Come Camilla Walala, Yinki Ilori ha fatto del colore la sua cifra stilistica. Negli ultimi anni Yinki ha colorato Londra (dove vive e lavora) e Instagram e recentemente ha lanciato una collezione di articoli per la casa ispirata alla sua educazione e cultura Britannica-Nigeriana. La collezione include cuscini, tappeti, tazze, tovagliette, piatti, tovaglie, calzini, stampe con diversi motivi geometrici e combinazioni esplosive di colori. Ho selezionato alcuni dei pezzi che preferisco ma vi consiglio di andare a vedere tutta la collezione sul sito di Yinki Ilori.
Un grande spazio open space e tantissimi elementi industriali nell’arredo di questo appartamento scandinavo ricavato in un una vecchia fabbrica di fine ‘800.
Questa casa appena fuori Stoccolma è un esempio perfetto di stile industriale contemporaneo mediato dal design scandinavo. Il loft è ospitato in una vecchia fabbrica costruita nel 1895, con la tipica facciata in mattoni a vista.
Nella ristrutturazione dell’intero edificio industriale, i soffitti alti hanno permesso di creare soppalchi e quindi unità immobiliari su due livelli. Se ami lo stile Industrial delle fabbriche in disuso amerai tutti i dettagli di questo ambiente industriale trasformato in bellissimo appartamento.
Il pavimento in resina grigio della zona giorno e il parquet della zona notte sono la base ideale per un arredamento che è un mix di interessanti elementi contemporanei e vintage.
Gli interni scandinavi hanno spesso la giusta quantità di mobili e complementi, né uno di più, né uno di meno. Ed è sempre piacevolmente “tattile”: le trame dei tessuti e dei tappeti, le texture dei mobili in legno, gli specchi, gli elementi in cuoio o pelle, gli oggetti scelti come decorazione aggiungono sicuramente all’arredamento della casa scandinava un contatto sensoriale e un insieme di chiaro-scuri.
Certamente, quello che colpisce subito di questo loft è il bellissimo divano in velluto di colore blu petrolio, che arricchisce con la sua preziosa texture il soggiorno, basato sui colori grigio, nero e bianco. Divano, poltrone e pouf sono al centro della stanza, per quanto comodamente distanziati: una disposizione informale, che incoraggia l’interazione sociale. Noi di Case e Interni apprezziamo molto anche la scelta della credenza anni ‘50 usata come mobile per la tv, che aggiunge personalità e calore.
L’altissima parete vicino alla scala è diventata una galleria di quadri e stampe, dove trova spazio anche un grande specchio che amplifica la luminosità.
Al piano superiore ci sono due camere da letto e persino un’ampia cabina armadio, come se questa casa non potesse essere già perfetta così. In particolare, la camera da letto matrimoniale è illuminata dalle finestre della zona giorno, ma ha comunque la sua privacy grazie ad una parete vetrata di tipo industriale e una pesante tenda gialla, che scherma il bagliore notturno.
Per tinteggiare le pareti di casa, un modo naturale che, pian piano, sta avendo un crescente riscontro soprattutto tra chi predilige un arredamento più naturale sano e sostenibile, è la tinteggiatura a calce.
Alcune domande derivano dall’intervista uscita sulla pagina Tempo Libero Casa del Giornale di Sicilia del 1 dicembre 2019. A cura di Cosima Ticali, esperta di interior design.
Di cosa si tratta la tinteggiatura a calce e in cosa si differenzia rispetto alle altre tinteggiature presenti in commercio?
Mi piace ricordare che la tinteggiatura a calce era quella tradizionale delle case dei nostri nonni, prima che arrivasse l’avvento dei cosiddetti “premiscelati” a base cementizia, che hanno velocizzato le tempistiche dei cantieri compromettendo però la qualità dell’ambiente indoor. Le pitture a calce sono 100% naturali, biodegradabili e atossiche perché realizzate senza additivi chimici. Tra i vantaggi della tinteggiatura a calce ci sono la sua particolare traspirabilità, la proprietà antibatterica della tinteggiatura a calce, e ovviamente la salubrità degli spazi in quanto prive di composti organici volatili (VOC).
Come hai conosciuto la tinteggiatura a calce?
Ho conosciuto alcuni materiali naturali quali la calce e il cocciopesto grazie ai corsi organizzati dall’Associazione Rete Solare per l’Autocostruzione di Torino, in particolare nei workshop sull’intonaco e la tinteggiatura a calce e sul cocciopesto. Così ho scoperto che è possibile tinteggiare le nostre case in modo naturale, sano per l’ambiente e soprattutto per chi le abita.
Da quel momento mi si è aperto un mondo, un mondo naturale, che profuma, che accoglie, che ti fa sentire bene, che ti fa sentire a casa!
Da quel giorno ho trasformato il mio blog “Legaloscegialle” in cui volevo parlare a tutti di architettura, in un blog in cui parlo di architettura naturale e sostenibile. Attraverso il blog “Legaloscegialle, piccoli passi per un abitare naturale”, vorrei far conoscere il più possibile l’esistenza dei materiali naturali per ristrutturare la propria casa, o il proprio luogo di lavoro. Vorrei che nel mondo ci fossero case sempre più sane e libere dai materiali inquinanti (VOC, formaldeide, ecc..) dannosi per le persone e per l’ambiente.
La tinteggiatura a calce è sicuramente il primo passo e anche quello più semplice che possiamo fare per avere una casa più sana e naturale.
Quali colori scegliere in base agli ambienti della casa e alle tendenze che ci accompagneranno nei prossimi mesi?
È importante scegliere un colore in base alla sua destinazione, all’esposizione dell’ambiente e all’illuminazione naturale, infatti, la luce influenza molto la percezione che abbiamo di un colore. La cosa ottimale sarebbe fare le prove colore direttamente in cantiere sulla parete scelta. A me piacciono molto i colori caldi, perché rendono l’ambiente più accogliente e più ampio.
Non mi piace però parlare di tendenza, perché ogni casa è diversa e solo in base alle sue caratteristiche, alla sua esposizione solare, al numero delle aperture e finestre che permettono di far entrare i raggi di sole, e soprattutto in base ai gusti e alle esigenze di chi la abiterà, si potrà scegliere il colore giusto per lei!
È possibile preparare la tinteggiatura a calce senza ricorrere all’intervento di un esperto? Se sì, in che modo?
In commercio ci sono molte tinteggiature a base di calce già pronte o comunque di facile utilizzo. Bisogna verificare che tutti gli ingredienti siano veramente naturali, facendosi consigliare magari da un esperto o verificando i componenti attraverso l’etichetta.
Inoltre in Italia stanno aumentando le pratiche in autocostruzione. Ci sono imprese e professionisti che propongono consulenze e organizzano percorsi formativi specifici per ogni cantiere.
Se volete un consiglio pratico potete contattarmi direttamente e sarà per me un piacere consigliarvi l’artigiano o la ditta che produce tinteggiature qualificate che possa fare al caso vostro. O se volete cimentarvi nell’autocostruzione, consigliarvi il professionista o l’impresa più vicina a voi.
