con amici e famigliari non è inusuale, ad esempio, cucinare a vista senza temere l’effetto degli odori e della confusione che si crea quando si preparano i piatti: la cucina, quindi, diventa sempre più spesso un tutt’uno con la sala da pranzo. Questa tendenza coincide con un profondo bisogno di modernità, che si riflette di conseguenza anche nella progettazione degli spazi e nella disposizione dei mobili.

Ma come si può rendere più moderna una cucina classica? L’operazione non è semplice nella maggior parte dei casi. In Italia, secondo le statistiche, circa il 36% degli edifici ha più di 40 anni e l’ultimo importante periodo di ammodernamento delle case nel nostro Paese risale al 1977, anno in cui sono state emanate le prime leggi sul risparmio energetico. Molti appartamenti dunque sono stati arredati con il gusto dell’epoca e gli ambienti sono stati suddivisi secondo le esigenze di quegli anni. Gli incentivi sulla ristrutturazione, come il bonus con detrazioni al 110% e tutte le agevolazioni correlate, aiuteranno a rinnovare il parco edilizio; conviene approfittarne per dare una svecchiata ad una casa che ormai non rispecchia più le esigenze attuali, partendo proprio dalla cucina.

Progettare nuovi spazi

Il lavoro di ammodernamento deve partire ovviamente dalla progettazione. La cucina moderna necessita di spazi differenti, che prevedono a monte una progettazione accurata degli impianti e una disposizione funzionale degli arredi. Una delle regole più in voga è la regola del triangolo di lavoro, ossia la creazione di una zona che, attraverso la congiunzione di tre linee rette, crea un nucleo di lavoro in cucina composto da lavello, piano cottura e frigorifero. Non ci devono essere ostacoli in quest’area specifica, in modo da potersi muovere con facilità e in poco tempo, durante la preparazione e la cottura del cibo.

Rispetto ad una cucina classica, sono cambiate anche le misure del piano di lavoro. Si cercano superfici sempre più ampie dove appoggiare gli utensili e predisporre gli ingredienti. Inoltre risulta molto attuale la tendenza di mostrare piccoli elettrodomestici e strumenti per cucinare. A completare la suddivisione degli spazi in una cucina moderna arriva l’isola, un elemento d’arredo ormai irrinunciabile, un vero e proprio palcoscenico dove esibire le proprie capacità culinarie che viene spesso riservato ad un pranzo veloce e ad un aperitivo improvvisato con gli amici. Un luogo dedicato alla convivialità che rende la cucina un ambiente da vivere in tutti i momenti della giornata.

Personalizzare con gusto

Sappiamo che la casa è l’espressione del gusto e della personalità di chi la abita e negli ultimi anni questo tema è sempre più al centro della progettazione dei nuovi ambienti. In una cucina moderna non può quindi mancare il tocco personale, magari scegliendo dei rivestimenti particolari o creando un’alternanza cromatica con gli sportelli dei mobili. Uno dei dettagli preferiti è la maniglia. I nuovi modelli di cucina propongono diverse tipologie di maniglie per personalizzare con originalità la casa e rispondere al meglio alle preferenze di chi la vive. Bassetti Home Innovation Disegna, Realizza e Veste la tua Casa, è attenta ad ogni particolare, con l’obiettivo di realizzare un restyling in linea con le aspettative dei clienti. Interior designer esperti possono offrire soluzioni adatte a te e studiate nei minimi particolari.

11 Novembre 2021 / / Ristrutturazione Pratica

Ho perso il conto delle volte in cui mi è capitato di sentire affermazioni di questo tipo:

“l’impresa mi ha presentato il capitolato…secondo te il preventivo è giusto?”

In questa frase ci sono due parole che vanno d’accordo come il formaggio sul pesce: capitolato e preventivo.

Il capitolato con il preventivo non c’entra nulla.

Un preventivo di ristrutturazione va fatto su un computo metrico, cioè un documento che serve per quantificare le lavorazioni da eseguire. Il capitolato è un documento tecnico (o contrattuale) che descrive modalità di esecuzione e caratteristiche dei materiali previsti, ma non li quantifica.

Conoscere i contenuti e gli scopi di questi documenti è essenziale per la corretta gestione di una ristrutturazione e per evitare sorprese.

mailling list per ristrutturare casa

Su questi aspetti c’è spesso molta approssimazione che parte proprio da chi lavora nel settore. Infatti troppo spesso vedo imprese presentare preventivi di ristrutturazione approssimativi cercando di condensare in un unico documento il capitolato e il computo (e spacciando il tutto per capitolati).

Ma sia chiaro: questa non è un’accusa alle imprese. O almeno non a tutte…Alle volte sono costrette a comportarsi in questo modo per motivi di cui ho già parlato molte volte e che non ripetiamo qui.

Però l’utilizzo di terminologie sbagliate viene assorbito dai clienti (cioè da te)…portandoli a commettere errori.

Se vogliamo giocare ad un gioco con regole chiare e condivise dobbiamo prima di tutto metterci d’accordo proprio sui termini:

  • Il Computo è il documento che serve per quantificare le opere (e fare i preventivi)
  • Il Capitolato tecnico è il documento che serve per descrivere materiali e lavorazioni
  • Il Capitolato generico è il documento che serve per definire le condizioni contrattuali

E non me li sono inventati io questi termini ma si utilizzano da sempre. Nel settore pubblico sono standardizzati e normati da decenni. Chi ci lavora lo sa e non si sognerebbe mai di presentare un progetto in cui capitolato e computo si sovrappongono, o peggio ancora di redigere un’offerta su un capitolato.

Solo che se nel pubblico è tutto normato…nel privato possiamo fare un po’ come ci pare. Nelle ristrutturazioni poi c’è il delirio…

E guarda che alla fine il problema non è l’utilizzo di termini sbagliati…per quello basta mettersi d’accordo…il problema sono le conseguenze di questi termini errati.

Di cui una, nelle ristrutturazioni, è proprio sovrapporre il capitolato con il computo.

Provare a produrre documenti sintetici che provano a descrivere e quantificare lavori per decine di migliaia di euro in poche righe non va bene.

Porta immancabilmente a problemi durante i lavori.

Infatti succede che l’impresa tira fuori dal cilindro costi in più che non ti aspetti, oppure esegue i lavori nel modo sbagliato. E se gli chiedi “ma questa cosa non doveva essere prevista nella voce xxxxx?”, la risposta è “veramente no, vede non c’è scritto qui…”.

E che gli puoi dire? Ha ragione! Puoi arrabbiarti, dirgli che non ti aveva detto così, urlare e fargli causa. Ma se non c’è scritto non c’è scritto. E in questi documenti non c’è mai scritto.

Ecco perché usare i documenti giusti con le finalità per cui sono stati pensati è essenziale.

Per capire come andrebbero predisposti guardati il progetto di un’opera pubblica (uno fatto bene eh…perché anche qui ci sarebbe molto da dire…). Ne trovi tanti online. Il computo e il capitolato sono sempre due documenti ben distinti.

E il capitolato è a sua volta diviso in varie sezioni. E non è certo un fascicoletto di poche pagine: si tratta di un documento che supera facilmente le cento pagine.

Certo: spesso si tratta di testi standard…ma almeno vengono messi nero su bianco i requisiti dei materiali e le modalità di esecuzione delle opere. E se viene previsto un materiale o una lavorazione particolare il capitolato la riporta.

Oh ma sia chiaro, non vivo nel mondo dei balocchi. Sono il primo a dire che per una ristrutturazione spesso è inutile fare documenti esageratamente articolati. Anzi, dal mio punto di vista molte volte, con un buon computo, il capitolato è un documento inutile…ma se ce lo metti (e lo spacci per il documento sui cui fai il preventivo) una descrizione un minimo decente la vuoi mettere?

E invece nella maggior parte dei casi questa cosa non succede.

Chiaramente non va fatta di tutta l’erba un fascio: perché chi vuole fare le cose per bene è contento di un capitolato preciso. Il problema è chi vuole fare le cose alla viva il parroco. Sono sempre questi soggetti da cui devi difenderti. E non sai mai dove si nascondono.

Non voglio ripetermi per l’ennesima volta ma devi affrontare la ristrutturazione con le giuste informazioni e devi essere in grado di valutare le cose che ti vengono dette e consegnate. E in quest’ottica conoscere la differenza tra computo e capitolato, e quali dovrebbero essere i loro contenuti, è essenziale.

Certo questa differenza la sa anche il tuo tecnico (si spera). Lui, oltre produrre questi documenti, dovrebbe tutelarti e quindi potresti non preoccuparti troppo della questione.

