E' una domanda che tutti ci stiamo ponendo, stiamo leggendo molti interventi, alcuni diametralmente opposta ad altri; ritengo che in qualsiasi caso dovremo cercare di imparare qualcosa, non possiamo permetterci di sprecare questa lezione; forse questa quarantena ci abituerà a pensare non solo più al breve periodo ma cominceremo a programmare anche sul medio e lungo periodo e poche cose lo sono come decidere di affittare o acquistare una casa.
Oggi abbiamo il piacere di intervistare l'architetto Federico Reyneri di LPzR architetti associati di Milano, lo studio ha recentemente realizzato Dom2, un appartamento a misura delle necessità di un disabile motorio, le cui foto vediamo in questo articolo.
Dom2 è una abitazione progettata per garantire un'alta qualità della vita anche in caso di lunghe permanenze.
- Federico, pensi che vivremo in una condizione di emergenza permanente? Sarà tanto grave da indurci a cambiare le regole di progettazione degli edifici?
Una pandemia come quella che stiamo sperimentando, dura un tempo limitato. Al momento ci siamo dentro, non sono in grado di stimare la sua fine ma da ciò che leggo, non potrà durare più di due-tre anni - nella peggiore delle ipotesi.
In edilizia due-tre anni sono meno del tempo di completamento di una operazione immobiliare. Gli edifici hanno una aspettativa di vita superiore ai 30 anni. L'esperienza diretta mi dice superiore ai 50 anni.
Quindi gli edifici dovranno essere idonei ad ospitarci e fornirci riparo per un tempo superiore a quello della attuale emergenza.
- Dovranno proteggerci anche dalle emergenze future, sappiamo quali saranno le conseguenze di emergenze future?
No, gli edifici dovranno quindi essere flessibili.
Mi rendo conto che sia una banalità, ma è meglio ribadire il fatto che il migliore edificio per questa emergenza, non è detto che lo sia per la prossima.
O per vivere in tempi di non emergenza, che spero sempre duri più della crisi.
- Quali sono i requisiti che una casa dovrebbe avere per garantire una piacevole permanenza anche in periodi prolungati?
Ricordo una battuta di un mio amico spagnolo che mi prendeva in giro perché gli italiani rimangono in casa con mamma e papà fino ai trent'anni. "Sai perché?" mi sfotteva "Perché in Italia le case sono grandi e comode, in Spagna invece sono piccole e buie. Quindi non vediamo l'ora di scappare".
Anche i nostri bamboccioni, pur rimanendo a casa di mammà, escono di giorno e di sera. Quando siamo invece costretti 24 ore al giorno per settimane nello stesso ambiente, viviamo l'esperienza degli astronauti. Loro sono preparati per quello. Hanno una preparazione psicologica, una motivazione forte, una data di fine-pena, compiti assegnati continui per passare il tempo. Noi dobbiamo poter ricreare a casa ciò che facciamo anche fuori (o facevamo anche fuori), per avere una esperienza completa.
Permettere la possibilità di lavorare o studiare da casa garantendo la privacy ai componenti della famiglia o, più in generale, agli abitanti, durante la nostra vita noi abbiamo i momenti famigliari, lavorativi (o di studio), di relazione con gli amici e di intimità con noi stessi.
Dovremmo avere in casa un ambiente per ognuno di questi momenti.
Facilitare il rispetto dei criteri di sicurezza per evitare contaminazioni con l’esterno:
in Giappone e nei paesi scandinavi, lasciano le scarpe fuori di casa prima di entrare.
In famiglia abbiamo adottato questa regola da vent'anni. Negli appartamenti in genere predisponiamo sempre uno spazio ove riporre cappotti e scarpe all'ingresso. Negli appartamenti più grandi vi è un ingresso e se possibile, anche un ripostiglio.
Le indicazioni degli esperti ci suggeriscono di cambiare anche i vestiti oltre le scarpe, prima di entrare in casa.
Eventualmente, poter isolare e quindi porre in quarantena alcuni membri della famiglia nel caso in cui si abbia necessità di farlo; anche in questo caso purtroppo è una questione di dimensione o di dimensione per persona. Negli appartamenti con più di una camera da letto, in genere una è dotata di bagno collegato. Un secondo bagno è a disposizione dell'altra camera e della zona giorno. La "suite" può quindi diventare uno spazio per la quarantena.