Potete scrivermi una mail, un messaggio o chiamarmi. Sarà per me un piacere accogliere la vostra domanda e contribuire a costruire case sane e naturali!
Parte delle domande sono tratte dall’intervista uscita sulla pagina Tempo Libero Casa del Giornale di Sicilia del 1 dicembre 2019. A cura di Cosima Ticali, esperta di interior design.
Con l’introduzione di una novità, è stato prorogato fino al 31 dicembre 2021 il Bonus mobili per chi acquista arredi ed elettrodomestici.
Vediamo come approfittare della detrazione fiscale del 50%.
Per tutto il 2021,
chi acquista mobili e grandi elettrodomestici di classe energetica non inferiore alla A+ può usufruire di una detrazione Irpef 50%, calcolabile su un importo massimo di 16.000 euro che è la novità introdotta dal 1° gennaio 2021 dalla Legge di Bilancio.
La condizione per accedere al Bonus mobili 2021 è che :
“l’immobile per il quale si acquistano arredi ed elettrodomestici sia oggetto di una ristrutturazione edilizia che dia accesso al Bonus ristrutturazioni 2021“.
Per cui,
chi effettua nella propria abitazione interventi agevolabili di:
manutenzione straordinaria o ordinaria;
restauro o di risanamento conservativo;
di ristrutturazione edilizia o di ricostruzione,
potrà quindi acquistare nuovi arredi ed elettrodomestici e detrarre il 50% delle spese sostenute.
Questo perché il bonus mobili 2021 si somma al bonus ristrutturazione.
La normativa prevede che si ha diritto al Bonus mobili se i lavori di ristrutturazione sono iniziati non prima del 2020 in poi, ma non richiede che ci sia un collegamento fra i mobili e l’ambiente ristrutturato,
per cui,
è possibile ristrutturare il soggiorno e cambiare i mobili e i grandi elettrodomestici della cucina e del bagno.
Bonus mobili 2021: arredi e grandi elettrodomestici
Per accedere alla detrazione è importante che la data d’inizio dei lavori di ristrutturazione della casa preceda quella dell’acquisto di mobili ed elettrodomestici.
Le tipologie di arredi che danno diritto allo sconto fiscale sono:
Non si possono detrarre porte, pavimenti, tende e complementi d’arredo.
Nella detrazione, inoltre, è possibile inserire le spese di montaggio e trasporto.
Nei grandi elettrodomestici rientrano tutti gli apparecchi in classe A+:
frigorifero, piastre riscaldanti, lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, stufe elettriche, ventilatori, condizionatori d’aria ecc.. Per i forni, invece, è sufficiente la classe energetica A.
Bonus mobili 2021: come ottenerlo e pagarlo
Come anticipato, chi effettua lavori agevolabili con il bonus ristrutturazione, ha diritto a fruire anche del bonus mobili.
Il contribuente, pertanto, avendo eseguito tali lavori, ha diritto anche a detrarre il 50% delle spese sostenute per cambiare l’arredamento di casa, o di una parte comune del condominio, per un massimo di spesa pari a 16.000 euro.
Per ottenere il bonus e fruire della detrazione, occorre dividere in 10 quote di pari importo, la detrazione totale spettante. Ciò significa che si ha diritto a sottrarre 1 quota ogni anno dall’Irpef tramite 730 e modello Redditi, ex Unico.
Nello specifico, ogni quota di pari importo, va dichiarata annualmente nella dichiarazione dei redditi a cominciare da quella successiva all’anno in cui si sono sostenute le spese.
Per cui nel 730 o Unico del 2022, si iniziano a dichiarare le spese sostenute nel 2021.
Per accedere al Bonus mobili 2021 è necessario pagare con bonificoordinario o carta di debito/credito (pagamenti tracciabili), mentre non sono accettati contanti e assegni.
Anche nel caso di finanziamento a rate la detrazione è possibile.
Bonus mobili 2021: documenti
La documentazione che occorre conservare per 10 anni è la seguente:
Tutte le fatture delle spese effettuate;
Ricevuta del bonifico o carta di debito, credito o rata finanziamento.
Dichiarazione di ristrutturazione, o, in alternativa, titolo abilitativo comunale da cui risulti la data di inizio lavori, qualora non strettamente necessaria, va bene anche una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà.
Home Office è diventato un must-have in casa, perché tanti continueranno a lavorare da remoto anche nel 2021. In questo post condivido con voi una moodboard di proposta d’arredo che ho realizzato per un cliente qualche settimana fa. Il budget da dedicare a questo spazio non era alto. Quindi, ho cercato di trovare una soluzione funzionale ed armonico, rispettando l’esigenze di chi deve vivere questo spazio.
1. Nella prima zona del mio progetto home office ho pensato ad un angolo relax e letture. Inserendo semplicemente tre elementi d’arredo che danno una sensazione di benessere allo spazio. Per i momenti di Brainstorming o semplicemente una breve pausa.
2. Ho collocato la zona scrivania vicino alla finestra per sfruttare la luce naturale che filtra all’interno. Infatti, illuminazione dell’ambiente è molto importante per poter garantire massimo confort e alto rendimento. Inoltre, è molto importante anche la selezione della giusta lampada. Una sedia ergonomica non può mancare per assumere la giusta postura ed evitare di avere mal di schiena, collo o spalle alla fine della giornata. Infine una libreria per sistemare i libri.
3. Nella terza zona ho collocato una madia con tre sportelli per tutti documenti e tutti oggetti da ufficio che non si vuole tenere a vista. Sopra la madia una gallery wall e qualche piantina verde per dare un tocco di colore e armonia.
Fatemi sapere nei commenti se questa moodboard per questo home office vi piace o avete altri suggerimenti da propormi.
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Pattumiera di design per la cucina? Esistono molti modelli funzionali e belli da vedere. Ti faccio conoscere Brabantia.
Diciamoci la verità.
Quando si comprano le pattumiere per casa lo si fa sempre con scarsa attenzione. Tanto poi la nascondo, tanto non esistono pattumiere belle da vedere…
Queste sono solo alcune delle frasi che bazzicano in testa riguardo questo argomento. In realtà esistono modelli di pattumiera che sono veramente di design, ma non solo per il fatto di essere piacevoli alla vista.
Sono anche funzionali e igieniche, pensate per rispondere alle richieste più esigenti.
Oggi ti racconto di Brabantia, ti meraviglierà.
Pattumiera di design per la cucina: sai già cosa ti serve?
Può sembrare una domanda retorica e scontata, ma in realtà (come per ogni altra cosa) prima di acquistare impulsivamente bisognerebbe farsi qualche domanda.
Di quanti contenitori avrai bisogno? Carta, vetro, indifferenziato, umido? Oppure ti bastano solo un paio di pattumiere perché le altre sono fornite dal comune?
Dove li metterai?
Hai posto all’esterno, in giardino o in balcone? Oppure dovrai tenerle in casa, in una zona adibita solo a questo?