Ma non prendiamoci in giro…chi legge questo blog di solito si trova in una di queste situazioni:

  • Vorrebbe fare tutto da solo
  • Sta pensando di affidarsi ad un’impresa chiavi in mano
  • Si è affidato al tecnico più economico sulla piazza e adesso non si fida

Io spero con i miei articoli di aver aiutato qualcuno ad affrontare la ristrutturazione in modo diverso…ma se sei in una delle condizioni qui sopra (o anche solo per cultura personale) devi capire la differenza tra questi due documenti. Quindi nei prossimi paragrafi ti spiegherò:

  • La differenza tra computo e capitolato
  • Come deve essere fatto un computo a regola d’arte
  • Come deve essere fatto un capitolato a regola d’arte
mailling list per ristrutturare casa

DIFFERENZA TRA CAPITOLATO E COMPUTO

Abbiamo capito che il capitolato è un documento con una duplice finalità: contrattuale e tecnico-descrittivo. Invece il computo è un documento quantitativo-economico.

Però detta così è un po’scarna. Quindi spendiamo qualche parola in più.

Capitolato

Il primo grande fraintendimento sul capitolato è che sia un documento con cui l’impresa comunica al cliente quali sono le finiture previste.

Niente di più sbagliato di così.

Questa è una convinzione derivata dalle imprese di costruzioni che vendono gli immobili su carta prima di costruirli. E che effettivamente sottopongono una sorta di “capitolato” agli acquirenti.

Ma se in quel determinato contesto è corretto tale utilizzo del capitolato, nelle ristrutturazioni è totalmente sbagliato e va invertito: il capitolato è un documento con cui tu comunichi all’impresa che finiture dovrà installare.

“Eh ma che ne so io di quali finiture dovrà installare l’impresa?”

Hai ragione…infatti non puoi farlo da solo ma hai bisogno di un tecnico che lo prepari.

Tecnico che in un corretto processo di ristrutturazione è di tua fiducia (e non di fiducia dell’impresa) e che sviluppa il progetto secondo le tue esigenze e desideri.

Ok, ma qui stiamo travisando i contenuti di questo articolo. Se vuoi approfondire seriamente queste tematiche c’è il mio manuale “Ristruttura la tua casa in 7 passi”. Lo trovi qui.

Tornando al capitolato e a cosa sia, ecco la definizione che ne dà la Treccani:

capitolato s. m. [der. di capitolo]. – 1. Atto amministrativo (propr. detto c. d’oneri) che contiene le condizioni e le modalità relative all’esecuzione di un contratto fra l’amministrazione pubblica e un privato o all’esercizio di una concessione fatta dalla prima al secondo: c. generali, se relativi a determinati tipi di contratto o di concessione; c. speciali, se relativi a determinati contratti o concessioni; c. d’appalto di lavori pubblici, c. d’affitto, ecc. Una scrittura analoga può formare anche il complemento di un contratto d’appalto fra privati, spec. fra un committente e una ditta di costruzioni: in essa si precisano diritti e doveri delle due parti, particolarità dell’esecuzione delle singole opere, materiali da impiegare, prezzi, compensi per le varie categorie di lavoro, ecc.

La prima cosa che leggiamo è che si tratta di un documento che contiene le condizioni e le modalità (nda realizzative) relative all’esecuzione di un contratto.

La seconda cosa che evidenzia la Treccani è che si tratta di un documento solitamente redatto tra un’amministrazione pubblica e un soggetto privato. Ma poi dice che può essere redatto anche tra privati, che è il caso tipico di una ristrutturazione.

Da questa definizione si evince che il capitolato non siano altro che gli articoli che regolano il contratto. Che possono essere inseriti dentro il contratto stesso (e che quindi si può chiamare anche contratto-capitolato) oppure possono essere inseriti come allegati (cioè un documento chiamato semplicemente capitolato).

Ma per la tua ristrutturazione non è questo il documento che dobbiamo intendere come capitolato. A noi interessa il capitolato tecnico (o capitolato speciale).

Si tratta di un documento che ha lo scopo di regolare gli aspetti tecnico-esecutivi dell’opera da realizzare, definendo i requisiti e la qualità delle opere che devono essere realizzate, con particolare attenzione alle caratteristiche dei materiali impiegati e alle modalità di esecuzione dei lavori.

Si tratta di un elaborato predisposto dal progettista che, sebbene non obbligatorio, potrebbe essere utile anche in una ristrutturazione privata.

Quindi abbiamo fatto una prima distinzione tra le due tipologie di capitolato:

  • Capitolato d’appalto
  • Capitolato tecnico (o speciale)

In questo articolo parleremo solo del capitolato tecnico. I contenuti del capitolato d’appalto, per quanto riguarda i lavori privati, fanno parte del contratto di appalto di cui ho parlato lungamente nel manuale “Ristruttura la tua casa in 7 passi” e nel libro “Ristrutturazione Roadmap”.

Ad ogni modo più avanti approfondiremo meglio il capitolato. Prima però capiamo in cosa si differenzia dal computo.

Computo

Il computo è la quantificazione delle singole lavorazioni necessarie per realizzare l’opera. La ristrutturazione nel nostro caso.

Sebbene concettualmente possa sembrare molto simile al capitolato ci sono differenze sostanziali.

Nel capitolato tecnico, come vedremo, materiali e modalità di esecuzione delle opere sono due cose separate. Nel computo invece trovano la sintesi in una specifica lavorazione.

Provo a spiegarmi con un esempio: per costruire un muro sono necessari dei materiali (diciamo mattoni e malta) e anche del lavoro da parte di uno o più operai. La lavorazione consistente nella realizzazione di un muro viene sintetizzata in una voce di computo che considera entrambi questi elementi: sia il materiale che come deve essere realizzata la parete (quindi il tempo di lavorazione richiesto agli operai).

Per questo motivo tipicamente troverai in una voce di computo l’incipit “fornitura e posa in opera di…” e la chiusura “…compreso tutto quanto necessario per dare l’opera completa secondo la regola dell’arte”.

Proprio perché la lavorazione deve comprendere tutto.

Un computo naturalmente è composto da una voce per ogni lavorazione (e in una ristrutturazione possono essere tante). E per ogni lavorazione viene fornita una misurazione (quantità) e un costo.

Spero di averti chiarito a livello generale le differenze tra questi due documenti. Ma c’è ancora tanto da dire, quindi entriamo nel dettaglio.

COME È FATTO UN COMPUTO

computo mockup portatile

Per farti capire quello che devi aspettarti di trovare in un buon computo dobbiamo dividerlo nelle due parti essenziali da cui è composto:

  • Le voci delle lavorazioni
  • La misurazione di queste voci

Il computo di per sé è la seconda parte. Ma è impossibile predisporlo senza passare per una corretta definizione delle prime.

Le voci di lavorazione

Come dicevamo ad ogni lavorazione deve essere associata una voce di computo.

Questa lavorazione deve corrispondere ad una parte d’opera ragionevolmente finita, cioè deve avere una sua autonomia.

La lavorazione in tal senso ad esempio non è “realizzazione di impianto elettrico” ma la somma di tutte le lavorazioni necessarie per realizzare l’impianto elettrico. Ad esempio installazione di presa elettrica, installazione di interruttori, di quadro elettrico, etc. 

Poco fa abbiamo fatto l’esempio della realizzazione di un muro. Come hai letto quando ti ho elencato i materiali, non c’erano l’intonaco e nemmeno la pitturazione. Il motivo è che sono voci di lavorazione a parte che hanno una loro autonomia (puoi intonacare o pitturare un muro esistente…).

Quindi ogni lavorazione deve essere definita nella sua parte più piccola che abbia un senso.

Sia chiaro: non è compito tuo sapere quali sono queste lavorazioni. Se ne occupa il tuo tecnico (o dovrebbe). Qui voglio farti capire la logica con cui si costruisce un computo.

Chiarito ciò ogni voce di lavorazione è composta da:

  • Un codice
  • Una descrizione
  • Un’unità di misura
  • Un prezzo unitario

Il codice è univoco, riferito solo a quella lavorazione, e serve a semplificare la gestione del documento.

La descrizione invece serve per individuare correttamente la lavorazione.

In tale descrizione oltre ad essere spiegato sommariamente in cosa consiste quello che deve essere realizzato, dovranno essere riportati anche i materiali che verranno utilizzati (anche con marca e modello se ne sono previsti di specifici). E nella descrizione dei materiali potrebbero essere ripetuti i punti principali espressi nel capitolato (in modo sintetico).

Siccome il computo è un documento quantitativo, dovrà per forza esserci un’unità di misura di riferimento: ad esempio un muro si computa in metri quadri. Mentre una presa elettrica si computa in quantità (si dice “cadauno”), oppure un battiscopa in metri lineari, il ferro in kg o il calcestruzzo in metri cubi. Ad ognuno il suo.

Tale unità di misura deve essere poi completata con un costo unitario. Cioè quanto costa fare un metro quadrato di muro? Ecco che parliamo di €/mq.

Questi sono i quattro elementi che compongono una voce di lavorazione. Qui sotto ti riporto un esempio:

computo: una voce di misurazione

Quando si realizza un computo la prima cosa da fare è individuare la lista di tutte le lavorazioni necessarie per eseguire l’opera.