- In questo periodo di convivenza forzata, quali accortezze andrebbero prese in fase di progettazione per garantire la privacy per ogni membro della famiglia?
Quanto si può intervenire nella dimensione degli appartamenti? Sarebbe veramente facile rispondere che si consiglia di dedicare una stanza ad ogni membro della famiglia più uno spazio/studio-lavoro.
Il nodo da risolvere è quello degli appartamenti piccoli o densamente popolati, ma non ho ancora una risposta sensata a riguardo.
- Quanto sono importanti gli spazi accessori come ingressi, dispense e ripostigli per una casa salubre in questo particolare momento?
Gli ingressi e i filtri sono indispensabili. Per quanto riguarda i disimpegni, non ho mai progettato un bunker, nè al momento ritengo che vi sia necessità in Italia di accumulare scorte per far fronte alle carestie.
Spero di non sbagliarmi.
- In questo momento avere uno spazio esterno, anche piccolo è un lusso, come interviene LPzR architetti sugli spazi esterni, giardini e terrazzi per renderli un valore aggiunto dell'abitazione?
Gli spazi, tutti gli spazi, devono essere attrezzati. Un balcone deve poter essere un posto dove sostare, quindi avere almeno un tavolo e una sedia. O una sdraio, potendo. Vi deve essere una presa elettrica per poter ricaricare i nostri apparecchi elettronici, una buona illuminazione per leggere, delle piante per rallegrarci la vista. Meglio se sono piante aromatiche che possiamo utilizzare in cucina.
LPzR architetti associati, fotografie di Carola Merello
Questa casa, chiamata Foresthouse, per ovvi motivi, immersa tra gli alberi in una foresta della Nuova Zelanda è stata progettata come rifugio per il fine settimana per l'architetto Chris Tate, per ottenere il permesso per realizzare questo parallelepipedo di 90 mq nel bel mezzo della foresta è stato necessario ridurre al minimo l'impatto ambientale, la casa è sollevata dal suolo su pali, come una palafitta e può essere raggiunta solo a piedi, con una scala
L'esterno della casa e quasi totalmente vetrato è completamente nero con il rivestimento in legno e colonne in alluminio, l'interno è praticamente tutto bianco.
The house hidden in the forest
This house called the Foresthouse, for obvious reasons, nestled in the trees in a New Zealand forest was designed as a weekend refuge for the architect Chris Tate, to obtain permission to build this 90 sq m parallelepiped in the middle of the forest it was necessary to minimize the environmental impact, the house is raised from the ground on poles, like a stilt house and can only be reached on foot, with a ladderThe exterior of the house is almost completely glazed and completely black with wooden cladding and aluminum columns, the interior is practically all white.
VIA
Come stiamo vivendo le nostre case in questi giorni di “quarantena”? Quali sono gli spazi che amiamo delle nostre case? Quali quelli che non avremmo proprio scelto che fossero così? Le consideriamo nostre alleate, la nostra terza pelle? O finiamo per sentirle come delle prigioni? Da qui l’idea di osservare le nostre case in questi giorni di quarantena, di studiare i diversi modi di “abitare le case”.
Tantissime riflessioni, domande e sforzi progettuali sono scaturite a partire dall’analisi di questa situazione attuale, che ci spinge a stare in casa 24h al giorno, quando prima le “abitavamo” poche ore al giorno, giusto il tempo di dormire, fare colazione e tornare la sera per mangiare (alcuni solo per dormire nuovamente).
Molti stanno affrontando da diversi punti di vista la casa, l’abitare e la quarantena e tra tutti anche il mondo dell’architettura! Da Domusweb che ha creato uno speciale ad hoc intitolato “Coronavirus e quarantena: come cambia la vita in quarantena“, alle varie testate giornalistiche, a studenti di architettura del Politecnico di Milano dove è nato il laboratorio Quarantined house-lives. A biography…di cui faccio parte come tutor (qui se volete approfondire) e poi ancora sfide di architettura come Quarantine Archi Challenge.
Modi di abitare: tre progettiste “green”
Sui modi di “abitare le case” in questi giorni di quarantena, ha iniziato a interrogarsi anche lo studio di architettura Archingreen, fondato dall’arch. Emanuela Cacopardo e ing. Roberta Tredici, che stimo molto e che ho avuto occasione di conoscere di persona visitando una casa di paglia progettata da loro (qui l’articolo).