Quanto grande ti serve? Da 10, 15, 30 litri? Se parliamo del contenitore per l’indifferenziato allora quello da 30 litri potrebbe essere l’ideale, soprattutto se hai una famiglia numerosa. Anche per la carta e il vetro potresti aver bisogno di una pattumiera grande, perché si tratta di materiali voluminosi.
Magari per l’umido potresti pensare ad una pattumiera da 15 litri, insieme ad una piccola pattumiera da tavola, comoda soprattutto quando si è in tanti a mangiare.
Sono sicura che non avevi pensato a tutte queste variabili. E non finisce qui!
Sì, perché le pattumiere non si aprono tutte allo stesso modo. Ci sono quelle a pedale, igieniche e comode se non ti piace l’idea di aprire con le mani il coperchio. Oppure quelle con il coperchio che scorre verso l’interno o all’indietro, senza mai toccare il contenuto della pattumiera.
Infine, ci sono quelle che si aprono con sistema push-pull… Insomma, hai solo l’imbarazzo della scelta.
Touch bin, da tavola e da incasso: la pattumiera di design che avrei voluto per la mia cucina
Ti dico la verità.
Se avessi conosciuto prima Brabantia quasi sicuramente non avrei preso le pattumiere dell’Ikea che ho ora. Perché al momento dell’acquisto mi sembravano ideali, salvo poi accorgermi nel tempo di quanto fossero scomode.
Come ti dicevo più su, le ho comprate un po’ d’istinto senza effettivamente sapere se sarebbero andate bene. Risultato: ora abbiamo sul balcone quattro pattumiere (bianche) gigantesche, di cui due inutilizzate (senza contare quella dell’umido). Chiaramente mi portano via spazio, oltre al fatto che devono essere pulite regolarmente perché si trovano all’aperto.
Se tornassi indietro ne prenderei tre soltanto: per la plastica, l’umido e l’indifferenziato. Per il resto delle raccolte noi abbiamo i contenitori del comune, quindi non abbiamo altre esigenze particolari.
Sul sito di Brabantia la scelta è davvero ampia ma ci sono alcuni pezzi che hanno attirato la mia attenzione. Bo Touch Bin rientra a pieno titolo nella categoria “Pattumiera di design per la cucina”, anche perché è fatta talmente bene che nasconderla è quasi un peccato.
Ha un contenitore interno da 36 lt, perfetto per chi deve raccogliere rifiuti grandi o in grandi quantità. È estraibile, basta toglierlo per svuotarlo e pulirlo (che non è un dettaglio da poco). L’apertura è soft touch: sfiori il coperchio e si apre e si chiude silenziosamente.
Ha i piedini, quindi rimane sollevata da terra rendendo estremamente facili le pulizie di casa. Non da ultimo, è regolabile in altezza ed è disponibile in tantissimi colori (tipo il verde pino, il bianco avorio…)
Il secondo sistema che mi è piaciuto appena l’ho visto è il Sort & Go. Si tratta di due pattumiere da 12 litri ciascuna, da incasso. Arrivano con la struttura di fissaggio, pronte da fissare alle ante delle basi della tua cucina. La struttura sorregge il peso delle pattumiere, senza andare ad incidere sull’anta del mobile. Il coperchio può rimanere aperto, se hai bisogno di riordinare e pulire velocemente.
Anche in questo caso i colori tra cui scegliere sono davvero carini, per cui anche nel caso in cui ti rimanessero a vista non sarebbe un grande problema.
Infine, l’ultima pattumiera che mi è piaciuta un sacco è quella piccola da tavolo. Si tratta di un piccolo contenitore da 22 cm per 12, con manico in acciaio, che ti può venire in soccorso mentre stai preparando da mangiare. Pensa a quando peli e affetti le verdure: non so te, ma io ho sempre vicino un piatto o simile dove raccogliere bucce, semi e simili.
Questa piccola pattumiera serve proprio a questo, raccogliere pezzi che altrimenti ti resterebbero in giro, obbligandoti a metterci il doppio per sistemare la cucina alla fine. Puoi anche usarla a tavola, se hai tanti invitati e vuoi un contenitore nel quale mettere i tovaglioli usati, ad esempio.
Potrebbe essere molto utile anche in cucine senza pensili, diventando anche un contenitore per piccoli oggetti che non vuoi rimangano a vista. Potresti averne un paio da usare in base alle necessità.
Una volta che hai finito la svuoti facilmente e la metti in lavastoviglie, igienizzata e pronta a tornare in pista.
Avresti mai detto che esiste un design bello ed efficiente anche per questi pezzi?
Mai accontentarsi di pezzi trovati di fretta che non ti convincono.
Te lo dico per esperienza personale, perché molte volte quando si tratta di casa propria si sente l’esigenza di vedere tutto pronto e finito. Perché non si sa, ma è così. È solo poi con l’esperienza quotidiana che vengono fuori tutte le magagne.
Oggetti e arredi delle misure sbagliate, dei colori sbagliati, dei materiali sbagliati. Eppure, la soluzione è semplice: prendersi il tempo di scegliere, valutare le alternative. Come nel mio caso: sono sicura che se mi fossi presa più tempo per fare le mie ricerche ora non avrei il balcone invaso da pattumiere che non uso e non mi servono.
Qual è la tua esperienza in merito? È capitato anche a te di prendere decisioni avventate di cui ti sei pentita? Raccontamela nei commenti!
Due degli aspetti su cui dovresti concentrare maggiormente i tuoi sforzi quando ristrutturi sono la luce e il colore.
La maggior parte dei proprietari di casa però non ha idea di come gestire questi aspetti e nemmeno di quanto influiscano non solo sull’estetica ma sul comfort della casa.
In questo articolo vedremo alcuni principi che ti consentiranno di ottenere una casa bella e confortevole grazie all’uso corretto di luce e colore.
Non è raro infatti che case appena ristrutturate siano poco accoglienti a causa di un’errata progettazione di questi elementi.
Oppure che risultino claustrofobiche per colori troppo carichi.
O ancora che siano illuminate con luce fredde e stranianti.
Guarda ad esempio la foto qui sotto:
Si tratta sicuramente di una casa ristrutturata di recente, ma io non ci vivrei mai.
È fredda, asettica…assomiglia ad una discoteca fuori moda degli anni ’90.
E la colpa è dell’uso sbagliato dei colori (del non uso in questo caso…) e delle luci.
Il light e color design sono discipline complesse che fanno parte dell’interior design. Non pretendo di fare qui un trattato (anche perché non ne sarei capace).
Però tu come proprietario di casa (e futuro utilizzatore quotidiano degli spazi) devi avere un minimo di consapevolezza su come ottenere il meglio per casa tua anche grazie a queste discipline.
In fondo la sensazione di benessere in casa si ottiene (anche) attraverso le percezioni visive e, sebbene siano aspetti molto personali, ci sono delle regole da seguire che danno risultati certi.
Prima di proseguire se vuoi puoi leggere un paio di articoli in cui ho già affrontato l’argomento, sebbene da punti di vista diversi:
Invece questo articolo sarà diviso in due parti: la prima dedicata alla luce naturale ed artificiale, e la seconda dedicata al colore.