Naturalmente le lavorazioni possibili sono migliaia (decine di migliaia). Difficilmente un tecnico le conosce tutte o ne sa dare una descrizione completa. Quindi per stilare questa lista solitamente si ricorre a dei prezzari.

Quelli più diffusi sono i prezzari regionali delle opere pubbliche. Ogni Regione ne ha uno e sono quasi tutti molto completi (ultimamente anche abbastanza aggiornati).

Oltre a questi prezzari regionali ci sono numerosi altri prezzari redatti da associazioni di categoria o enti privati. Uno su tutti è il prezzario DEI (la tipografia del Genio Civile).

Se in tutti questi documenti non si trova la lavorazione specifica prevista, oppure se ha delle caratteristiche talmente particolari che le descrizioni generiche dei prezzari potrebbero dare adito ad interpretazioni sbagliate, chi predispone il computo (il tecnico di solito) può predisporre dei “nuovi prezzi”.

Una nota: fare un nuovo prezzo non significa chiedere un preventivo a un fornitore e metterci lì il prezzo che viene comunicato. Ci sono molti fattori da considerare. Manodopera, spese, utili…ogni voce è diversa e va valutata nel modo corretto.

Comunque utilizzare i prezzari è la soluzione preferibile perché costituiscono un “vocabolario comune” compreso da tutti gli operatori del settore. Infatti, sebbene siano scritti per le opere pubbliche, l’edilizia è una, quindi la maggior parte delle lavorazioni possono essere riportate tali e quali nelle opere private.

Quindi le imprese, che hanno la necessità di capire velocemente in cosa consiste una determinata lavorazione e sono abituate ad usare i prezzari regionali, sono ben contente di avere a che fare con un computo che comprendono e su cui ci sono poche possibilità di interpretazione.

C’è da dire che per utilizzare i prezzari regionali ci vuole un po’ di esperienza perché contengono decine di migliaia di voci: se non ci si riesce ad orientare correttamente si rischia di perdere giornate intere alla ricerca della lavorazione giusta (per scoprire che non esiste e quindi dover fare comunque una nuova voce…). Io ci tengo a fare i computi delle opere che progetto ma ti assicuro che quando ho iniziato a lavorare piuttosto che utilizzare i prezzari regionali avrei preferito mille volte creare delle nuove voci.

Ad ogni modo, una volta che sono state individuate tutte le lavorazioni necessarie si può passare alla redazione del computo vero e proprio con le misurazioni.

Le misurazioni: la stesura del computo

La quantificazione delle lavorazioni è il cuore del processo di scrittura del computo. Ed è la parte più impegnativa.

Partiamo col dire che esistono due tipi di computi:

  • Il computo metrico
  • Il computo metrico estimativo

Il primo riporta solo le misurazioni parziali e totali di ogni lavorazione, il secondo ci aggiunge anche le informazioni economiche…cioè quanto costa complessivamente la singola lavorazione e nel complesso tutta l’opera.

Perché differenziarli?

Semplicemente perché è probabile che quando vuoi chiedere un preventivo ad un’impresa non devi essere tu a dirle il costo supposto dei lavori…sarà lei a mettere un prezzo ad ogni lavorazione. Quindi gli consegnerai solo un computo metrico ma non estimativo.

In ogni caso per chi li predispone fare l’uno significa fare automaticamente anche l’altro. I programmi con cui si fanno i computi (che solitamente non è excel…) infatti permettono di produrre entrambi i documenti dallo stesso file con pochi click.

Detto ciò, la redazione di un computo, sia esso metrico o estimativo, consiste nell’associare ad ogni lavorazione delle quantità. Che devono essere facilmente verificabili negli elaborati grafici.

Ad esempio per computare la realizzazione di tutti i muri di una casa bisognerebbe dedicare una singola misurazione ad ogni muro, cercando di renderne facile l’individuazione per chi consulta il documento.

Per non ripetere tutta la descrizione ad ogni misurazione, si riporta la lavorazione un’unica volta e si dividono le misurazioni in varie righe. Per distinguerle a fianco della singola misurazione dovrebbe essere riportato un testo esplicativo, ad esempio “muro divisorio tra soggiorno e cucina”.

A quel punto va inserita la misurazione effettiva: computandosi i muri in metri quadri si riporterà una lunghezza ed un’altezza, il cui prodotto darà la superficie.

La somma di tutte le superfici di tutti i muri darà la quantità totale della lavorazione, che moltiplicata per il costo unitario ne fornirà l’importo complessivo.

Qui sotto ti mostro l’esempio di una misurazione presa da un mio computo:

computo: la misurazione

Questo naturalmente va fatto per ogni lavorazione prevista dal progetto. E anche in un lavoro semplice come una ristrutturazione arrivare a superare le cento voci di lavorazione è un attimo.

Proprio la presenza di un numero consistente di lavorazioni rende necessario fare di tutto perché il computo rimanga facilmente consultabile.

Pensa cercare una voce specifica in una lista casuale di lavorazioni. Un incubo.

Va data una struttura al computo.

La struttura di un computo

I motivi per cui dare una struttura al computo è utile sono più di uno. Non solo la facilità di consultazione.

Prima di tutto serve all’impresa per suddividere i costi nelle varie categorie (opere edili, impianti, etc.) e subappaltare correttamente i lavori.

Infatti, come ti ho detto un sacco di volte, le imprese che si occupano di ristrutturazione raramente hanno tutte le maestranze necessarie per eseguire i lavori: solitamente i lavori impiantistici vengono subappaltati a più artigiani (elettricista, idraulico, etc.).

Quindi avere un documento in cui è facile individuare le varie categorie di lavori è comodo anche per loro.

Ma lo è anche per te e il tuo tecnico.

Infatti in una ristrutturazione ci sono alcune cose che probabilmente non affiderai direttamente all’impresa che realizzerà i lavori, ma affiderai in modo autonomo a qualche fornitore esterno. 

Mi vengono in mente gli infissi, le porte, i rivestimenti, i sanitari…in sostanza le finiture.

Avere un documento unico in cui inserire tutte le voci di spesa è utile per avere sotto controllo la gestione economica globale della ristrutturazione, ma poterlo spezzettare facilmente per fornire a chi di dovere esclusivamente l’elenco delle cose di cui si dovrà occupare (e quindi di cui dovrà fornirti preventivo) è ancora più utile.

Al serramentista dai il computo dei serramenti, al negozio di ceramiche dai il computo dei pavimenti e rivestimenti, etc.

Una volta raccolte tutte le offerte, integrarle nel computo generale così da avere un quadro completo sarà semplice.

Ecco come di solito suddivido i miei computi per le ristrutturazioni di interni. Di base uso due livelli di profondità:

  1. Opere provvisionali (sarebbe l’installazione di cantiere)
  2. Demolizioni e smaltimenti
    1. Demolizioni
    2. Trasporti a discarica
    3. Smaltimento
  3. Opere edili
    1. Sottofondi
    2. Murature
    3. Controsoffitti
    4. Pitturazioni
    5. Varie
    6. ……..
  4. Impianti
    1. Impianto elettrico
    2. Impianto idrico
    3. Impianto di riscaldamento (e/o condizionamento)
    4. Impianto del gas
    5. ……
  5. Forniture
    1. Infissi esterni
    2. Porte interne
    3. Pavimenti e rivestimenti
    4. Sanitari e arredobagno
    5. Arredi
    6. Varie

Poi in base alle esigenze alle volte ne aggiungo un terzo a monte (ad esempio nel caso di realizzazione di lavori in più fasi) oppure a valle (ad esempio per l’impianto elettrico spesso suddivido in impianto elettrico, domotica, antifurto, illuminazione…).

Grazie a questa suddivisione è anche molto semplice sapere quanto costerà ogni parte della ristrutturazione, rapportarla al costo complessivo dei lavori ed apportare eventuali aggiustamenti e modifiche al progetto per rientrare nei costi previsti.

Qui sotto puoi vedere la pagina e il riepilogo della struttura di un mio computo.

Nell’area riservata del manuale “Ristruttura la tua casa in 7 passi” ho inserito un computo-tipo completo per darti l’idea di come è composto. (Naturalmente non sognarti di utilizzarlo come riferimento per la tua ristrutturazione…ogni lavoro è un’opera a sé! Non mi ritengo responsabile di eventuali utilizzi sbagliati di quel documento!)

riepilogo del computo

Prima di passare al paragrafo sul capitolato vorrei approfondire un ultimo punto. Cioè quando deve essere predisposto il computo.

Le fasi in cui viene fatto il computo

Per capire quando devi aspettarti che il tecnico ti consegni il computo bisogna chiarire tre punti:

  1. Non può essere fatto senza un progetto
  2. Non può essere fatto subito
  3. Si tratta di un documento che si evolve con lo sviluppo del progetto

Penso che siano tutte cose abbastanza chiare ma te le voglio spiegare comunque.