Mi racconta Emanuela: “L’idea è nata da un gioco abbastanza spontaneo, ovvero catturare con il cellulare momenti di quotidianità in cui ci stiamo trovando a usare la casa in modi che mai avremmo immaginato (in questo i bambini sono spunti inesauribili). Però le riflessioni sono andate anche oltre: quali aspetti del nostro appartamento ci stanno aiutando a soddisfare tutte le esigenze che stanno emergendo, e quali invece rappresentano dei limiti? E quali limiti possiamo reinterpretare traducendoli in virtù?
E così ci siamo sentite (con una videochiamata a distanza!) e abbiamo pensato di affrontare questa “ricerca” e questa “osservazione” insieme. A partire dalle nostre case, piene di bambini! Ma chiedendo anche ai nostri amici, colleghi, familiari o studenti di condividere con noi i loro modi di “abitare la casa”. Le loro strategie, la loro capacità di adattarsi agli spazi della casa e la capacità della casa di adattarsi a loro.
Restiamo a casa ma “viviamo” la casa
Tutti (o quasi) a casa in questi giorni, nel pieno rispetto del celebre #iorestoacasa, stiamo facendo i conti con le caratteristiche delle nostre residenze, spesso pensate e, in alcuni casi, strapagate, per essere bellissime dimore dove tornare a casa la sera o dove ospitare gli amici durante le serate dei weekend.
Che si tratti di case recenti o di qualche decennio fa, è innegabile che siamo da sempre abituati a vivere le nostre abitazioni solo in determinate fasce orarie, mattina e sera nella media, e nonostante passiamo la maggior parte del nostro tempo chiusi all’interno di qualche edificio (80-90% delle giornate, nei Paesi definiti “sviluppati” da un punto di vista economico), generalmente non si tratta di casa nostra.
Spesso i parametri di giudizio nei confronti di una residenza si limitavano alla ricerca del bello e presentabile agli occhi degli altri. A volte abbiamo sacrificato la personalizzazione dei nostri spazi per rispondere alla domanda: cosa fa tendenza?
A questo aggiungiamo l’approccio ancora oggi estremamente funzionale di noi progettisti al disegno degli spazi abitativi. Le visioni di Le Corbusier e Walter Gropius, maestri dell’architettura del primo ‘900, hanno portato a guardare alla casa come a una macchina per abitare, pensata in termini di superfici minime abitabili e rapporti aeroilluminanti, in risposta alla normativa e agli Existenz Minimum.
Di sicuro il funzionalismo è stato un passo importante per l’architettura ma se non ci si focalizza sulle necessità dei suoi “abitanti”, c’è il rischio che la casa non sia più in funzione dell’uomo ma l’uomo in funzione della casa. Abitare non è solo un aspetto funzionale. E sta venendo fuori ora che non usiamo più le nostre case come semplici dormitori, ma le viviamo incessantemente e in modo intensivo.
Progettiste di case in quarantena
E’ giusto che noi professionisti ci facciamo delle domande e prendiamo il più possibile spunti, da questo periodo di permanenza forzata, su quali dovrebbero essere i nuovi modelli abitativi. Cos’è Casa? Cos’è abitare? In che modo casa nostra rispecchia le nostre esigenze abitative? Come abitiamo ora e come vorremmo “abitare le case” in cui viviamo?
Il benessere dell’individuo nel luogo in cui vive dovrebbe essere l’obiettivo prioritario di noi progettisti.
Con Emanuela e Roberta condividiamo alcuni obiettivi. Da qualche anno ci concentriamo sull’uso di materiali naturali nei nostri progetti, convinte che il benessere e il comfort dipendano dalla qualità dell’aria indoor e quindi dalla salubrità delle nostre abitazioni. Io principalmente nelle ristrutturazioni, loro anche in nuove costruzioni!
Quello che ci accomuna è la stessa visione rispetto a un costruire sostenibile e un confronto, avvenuto qualche giorno fa, proprio rispetto a tutti questi temi: esigenza di una sostenibilità non solo delle scelte tecnologiche ma anche del concept progettuale.