Siccome è un argomento realmente vasto, alla fine dell’articolo troverai alcuni testi di riferimento per approfondire.
PARTE 1: LUCE NATURALE E LUCE ARTIFICIALE
La luce naturale è uno degli aspetti principali che deve affrontare ogni architetto quando progetta una nuova casa.
La luce naturale fa parte dell’architettura stessa.
Purtroppo, per motivi di copyright, non posso farti vedere foto di come alcuni architetti importanti hanno letteralmente costruito gli ambienti grazie all’uso della luce naturale.
Qui sotto però ti metto alcune foto gratuite reperite in rete di progetti meno importanti, ma sperando che siano comunque sufficienti a farti capire l’importanza della luce naturale in un ambiente.
Detto ciò…tu devi ristrutturare casa, che probabilmente si trova all’interno di un condominio, e quindi non hai molto potere sulla luce naturale.
Le finestre non puoi spostarle…
Però puoi fare il passaggio contrario…cioè costruire la tua ristrutturazione (anche) sulla luce naturale che entra dalle finestre.
Al contrario sulla luce artificiale hai tutto il controllo possibile. E su questo non devi commettere errori (almeno non eclatanti)…
Sia chiaro: io parlo a te che sei il proprietario di casa…ma mi auguro e spero che ti farai affiancare da un professionista in grado di progettare anche questi aspetti.
Luce naturale e ristrutturazione
In questo paragrafo faremo qualche riflessione principalmente sull’orientamento degli ambienti rispetto ai punti cardinali.
Fermo restando che in una ristrutturazione non puoi avere il pieno controllo di questo aspetto.
(tra l’altro la luce naturale non può essere l’unica guida nella progettazione della distribuzione interna degli ambienti.)
Punti cardinali e posizione degli ambienti
Quando si progetta con la luce naturale l’orientamento dei vari ambienti è fondamentale. Così come essere consapevoli che la luce di gennaio non è la stessa di giugno…
Partiamo dall’orientamento.
Il sole sorge a est, fa un arco verso sud e tramonta a ovest.
Quindi:
Le pareti a est hanno molta luce al mattino
Le pareti a sud hanno molta luce nella parte centrale della giornata (quasi per tutta la giornata…)
Le pareti ad ovest hanno molta luce al pomeriggio
Le pareti a nord sono sempre in ombra
Sulla base di queste osservazioni alcuni ambienti hanno delle collocazioni preferenziali.
Ad est si cerca di mettere le camere da letto, perché il sole del mattino ha effetti psicologici benefici, perché in inverno sono le prime a scaldarsi (e in estate il sole di prima mattina non è ancora così caldo da rendere l’ambiente soffocante).
A nord si cerca di mettere gli ambienti di servizio: bagni, lavanderie, ripostigli e cucine (anche se ormai la cucina non possiamo più considerarlo un ambiente di servizio…). Perché sono gli ambienti in cui passiamo meno tempo e quindi la luce naturale non rappresenta un elemento fondamentale.
Tra l’altro la luce proveniente da finestre a nord, poiché non è diretta, è di tipo diffusa e uniforme. Ottima per le funzioni più tecniche (niente abbagliamento ad esempio).
Lo sai che i pittori preferiscono questo tipo di luce per lavorare?
A sud e ad ovest vanno solitamente gli ambienti della zona giorno: sale da pranzo, soggiorni, open space, salotti…
Sono gli spazi più luminosi e dove si passa la maggior parte del tempo, quindi quelli dove gli effetti benefici della luce naturale sono massimizzati.
Se tu stessi costruendo una nuova casa dovresti tenere conto di queste regole (anche se con un buon uso degli elementi architettonici possono essere sovvertite). Ma anche in una ristrutturazione dovrebbero essere rispettate nei limiti del possibile.
Non devono diventare dei dogmi irrinunciabili.
Mi è capitato ad esempio di mettere le camere da letto tra sud ed ovest perché godevano di una vista mare stupenda e i clienti volevano svegliarsi vedendo il mare… (in quel caso anche il soggiorno aveva la stessa vista…).
Luce naturale durante l’anno
Prima di passare a qualche riflessione sulla luce artificiale spendiamo due parole su come cambia la luce durante l’anno.
Infatti tra gennaio e giugno non cambia solo la durata delle giornate, ma anche l’altezza del sole nel cielo.
A gennaio anche nelle ore centrali della giornata il sole è abbastanza basso rispetto all’orizzonte.
Invece a giugno nelle stesse ore il sole è quasi perpendicolare, quindi molto in alto.
Questo significa che in un ambiente rivolto a sud, l’orientamento che abbiamo detto avere la maggiore illuminazione, la luce del sole entrerà molto dentro le stanze durante l’inverno. Quindi contribuendo in modo importante a riscaldarle.
In estate invece non entrerà molto, aiutando a non surriscaldarle.
Per questo uno degli accorgimenti di progettazione efficiente è installare schermature solari aggettanti nelle pareti verso sud. Per intenderci pensiline o tende a sbraccio.
Infatti in inverno consentono alla luce di entrare lo stesso (perché è bassa all’orizzonte), in estate creano una zona d’ombra che mitiga il caldo del sole.
Luce naturale e legge
Fatte queste riflessioni qualitative, devi tenere conto che la legge impone dei dati quantitativi.
Cioè ti dice che, a seconda dell’ambiente, c’è una superficie minima di luce naturale che deve illuminare l’ambiente.
In sostanza ti da le dimensioni minime delle finestre…
In realtà la legge è interessata non solo alla luce ma anche all’aerazione: infatti deve essere garantita anche l’aerazione degli ambienti. Solitamente la superficie delle finestre sono completamente apribili (con le ante), quindi ad una superficie finestrata che garantisce l’illuminazione naturale corrisponde anche una pari superficie finestrata che garantisce l’aerazione.
(NB: questa cosa non vale ad esempio per gli infissi scorrevoli dove ad una data superficie finestrata corrisponde metà superficie di aerazione)
La legge nazionale è il decreto sanità del 1975. Ma ogni regolamento edilizio comunale ha normato in tal senso.
Attenzione però: le leggi nazionali sono sovra-ordinate. Cioè forniscono dei limiti inderogabili. Questo significa che i regolamenti edilizi comunali possono fare previsioni più restrittive, non il contrario.
Naturalmente a meno che non ci siano specifiche leggi per il territorio in questione che introducano delle deroghe.
Ad esempio per le aree montane sono spesso introdotte dei limiti più permissivi.
Detto ciò vediamo i due parametri che detta il decreto sanità:
Superficie aeroilluminante
Fattore di luce diurna
La superficie aeroilluminante è la superficie della finestra rispetto alla superficie del pavimento della stanza.
Il numero che ti devi ricordare è 1/8.
Cioè la superficie finestrata deve essere maggiore o uguale ad 1/8 della superficie del pavimento.