Siccome un computo deve riportare non solo le lavorazioni che devono essere fatte ma anche le loro misurazioni, mi pare logico che senza un progetto non sia possibile avere un computo. Come faccio a dire quanti metri quadri di muro vanno realizzati se non ho un progetto?

Di conseguenza non è possibile fare una stima dettagliata dei lavori (scopo del computo) senza il progetto.

Questo penso sia giusto chiarirlo perché la maggior parte delle persone, quando deve ristrutturare, pensa che sia sufficiente andare da un’impresa, farle vedere la casa, spiegare a spanne i lavori da fare e poi chiedere: “mi fai un preventivo?”

Se hai intenzione di farlo sappi che l’impresa ti fornirà sì un preventivo, ma la sua affidabilità sarà pari a zero…

Non penserai mica che un’impresa possa farti un progetto completo così, gratis e in amicizia?

Quindi prima il progetto e poi il computo.

Ma anche qui: la progettazione prevede varie fasi di approfondimento. Non puoi pensare che un tecnico ti presenti un computo metrico sulle prime idee progettuali (quelle che io chiamo “progetto preliminare”).

In questa fase mancano troppi dati per fornire un computo realistico: non hai scelto materiali, impianti, finiture varie…manca tutto quello che serve per un computo.

Il progetto preliminare serve solo per validare le idee progettuali.

Quindi è più corretto allegare a questa fase di progetto una stima di larga massima, di solito basata sull’esperienza del tecnico fatta su lavori similari.

Quindi quando viene fatto il computo?

Se mi hai letto in passato sai che un progetto si divide in tre fasi:

  1. Progetto preliminare (di cui abbiamo appena parlato) per validare l’idea progettuale
  2. Progetto definitivo per definire materiali e impianti
  3. Progetto esecutivo per dettagliare le decisioni prese e richiedere preventivi

Il primo computo il tecnico dovrà fornirtelo col progetto definitivo. E sarà un computo metrico estimativo. Cioè ti mette anche il costo della ristrutturazione.

Che naturalmente sarà stimato da lui inserendo i prezzi delle singole lavorazioni sulla base dei prezziari/delle offerte/dell’esperienza (quello che abbiamo detto prima).

Questo computo, almeno a livello di struttura, sarà molto simile a quello esecutivo.

Ma è solo con la progettazione esecutiva che si entra nel dettaglio delle soluzioni scelte e si può dare un computo preciso: materiali e soluzioni non prevedibili in fase definitiva saranno inseriti qui, quando l’opera è stata sviscerata in tutti i dettagli.

Il computo del progetto esecutivo sarà estimativo per te (così sai i costi che potresti aspettarti) e non estimativo (cioè solo metrico) per chiedere le offerte alle imprese, che così saranno costrette a quantificare le lavorazioni.

Naturalmente poi il computo potrà essere modificato durante i lavori in base a quello che succede in cantiere: non esiste un solo cantiere di ristrutturazione che non riservi sorprese.

Ok…abbiamo detto a sufficienza sul computo. Passiamo al capitolato (dove ti prometto che sarò estremamente più sintetico).

IL CAPITOLATO TECNICO

Capitolato tecnico

Il capitolato tecnico è un documento del progetto esecutivo. Raramente ha senso predisporlo prima perché il suo scopo è comunicare all’impresa materiali e lavorazioni previste. La cui definizione si fa in sede di progettazione definitiva e viene riportata in quella esecutiva.

Quindi questo documento serve all’impresa per formulare correttamente l’offerta e viene utilizzato durante i lavori come riferimento per caratteristiche e qualità di materiali e lavorazioni.

Se per le opere pubbliche, o comunque le nuove costruzioni, è un documento essenziale e ha senso scriverne di abbastanza dettagliati e corposi…per le ristrutturazioni ritengo siano più utili documenti snelli (poi se stai ristrutturando completamente una villa faraonica magari ti serve comunque un capitolato molto approfondito…).

Disegni esecutivi fatti bene e un computo metrico dettagliato assolvono già gran parte delle necessità di un capitolato tecnico.

Però l’esperienza mi ha portato a capire che comunque un capitolato minimo, tranne che in casi particolari, andrebbe predisposto.

Per capire come fare un buon capitolato per i nostri scopi partiamo dalla struttura di un capitolato speciale di appalto per i lavori pubblici. In particolare della seconda parte, cioè quella più prettamente tecnica, contenente la lista di tutti i materiali che verranno utilizzati, le relative caratteristiche, la modalità di esecuzione dei lavori, degli impianti e delle (eventuali) strutture.

Un capitolato tecnico è composto da due parti:

  • Una prima parte in cui vengono descritti i materiali da utilizzare;
  • Una seconda parte in cui vengono descritte le modalità con cui devono essere eseguite le lavorazioni.

I testi utilizzati per scrivere i capitolati spesso sono standardizzati e riportano caratteristiche e modalità esecutive consolidate. Siccome al loro interno ci sono riferimenti a norme in vigore e a caratteristiche tecniche derivanti da tali norme, le descrizioni vengono aggiornate frequentemente per stare al passo con la continua evoluzione normativa.

Però tutte queste definizioni sono quasi sempre poco utili in una ristrutturazione: infatti si tratta di testi quasi sempre sovrabbondanti che rispondono principalmente alle esigenze degli appalti pubblici.

Nel settore pubblico infatti non è possibile imporre l’utilizzo di una determinata marca e modello di materiale. Di conseguenza c’è l’esigenza di inserire descrizioni dettagliate che richiamino tutte le leggi in vigore, per non rischiare che vengano utilizzati materiali non a norma o che vengano realizzate lavorazioni nel modo sbagliato.

Spesso per aggirare questa limitazione all’interno dei progetti per opere pubbliche si citano la marca e il modello che si vorrebbe installare ma si aggiunge la dicitura “o similare”. In questo modo si sta dicendo: “voglio questo…ma se mi metti una cosa con le stesse caratteristiche va bene lo stesso”.

Ad ogni modo in un appalto privato per fortuna non hai questo obbligo: puoi (e devi) mettere quello che piace a te. Naturalmente le leggi che dettano qualità e modalità costruttive dei materiali devono comunque essere rispettate. Ma detto ciò il capitolato può essere più diretto: non c’è bisogno di dire che caratteristiche devono avere le piastrelle, c’è bisogno di dire marca e modello delle piastrelle. La verifica del rispetto delle norme verrà fatta a monte (dal tecnico/impresa/fornitore).

Altro aspetto da chiarire è di quali materiali debba occuparsi il capitolato tecnico.

A te interessano principalmente le finiture e forse gli impianti (almeno le parti visibili degli impianti). Ma il capitolato dovrebbe occuparsi anche di altri aspetti.

Ad esempio dovrebbe descrivere i massetti o le murature.

Certo: se vengono previste lavorazioni standard non è necessario, ma se vengono previste cose particolari lo diventa.

Ad esempio in una mia ristrutturazione di qualche anno fa ho ritenuto di utilizzare un massetto all’anidride invece che il classico massetto cementizio. Se non lo avessi specificato in un capitolato mi sarei ritrovato con duecento sacchette di massetto sbagliato in cantiere.

Oppure ho l’abitudine di far realizzare le pareti interne in cartongesso. Ma le pareti che prevedo non sono le classiche paretine in cartongesso…quelle a cui appendi un quadro e ti viene giù tutto…prevedo pareti a doppia lastra, con lastre rinforzate e isolamento nella struttura. Se non fornisco un capitolato dettagliato le vedrò mai realizzate?

Quindi il capitolato deve essere costruito su misura per i lavori specifici che si devono realizzare.

Ma come deve essere fatto il capitolato tecnico?

A questo punto si pone un altro problema: la cattiva abitudine a non andare a fondo nei progetti prima di realizzarli. Mi spiego meglio. Un progetto di ristrutturazione (serio) può essere fatto in due modi:

  1. Definisci tutti i materiali e le finiture comprese marche e modelli prima di appaltare i lavori
  2. Definisci le caratteristiche dei materiali e finiture prima di appaltare i lavori, senza scegliere marche e modelli

Questa cosa vale soprattutto per le finiture (infissi, porte, pavimenti, rivestimenti, sanitari, etc.)

La soluzione ideale è realizzare un progetto del primo tipo. Si tratta dell’unico in grado di garantirti un risultato migliore, con meno spese extra e di conseguenza meno problemi.

Il motivo è che quando arriva il momento di chiamare l’impresa sai già tutti i materiali e le finiture che verranno realizzate. E quindi puoi comunicarle correttamente tramite il capitolato.

Attenzione ad una cosa: questo vale anche se decidi di acquistare alcuni o tutti questi materiali separatamente per i fatti tuoi, cioè senza demandare all’impresa questo compito.

Devi comunque comunicare tutte queste informazioni all’impresa col capitolato. Perché deve sapere che mattonella dovrà installare o che sanitario hai scelto. Le serve per capire come va montato, che problematiche potrebbe ritrovarsi ad affrontare e come risolverle.