Abitare le case in quarantena
In questo momento più di altri tutte e tre vestiamo contemporaneamente i panni di progettiste, donne, madri, alle prese con famiglie chiuse in casa, e riteniamo stimolante farci delle domande su quali siano i bisogni abitativi emergenti ora, e come gli spazi a nostra disposizione possano rispondere a questi. La casa è per tutti noi diventata un set sul quale vanno in scena gli eventi più disparati, dalle lezioni online, all’educazione motoria, ai laboratori creativi. Stiamo scoprendo che le case si possono adattare alle nostre esigenze e, perché no, anche agli stati d’animo. Sta diventando un gioco individuare le molteplici possibilità che possono offrire un soggiorno o un corridoio, o gli elementi di arredo, ma per giocare dobbiamo uscire dagli schemi ai quali siamo stati da sempre abituati. Ora di sicuro non serve a nessuno che il soggiorno sia in perfetto ordine.
…
E’ nata così l’idea di catturare e condividere alcuni di questi momenti in cui la casa si trasforma in un set, perché dalla catalogazione di questi emergeranno molti spunti preziosi per ripensare le case di domani.
Non restiamo a casa, ma viviamo la casa, perché nel gioco dei set stiamo scoprendo che il tempo trascorso nelle nostre abitazioni non è solo una questione di quantità ma principalmente di qualità.
Allora rivolgiamo a tutti queste domande: La tua casa è veramente per te? Che modifiche stai attuando per renderla tua?
A cura di Chiara Baravalle con Emanuela Cacopardo e Roberta Tredici (Archingreen)
L'articolo “Abitare le case” in quarantena sembra essere il primo su .
Mai come nell’ultimo decennio la ristorazione ha iniziato a far parte della nostra quotidianità. Sebbene l’Italia possa vantare un patrimonio costituito da un bagaglio di esperienze familiari e, comunque, una tradizione alle spalle di tipo regionale, l’avvento del settore sulla scena mediatica ne ha amplificato esponenzialmente la portata, non solo sul territorio nazionale.
Ogni paese e nazione ha dimostrato apertura sul tema e, paradossalmente, un fenomeno mondiale ha finito per esaltare ancor di più la territorialità. Nulla è più distintivo del tradizionale; tradizionale è ciò che per un abitante del posto è la norma, ma diventa qualcosa di sorprendente per chi come norma ha altri canoni.
Tecniche, piatti, personalità spiccate si fondono con l’intorno, ovvero gli ambienti, il modo di presentare, la degustazione, il clima, l’architettura, il design, la musica. Ogni aspetto, curato nel dettaglio, contribuisce alla finalità del ristoratore o dello Chef: creare un’esperienza unica per il cliente. Nulla può essere tralasciato, perché nella galassia dell’offerta distinguersi è tutto, specializzarsi e rendere unico il tempo trascorso al tavolo è l’unico mezzo per poter durare. Viene a mente la frase del celebre poeta-filosofo francese Paul Valery: “chi vuole fare grandi cose deve pensare profondamente ai dettagli”.
ATIproject ha un team multidisciplinare che nel tempo ne ha costituito uno dei principali punti di forza. Professionisti esperti di acustica indoor certificati, lighting designer e daylight designer prendono parte al team di progettazione architettonica dedicato alla creazione di spazi unici nel suo genere. Il tratto comune è uno: la sostenibilità, delle scelte progettuali e dei materiali. Il ristorante Salza di Pisa ne è un esempio.
Sostenibile, nel senso largo del termine, include anche tutti gli aspetti di comfort interno che i clienti sperimenteranno. Finiture naturali, spazi proporzionati e caratteristici, mescolano le nuove tendenze allo stile industriale di un edificio che testimonia una diversa destinazione d’uso precedente. La personalizzazione la fa da padrone.
Non resta che assaggiare!
Modelli freestanding e da appoggio, ecco le vasche da bagno più attuali pensate per adattarsi a ogni tipo di ambiente valorizzandone l’impatto estetico.
Negli ultimi tempi la stanza da bagno ha subito grandi trasformazioni e, da luogo funzionale, è diventato l’ambiente della casa dedicato al nostro benessere e relax, dove non può assolutamente mancare la vasca da bagno.
Rettangolari, ovali, ad angolo, ecco per voi una selezione delle vasche da bagno più attuali per arredare un bagno contemporaneo.
Vasche freestanding BELT e PANIER di Arbi
Le vasche da bagno freestanding rappresentano una tendenza sempre più attuale in tema di arredo bagno poiché, oltre a garantire il massimo relax, sono in grado di donare all’ambiente quel tocco di elegante originalità.
Belt e Panier sono i due modelli disegnati da Meneghello Paolelli Associati che uniscono linee dinamiche, design esclusivo e massima funzionalità.