Quindi: in una camera di 20mq la superficie minima della finestra deve essere di 2,5mq (20/8=2,5). Che corrisponde, ad esempio, ad una finestra di 1,6mx1,6m.
Se vai sotto queste superfici non rispetti la legge e quindi casa tua non è a norma e non può avere l’agibilità.
Ma a prescindere da questo devi considerare il valore di 1/8 come un valore minimo per avere un’illuminazione e aerazione congrue.
Questo rapporto cambia in determinate tipologie di ambienti (bagni e ripostigli ad esempio) dove può essere minore.
Il fattore medio di luce diurna è un po’ più complesso. Te lo spiego rapidamente ma, in linea di principio, se rispetti il rapporto aeroilluminante rispetti anche il fattore di luce diurna (prendila per quella che è: una generalizzazione. Non vale sempre eh!)
Questo fattore è molto importante perché è riferito proprio alla luce naturale in un ambiente.
Si tratta di un valore calcolato in percentuale (%) e confronta la quantità di luce naturale all’interno di uno specifico ambiente (quindi con le finestre reali, i pavimenti reali, i soffitti reali, le pareti reali) rispetto alla quantità di luce naturale presente all’esterno.
Un esempio per capirci.
Pensa di trovarti in un prato in campagna, senza nulla attorno. Nel punto dove ti trovi ci sarà una determinata quantità di luce naturale (si può calcolare, anche se esistono apparecchi che la misurano, e l’unità di misura è il lux).
Ora pensa che all’improvviso ti sorga una casa attorno esattamente nel punto in cui ti trovi. Ora sei al centro di una stanza illuminata da una finestra, con un pavimento, un tetto e delle pareti. L’illuminazione naturale dentro la stanza ora sarà diversa da prima (sicuramente minore).
Il fattore medio di luce diurna dentro la stanza è il rapporto tra la quantità di luce al suo interno rispetto a quella della situazione iniziale, in cui eri in mezzo al prato.
Per legge questo fattore dovrebbe essere maggiore del 2%.
Se vuoi calcolartela questa è la formula:
Io non l’ho mai fatto senza programmi…
Luce artificiale: la salvezza delle case scure
Ma, fatte tutte le riflessioni sulla luce naturale, la realtà è che la maggior parte delle case in condominio hanno esposizioni pessime e sono poco luminose.
(Soprattutto) In questo caso bisogna progettare una illuminazione artificiale corretta.
Ti rimando nuovamente all’articolo che ho già scritto su come illuminare casa per approfondire meglio l’argomento. Lo trovi qui.
Però ti voglio comunque dare alcune indicazioni di base.
Nella progettazione dell’illuminazione artificiale devi porti due obiettivi:
Raggiungere un livello di illuminazione adeguato alle funzioni che devono essere svolte nei vari ambienti della casa
Ottenere l’atmosfera che ti piace in ogni ambiente
Il primo punto è tanto più importante per una casa con poca luce naturale….
Ti viene in aiuto la normativa tecnica. Infatti sono definiti dei livelli di illuminazione minimi a seconda degli ambienti. Non sono obbligatori, ma sono calibrati sulle funzioni da compiere.
L’unità di misura è quella che abbiamo già detto prima, il lux.
Ecco i valori:
Zone di passaggio (corridoi) 100
Zone di lettura (salotti ad esempio) 300
Zone dei pasti (tavolo) 150
Cucina (area preparazione pasti) 300
Bagno (generale) 100
Bagno (specchio) 300
Camere (generale) 100
Camere (armadi) 300
Camere (area lettura dei letti) 300
Studi (aree scrittura) 500
Come calcolarli? Nell’articolo che ti ho linkato trovi alcuni principi base. Il consiglio è affidarti ad un progettista per le verifiche del caso.
In ogni caso il principio è: dove sei di passaggio non hai bisogno di tanta luce, dove ti rilassi non hai bisogno di tanta luce, dove devi svolgere dei compiti hai bisogno di tanta luce.
Ma questo non basta.
Infatti molte case, a causa della luce sbagliata, sembrano più fredde di un ghiacciaio siberiano.
E, a parte improbabili effetti led colorati degni di una discoteca, la causa di questi problemi sono le luci bianche.
Infatti la tonalità della luce bianca può variare. Da una luce bianca tendente al giallo ad una luce bianca tendente al blu.
Quando scegli le lampadine di casa tua devi fare molta attenzione a quale tonalità scegli per le lampadine.
Quelle blu sono fredde, quelle gialle sono calde.
In casa luce fredda=cacca pupù, luce calda=ok.
Guarda le foto qui sotto: una scrivania illuminata con due lampadine della stessa potenza. Una con luce calda e una con luce fredda.
Si nota la differenza?
Adesso che abbiamo spiegato il concetto la domanda che devi farti è: Come fai a riconoscere se una lampadina mi dà luce calda o fredda?
La risposta è dalla temperatura colore, espressa in k (kelvin).
Per le lampadine generalmente varia da 2000k (luce molto calda) ai 6000k (luce molto fredda).
Evitando gli estremi, che possono essere disturbanti, ti devi mantenere nella fascia centrale, quella che va da 2700k a 4000k.
Ora ti faccio una mia riflessione personale.
Le luci a 4000k sono definite “naturali”. Cioè dovrebbero replicare in modo fedele la luce del sole. E ormai sono quelle più diffuse nelle case…
Per me, in ambito domestico, sono ancora luci fredde.
Nella foto di sopra la lampadina fredda era a 4000k. Io in una casa illuminata con quella luce non mi sentirei a mio agio…
Tenere una tonalità leggermente più calda aiuta a creare un ambiente domestico e intimo. Ed è più rilassante.
Ti consiglio di usare luci a 3000k.
Ci sarebbero tanti altri aspetti importanti da considerare nella progettazione dell’illuminazione artificiale. Ma per lo scopo di questo articolo abbiamo visto le due cose fondamentali:
Come illuminare adeguatamente tutta la casa
Come evitare l’effetto “casa fredda”
Naturalmente se a te piacciono le ambientazioni asettiche nessuno ti vieta di mettere luci fredde…Un solo consiglio: non mischiare, almeno per gli apparecchi illuminanti fissi, luci calde e luci fredde.
Detto della luce passiamo adesso all’altro punto fondamentale per ottenere una casa accogliente: il colore.
PARTE 2: IL COLORE NELLA RISTRUTTURAZIONE E COME DOMINARLO
Il colore non si riferisce solo alla pittura che dai alle pareti…ma riguarda anche pavimenti, porte, infissi, arredi…
Tutto è importante e va studiato.
Il progetto della tua ristrutturazione deve sviluppare il tema del colore e deve farlo prima di arrivare al cantiere.
Non basta dire “vabbè facciamo tutto bianco e poi si vede”. Si tratta di una ricetta per un disastro estetico.
Anche se puoi cambiare idea durante i lavori devi arrivare al loro inizio con un’immagine ben chiara da raggiungere. E questo è possibile solo con una progettazione completa.