In questo caso il capitolato è semplice da predisporre: si tratta di una selezione delle schede tecniche dei materiali scelti.

Schede tecniche che nella maggior parte dei casi non riportano solo le caratteristiche del materiale (o impianto, o quant’altro) ma anche le modalità di posa. Quindi assolve al doppio compito di fornire caratteristiche e modalità di lavorazione.

Invece se stai sviluppando un progetto in cui decidi sì aspetto e caratteristiche dei materiali, ma nel momento in cui appalti i lavori non hai ancora deciso marca e modelli delle finiture, o preferisci che se ne occupi l’impresa, il capitolato avrà comunque una sua importanza. E non sarà una selezione di schede tecniche ma delle descrizioni dettagliate proprio delle caratteristiche che dovranno avere i materiali. Uno per uno. Almeno quelli principali.

In questo caso ti ritroverai probabilmente con un capitolato formato da descrizioni generiche. Tipo quello per gli appalti pubblici.

Io tendo ad evitare questa seconda soluzione perché mi ha sempre dato problemi.

Ad ogni se vuoi vedere come è fatto nel dettaglio un capitolato generico te l’ho inserito tra i bonus del manuale “Ristruttura la tua casa in 7 passi”.

Vorrei chiudere questo paragrafo raccontandoti una cosa che mi è capitata qualche anno fa in un cantiere. Giusto per farti capire l’importanza del capitolato al fine di tutelarti da ogni possibile problema.

Ristrutturazione completa di un appartamento con tutto definito:

  • Marche e modelli di tutte le finiture e impianti;
  • Elaborati grafici dettagliatissimi;
  • Un computo maniacale di oltre duecento voci con descrizioni puntigliose.

Ho pensato: “vabbè, con tutta sta roba è inutile che faccio il capitolato”

E ho sbagliato. Perché avevo previsto delle lavorazioni e delle finiture particolari.

Infatti dovevano essere installare delle porte interne raso-muro, hai presente quelle senza cornici? Sono bellissime ma vanno presi degli accorgimenti per montarle.

Inoltre, come faccio spesso nei miei progetti, i muri erano tutti in cartongesso. Belli, prestazionali, veloci da montare…ma con le porte raso-muro necessitano di ulteriori precauzioni.

Io comunque stavo tranquillo: nei grafici erano disegnate e descritte le porte raso-muro, avevo fatto un dettaglio del montaggio nell’abaco delle porte, le avevo descritte dettagliatamente nella voce di computo, avevo spiegato ad impresa e cartongessisti che quelle erano le porte previste.

Nonostante tutto ciò al momento di montare i telai delle porte ci siamo accorti che i fori nelle murature erano stati predisposti nel modo sbagliato.

Quando ho chiesto all’impresa come mai di questo errore: “eh architè…non avevamo le schede tecniche e non sapevamo come andavano montate”.

Naturalmente era una scusa…avevano tutto quello che serve per montarle correttamente…però si sono appigliati all’unica mancanza di tutto il progetto.

Che poi la scheda tecnica gliel’avevo fornita…solo che “eh ma ce la siamo persa”, “eh ma non l’abbiamo vista”.

Niente di particolarmente grave…ma sistemare tutto ha richiesto tempo che si è riversato sulla durata dei lavori. E naturalmente i committenti sta cosa me l’hanno rinfacciata (fortunatamente non in modo esagerato)

Da allora il capitolato è un documento fisso dei miei progetti.

COMPUTO E CAPITOLATO: LE 6 COSE DA NON SCORDARSI

Siccome l’articolo è stato lungo, chiudiamo riassumendo in modo sintetico i concetti principali che abbiamo espresso:

  1. Il computo è un documento quantitativo e il capitolato è un documento qualitativo
  2. Il computo metrico elenca tutte le lavorazioni necessarie per eseguire la ristrutturazione con la relativa misurazione
  3. Il capitolato descrive i materiali e le lavorazioni previste
  4. I preventivi si fanno su un computo metrico e mai su un capitolato
  5. In una ristrutturazione il capitolato può essere formato dalle schede tecniche dei materiali
  6. Il capitolato (in una ristrutturazione) deve essere fornito dal committente all’impresa e non viceversa

Quindi da domani basta preventivi fatti su capitolati vero?

mailling list per ristrutturare casa

L’articolo Conosci la differenza tra Computo e Capitolato? sembra essere il primo su RistrutturazionePratica.

11 Novembre 2021 / / La Gatta Sul Tetto

Scoprite le lampade PG Creations, firmate dal designer Peppe Gallo, creazioni uniche nelle quali si respira l’armonia tra l’opera dell’uomo e la natura.

Lampade PG Creations

Che il design stia rivalutando la sua vocazione artigianale, l’amore per il “fare” e la manualità è ormai noto agli osservatori più attenti. Il cosiddetto design “autoprodotto”, alternativo al design industriale, è un fenomeno in forte espansione. Lo dimostra il successo degli eventi che presentavano designer indipendenti nelle passate edizioni del Fuorisalone di Milano in epoca pre-covid. Giuseppe Gallo, giovane designer che ho avuto occasione di intervistare qualche tempo fa, appartiene a questa nutrita schiera di creativi che vanno controcorrente. (leggi qui l’intervista a Giuseppe Gallo). Cresciuto in una famiglia di artigiani e di artisti,Giuseppe, detto Peppe, sperimenta nell’officina di fabbro del padre, assemblando pezzi provenienti da diversi oggetti, senza ricercare un risultato estetico fine a se stesso. Quello che il giovane designer vuole ottenere sono oggetti capaci di creare emozioni e trasmettere armonia e benessere. Il primo lavoro commissionato riguarda la decorazione di un gazebo in legno di un beach club, che Peppe realizza utilizzando oggetti e materiali abbandonati in un deposito. Il successo del progetto è la conferma, per il giovane creativo, che la strada intrapresa è quella giusta.

La natura è il serbatoio inesauribile dal quale attinge per creare “dal nulla”, come ama raccontare, oggetti dal mood industriale e vintage, realizzati a partire da materiali di recupero, ormai firmati PG Creations. 

Dal suo laboratorio di Pontecagnano Faiano, poco lontano da Salerno, escono pezzi unici realizzati a mano uno per uno, dai mobili agli specchi, dai complementi alle sedute, fino alle sorprendenti lampade, di cui vi voglio parlare oggi.

Lampade PG Creations, la nuova vita del legno

Tronchi di nobili alberi recuperati, rami contorti levigati dal mare, assi consumate e dimenticate in qualche deposito. È il legno massello il protagonista assoluto del design di Peppe Gallo, ma solo a patto che abbia una storia vissuta alle spalle. Legno che si trasforma ancora, per riprendere vita nelle lampade PG Creations sotto forma di base, piedistallo, paralume. Olivo, Castagno, Rovere, si sposano con il ferro, l’acciaio, il cemento, la resina, dando vita a creazioni uniche nelle quali si respira l’armonia tra l’opera dell’uomo e la natura. Come nella lampada da tavolo Materia, in legno d’olivo e ferro, caratterizzata da un mood minimalista. O la lampada El Paso, con il suo tronco di castagno e il paralume in rete metallica, che proietta sulle pareti suggestivi cerchi luminosi.

Lo stesso concetto del tronco come semplice base sormontata da un paralume anima le lampade Gizmo e Tronco, mentre un altro tronco diventa una lampada tubolare dotata di LED, alternativa naturale ai freddi apparecchi che illuminano spesso gli uffici.

Lampade PG Creations

Lampada Sinuosa, la regina del catalogo PG Creations

La regina indiscussa del catalogo PG Creations risponde al nome di Sinuosa, una lampada da terra elegante dalle finiture ricercate. Sinuosa sembra evocare una grande fiamma danzante nell’aria. La base in cemento sostiene una foglia di Palma Brasiliana che riflette la luce, grazie alla finitura in rame o verde metallizzato. La base e la parte esterna della foglia sono smaltate in bianco, e ogni pezzo è unico, visto che in natura non esistono elementi uguali tra loro. La lampada sinuosa, che rappresenta un vero e proprio pezzo d’arredo, è disponibile anche nella versione 2021, con parti esterne verniciate in turchese e riflettore con finitura oro.

Oggetti reinterpretati tra stile industrial e mood Steampunk

A volte il metallo sottrae al legno il ruolo del protagonista, dispiegandosi in forme definite da griglie metalliche, per  trasformarsi per esempio in piedistallo, come nella lampada da terra High Tension a forma di pilone dell’alta tensione. Perfetti complementi per un ambiente in stile industriale, la lampada a sospensione minimalista Bump o la lampada Fe Atomic 26, realizzata con una griglia di tondini in ferro per cemento armato. E poi ci sono gli oggetti riciclati e reinterpretati, secondo la lezione dei grandi maestri del dadaismo come Marchel Duchamp, o dei giganti del design come i fratelli Castiglioni.