Belt è la vasca freestanding caratterizzata da geometrie essenziali, tratti morbidi e arrotondati. Realizzata in tekno – materiale durevole, resistente e di elevato pregio – è contraddistinta da un’elegante superficie opaca, enfatizzata da un’estetica rigorosa e minimale.
Il nome della linea “Belt” nasce dalla particolarità del bordo esterno che appare avvolto e strizzato da una “cintura”; questo particolare formale determina una variazione di profondità materica che scaturisce un interessante gioco di luci e ombre. Il volume si alleggerisce e si staglia così verso l’alto, trasmettendo una sensazione di leggerezza e di raffinata pulizia estetica.
La vasca freestanding Panier è disponibile in finitura tekno oppure in mineralguss; il profilo superiore dalla forma tondeggiante si unisce alla base squadrata, generando un delicato morphing e ricordando il classico “panier” da cui deriva il nome. Gli eleganti bordi dagli spessori ultrasottili ne esaltano lo stile, donando alla stanza da bagno un tocco di fascino e raffinatezza, senza tralasciare l’aspetto funzionale grazie all’ampio bacino. Panier predilige un’estetica morbida che annulla gli spigoli e gli angoli vivi a favore delle curve, la soluzione ideale per l’arredo bagno in stile contemporaneo.
Vasca Slim Edge di Grandform
Slim Edge di Grandform è la vasca dal design moderno ed elegante che impreziosisce l’ambiente bagno in cui è inserita donando forte personalità allo spazio e regalando un’oasi di relax in cui lasciarsi abbandonare dopo una giornata pesante.
Alla classica versione rettangolare con bordi arrotondati, ideale per soluzioni a centro parete, sono presenti anche Slim Edge asimmetrica, Slim Edge rettangolare con spigoli e Slim Edge rettangolare pannellabile in legno.
Slim Edge centro parete si caratterizza per gli angoli smussati, ideali per conferire alla vasca un aspetto elegante ed estremamente raffinato. I bordi sottili conferiscono leggerezza e permettono di sfruttare al massimo lo spazio interno, il bordo più ampio accoglie la rubinetteria e i tasti per l’attivazione del sistema idromassaggio, ma fornisce anche una base d’appoggio. L’abbinamento del pannello frontale con i pannelli laterali crea angoli morbidi e smussati, all’insegna del comfort. Dimensioni disponibili: 170×70 e 180×80 cm.
Slim Edge asimmetrica riassume in sé l’essenzialità di un design dalle linee sottili, reinterpretato in una forma insolita e non convenzionale. Anche in questa versione, i bordi sottili rendono la silhouette leggera; mentre il bordo più ampio accoglie la rubinetteria e la pulsanteria per l’idromassaggio. Slim Edge asimmetrica è la soluzione perfetta per chiunque desideri creare un ambiente bagno diverso dal solito e che sappia creare un’atmosfera unica e ricercata. Dimensioni: 160×90 cm.
Slim Edge rettangolare conquista con le sue linee rigorose, i profili decisi e il design pulito. Grazie agli angoli definiti è perfetta per inserimenti ad angolo per sfruttare al meglio gli spazi dell’ambiente bagno. Gli interni della vasca sono spaziosi e comodi per offrire un vero momento di relax. I bordi sottili rendono ancora più elegante l’estetica, donando un effetto finale moderno e di tendenza. Dimensioni: 170×70 cm.
Slim Edge rettangolare pannellabile in legno cattura gli sguardi con le sue finiture ricercate e particolari. Il legno è da sempre sinonimo di calore, comfort e ritorno alle origini. Un materiale molto apprezzato nell’ambiente bagno, soprattutto se abbinato con altri materiali quali il metacrilato, il solid surface, le resine, per creare giochi di contrasti materici. Le finiture disponibili per i pannelli sono: Rovere, Rovere Nature, e Tabacco. Dimensioni: 170×70 cm.
Tutte le versioni di Slim Edge sono disponibili con tre diversi sistemi idroterapici.
Vasca FREE di Planit
Grazie allo spazio abbondante e alle linee morbide che ricordano quelle del corpo, la vasca FREE è perfetta per accogliere chiunque con naturalezza. Le curve eleganti e sinuose di questo modello consentono posizioni comode sia con le ginocchia flesse sia distese.