Questo è un punto su cui insisto molto nel manuale “Ristruttura la tua casa in 7 passi”, in cui una specifica fase della progettazione (da fare col tecnico) è proprio dedicata alla scelta delle finiture. Colori compresi…
In questo paragrafo voglio darti alcuni principi di base sul colore che ti possono aiutare a progettare l’estetica senza ottenere l’effetto “grande magazzino” tipico di molte case.
Quindi vedremo:
Come usare il colore per cambiare dimensione agli ambienti
Quali principi usare nella scelta dei colori
Ridimensiona gli ambienti con il colore
Capita spesso che alcune stanze abbiano forme non ottimali: lunghe e strette oppure basse o irregolari.
O ancora che l’arredo sia obbligato ma esalti proprio le caratteristiche che non ti piacciono.
Con una scelta corretta del colore è possibile correggere visivamente questi ambienti.
In questo caso per scelta corretta del colore intendiamo della contrapposizione tra colori chiari (bianchi essenzialmente) e colori forti.
Qui sotto ti metto un’immagine che non è difficile trovare in rete ma che è molto chiara. Questa è stata presa dal sito archdaily (ho solo cambiato i colori delle pareti…).
Come vedi sono 9 combinazioni differenti in cui l’utilizzo di un colore modifica la percezione dimensionale degli ambienti.
Combinazione 1 – pareti bianche
Se lasci tutte le pareti bianche (o comunque molto chiare) l’effetto che ottieni è un generale allargamento dell’ambiente.
Se hai stanze piccole e regolari questa è una buona soluzione.
Combinazione 2 – pareti colorate
Colorare tutte le pareti (con colori forti naturalmente) ottiene l’effetto opposto: ambienti più piccoli.
Quando usarlo?
Voler restringere volontariamente uno spazio non è comune, però all’interno di una progettazione globale potrebbe essere un espediente utilizzato per far percepire altri ambienti come più grandi.
Mi spiego: se hai un soggiorno non molto grande potresti tinteggiarlo di bianco per ampliarlo. E per dare l’impressione di entrare in un ambiente ancora più grande potresti tinteggiare con colori forti un disimpegno o corridoio di accesso. La contrapposizione tra i due ti farà sembrare il soggiorno più grande.
Combinazione 3- soffitto colorato
In questo modo l’ambiente ti sembrerà più intimo perché avrai l’impressione che sia più basso.
Lo so che spesso le case moderne sono basse (negli ultimi 30 anni si costruiscono case alte 2,7m all’interno…il minimo consentito da legge).
Però in uno studiolo, in un salotto o in una camera, creare un ambiente più intimo può essere un effetto voluto.
Combinazione 4 – pareti colorate
In questo caso l’effetto è opposto: alzare le pareti. Che nelle case moderne potrebbe essere un effetto da ricercare.
Si potrebbe anche pensare, per enfatizzare l’effetto, di pitturare con fasce verticali di colori diversi.
Combinazione 5 – soffitto e parete di fondo colorate
Questa combinazione allarga gli spazi. (Naturalmente le pareti laterali devono essere chiare o meglio bianche).
Dove puoi usarlo? In un corridoio ad esempio…
Ma spesso capita di ritrovarsi con stanze lunghe e strette (molte camere da letto singole o bagni ad esempio) e questo espediente può essere utile.
Combinazione 6 –pareti laterali colorate
Questa combinazione stringe gli spazi.
Ancora: serve per dare l’impressione che gli spazi siano più bilanciati.
Combinazione 7 – Soffitto e pareti colorati tranne una
In questo caso dai importanza alla parete non colorata. La evidenzi.
Ti consiglio di usare con attenzione questa tipologia perché allontana anche la parete non colorata (soprattutto se è in fondo come nell’immagine).
Combinazione 8 – Parete colorata
Non solo evidenzia la parete, ma la avvicina.
Quindi ha un duplice effetto e quindi è utile in ambienti stretti e lunghi in cui la parete di fondo è importante.
Combinazione 9 – parte inferiore delle pareti colorata
L’effetto di questa decorazione è accorciare le pareti senza far sembrare il soffitto basso.
Lo so che fa molto effetto scuola o ospedale…però se trattata bene può dare effetti interessanti.
Ad esempio adesso che sono di nuovo di moda le decorazioni tipo boiserie potrebbe essere un modo per sfruttarle al meglio.
Lo sapevi che solo grazie al colore puoi trasformare le dimensioni degli ambienti?
Spero di averti dato un’informazione utile.
Però non basta: ora che sai come sfruttare il colore per cambiare la percezione degli spazi, devi anche saper usare i colori giusti.
Alcuni principi per la scelta dei colori da usare in casa tua
Approfondire il tema del colore nella casa non è cosa che si può risolvere in un articolo di blog, è qualcosa di troppo vasto.
In compenso ci sono alcuni principi che potresti trovare utile seguire.
Principio 1: scegli (almeno) 3 colori
In casa deve esserci un colore principale, un colore secondario e un colore di accento.
A cui solitamente si aggiunge il colore del pavimento…
Il colore principale è quello che dovrebbe caratterizzare tutta la casa. Non ti nego che nei miei progetti il colore principale è quasi sempre un non colore, cioè il bianco.
Il mio consiglio generale è di utilizzare colori neutri e tenui come principali.
Il colore secondario è quello che dà il carattere alla casa. Se il colore principale è il fondo uniforme che quasi scompare, il colore secondario è quello che spicca.
Il colore di accento è quello che rompe le regole. Solitamente in contrasto con il secondario.
Ma come bilanciare tra di loro questi colori per evitare effetti improbabili?
Principio 2: usa la regola del 60 – 30 – 10
Questa è una semplice regola utile per disporre i colori in una casa:
Il 60% dello spazio deve essere del colore principale
Il 30% deve essere del colore secondario
Il 10% del colore di accento
Tendenzialmente su questa regola troverai scritto che il colore principale è quello delle pareti, il colore secondario è quello di tende/tappeti/arredi e il colore di accento è quello di cuscini e oggettistica.
Data questa regola di base io non concordo completamente.
Se il mio colore base è ad esempio il bianco (cosa che consiglio quasi sempre per le pareti), il colore secondario non deve essere limitato solo a tende, tappeti e arredi.
Invece dovrebbe essere esteso anche alle pareti. Sempre facendo attenzione a rispettare le proporzioni 60-30-10.
Altro accorgimento da utilizzare è declinare i colori secondo una palette (che vedremo al prossimo punto).
Cioè se il tuo colore secondario è blu, puoi pensare di declinarlo in varie tonalità.
Principio 3: costruisci una (o più) palette colori
Una palette colori è un insieme di colori armonizzati tra di loro da declinare all’interno della casa, sia su elementi edilizi (muri, pavimenti, soffitti, etc.) sia negli arredi.
A me piace lavorare con una palette colori di base da applicare all’intera casa, a cui fare delle variazioni in ambienti specifici.
Ad esempio nelle camere da letto, in particolare quelle dei bambini, non si può utilizzare le stesse tonalità utilizzate nel resto della casa. In questi casi tendo a portare un colore comune a tutta la casa (spesso anche solo quello del pavimento) e poi declinare nuovi colori in questi ambienti.