Oggetti nati da ibridazioni irriverenti ma allo stesso tempo poetiche e funzionali, come la lampada a sospensione Bicicly, realizzata con una ruota e componenti della bici , o la lampada da tavolo dal mood Steampunk Gigi, nata dall’unione di componenti per pc ed elementi del motore di una moto Piaggio rottamata, e montata su una base in legno. Il pezzo forte di questa selezione è rappresentato dalla lampada Time machine,  che richiama le atmosfere cupe e futuristiche dello stile Steampunk con le sue ghiere metalliche, i manometri e i pezzi di motore. Una lampada-macchina del tempo, prima creazione di Giuseppe Gallo, che ci riporta all’inizio della sua parabola creativa di designer. 

Lampade PG Creations
Lampada a sospensione Bicicly

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11 Novembre 2021 / / Dettagli Home Decor

cucina Atelier di Abimis a Vicenza

Il rosso è il colore che più di tutti è in grado di donare nuova energia e vitalità alla cucina contemporanea, uno spazio flessibile che deve saper rispondere e assecondare le diverse esigenze legate alla funzionalità, alle prestazioni, ma anche al design e al gusto personale, che si esprime anche attraverso il colore.

Personalizzare una cucina con il colore significa trasformarla in un elemento d’arredo dal forte impatto visivo, spesso ‘scenografico’, capace di esprimere lo stile di chi la vive e di enfatizzare il mood dell’intera abitazione. Ciascuna nuance evoca sensazioni diverse, può cambiare la percezione dello spazio, contribuire ad aumentarne la profondità o la luminosità, e può definire le diverse attività.

Per chi ama il rosso, ecco tre soluzioni di design!

Ego e Atelier di Abimis 

L’appeal estetico delle cucine Abimis si esprime anche grazie al colore. In particolare, il rosso, oltre al più immediato e sorprendente effetto visivo, diventa nelle cucine Abimis una cromia dal forte valore comunicativo e identificativo, un ‘fattore’ capace di creare atmosfera e suscitare una piacevole sensazione di calore. Dalla più brillante finitura laccata, che riflette la luce creando un affascinante gioco di riflessi, a un’intensa finitura opaca, sofisticata ed elegante, il rosso Abimis è una cromia che ‘veste’ di originalità la cucina e rende speciale lo spazio che la accoglie.

cucina rossa e acciaio inox
cucina Atelier di Abimis

La sensibilità cromatica, intesa come aspetto caratterizzante dell’interior contemporaneo, rivela la capacità di Abimis di poter customizzare qualsiasi progetto anche dal punto di vista del colore. Con un cuore in acciaio Inox, la superficie esterna delle cucine può essere verniciata lucida o opaca in qualsiasi tonalità RAL ed è, inoltre, possibile combinare elementi verniciati con altri in acciaio orbitato o satinato, dando vita a suggestivi contrasti cromatici.

isola cucina rossa e acciaio
cucina Ego di Abimis

Per assicurare le migliori performance, in termini di durata e resistenza del colore, l’acciaio delle cucine Abimis è verniciato con le stesse tecniche impiegate nel settore automotive per assicurare un risultato uniforme e un colore resistente all’usura. Le cucine possono, così, essere collocate indoor o outdoor conservando inalterata la resa estetica. Grazie al colore, le cucine Abimis diventano una ‘narrazione’ ricercata, cosmopolita e creativa che si riflette in tutti gli ambienti di casa.

La cucina modulare di Very Simple Kitchen

Colorata, versatile e semplice da configurare, Very Simple Kitchen è la cucina modulare in metallo ispirata ai banchi di lavoro industriali. I moduli che compongono la cucina di Very Simple Kitchen sono completamente personalizzabili per composizionefiniture e colori, così da creare configurazioni adatte a ogni ambiente. La palette di colori è infinita perché la scelta dei pigmenti può avvenire su misura, in questo modo è possibile scegliere la gradazione di rosso che più ci piace. Il processo di colorazione è realizzato con la tecnica di verniciatura “a polvere” della carpenteria pesante e questo rende la finitura più resistente.

La versatilità di Very Simple Kitchen non si limita alla struttura della cucina. Comprende anche tutte le altre componenti. Per esempio, i piani di lavoro sono disponibili in diversi materiali: acciaio inox, multistrato di betulla trattato, quarzo, cemento, fenix, grès porcellanato.

L’aspetto interessante è la possibilità di creare la propria cucina comodamente da casa utilizzando il configuratore di cucina online.

Metropolis di Stosa

Metropolis è la cucina di Stosa che offre soluzioni funzionali di grande eleganza con materiali inediti dalle alte prestazioni e dal notevole impatto estetico. Disegnata dallo studio Rossi&Co., Metropolis è estremamente personalizzabile dal punto di vista estetico e flessibile sotto l’aspetto funzionale.

cucina con isola in rosso bordeaux
Metropolis di Stosa cucine in rosso jaipur

Progettata utilizzando Evolution System, il sistema Stosa che massimizza gli spazi innovando stile, funzionalità e interazione, Metropolis ha moduli capienti e ben organizzati: lo zoccolo di 8 cm, l’altezza delle basi di 81 cm e i pensili più alti e profondi offrono tanto contenimento, mentre lo spessore di 23 mm dà solidità all’anta.
I due sistemi di apertura, a gola scavata e gola piatta, sono perfettamente integrati nel design della cucina. Orizzontali nelle basi e verticali nelle colonne, permettono un’apertura agevole delle ante.

La cura dei dettagli identifica tutti gli aspetti della cucina. Dalle scocche, completamente rifinite e disponibili in tre colori, alle texture delle ante che riproducono il calore delle venature del legno come nelle finiture Termo-strutturato Larice Brown e Larice Sabbia, ma anche i marmi più pregiati come nei Laminati Materici Nero Marquinia, Botticino, Calacatta e Grafite Brown, sino all’effetto pietra dei Laminati Materici Calce, Cemento, Cemento Bianco e Cemento Vulcano. Senza dimenticare le superfici dalle elevate prestazioni tecniche come la finitura Fenix in colori di tendenza dal gusto moderno o soluzioni dall’impatto sostenibile come il PET, con nuance neutre in versione lucida o tonalità sobrie in versione opaca.

cucina rossa con isola centrale
Metropolis di Stosa rosso jaipur

L’ampiezza del programma permette di fondere cucina e living in un progetto trasversale di ampio respiro. In cucina, tra basi e pensili, la libreria Modula aiuta nell’organizzazione dello spazio, così come le colonne estraibili e le attrezzature controporta. Le suggestive colonne con telaio nero spazzolato e ante in vetro grigio semitrasparente possono integrare il forno, mentre all’esterno si possono utilizzare mobili porta tv, librerie, contenitori e vani a giorno per uno stile coordinato che coinvolge tutta la casa.

L’articolo Il rosso per cucine d’effetto proviene da Dettagli Home Decor.

11 Novembre 2021 / / Case e Interni

Come arredare un bagno con oggetti originali

Il bagno è la stanza più intima dell’abitazione, quel luogo dove inizia e termina la nostra giornata. Non è necessario che sia puramente funzionale, soprattutto se apprezzi una bella atmosfera per un bagno in vasca serale con tanta schiuma e a lume di candela. Un bagno che soddisfi tutte le tue esigenze, un luogo in cui rilassarti, distenderti e coccolarti. È importante che questo locale sia coerente con l’arredamento della casa e allo stesso tempo, rimanga intimo ed accogliente. Come arredare un bagno con oggetti originali ed unici? Bastano poche accortezze, scegliendo gli articoli giusti che ti aiutano a creare quell’atmosfera di puro agio, a cui aspiri. Dai vita al tuo bagno da sogno, da fruire tutti i giorni in maniera sempre speciale!

rendere più accogliente il bagno

Specchio, specchio delle mie brame

Lo specchio è forse l’oggetto che più di altri, può caratterizzare l’ambiente bagno. Capace di definirne lo stile e catturare non solo l’immagine di chi vi si trova riflesso, ma anche la luce dell’intero ambiente, lo specchio è molto più di una semplice cornice che racchiude un vetro riflettente.

Proprio per questo motivo, se il tuo bagno manca di appeal, la scelta dovrebbe ricadere su un pezzo ricco di fascino, come ad esempio, uno specchio veneziano realizzato da Sogni di Cristallo che si caratterizza per la meravigliosa lavorazione artigianale in vetro di Murano, declinato in diverse tonalità e fogge. Uno specchio, certamente, ma ancora di più un’opera d’arte da ammirare e in cui rimirarsi. Un oggetto dal potere magnetico, capace di rendere il tuo bagno originale e unico.