La possibilità di inserire uno schienale coordinato, dotato di scanalature per tre diverse inclinazioni da un tocco aggiuntivo di relax che completa e porta alla perfezione questa ogni momento. Non ci sono limiti alla progettazione. Questo il mantra che spinge PLANIT a sfidarsi costantemente cercando sempre soluzioni diverse attraverso la sua specializzazione ventennale nella lavorazione del Corian® e cioè nella tecnica della termoformatura.
L'articolo Vasche da bagno: i modelli più attuali per un bagno contemporaneo proviene da Dettagli Home Decor.
La purezza visiva del design Living Divani è protagonista di un attico all white realizzato dallo studio linearchitects in Moldavia.
Forme geometriche precise e la scelta di un solo colore, il bianco, in abbinamento ad alcuni elementi in legno chiaro, contraddistinguono questo etereo appartamento dal gusto delicato, inondato dalla luce che proviene dalle vetrate a tutta altezza.
Nell’ambiente giorno, il relax è garantito da Extrasoft, l’iconico divano dal disegno dolce e malleabile creato nel 2008 da Piero Lissoni. Sedute accoglienti e ospitali che si accostano l’una all’altra in geometrie regolari ma dai contorni incerti, per una composizione di forme libere nello spazio, che accoglie piacevolmente i padroni di casa e i loro ospiti. Il tavolino Family Longue Table di Piero Lissoni lo accompagna, offrendo un piano di appoggio funzionale per la lettura.
Avvolta da tendaggi impalpabili, la stanza da letto si sviluppa in continuità grazie a Extrasoft Bed di Piero Lissoni, che trasforma in letto uno dei più celebri imbottiti Living Divani, riprendendone le caratteristiche forme accoglienti. L’area del materasso è circondata da un perimetro di volumi soffici e regolari impreziositi dalle cuciture a vista, che diventano asimmetrici nella testata sprigionando voglia di relax, ed insieme di energia e carattere.
Studio: linearchitects
Autore del progetto: Dmitry Petrov
Crediti fotografici: Oleg Bazhura
L'articolo La purezza Living Divani per un attico bianco in Moldavia proviene da Dettagli Home Decor.
La coppia di designer Domenico Santoro e Francesca Puddu di Studio Pastina, lanciano una guida step by step per realizzare fai da te una mascherina confortevole, lavabile e riutilizzabile.
In piena emergenza Covid19 Studio Pastina ha ideato Aria, un progetto guida per l’autoproduzione della propria mascherina di emergenza. Un oggetto piacevole sia per quanto riguarda il comfort che l’estetica.
“Pensiamo che in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, un oggetto estraneo che le circostanze ci obbligano ad usare, sia più facilmente sopportabile se comodo da indossare e dall’aspetto piacevole” – raccontano i designer.
Come funziona Aria?
Aria è accessibile a chiunque ed è disponibile per il download con la guida step by step per la realizzazione fai da te della mascherina. L’obiettivo è fornire il progetto e le informazioni base per costruire, anche utilizzando scarti di tessuto, una mascherina confortevole, lavabile e riutilizzabile. Lo stato di emergenza rende complessa la circolazione di merci e persone; una guida digitale invece, può essere diffusa con estrema facilità.
A chi si rivolge il progetto Aria?
Il progetto Aria si rivolge a chiunque ne abbia bisogno, ma anche alle aziende e ai singoli che dispongono di materiali ed attrezzature per fabbricare il prodotto e che vogliano distribuirlo senza fini di lucro.
Il download per realizzare la mascherina Aria è disponibile su www.pastinaisgood.com/aria-project
L'articolo Aria, la mascherina fai da te progettata da Studio Pastina proviene da Dettagli Home Decor.
Stiamo vivendo un triste e strano periodo in cui paesi di tutto il mondo chiedono ai cittadini di ritirarsi nelle proprie case e di rimanerci.
Gli ambienti, in cui fino a poco tempo fa trascorrevamo qualche ora di veglia, ora racchiudono tutta la nostra esistenza; come risultato molti stanno vivendo il lockdown come una vera e propria costrizione, abbiamo letto in più occasioni il termine "arresti domiciliari"
Certo, sembra strano che le nostre case tradizionalmente considerate il rifugio dove staccare dagli impegni quotidiani ora sono diventate per molti nientemeno che delle prigioni!