In fondo all’articolo ti metto il link ad un libro dove puoi trovare oltre sessanta palette colori.
Principio 4: abbinare i colori
Non è che i due o tre colori che caratterizzeranno casa tua possono essere scelti a caso.
Ci sono delle regole da seguire per armonizzarli.
La teoria del colore è complessa. Non la possiamo riassumere in poche righe. Però qualche dritta la possiamo sfruttare.
Un primo consiglio te l’ho già dato in relazione al colore principale: tendenzialmente utilizza il bianco o un colore neutro.
Questo non perché sia un male utilizzare un colore forte dominante in tutta la casa, ma perché queste scelte tendono a stancare velocemente.
Soprattutto quando in una ristrutturazione c’è una progettazione integrata che lavora sia sugli elementi edilizi (le pareti) che sugli arredi, ottenere un risultato che non stancherà dopo poco tempo è fondamentale.
(a meno che tu non voglia riarredare casa ogni pochi anni…)
Detto ciò la scelta dei colori deve essere fatta in relazione al colore secondario e a quello di accento.
Qui sotto ti metto due immagini: il cerchio di Itten e il cerchio cromatico.
Sono due delle principali rappresentazioni dei colori.
Il cerchio di Itten è diviso in tre aree concentriche: in mezzo ci sono i tre colori primari (nel triangolo), questi sono circondati dai tre secondari (cioè ottenuti mescolando i primiari), ed infine esternamente ci sono i terziari (somma di primari, secondari e loro combinazioni).
Il cerchio cromatico riporta gli stessi colori (anche se in realtà sono il doppio), ma procedendo dall’esterno verso il centro vi è una variazione di luminosità (quantità di bianco presente nel colore) mantenendo il medesimo colore.
Come vedi si tratta di colori molto accesi e che difficilmente (almeno mi auguro) troveranno spazio in casa tua.
Però utilizzerai tonalità differenti di questi colori e sulla base del cerchio cromatico è possibile dare delle regole di abbinamento.
Consideriamo di lavorare con due o tre colori in casa.
Per abbinarli puoi usare le seguenti regole:
Usi colori adiacenti (cioè scegli un colore e quello che si trova di fianco)
Usi colori adiacenti estesi (cioè scegli un colore e non quello che si trova di fianco ma ti sposti di due colori)
Usi colori complementari, o opposti (cioè scegli il colore e quello esattamente all’opposto nel cerchio)
Usi colori complementari divergenti, cioè scegli un colore, prendi il complementare e ti sposti di lato di uno o due colori (in questo secondo caso usi uno schema chiamato “triadico”)
In questo modo molti colori sono automaticamente esclusi dagli abbinamenti: il giallo ad esempio non dovrebbe stare con l’azzurro o con l’arancione (o almeno con determinate tonalità di azzurro e arancione).
Principio 5: colori caldi o colori freddi? È una questione psicologica…
Non ho una risposta da darti.
Nel senso che, come per le luci, in casa io userei prevalentemente colori caldi perché ritengo importante creare un ambiente in cui sentirsi protetti.
Ma la tonalità dei colori è una questione di percezioni psicologiche.
I colori caldi hanno generalmente l’effetto di eccitare la mente. Quelli freddi di calmarla.
Però va anche considerato di quali colori si parla…
Perché se non c’è dubbio che un rosso e un giallo siano colori che possono eccitare, il marrone (con tutte le sue declinazioni) pur essendo caldo è calmante.
Allo stesso modo il blu o il rosa pallido sono colori calmanti…ma se il blu diventa elettrico e il rosa diventa fucsia hanno l’effetto opposto.
Principio 6: un colore condiziona tutto l’ambiente
Con questa affermazione non intendo che se dai un colore ad una parete questa spiccherà sulle altre.
Ma che potrebbe letteralmente colorare l’atmosfera.
Il motivo è che tutte le superfici sono riflettenti. Anche quelle opache.
Cioè riflettono parzialmente i colori che li circondano.
Questo è particolarmente vero soprattutto per i colori molto chiari o per il bianco.
Così se fai una parete rossa in mezzo a tante pareti bianche, aspettati che queste ultime, in prossimità della parete colorata, restituiranno un po’di quel colore. Dando una tonalità a tutta la stanza.
Solitamente più è carico un colore più influenza l’ambiente.
Per questo le stanze colorate con tonalità forti spesso danno una sensazione di disagio.
Riepiloghiamo le regole-base
Posto che non abbiamo fatto un trattato completo sulla scelta dei colori in casa, e che non dobbiamo essere rigidi su quanto detto, riassumiamo in poche righe le regole che abbiamo dettato:
Scegli tre colori, principale, secondario e accento, e declinali secondo la regola del 60/30/10
Scegli colori adiacenti o contrapposti sul cerchio cromatico
Sulla base dei colori scelti costruisci una o più palette con varie tonalità
Se segui queste regole otterrai una casa con colori equilibrati e gradevoli.
LE RISORSE PER UNA CASA CHE ADORERAI
Nei paragrafi precedenti abbiamo visto alcune regole pratiche per ottenere una buona illuminazione e degli abbinamenti di colori corretti in casa.
Non prenderli come dogmi su cui essere intransigenti ma come spunti per creare l’atmosfera che ti rappresenta al meglio. Fermo restando che il supporto di un professionista è fondamentale.
Per chiudere questo articolo voglio condividere con te alcuni libri che potrebbero interessarti
Libri sull’illuminazione
I libri sull’illuminazione sono molto tecnici…sono dedicati ai professionisti e ti consiglio di prenderli solo se vuoi approfondire molto l’argomento.
Probabilmente è il testo più complesso. Però affronta argomenti interessanti come l’ottica (anche il funzionamento dell’occhio umano) e la teoria del colore.
Libri sul colore
In merito al colore ti consiglio alcuni libri più leggeri.
Questo è il libro in cui ci sono le tavolozze dei colori di cui ti parlavo. L’autore è il presentatore di un noto programma inlgese sulla ristrutturazione.
NB: scopro che questo libro mentre scrivo l’articolo non è più disponibile…spero lo sia presto perché lo ritengo un utile riferimento.
Ormai è di rito: la domenica è il giorno in cui dedico tutta me stessa alla Casetta.
Mi piace staccare la spina dalle attività della settimana passata, spostando cose, aggiungendo dettagli, realizzando diy o facendo shopping per il nostro posticino.
Questa domenica, nella mia to-do list c’era da spuntare la voce “cambiare le stampe nella gallery wall del salotto al piano di sopra”.
Dunque, ne ho approfittato per testare la mia nuova stampante, che giaceva da mesi nell’armadio, ancora inscatolata.
Ebbene sì, le nuove stampe sono uscite fresche fresche, direttamente dalla stampante!
Ho passato gran parte della mattinata a cercare dei free printables degni di nota, che fossero in grado di caratterizzare la parete alle spalle del divanone. Volevo qualcosa di speciale, non una classica foto prodotta in serie.