Purtroppo, condizionati dagli aspetti pratici, troppo spesso il bagno, può sembrare in deficit di calore e personalità. Quindi, nel caso in cui tu disponga di un’ampia parete o di un locale ampio, potresti collocare anche più di uno specchio per far risplendere la tua stanza e creare un punto focale sorprendente.

rendere più accogliente il bagno

Attenzione alle pareti

Lo specchio non è il solo oggetto adatto ad essere appeso alle pareti del bagno. Potremmo rendere più preziose e “calde” le superfici verticali dell’ambiente, anche con quadri, opere d’arte o oggetti decorativi, il cui stile sarà in linea con il resto della casa: moderno, contemporaneo, vintage, boho chic, rustico o persino shabby chic.

In uno dei nostri bagni, ad esempio, abbiamo appeso una splendida foto di una carpa giapponese, un regalo di un nostro caro amico fotografo. Nell’altro bagno, sopra la vasca, abbiamo trovato il posto per una grande stampa dai toni neutri con un disegno di Hokusai, il ricordo di una mostra.

Pensa fuori dagli schemi, ad esempio puoi incorniciare oggetti insoliti, ricami di un corredo, pagine di libri o persino una poesia scritta a mano. Anche i bagni più semplici e dall’aspetto più freddo possono ricevere uno speciale tocco unico, che li rende più confortevoli.

Se invece desideri arredare con qualcosa di più personale, perché non scegliere una o più foto realizzate da te con immagini dei tuoi viaggi o raffiguranti le persone del cuore. Un’opzione semplice, economica, di facile realizzazione, ma allo stesso tempo originale.

rendere più accogliente il bagno

Aggiungi un angolo green

Le soluzioni che ti abbiamo suggerito fino ad ora, hanno come intento quello di dare più carattere e sentirsi a proprio agio in una stanza da bagno un po’ fredda, ma possiamo aggiungere un altro elemento in grado di fare la differenza in qualsiasi spazio della casa. Come abbiamo scritto altre volte, quando si arreda un ambiente per creare un’oasi di relax, un trucco infallibile è quello di predisporre un rigoglioso angolo verde.

Non è indispensabile essere esperti giardinieri o avere il pollice verde, per organizzare un gruppo di piante in bagno. Piante grasse e anche quelle ad acqua sono perfette sopra una mensola o appese nella parte più alta della parete. Entrambe richiedono poche cure, avvantaggiate dal fatto di trovarsi in un ambiente naturalmente umido. Le piante ad acqua, poi, aiutano anche a sottolineare l’elemento più simbolico del bagno: l’acqua e la sua trasparenza.

rendere più accogliente il bagno

Un tocco di charme

In ogni stanza della casa si può aggiungere calore ed originalità, incluso il bagno, dove potresti porre un po’ più di attenzione allo stile. Elementi fondamentali di un interior design di successo, e che a volte vengono trascurate, sono le texture, quelle trame ricche e invitanti: questo aspetto è particolarmente facile da dimenticare in un bagno, con le sue numerose superfici dure, lisce e lucide. Ecco perché, i bagni delle case che non inseguono l’estetica minimalista a tutti i costi, oltre ai servizi essenziali, dovrebbero essere completati con qualcosa in più.

L’aggiunta di tessuti (tendaggi, tappeti e imbottiti) è un altro modo per introdurre comfort ed originalità: questa soluzione influisce anche sull’acustica, ammorbidendo il modo in cui il suono si diffonde nella stanza, il che rende lo spazio più piacevole. Una buona ventilazione, evita che i tessuti si possano impregnare di troppa umidità.

Se il bagno è grande, oltre alle tende, aggiungi qualche elemento che lo faccia sembrare più confortevole, potrebbe essere una poltroncina o una panca con bei cuscini, una consolle con una lampada o persino una toeletta per il trucco. Creare l’atmosfera di una residenza di charme a casa propria non è poi così complicato.

rendere più accogliente il bagno

Arredare un bagno con oggetti originali e di design non è difficile. Per rendere questo angolo della casa un vero paradiso, abbiamo visto, che basta non rinunciare a quelle cose che aggiungono calore e personalità: uno specchio speciale (o persino più d’uno), le immagini del cuore e qualcosa capace di far vibrare l’anima.

rendere più accogliente il bagno

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Marco – CASE E INTERNI

10 Novembre 2021 / / Romina Sita

Cosa significa per te arredare casa con buon gusto? Una domanda molto semplice, ma non banale. Spesso capita di dare per scontate alcune cose, e la definizione di buon gusto è tra queste.

Ti sei mai domandata quali sono gli elementi da tenere in considerazione per capire e riconoscere una casa arredata con buon gusto? E…domandona delle domandone…

Pensi che la tua casa sia arredata con buon gusto?

Probabilmente la tua risposta è: “penso di sì”. Cos’è quell’incertezza? Cosa non ti fa sentire sicura? I motivi potrebbero essere svariati (e non riesco a trattarli tutti in un articolo😅), e può darsi che tra questi ci sia la non conoscenza del significato di buon gusto.

Capire, o meglio preferisco dire, porsi l’obiettivo di come dovrebbe essere la nostra casa, ci permette di essere già a metà dell’opera.

L’obiettivo deve essere sicuramente il buon gusto, sembra scontato ma fidati che non lo è. Per conoscere e saper riconoscere il buon gusto è necessario prima di tutto saperne il suo significato e poi fare una buona ricerca per saperlo identificare.

Conoscere il significato di una casa arredata con buon gusto è utile sia per saperla riconoscere (ad esempio dalle immagini di case che vediamo sulle riviste, che si presume siano di buon gusto) che per capire quali sono i dettagli da prendere come ispirazione per poterli poi applicare nelle nostre case.

In questo articolo desidero approfondire il “significato tecnico” di buon gusto che troviamo sul dizionario, illustrandoti la mia personale interpretazione e cercando di offrirti utili spunti per rendere la tua casa di buon gusto.

Questo è la definizione di buon gusto che troviamo su dizionario

buongusto (o bongusto; più com. buòn gusto) s. m. – Attitudine dello spirito o dei sensi a gustare e apprezzare le cose belle o buone o comunque raffinate: avere, mostrare b.; casa arredata con molto buon gusto.

Dizionario Treccani

La trovo una definizione un pò fredda e troppo tecnica per i miei gusti. Mi piace sempre aggiungere un pò di emozione quando spiego i concetti, soprattutto quando si tratta della nostra casa, quel luogo in cui dobbiamo sentirci bene ogni giorno.

Premetto che sono in disaccordo col termine citato nella definizione “raffinato” perché credo che molti altri stili, che non sono raffinati, possano permettersi di essere di buon gusto. 

Il buon gusto per me è l’insieme di 4 requisiti principali che tra poco ti vado ad illustrare. L’unione di queste caratteristiche definiscono una casa arredata con buon gusto.

Ma attenzione, il gusto personale non ha nulla a che fare col buon gusto

Il gusto personale è un qualcosa di soggettivo che può piacere a noi e a non tutti, mentre invece il buon gusto è sicuramente oggettivo e quindi valido per tutti. Quindi una casa, uno stile, un arredamento può piacere o non piacere, ma rimane pur sempre, se lo è, di buon gusto.

Le 4 caratteristiche che definiscono un arredamento di buon gusto

#1

ARMONIA ED EQUILIBRIO 

arredare con buon gusto
Pic by Pinterest

Tutti gli elementi (forme degli arredi, finiture, materiali e colori) si combinano perfettamente creando un insieme equilibrato e piacevole agli occhi.

L’occhio non deve essere disorientato da ciò che ha davanti, ma deve sentirsi accolto, invitato a entrare in quello spazio e invogliato a pensare: wow che bello!

Proprio per questo motivo che le moodboard giocano un ruolo fondamentale. Sono necessarie per avere una visione di insieme degli accostamenti di tutti gli elementi che compongono la vostra casa.

#2

FUNZIONALITÀ

arredare con buon gusto
Pic by Pinterest

Prima di tutto in una casa dobbiamo viverci, quindi ogni spazio deve essere fruibile (non avere arredi che siano di intralcio durante il passaggio da uno spazio e l’altro) e funzionale alle esigenze di chi la abita.

Non riempire troppo lo spazio di casa con arredi e complementi e prima di fare un acquisto pensa bene prima dove lo vorresti collocare.

#3

ORDINE

arredare con buon gusto
Pic by Pinterest

Senza ordine non c’è equilibrio e pulizia. Un ambiente caotico e disordinato non può mai essere di buon gusto. Ogni oggetto, anche quello più piccolo, deve avere una sua collocazione ben precisa in modo da essere individuato facilmente ogni volta che ne abbiamo bisogno. Inoltre, con questo metodo, sarà molto più semplice tenere e mantenere nel tempo ordine in casa.

#4

STYLING BEN FATTO

arredare con buon gusto
Pic by Pinterest

Lo styling è la capacità di rendere uno spazio armonico e accogliente, attraverso l’utilizzo consapevole del colore, dei materiali, dei corretti elementi di arredo e oggetti decorativi.