Questo può essere dovuto ad un insieme di fattori:
1- Le dimensioni delle abitazioni
Da un interessante studio condotto da Abitare Co. quasi un terzo degli italiani è costretto a vivere in case piccole e sovraffollate;stando all’ultimo censimento Istat (2011) più di un terzo delle abitazioni italiane è al di sotto degli 80 mq e il 13,4% non raggiunge i 60 mq; percentuali che aumentano sensibilmente nelle grandi città: Milano, Torino, Roma, Napoli.
Nel 2018 il 27,8% delle persone, pari a oltre 16,8 milioni, viveva in condizioni di sovraffollamento, con 4 o più persone in appartamenti di meno di 80mq.
2- Pochi spazi esterni
Guardando i dati Istat, un terzo delle case italiane non ha né terrazzo né balcone, quindi si tratta di ambienti carenti di luce natuarle, dove mancano quegli spazi esterni di "sfogo" che in questo periodo particolare sono stati anche le uniche occasioni di socialità e contatto con l'esterno consentite.3- Case vecchie
Secondo le ricerche del Sole24 ore solo l'8% delle abitazioni è stato costruito in questo secolo, la quasi totalità delle case ha impianti vecchi ed energivori e insonorizzazioni non al livello delle attuali richieste prestazionali.4- Abitazioni distribuite malamente
Le soluzioni abitative che fino a pochi giorni fa ci erano appena sufficienti ora mostrano tutti quei difetti che ritenevamo poco importanti;non è solo carenza in termini di metri quadri ma di ripostigli, di dispense ma anche di privacy, ad esempio uno spazio dove poter tele-lavorare in tranquillità, o di filtri verso l'esterno, percepito ora come un pericolo, come ad esempio un guardaroba all'entrata.
Proprio quest'ultimo ambiente, un tempo molto comune, in questo periodo sarebbe utilissimo per gestire lo sporco portato da fuori, un tema che si prospetta interessante e su cui torneremo in maniera più approfondita nei prossimi giorni.
Living the Italian houses at the COVID-19 times
We are experiencing a sad and strange period in which countries all over the world ask citizens to retire to their homes and stay there.The environments, in which until recently we spent a few waking hours, now enclose our whole existence; result, many are experiencing the lockdown as a real constraint, we have read the term "house arrest" on several occasions
Of course, it seems strange that our houses traditionally considered the refuge where to disconnect from daily commitments and retire from the outside world have now become for many people no less than prisons!
This can actually be due to a set of factors:
1- The size of the houses
From an interesting study conducted by Abitare Co. almost a third of Italians are forced to live in small and overcrowded houses;according to the latest Istat census (2011), more than a third of Italian homes are below 80 square meters and 13.4% do not reach 60 square meters; percentages that increase significantly in the big cities: Milan, Turin, Rome, Naples.
In 2018, 27.8% of people, equal to over 16.8 million, lived in conditions of overcrowding, with 4 or more people in apartments of less than 80sqm.
2- Few outdoor spaces
Looking at Istat data, one third of Italian houses have neither terrace nor balcony, therefore there is a lacking in natural light, there are no outdoor spaces for "vent the frustration" which in this particular period is also the only occasion for socializing allowed3- Old houses
According to Sole24 ore research, only 8% of the houses were built in this century, almost all of the houses have old and energy-efficient systems and soundproofing not at the level of current performance requirements4- Badly distributed homes
The housing solutions that until just a few days ago were just enough, now show all those defects that we thought were unimportant, it is not only a shortage in terms of square meters but of closets, pantries, also of privacy:for example a space where you can work in peace, or filters to the outside, now perceived as a danger, such as an entrance hall.
Just this room at this time would be very useful to manage dirt brought from outside, a theme that looks interesting and we will return in more detail in the coming days.
Tre creative europee attraversano il Mediterraneo e sbarcano in Marocco per unire il design ed il gusto estetico alla manifattura tradizionale; nasce così Trame.
La designer italiana Maddalena Casadei, la polacca Maria Jeglinska e la francese Julie Richoz si sono infatti unite per raccogliere spunti dal mondo della ceramica, degli intrecci e dei tessuti marocchini con la loro storia antica tramandata di generazione in generazione.
L’intreccio è di fatto il segno simbolo del brand Trame Paris, in quanto scelto come nome, ma è anche simbolo dell’unità tra mentalità e creatività di due culture diverse che insieme danno vita a qualcosa di nuovo ed originale. La finalità primaria del progetto di Trame va a sostegno della conservazione culturale e punta alla valorizzazione delle comunità locali a protezione del loro prezioso patrimonio.