La mia ricerca ha portato numerosi frutti! Sono riuscita a sostituire ben due delle stampe in salotto e ad aggiungerne un paio in bagno ed in camera.
Di seguito trovi una serie di siti da cui puoi scaricare immagini gratuite da stampare e da utilizzare come posters per le tue pareti.
– NYPL Digital Collections. Un tuffo nella libreria pubblica di New York, con vecchie copertine di magazines, stampe di pattern vintage, schizzi fatti a mano di abiti anni ’60, illustrazioni botaniche e tanto altro. Le immagini, di dominio pubblico, possono essere scaricate e stampate.
– Pexels. Include fotografie, video e qualche illustrazione. I miei preferiti qui sono i pattern fotografici. Pexels mette inoltre a disposizione un sacco di foto stupende di paesaggi e soggetti naturali. Qui i creators hanno un loro profilo da cui puoi spulciare i loro portfolio. Puoi ringraziarli del loro lavoro seguendoli o sostenendoli con una donazione.
– Gratisography. Una serie di foto divise per categoria. Adoro la sezione “urban”, per quanto questa sia lontana dai miei interessi, di norma. Contiene scatti deliziosamente desaturati e ricchi di dettagli architettonico interessanti.
Il mio preferito, nonchè mia nuova ossessione è il primo. Puoi trovarci davvero dei pezzi incredibilmente unici! Io ho scaricato le copertine di vecchie riviste, un ritratto di donna, una stampa di arte giapponese e delle stampe botaniche enciclopediche.
Ho rinnovato, quindi, una parte della mia gallery (le vecchie stampe erano state riadattate a questa zona della casa, quindi non mi piacevano lì…).
Ho stampato su dei semplici fogli A4, impostando la stampa su “verticale” (puoi impostarla su “orizzontale” se la tua immagine ha un portamento orizzontale).
Per incorniciarle per bene e riadattarle alle mie cornici, ho pensato di costruire dei pass partout.
Qui di seguito trovi un reel in cui ti spiego come puoi farlo anche tu!
Per adattare il foglio A4 alla cornice 40×50, invece, ho costruito un passpartout più grande rispetto alla stampa e riempito lo spazio in eccesso con un foglio di carta mooolto vintage (era la base di un vecchio quadro). Ho quindi centrato la stampa fissandola con un pezzetto di scotch.
Puoi usare la stessa tecnica sostituendo la carta vintage con un campione di carta da parati o un cartoncino della tinta che preferisci, meglio se in accordo con i colori della tua stampa.
Per non lasciarti a bocca asciutta, e anche per non contagiarti con la mia nuova dipendenza, ho selezionato per te le mie stampe preferite!
Per averle ti basterà seguire le istruzioni sotto questo post di Instagram.
Credenza , madia e dispensa, si tratta di tre elementi indispensabili in casa,
a volte la dispensa è una credenza o una madia,
altre volte invece si tratta semplicemente di una colonna o una nicchia ricavata in qualche spazio della casa,
insomma,
indipendentemente dal loro nome,
che le chiamiate credenza, madia o dispensa, i loro ruoli sono gli stessi:
abbellire
contenere
riempire
ma come le inseriamo in casa? in quale ambiente? con quale stile e colore?
Credenza , madia o dispensa in soggiorno
La madia contemporanea è una tipologia di credenza diversa rispetto a quelle a degli anni ’50 ’60,
una volta la credenza era il buffet,
un mobile con 4 ,5 antine, lungo e non troppo profondo,
tipo quello qui sotto in foto
Oggi invece la madia è un elemento di design,
un complemento d’arredo che si inserisce perfettamente in ogni spazio,
alta, bassa, lunga. stretta,
insomma ce ne per tutti i gusti,
non occorre che sia dello stesso colore o dello stesso stile del tavolo e delle sedie o del soggiorno,
spesso creare un mix and match tra contemporaneo e classico, da un risultato poco banale.
Si tratta di elementi irrinunciabili nella zona pranzo,
che spesso con le loro forme, i loro abbinamenti di colori e materiali creano ambienti inediti,
se finite anche sul retro possono essere posizionate anche in centro stanza come divisorio,
oppure a parete per appoggiarci la tv,
mentre dietro il divano separano il living dalla zona relax.
Credenza o dispensa in cucina?
Dire credenza in cucina per qualcuno è sinonimo di cucina classica
niente di più sbagliato,
esistono credenze per cucine moderne e per cucina classiche,
nel primo caso basta reinventarne l’aspetto,
come accade nel soggiorno con le madie,
insomma,
se non volete chiamarla credenza perché il nome non vi piace, postete chiamarla dispensa.
In effetti,
nelle cucine moderne, la dispensa assume vari aspetti,
può inserirsi con elementi alti tra la zona operativa
oppure può integrarsi con il resto della cucina utilizzando elementi con diverse altezze e profondità
Se sviluppata in altezza con colonne, la dispensa è il modo migliore per ottimizzare lo spazio,
oppure nel caso di una cucina dallo industrial , con basi ed elementi a giorno , oltre a ricavarne tanta capienza e piano su cui lavorare, si può ottenere un elemento dallo stile inconfondibile
e negli altri ambienti della casa?
Esiste sempre un modo per inserire una credenza o una madia o un mobile contenitivo che faccia da dispensa in casa,
Chissà per quale motivo non ho mai avuto particolare simpatia per le panche in cucina. Ora che sono matura {sia di età sia di gusto estetico} ho imparato ad apprezzare questo elemento di arredo che offre infinite scelte di stile e grandi possibilità funzionali: la panca in cucina sostituisce le sedie, libera lo spazio per il passaggio e può essere molto accogliente.
La panca in cucina è funzionale
La panca è sicuramente una grande alleata quando si tratta di organizzare piccole cucine, perché permette di ottimizzare l’ambiente. Tuttavia, si rivela molto interessante anche in grandi spazi aiutando a mantenere l’ordine e creare passaggi calpestabili fluidi e comodi.
Funzionalità della panca:
aiuta a evitare l’ingombro delle sedie
può avere dei cassettoni per raccogliere oggetti e utensili
favorisce il movimento all’interno della stanza
facilita la pulizia
può essere posizionata negli angoli, a parete oppure a ridosso delle penisole
La panca in cucina è bella
La panca non tradisce le aspettative nemmeno quando si parla di estetica: é talmente versatile che si adatta a qualsiasi stile e a molti materiali.
Anch’io sono ricorsa alla panca per motivi di spazio e si è rilevata la soluzione migliore per la mia cucina; abbiamo scelto una seduta in legno realizzata da un artigiano e uno schienale in tessuto, che abbiamo affisso al muro con una semplice struttura in legno leggero, per scongiurare uno stile troppo rustico.
4 suggerimenti di stile:
la panca in legno riscalda una cucina bianca o grigia
la panca in velluto si inserisce bene in un ambiente elegante
un tessuto di design aggiunge modernità a una cucina classica
la panca è l’arredo giusto per giocare con il colore