Lo styling è quella “cosa” che ti permette di creare dei piccoli angoli emozionali: un bel centrotavola, il coffee table ben decorato, il pianale della cucina ben organizzato, un accogliente mobile dell’ingresso, una bella e scenografica libreria, ecc…


Ecco, questa è la mia definizione, cosa per me significa arredare casa con buon gusto. Ora ti voglio mostrare una carrellata di immagini di esempio di case arredate con buon gusto.

Soffermati sui dettagli e pensa a ciò che ti ho descritto poco fa, quindi presta particolare attenzione sugli accostamenti di colori, forme e materiali.

Allena il tuo occhio a riconoscere il buon gusto e vedrai che pian piano diventerà più semplice e automatico rendere la tua casa di buon gusto.

Ho scelto appositamente fotografie appartenenti a diversi stili di arredo, proprio per farti capire che il buon gusto si adatta a qualsiasi stile. Non concentrarti sul tuo gusto personale, ma chiediti piuttosto se queste immagini rispecchiano le 4 caratteristiche: armonia ed equilibrio, funzionalità, ordine, styling ben fatto.

Ora hai più chiaro su cosa significa arredare casa con buon gusto? Ora riusciresti a rispondere alla domanda che ti ho fatto all’inizio (Pensi che la tua casa sia arredata con buon gusto?)

Prima di rispondere, cerca di capire cosa non va, quali sono le criticità e se ti va scrivimi, magari posso aiutarti a trovare insieme una soluzione 😉

A presto

Romina

P.S. Hai già letto la mia guida gratuita che ti aiuta ad arredare casa con gusto, come sulle riviste e in autonomia? Scarica ora la “Guida pratica della Home Lover”

guida pratica home lover

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10 Novembre 2021 / / Dettagli Home Decor

La tavola stile Bosco di Natale

Le migliori decorazioni fai da te per le feste con le Stelle di Natale

Rami di abete e pino, pigne, muschio e bacche: tutti elementi naturali che si trovano nei boschi e che possono ispirare gli appassionati di decorazioni fai da te. Ma veniamo alla pratica, com’è possibile portare un po’ di natura in casa e creare una calda atmosfera di festa? Grazie agli esperti di Stars for Europe scopriamo le idee più di tendenza per centrotavola, segnaposto, angolini fioriti, corone dell’Avvento e altre creazioni. Seguendo i diversi passaggi sarà facile portare un po’ di natura in casa.

La tavola stile Bosco di Natale

Il pranzo (o la cena) delle feste si consuma in mezzo al verde: il centrotavola di tendenza celebra il bosco e si realizza con le Stelle di Natale

Quando amici e famiglie si riuniscono per festeggiare e trascorrere momenti insieme nel periodo natalizio, una tavola decorata a festa e con amore è un must. Ecco che vanno in scena le Stelle di Natale: con le loro vistose brattee, queste piante sono le decorazioni floreali ideali per ‘accendere’ la tavola.

tavola di Natale decorata come un bosco

Combinandole con muschio, fogliame di pino e altri elementi, si esaltano ancora di più i loro colori brillanti. Una vera festa per i sensi: le mini Stelle di Natale rosse sono disposte accanto a piccoli abeti e piante grasse e appoggiate su una ‘tovaglia’ di muschio. Il dettaglio in più: rametti di agrifoglio, mele selvatiche, pigne e fogliame spruzzato con della vernice oro aggiungono accenti decorativi, mentre le candele coniche rosso scuro donano un’illuminazione d’atmosfera.

Per disporre della quantità di muschio o di pigne necessaria, fare riferimento ad un centro di giardinaggio. Il muschio naturale trattato ha la quantità di umidità ideale per gli scopi decorativi,  quindi il tavolo su cui poggerà la creazione non sarà danneggiato. Tuttavia, è una buona idea usare un rivestimento impermeabile.

Attenzione: nei boschi si potrebbero trovare molti dei materiali sopra elencanti, ma è sempre bene informarsi al meglio sulle leggi in vigore in quella specifica zona, a tutela del rispetto ambientale.

La tavola ‘Natale green”

Protagonisti: muschio e pigne, rami di abete e neve artificiale, funghi di legno e Stelle di Natale color crema per far risaltare al meglio la mise en place.

tavola di natale green

Bianco, verde e gli elementi giusti si combinano per rendere la tavola una foresta invernale piena di neve. Anche la luce è importante per far risaltare i contrasti: posizionare delle lucine e qualche candela bianca qua e là per illuminare. Mentre per impreziosire ulteriormente il tutto, aggiungere un ramo di pino ‘sospeso’ sopra il tavolo (perfetto se decorato con pigne fatte in casa): un tocco dal profumo di foresta per dare al tutto un’atmosfera davvero green.

segnaposto natalizio con stelle di natale crema

Un piccolo dettaglio per abbellire la tavola: come segnaposto, può essere utilizzata una Stella di Natale color crema che poggia su una disposizione artistica di aghi di pino. Delle piccole provette in vetro per fiori riempite d’acqua e disposte al centro dei bouquet fungono da mini-vasi e mantengono la pianta fresca più a lungo.

portacandela natalizio con pigne e stelle di natale crema

Consiglio per il fai da te: con un po’ di abilità ed esperienza, si può realizzare un portacandele decorativo perfetto. Servono i seguenti materiali: quattro pigne di uguali dimensioni, un portacandele conico, un piccolo rametto di fiori, una Stella di Natale recisa, un nastro colorato e… un pizzico della nostra fantasia e abilità manuale. Ricordarsi: subito dopo aver tagliato gli steli di Stella di Natale, è consigliabile immergerli prima brevemente in acqua calda a circa 60 gradi e poi in acqua fredda per fermare la fuoriuscita della linfa. In questo modo, le brattee rimangono fresche e sane più a lungo.

Centrotavola ‘Stellari’

Come gli alberi di Natale, le ghirlande sono una delle decorazioni più apprezzate nel periodo natalizio. Il rituale di accendere una candela per ogni domenica d’Avvento aiuta ad accorciare l’attesa della Vigilia di Natale e accresce il desiderio delle feste. Questa tipologia di corone non deve necessariamente essere realizzata con rami e aghi di pino. Molti altri oggetti possono servire d’ispirazione, come mostrano queste tre idee.


La prima ghirlanda combina la creatività alla naturalità dei materiali. Delicati abeti di muschio e mini Stelle di Natale color crema ricreano l’idea di una foresta di pini invernale. La ghirlanda poggia su robusti piedi di metallo e pare sospesa sopra il tavolo. Le radici delle Stelle di Natale sono avvolte da muschio e fissate al di sotto della struttura con del filo sottile.

Nella seconda ghirlanda il muschio, le Stelle di Natale recise, l’agrifoglio e la coda di lepre tinta (Bunny’s tail) trasformano una semplice ghirlanda di ramoscelli e licheni in una bellissima decorazione per il periodo dell’Avvento. Le intense sfumature rosse sono d’obbligo!

Ogni angolo di casa ha la sua stella

bosco di Natale con stelle color crema

Una composizione decorativa sempre più naturale, realizzata con conifere fresche e artificiali che poggiano su un letto di verde muschio. Protagoniste le Stelle di Natale color crema, di diverse dimensioni: alcune posizionate sotto cupole di vetro, che tra qualche spruzzo di neve artificiale e in compagnia di un piccolo cervo, sottolineano l’atmosfera invernale. La carta da parati coordinata sullo sfondo, fa sembrare come se si fosse immersi in un bosco ‘mignon’.

ghirland di cipresso rami di pino e stella di Natale rossa

Una ghirlanda di cipresso e rami di pino diventa una decorazione natalizia perfetta grazie alla presenza della Stella di Natale recisa rossa: posizionata proprio nel mezzo creando un forte contrasto con il verde sullo sfondo. Le piccole mele selvatiche appese ai rami aggiungono un ulteriore accenno di colore, ma in modo delicato.

ghirlanda da parete dall'aspetto rustico e contemporaneo

Per realizzare una ghirlanda da parete dall’aspetto rustico e contemporaneo è richiesta un po’ più di abilità manuale. I materiali necessari sono: una Stella di Natale, un anello di metallo per ghirlande, clematide selvatica (Old Man’s Beard), pigne di abete, fil di ferro, fil di ferro rivestito di carta e un trapano. Come realizzarla?

Fase 1: Preparare il trapano e il gancio di fissaggio, attaccare i rami di clematide selvatica all’anello della ghirlanda con dei giri di filo. Intrecciare gradualmente i rami fino a quando la metà inferiore della ghirlanda sarà abbastanza larga da poterci posizionare una Stella di Natale al suo interno. La metà superiore della corona può essere invece molto più stretta.

Fase 2: Poi, con il filo di ferro rivestito di carta, aggiungere le pigne e appendere la ghirlanda al muro.

Fase 3: Infine, posizionare la Stella di Natale e la fioriera nei rami di vite densamente intrecciati. Fatto!

Copyright foto: “Stars For Europe“

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