«Ogni collezione di oggetti per la casa e accessori – spiegano i fondatori del brand – è ispirata a un episodio storico, riflette un viaggio interculturale e celebra l’eccezionale know-how degli artigiani mediterranei».
La collezione di Trame Paris
La prima collezione di Trame presentata allo scorso evento di Maison et Objet, che era prevista anche per il Salone del Mobile di quest’anno, parte da una libera ispirazione dell’unione di Francia e Marocco per un percorso denominato A Voyage to Meknes.
Si tratta della storia di Madame de Blois, figlia prediletta di re Luigi XIV, che si trova immaginariamente catapultata nella reggia del sultano. La trama che scaturisce, come il diario di un esploratore, assume dapprima linee regolari del proprio patrimonio culturale per poi progredire verso il caotico mondo dell’astratto dato dall’evoluzione del linguaggio stilistico della nuova vita della protagonista in una terra ricca di risorse da scoprire.
La ricchezza di stimoli del paesaggio marocchino e il rigore europeo dà origine a una serie di oggetti per la casa realizzati con materiali di alta qualità grazie a una rilettura contemporanea di tecniche antiche da riscoprire e conservare.
Articolo di Silvia Fabris
L'articolo Potere alla cultura: i tappeti di Trame Paris proviene da Dettagli Home Decor.
Per qualcuno è il rifugio da arredare con elementi per lo svago e il relax come gli attrezzi per il fitness o il tavolo da ping pong, per altri è una “casa” dentro casa , lo spazio conteso da tutti ; per chi ha la fortuna di disporre di questo ambiente ecco alcune idee e consigli su come arredare la taverna
La prima cosa da fare è pensare a come gestire lo spazio :
Open space o ambienti divisi?
La seconda domanda da porsi è :che stile usare?
Minimal e moderno oppure rustico ?
Come arredare la taverna ?
Ciò che non può mancare in una taverna di tutto rispetto è un angolo cottura.
Non importa che sia grande , ciò che conta è la presenza di alcuni elementi essenziali:
- un frigorifero
- un piano cottura
- un lavello
- qualche mobile base e pensile per le stoviglie e i bicchieri
Disporre di questi ingredienti renderà la taverna il posto perfetto per organizzare feste e cene tra amici .
Oltre all’angolo cottura è necessario un tavolo ,
quadrato, tondo o rettangolare poco importa, basta che sia allungabile.
Nel caso in cui lo spazio in taverna sia esiguo si può pensare ad un tavolo trasformabile o ad una consolle
Se la taverna sarà il luogo in cui ricevere amici e parenti , bisognerà creare una zona relax che la renda accogliente
Un divano o delle poltrone saranno perfetti.
Indipendentemente dallo stile della taverna , meglio scegliere tessuti freschi, come il cotone, il lino o le microfibre , questo perchè tessuti troppo pesanti renderebbero “soffocante” l’ambiente.
Come arredare e decorare la taverna ?
In taverna il soffitto è normalmente più basso rispetto al resto della casa, un’idea potrebbe essere quella di arredarla con elementi stretti e alti per rendere più ampia la visione dello spazio.
Inoltre, essendo uno spazio solitamente poco illuminato a causa della mancanza di finestre ,il mio consiglio è quello di arredarla con colori chiari ,
privilegiando dunque tonalità neutre, come il bianco , il grigio e il tortora e colori pastello come il verde e l’azzurro.
“Il consiglio in più“:
L’uitlizzo di materiali come il legno e i mattoni a vista rende l’ambiente caldo e accogliente, questo vale sia per lo stile moderno che per lo stile rustico.
Se siete amanti della musica , la taverna può essere l’ambiente adatto per i vostri strumenti musicali,
a tal proposito sarebbe opportuno definere gli spazi separandoli.
Non è necessario creare delle pareti in mattoni , ci sono tanti altri modi per dividere gli ambienti,
ad esempio con delle librerie bifacciali
Per i wine lovers , la taverna può essere il posto perfetto per ritagliare uno spazio dedicato al vino
Un luogo fresco attrezzato con scaffali in legno e cantinette che mantengono la bevanda alla giusta temperatura.
Infine qualche consiglio per le pareti..
Arredare con specchi appesi alle pareti da profondità all’ambiente e lo illlumina,
si anche a quadri e decori in legno e metallo
L'articolo COME ARREDARE LA TAVERNA, IDEE E CONSIGLI proviene da Laura Home Planner.