Villaggio operaio di Crespi d’Adda. Da 25 anni fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ma è conosciuto da pochi. Scoprilo qui.
Hai mai sentito parlare dei villaggi operai?
Probabilmente no o forse di sfuggita, perché in Italia di questo fenomeno architettonico e culturale ci sono davvero poche testimonianze. E’ più facile vederli in nord Europa, dove la cultura industriale è sempre stata profondamente diversa dalla nostra.
In Italia però è conservato uno di questi gioielli, testimoni di un tempo che fu. Il Villaggio Operaio di Crespi D’Adda, in provincia di Bergamo, è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale Unesco nel 1995 e celebra quest’anno i suoi primi 25 anni.
Ti va di scoprire con me qualche dettaglio in più?
Villaggio Operaio Di Crespi D’adda: testimonianza di una cultura imprenditoriale illuminata
Perché ti parlo di questo reperto di architettura industriale?
Prima di tutto perché si tratta di uno degli innumerevoli tesori che abbiamo sul nostro territorio e di cui conosciamo poco o nulla. Secondo, perché da sempre le architetture industriali del nostro passato recente mi affascinano da che ne ho memoria.
Materiali solidi come i mattoni, ma anche tecnologici come il ferro ed il vetro, intrecciati in forme anche insolite per uno stabilimento industriale. Le grandi campate ad arco, ma anche i grandi lucernari a shed.
Tutti elementi che sono entrati nel nostro immaginario collettivo e impreziosiscono le tanto di moda case loft.
Veniamo al dunque.
Chi ha voluto questo Villaggio e perché?
SI tratta di un villaggio operaio voluto dal proprietario del cotonificio, Cristoforo Benigno Crespi, per tutte le persone impiegate nel suo stabilimento.
Le opere di costruzione sono cominciate nel 1877 e sono finite intorno al 1920, passando nelle mani del figlio Silvio. L’architetto a capo del progetto era Ernesto Pirovano con l’ingegnere Pietro Bunati.
La posizione del Villaggio è strategica, perché sorge vicino al fiume Adda. Lungo la strada che costeggia il fiume trovano posto la fabbrica, gli uffici e la casa padronale. Il resto degli edifici sono situati dall’altra parte della griglia, scandita da tre strade parallele alla principale.
Nel Villaggio c’erano le case per gli operai, ognuna con piccolo orto e giardino, e le case dei dirigenti. Ma anche la chiesa, il teatro, la caserma dei pompieri, la scuola ed il cimitero (più altre strutture comunitarie).
Il villaggio cominciò a spopolarsi intorno al 1929 (quando il cotonificio smise l’attività) e tutto il villaggio rimase di proprietà di un’unica azienda fino al 1970.
Una planimetria perfettamente distesa ed ordinata, che vedeva nettamente separate le zone residenziali, da quelle di pubblica utilità da quelle di produzione. Una progettazione che ha voluto trasformare un territorio inutilizzato in una risorsa per la comunità, creando valore e senso di unità.
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Celebrare i primi 25 anni di una preziosa risorsa nazionale ed internazionale
Era il 5 dicembre 1995, a Berlino, quando il Villaggio Operaio di Crespi D’adda venne inserito nel World Heritage List. Questa la motivazione:
“un esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, che vide la luce in Europa e nell’America del Nord tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo, espressione della filosofia predominante tra gli industriali illuminati nei riguardi dei loro operai”.
Questa candidatura straordinaria è stata merito dell’audacia di alcuni giovani universitari, che riuniti nel “Centro Sociale Fratelli Marx” riuscirono a far capire l’importanza storica e sociale della promozione di un luogo così speciale.
Nel 1993 elaborarono il “progetto di rivalutazione culturale per Crespi d’Adda”, atto a proteggere il villaggio operaio da una attività di speculazione edilizia, supportata in parte anche dalla comunità. In questo progetto erano comprese attività di promozione e sviluppo culturale e turistico del Villaggio, oltre che ovviamente quella di preparazione di tutta la documentazione da presentare per fare inserire il sito nel World Heritage List.
Tutta questa mirabolante avventura verrà raccontata in un libro che uscirà l’anno prossimo, il cui autore è Giorgio Ravasio.
“Voglio raccontare come andarono realmente le cose in quegli anni. Molti si sono arrogati meriti non propri e molti che osteggiarono la nomination sono poi saliti sul carro dei vincitori. Nel mentre, ai veri eroi di questa esperienza non sono mai stati riconosciuti i meriti di questo risultato incredibile. Sarà l’occasione per fare chiarezza su un periodo importantissimo della nostra storia”.
Purtroppo a causa del Covid il Villaggio non potrà festeggiare questo importante anniversario in modo adeguato. L’Associazione Crespi con l’Assessore competente Donatella Pirola ha pensato però a tutta una serie di iniziative che avranno luogo nel 2021 (si affiancheranno alle normali visite al Villaggio).
Sarà possibile ammirare mostre fotografiche, così come partecipare ad una rassegna cinematografica all’interno del Teatro del Villaggio, dibattere all’interno di un circolo letterario che avrà come argomento principe l’industria ed il lavoro.
Villaggio Operaio di Crespi D’adda. Una perla da conoscere e tramandare
Penso che circa questi bellissimi poli culturali ci sia sempre troppo poca diffusione della conoscenza.
Dalla nostra storia recente c’è sempre da imparare, nel bene e nel male.
In questo caso specifico però, è stupendo poter vedere i livelli di civiltà a cui si era arrivati. Progettando questo villaggio l’intenzione era quella di aver cura della vita (in senso completo) delle persone che lavoravano per il cotonificio.
Si era già arrivati alla concezione che una vita più soddisfacente avrebbe portato a lavoratori più produttivi.
Purtroppo nei decenni molte vittorie sono andate perse e questo anniversario potrebbe essere una splendida occasione per tornare a riflettere.
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